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Archive for the 'Temperature' Category

Un articolo con poche idee e tutte copiate

Chi nega che il pianeta si stia surriscaldando somiglia sempre di più a quei soldati giapponesi che continuavano a credersi in guerra decenni dopo la sua conclusione.
È il caso di Piero Vietti, il giornalista che ha pubblicato sul Foglio dell’11 gennaio 2013 l’articolo “Fa sempre lo stesso caldo. Le temperature globali non aumentano più, nonostante i catastrofisti.
Vietti non è nuovo a queste tesi sul clima, da anni le rilancia sul quotidiano diretto da Giuliano Ferrara, nonché sul suo blog Cambi di stagione.
L’articolo, segno dei tempi, mostra a quali acrobazie concettuali e salti logici sia costretto chi vuole tuttora far dubitare dell’influenza umana sul clima.
All’inizio Vietti ironizza su alcune orche rimaste per un po’ intrappolate da uno strato di ghiaccio, e liberatesi da sole: la battuta “avevano dato troppo ascolto a chi sostiene che i ghiacci del nostro pianeta si stanno irrimediabilmente sciogliendo” è copiata da un TG5 di qualche anno fa (vedi qui).All’epoca aveva dato retta alle teorie secondo cui il pianeta si sta scaldando il comandante di una nave, finita anch’essa intrappolata nei ghiacci. Continue Reading »

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I periodi caldi del passato e il riscaldamento attuale

Durante l’inverno, quando fa freddo, si sente a volte chi sottolinea l’importanza dei grandi riscaldamenti planetari del passato. E’ bene quindi ricordare che l’evoluzione della storia della Terra è stata sì caratterizzata da fasi alterne più calde o più fredde delle attuali, ma con scale temporali diverse in cui di volta in volta sono stati predominanti differenti fattori.

 

È indubbio che nel passato ci sono stati molti casi in cui il clima del pianeta si è scaldato in modo importante. Uno dei più famosi  è l’episodio di forte e relativamente rapido riscaldamento avvenuto 55.5 Milioni di anni fa, chiamato PETM-Paleocene-Eocene Thermal Maximum (se ne è parlato recentemente su Le Scienze, Nature Geoscience e Nature): si ebbero grandi eruzioni in corrispondenza dell’apertura dell’Atlantico, i flussi magmatici arrostirono i calcari e bruciarono il carbonio superficiale, la temperatura si innalzò di2°C, gli oceani profondi si acidificarono, distruggendo i foraminiferi, e vennero destabilizzati i giacimenti di clatrati idrati sottostanti i fondali; il metano non ebbe il tempo di ossidarsi e la temperatura crebbe ancora essiccando e bruciando grandi foreste e torbiere  in tutto il globo. Alla fine si stima un aumento di8 °C, in dieci-quindicimila anni.

In precedenza, dalla formazione della Terra e fino a 570 milioni di anni fa, per oltre 3 miliardi di anni il clima del Pianeta era stato regolato dai fattori geochimici che modellarono la superficie e l’atmosfera. Nel contempo l’evoluzione biologica passava lentamente dal regno dei primi organismi unicellulari anaerobici a quello dei microorganismi fotosintetici e a quelli in grado di respirare l’ossigeno prodotto, fino alla formazione degli eucarioti, capaci di entrambe le funzioni. A partire da 570 milioni di anni fa si innescò il ciclo biogeochimico del carbonio, che coinvolgeva microrganismi marini dotati di esoscheletro calcareo. La vittoria degli organismi fotosintetici portò ad arricchire l’atmosfera di ossigeno molecolare, estratto dalla CO2 ad opera della fotosintesi, quindi di ozono (a partire da 120 milioni di anni fa). Molti indizi e prove ci dicono che il clima era molto caldo, ma alternato a periodi di forte raffreddamento, favoriti forse dalla presenza di grandi concentrazioni di ceneri vulcaniche nell’atmosfera. Continue Reading »

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Temperature globali del 2012, ancora in zona medaglia

Il 2012 appena passato ci ha lasciato in eredità una ricca messe di situazioni meteorologiche interessanti ed estreme e il record della minore estensione mai vista di ghiacci marini artici. A livello di temperature, il 2012 globalmente è stato l’ennesimo anno caldo, più caldo anche della media del trentennio più recente di riferimento, ma ormai – ahimè – questa non è più una notizia…

 

