LibriOceaniRecensione

Oceani – Una storia profonda

È uscito in questi giorni “Oceani - Una storia profonda” (Edizioni Ambiente), l’edizione italiana del libro del paleoceanografo Eelco J. Rohling. Un libro importante per chi vuole capire il ruolo fondamentale degli oceani nel plasmare il clima del nostro pianeta. Un libro per chi ama la scienza, e il mare.

 

Spesso quando parliamo di surriscaldamento globale e degli impatti dei cambiamenti climatici ci occupiamo di ondate di calore, precipitazioni intense, incendi, alluvioni. Ci occupiamo dell’atmosfera e del mondo fisico che più direttamente ci circonda. Questo è comprensibile, legittimo, inevitabile, perché tutti noi viviamo l’atmosfera, siamo campati per aria. In questo modo però ci perdiamo una parte importante del problema del cambiamento climatico, che ha a che fare con il mare, gli oceani che occupano circa il 70% della superficie del nostro pianeta, e sono uno dei fattori chiave nel determinarne il clima.

Gli oceani sono una parte fondamentale del ciclo del carbonio (assorbono circa il 30% delle emissioni di CO2 annue) e del bilancio energetico terrestre: pochi sanno che gli oceani hanno assorbito circa il 90% dell’energia che si è accumulata nel sistema energetico terrestre a causa dell’aumento dei gas serra antropici (si veda questa figura del AR5-WG1).

Grande attenzione c’è stata su quanto i livelli di CO2 attuali siano sicuramente maggiori di quelli degli ultimi 800.000 anni, e probabilmente degli ultimi 2-3 milioni di anni. Analogamente, molto si è discusso su quanto il riscaldamento attuale sia anomalo rispetto a quello dei secoli passati, e molti studi sono stati fatti per dimostrare quanto sia anomalo anche rispetto all’Olocene, l’era geologica che ha visto lo sviluppo della civiltà umana. Minore interesse c’è stato per le variazioni che hanno subito gli oceani, per capirne i motivi e metterle in prospettiva. Ad esempio, poco si discute degli impatti dell’acidificazione degli oceani, il “gemello cattivo del riscaldamento globale”, di quanto sia grave l’acidificazione già avvenuta e se sia possibile porvi rimedio.  

Un esempio: nel cap. 3.3.10 del Rapporto Speciale IPCC su 1,5°C di riscaldamento globale si scrive che «Il pH oceanico è diminuito di 0,1 unità dal periodo preindustriale, una variazione che non ha precedenti negli ultimi 65 milioni di anni (alta confidenza) o anche negli ultimi 300 milioni di anni di storia della Terra (media confidenza)». Ora, come è possibile che mentre circa 3 milioni di anni fa c’era in atmosfera più CO2 di oggi (si veda la fig. 5.2 IPCC AR5-WG1), per trovare un mare più acido di oggi bisogna risalire a più di 65 milioni di anni fa, e forse a 300 milioni di anni fa? (altro…)

LibriRecensione

Un utile libro di testo sul cambiamento climatico

Il libro “Cambiamento climatico, il punto di vista fisico tecnico” di Gianni Comini e Michele Libralato (SGE editoriali) è un agile libro di testo per chi vuole partire dai fondamenti fisici del problema climatico per capire le sue implicazioni.

La conoscenza scientifica sul tema climatico è come noto enorme, se si pensa che l’ultimo Rapporto di valutazione dell’IPCC (i tre volumi del prossimo rapporto sono attesi per aprile, giugno e ottobre 2021) è formato da più di 5000 pagine, senza contare gli allegati. Per cui è sicuramente un merito riuscire a toccare quasi tutti i principali aspetti scientifici in sole 150 pagine, riuscendo altresì ad entrare nei dettagli di alcuni aspetti di base del problema, ad esempio spiegando le equazioni alla base del bilancio energetico terrestre o del budget del carbonio.

Il libro è un utile testo adatto anche come supporto alla didattica, in quanto presenta le conoscenze di base con un linguaggio didattico e figure chiare (molte tratte dai rapporti IPCC e tradotte con cura), nonché una ricca bibliografia.

