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La presidente di Arpa Lombardia e il clima del Mesozoico

Ha suscitato un po’ di clamore il caso della Presidente di Arpa Lombardia, Lucia Lo Palo, che in un’intervista su una web tv ha dichiaratoIo non credo che il cambiamento climatico sia frutto dell’uomo” perché “l’Italia è una regione che è hot spot, essendo un hot spot il cambiamento è in corso, ma è una cosa che è in corso da varie ere geologiche, noi attraversiamo il cambiamento climatico da molto tempo, da sempre, da quando la Terra esiste” (si ascolta dopo 8’15’’).

Sono argomentazioni già sentite: la tesi secondo cui “il clima è sempre cambiato” è usata molto frequentemente da chi non può più negare che sia in corso un cambiamento. Tuttavia, mentre di solito si citano a sproposito il riscaldamento del medioevo, l’optimum del periodo romano o le presunte calde temperature di migliaia di anni fa, Annibale, la Groenlandia-terra-verde, spesso col supporto di grafici privi di fondamento scientifico, il riferimento alle ere geologiche è insolito.

L’attuale era geologica, il Cenozoico, è iniziata 66 milioni di anni fa, quando non esistevano non solo gli umani ma neppure i mammiferi che conosciamo, e i continenti non avevano ancora raggiunto l’attuale posizione.

 

Quindi, le variazioni del clima nelle centinaia di milioni di anni relativi alle ere geologiche precedenti (Mesozoico, Paleozoico) poco hanno a che fare con il rapido cambiamento climatico dell’ultimo secolo che, come scritto nell’ultimo rapporto IPCC, “ha una velocità senza precedenti negli ultimi 2000 anni”.

E’ facile capire come proprio le attuali, rapidissime, variazioni climatiche, abbiano invece una grande importanza per gli otto miliardi di individui appartenenti alla specie Homo sapiens, cioè tutti noi, che prima di circa trecentomila anni fa, semplicemente non popolavamo ancora questo pianeta.

La frase della neo-Presidente di Arpa Lombardia,“noi attraversiamo il cambiamento climatico da molto tempo, da sempre, da quando la Terra esistepresupporrebbe che, quando si è formata la Terra, o nelle ere geologiche immediatamente successive, la specie Homo sapiens fosse già esistente.

Tale grave errore sulla conoscenza della storia dell’evoluzione umana sarebbe difficile da credere, persino da parte di chi ritiene che le attività umane non influenzino il clima del pianeta o che la frana disastrosa del Vajont sia stata provocata da un terremoto.

 

Il punto è che la presidente di Arpa Lombardia non mostra di disporre di alcuna competenza sulla materia climatica. Ha infatti un diploma in materie linguistiche e uno o due anni di studi universitari di filosofia (poi abbandonati); pertanto non ha nemmeno il titolo di studio che viene richiesto per l’assunzione dei funzionari nell’ente che presiede. Stride quindi la leggerezza con cui esprime sue opinioni personali (“io credo che…”), del tutto in contrasto con quanto l’intera comunità scientifica degli esperti del settore, e anche Arpa Lombardia, da anni sostiene. Sul canale YouTube di Arpa Lombardia è infatti presente un recente video sul cambiamento climatico che sostiene con chiarezza quanto il ruolo dei fattori naturali sia poco rilevante rispetto alle cause antropiche, cioè all’aumento dei gas climalteranti prodotti dall’uomo.

 

Infine, desta un po’ di preoccupazione che la Presidente di Arpa Lombardia ritenga che “Arpa Lombardia dal 2012 organizza corsi per combattere l’eco-ansia”. Viene da pensare che voglia in futuro combattere l’eco-ansia, generata dalla comprensione della gravità della situazione climatica e degli scenari che si prospettano per il futuro, con la negazione della conoscenza delle cause che determinano la crisi climatica.

Ci associamo quindi alla richiesta, già avanzata in altre sedi, che la presidenza di Arpa Lombardia sia occupata da chi ha più competenze e interesse per la tematica del cambiamento climatico.

