Dalla ricerca alla politica e ritorno
Nella seconda parte dell’intervista con Climalteranti, Gavin Schmidt parla dei vari interlocutori nella “conversazione pubblica” sul clima ed esprime un desiderio proprio mentre il suo governo sta per esaudirlo.
I negazionisti dei cambiamenti climatici non trovano più argomenti nuovi, che siano in difficoltà?
Non trovano argomenti nuovi da decenni! Ma il negazionismo (denial) è un atteggiamento pubblico molto legato al contesto politico. Se un partito politico pensa di guadagnarci qualcosa incitandolo, ritornerà. Non se ne va perché la razionalità prevale e la gente cambia opinione. C’è sempre, e l’attenzione che riceve da parte del pubblico dipende soprattutto dai protagonisti della conversazione pubblica, se si concentrano o meno su questo tema. In Europa, in generale non lo fanno, quindi il problema si pone meno. Negli Stati Uniti abbiamo un partito di cui una metà ha deciso che il tema dei cambiamenti climatici va usato contro le élite liberali, contro Obama, adesso contro le tasse, contro qualunque cosa. Non perché abbia preso in considerazione la scienza e ne abbia tratto le proprie conclusioni. No, fa parte di un discorso preconfezionato. (altro…)
I negazionisti dei cambiamenti climatici non trovano più argomenti nuovi, che siano in difficoltà?
Non trovano argomenti nuovi da decenni! Ma il negazionismo (denial) è un atteggiamento pubblico molto legato al contesto politico. Se un partito politico pensa di guadagnarci qualcosa incitandolo, ritornerà. Non se ne va perché la razionalità prevale e la gente cambia opinione. C’è sempre, e l’attenzione che riceve da parte del pubblico dipende soprattutto dai protagonisti della conversazione pubblica, se si concentrano o meno su questo tema. In Europa, in generale non lo fanno, quindi il problema si pone meno. Negli Stati Uniti abbiamo un partito di cui una metà ha deciso che il tema dei cambiamenti climatici va usato contro le élite liberali, contro Obama, adesso contro le tasse, contro qualunque cosa. Non perché abbia preso in considerazione la scienza e ne abbia tratto le proprie conclusioni. No, fa parte di un discorso preconfezionato. (altro…) 2015, nessun picco di riscaldamento previsto
Un articolo di Repubblica contiene in un box redazionale due errori di segno opposto sul futuro del clima del pianeta.
Su Repubblica di venerdì 4 maggio 2012 è stato pubblicato un interessante articolo del corrispondente dagli Stati Uniti, Federico Rampini, intitolato “Il complotto del clima”
L’articolo ha avuto una grande visibilità, con attacco in prima pagina di spalla (titolo “Il complotto per negare l’allarme clima”), e tre pagine intere dell’inserto R2, che ospitava anche un articolo di Mark Hertsgaard intitolato “Pensano solo ai profitti e non al futuro dell’umanità”.
L’articolo è la recensione di un libro appena uscito negli USA (non ancora in Italia, purtroppo), “Private empire”, in cui l’autore Steve Coll racconta con una approfondita inchiesta “il ruolo sistematico del gruppo petrolifero nel falsificare per anni la scienza sul cambiamento climatico, finanziare ogni sorta di teorie negazioniste, influenzando l'opinione pubblica e interferendo sul dibattito politico americano”.
La frase sopra riportata è presente nell’articolo di Rampini, e va intesa nel senso che la scienza del clima proposta da ExxonMobile era falsa; a scanso di equivoci, è meglio ricordare che la scienza del clima vera, cioè quella sintetizzata nei rapporti IPCC, non è stata falsificata, nonostante gli sforzi e i finanziamenti delle lobby petrolifere.
Non è una notizia particolarmente nuova, in quanto l’azione delle lobby USA per cercare di confondere l’opinione pubblica sui pericoli del pianeta era già stata raccontata in libri, film, rapporti e specifici siti web; ma questa corposa indagine è senz’altro benvenuta e ancora utile. (altro…)
Su Repubblica di venerdì 4 maggio 2012 è stato pubblicato un interessante articolo del corrispondente dagli Stati Uniti, Federico Rampini, intitolato “Il complotto del clima”
L’articolo ha avuto una grande visibilità, con attacco in prima pagina di spalla (titolo “Il complotto per negare l’allarme clima”), e tre pagine intere dell’inserto R2, che ospitava anche un articolo di Mark Hertsgaard intitolato “Pensano solo ai profitti e non al futuro dell’umanità”.
