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La pericolosa ricerca di purezza e perfezione

Il documentario “Planet of the humans” di Jeff Gibbs, produttore esecutivo il noto regista Michael Moore, è una rozza e manipolatrice operazione di mistificazione complottistica sul tema della mitigazione del cambiamento climatico. Un esempio dell’ambientalismo parolaio che preferisce costruire con argomenti vecchi e superati la tesi del “tutto sbagliato… tutto da rifare”; senza proporre in alternativa niente di serio, se non le solite prediche.

È ormai chiaro che sia arrivato il momento di darsi da fare per ridurre le emissioni di gas serra, in modo sostanziale, con l’obiettivo di avvicinarsi al loro azzeramento nell’arco di tre decenni o poco più (e poi anche rimuovere CO2 dall’atmosfera, perché abbiamo perso tempo e quando saremo arrivati vicini allo zero, ci sarà comunque ancora troppa CO2 in atmosfera). Di questo si occupa una parte della scienza del cambiamento climatico, denominata “mitigazione”. Lo scopo di questa area di ricerca è di definire le migliori strategie per ridurre le emissioni e potenziare gli assorbimenti, studiando le diverse opzioni già disponibili e quelle che potrebbero esserlo, valutando per ogni opzione l’efficacia, il potenziale in diversi orizzonti temporali, i costi o benefici economici attuali e previsti per il futuro, gli investimenti necessari, i punti critici e i co-benefici (ambientali, sociali, ecc.), gli ostacoli di tipo normativo, politico, psicologico, le connessioni con gli obiettivi di sviluppo sostenibile, le possibilità di rimuovere questi ostacoli, discutendo il mix preferibile delle diverse opzioni in diversi contesti.

Molte decine di migliaia di articoli scientifici e migliaia di pubblicazioni di organizzazioni scientifiche negli ultimi anni hanno discusso questi aspetti. Il terzo volume dei rapporti di valutazione dell’IPCC (l’ultimo qui), e diversi rapporti speciali dell’IPCC (es. questi sul Carbon Capture and Storage o Energie Rinnovabili) hanno cercato di riassumere i principali risultati scientifici disponibili (qui l’indice del prossimo volume dell’IPCC sulla mitigazione). Una conoscenza in continua e spesso rapidissima evoluzione.
Ad esempio, anche solo con una semplice ricerca su Google Scholar non è difficile trovare centinaia di articoli scientifici sul potenziale dell’energia fotovoltaica, o sulla convenienza ambientale dell’auto elettrica rispetto a quella termica.

Pur se non è facile riassumere questa enorme mole di informazioni, una delle conclusioni a cui si arriva è che ci sono molti modi per ridurre le emissioni, quindi si può fare molto per contrastare il riscaldamento globale. Per dirla con il rapporto speciale dell’IPCC su 1,5°C di riscaldamento globale (pag. 16)«Differenti strategie di mitigazione possono portare alla riduzione delle emissioni nette che sarebbero richieste per seguire un percorso che limiti il riscaldamento globale a 1,5 °C con un superamento nullo o limitato». Oppure, se si considera la produzione di elettricità, la fonte principale di CO2, (pag. 17) “la fattibilità politica, economica, sociale e tecnica dell’energia solare, eolica e delle tecnologie di stoccaggio dell’elettricità è sostanzialmente migliorata negli ultimi anni (confidenza alta). Questi miglioramenti sono segnali di una potenziale transizione di sistema nella produzione di elettricità”.

Servono azioni molto rapide (molto più rapide che nel passato) in tutti i settori e a tutti i livelli (dai comportamenti individuali alle decisioni sulle infrastrutture energetiche) e servono investimenti seri. Non sarà affatto facile; ma sarebbe strano se lo fosse.

***

Il film “Planet of the Humans”, realizzato da Jeff Gibbs e con produttore esecutivo il noto regista Michael Moore, disponibile su Youtube (per ora solo in inglese), rifiuta di confrontarsi con tutte queste acquisizioni scientifiche e arriva alla conclusione opposta: tutte le opzioni tecnologiche di energie rinnovabili inquinano, consumano molti materiali ed energia, sono  “misure disperate non per salvare il pianeta ma per salvare noi stessi, per non affrontare la realtà che gli esseri umani stanno superando i limiti del pianeta”.