 

Il Comitato Scientifico di Climalteranti

28 responses so far

28 Responses to “La presidente di Arpa Lombardia e il clima del Mesozoico”

  1. […] punto – evidenza il comitato scientifico di Climalteranti – è che la presidente di Arpa Lombardia non mostra di […]

  2. Alessandro Saragosaon Nov 7th 2023 at 10:04

    In realtà l’errore evidenziato è scusabile, con “noi” probabilmente intendeva una categoria più ampia dell’umanità, “noi terrestri”, “noi esseri viventi”…spero, anche se al peggio non c’è mai fine, che abbia almeno consapevolezza che la specie umana non esiste da 4,5 miliardi di anni…

    Piuttosto a me ha colpito (a parte la minaccia di insegnare il negazionismo climatico nelle scuole…) che abbia detto che il clima cambia da sempre in Italia perchè siamo un “hot spot”, visto che il clima cambia ovunque, hot spot o meno, e noi non siamo UN hot spot, ma siamo IN un hot spot, quello del Mediterraneo.
    Pensare che il clima cambi solo nella minuscola Italia, e in pochi altri posti sfigati del mondo, sembra una nuova declinazione del solito vittimismo della destra italiana “Tutti ce l’hanno con noi, anche il clima”.

    Come tutti poi, ho pensato a cosa gli avrei replicato se fossi stato presente. Personalmente avrei puntato su una delle più clamorose contraddizioni dei negazionisti climatici del tipo “non so di che parlo” come la mancata filosofa dell’Arpa.
    “OK, il clima terrestre cambia da sempre. Ma l’ha scoperto lei? L’hanno scoperto i negazionsti come lei? No, l’hanno scoperto, con un lavoro lungo e difficile, gli stessi climatologi che ora ci dicono che il cambiamento attuale è anomalo rispetto ai precedenti per velocità, intensità e origine, essendo causato dall’azione umana. Se lei crede ai climatologi riguardo a quanto hanno scoperto sul clima del passato, perchè non vuole credergli quando parlano del cambiamento attuale? Siamo al mercato della conoscenza scientifica, dove ognuno si prende solo la parte che gli piace?”

  3. homoereticuson Nov 7th 2023 at 13:20

    “Come tutti poi, ho pensato a cosa gli avrei replicato se fossi stato presente. Personalmente avrei puntato…”

    Io invece ho pensato che avrei puntato un lanciafiamme.
    Tanto se il clima è sempre cambiato che differenza fa 20 gradi o 2000 🙂

  4. Paoloon Nov 7th 2023 at 14:02

    In realtà l’aver studiato le cause dei cambiamenti climatici del passato ci conferma quale ruolo possano avere i gas serra, e il CO2 in particolare. È una cosa che i deniers dimenticano spesso.

  5. Giacomo Milazzoon Nov 7th 2023 at 15:37

    Sapendo che non ha né titoli né competenze lo scivolone era prevedibile. L’uso a vanvera del termine hot spot la dice lunga su come parli per sentito dire.

    Dire che il clima è sempre cambiato, con modalità del tutto naturali, è corretto. Non lo è invece fare questa affermazione per giustificare il cambiamento climatico in atto, così come definito scientificamente (UNFCC) e ormai appurato dal vastissimo consenso internazionale, al di là di ogni ragionevole dubbio.
    Ma soprattutto, è il sapere come sono andate le cose in passato che rende evidente che la nuova normalità climatica è conseguenza diretta delle nostre attività.

    Non si dimetterà, potete starne certi, al massimo cadrà in piedi con un altro prestigioso incarico.

  6. Giacomo Milazzoon Nov 7th 2023 at 15:42

    Non posso modificare il mio commento precedente e sarà meglio precisare.
    Ovviamente le affermazioni che ha fatto relativamente alle tempistiche sono esilaranti se non fossero inaccettabili da chi occupa un posto del genere.

  7. stephon Nov 7th 2023 at 21:15

    @Paolo e Alessandro
    Infatti è proprio questa la trappola in cui cadono senza rendersene conto i climaciclisti del “ma tanto il clima è sempre cambiato”. Doppia trappola: logica e concettuale.
    Molto probabilmente, però, non riescono neppure a rendersene conto, nonostante presunti diplomi in materie linguistiche e presunti anni di studi universitari di filosofia.

  8. Alessandro Saragosaon Nov 8th 2023 at 10:02

    Steph, il problema è che chi le intervista, in genere, o ne sa meno di loro o è d’accordo con loro, per cui non coglie le assurdità e le incongruenze, e non fa le domande giuste e le obiezioni per metterli nell’angolo.
    Aggiungiamo il fatto che il metodo scientifico è un completo sconosciuto sui media e non solo, per cui si continua a pensare agli scienziati come a persone che hanno certe, spesso bizzarre, opinioni sul mondo, derivate da loro personali riflessioni, come fossero filosofi o teologi.
    Così continua a passare l’impressione che il dibattito su temi scientifici sia uno “scontro di opinioni”, come quello politico, e che quelle delle vispeterese di turno abbiano lo stesso peso di ciò che gli scienziati dicono.