È già passato un altro anno, ed eccoci quindi di nuovo qui a commentare quanto accaduto al 2012, dapprima a scala globale e poi in post successivi con uno zoom sull’Europa e sull’Italia. Al solito, mentre attendiamo i dati ufficiali che saranno diramati nei prossimi due-tre mesi dai siti istituzionali (CRU, GISS, NASA, ecc. – l’elenco dettagliato lo trovate sul post dell’anno scorso), il metodo più veloce è quello di ricorrere al database NOAA/NCEP (in particolare, ho usato questo sito). Ricordo che si tratta di dati elaborati e non grezzi: in particolare, vengono mediati su un grigliato di 2,5 gradi in longitudine e latitudine, il che equivale, alle nostre latitudini, ad un quadrato di circa 300 x 300 km2. È quindi impossibile fare considerazioni locali usando questa tipologia di dati.

 

1980-2010

fig. 1 – Anomalia di temperatura superficiale (in °C) nel 2012 rispetto al periodo di riferimento 1981-2010. Dati NOAA-NCEP.

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Le metriche degli eventi estremi

Si sono viste molte discussioni sull’articolo Hansen et al. (2012, PNAS) e l’editoriale di accompagnamento sul Washington Post nei primi giorni di agosto. Ma in questo post, cercherò di sostenere che la maggior parte delle discussioni non sono state legate all’effettiva analisi descritta nell’articolo ma piuttosto a quello che la gente ritiene “importante”.

 

L’analisi di base

Hansen et al. hanno fatto in realtà una cosa molto semplice. Una volta definita la climatologia (ad esempio 1951-1980 o 1931 1980), calcolando la media stagionale e la deviazione standard ad ogni punto della griglia per questo periodo e quindi normalizzando allo scostamento dalla media, si ottiene qualcosa che assomiglia molto ad una distribuzione gaussiana “a campana”. Mettendo in grafico i valori per i decenni successivi si ha l’idea di quanto il clima di ogni decennio si discosta da quello della linea di base iniziale.

Lo spostamento della media dell’istogramma indica lo spostamento della temperatura media globale e la variazione nello scarto indica come si piazzerebbero gli eventi regionali rispetto al periodo della linea di base. (Notare che la variazione dello scarto non deve essere assimilata ad un cambiamento della variabilità climatica poiché un andamento simile si troverebbe come risultato di particolari trend regionali con variabilità locale costante). Questa figura, combinata con i cambiamenti di estensione dell’area soggetta a estremi caldi di temperatura: Continue Reading »

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Anche nelle Marche il caldo dell’estate 2012 è stato da record

 

Ora che questa torrida estate (meteorologica, da giugno a agosto) è alle spalle e i dati rilevati dalle stazioni di rilevamento meteo dell’ASSAM sono completi e validati, possiamo permetterci di fare l’analisi di ciò che è avvenuto. La prolungata permanenza sul bacino del Mediterraneo del promontorio anticiclonico nord-africano e, in seno ad esso, dell’aria calda sahariana che troppo spesso ha interessato anche il territorio regionale marchigiano, ha reso l’estate 2012 decisamente calda, paragonabile a quella, terribile, del 2003. Numerose sono state le ondate di calore (almeno tre giorni con temperatura media giornaliera superiore di due deviazioni standard rispetto alla media 1961-2000, vedi anche qui), la più intensa e duratura può essere individuata nel periodo che dal 16 giugno si è protratta fino al 15 luglio.
La temperatura media stagionale di 24,9°C [1], corrispondente ad un incremento di 3,2°C rispetto al quarantennio di riferimento 1961-2000 [2], è stata un’altra conferma del progressivo riscaldamento estivo che sta interessando le Marche dagli anni 80 e che sembra aver subito una ulteriore accelerazione nell’ultimo decennio visto che tra le prime dieci estati più calde dal 1961, ben 7 sono avvenute a partire dal 2000 (Figura 1). Continue Reading »

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Dal suolo arido al grande caldo

I dati dell’estate 2012 mostrano come esista un intreccio fra la scarsità di precipitazione e il ripetersi di ondate di calore, ma anche una sorta di reazione a catena che porta l’atmosfera in condizioni sempre meno favorevoli ai temporali estivi. Se questo comportamento dovesse proseguire, come peraltro indicato negli scenari di cambiamento climatico per la zona Mediterranea, gli impatti sull’agricoltura in pianura padana potrebbero essere pesanti.

