Una storia semplice
Il Prof. Adriano Mazzarella, in un comunicato pubblicato sul sito dell’Università di Napoli sostiene che la fusione della calotta artica sia dovuta ad un’ attività vulcanica sottomarina. Attribuisce tale scoperta ad una recente spedizione scientifica diretta dal dott. Robert Sohn della Woods Hole Oceanographic Institution.
Contattato da Ugo Bardi il dott. Sohn smentisce in modo categorico: l’energia dei vulcani è largamente inferiore a quella necessaria per fondere quei ghiacci, e in ogni caso i vulcani sono molto distanti dalla zona della fusione dei ghiacci.
.Secondo il Prof. Mazzarella “il colossale fornello geotermico si accende e si spegne sotto i ghiacciai dell’Artico in maniera del tutto naturale e questo giustifica pienamente la variabilità areale dei ghiacciai artici che da tempo i mass media imputano solo all’azione forsennata di produzione dell’anidride carbonica (CO2) da parte dell’uomo”..
No, le cose non stanno così (purtroppo).
Sarebbe quindi auspicabile che dal sito dell’Università di Napoli venisse tolto il comunicato, o almeno la sua conclusione, in cui è scritto: “I vari convegni internazionali che cercano di fissare un tetto alle emissioni di CO2 passeranno alla storia come la più inutile manifestazione di presunzione dell’uomo”.
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Per approfondire la vicenda si può leggere il racconto di Ugo Bardi sul blog “Effetto Cassandra”.
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Testo di: Stefano Caserini
44 responses so far
Qui c’è da mettersi le mani nei capelli…(per chi ce li ha)…
In fondo si puo’ capire, siamo abituati ai giornalisti che distorcono le informazioni scientifiche. Un professore doveva fare di piu’, inventarla di sana pianta.
Sarà una prova di pesce d’aprile?
Capisco che e’ un dettaglio rispetto all’invenzione complessiva, ma …
“vomitano magma e nubi ardenti alla velocità di 500m/s”
questo il povero Sohn e collaboratori non l’hanno mica scritto. Ma passi, una bella descrizione poetico-catastrofista a questo punto nemmeno stona.
Ma come ha fatto questo Adriano Mazzarella a diventare docente di climatologia? Cosa ne pensano i suoi colleghi? E cosa mai insegnerà ai suoi allievi? Poveri noi…
Sarebbe anche interessante conoscere il punto di vista di Nature, citata direi a sproposito.
Ho dato un’occhiata in giro e ho trovato che il Prof. Mazzarella parlerà ad un convegno sabato prossimo http://www.climatemonitor.it/?page_id=7309
L’avranno invitato per la sua grande competenze dimostrate con la teoria dei vulcani.
Chissà se tirerà fuori questa storia dei vulcani sottomarini…
Io abito lontano se no ci andavo a chiederlo… ci sarà da ridere.
Qui si avverte chiaramente proprio il gusto da parte degli scettici-negazionisti di sbeffeggiare le teorie dominanti (alias il potere) perchè si pensa sempre che la verità sia altrove, celata e nascosta ai più e ben lungi dall’evidenza come se, psicologicamente parlando, si avesse paura di prendere fregature e forse anche perchè nell’andare controcorrente ci si sente più ‘fighi’ e intelligenti…
Se vogliamo è un pò l’eredità del fenomeno Beppe Grillo che divulga cosa tanto eclatanti e controcorrente quanto poi per nulla verificabili, se non addirittura false…
la storia dei vulcani che sciolgono l’articolo è quasi perfino meglio di questa:
http://www.climatemonitor.it/?p=1979 (è una bella gara!)
se non possiamo essere certi che i vulcani abbiano effetti sui ghiacci polari, possiamo però almeno ragionevolemente avanzare l’ipotesi che il calore o i gas del vesuvio favoriscano la fusione del cervello di alcuni professori napoletani.
L’articolo di Mazzarella l’ho riletto e mi sembra ancora tutto un castello campato per aria.
Qualcuno ha un’idea se questa cosa della variazione della velocità di rotazione della terra che influisce sulla temperatura del mare ha un senso ? A livello fisico-termodinamico non mi sembra ne abbia.
Non ho trovato nessuna stroncatura ufficiale, mi sembra che semplicemente nella letteratura non se l’è filata nessuno.
Pubblicare su Energy Environment comunque non vale nulla, non è una rivista con peer review, è dove pubblicano tutte le patacche USA.