Sono di fatto riciclate e ben presentate le vecchie tesi usate da molti negazionisti climatici, secondo cui le opzioni tecnologiche rinnovabili sono un’illusione, perché non possiamo fare a meno dei combustibili fossili, e l’economia verde che intende promuoverle e accelerarne lo sviluppo è un’ulteriore operazione di inganno e sfruttamento delle risorse del pianeta.

Il racconto documentaristico è finalizzato alla vecchia tesi complottistica che si vuole dimostrare, selezionando in modo accurato le voci (esperti veri o presunti, alcuni ambientalisti, cittadini in lotta contro alcuni impianti) che sostengono gli argomenti necessari alla sceneggiatura; evitando qualsiasi altre voce, o almeno l’esteso dibattito esistente sul tema in campo scientifico o nello stesso movimento ambientalista. Il tutto condito da immagini ad effetto, di (veri) scempi ambientali, o di (veri) impianti rinnovabili che non hanno funzionato. Dando spazio solo alle contraddizioni, alla ricerca di un capro espiatorio: gli ambientalisti che promuovono le energie rinnovabili e sarebbero pagati per il loro green washing. Non esistono buone pratiche, storie di successo, non si dà conto dei risultati di studi che hanno valutato positività e criticità. In gergo scientifico si parla di “cherry picking”.

Il risultato di questo tipo di documentari è spesso molto convincente, come mostrano i dati sulle tantissime persone convinte che non siamo mai andati sulla Luna o che gli attentati dell’11 settembre 2001 non sono stati opera di al-Qaeda.

Ma si tratta, dal punto di vista scientifico e culturale, di un’operazione di mistificazione.

Ad esempio, il potenziale dei pannelli fotovoltaici è irriso mostrando un concerto che avrebbe dovuto essere alimentato a energia fotovoltaica, ma che viene invece alimentato dalla rete (quindi da combustibili fossili) perché piove. Viene mostrato un parco eolico caduto in disuso, con le pale marce e piene di ruggine. Ma non è questa, oggi, la realtà: i pannelli fotovoltaici o le pale eoliche danno un contributo significativo alla generazione elettrica in molti contesti (superando nel 2019 il carbone come fonte di energia nell’UE), e decine di analisi del ciclo di vita (vedi figura) mostrano la loro convenienza ambientale. L’auto elettrica è messa in discussione perché in una città degli Stati Uniti l’energia elettrica che carica le batterie proviene per il 90% dal carbone. Ma è un dato estremo, nella stragrande maggioranza dei casi la percentuale è molto minore, perché la percentuale di energia elettrica prodotta dal carbone è del 38% a livello mondiale e solo del 15% in Europa. Infatti l’auto elettrica sta diventando un tassello importante nel futuro della mobilità autoveicolare.

Gli errori del film sono tanti altri (ad esempio: i pannelli solari durerebbero solo 10 anni – la durata in realtà è di 25-30 anni, con una riduzione di efficienza del 20% dopo 20 anni); per un’analisi dettagliata rimandiamo alle recensioni già uscite in fondo al post.

Idem per come viene affrontato il tema dell’energia da biomasse: biocombustibili e biocarburanti sono visti per definizione come il male, con un attacco duro a posizioni ambigue o interlocutorie dei movimenti ambientalisti verso questa fonte di energia. Non è certo una novità che in molti casi la produzione di biomasse a scopo energetico abbia determinato pesanti impatti sul clima e sugli ecosistemi, specialmente quelli forestali e la loro biodiversità, e che gli incentivi economici indiscriminati all’uso di biomasse abbiano determinato conseguenze negative. Ma il bilancio climatico dell’uso di biomasse dipende da molti fattori (come testimonia l’acceso dibattito scientifico che le riguarda): distanza tra la fonte e la sede di produzione, tipo di materiale utilizzato, tipo di combustibile che viene sostituito dalle biomasse, tipo di foresta e sue dinamiche di ricrescita, efficienza e sistema di controllo delle emissioni dell’impianto di combustione. La risposta finale varia a seconda delle singole situazioni, con diversi casi di effettivo risparmio di emissioni. Gibbs invece non propone casi positivi e scarta a priori la possibilità che, sotto le opportune condizioni, sia possibile un uso sostenibile delle biomasse che sia benefico per il pianeta, per la sua biodiversità e i suoi gas climalteranti in atmosfera.