L’articolo è la recensione di un libro appena uscito negli USA (non ancora in Italia, purtroppo), “Private empire”, in cui l’autore Steve Coll racconta con una approfondita inchiesta “il ruolo sistematico del gruppo petrolifero nel falsificare per anni la scienza sul cambiamento climatico, finanziare ogni sorta di teorie negazioniste, influenzando l'opinione pubblica e interferendo sul dibattito politico americano”.
La frase sopra riportata è presente nell’articolo di Rampini, e va intesa nel senso che la scienza del clima proposta da ExxonMobile era falsa; a scanso di equivoci, è meglio ricordare che la scienza del clima vera, cioè quella sintetizzata nei rapporti IPCC, non è stata falsificata, nonostante gli sforzi e i finanziamenti delle lobby petrolifere.
Non è una notizia particolarmente nuova, in quanto l’azione delle lobby USA per cercare di confondere l’opinione pubblica sui pericoli del pianeta era già stata raccontata in libri, film, rapporti e specifici siti web; ma questa corposa indagine è senz’altro benvenuta e ancora utile. (altro…) Caldo estremo
In un post su Realclimate, Stefan Rahmstorf e Dim Coumou mostrano perché il dibattito sugli estremi delle temperature è spesso viziato da domande mal poste.
A proposito delle ondate di calore estreme si sente spesso dire qualcosa del genere: “Se questa ondata ha superato di5 °Cil record precedente, il riscaldamento globale c’entra poco, visto che in un secolo è stato solo di1 °C”. Di seguito spieghiamo perché consideriamo questa logica doppiamente errata.
Si possono fare due domande diverse (Otto et al. 2012):
1. Quanto calore ha aggiunto il riscaldamento globale a questa ondata?
Ci è un po’ difficile inquadrare la domanda perché implica che la stessa situazione meteorologica si sarebbe verificata anche senza il riscaldamento globale, solo, per dire, ad un livello di temperatura inferiore di1 °C. Non è per forza vero, naturalmente, poiché il tempo meteorologico è fortemente stocastico e il riscaldamento globale può anche influenzare le caratteristiche della circolazione atmosferica. (altro…)
A proposito delle ondate di calore estreme si sente spesso dire qualcosa del genere: “Se questa ondata ha superato di5 °Cil record precedente, il riscaldamento globale c’entra poco, visto che in un secolo è stato solo di1 °C”. Di seguito spieghiamo perché consideriamo questa logica doppiamente errata.
Si possono fare due domande diverse (Otto et al. 2012):
1. Quanto calore ha aggiunto il riscaldamento globale a questa ondata?
Ci è un po’ difficile inquadrare la domanda perché implica che la stessa situazione meteorologica si sarebbe verificata anche senza il riscaldamento globale, solo, per dire, ad un livello di temperatura inferiore di1 °C. Non è per forza vero, naturalmente, poiché il tempo meteorologico è fortemente stocastico e il riscaldamento globale può anche influenzare le caratteristiche della circolazione atmosferica. (altro…) La scienza del clima è un sforzo cooperativo
… e per questo è così entusiasmante, dice Gavin Schmidt in un’intervista in esclusiva a Climalteranti a Venezia il 29 marzo, in occasione della conferenza "Communicating climate change issues".
Il video della prima parte dell’intervista è disponibile qui, in seguito la traduzione a cura di Sylvie Coyaud.
Chissà se esiste uno scienziato del clima laureato in scienze del clima. Lei in che cosa si è laureato?
Ho studiato matematica a Oxford, il mio dottorato era in matematica applicata alla dinamica dei fluidi, vagamente associata agli oceani. Poi da post-doc, ho cominciato a interessarmi al clima.
Come mai?
Era dove c’erano le domande più interessanti. C’è un sacco di complessità nella scienza del clima. Con i problemi di matematica, ci si può arrangiare con le medie, postulare “poniamo una mucca sferica”…
Questa è fisica!
Vale anche in matematica. Ma davanti a problemi reali, se vuole trovare delle risposte rilevanti per il mondo reale, non basta presumere che tutte le complessità scompariranno. Deve affrontare le complessità, vuol dire che deve occuparsi di questioni vere, tener conto anche di piccoli dettagli, e questo vuol dire che non sarà facile trovare una risposta. Non potrà semplicemente scrivere equazioni e risolverle, che è quello che un matematico fa. Quando diventa uno scienziato del clima, o quando si occupa di qualcosa di più complesso, deve accettarne la complessità, usare metodi diversi, pensare in modo diverso. E’ più interessante, ed è anche più nell’interesse degli altri. (altro…)
Chissà se esiste uno scienziato del clima laureato in scienze del clima. Lei in che cosa si è laureato?