  9. Turgoton Nov 8th 2023 at 11:07

    Io, forse, sono più clemente.
    Trovo che la recente uscita della direttrice di ARPA Lombardia non sia grave per il pensiero in sé, ma per quello che comporta lo stesso pensiero quando è diffuso tra un’intera classe dirigenziale.
    La signora Lo Palo (e colleghi) sono liberi di pensarla e di esprimere i propri pensieri come meglio credono sul tema cambiamenti climatici. Il problema, a mio modo di vedere, è quando questo “pensarla” si ripercuote in modo inevitabile sui cittadini lombardi, in particolare sui pendolari. Difficilmente, infatti, se il sentore sul tema “ambiente” è questo si reputerà necessario investire a livello regionale su settori invece cruciali come la mobilità sostenibile, con risultati evidenti da decenni e che impattano la vita di tutto l’elettorato lombardo.
    Leggasi Trenord.
    È una polemica che, se presa in carico, richiederebbe serie analisi e soluzioni complesse (ma che incredibilmente farebbe felici tanti)
    Invece si rimane fermi: noi coi disagi quotidiani, loro con le interviste virali.

  10. Nadia Simoninion Nov 9th 2023 at 11:08

    Provo sconforto a leggere il pensiero della dirigente ARPAL.
    Viviamo in una era orwelliana, il Ministero della Verità & Co. orwellianamente hanno per ben PIU’ DI MEZZO SECOLO negato l’esistenza stessa del riscaldamento globale.

    Il documentario (facilmente reperibile su Internet) del famoso regista Frank Capra (per formazione era un chimico) THE UNCHAINED GODDESS su METEORA – era la dea del tempo meteo – spiegava che gli usi industriali dei combustibili fossili stavano con le loro emissioni di gas serra causando il riscaldamento globale ecc, che il livello del mare sarebbe aumentato ed i turisti su barche con fondo di vetro sarebbero andati ad ammirare Miami sommersa ecc.

    Era il 1958.

    #ExxonKnew / Merchants of doubt/ammissioni esplicite di CEO di multinazionali petrolifere pubblicate su riviste internazionali ad esempio su TIME ecc ecc
    Le multinazionali dei combustibili fossili, e non soltanto loro, molto ben informati dai loro stessi scienziati SAPEVANO che i loro prodotti stavano causando il riscaldamento globale e conseguente cambiamento climatico.

    Eppure per ben più di mezzo secolo hanno fatto la scelta di NEGARE L’ESISTENZA STESSA DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO, non soltanto, per più di mezzo secolo hanno ESPANSO ESPANSO ESPANSO l’economia fondata sui combustibili fossili, accelerato un fenomeno per sua natura purtroppo in accelerazione come se non ci fosse un domani. Ma il domani, prima o poi succede che diventa oggi.

    Ormai sta diventando difficile continuare a negare che il clima è cambiato.

    Temo che la forma nuova del NEGAZIONISMO CLIMATICO sia proprio quella della dirigente ARPAL, cioè dire: sì, il cambiamento climatico c’è, “MA E’ NATURALE, CI SONO SEMPRE STATI I CAMBIAMENTI CLIMATICI” a tutela dei profitti dei combustibili fossili.

    “NON GUARDARE” è un film su una catastrofe nella forma di una grossa meteorite che colpisce la Terra. La causa non è umana.
    La causa del cambiamento climatico sono delle attività umane, per una parte molto importante proprio gli usi dei combustibili fossili. NON GUARDARE/fare gli struzzi mi sembra da subnormali.

  11. Armandoon Nov 10th 2023 at 20:53

    @ Nadia Simonini

    Intervento molto interessante e ricco di spunti nuovi, almeno per me.

    Ho però l’impressione che lei sia piuttosto giovane e quindi tenda a proiettare il vissuto prevalente di quest’epoca nel passato.

    Operazione che porta a non capire né il passato né il presente.

    Un tempo i problemi ambientali semplicemente non esistevano.

    Oggi sono in primo piano.