Il libro è benvenuto anche perché fra chi ha ostinatamente negato le acquisizioni della scienza del clima in passato, ci sono stati docenti di fisica tecnica e di fisica-chimica. Mentre, come scrivono gli autori, studiando i rapporti dell’IPCC “ci si rende conto che le basi fisiche dell’IPCC sono, per lo più, argomenti di trasmissione del calore, termodinamica applicata e modellistica termofluidodinamica”.

 

Riportiamo qui l’indice (altro…)

Eventi estremiImpattiUragani

Quando gli uragani devastanti non fanno notizia

Quando gli uragani toccano terra - in gergo tecnico si dice che fanno landfall - negli Stati Uniti assistiamo spesso a dirette TV con meteorologi e cacciatori di tempeste che ne fanno la cronaca dal vivo e a titoli in evidenza nei grandi quotidiani.

Non è così invece quando l’impatto riguarda paesi in via di sviluppo, ma anche quando l’uragano non colpisce direttamente un paese, ma ne agisce con la sua cosiddetta influenza indiretta (con piogge e vento indotte in zone lontane dalla traiettoria dell’occhio del ciclone).

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Protocollo di Kyoto

La climatologia e la sufficiente accuratezza

La prima mappa delle isoterme del pianeta (Alexander von Humboldt,
Sulle Linee Isoterme e la Distribuzione di Calore sulla Terra, 1817)

 

Ma la climatologia non è una scienza esatta!” è un’affermazione a volte  utilizzata per minimizzare e cercare di ridurre l’importanza del riscaldamento globale in atto, di suoi impatti, e sulle proiezioni per il futuro. Innanzitutto, molto ci sarebbe da capire su cosa si intenda per ‘scienza esatta’: una scienza in grado di modellare i fenomeni di cui si occupa e prevederne gli effetti senza alcuna incertezza? Una scienza in cui non esistono ambiguità possibili, e in cui a una precisa causa o insieme di cause segue necessariamente un preciso effetto o insieme di effetti, preciso nella sua entità, nello spazio e nel tempo?

 

Se queste sono le condizioni, non esistono “scienze esatte”, e tantomeno lo è la climatologia. Se invece con “scienza esatta” si intende una scienza dotata di proprie leggi specifiche con la loro struttura matematica e fisica, in grado di riprodurre e prevedere fenomeni con sufficiente accuratezza, ecco che la climatologia diviene esatta, come lo sono altre scienze che descrivono la natura. (altro…)

aerosolFenomenologia

Aerosol, la “materia oscura” del sistema climatico

Se stessimo a sentire solo i media, più o meno social, sembrerebbe che il dibattito climatico sia ancora fermo a problematiche, come la causa del riscaldamento globale, risolte invece da almeno 30 anni, individuando nelle emissioni antropiche di CO2 la ragione largamente preponderante. Tuttavia, se solo coloro che negano ancora questa evidenza si informassero un poco di più, potrebbero trovare un sacco di materiale forse più interessante e realmente legato a dibattiti scientifici in corso. È il caso dell’ aerosol, una sorta di “materia oscura”, ancora sfuggente, nel sistema climatico.

 

Sono ormai decenni che le Nazioni Unite, attraverso l’IPCC, presentano una tabella (Fig. 1) in cui il contributo energetico (la cosiddetta “forzante radiativa”) dell’aerosol atmosferico al riscaldamento globale continua ad essere presentato con un livello di incertezza molto ampio. Certo, questo non può togliere ai gas climalteranti il primato nel modificare il clima del pianeta, ma è sufficiente a causare deviazioni, anche consistenti, nel trend generale (come ad esempio la pausa del riscaldamento globale negli anni ‘60-70) e, cosa interessante, forse anche nel brevissimo periodo (2010-2014).

Figura 1: Tabella dell’ultimo rapporto dell’IPCC nel 2013 con i contributi energetici delle varie componenti che influenzano il sistema climatico. L’ampia barra di incertezza legata agli aerosol è rimasta sostanzialmente invariata a partire dalla prima presentazione di questa tabella nel rapporto IPCC del 1995. (altro…)

BufaleErroriIPCCLibri

L’ex-ambientalista che non ha ancora capito cos’è la crisi climatica

Nel libro “Elogio della crescita felice: contro l'integralismo ecologico”, Chicco Testa condisce un pastone di luoghi comuni sull’ambientalismo integralista con alcuni svarioni sul tema del cambiamento climatico, di cui sembra ignorare gli ultimi dieci anni di evidenze scientifiche, e di cui non riesce a cogliere la gravità.