Ho studiato matematica a Oxford, il mio dottorato era in matematica applicata alla dinamica dei fluidi, vagamente associata agli oceani. Poi da post-doc, ho cominciato a interessarmi al clima.
Come mai?
Era dove c’erano le domande più interessanti. C’è un sacco di complessità nella scienza del clima. Con i problemi di matematica, ci si può arrangiare con le medie, postulare “poniamo una mucca sferica”…
Questa è fisica!
Vale anche in matematica. Ma davanti a problemi reali, se vuole trovare delle risposte rilevanti per il mondo reale, non basta presumere che tutte le complessità scompariranno. Deve affrontare le complessità, vuol dire che deve occuparsi di questioni vere, tener conto anche di piccoli dettagli, e questo vuol dire che non sarà facile trovare una risposta. Non potrà semplicemente scrivere equazioni e risolverle, che è quello che un matematico fa. Quando diventa uno scienziato del clima, o quando si occupa di qualcosa di più complesso, deve accettarne la complessità, usare metodi diversi, pensare in modo diverso. E’ più interessante, ed è anche più nell’interesse degli altri. (altro…) Al Casinò del clima può uscire lo zero o il doppio zero
In seguito all’intervento di William Nordhaus pubblicato sul New York Review of Books (vedi il post “Perché sbagliano gli scettici del riscaldamento globale”), tre famosi “scettici”, Roger Cohen, William Happer e Richard Lindzen, hanno inviato una risposta, che è stata pubblicata assieme alla replica dello stesso Nordhaus, che contiene altri spunti interessanti su come demolire l’argomento che non conviene agire perché ci sono ancora alcune incertezze nella scienza del clima .
Pubblichiamo insieme a Effetto Cassandra la traduzione di entrambi gli scritti di Massimiliano Rupalti.
Risposta a William Nordhaus di Roger Cohen, William Happer e Richard Lindzen
Sulla New York Review of Books del 22 marzo 2012, William Nordhaus esprime un’opinione sul perché “sbagliano” gli scettici del riscaldamento globale in generale, e i sedici scienziati ed ingegneri che hanno scritto due editoriali sul Wall Street Journal (1) in particolare. Siamo tre di quei sedici scienziati e rispondiamo qui al Professor Nordhaus.
Il saggio del Professor Nordhaus contiene sei punti.
Il primo punto rigira il fatto ovvio che non c'è stato nessun riscaldamento statisticamente significativo per circa quindici anni, in un’affermazione che non abbiamo fatto, cioè che non c'è stato riscaldamento durante gli ultimi due secoli. Il Professor Nordhaus continua a confondere questo con il problema dell' attribuzione: per esempio, determinare di cosa ha causato il riscaldamento. L'attribuzione è una materia distinta. Mentre ci sarebbe molto da ridire sulle registrazioni delle temperature, è generalmente accettato il fatto che ci sia stato un aumento della temperatura media globale simile a quella mostrata nel primo grafico del Professor Nordhaus.
Il periodo precedente di due o tre secoli era molto più freddo ed è conosciuto come la Piccola Era Glaciale. Una registrazione più lunga avrebbe ovviamente mostrato periodi ancora precedenti come ugualmente caldi se non più caldi di quello presente.
L'osservazione che gli ultimi anni comprendono alcuni degli anni più caldi mai registrati non implica affatto un riscaldamento futuro, così come i massimi registrati dalla borsa non implicano un mercato
futuro in costante crescita. Il fatto che il riscaldamento sia molto rallentato implica, per lo meno, l’esistenza di altri processi attualmente in competizione con l'aumento costante di gas serra.
Il secondo punto riguarda la nostra osservazione sugli attuali modelli climatici che sembrano esagerare il riscaldamento dovuto alla CO2. Questo ha a che fare con problema cruciale della sensibilità climatica, l'aumento della temperatura causato da un raddoppio della CO2. Il Professor Nordhaus presenta due grafici del rapporto del 2007 dell'IPCC (2) che pretende di mostrare che, senza le emissioni antropogeniche, i modelli simulano con successo le temperature medie fino a circa il 1970 ma non riescono a farlo da lì in poi. Questa è la base della dichiarazione dell'IPCC secondo la quale è probabile che la maggior parte del riscaldamento degli scorsi 50 anni sia dovuto alle emissioni umane. Una procedura simile esige che il modello includa correttamente tutte le altre fonti di variabilità. Tuttavia, viene riconosciuto che il fallimento dei modelli nel prevedere lo iato nel riscaldamento durante gli scorsi 15 anni indica che tale condizione non sia stata soddisfatta. (3) Inoltre c'è il fatto imbarazzante che i modelli non riproducono il riscaldamento dal 1910 al 1940, che è quasi identico a quello dal 1970 al 2000, ma è avvenuto prima che le emissioni umane divenissero tali da essere considerate importanti. (altro…)
Sulla New York Review of Books del 22 marzo 2012, William Nordhaus esprime un’opinione sul perché “sbagliano” gli scettici del riscaldamento globale in generale, e i sedici scienziati ed ingegneri che hanno scritto due editoriali sul Wall Street Journal (1) in particolare. Siamo tre di quei sedici scienziati e rispondiamo qui al Professor Nordhaus.