    Ma è una recita, non si sta facendo sul serio.

    È sempre stato così.

    La società occidentale vive di queste invenzioni stravaganti.

    All’inizio del secolo il futuro dell’umanità dipendeva dagli accordi commerciali.

    Si può credere a una simile stupidaggine? Eppure era presentata come una verità incontrovertibile.

    Intanto la gente veníva tenuta occupata.

    La stessa cosa avviene oggi con la transizione energetica.

    Se ne parla dappertutto. Ma non c’è e direi proprio che non ci sono le condizioni per metterla in atto.

  12. Alessandro Saragosaon Nov 14th 2023 at 19:01

    Fine della storia….almeno per ora (scommetto che la rivedremo candidata in qualche partito di frangia estrema)

    Sfiduciata la presidente dell’Arpa Lucia Lo Palo (FdI) accusata di negazionismo climatico: il Pirellone vota sì a scrutinio segreto

    Devo dire che questa storia che è licenziata perchè “accusata di negazionismo climatico”, sa un po’ di Santa Inquisizione…

    Bisognerebbe trovare un altro modo di definire questi casi “Irresponsabilità istituzionale”? “Inadeguatezza al ruolo”? “Ignoranza di base dei fatti scientifici”?

  13. Armandoon Nov 15th 2023 at 16:02

    Siete davvero fortunati.

    Il celebre motto attribuito a Voltaire “non sono d’accordo con te ma darei la vita perché tu possa dirlo” è apocrifo.

    Nessuna necessità di avventurarsi in esperimenti di neo-ligua, quindi.

  14. Alessandroon Nov 15th 2023 at 20:40

    Armando, quindi lei non ci vedrebbe nulla di male se il direttore del Museo Egizio dicesse che le piramidi le hanno costruite gli alieni o il direttore del CNR dicesse che la terra è piatta? Stiamo parlando di un dirigente pagato con soldi pubblici tra l’altro. Il punto non è cosa la Signora (neanche laureata tra l’altro, quindi forse neanche idonea per quel ruolo) pensi, a titolo personale, ma parla come rappresentante di una istituzione le cose ovviamente cambiano.

  15. Armandoon Nov 15th 2023 at 22:46

    Questa dirigente dell’Arpa è una persona totalmente insignificante. Può dire quello che vuole, ma il suo impatto è zero.

    Andiamo a vedere cosa scrivono i Detentori della Verità, cioè i Cazzullo, i Gramellini, i De Bortoli, i Merlo e compagnia.

    Sono tutti dei fan della transizione energetica. Sul Corriere della Sera, in tutte le sue innumerevoli declinazioni, non si parla d’altro.

    Solo che il motivo per il quale il Corriere, giornale che è sempre stato negazionista, ha cambiato bandiera, non ha nulla a che fare con i problemi del pianeta.

    È solo un trucco, una scusa per giustificare sostegni all’economia, dopo che questa stessa economia è stata distrutta dalle loro balzane politiche.

    Oggi le due aree economiche che crescono meno al mondo – e di tanto, – sono gli Usa e, ultima, l’Europa area euro.

    Non potete saperlo perché nessun organo di informazione Ve lo dirà mai.

    ,(Nessuna censura, sia chiaro. È solo che chi scrive di economia si occupa di tutto, tranne che di economia…)

    Se pensate che una figura come De Bortoli sia stata folgorata sulla Via di Damasco siete liberi di crederlo, ma si tratta di qualcosa di veramente improbabile.

    Poi c’è la faccenda della guerra, a pochi centinaia di chilometri da casa nostra. Questo fa pensare che anche questo secolo sarà all’insegna della distruzione come il precedente.

  16. Alessandroon Nov 15th 2023 at 23:09

    Armando, con tutto il rispetto, io ancora non capisco cosa lei abbia contro la transazione energetica. O quale sarebbe la sua proposta per una transizione energetica indolore (questo aspetto, penso di aver capito, è la sua maggiore critica). Ammesso che una decarbonizzazione sia inevitabile nel breve (speriamo) o lungo periodo, chi la dovrebbe pagare, secondo lei (dato che non può essere a costo zero)? Non è una domanda polemica, mi creda dolo che non penso che la soluzione sia banale, altrimenti sarebbe già stata attuata.

  17. Armandoon Nov 16th 2023 at 09:11

    Io penso che la transizione energetica non si farà.