Come anticipato alla fine del precedente post, parallelamente all’aumento della temperature massime estive, negli ultimi anni abbiamo assistito ad un progressivo declino dell’umidità del suolo, soprattutto nei terreni della pianura padana. Questo risulta chiaro dall’analisi dei dati dei sensori installati nel terreno che nell’estate 2012 hanno registrato valori inconsueti in Emilia Romagna. Per valutare a titolo esemplificativo il rapporto fra umidità del suolo e temperatura dell’aria abbiamo scelto la stazione meteorologica di  S.P. Capofiume (BO), appartenente ad ARPA-SIMC, che essendo situata in aperta campagna e libera da influenza di edifici, ben rappresenta le condizione tipiche della pianura Padana centrale. Inoltre, essendo spesso luogo di campagne di misura e di radiosondaggio, possiede anche una ricca serie di sensori anche nel terreno. Nel grafico di figura 1 viene mostrato per esempio l’andamento dell’umidità del suolo negli ultimi 12 anni, simulato su questa stazione, con il modello di bilancio idrico CRITERIA. Si nota come dal 2011 l’umidità nei primi due metri di terreno sia in continua decrescita a fronte delle scarse precipitazioni, e come questa stia raggiungendo livelli minimi, peggiori anche delle recente e severa siccità del 2007. Continue Reading »

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Un’altra estate rovente e siccitosa sull’Emilia-Romagna

Dopo l’estate del 2003, attribuita all’eccezionale persistenza di un promontorio anticiclonico sul Mediterraneo, siamo oggi di nuovo alle prese con condizioni simili e del tutto anomale rispetto al clima del passato.

Si sa in Italia d’estate fa caldo, ma l’estate 2012 è, meteorologicamente parlando, speciale. Abbiamo assistito al susseguirsi di forti ondate di caldo intervallate da periodi relativamente più freschi  ma con temperature massime quasi sempre superiori alla media climatologica. E’ ormai da qualche anno che le ondate di caldo sulla nostra regione, e sul Fig. 1Nord-Italia, si stanno intensificando. Come si può vedere dalla figura 1, è evidente un progressivo aumento delle temperature estive sull’Emilia-Romagna ad iniziare dagli anni 1980, con una decisa accelerazione dalla metà degli anni 90’.

Figura 1: Anomalia della media delle temperature massime estive (Giugno, Luglio, Agosto) rispetto alla climatologia di riferimento 1961-1990

 

 

 

 

 

Quest’anno però abbiamo assistito ad un’ulteriore impennata, con temperature in alcune zone  comparabili con quelle del 2003 (figura 2).

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Quando il meteorologo sbaglia sul riscaldamento globale

 

Il 6 giugno 2012, nell’ambito del Convegno “Difesa del suolo-Irrigazione Territorio- Ambiente – Paesaggio” che ha avuto luogo nel Palazzo Lombardia di Milano, il meteorologo Mario Giuliacci  ha trattato il tema “L’acqua e il clima: cambiamenti, alluvioni, siccità”.

L’intervento ha destato la meraviglia di diversi spettatori, che hanno segnalato la presenza di tesi tipiche del negazionismo climatico, ad esempio che il riscaldamento globale si è arrestato dal 2005 a causa delle forzanti naturali (macchie solari, oscillazione delle temperatura degli oceani), che incideranno anche per il prossimo decennio. Nessun accenno alle cause antropiche (l’aumento dei gas climalteranti nell’atmosfera), se non per un breve cenno all’esistenza di “talebani” del clima. Continue Reading »

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2015, nessun picco di riscaldamento previsto

Un articolo di Repubblica contiene in un box redazionale due errori di segno opposto sul futuro del clima del pianeta.

 