Il saggio del Professor Nordhaus contiene sei punti.
Il primo punto rigira il fatto ovvio che non c'è stato nessun riscaldamento statisticamente significativo per circa quindici anni, in un’affermazione che non abbiamo fatto, cioè che non c'è stato riscaldamento durante gli ultimi due secoli. Il Professor Nordhaus continua a confondere questo con il problema dell' attribuzione: per esempio, determinare di cosa ha causato il riscaldamento. L'attribuzione è una materia distinta. Mentre ci sarebbe molto da ridire sulle registrazioni delle temperature, è generalmente accettato il fatto che ci sia stato un aumento della temperatura media globale simile a quella mostrata nel primo grafico del Professor Nordhaus.
Il periodo precedente di due o tre secoli era molto più freddo ed è conosciuto come la Piccola Era Glaciale. Una registrazione più lunga avrebbe ovviamente mostrato periodi ancora precedenti come ugualmente caldi se non più caldi di quello presente.
L'osservazione che gli ultimi anni comprendono alcuni degli anni più caldi mai registrati non implica affatto un riscaldamento futuro, così come i massimi registrati dalla borsa non implicano un mercato
futuro in costante crescita. Il fatto che il riscaldamento sia molto rallentato implica, per lo meno, l’esistenza di altri processi attualmente in competizione con l'aumento costante di gas serra.
Il secondo punto riguarda la nostra osservazione sugli attuali modelli climatici che sembrano esagerare il riscaldamento dovuto alla CO2. Questo ha a che fare con problema cruciale della sensibilità climatica, l'aumento della temperatura causato da un raddoppio della CO2. Il Professor Nordhaus presenta due grafici del rapporto del 2007 dell'IPCC (2) che pretende di mostrare che, senza le emissioni antropogeniche, i modelli simulano con successo le temperature medie fino a circa il 1970 ma non riescono a farlo da lì in poi. Questa è la base della dichiarazione dell'IPCC secondo la quale è probabile che la maggior parte del riscaldamento degli scorsi 50 anni sia dovuto alle emissioni umane. Una procedura simile esige che il modello includa correttamente tutte le altre fonti di variabilità. Tuttavia, viene riconosciuto che il fallimento dei modelli nel prevedere lo iato nel riscaldamento durante gli scorsi 15 anni indica che tale condizione non sia stata soddisfatta. (3) Inoltre c'è il fatto imbarazzante che i modelli non riproducono il riscaldamento dal 1910 al 1940, che è quasi identico a quello dal 1970 al 2000, ma è avvenuto prima che le emissioni umane divenissero tali da essere considerate importanti. (altro…) Perché sbagliano gli scettici del riscaldamento globale
Pubblichiamo l’articolo di William D. Nordhaus, uscito sulla New York Review of Books e tradotto da Massimiliano Rupalti per Effetto Cassandra. Una sintesi chiara e incisiva su come confutare le tesi più ricorrenti degli “scettici”.
In un prossimo post sarà pubblicata la risposta degli “scettici” e l’ulteriore replica di Nordhaus.
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Iceberg nella laguna di Jökulsárlón in Islanda, laguna che si sta costantemente allargando mentre il ghiacciaio Vatnajökull – il più grande d'Europa - si scioglie. Fotografia di Olaf Otto Becker.
La minaccia del cambiamento climatico è un problema sempre più importante per il pianeta. Poiché le sue implicazioni economiche avevano ricevuto poca attenzione, avevo scritto un libro non tecnico su come si poteva usare le regole del mercato per formulare interventi. Quando ho mostrato una prima bozza ai colleghi, hanno risposto che avevo lasciato fuori gli argomenti degli scettici sul cambiamento climatico e di conseguenza me ne sono occupato a lungo.