L’aspetto più importante è però un altro. Il documentario sembra scandalizzarsi del fatto che per costruire panelli solari o pale eoliche servano energie fossili (“non si riesce a fare niente senza combustibili fossili!”), anziché ragionare su quale è il vantaggio complessivo utilizzando l’analisi del ciclo di vita, come fatto in tantissime ricerche (si veda un esempio di confronto nel grafico a lato); e senza vedere la prospettiva e le sinergie (con il progredire delle energie rinnovabili i vantaggi dell’auto elettrica aumentano). “Planet of the Humans” sembra stupirsi che nel settore delle energie rinnovabili ci possano essere stati errori, insuccessi, o che ci sia chi ci voglia speculare. Come se gli attori di questa trasformazione non siano gli stessi esseri umani di questo pianeta, ma piuttosto eroi senza macchia e senza peccato, caratterizzati da purezza cristallina, assenza di compromessi e commistioni con la realtà esistente.

Alla fine, dopo aver cercato di demolire il senso e l’efficacia delle tecnologie per ridurre le emissioni (solare, eolico, auto elettrica) l’alternativa proposta sono i soliti proclami contro il consumismo, il solito predicozzo sulla necessità di fare (gli altri) meno figli, il “meno è meglio” e l’appello ad un generico “mettere noi stessi sotto controllo”. Certo, tutte cose condivisibili, ma non si capisce perché, dopo almeno un paio di decenni che vengono proposte, dovrebbero improvvisamente funzionare.

Chissà come mai sono prediche inascoltate da mezzo secolo.

La battuta chiave del finale è “al posto di accettare il cambiamento climatico dobbiamo alla fine accettare che non è la molecola di CO2 che distrugge il pianeta, siamo noi”. Invece no, è la molecola di CO2 a scaldare il pianeta, emessa non solo da tutti gli attuali umani, ma anche da quanti ci hanno preceduto, e continuerebbe a farlo per molti millenni anche se gli esseri umani lo abbandonassero. Chi ancora oggi sta scaricando nell’atmosfera circa 1500 miliardi di tonnellate di CO2 dalla rivoluzione industriale, ha una grande responsabilità anche verso le generazioni future: agire ora collettivamente, nel pianeta degli umani che oggi lo popolano. Smettendo di rimandare, e di fingere che la concentrazione atmosferica di gas serra calerà per magia non appena saremo tutti diventati santi e asceti.

 

 

Altre recensioni disponibili, con analisi degli errori del film:

Planet of the humans: A reheated mess of lazy, old myths, Ketan Joshi

Michael Moore’s environment film a slap in the face on Earth Day (on Medium), Cathy Cowan Becker

6 Reasons Why “Planet of the Humans” is a Disaster of Misinformation, Ben Wehrman

10 Reasons « Planet of the Humans » Gets Everything Wrong on Climate, Benjamin Tincq

Why “Planet of the Humans” is crap, Tom Athanasiou, EcoEquity

Film Review: Forget about PLANET OF THE HUMANS by Jeff Gibbs and Michael Moore by Neal Livingston

Michael Moore produced a film about climate change that’s a gift to Big Oil, Leah Stokes

Planet of the Humans Comes This Close to Actually Getting the Real Problem, Then Goes Full Ecofascism, Brian Kahn, Gizmondo

Meet the New Flack for Oil and Gas: Michael Moore, Josh Fox, The Nation

Inside Clean Energy: 6 Things Michael Moore’s ‘Planet of the Humans’ Gets Wrong, Dan Gearino, Inside Climate News