Su Repubblica di venerdì 4 maggio 2012 è stato pubblicato un interessante articolo del corrispondente dagli Stati Uniti, Federico Rampini, intitolato “Il complotto del clima
L’articolo ha avuto una grande visibilità, con attacco in prima pagina di spalla (titolo “Il complotto per negare l’allarme clima”), e tre pagine intere dell’inserto R2, che ospitava anche un articolo di Mark Hertsgaard intitolato “Pensano solo ai profitti e non al futuro dell’umanità”.
L’articolo è la recensione di un libro appena uscito negli USA (non ancora in Italia, purtroppo), “Private empire”, in cui l’autore Steve Coll racconta con una approfondita inchiesta “il ruolo sistematico del gruppo petrolifero nel falsificare per anni la scienza sul cambiamento climatico, finanziare ogni sorta di teorie negazioniste, influenzando l’opinione pubblica e interferendo sul dibattito politico americano”.
La frase sopra riportata è presente nell’articolo di Rampini, e va intesa nel senso che la scienza del clima proposta da ExxonMobile era falsa; a scanso di equivoci, è meglio ricordare che la scienza del clima vera, cioè quella sintetizzata nei rapporti IPCC, non è stata falsificata, nonostante gli sforzi e i finanziamenti delle lobby petrolifere.
Non è una notizia particolarmente nuova, in quanto l’azione delle lobby USA per cercare di confondere l’opinione pubblica sui pericoli del pianeta era già stata raccontata in libri, film, rapporti e specifici siti web; ma questa corposa indagine è senz’altro benvenuta e ancora utile. Continue Reading »

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Caldo estremo

In un post  su Realclimate, Stefan Rahmstorf e Dim Coumou mostrano perché il dibattito sugli estremi delle temperature è spesso viziato da domande mal poste.

 

A proposito delle ondate di calore estreme si sente spesso dire qualcosa del genere: “Se questa ondata ha superato di5 °Cil record precedente, il riscaldamento globale c’entra poco, visto che in un secolo è stato solo di1 °C”. Di seguito spieghiamo perché consideriamo questa logica doppiamente errata.
Si possono fare due domande diverse (Otto et al. 2012):


1. Quanto calore ha aggiunto il riscaldamento globale a questa ondata?

Ci è un po’ difficile inquadrare la domanda perché implica che la stessa situazione meteorologica si sarebbe verificata anche senza il riscaldamento globale, solo, per dire, ad un livello di temperatura inferiore di1 °C. Non è per forza vero, naturalmente, poiché il tempo meteorologico è fortemente stocastico e il riscaldamento globale può anche influenzare le caratteristiche della circolazione atmosferica. Continue Reading »

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In inverno può fare molto freddo

Ancora un volta, è meglio ribadire che il freddo e la neve di questi e dei prossimi giorni non sono in alcun modo in contraddizione con il riscaldamento globale in corso. Anche in un mondo che si sta surriscaldando, d’inverno possono esserci giorni freddi.

 

I giorni 30-31 gennaio e 1 febbraio sono chiamati “i giorni della merla” e sono considerati di solito i più freddi dell’anno; si tratta di una tradizione popolare molto forte specie nel centro nord, basata su una esperienza di generazioni; quest’anno questi giorni e i successivi saranno effettivamente caratterizzati da molto freddo su una grande parte dell’Italia e su quasi tutta l’Europa.
Grazie ai progressi della scienza del meteo le mappe previsionali attuali di diversi modelli previsionali (qui sono disponibili quelle aggiornate)  sono piuttosto concordi  nell’indicare nei primi giorni di febbraio una situazione retrograda della circolazione atmosferica, con flusso diretto di aria continentale artica siberiana molto secca e gelida, che percorrerà migliaia di km da nord-est verso sud-ovest sul territorio eurasiatico, partendo praticamente dalla Mongolia.
Se questa previsione dovesse risultare corretta, l’irruzione  di questa massa d’aria sul territorio italiano ed il suo scontro con quella calda e umida del Mediterraneo provocherà la formazioni di depressioni sul Mediterraneo con maltempo e nevicate soprattutto al centro-sud, fino in pianura, soprattutto sulle regioni adriatiche, in prossimità dei rilievi appenninici, e sul Lazio, le quali, viste le temperature molto rigide, potrebbero apportare accumuli di neve anche consistenti nelle città di pianura, con possibilità di gelate estese, creando notevoli disagi. Si registreranno temperature minime molto rigide, vicine ai record del dicembre 2009, forse sfiorando i valori di altre annate storiche come quella del 1991 o la meno nota ma pure intensa ondata di gelo del gennaio 1979. Per un aggiornamento in tempo reale sul tempo dei prossimi giorni, si consiglia comunque di informarsi presso i siti dei centri meteo più vicini, le ARPA, il servizio meteorologico nazionale o la SMI. Continue Reading »

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2011: un’altra conferma del caldo anomalo

Dopo il record del caldo sfiorato dal 2010, le prime statistiche mostrano che il 2011 ha fatto registrare “soltanto” una moderata anomalia positiva rispetto alle medie 1961-90. Ancora una volta, sono le zone polari che hanno dato il maggiore contributo. Spicca l’anomalia positiva relativa al mese di dicembre su gran parte dell’Europa.

