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Impatti e vulnerabilità dei cambiamenti climatici in Europa

Il 25 gennaio scorso è stato presentato a Bruxelles il nuovo rapporto su impatti e vulnerabilità dei cambiamenti climatici in Europa (Climate change, impacts and vulnerability in Europe 2016,) redatto dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (European Environment Agency – EEA).

Il rapporto è una valutazione degli impatti e vulnerabilità dei cambiamenti climatici in Europa basata su indicatori dei passati e futuri cambiamenti climatici e sui risultati della recente ricerca scientifica. Inoltre il rapporto prospetta la necessità di dare maggiore impeto alle politiche di adattamento e di rafforzare la conoscenza scientifica.

Il rapporto presenta lo stato dell’arte su quanto l’Europa dovrà fronteggiare nei prossimi decenni a causa dei cambiamenti climatici. Il quadro è in generale preoccupante – tutte le regioni europee e tutti i settori subiranno conseguenze negative (con qualche minore eccezione per la produttività di alcune colture in alcune regioni), e in particolare, l’Europa meridionale sarà particolarmente colpita, e quindi anche l’Italia subirà impatti severi, anche se è per l’Europa Sud orientale che ci si attende la situazione peggiore.

 

Figura 1. La Copertina del Rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente

Il rapporto è stato sviluppato dall’EEA in collaborazione con il centro tematico europeo ETC/CCA (European Topic Centre on: Climate Change impacts, vulnerability and adaptation), il JRC (Joint Research Centre della Commissione Europea), l’ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control), il WHO (World Health Organisation – Regional Office for Europe) e altri due centri tematici europei (ETC-BD e ETC-ICM). Questo è il quarto rapporto, pubblicato ogni quattro anni, della Agenzia Europea per l’Ambiente che si concentra su impatti e vulnerabilità dei cambiamenti climatici in Europa, Questa edizione in particolare ha lo scopo di sostenere il processo di attuazione e revisione della Strategia di Adattamento 2013 dell’UE, previsto per il 2018, nonché lo sviluppo di strategie e piani di adattamento nazionali e transnazionali. Continue Reading »

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Prospettive di riduzione di gas serra dal trasporto su strada

Come già segnalato in un post precedente, una strada per ridurre le emissioni allo scarico di CO2 delle autovetture è quella di costruire auto con minori emissioni per km di strada percorso. È una strada che si sta già percorrendo in diverse zone del mondo, con diverse velocità: in Europa le emissioni specifiche di CO2 dalle autovetture di nuova omologazione sono calate dai 180 g CO2/km nel 1995 ai 132,2 gCO2/km nel 2012.

Con il fine di ridurre le emissioni del trasporto su strada, l’Unione Europea ha adottato nel 2009 un Regolamento (EC 443/2009) [1] che ha stabilito obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 per le auto di nuova immatricolazione. Questo regolamento ha fissato in realtà due obiettivi: 130 g CO2/km, calcolato come valore medio per la flotta di ogni costruttore, da raggiungere entro il 2015, e 95 g CO2/km da raggiungere entro il 2020.

Figura 1: emissioni medie di CO2 per le nuove auto immatricolate in Europa

E l’Italia? Complice la crisi e la nostra innata propensione a dare un occhio al portafogli domestico/famigliare con anche un po’ di lungimiranza (magari tramite l’acquisto di auto bi-fuel o di bassa cilindrata e peso [2]), l’Italia nel 2011 ha già raggiunto l’obiettivo europeo previsto per il 2015 ed è ulteriormente migliorata nel 2012 attestandosi a 126,2 g CO2/km, contro una media europea pari a 132,2 g CO2/km [3]: siamo secondi di pochissimo dietro solo ai nostri sempiterni amici/rivali francesi (124,4 g CO2/km nel 2012). Continue Reading »

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