 

Portare ottimismo e positività nella lotta al cambiamento climatico e in generale ai diversi problemi ambientali può essere una cosa utile e benemerita. Il libro di Chicco Testa, “Elogio della crescita felice: contro l'integralismo ecologico” non raggiunge l’obiettivo, a causa di un’analisi superficiale e spesso supponente in cui il “serio riformismo ambientalista” si riduce ad una minimizzazione della gravità dei problemi stessi, in nome di una fiducia irrazionale nei poteri taumaturgici dell’innovazione tecnologica.

Il libro tratta moltissime questioni ambientali, dalla gestione dei rifiuti all’inquinamento dell’aria, dagli OGM al glifosato, dall’elettrosmog all’energia nucleare, dalla Xylella alla plastica. Ci limitiamo qui a commentare come il libro affronta la questione dei cambiamenti climatici: un approccio vecchio di almeno 20 anni, in cui risuonano molte delle falsità e delle argomentazioni minimizzatrici della crisi climatica già sentite su Il Foglio, da parte degli ambienti liberisti (es. l’Istituto Bruno Leoni) che fino a ieri negavano l’esistenza del problema climatico. E con alcune tesi inedite. (altro…)

Protocollo di Kyoto

Conferenza SISC2020, online e gratuita

Visto che si dice 
di approfittare delle opportunità che offre la crisi Covid-19, segnaliamo che quest’anno la conferenza annuale della Società Italiana per la Scienza del Clima (SISC) “ClimRisk2020: Time for Action! Raising the ambition of climate action in the age of global emergencies” si terrà in remoto e sarà visibile online gratuitamente, collegandosi a questo indirizzo della piattaforma Anymeets.

Si svolgerà da mercoledì 21 ottobre a venerdì 23 ottobre, con un ricco programma di relazioni che prevede cinque sessioni parallele su tutti i temi della scienza del clima; in più, sessioni poster che permettono, quando la sessione è attiva, di parlare con il presentatore.

Il programma dettagliato con i nomi dei relatori e i titoli degli interventi è qui.

Da notare le tre keynote lecture, di Sabine Fuss (The role of carbon dioxide removal for CO2 neutrality), di Scott Barret (The status and future perspectives for the global cooperation on climate change) e di Andra Meneganzin (From niche construction to ecological traps: an evolutionary perspective on anthropogenic climate change).

La lingua della conferenza è l’inglese.

ComunicazioneTelevisioni

Impact – soluzioni per una crisi

Per quattro lunedì, dal 12 ottobre al 2 novembre, dalle ore 20.30 alle 21.00 sulla rete SkyTg24 (in chiaro canale 50 digitale terrestre) andrà in onda una trasmissione interamente dedicata alla crisi climatica, e alle sue soluzioni.

Nelle quattro puntate di “Impact - soluzioni per una crisi”, curato e condotto da Daniele Moretti, con l’aiuto di chi scrive e di Stefano Pogutz, si parlerà di molti temi trattati da Climalteranti, dalle cause del surriscaldamento globale al consenso fra gli scienziati sulla sua origine antropica, dalla comunicazione del cambiamento climatico al negoziato sul clima, dalle strategie per la mitigazione al ruolo delle imprese e delle persone.

Il programma è arricchito dalle interviste a molti esperti nazionali ed internazionali, fra quest’ultimi John Cook (Center for Climate Change Communication at George Mason University) , Anthony Leiserowitz (Yale Program on Climate Change Communication), Naomi Oreskes (autrice di “Mercanti di dubbi”), Elizabeth Kolbert (autrice di La sesta estinzione), Pete Smith (Università di Aberdeen), Robert Costanza (economista ambientale padre dell’idea di “Capitale naturale”), Niklas Hohne (New Climate Institute), Janos Pasztor (direttore della director of the Carnegie Climate Governance Initiative), Barbara Buchner (Climate Policy Initiative), Amory Lovins (Rocky Mountain Institute), Julio Friedmann (Center for Global Energy Policy, Columbia University), Mark Jacobson (Stanford University), Jennifer Morgan (Greenpeace International), Steven Tebbe (CDP -Carbon Disclosure Project), Sabine Fuss (Mercator Research Institute on Global Commons and Climate Change).