Mazzarella è citato solo da Scafetta e dai vari siti che lo sostengono.
Ma alla fine queste cose lasciano a qualcuno il dubbio che abbiano capito tutto loro o che ci siano varie teorie ancora da discutere.
Ho scritto a adriano.mazzarella@unina.it
Mattia grazie per le comunicazioni su a chi scrivi. Sarei cursioso di sapere perche’ lo fai visto che dubito che i tuoi email personali possano avere un qualche interesse per il dibattito. Non so perche’ ma mi ricorda i tempi delle scuole elementari quando un compagno “minacciava” guarda che lo dico ala maestra.
Lo faccio per avvisare gli autori del post che ho avvertito le persone coinvolte per “invitarle” a partecipare al dibattito. Pubblico le email per facilitare anche chi vuole fare lo stesso.
Ritengo più utile un dibattito tra le due campane che il fatto di stare qui a raccontarcela da soli.
Passando ad altro, non credo sorprenda nessuno il fatto che cambiamenti della temperatura e della circolazione oceanica, distribuzione di acque e ghiacci e anche circolazione atmosferica possano far variare la lunghezza del giorno, che infatti varia.
L’articolo di Mazzarella ci mostra la correlazione fra circolazione atmosferica e LOD e quella fra temperatura oceanica superficiale e LOD (fig. 6 e 7 rispettivamente). Fin qui nulla di di particolare. Ma c’e’ anche la correlazione fra l’indice aa (inteso come proxy solare) e la circolazione atmosferica (fig. 5), quindi, deduce Mazzarella, tutto dipende dal sole.
Il “trucco”, semplice in verita’, consiste nel non mostrare che la correlazione fra indice aa e temperatura ha smesso di funzionare da gia’ qualche decennio. Come dire, non si dicono bugie, ma si puo’ non dire.
Mattia potresti anche mandare l’email in copia agli autori del post se ritieni che debbano essere informati di questa tua attivita’.
Grazie per il suggerimento NoWayOut.
Allo stesso tempo non mi sembra di inquinare granchè la discussione.
@NoWayOut
Quando dice che la correlazione tra aa e T ha smesso di funzionare da qualche decennio, debbo intendere che secondo lei:
1) il nesso di causalità esiste, ma l’aumento delle T di questi ultimi anni è determinato dall’aumento co2
2) (oppure) non esiste affatto.
A quale delle due ipotesi si riferisce?
@Solfrizzo
Le posso asicurare che nel mio caso (uno scettico) sono perplesso sia su teorie che sono all’interno, sia su teorie al di fuori della scienza ufficiale. Non le faccio degli esempi perchè andrei troppo fuori OT, però mi piacerebbe. Credo di non essere l’unico caso.
@Vincenzo
Io andrò alla conferenza. Mi sembra che uno relatori sia anche il prof. Cacciamani (sbaglio?).
@Vincenzo
“Convegno internazionale” di tre italiani, “organizzatori” che “pur continuando a rispettare un cliché di sobrietà e semplicità, hanno veramente puntato in alto”, e il link del Dott. Cacciamani che porta alla sua biografia per un “Festival della Letteratura”?
Più che un pesce, sembra un POE.
agrimensore g,
chiedo venia per il tono ironico e poco chiaro.
Ovviamente non potevo intendere dire che un nesso fisico fra due quantita’ puo’ esistere a momenti. Se, per dire, l’effetto serra atmosferico esiste, esistera’ sempre. Ma si parlava di correlazione, che e’ un concetto differente.
Meglio non allungare il brodo in chiacchere, veniamo alla scelta secca che mi viene proposta.
La 2 sarebbe come dire che il sole non ha influenza sul clima tout court, cosa evidentemente assurda. Anche la 1 ha un non so che di estremo, come se il clima fosse determinato soltanto dalla CO2; ma almeno si limita agli ultimi decenni. Se costretto a scegliere fra queste due riterrei la 1 piu’ vicina alla, o meno difforme dalla, realta’ degli ultimi decenni.
@NoWayOut
Non volevo costringerla a scegliere fra due alternative, era solo per chiarire. Ovviamente se ha un’idea differente, mi interessa anche, e soprattutto, quella. Ho l’impressione però che le nostre posizioni siano distanti più da un punto di vista quantitativo che qualitativo, nel senso che ambedue riconosciamo delle cause in co2 e attività solari ma gli attribuiamo pesi assai diversi. Io, inoltre, non riconosco l’uso dei risultati dei modelli GCM come metodo di validazione.