Una difficoltà che ho riscontrato esaminando le obiezioni degli scettici climatici è che sono sparpagliate in blog, conferenze e pamphlet. Poi sul Wall Street Journal del 27 gennaio 2012, ho visto un articolo di sedici scienziati, intitolato “Non c'è alcun bisogno di allarmarsi per il riscaldamento globale”. È utile: riassume in modo succinto molte delle solite critiche. Il messaggio di base è che il globo non si sta scaldando, che le voci dissidenti vengono soppresse e che rinviare di cinquant’anni le misure per rallentare il cambiamento climatico non avrà conseguenze serie sull'economia e sull'ambiente. (altro…)
Iceberg nella laguna di Jökulsárlón in Islanda, laguna che si sta costantemente allargando mentre il ghiacciaio Vatnajökull – il più grande d'Europa - si scioglie. Fotografia di Olaf Otto Becker.
La minaccia del cambiamento climatico è un problema sempre più importante per il pianeta. Poiché le sue implicazioni economiche avevano ricevuto poca attenzione, avevo scritto un libro non tecnico su come si poteva usare le regole del mercato per formulare interventi. Quando ho mostrato una prima bozza ai colleghi, hanno risposto che avevo lasciato fuori gli argomenti degli scettici sul cambiamento climatico e di conseguenza me ne sono occupato a lungo.
Una difficoltà che ho riscontrato esaminando le obiezioni degli scettici climatici è che sono sparpagliate in blog, conferenze e pamphlet. Poi sul Wall Street Journal del 27 gennaio 2012, ho visto un articolo di sedici scienziati, intitolato “Non c'è alcun bisogno di allarmarsi per il riscaldamento globale”. È utile: riassume in modo succinto molte delle solite critiche. Il messaggio di base è che il globo non si sta scaldando, che le voci dissidenti vengono soppresse e che rinviare di cinquant’anni le misure per rallentare il cambiamento climatico non avrà conseguenze serie sull'economia e sull'ambiente. (altro…) Chi è il padre della teoria dell’effetto serra?
Fourier per primo ha intuito l'esistenza dell'effetto serra e il ruolo dell'atmosfera. Ma molto tempo dovette passare prima di poterne dare una descrizione corretta.
Chi è il padre della teoria dell'effetto serra? A questa domanda viene in genere risposto con Fourier o Arrhenius.
Non c'é alcun dubbio che il primo ad ipotizzare il ruolo dell'atmosfera nella determinazione della temperatura sulla Terra sia stato l'accademico francese. Le conoscenze dell'epoca erano però assai limitate tanto che Fourier dedusse le proprietà di assorbimento del “calore non-luminoso”, che oggi chiameremmo radiazione infrarossa, da considerazioni sulla propagazione del calore e per analogia con l'esperimento di De Saussurre. Anche se l'idea originale è certamente sua, Fourier in realtà non sviluppò alcuna teoria e, preciso per correttezza, non poteva farlo.
Dovette passare quasi mezzo secolo prima che si potesse comprendere la natura ondulatoria della luce e che si sviluppassero le tecniche e i materiali adatti ad analizzarli. Di queste nuove conoscenze si avvantaggiò Tyndall che per primo misurò l'assorbimento infrarosso in diversi gas, inclusi CO2 e vapor acqueo. Anche lui rimase però nel solco tracciato da Fourier di un effetto serra dovuto alla limitazione nella propagazione del calore da parte di una atmosfera parzialmente opaca ai raggi infrarossi. Sua è, ad esempio, la nota analogia della diga. (altro…)
Chi è il padre della teoria dell'effetto serra? A questa domanda viene in genere risposto con Fourier o Arrhenius.
Non c'é alcun dubbio che il primo ad ipotizzare il ruolo dell'atmosfera nella determinazione della temperatura sulla Terra sia stato l'accademico francese. Le conoscenze dell'epoca erano però assai limitate tanto che Fourier dedusse le proprietà di assorbimento del “calore non-luminoso”, che oggi chiameremmo radiazione infrarossa, da considerazioni sulla propagazione del calore e per analogia con l'esperimento di De Saussurre. Anche se l'idea originale è certamente sua, Fourier in realtà non sviluppò alcuna teoria e, preciso per correttezza, non poteva farlo.
Dovette passare quasi mezzo secolo prima che si potesse comprendere la natura ondulatoria della luce e che si sviluppassero le tecniche e i materiali adatti ad analizzarli. Di queste nuove conoscenze si avvantaggiò Tyndall che per primo misurò l'assorbimento infrarosso in diversi gas, inclusi CO2 e vapor acqueo. Anche lui rimase però nel solco tracciato da Fourier di un effetto serra dovuto alla limitazione nella propagazione del calore da parte di una atmosfera parzialmente opaca ai raggi infrarossi. Sua è, ad esempio, la nota analogia della diga. (altro…) Ritorno al Medioevo?