La prima puntata inizierà con un ricordo di Koni Steffen, con immagini del luogo della sua scomparsa e un’intervista al figlio.

La trasmissione sarà visibile in chiaro sul digitale terrestre (canale 50) o sui canali 100 e 500 di Sky.

Testo di Stefano Caserini

finanza

I fondi europei per la ripresa post Covid-19 e le politiche sul clima

La decisione del 21 luglio scorso dei Capi di Stato degli Stati Membri UE sull’allocazione dei fondi per la ripresa fornisce degli strumenti che consentirebbero una ripresa verde, ma la partita dell’azione contro i cambiamenti climatici sarà da giocare in casa

Ursula von der Leyen

Il 21 luglio 2020 sono state adottate da parte del Consiglio europeo delle conclusioni su Next Generation EU ed il Quadro Finanziario Pluriennale (QFP). Ma come è stata affrontata la dimensione ambientale e l’azione per la lotta ai cambiamenti climatici nelle decisioni sulle risorse per la ripresa?  

La decisione del 21 luglio scorso dei Capi di Stato degli Stati Membri UE sull’allocazione dei fondi per la ripresa fornisce degli strumenti che consentirebbero una ripresa verde, ma la partita dell’azione contro i cambiamenti climatici sarà da giocare in casa

Il 21 luglio 2020 sono state adottate da parte del Consiglio europeo delle conclusioni su Next Generation EU ed il Quadro Finanziario Pluriennale (QFP). Ma come è stata affrontata la dimensione ambientale e l’azione per la lotta ai cambiamenti climatici nelle decisioni sulle risorse per la ripresa?  

Lo strumento Next Generation EU fornisce 750 miliardi di euro aggiuntivi a disposizione degli Stati Membri, rinforzando in parte i programmi ed i canali esistenti e previsti nel QFP 2021-27 per 77.5 miliardi di euro, e per la maggior parte confluendo in un Fondo per la Ripresa e la Resilienza (672,5 miliardi di euro, di cui 312,5 miliardi a fondo perduto e 360 miliardi in prestiti), che sarà istituito entro gennaio 2021. Il QFP 2021-27, anch’esso dettagliato nelle conclusioni del Consiglio di luglio, è dotato invece di 1 074,3 miliardi di euro. Le risorse aggiuntive dello strumento Next Generation EU, quindi, sono allocate attraverso i canali esistenti e secondo le regole e le condizionalità rilevanti a ciascun programma (Attraverso React-EU, Orizzonte Europa, InvestEU, Sviluppo Rurale, Fondo per la transizione giusta e RescEU), nonché attraverso il Fondo per la Ripresa e la Resilienza, i cui criteri di allocazione saranno chiari nel relativo regolamento futuro. Per il momento, non sono presenti nella proposta di istituzione del Fondo criteri di allocazione specificamente di carattere ambientale.

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antropologiaFilosofiaLibriMeteorologiaRecensione

Campati per aria

Pubblichiamo una presentazione del libro “Campati per aria” (eléuthera, Milano, 2020), scritta dall’autore, Mauro Van Aken. Una riflessione su come tradurre i sentimenti di paralisi, di paura e i dinieghi sociali della crisi climatica in desideri di cambiamento. Discernere i molteplici aspetti sociali, culturali ed emotivi del “tempo che cambia” è un passo generativo sempre più importante.