@oca sapiens
Ma che bisogno c’è di commentare in tono sarcastico, quasi canzonatorio, un’iniziativa come l’incontro di Allumiere? Se è per fare una battuta divertente, per carità, va bene, ma se è solo per deridere, a che serve? Io ci vado soprattutto per Scafetta, è vero, ma sono curioso di sentire anche Cacciamani. Nella mail di iscrizione (credo di essere stato tra i primi) ho ringraziato l’organizzatore, dice che ho sbagliato? Guardi che, in genere, i cosiddetti scettici non sono gente appena evasa da un manicomio criminale, prezzolati da compagnie petrolifere per distruggere l’ambiente. Se organizzano un incontro, o meglio, un confronto, forse è il caso di interessarsene.
Colpisce, in questo genere di esternazioni, la totale mancanza di valutazioni di natura quantitativa. Ogni cosa viene discussa sulla base di valutazioni puramente qualitative (c’e’ un “fornello” geotermico che scalda, ergo i ghiacciai dell’artico si sciolgono). Le domande alle quali il Prof. Mazzarella dovrebbe rispondere e’: a quanto ammonta il flusso geotermico associato alla attivita’ vulcanica di cui sopra? Quali variazioni di temperatura e’ in grado di produrre una tale sorgente di calore, considerando lo spessore della colonna d’acqua, la distanza della sorgente dalla regione interessata dallo scioglimento dei ghiacci, e l’entita’ stessa dello scioglimento?
Quale coerenza c’e’ tra l’attivita’ del vulcano e il ritiro dei ghiacci artici (che mi risulta essere peraltro massimo nel periodo estivo-boreale)?
Semplici (si fa per dire) considerazioni quantitative sull’energetica e sulle scale spazio-temporali coinvolte, aiuterebbero tutti a capire un po’ di piu’ di cosa si sta parlando.
Ho scritto alla Redazione (redazionenews@unina.it) segnalando l’appetitosa bufala di Mazzarella 😉 Ecco la risposta:
Gentile Sig. Gabrielli,
come ha potuto ben notare trattasi di un articolo firmato e da un nostro autorevole docente. Ciò non toglie che si possa trattare di una corrente di pensiero non da tutti condivisa, ma credo sia eccessivo e inappropriato parlare di ‘bufala’. Inoltre il sol fatto che lei stimi l’Ateneo non è condizione sufficiente perchè noi si tolga l’articolo dalle News. Mi permetto di suggerirle di contattare il professor Mazzarella e di discutere con lui l’argomento che da decenni solleva dubbi e stimola gli studiosi a sviluppare teorie.
Cordialmente
La Redazione
@Stefano C.
Il prof. Mazzarella merita un premio AQPC, non si potrebbe dare ogni mese?
@agrimensore g
Sarà che negli anni ’90 invitavo i relatori delle conferenze “10 Nobel per il futuro”, non riesco a prendere sul serio un “convegno internazionale” i cui “organizzatori (uno) pur nel rispetto del cliché (sic)… hanno puntato veramente in alto” e centrato tre italiani, di cui due incidentati sul lavoro. Chissà dove puntavo io…
Comunque ha fatto bene a ringraziare, di solito si usa.
@ Mattia
Grazie; comunque essendo la sua mail in evidenza sul sito, il Prof. Mazzarella era già stato avvisato del post
@ Oca Sapiens
per quanto si è visto negli ultimi mesi, c’era materiale per un premio a settimana
@ Poalo Gabrielli
la risposta centra il problema: un’ipotesi senza basi quantitative e riscontri diventa “una corrente di pensiero non da tutti condivisa”
Resterebbe una domanda di fondo, legata all’abbinamento, quanto mai desueto, del sostantivo professore a parole come “onesta’ intellettuale” ed “etica”.
@marina
Mi scusi, ma da dove nasce la domanda? Devo supporre che il sottinteso del suo intervento sta nel fatto che Mazzarella è professore disonesto intellettualmente e privo di etica? Io non lo conosco, mi è capitato solo di leggere qualche suo abstract ed un articolo per intero e credo sia una persona in buona fede. Lei lo conosce meglio? Se poi le sue tesi siano corrette o meno, può essere oggetto di discussione e se vuole di una critica feroce. Se capita di fare la battuta “bufala di Mazzarella” come completamento del chiasmo con “mozzarella di bufala”, va bene, ci divertiamo tutti. Ma mettere in dubbio l’onestà di una persona perchè ha un’idea contraria alla propria mi sembra il primo passo verso l’intolleranza. Se, viceversa, il senso del suo intervento era diverso, magari sarebbe meglio precisare.