    Per la semplice ragione che si vuole farla pagare ai più poveri.

    E questo genererà delle resistenze insormontabili. Anche perché come dicevo ai politici del pianeta frega zero. A loro interessa solo una scusa per stimolare un’economia moribonda che loro stessi hanno distrutto.

    C’è un modo per evitarlo?

    Sì, basta smetterla con le politiche deflazioniste. Che è esattamente quello che non si vuole fare.

    Ci vorrebbe un’economia in cui gli stimoli – come è sempre stato in passato – producono posti di lavoro. Ed è con i lavoratori riassorbiti che puoi fare la transizione energetica.

    Non certo deprezzando le case dei poveri e aumentando il valore di quelle dei ricchi (è solo per fare un esempio, le follie nel campo della transizione sono ormai all’ordine del giorno).

    In sostanza, chi ha messo in piedi questo sito è convinto che il problema del riscaldamento globale sia un problema di ingegneria che si risolve a tavolino, con i progetti giusti e i calcoli giusti.

    Niente di più lontano dalla realtà. È un problema squisitamente político.

    Poi, il soggetto politico Europa se non sta per dissolversi ci sta andando molto vicino.

    Non sarà in grado di portare avanti i folli progetti ideati dai burocrati di Bruxelles , con tante belle iniezioni di denaro da parte delle lobbies.

  18. Alessandro Saragosaon Nov 16th 2023 at 10:48

    “Oggi le due aree economiche che crescono meno al mondo – e di tanto, – sono gli Usa e, ultima, l’Europa area euro.
    Non potete saperlo perché nessun organo di informazione Ve lo dirà mai.”

    Non c’è bisogno di dirlo, nè di immaginare ridicoli “complotti per nasconderlo”: è ovvio che le aree già più ricche del mondo crescano meno delle altre…mi pare che ci siamo già accaparrati abbastanza ricchezza per vivere tutti più che bene, ora magari dovremmo lasciar crescere chi ha ancora bisogno di raggiungere livelli di vita decente e ridistribuire la nostra enorme ricchezza al nostro interno.

  19. ADon Nov 16th 2023 at 13:08

    Armando, rispondo solo a questo, in quanto non ho le basi per discutere di economia. Ma il riscaldamento globale è appunto un problema globale. E quando lei parla di ‘più poveri’ dimentica che I veri poveri nel mondo non siamo certo noi Europei.
    Quindi, le rifaccio la domanda. Chi dovrebbe pagare per la transizione economica? Gli Africani?

  20. Armandoon Nov 16th 2023 at 17:45

    @ AD

    L’ho già detto, ridetto, ripetuto fino alla nausea.

    Se devi creare nuove infrastrutture, come è il caso della transizione energetica, o distogli parte delle risorse produttive verso questo nuovo obiettivo, rinunciando a una quota dei consumi attuali, oppure sfrutti risorse inutilizzate, a cominciare dall’enorme massa di disoccupati e sottooccupati che si sono creati negli ultimi decenni.

    Si sceglierà la prima soluzione, e non la seconda. Quindi chi si è impoverito negli ultimi anni peggiorerà ulteriormente la sua condizione, e molti di quelli che non sono ancora poveri lo diventeranno.

    Certo, ci sarà anche un “effetto investimenti” ma quasi certamente non cambierà la triste realtà di chi oggi non fa parte dei cosiddetti skilled worker.

    @ Alessandro Saragosa

    Il modello di crescita di Solow prevede che data una certa tecnologia i tassi di crescita dei paesi ricchi siano inferiori a quelli dei paesi poveri, i cui redditi si troveranno quindi a convergere verso uno stato stazionario, fatte salve alcune altre similitudini, ad esempio demografiche.

    Il punto è che i paesi ricchi sono ben lontani dall’aver raggiunto il loro potenziale tecnologico.

    Consegnare pizze è un lavoro da Terzo Mondo, eppure nell’Europa di oggi chi fa questo mestiere viene seriamente contato fra gli occupati, il che è ridicolo, visto che si tratta di un sottoccupato che non ha trovato di meglio per tirare avanti.

    Non so come si possa dimenticare com’era l’Europa nella prima metà degli anni ’90, un continente prospero e pacificato che Maastricht ha ridotto a un edificio traballante e a rischio di implosione.

    Poi, dulcis in fundo, non c’è un piano, non c’è un programma, non c’è nulla, solo una data che visto che può essere fissata arbitrariamente si è preferito indicare una cifra tonda, 2050.