A Bomb in the Center of the Climate Movement’: Michael Moore Damages Our Most Important Goal, Bill McKibben, Rolling Stone

POTH Traffics in Myths, Errors, and Dangerous Misdirection, John Rogers, Union of Concerned Scientists

Planet of the Humans : Let’s just have a think…, Dave Borlace, Just Have a Think (note: a video response)

Why We Still Need the Green New Deal Plan for 100% Clean Energy, risposta di Mark Jacobson (Stanford University) a Planet of the Humans

How did Michael Moore become a hero to climate deniers and the far right?, George Monbiot, The Guardian

Michael Moore’s New Film Turns Heroes into Villains and Villains into Heroes, Michael Mann su Newsweek.

 

Testo di Stefano Caserini, con contributi di Paolo Gabrielli, Gabriele Messori e Giorgio Vacchiano, Mario Grosso, Federico Antognazza, Giacomo Grassi e Sylvie Coyaud.

31 responses so far

31 Responses to “La pericolosa ricerca di purezza e perfezione”

  1. ALESSANDRO SARAGOSAon Mag 13th 2020 at 11:11

    Se volete una recensione in italiano…

    https://www.qualenergia.it/articoli/il-documentario-di-michael-moore-che-piace-tanto-alla-estrema-destra-antiambientalista/

  2. Nicolaon Mag 13th 2020 at 11:35

    Grazie. Grazie davvero per questo post.
    Ieri sera ho visto il film e sono stato male. Non solo perchè mi ha lasciato disarmato, senza soluzioni, ma anche perchè come educatore ambientale che da 20 anni predica nelle scuole mi sono sentito inutile, tradito, ingranaggio di un sistema di false soluzioni e finto ottimismo. Oggi, come un balsamo, è giunto il vostro post, e mi sono ricreduto su quasi tutto. Alcuni concetti sono verissimi, come quello che bisogna cambiare sistema, e che tutto il ragionamento sulle rinnovabili deve partire dal concetto di Negawatt (l’energia che non si consuma) per poter avere un senso. Ma sapere che le tecnologie che stiamo mettendo faticosamente in campo non siano tutte da buttare mi da la forza per continuare a battermi per un futuro ancora possibile.

  3. Vittorio Marlettoon Mag 13th 2020 at 13:47

    Planet of the Humans? No grazie, molto meglio l’originale Planet of the Apes!

  4. Giacomo Grassion Mag 13th 2020 at 14:10

    Nonostante l’apparente spirito di approfondimento, il film resta scientificamente superficiale. E’ legittimo e salutare chiedersi se le tecnologie rinnovabili siano davvero una soluzione, un po’ come chiedersi se i vaccini siano davvero utili o se quell’orizzonte piatto di fronte ai nostri occhi sia davvero parte di una terra sferica. Anzi, di più: è necessario. Questi dubbi sono il sale della scienza, il motore del progresso.
    Il film, tuttavia, nega la complessità della realtà, e con essa ogni possibile approccio che non offra un “tutto-e-subito”. Ignora le enormi difficoltà tecniche, sociali, politiche ed economiche associate alla necessaria transizione verso un mondo senza combustibili fossili.
    Offre una visione del mondo come contrasto tra bianco e nero, tra tutto buono e tutto cattivo. Ogni minima contaminazione – un motore diesel che fa da back-up ad un sistema alimentato a energia solare, o un’organizzazione ambientalista finanziata da una oil company – corrompe irrimediabilmente tutto. Non che questi non siano potenziali problemi, non che gli sforzi per giungere ad un mondo senza combustibili fossili non siano drammaticamente insufficienti, è vero. Ma il film finisce per buttare il bimbo con l’acqua sporca. Un po’ come un no-vax che, amplificando ogni potenziale (e spesso immaginaria) controindicazione nell’uso dei vaccini, finisce per negarne l’oggettività utilità. O come un terrapiattista che si ferma a ciò che i suoi sensi gli suggeriscono, incapace di andare oltre.
    Paradossalmente, la ricerca delle soluzioni certe, della purezza assoluta, del bianco candido, porta il film alla più nera delle conclusioni: il problema siamo noi, noi come specie umana. La popolazione, il nostro inevitabile stile di vita. C’è del vero, ovviamente, ma il film resta cupo, nichilista, senza speranza. Se vogliamo risolvere il problema, sembra suggerire, dobbiamo sparire. E’ un film che semplifica troppo.
    Senza un’educazione alla complessità dei problemi e delle possibili soluzioni, la battaglia contro i cambiamenti climatici è persa in partenza. Anche per questo c’è Climalteranti. E per questo, mi auguro, questo film verrà presto dimenticato, sotterrato dall’ottimismo di chi si rimbocca le maniche ogni giorno per cercare soluzioni molto imperfette, ma concrete.