@oca sapiens
Sul fronte degli scettici, mi sembra che Scafetta sia uno di quelli che vada per la maggiore. Chi dovevano chiamare? Shaviv? Pielke? Qualche blogger popolare? Poi, non ho ben capito la sua allusione agli incidentati sul lavoro. Me la vuole spiegare? Per il resto, la mia ammirazione e i miei complimenti (sinceri, nessuna ironia) per il suo lavoro degli anni ’90.
@nowayout
Scrivi: Il “trucco”, semplice in verita’, consiste nel non mostrare che la correlazione fra indice aa e temperatura ha smesso di funzionare da gia’ qualche decennio. Come dire, non si dicono bugie, ma si puo’ non dire.
Ma l’indice aa non è indicativo, quello incidente è l’ap vedi Georgieva 2009
http://www.climatemonitor.it/?p=1849
e poi c’è la correlazione con il livello dei mari
http://daltonsminima.wordpress.com/2009/04/17/importante-correlazione-tra-i-livelli-dei-mari-ed-i-cicli-solari/
Ecco la continuazione del “botta e risposta” con la Redazione delle news dell’Universita’ di Napoli che cortesemente si e’ prestata al dialogo.
Gentile Redazione,
grazie mille per la cortese risposta. Il Prof. Mazzarella e’ stato sollecitato da piu’ parti a discutere apertamente la sua personalissima teoria ma invano. Questo non stupisce perche’ anche questa teoria (come molte altre da lui proposte) e’ priva di qualsiasi fondamento scientifico e perfino l’autore che l’avrebbe ispirata (Dr. Robert Sohn) ha smentito categoricamente qualsiasi validita’ scientifica della teoria del Prof. Mazzarella, che oggi e’ completamente sconosciuto in ambito internazionale ma ben conoscuto in ambito nazionale per le sue teorie bizzarre.
Purtroppo la fonte da cui avete attinto questa notizia e’ del tutto inattendibile e con rammarico non fa fare una bella figura all’Universita’ di Napoli che meriterebbe ben altra pubblicita’ grazie ai suoi numerosissimi e validissimi collaboratori.
Grazie per l’attenzione e cordiali saluti
Paolo Gabrielli
Gentilissimo Sig. Gabrielli,
data la sua competenza, la sua esperienza e la sua risonanza, capisco il rammarico e condivido il suo punto di vista, ma noi non facciamo altro che riprendere un ‘articolo’ di un ‘nostro docente’ che periodicamente scrive e viene ‘pubblicato su la Repubblica Napoli’ che non è una rivista scientifica internazionale ma che ancora ha il suo peso.
Grazie e buon lavoro
Dovendo parlare della Woods Hole Oceanographic Institution, forse era più interessante discutere questa loro recente ricerca:
http://www.whoi.edu/page.do?pid=7545&tid=282&cid=69134&ct=162
P.S.
@Claudio Costa
Come mai il grafico nell’articolo di climatemonitor si ferma al 1980?
@Paolo Gabrielli
Ma lei è sicuro che Mazzarella sia “completamente sconosciuto in ambito internazionale”? Solo il fatto di essere stato citato nel blog di Anthony Watts gli assicura un minimo di notorietà. Senza considerare che è stato pubblicato insieme ad altri autori famosi in un libro, in lingua anglosassone, sui cambiamenti del clima. Forse è il caso di utilizzare l’avverbio “completamente” (che, oltretutto, se associato a “sconosciuto” forma quasi un pleonasmo) con più parsimonia.
@Costa, NoWayOut
Sono d’accordo con Costa, è l’indice Ap quello da prendere in considerazione. L’indice aa ha ormai più un valore storico che altro, nel senso che è misurato da più tempo rispetto all’Ap. Ad esempio, è molto più facile trovare un sito che riporta il valore attuale dell’Ap. E, per quello che conosco, i lavori sulla connessioni clima-attività solare si basano soprattutto sull’Ap.
@agrimensore g.