    Suona meglio.

  21. Alessandroon Nov 16th 2023 at 20:12

    Armando (l’AD di sopra ero sempre io, ho sbagliato e inserito in nick che uso altrove). Che dire, la lascio alle sue convinzioni che stampare moneta e tornare a tassi di inflazione modello Argentina (e io persone che ‘vivono’ o meglio sopravvivono nonostante impieghi da ‘skill workers’ in Argentina le conosco, e mi creda non è piacevole) sia l’eldorado. Ma io non sono un economo quindi mi fido del suo giudizio.
    Certo però che abbiamo un concetto diametralmente opposto di dignità del lavoro, e lo dico da ‘skilled worker’ (con laurea, dottorato e esperienza ventennale anche all’estero).

  22. Armandoon Nov 17th 2023 at 02:24

    Ecco il punto.

    Lei conferma esattamente quello che ho scritto.

    Politiche deflazioniste a go-go, questo è quello che i giornali vi hanno messo in testa.

    Risultato? Masse di disoccupati, economia conciata male e per tirare avanti si è costretti a inventare sempre nuovi stimoli.

    Il PNRR ne è un esempio: soldi letteralmente buttati dalla finestra.

    Voluto da ben tre governi.

    La sequenza causale è esattamente opposta.

    Infatti l’Argentina non ha stampato alcunché. Anzi, l’inflazione l’ha domata con il peg al dollaro.

    Sembrava una furbata, è stata una fregata. La deflazione strisciante gli ha distrutto l’economia.

    Idem con l’Euro. Tutti contenti perché c’era l’inflazione a zero.

    Non come negli anni ’80, fatti passare come il male assoluto.

    Solo che allora la gente aveva un lavoro e l’economia cresceva a tassi tripli rispetto a quelli di oggi.

    E non c’era bisogno che gli Stati si inventassero il PNRR per non andare a fondo.

    Morale della favola: l’idea è mantenere milioni di disoccupati e nel contempo fare la transizione energetica.

    Non si può.

  23. Armandoon Nov 18th 2023 at 12:03

    Un esempio del dibattito su questo tema negli Stati Uniti.

    Impensabile qui in Italia.

    Tempo fa, due funzionari della BCE, cioè due tizi pagati per fare solo danni, rilasciarono un’intervista al Corriere in cui dicevano che la Banca Centrale non avrebbe speso un euro per la transizione energetica, per la semplice ragione che avrebbero fatto tutto i privati.

    “There are basically four ways we can approach decarbonization. We can have a price-based approach with taxes and subsidies, carbon pricing—that was sort of the dominant view not so many years ago. We can have a credit policy based approach where we favor green assets and disfavor brown assets, which is where this credit ratings agency is located. We can have a regulatory approach, banning coal plants or the like. Or we can have an approach focused on direct public investment. I think one of the defining features of the GND is to really put a lot more weight on the direct public investment side: you actually just need government to pick appropriate projects and finance them itself.”

    Quindi 1, 2, 3 ma non 4, perché si fa inflazione e l’Italia diventa come l’Argentina.

    “The reason we saw that emphasis is a general recognition of the limits of market coordination and the profit motive in general, and specifically the limits of market coordination when you’re talking about large scale rapid transformations. Comparable events historically, like industrialization or war mobilization, have always seen a dominant role for the state in directing investment because markets simply don’t work at that speed and scale.

    I also think it’s because we want to link to broader issues of social justice. Market incentives or credit policy are not going to do that. We also have more confidence in the capacity of the federal government than we had a few years ago. Janet Yellen’s recent comments that we want government playing a more active role in the economy, for example, would not have been heard from a Democratic official just a few years ago. Recognizing that shift links up to the notion that we want to politicize this project, we don’t want to depoliticize it. We don’t want it to be technocratic because we want to achieve explicitly political goals about justice and equity in conjunction with decarbonization, and because it’s a strength to involve movement in politics. We think we can win on the politics. That’s a fundamental part of the GND vision: we can mobilize people and we can actually win this.

    The constraints on the government that people believed in a few years ago, particularly around the financing, look a lot less daunting today. There’s clearly far less fear of government debt than there used to be, and with good reason, because we’ve had vast expansions of public borrowing with none of the economic costs that was supposed to imply. It would be a mistake to say that’s given as a constraint that we need to evade, hiding government borrowing off-balance sheet through guarantees. The lesson of the past decade is that the political constraints on government borrowing are a lot more elastic than we once thought.”