 

 

Anomalia di temperatura superficiale (in °C) sull’Europa nel 2011 rispetto al periodo di riferimento 1961-1990. Grafico generato dalle informazioni NCEP/NOAA.

 

 

Eccoci di nuovo pronti a fare in anteprima una valutazione sulle anomalie termiche dell’anno appena trascorso, a scala globale e regionale. Le analisi ufficiali dei dati delle stazioni normalmente vengono pubblicate dopo qualche tempo, necessario per effettuare la validazione dei dati acquisiti ed escludere quindi la presenza di errori sfuggiti ai controlli preliminari.

Riporto qui in seguito una lista di alcuni siti web di centri di ricerca che calcolano valori di temperatura media globale:

 

  • NCEP/NOAA (NOAA National Centers for Environmental Prediction)
  • NASA GISS (NASA Goddard Institute for Space Studies)
  • NOAA NCDC (NOAA National Climate Data Center)
  • HadCRU (Hadley Centre/Climate Research Unit)
  • RSS (dati satellitari Remote Sensing Systems [compagnia privata supportata dalla NASA])
  • UAH (University of Alabama at Huntsville), dati della bassa troposfera)
  • BEST (Berkeley Earth Surface Temperature)
  • ECA (European Climate Assessment Dataset Network)
  • GHCN version 1, (CDIAC, Global Historical Climatology Network) Continue Reading »

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Come smascherare il trend nascosto dalla variabilità climatica

Il trend di aumento delle temperature del pianeta è in parte nascosto dalla variabilità climatica. Un recente studio mostra come “smascherare” il trend.

L’escursione della marea è lenta e, almeno in Mediterraneo, relativamente modesta. Se non si vuol riconoscerla mentre sale basta guardare il su e giù delle onde, molto più rapido e ampio, per qualche minuto e convincersi che ciò che conta sono proprio queste.
La temperatura del pianeta si comporta in modo analogo, ha oscillazioni relativamente ampie dovute alla variabilità naturale che mascherano l’andamento di lungo periodo. Quest’ultimo, per poter essere evidenziato, ha bisogno di serie temporali abbastanza lunghe in modo che il l’andamento – in crescita o in calo – superi la variabilità naturale. Questo modo di procedere è quello che abbiamo cercato di illustrare in un post precedente.
È però possibile fare di più se si conoscono almeno i principali fenomeni che causano la variabilità naturale; è quanto hanno fatto Foster e Rahmstorf in un lavoro pubblicato recentemente. Per distinguere il trend dal “rumore” nei dati di temperatura, i due ricercatori hanno considerato tre fattori:

  1. la variabilità solare espressa dalla irradianza totale o dal numero di macchie solari;
  2. i cicli ENSO espressi dall’indice MEI o dall’indice SOI;
  3. gli aerosol vulcanici nella stratosfera stimati da due diverse fonti.

 

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Ecco perché il riscaldamento globale non si è fermato

L’analisi dei dati mostra che non abbiamo motivo di ritenere che il riscaldamento globale si sia fermato o abbia rallentato; le affermazioni del contrario non trovano supporto nei dati.

 

Molto spesso si sente dire che la temperatura media globale ha smesso di aumentare dal 1998 o da qualche altra data (sempre successiva al 1998). Tralasciando il fatto che questo non è comunque l’unico indicatore di un pianeta che si sta scaldando, quando queste affermazioni vengono (a volte) da una fonte supposta autorevole  diventa necessario guardare i dati in dettaglio. Continue Reading »

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Progetto BEST: un’altra conferma dell’aumento delle temperature globali

Un recente progetto di ricerca conferma, ancora una volta, i dati delle temperature globali e il riscaldamento globale in atto.

 

Il progetto BEST – Berkeley Earth Surface Temperature guidato dal Prof. Richard Muller si era ripromesso di “risolvere le attuali critiche alle precedenti analisi di temperatura”, critiche che erano ritenute fondate e che meritavano un approfondimento. Per arrivare a questo risultato sono stati analizzati i dati di 39.000 stazioni, oltre 5 volte quelle attualmente utilizzate dagli altri gruppi di ricerca, ed è stato sviluppato un nuovo metodo di analisi indipendente. I dettagli sono stati recentemente resi pubblici in un lavoro sottomesso per la pubblicazione. Continue Reading »

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