L’ossessione della mazza da hockey
La ricostruzione delle temperature globali degli ultimi secoli continua ad essere fonte di tesi inverosimili e complottistiche, mentre dal punto di vista scientifico l’evidenza sull’anomalia del riscaldamento degli ultimi decenni è sempre più solida.
Chi segue da un po’ di tempo il dibattito scientifico sul cambiamento climatico avrà sicuramente sentito parlare della cosiddetta “mazza da hockey”, il grafico che descrive la ricostruzione delle temperature nei secoli precedenti all’inizio della misurazione diretta con i termometri. Ne abbiamo parlato diverse volte su Climalteranti (qui, qui e qui).
Come già raccontato nel post Quindici anni di mazze da hockey, le metodologie usate da Michael Mann, Raymond Bradley e Malcolm Hughes nel primo articolo del 1998 per ricostruire le temperature dell’emisfero nord a partire dal 1400 sono state in seguito adottate e migliorate da tanti altri scienziati, in decine di importanti lavori scientifici, con metodologie e dati anche differenti.
Oggi sono quindi disponibili diverse solide ricostruzioni delle temperature del passato basate su archivi paleoclimatici, fatte da autori di altri centri di ricerca, che si spingono indietro agli ultimi millenni. Il Sesto rapporto sul clima – WG1 ha pubblicato nel Sommario per i decisori politici una sintesi di queste ricostruzioni per gli ultimi 2000 anni (a fianco), derivata dalla mediana (e intervallo di confidenza al 90%) di tutte le 7000 ricostruzioni disponibili nel lavoro del Pages 2k consortium.
Ancora, si vede che l’aumento delle temperature dell’ultimo secolo è ben al di fuori dalla variabilità e dall’incertezza dell’andamento delle temperature del passato.
Al di là di inevitabili dibattiti metodologici su come si potrebbe ancora fare meglio (si veda qui e qui), si può quindi affermare che per i climatologi e i paleoclimatologi è un’evidenza scientifica consolidata che l’aumento delle temperature dell’ultimo secolo sia del tutto anomalo rispetto a quello degli ultimi 2000 anni. Gli scienziati che hanno collaborato all’IPCC -WG1 hanno scritto nel Sommario che c’è una “alta confidenza” che “la temperatura superficiale globale è aumentata più velocemente dal 1970 che in qualsiasi altro periodo di 50 anni almeno negli ultimi 2000 anni”.
Infine, va ricordato che le ricostruzioni delle temperature tramite i dati degli archivi paleoclimatici sono congruenti con le simulazioni delle temperature del passato effettuate tramite modelli climatici, come si può vedere nella figura qui sotto, proveniente dal Sommario tecnico del WG1 del Sesto Rapporto IPCC (Box TS2 Paleoclimate, pag. 45).
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Nonostante la realtà scientifica sia ormai evidente, può ancora capitare di sentire chi nega l’anomalia dell’attuale riscaldamento globale, e indica il grafico della mazza da hockey come frutto di una truffa, di una colossale frode scientifica. Pur se sono passati 26 anni dal primo lavoro di Mann Bradley e Hughes, che ormai è stato superato e rimane importante solo dal punto di vista della storia della scienza del clima, la contestazione dell’hockey stick rimane un chiodo fisso del negazionismo climatico, una sorta di ossessione.
È il caso del dott. Roberto Graziano, ricercatore di geologia stratigrafica e sedimentologia dell’Università di Napoli e del giornalista Nicola Porro.
Il prof. Graziano, pur non essendo un esperto nel campo della climatologia o delle ricostruzioni paleoclimatiche di temperatura (vedi sue pubblicazioni) si è prodotto in una ricostruzione della storia del grafico della mazza da hockey del tutto improbabile, a tratti delirante, con accuse pesantissime al prof. Michael Mann, primo autore e uno dei pionieri nello studio della ricostruzione delle temperature del passato. Accuse estese all’IPCC, descritto da Graziano come “il santa santorum che indottrina la propaganda a terrorizzare tutti”, e in generale alla comunità dei climatologi che secondo Graziano non avrebbero contestato il grafico dell’hockey stick a causa della loro “connivenza” e della “mafia accademica”.