    Insomma, è una questione politica. L’ingegneria non serve.

  24. Armandoon Nov 18th 2023 at 12:18

    Per esempio, una cosa che io non sapevo è che gli inquinatori si sono già infiltrati in Europa e hanno fatto quello che volevano.

    Ovviamente.

    Daniela Gabor: What I’ve been hearing so far is a conversation that European political scientists and political economists have had more or less for the past five years. If we bring in the European angle to this conversation, I will fall more or less on the side of Josh’s arguments. Let me start with the idea of the public ratings agency, and remind our listeners that Europe has that already. It has been the subject of negotiation in the EU for the past four years. This is a very powerful example of what happens when you try to design a green standard of sustainable activities without reforming the financial system and scaling back the power of carbon financiers and other vested interests. In broad terms, I would say that there has been a process of diluting the standards of what sustainable activities are, because you can’t take the politics out of identifying sustainable activities. The idea that you will have Democrats and Republicans sitting and happily shaking hands over this narrow set of green activities that we can finance—well, look at Europe, look at the way that BlackRock has been accompanying the European Commission’s work on the sustainable finance taxonomy, and put to rest the idea that you will get some big political compromise.

    In some ways, the US is a latecomer to the party of green finance relative to the EU and global financial circles—probably because of your last President. But US private financial actors have been very critical to green finance conversations elsewhere, and I don’t think that they will stay on the side and watch happily as the public ratings agency comes up with a public good definition of what is a sustainable activity.

    I like the idea of a public BlackRock, but can you have a public BlackRock if you have a private one? There is a conversation going on in global regulatory circles and central banking circles, which the Fed is just starting to join, asking not only how to promote green investments, but how do you stop carbon financing? How do you make sure that the existing financial system dominated by large private asset managers doesn’t continue to lend to carbon activities? How do you avoid what Fabio Panetta from the ECB called carbon financing leakages, in the sense that you might have some nice green standards in the US, but your private financial actors are going to do carbon lending somewhere else? By doing that you haven’t solved the low carbon transition. There’s a kind of green accumulation from the Global South into the Global North that we really need to discuss more carefully.

  25. Armandoon Nov 18th 2023 at 12:40

    La strada tracciata è quella sbagliata, da come si evince da questa lucidissima analisi.

    O lo si capisce, o si perde tempo a dare la caccia ai negazionisti.

    Adam Tooze: Daniela has recently coined a phrase to capture and describe the entanglement of global finance and global development finance, which is a riff on the familiar term the Washington Consensus, it’s what Daniela calls the Wall Street Consensus. Can you give a sense of what you mean by this new critical term?

    Daniela Goleman: I offer a comparison of how a low carbon transition would be organized if you had Wall Street in the driver’s seat versus the state in the driver’s seat. In the status quo, the state becomes the derisker or risk taker of last resort—in other words, guaranteeing returns for private finance and escorting private finance, not only into development asset classes in the Global South, but also in the Global North. This is the idea that the money is there, it’s private money, all we need is to make sure that we create mechanisms to escort it, not to regulate it, but to escort it towards those climate ambitions. I call this the Wall Street Consensus to capture the political power of private finance in what I’ve called, in work with Yannis Dafermos and Jo Michell, a financial globalization supercycle that has taken place over the last forty years, in which BlackRocks and other asset managers have become increasingly structurally important and politically powerful in shaping conversations around development and low carbon transitions.2 Think about what the phrase “nature as an asset class” represents as a political project.

    We tended to criticize the Washington Consensus because it marginalized the state and it put it in this position of creating markets for private capital. What the Wall Street Consensus does is reimagines the state as primarily a tool for derisking, for channeling fiscal resources into guaranteeing returns for private financial institutions. Now, the idea is that the state has to work with the private sector: the private sector builds, manages, and finances these commodified public goods, and the state stays in the backseat. The state provides guarantees against demand risk—if there is a global pandemic and citizens cannot pay highway tolls, the state will compensate private operators, and so on. Any scenario you can imagine along these lines, the World Bank has a proposal to maximize private finance for development.