Il 31 marzo in prima pagina,La Repubblica ospitava l’articolo "Caldo record e fiumi a secco il nord prega per la pioggia".
Nell’articolo, proseguito alle pagine 28 e 29 con il titolo "Preghiere, processioni e croci nei campi. Il nord riscopre gli antichi riti anti-siccità", Jenner Meletti racconta come al termine di un mese caldo e siccitoso, come è stato il marzo 2012, si stanno riscoprendo antichi riti per scongiurare la siccità: processioni, croci con rametti di ontano, statue dei Santi messe con i piedi nell’acqua.
Un riquadro in evidenza, per lettori frettolosi, recita: "Il sindaco di Trebaseleghe: Dio fa piovere in risposta ai nostri atti, lo dice la Bibbia"; e un altro “A Firenze il Cardinale Betori scrive una lettera ai parroci: organizzate veglie”.
L'articolo finisce invitando a evitare, in caso di insuccesso, le reazioni scomposte di un tempo: in Sicilia, San Giuseppe gettato in un giardino bruciato dal caldo nel 1893, strappo delle ali d’oro a San Michele Arcangelo a Caltanisetta, denudamento e minacce d’impiccagione allo stesso santo a Licata.
“Almeno per ora, meglio preparare solo le croci bianche d’ontano.”
L’ondata di caldo del marzo scorso in pianura padana è stata davvero un “evento estremo”, come mostrano i primi dati, ancora provvisori, provenienti da alcuni osservatori storici; per esempio a Torino marzo 2012 è stato il secondo più caldo dal 1753, con una temperatura di +13.5 °C (+4.4 °C rispetto al trentennio 1961-90, il più caldo mese di marzo è stato nel 1997); oppure a Modena dove dall’inizio delle osservazioni dell’Osservatorio Geofisico universitario, nel 1830, non si registrava un mese di marzo così caldo e nel contempo da altrettanto non si osservavano 12 mesi (aprile 2011-marzo 2012) così poco piovosi. (altro…) Due conferenze di Gavin Schmidt
Il famoso climatologo Gavin Schmidt del NASA Goddard Institute for Space Studies di New York terrà questa settimana due conferenze a Venezia, presso l’Università Ca’ Foscari, Aula 10B, Dipartimento di Economia, S. Giobbe, Cannaregio 873:
The use of paleorecords in constraining future climate projections
Martedì 27 marzo, ore 14.00 - 16.00
Communicating climate change issues
Giovedì 29 marzo, ore 14.00 - 16.00
Gavin Schmidt è una delle voci più conosciute del dibattito sul tema dei cambiamenti climatici.
Ha contribuito a sviluppare il ModelE GCM, il modello climatico accoppiato atmosfera-oceano del GISS, che viene correntemente utilizzato per la comprensione del clima presente e passato e per le proiezioni climatiche. Fra gli studi paleoclimatici troviamo il clima dell'Olocene, le condizioni del PETM e il cosiddetto 8.2 kyrs event. Sul periodo più recente, ha studiato gli effetti di varie forzanti, dagli aerosol al sole alla CO2. Ovviamente c'é molto altro come si vede dal numero impressionante di pubblicazioni sul tema della paleoclimatologia e della modellistica climatica.
Gavin è uno dei fondatori e uno dei principali autori di Realclimate (qui l’ultimo suo post del 20 marzo sull’aggiornamento dei dati di temperatura dell’Hadley Center). Fra i suoi saggi divulgativi, segnaliamo Climate Change: picturing the science, in collaborazione con il fotografo Joshua Wolfe, in cui testo e fotografie scattate in tutto il mondo si integrano per illustrare i mutamenti già in corso e il loro significato.
Su Climalteranti abbiamo pubblicato la traduzione di molti suoi post (l’ultimo qui). Si distinguono per la chiarezza nell’esposizione scientifica e la capacità di far capire la rilevanza dell’oggetto della discussione per il progredire della conoscenza sul tema dei cambiamenti climatici. (altro…)
Gavin Schmidt è una delle voci più conosciute del dibattito sul tema dei cambiamenti climatici.
Ha contribuito a sviluppare il ModelE GCM, il modello climatico accoppiato atmosfera-oceano del GISS, che viene correntemente utilizzato per la comprensione del clima presente e passato e per le proiezioni climatiche. Fra gli studi paleoclimatici troviamo il clima dell'Olocene, le condizioni del PETM e il cosiddetto 8.2 kyrs event. Sul periodo più recente, ha studiato gli effetti di varie forzanti, dagli aerosol al sole alla CO2. Ovviamente c'é molto altro come si vede dal numero impressionante di pubblicazioni sul tema della paleoclimatologia e della modellistica climatica.