Come si può vedere nella registrazione di una conferenza che si è svolta a Lodi il 25 giugno 2024 (da 31’25’’ a 39’30’’), secondo Graziano l’hockey stick sarebbe “uno degli scandali mondiali della climatologia asservita al potere”, sarebbe “frutto di una truffa, di una frode scientifica”.
A suo parere Micheal Mann “ha dovuto rispondere davanti ad una commissione di inchiesta che lo ha salvato soltanto perché porta fondi dell’IPCC all’università, e siccome porta fondi all’università, va bene tutto”.
Ora, chi conosce anche solo le basi di come funziona l’IPCC potrebbe avere dei dubbi sul fatto che uno scienziato porti fondi “dell’IPCC” al suo ateneo. Non solo l’IPCC non distribuisce fondi, ma persino il lavoro di collaborazione ai rapporti è fatto in modo gratuito.
Ma sono i dettagli della ricostruzione ad essere divertenti. Continua Graziano: “pochissimi anni dopo [la pubblicazione del lavoro di Mann, Bradley e Hughes], non dei climatologi – perché c’è la connivenza… le mafie accademiche – ma degli esperti di economia, valutando l’andamento in borsa di una società che trattava l’oro, che aveva fatto una truffa colossale per fare salire la quotazione in borsa, nota uno stesso andamento di questa società, che aveva fatto salire le sue quotazioni dicendo che aveva trovato in Indonesia un giacimento d’oro mostruosamente ricco, non era vero, era alla canna del gas , doveva sopravvivere – un analogo dell’IPCC e dell’hockey stick… Cosa succede: dicono dammi i dati, caro Mann, dammi i dati… Questo traccheggia per molti anni e infine con un’ingiunzione alla giustizia britannica di accesso agli atti… li ottiene dopo tanti anni, li analizza… e non uno scienziato di chiara fama… ma uno studente di tesi di laurea si accorge – lui! e non tutti i climatologi del mondo – si accorge lui che erano state taroccate le analisi con un foglio excell per ricavare la curva dai dati delle temperatura… Taroccati! Taroccati!”
Ora, questa dello studente che scopre con un foglio Excel la truffa in un lavoro pubblicato da studiosi esperti su Nature, o della miniera d’oro in Indonesia, è davvero originale. Anche nelle decine di pagine della ricostruzione della controversia sull’hockey stick nella voce di wikipedia non se ne trova traccia. Va ricordato che il lavoro di Mann e colleghi è stato confermato da un rapporto della National Academy of Science, mentre fu la critica che ebbe molta risonanza, arrivata da Stephen McIntyre and Ross McKitrick, ad essere giudicata errata (dettagli nel capitolo “Mazze e Commissioni” di A qualcuno piace caldo).
La cosa bella è che questo furioso vaneggiamento complottista è stato creduto dal giornalista Nicola Porro, che anzi ha rilanciato e si è spinto a sostenere che quella della mazza da hockey sia proprio un’invenzione, e ci sia stato persino un processo-farsa che ha salvato Mann: “loro si sono inventati questa forma della mazza da hockey, …a un certo punto questi dati erano completamente taroccati e se ne accorgono… cioè non ce la fanno a tenerli in piedi questi dati taroccati che noi abbiamo spiegato nelle scuole per anni.. Fanno una commissione d’inchiesta perché dicono: professore ma tu sei un professore molto bravo ma com’è possibile che hai taroccato i dati.. e quindi la stessa sua università fa una commissione d’inchiesta. Nella commissione d’inchiesta della sua università salvano il professore perché il professore è considerato dalla nostra università molto autorevole” questo scrivono… perché porta grandi finanziamenti alla ricerca sul clima. Vi è chiaro come si salva una persona ?”
Il giornalista si è inventato una commissione di inchiesta della Penn University sui dati dell’hockey stick, mai esistita, confondendola con le due inchieste della stessa università sul cosiddetto caso “climategate” , che scagionarono Mann con argomentazioni come “Dopo un attento esame di tutte le prove e dei materiali rilevanti, la conclusione della commissione d’inchiesta è che non esiste alcuna prova credibile che il dottor Mann abbia o abbia mai intrapreso o partecipato, direttamente o indirettamente, ad azioni con l’intento di sopprimere o di falsificare i dati.”