La domanda nasce da un contesto che legittima il dubbio che la risposta sia scontata e univoca, come spero. Non è l’onestà intellettuale di questo o quel personaggio che mi preoccupa quanto il pericolo di perdere di vista i principi basilari della deontologia professionale e che allargando la prospettiva, piaccia o non piaccia, si chiama etica. Si da il caso che l’etica professionale di chi si dedica al discorso scientifico comporta la verifica delle fonti prima di pronunciarsi, soprattutto se quelle fonti costituiscono la base di una certa argomentazione. Concetti come quello della “buona fede” dovrebbero essere usati con estrema cautela nel campo del dibattito scientifico, non perché non siano importanti ma per la specificità stessa del dibattito che dovrebbe, e deve, prescindere da categorie che si sottraggono alla verificabilità, o meglio alla falsificabilità dopo Popper. Non ho alcuna difficoltà ad ammettere che le dichiarazioni che hanno dato inizio a questa discussione siano state fatte in buona fede. Tuttavia in seguito alle dichiarazioni del prof. Mazzarella è successo qualcosa che ritengo importante, l’autore dell’articolo citato ha reso evidente che le conclusioni del prof. Mazzarella non possono basarsi su quanto da lui affermato nel suo articolo, pertanto le stesse conclusioni del prof. Mazzarella al momento sembrano mancare di un fondamento scientifico. Insomma mancano del supporto dei dati e, visto il contesto del dibattito, la cosa non è per niente irrilevante. Concludendo, dal mio modesto punto di vista, nell’attesa di una qualche revisione delle dichiarazioni che hanno originato questa discussione (come di tante altre prima e di tante altre che purtroppo seguiranno), si è quanto meno legittimati a porsi delle domande che riguardano l’etica professionale. In alternativa potremmo aprire un bel dibattito filosofico sulle possibilità interpretative di un testo, così passiamo dall’etica all’ermeneutica!
@ agrimensore g
Guardi, un indice sempre piu’ diffuso e molto utile che si usa spesso per avere un’idea della levatura internazionale (o meno) dei ricercatori e’ l’indice di Hirsch, di cui ho esposto una breve descrizione qui:
https://www.climalteranti.it/2009/03/13/un-convegno-sul-clima-senza-climatologi-2-il-chiacchierone-del-clima/
Secondo questo, le pubblicazioni del prof. Mazzarella sono state citate almeno 3 volte in soli 3 casi (Indice di Hirsch=3). Mi dispiace ma e’ decisamente troppo poco per caratterizzare la levatura internazionale di un climatologo.
@Costa e agrimensore
Commentavo l’articolo di Mazzarella e lui ha usato questo; dovreste quindi rivolgere a lui la vostra osservazione visto che, mi sembra di capire, siete dell’idea che l’indice aa non vada bene.
@ Paolo C
Bella domanda!
Non lo so appena vedo la Katia gle lo chiedo, rimane il dubbio che dopo non siano così correlate, se ti interessa però altri hanno grafici aggiornati fino al 2005 li trovi qua
scorri il report sono 100 pg ed è una raccolta di peer review troverai le correlaioni con il sole e le temperature filtrate, gli uv e le temperature filtrate, nuvolosità raggi cosmici e uv
http://www.spacecenter.dk/publications/scientific-report-series/ISAC_Final_Report.pdf
e poi ci sono sempre Scafetta e McCracken
x Marina
Io non generalizzerei a tutti i professori. In fondo Mazzarella è in netta minoranza, per cui ci sta che fra tanti professori seri ce ne sia uno che le spara a caso.
x Gabrielli
Si, quegli indici sono utili, ma non è quello il problema. Il problema non è che Mazzarella sia poco o tanto famoso o conosciuto, con tante o poche pubblicazioni, ma il metodo: ossia fare un comunicato senza prima aver studiato davvero, e poi fare finta di niente. Se riconoscesse l’errore farebbe una bella figura. A tutti capita di sbagliare.
@NoWayOut
Ok, ho riletto i suoi commenti di fila e mi è chiara la logica del suo intervento.
@Paolo Gabrielli
Siccome l’Hirsch è solo pari a 3, ne consegue che è completamente sconosciuto in ambito internazionale?
@marina
Penso di aver capito quello che intende: nella posizione di professore universatario, per deontologia professionale anche un’intuizione, o un’ipotesi, non può essere pubblicizzate senza un serio riscontro scientifico, (o senza sottolineare che si tratta di mera congettura), altrimenti si scambia per un risultato acquisito. Ho capito bene?