  5. Paolo C.on Mag 13th 2020 at 14:24

    https://www.doi.gov/pressreleases/interior-approves-plan-largest-solar-project-us-history

    A quanto pare anche l’amministrazione Trump approva progetti sul fotovoltaico, magari può essere un segnale incoraggiante. O mi sta sfuggendo qualcosa…

  6. Antonino C. Bonanon Mag 13th 2020 at 14:31

    Noto che i raccoglitori di ciliegie sono bonariamente tollerati, quando si tratta di giornalisti ambientalisti che di solito non sono manipolati ma solo sfiorati dai negazionisti. Ad esempio, un Report può anche spararla grossa (scientificamente parlando) e mettere mille pulci all’orecchio di chiunque: gli basta 1) tenere a dritta la barra del “si può fare” ecotecnologico, 2) citare le risposte che gli arrivano dalle “controparti” (a tutela legale dell’azienda). Lo dico senza polemica: mi va bene così e ne ringrazio l’esistenza.
    Io dico che la stessa tolleranza andrebbe usata anche nei confronti di un filmaker. Costui, ben più di un giornalista, è titolato a raccoglier ciliegie. Perchè mai scandalizzarsene? Peggio, perchè scandalizzarsi di chi ne usa strumentalmente i messaggi? Ad esempio: non mi pare proprio che un messaggio del film sia semplicemente sovrapponibile ai sostenitori del BAU fossile.
    Alla luce di queste considerazioni, apprezzo moltissimo l’articolo… ma solo nella parte che entra nei dettagli delle specifiche controdeduzioni. Ci sono messaggi sbagliati nel film? Entriamo nel dettaglio e diciamo quale è la verità scientifica. Non indugiamo a incazzarci, dire che si tira acqua al mulino dei trumpisti, che si è disfattisti. Non confondiamo le catalogazioni degli artifici retorici con le verifiche puntuali secondo metodo scientifico.
    E poi, non si è mai visto che ad un filmaker sia richiesto di dire “allora che fare”. Ben inteso, sono assai benvenuti i documentari che fanno sfociare i loro messaggi nelle ricette e nelle liste della spesa. Ma hanno il diritto (e l’utilità!) di esserci anche quelli il cui principale scopo è mostrare quanta polvere si lasci sotto il tappeto. Il tappeto è vecchio? Vabbè, ma in questo tempo ch’è passato, ci siamo accorti di quanto abbiamo lasciato sotto di esso? Siamo sicuri che non abbiano proliferato enormemente i parassiti? Solleviamolo, facciamo vedere che non contano granchè!
    Nell’articolo, ci sono poi alcune affermazioni francamente vuote. Tipo: “Chissà come mai sono prediche inascoltate da mezzo secolo.” Andatelo a dire a chi ha passato la sua vita facendo la figura della cassandra, in epoche nelle quali il negazionismo era la norma.

  7. Giovannion Mag 13th 2020 at 15:35

    Io abito in Pianura padana e devo ammettere che gli impianti di biomasse (pioppicoltura intensiva) stanno devastando gli ultimi lembi di foresta planiziale lungo i nostri fiumi. È assolutamente inconcepibile parlare sempre delle fonti rinnovabili come “sostenibili” perché l’unico sostegno è quello a beneficio delle industrie agro-energetico mentre comportano una spaventosa perdita di biodiversità su un’area che è già tra quelle a maggior crisi ecologica sul pianeta

  8. Enrico Mariuttion Mag 13th 2020 at 19:19

    “Smettendo di rimandare, e di fingere che la concentrazione atmosferica di gas serra calerà per magia non appena saremo tutti diventati santi e asceti.”