    This comes with a reimagining of what we tend to think of as collective public goods because citizens become user fee payers, and their access is conditioned by that. More interesting still is the way state works hand in hand with private finance in order to create green markets, and in order to derisk investments in these green markets. What we have now is an epistemic capture by private finance of what is green and what is dirty in terms of sustainable finance taxonomies—and even where you have public taxonomies like we have in the European Union, they go hand in hand with these private criteria. I have not seen any successful attempts by the public sector and by the state to orchestrate a democratically accountable way of organizing this taxonomy. This matters tremendously because the way in which private finance has handled this is to expand the definition of green to everything. If you can put everything in the green bracket, you get some subsidies for greenwashing and you get very little regulatory punishment for lending to dirty activities.

    My worry is that, if there is political success we will have a global political economy where countries in the Global North will get a much stronger green developmental state, and then countries in the Global South are increasingly going to become sources of greenwashed financial accumulation. What does that mean in terms of social justice, and our ability to really deal with the climate crisis? In the end, the challenge is not to have better, faster trains in the US, the challenge is to make sure that the Antarctic doesn’t melt, because we have not been able to properly regulate the financial system to eliminate as much carbon activity as possible.

    AF: I understand the logic of the epistemic capture. I think that your critique is completely right, but it leaves out the problem of the financing needs of the Third World. The Third World states are not in a position to undertake the scale of investments that is necessary to get off the hockey stick of doom. The transition has to be financed. You can critique it, but then you have to at least provide an alternate model, and if that model looks like an empowered World Bank that is partnering with the development finance institutions that are totally under public control in the Third World. That world is very hard to bring about given the extraordinary power of private financing institutions.

    AT: Of course the question does come back to what Anusar is raising: what is the plan, is it a global Green New Deal?

    DG: I am very doubtful of the idea that mobilizing private finance with the solution of derisking can work with proper tweaking. This system is not organized to coherently coordinate the developmental needs and the low carbon transition needs of the Global South. There are isolate pockets of PPPs for mega infrastructure pockets, often captured by local elites, but no broader coordination. There is no developmental vision there, and there are significant fiscal costs, like the cases of Ghana and Nigeria derisking private financial inflows into natural gas and fossil fuel. There are also examples of countries who have committed to paying for twenty-five years prices for renewable energy that are probably going to be very expensive in two or three years from now.

    There is a very legitimate question of how do you generate fiscal capacity in countries in the Global South. I do not think that the answer is to deplete that very meager fiscal capacity by guaranteeing US dollar returns for private financial investors from the Global North. Fiscally, it’s expensive, and developmentally, it is incoherent. It is important to bear in mind that we could get a lot of mobilization of private finance for green assets if we had the proper taxonomy, and the central bank penalized dirty assets. There is a political strategy to continue to pressure central banks. There are political openings. And we have to make better use of them.

  26. stefano carnevalion Nov 30th 2023 at 19:15

    l’economia può inventarsi tutti i trucchetti del mestiere tanto non vincerà mai contro la termodinamica. Quello che conta sono le risorse e la finitezza di queste, il resto sono scontri accademici, nulla più.
    Quello che si può fare è attutire il peso della transizione per le classi meno agiate e lo si può fare in maniera piuttosto semplice (..per alcuni governi) ad esempio redistribuendo la ricchezza attraverso una tassazione equa e certa per tutti (cosa che molto governi si guardano bene da mettere in pratica..almeno su qualche sponda mediterranea). Fino a quando ovviamente sarà possibile traccheggiare..ma molti segnali indicano che il tempo è agli sgoccioli.
    Il trappolone della crescita inizia a mietere vittime illustri e a far tremare i polsi di molti ‘crescicisti’ convinti. Se perfino Draghi inizia a parlare di un nuovo modello di crescita significa che siamo veramente agli sgoccioli.
    Di crescita vive il capitalismo e di crescita, paradossalmente, perirà.

  27. homoereticuson Dic 1st 2023 at 08:15

    @stefano carnevali
    intervento molto condivisibile, il suo, anche se ho qualche dubbio sulla conversione di Draghi 🙂

    @tutti e soprattutto tornando in topic.

    La signora Lo Palo è ancora lì.

  28. Antonioon Feb 5th 2024 at 23:19

    La saga Lo Palo continua
    Qui la nuova puntata
    https://www.instagram.com/p/C2-e9wesBBD/

    ancora dice e non dice.. e cita a sproposito le ere geologiche .. e poi l’uomo che non è padrone del creato ma custode del creato… stai a vedere che è anche una creazionista

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