Alla fine, Porro ha spiegato il motivo dell’ossessione negazionista sull’hockey stick: la volontà di impedire o rallentare le politiche sul clima: “È vero! non vi stiamo raccontando una barzelletta è vero, è vero! Uscì sul Financial Times… questa cosa… perché questo che vi stiamo raccontando non è una roba che vedete in una serie di Netflix… è il motivo per cui la vostra macchina deve diventare elettrica nel 2035”; chiosato da Graziano con “E perché dobbiamo necessariamente fare i cappotti termici alle case”.
Insomma, i climatologi come parte di un complotto mondiale per imporre le auto elettriche e i cappotti alle abitazioni. E l’hockey stick è la loro arma principale. La realtà dei fatti sembra non contare. Ad esempio, il fatto che lo studio dell’Hockey Stick sia del 1998, due decenni prima delle norme sull’obbligo ai cappotti termici delle nuove abitazioni.
Se non l’avessi ascoltato di persona e se non ci fossero le registrazioni, sarebbe difficile credere che si possa arrivare a tanto.
Testo di Stefano Caserini, con contributi di Roberto Ingrosso
6 responses so far
MI sembra più un caso per Psichealterata che per Climalteranti.
La storia della miniera d’oro in Indonesia è stata ispirata dal film del 2016 “Gold. La grande truffa”, a sua volta ispirato ad un fatto degli anni ’90 che riguardava una compagnia mineraria canadese.
Non è chiaro il nesso per il quale se una compagnia canadese divulga, nel proprio interesse, notizie false, allora anche dei climatologi fanno di conseguenza la stessa cosa.
Ah, già, c’è la storiella dello studente di economia che ottiene i dati con gran fatica e una volta avutili scopre che i risultati sono stati falsificati.
Però non vi sembra strano che uno studente di economia vada a impicciarsi di dati che riguardano una disciplina di cui non sa nulla?
Beh, vi sorprenderà sapere che lo studente in questione esiste, solo che i dati non riguardano il clima ma il paper di due docenti di economia di Harvard, Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff.
Il lavoro in questione sosteneva la tesi che un elevato debito pubblico (oltre il 90% del PIL) portava ad una crescita negativa del prodotto interno lordo.
Uno studente di dottorato, lavorando sui dati di Reinhart e Rogoff, si era imbattuto in errori macroscopici.
In realtà, la crescita del PIL nei paesi molto indebitati non era negativa (per un valore poi estremamente basso, mi pare fosse lo 0,1%, ma i due autori e i giornali preferivano parlare genericamente di crescita negativa in modo da spaventare il pubblico) ma positiva, per un valore se non ricordo male di circa il 2%.
La risonanza del lavoro di Reinhart e Rogoff fu enorme.
La smentita (dovuta a un comportamento inqualificabile dei due economisti) molto meno.
Penso che questo sia solo l’inizio e che Porro e Graziano ci delizino con sempre più nuove e mirabolanti contaminazioni.
Siam messi malissimo con le “mazze da hockey”:
https://dothemath.ucsd.edu/2022/09/death-by-hockey-sticks/
E perdiamo ancora tempo dietro a gente come Porro e Graziano.
@ Paolo
gente come Porro ha un vasto seguito mediatico .. per questo ignorarli non è una valida strategia comuncativa.
Far capire che dicono stupidaggini è utile. Non a tutti, ma a molti sì
Purtroppo hanno quasi tutta la comunicazione televisiva, Mediaset e Rai (vedi “taglio strategico” nel telegiornale del 28 agosto).
Non l’ho mai pensato prima, ma penso che forse è meglio lasciare questo paese. La vedo dura.
Forse in America, se non vince Trump, si salveranno.
Speriamo bene per il mondo e per i nostri figli e nipoti!
Salve, ho letto l’articolo di cui scrivo il link sotto, apparentemente facente riferimento a FATTI (= le misure) e non PAROLE (=i modelli, gli algoritmi e quant’altro) dove, a dire del fisico (che si firma) le misure dei secoli passati NON confermano questa tesi dell’ “Hockey Stick” … certo anche in questo caso io queste misure non le ho viste .. certo che se fossero vere, forse sarebbe anche vero che queste ‘oscillazioni climatiche’ sempre ci sono state … mah !! :
https://www.attivitasolare.com/quel-che-conta-in-fisica-sono-le-misure/