Io dico che chi si sente sopra le parti nel dibattito climatico forse non dovrebbe nemmeno commentare cose che francamente si commentano da sole…
Questo tipo di attegiamento è infatti tipico in genere di chi vuole sovvertire l’ordine delle cose, creare confusione, can can mediatico ed è stato fino ad ora una prerogativa della corrente ‘scettica’ che ha usato ogni mezzo per screditare la fazione opposta.
Precisazioni, valutazioni e commenti sulla ‘teoria bislacca’ di turno dovrebbero venir fuori solo quando questa assume una rilevanza ben oltre la sua reale validità scientifica, cosa che non sembra essere accaduto in questo caso, almeno per ora…
Non vorrei che un attegiamento simile, ovvero andare a cercare a tutti i costi la ‘rissa’, possa portare ad uno scontro sempre più serrato nei toni e quindi assolutamente controproducente per la causa scientifica.
@agrimensore g
– “(sinceri, nessuna ironia)”. Ne dubito, visto che lei ritiene Rowland, Molina ecc. degli incapaci.
– “incidentati”: N. Scafetta e A. Mazzarella.
– “chi dovevano chiamare?” Nessun altro. Lei non sarà il solo ad andarci per N. Scafetta che “va per la maggiore” e ha “notorietà” perché è “citato da Watts”.
@Solfrizzo
trovo che sia utile smontare le teorie bislacche, aiuta a distinguere la scienza dalla fantascienza. E la rissa, o meglio l’aggressione contro “la causa scientifica” – non solo del clima, vedi evoluzione, staminali, epidemiologia dell’HIV ecc. – va avanti da anni. A quanto sembra la tattica del porgere l’altra guancia non la placa.
@oca sapiens
Rowland? Molina? Io avrei detto, o ritenuto, che sono degli incapaci???? E quando mai? Non ho mai detto nulla su alcuno che si chiami Rowland o Molina, o qualcosa di simile. Forse lei mi scambia per qualche altra persona. Per il resto, continuo a non capire il senso della battuta su Scafetta e Mazzarella come incidentati sul lavoro.
Il sito di Watts è comunque letto da un certo numero di persone, quindi se uno viene citato in uno degli articolo acquisisce una certa notorietà. Mi sembra persino ovvio.
Infine, lei può anche non credermi, ma io vado alla conferenza anche per sentire Cacciamani, non solo Scafetta.
Un commento a margine della risposta della redazione dell’Università di Napoli riferita da Paolo Gabrielli.
Mi par di capire che quando uno assurge al grado di “autorevole docente” può dire per conto dell’istituzione di cui fa parte quello che vuole senza tema di critiche.
Nel mondo accademico italiano funziona davvero così?
Nell’azienda USA (tra le più importanti e stimate) per cui ho lavorato oltre 30 anni si insegnava che all’aumento di grado deve corrispondere un aumento di responsabilità e che in particolare le dichiarazioni pubbliche devono essere proporzionalmente prudenti, equilibrate e rigorosamente documentate. E’ così che ci si guadagna la stima.
avrei un suggerimento per il Prof. Mazzarella o chiunque altro sia interessato a distorcere un’informazione:
fra i trenta e i quaranta miliardi di KW prodotti all’interno della terra, “una delle principali fonti di energia del pianeta”. Che volete che siano quel paio di W/m2 della CO2 …
Importante: NON dividere questa “principale” fonte di calore per la superficie della terra!
[…] pienamente la variabilità areale dei ghiacciai artici che da tempo i mass media imputano … Leggi fonte notizia: Notizie correlate:La non-leggenda dei vulcani artici « […]
[…] commenta se il fornello geotermico fosse un prodotto in vendita, il prof. Mazzarella farebbe compagnia al dott. Scaglia a Rebibbia; […]
Mi sono accorto, per puro caso, che l’articolo di Wikipedia in italiano “Vulcano” riporta la teoria di Mazzarella, peraltro senza referenze e con riferimenti generici a Woods Hole Oceanographic Institution, NASA e Nature.
Il corrispondente articolo in inglese invece non ne fa cenno.
Ecco il link all’articolo di Wikipedia menzionato nel post precedente it.wikipedia.org/wiki/Vulcano
Ho inserito nella discussione la proposta di eliminare gli ultimi paragrafi dell’articolo che riportano la bizzarra teoria di Mazzarella; al momento nessun esito.