 

La crisi climatica ridefinisce oggi socialmente le dimensioni del tempo, e di agibilità del futuro: è la prima volta che una generazione, i “nuovi venuti” come li chiamava Hannah Arendt, in altri tempi di crisi, si trova di fronte a scenari catastrofici, ad una profonda incertezza, ad una difficoltà ad immaginare il proprio futuro. E ciò proprio perché sappiamo dell’impatto dei gas climalteranti della nostra produzione fossile, così a fondamento delle nostre idee di modernità, degli utilizzi di energie e del mondo così come lo conosciamo nel contesto delle società industrializzate e dell’economia del carbonio. È uno scontro intergenerazionale latente e potente che sta dietro al “How did you dare?!” di G. Thunberg, rivolto alle Nazioni Unite, lanciato verso una generazione che ha beneficiato, e dato per scontato, le libertà dell’economia del carbonio: quella di pensarsi libera, “fuori” da limiti ambientali. E sappiamo anche come tradurre l’economia del carbonio in un’economia fondata sulle rinnovabili, ma ciò richiede un radicale cambiamento sociale e politico che stenta ad avviarsi a causa della mancanza di un governo transnazionale su una questione planetaria, un bene comune di nuova scala che rimane un “male comune” (Beck, 2017).

Di queste urgenze e della necessità di discernimento, questo blog è stato importante portavoce negli anni, rivelando anche la necessità di un’alleanza, anche inedita, tra saperi. Vorrei qui sintetizzare, alcuni aspetti che rendono la crisi climatica una questione sociale e culturale: non solo nelle conseguenze, come amplificatore delle diseguaglianze nel sud del mondo, di cui storicamente l’antropologia culturale si è occupata a partire anche dai conflitti ambientali, la perdita di autonomia e la crescente competizione nella gestione delle risorse. Ma culturali sono anche gli ostacoli che rendono difficile fare della crisi climatica una dimensione pubblica a “casa nostra”: culturali sono anche le risorse necessarie per tradurre i dinieghi di fronte a questo “impensabile” (Ghosh, 2016) in desideri sociali di cambiamento. (altro…)

The carbon map, cumulative emissions 1850-2011
inattivismoMitigazione

Le tesi dell’inattivismo climatico – parte III: il nostro contributo è piccolo

Un altro classico del discorso inattivista sul clima consiste nel definire poco importanti le riduzioni delle emissioni italiane o europee, in quanto sarebbero solo una piccola quota delle emissioni globali. Generalmente si cita il contributo percentuale alle emissioni globali dell’Europa, altre volte quello dell’Italia, per dire che la loro riduzione darebbe scarsi benefici al clima del pianeta. Mettendo questi contributi in contrapposizione a quelli della Cina o di altri paesi. Altre volte si cita quale sarebbe la riduzione nelle temperature...
inattivismoRinnovabili

Le tesi dell’inattivismo climatico – parte II: e allora la Cina?

Una delle tesi più frequenti dell’inattivismo climatico è il riferimento ad un presunto disimpegno della Cina sulle politiche climatiche: tesi smentita dalla realtà, dato che il paese sta affrontando una drastica e complessa transizione del settore energetico e ambisce ad assumere la leadership della lotta ai cambiamenti climatici nel nuovo ordine mondiale che si sta definendo. Negli ultimi tempi ha preso piede nella retorica dell’inattivismo climatico un argomento che appare efficace, quello secondo cui la Cina continua a costruire centrali...
Fossil fuel harms on the human boby
FotovoltaicoinattivismoRinnovabili

Le tesi dell’inattivismo climatico – parte I: gli impatti dell’energia solare e eolica

Sul sito del Corriere della Sera sono state riproposte molte tesi tipiche dell’inattivismo climatico, che hanno l’obiettivo di rallentare la transizione energetica. Pubblichiamo qui la prima parte di una serie di post che hanno l’obiettivo di confutare queste argomentazioni, partendo da quella secondo cui gli impianti di energia rinnovabile, e in particolare di solare fotovoltaica e eolica, avrebbero forti impatti ambientali, o che non sarebbero convenienti da un punto di vista ambientale. Una tesi basata su esagerazioni, distorsioni e a...
IncertezzaNegazionismo

Quando la scienza si piega alla politica: il negazionismo climatico nel rapporto del Dipartimento dell’Energia USA

