Notizie e approfondimenti sul clima che cambiaPosts RSS Comments RSS

Non si scherza col clima!  La tragedia del Grand Combin ed i rischi in ambiente montano

 

La recente tragedia del Grand Combin, dove 2 alpinisti sono morti in seguito al distacco improvviso di blocchi di ghiaccio, ci porta ad affrontare ancora il tema degli effetti del global warming sul territorio ed in particolare sugli ambienti di alta quota e criosferici, già affrontato in altre  occasioni (p.es. qui).




Il Grand Combin ed il ghiacciaio di Corbassière visti da nord. Si osservano varie zone con seracchi pendenti. https://it.wikipedia.org/wiki/Grand_Combin

In area alpina come noto, il rialzo delle temperature è stato particolarmente severo, con un aumento registrato nel XX secolo di +1.4 C° vs +1.0 C° stimati per il resto del globo. Tale aumento ha notoriamente provocato un rapido ritiro dei ghiacciai ed è fonte di molteplici rischi in montagna, per gli abitanti dei luoghi e per i frequentatori della montagna. Oltre alle valanghe, che nell’ultima stagione hanno causato già 9 vittime in Italia, altri fenomeni sono altrettanto violenti, ma forse meno prevedibili.


Temperature medie per l’area alpina dal 1850 al 2021  (Histalp, 2022
).

 

Il distacco di seracchi

Il distacco di seracchi, ossia di porzioni terminali del ghiacciaio, è un fenomeno che si verifica periodicamente dove sussistono condizioni morfologiche predisponenti, in particolare ad alta quota, in punti dove si verifica un brusco aumento locale di pendenza. Il corpo glaciale, che alle quote alte accumula neve sopra di sé, si sposta lentamente verso valle nella zona a bassa pendenza. In punti di maggiore pendenza il flusso glaciale tende ad accelerare, generando sforzi interni di trazione superiori alla resistenza meccanica del ghiaccio, che portano alla formazione di fratture nel ghiaccio e crepacci. Tali fratture si allargano fino a raggiungere improvvisamente il punto di rottura. In seguito alla rottura, si distaccano blocchi di ghiaccio, che successivamente si polverizzano formando colate di ghiaccio.

Non è sempre possibile determinare quali che siano le cause che determinano il punto di distacco di un seracco, scosse telluriche possono innescare un evento incombente ma la causa scatenante è certamente l’innalzamento delle temperature, che riduce la resistenza meccanica del ghiaccio e provoca una maggiore velocità di scorrimento del flusso, accelerando il fenomeno di rottura. Il fenomeno è tuttavia aleatorio e non è possibile prevedere con precisione il momento del distacco, come dimostra la recente tragedia del Grand Combin, avvenuta nel momento più freddo della giornata.

Calving e laghi glaciali

Un fenomeno di natura simile a quello dei seracchi è il calving, in cui il distacco di blocchi di ghiaccio avviene all’interno di un corpo idrico pro-glaciale. In questi casi la lingua del ghiacciaio si trova immersa nel lago o in mare (tidewater glaciers). Il corpo idrico, esercitando una forza di galleggiamento verticale sul ghiacciaio, ne facilita la rottura, con il distacco di veri e propri iceberg che possono provocare onde alte anche decine di metri. Nelle Alpi il fenomeno è generalmente di proporzioni minori, rimanendo tuttavia potenzialmente pericoloso per gli escursionisti, attirati dalla suggestività del paesaggio.

La presenza di laghi pro-glaciali (sulla fronte del ghiacciaio), o endo-glaciali (contenuti nel corpo glaciale) porta a ulteriori rischi, in particolare al potenziale, improvviso collasso delle pareti glaciali, con rilascio di importanti volumi d’acqua e la formazione di improvvise onde di piena da rottura glaciale, note con l’acronimo inglese di glacial lake outburst floods GLOFs.

Sebbene tali eventi siano più frequenti in aree con ampie estensioni glaciali (e.g. in Himalaya), anche nelle Alpi italiane la formazione di tali laghi non è infrequente. E’ più noto ad esempio il caso del lago effimero del Belvedere, occorso a  Macugnaga pochi anni fa, ma esistono vari laghi glaciali dovuti al ritiro e alla fusione accelerata dei ghiacciai. Ne è un esempio il lago sviluppatosi sulla lingua del ghiacciaio del Lys a partire dal 2005, di circa 200 m di lunghezza e 70 m di larghezza. e su cui sono stati condotti rilievi periodici, fino a verificare che il pericolo di svuotamento improvviso non sussiste più, poiché si è creato un varco nella diga di ghiaccio che lo conteneva, lasciando defluire l’acqua con continuità.