Gavin è uno dei fondatori e uno dei principali autori di Realclimate (qui l’ultimo suo post del 20 marzo sull’aggiornamento dei dati di temperatura dell’Hadley Center). Fra i suoi saggi divulgativi, segnaliamo Climate Change: picturing the science, in collaborazione con il fotografo Joshua Wolfe, in cui testo e fotografie scattate in tutto il mondo si integrano per illustrare i mutamenti già in corso e il loro significato.
Su Climalteranti abbiamo pubblicato la traduzione di molti suoi post (l’ultimo qui). Si distinguono per la chiarezza nell’esposizione scientifica e la capacità di far capire la rilevanza dell’oggetto della discussione per il progredire della conoscenza sul tema dei cambiamenti climatici. (altro…) Tutta l’acqua del mondo
Mentre fondono i ghiacciai del Cile, il progetto Hydro-Aysén dell’ENEL mette in pericolo l’ambiente della Patagonia.
Chi crede che il cambiamento climatico non abbia alcun effetto sulla società può guardare il reportage di Camilla Martini, Tutta l’acqua del mondo, e ricredersi. Il Cile, con una popolazione in forte crescita, deve sfruttare in maniera sempre più spinta il suo potenziale idroelettrico.
Le miniere di rame nel Nord del paese, spina dorsale dell’economia nazionale, richiedono infatti ingenti quantità di energia elettrica. Gran parte della popolazione vive a Santiago o nella regione metropolitana dove il progetto Alto-Maipo, teso alla costruzione di 2 impianti idroelettrici sul rio Maipo ha suscito molte proteste.
I ghiacciai del nord sono in fase di intenso ritiro (Rivera et al., 2002; Porter e Santana, 2003; Bown e Rivera, 2007; Rivera et al., 2009, Rosenblüth et al., 1997; Quintana and Aceituno, 2006), connesso alla dinamica climatica globale. E con loro per la regione metropolitana va scomparendo una riserva d’acqua che sembrava inesauribile. (altro…)
Chi crede che il cambiamento climatico non abbia alcun effetto sulla società può guardare il reportage di Camilla Martini, Tutta l’acqua del mondo, e ricredersi. Il Cile, con una popolazione in forte crescita, deve sfruttare in maniera sempre più spinta il suo potenziale idroelettrico.
Le miniere di rame nel Nord del paese, spina dorsale dell’economia nazionale, richiedono infatti ingenti quantità di energia elettrica. Gran parte della popolazione vive a Santiago o nella regione metropolitana dove il progetto Alto-Maipo, teso alla costruzione di 2 impianti idroelettrici sul rio Maipo ha suscito molte proteste.
I ghiacciai del nord sono in fase di intenso ritiro (Rivera et al., 2002; Porter e Santana, 2003; Bown e Rivera, 2007; Rivera et al., 2009, Rosenblüth et al., 1997; Quintana and Aceituno, 2006), connesso alla dinamica climatica globale. E con loro per la regione metropolitana va scomparendo una riserva d’acqua che sembrava inesauribile. (altro…)
La pericolosa ricerca di purezza e perfezione
Il documentario “Planet of the humans” di Jeff Gibbs, produttore esecutivo il noto regista Michael Moore, è una rozza e manipolatrice operazione di mistificazione complottistica sul tema della mitigazione del cambiamento climatico. Un esempio dell’ambientalismo parolaio che preferisce costruire con argomenti vecchi e superati la tesi del “tutto sbagliato… tutto da rifare”; senza proporre in alternativa niente di serio, se non le solite prediche. È ormai chiaro che sia arrivato il momento di darsi da fare per ridurre le emissioni...
Emergenza Coronavirus: un’occasione epocale per far cambiare direzione alle emissioni globali di gas climalteranti
Il rinvio della COP26, il Green Deal europeo e il crollo del prezzo del petrolio L’annuncio del rinvio della COP26 da parte della Presidenza UK, inevitabile data l’emergenza Coronavirus in corso, ha destato la preoccupazione che il riscaldamento globale venga considerato un problema che in questo momento l’umanità non si può permettere di affrontare. Pur se il 2020 avrebbe dovuto essere un anno cruciale per il negoziato globale sul clima, in quanto erano attesi i rilanci degli...
Lezioni climalteranti
Oltre alle 60 conferenze o lezioni disponibili sul web, segnalate in un precedente post (40 in italiano e 20 in inglese), Climalteranti ha avviato un progetto per rendere disponibile sul proprio canale Youtube alcune lezioni più specifiche inerenti la scienza del clima, le azioni di adattamento e mitigazione e le politiche sul clima, che saranno incluse in una playlist “Lezioni climalteranti”. L’obiettivo di queste lezioni, come spiegato nella breve Introduzione, è di fornire ai ragazzi e alle ragazze che sono...