Il 23 luglio 2025, il Dipartimento dell’Energia (DOE) degli Stati Uniti ha pubblicato un documento intitolato A Critical Review of Impacts of Greenhouse Gas Emissions on the U.S. Climate. Il rapporto si vorrebbe proporre come una revisione critica del consenso scientifico sui cambiamenti climatici, in aperto contrasto rispetto agli esiti consolidati del Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC (AR6), che rappresenta la sintesi più autorevole, completa e condivisa della letteratura scientifica sul clima. La pubblicazione del DOE è volta a sostenere...
MitigazioneProtesteRinnovabili

Tira un gran brutto vento

L’Italia ha un grosso problema con l’energia eolica, ma non è quello di cui si parla di solito sui media e sui social: il problema principale dell’eolico italiano è che se ne installa troppo poco. I dati Terna dicono infatti che a maggio 2025 sono presenti in Italia solo circa 13 GW eolici, a fronte di quasi 40 GW di potenza fotovoltaica. Inoltre, il ritmo delle nuove installazioni è lentissimo rispetto alle esigenze della decarbonizzazione. Infatti, mentre tra dicembre 2023...
Recensione

Diluvio, un grande romanzo sulla crisi climatica

Nel suo fortunato saggio La grande cecità, lo scrittore Amitav Ghosh aveva osservato come la letteratura contemporanea avesse ignorato o quantomeno sottovalutato il tema del cambiamento climatico. Secondo lo scrittore indiano, “Il cambiamento climatico è troppo impensabile per la nostra cultura narrativa; la sua esclusione è una delle forme di “cecità” della nostra epoca.”. Secondo Gosh, pensare alla crisi climatica come qualcosa di eccezionale, improbabile e non realistico, porta scrittori e in generale gli intellettuali a relegarla nel genere della...
RecensioneStoriaTemperature

La storia del clima in Italia

È da poco uscito l’ultimo libro del climatologo Luca Mercalli, una cronistoria del clima nel nostro territorio nazionale, dalla preistoria ai giorni nostri. Un racconto che unisce la scienza del clima alla storia e alla cultura del nostro paese, frutto di decenni di ricerche, ricchissimo di storie, di rimandi alle fonti e di citazioni di lavori scientifici. Un lavoro prezioso e originale, raccomandato a chiunque voglia meglio capire cosa è stato il clima che abbiamo ormai così pesantemente alterato, ed...
Climalteranti.it
Appello

Il momento delle scelte: un obiettivo di riduzione del -90 al 2040 per l’Unione europea

Nelle prossime settimane il Consiglio europeo dovrà raggiungere un accordo sull’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra europee nel 2040, da inserire nel terzo NDC che l’Unione europea dovrà comunicare in settembre all’UNFCCC. La precedente Commissione europea aveva nel febbraio 2024 proposto una riduzione del -90% (rispetto al 1990), sulla base di una “valutazione di impatto” (qui una valutazione dell’ European Parliamentary Research Service) e assumendo il valore inferiore dell’intervallo di riduzione raccomandato dall’ESABCC (European Scientific Advisory Board on...
Religione

Il clima come bene comune

Nel dibattito sul pontificato di Papa Francesco, recentemente scomparso, poco spazio ha ricevuto l’attivismo del Pontefice sulla questione climatica, che si è manifestato in numerosi atti. Innanzitutto la lettera enciclica Laudato Si’- sulla cura della casa comune pubblicata nel 2015, cui ha fatto seguito nel 2023 l’esortazione apostolica Laudate Deum – a tutte le persone di buona volontà sulla crisi climatica. Inoltre, col pontificato di Bergoglio, la Santa Sede è diventata parte dell’UNFCCC, ha ratificato l’Accordo di Parigi (presentando il...
Emissioni

L’Italia si sta allontanando dai suoi obiettivi sul clima

I dati dell’inventario nazionale delle emissioni di gas serra, da poco pubblicati da ISPRA, mostrano come per il terzo anno consecutivo l’Italia registri emissioni maggiori di quelle previste dagli impegni assunti in ambito europeo. Pur se anche nel 2023 le emissioni italiane di gas serra sono diminuite, la riduzione è ben al di sotto di quanto previsto dagli obiettivi approvati dall’Italia. Aumenta dunque la quantità di emissioni che sarà da recuperare entro il 2030, rendendo il raggiungimento dell’obiettivo sempre più...