Lago effimero del ghiacciaio Belvedere (VCO). 2003

 

La fusione del permafrost

Un terzo fenomeno, direttamente provocato dal riscaldamento globale, e con conseguenze ben più disastrose è la scomparsa del permafrost (qui), ossia la porzione di terreno perennemente ghiacciato, che esercita una funzione coesiva sul terreno circostante. Quando si avvicina agli 0 C°, o addirittura fonde, viene a mancare l’effetto di collante per terreni le rocce friabili, con innesco di frane su interi versanti. È il caso della frana di Val Pola in Valtellina, quando nel luglio del 1987 si distaccarono 30 milioni di metri cubi di roccia dal monte Zandila, distruggendo un intero paese e lasciando dietro di sé 30 morti. Il ritrovamento di detrito cementato da ghiaccio a valle ha portato gli studiosi a confermare tra le cause del collasso la degradazione del permafrost. Si ipotizza che il ritiro del permafrost abbia giocato un ruolo anche in più recenti colate detritiche, come quella del Pizzo Cengalo nel 2017. Inoltre la sua scomparsa ha reso inaccessibili diversi tracciati ad alta quota e pericolanti le fondamenta di diversi rifugi (il Desio in Valmalenco e il Casati in Valfurva) con notevole impatto economico.

<
La frana di Val Pola (fonte Arpa Lombardia)

 

<
Innalzamento stimato della temperatura del permafrost rispetto a biennio 2008-2009 (Biskarson et al., 2019)

Global warming e rischio montano, monitorare e prevedere

È oramai evidente come nel presente periodo di transizione dell’ambiente montano verso un rapido ritiro degli apparati criosferici permanenti, verso più repentine variazioni delle coltri nivali stagionali ed in generale verso fenomeni meteo-climatici più intensi ed erratici, i pericoli/rischi idro-geologici sono in costante aumento. Tali fenomeni sono prevedibili in senso lato stagionalmente e territorialmente, ma non nello specificospazio-temporale, se non con uno scarso grado di accuratezza. È quindi necessario monitorare le variabili di interesse, temperatura, copertura nivale, evoluzione delle coltri glaciali e del permafrost, queste ultime in particolare in estate ed in punti riconosciuti come critici, per evidenziare situazioni di pericolo e, ove necessario, vincolare o impedire temporaneamente la fruizione delle aree a rischio.

La tragedia appena avvenuta del Grand Combin, insieme ad altre recenti è un monito, per i frequentatori dell’ambiente montano, ad essere consapevoli dei rischi potenziali ed agire sempre con prudenza, agli enti preposti alla sorveglianza e protezione civile a mantenere alta l’allerta e proporre nuove strategie di monitoraggio e di valutazione del pericolo nelle aree montane.

Testo di Leonardo Stucchi e Daniele Bocchiola

5 responses so far

5 Responses to “Non si scherza col clima!  La tragedia del Grand Combin ed i rischi in ambiente montano”

  1. stephon Lug 4th 2022 at 19:06

    Tragicamente attuale.
    Un contributo di Mercalli sulla catastrofe della Marmolada:
    https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/07/04/marmolada-laccumulo-di-acqua-nei-crepacci-cosi-il-calore-fa-esplodere-il-ghiaccio/6648698/

  2. Antonioon Lug 5th 2022 at 15:03

    Certo non può dire che voi non l’avevate detto…

  3. Vito Vecciaon Lug 13th 2022 at 08:39

    Sarebbe ora che si parlasse di dati e di peer sul clima. Ogni volta che si è affrontato il problema sono emerse situazioni almeno “imbarazzanti”.

    https://www.meteoweb.eu/2019/10/clima-hockey-stick-allarmismo-riscaldamento-globale/1324514/

    Anche i Tribunali “negazionisti”?

    W.

  4. Noahon Lug 13th 2022 at 18:13

    Tribunali negazionisti: no. Siti fuffa che fanno disinformazione: sì. Come Meteoweb. Già definire Tim Ball un climatologo è una presa in giro, non avendo alba della materia e non avendo pubblicato nessuna ricerca. In un’altra sentenza figurava come totalmente inaffidabile in materia. Affermare che Mann sia stato condannato per non aver condiviso i dati delle sue ricerche è una bugia irricevibile. Infatti l’articolo non cita la sentenza in originale. Il giudice non è mai entrato in nessun merito tecnico, su cui non poteva esprimersi. Di questa assenza di dati non c’è traccia nella sentenza. I dati sono comunque disponibili e verificati da più ricerche, come citato alla fine. Tirare in ballo questa vicenda giudiziaria e personale per mettere in dubbio un risultato scientifico consolidato non ha niente della discussione con peer e dati. Oramai è anche alquanto demodé. Infatti vedo che l’articolo è del 2019. Per il resto quanto riporto dovrebbe essere anche abbastanza noto a chi frequenta Climalteranti o con una conoscenza minima della materia.

  5. stephon Lug 14th 2022 at 15:24

    @Vito
    “Sarebbe ora che si parlasse di dati e di peer sul clima”
    Si era accorto che lo si fa da almeno 40 anni? Compitino per l’estate: passare in rassegna almeno i WGI dei 6 rapporti dell’IPCC, il meglio che può trovare. La sintesi dell’ultimo in uscita a settembre.

Leave a Reply

Translate