Il Museo delle Tecnologie dell’Antropocene
Il mese scorso, appena prima di questa emergenza sanitaria, ho visitato il “Museum of Anthropocene Technology” (MAT) a Laveno Mombello. È un piccolo museo creato da Frank Raes, che fino a poco tempo fa lavorava presso il Joint Research Centre della Commissione Europea a Ispra. Lì ha diretto le ricerche sull’inquinamento atmosferico e sui cambiamenti climatici. Da 10-15 anni Frank è attivo sulla comunicazione della crisi climatica e il MAT è il suo modo di continuare questo lavoro. Da tempo...
L’effetto del coronavirus nella lotta allo smog e al riscaldamento globale
In questi giorni in cui l’epidemia coronavirus ha fermato l’Italia ed è ormai diventata una pandemia globale, si è iniziato a discutere se la riduzione delle attività lavorative, la chiusura delle scuole e il forte calo dei trasporti, che dopo la Cina ormai riguarda tante nazioni del mondo, possa contribuire alla lotta allo smog e al cambiamento climatico, a causa della riduzione delle emissioni inquinanti e di gas serra. Nel caso della Cina, una dettagliata analisi di Carbon Brief ha...
Conferenze e lezioni sul clima sul web
In questi giorni di emergenza sanitaria Coronavirus (a proposito, facciamo tutti il possibile per limitare i contagi, ha la sua utilità, vedi figura a fianco), molti si stanno rivolgendo al web per trovare alternative alle lezioni sospese su scala nazionale. Inoltre, tutti i seminari e convegni sul tema del cambiamento climatico sono stati sospesi. Proponiamo qui un primo elenco di video disponibili sul web in cui si parla adeguatamente del cambiamento climatico, ricordando in generale la sezione link del nostro...
Il ritiro dei ghiacciai dell’Everest visto dal Laboratorio Piramide e l’importanza della ricerca in alta quota
Riportiamo i risultati più recenti delle campagne glacio-idrologiche condotte nell’Himalaya nepalese in collaborazione con l’Associazione EVK2CNR ed il Laboratorio Piramide (5050 m s.l.m.), che mostrano l’inequivocabile stato di sofferenza delle coltri glaciali anche a tali quote e la necessità di continuare a studiare, per proporre approcci affidabili all’adattamento. Il laboratorio Piramide ai piedi dell’Everest. Foto di Gabriele Confortola, Maggio 2014. I ghiacciai dell’Himalaya: una inestimabile riserva d’acqua È ormai chiaro come il cambiamento climatico...
Ciao Mauro, e grazie
Nei giorni scorsi ci ha lasciato improvvisamente quanto inaspettatamente Mauro Pomatti, a 44 anni mentre usciva di casa per andare al lavoro. Mauro è stato dal primo giorno la mente informatica di Climalteranti, il “sistemista” come si dice in gergo, ossia colui che ha gestito la connessione con il mondo esterno del blog, che ne ha curato gli aggiornamenti, la presenza online, i backup e l’ha difeso da attacchi di hacker (e ce ne sono stati!). Ha fatto tutto questo...
La doppia sfida CO2 / qualità dell’aria e l’inevitabile ascesa delle auto elettriche
I costruttori di autovetture e veicoli commerciali leggeri devono rispettare i limiti sulle emissioni inquinanti delle categorie Euro, resi più severi dalle nuove modalità di misura, e quelli sulle emissioni di CO2 allo scarico medie dalla flotta di veicoli immatricolati. La spinta regolatoria, seguita dal mercato e dalla sensibilità ambientale dei consumatori, è la leva che sta forzando in Europa l’avvio dell’elettrificazione del trasporto privato. Le principali difficoltà tecniche che incontrano i costruttori di autovetture e veicoli commerciali leggeri consistono...
La ricetta verde di Trump non esiste
Dopo tanti anni a disinformare sulla scienza del clima, ora l’Istituto Bruno Leoni vorrebbe convincerci che tutto si aggiusterà solo con l’innovazione tecnologica guidata dal libero mercato del quale fidarsi ciecamente, l’unico in grado di risolvere la crisi climatica. Una tesi priva di fondamento. L’articolo di Alberto Mingardi su La Stampa del 24 gennaio 2020 “La ricetta verde di Trump” è un esempio di quale siano oggi gli argomenti di chi vuole impedire le azioni contro il cambiamento climatico,...