    Da notare che la concentrazione di gas serra non calerà neanche con le rinnovabili. L’unica opzione per tagliarle è la cattura diretta. Ma vedo che oramai vi state riposizionando sul tema.

  9. Sylvie Coyaudon Mag 13th 2020 at 21:29

    Antonino Bonan,

    la stessa tolleranza andrebbe usata anche nei confronti di un filmaker

    Infatti critichiamo spesso trasmissioni che mettono sullo stesso piano informazione e disinformazione.

    Non indugiamo a… dire che si tira acqua al mulino dei trumpisti

    Sta succedendo davvero, per quale motivo non bisogna dirlo?

    Perchè mai scandalizzarsene (del cherry-picking)?

    Non mi scandalizzo, mi sorprende che un regista presenti ciliege di dieci anni fa come le avesse raccolte ieri e pensi che lo spettatore non se ne accorga…

    “Chissà come mai sono prediche inascoltate da mezzo secolo.” Andatelo a dire a chi ha passato la sua vita facendo la figura della cassandra, in epoche nelle quali il negazionismo era la norma.

    Forse va tenuto presente che negli USA i negazionisti sono al governo e le Cassandre sono proprio gli ambientalisti che il film diffama.

    Siamo sicuri che non abbiano proliferato enormemente i parassiti?

    io sì perché quelle Cassandre li denunciano da decenni e a volte vincono pure un processo.

    non si è mai visto che ad un filmaker sia richiesto di dire “allora che fare”

    Che io sappia, nessuno lo ha chiesto a Jeff Gibbs. Ha scelto di dire lui che l’unica soluzione della crisi climatica e ambientale sta nel ridurre i consumi e le nascite. Lo trovo normale, vedo spesso registi indicare soluzioni alle crisi che documentano – che sia l’ILVA di Taranto o il riscaldamento globale.

    Giovanni,

    È assolutamente inconcepibile parlare sempre delle fonti rinnovabili come “sostenibili” perché l’unico sostegno è quello a beneficio delle industrie agro-energetico

    Be’, non è che il sostegno per l’energia solare o eolica sia a beneficio delle industrie agro-energetiche!

    una spaventosa perdita di biodiversità

    Dice? Nell’inventario uscito in febbraio, ho visto che in Pianura padana la biodiversità è aumentata insieme alle foreste. Forse è dovuto alle nuove aree protette più che ai pioppeti perché succede in tutta Italia.

  10. homoereticuson Mag 14th 2020 at 07:58

    Grazie per questo post.
    Non ho visto il documentario (ci proverò nei prossimi giorni se riesco a trovare il tempo), ma conoscendovi tendo a fidarmi del vostro giudizio.

    Che il film stia avendo successo nel mondo negazionista lo avevo capito alcuni giorni fa leggendo questa patetica lettera pubblicata su Italians di Severgnini (blog del Corriere della sera):

    http://italians.corriere.it/2020/05/07/lettera-2709/

    Ps:
    credo che ogni ambientalista che si rispetti dovrebbe auspicare se non proprio l’estinzione, almeno un forte ridimensionamento dell’impronta umana sul pianeta. E’ sacrosanto spingere sulle rinnovabili, ma questo impegno deve andare insieme al controllo demografico e ad una lotta senza quartiere al consumismo e al dogma della crescita economia eterna.

  11. ALESSANDRO SARAGOSAon Mag 14th 2020 at 09:42

    Giovanni, ma veramente la pioppicoltura intensiva per l’energia sta distruggendo le ultime foreste?

    https://www.federlegnoarredo.it/ContentsFiles/0000189391_AP0011-12pioppicoltura.pdf

    Oggi c’è un terzo delle piantagioni di pioppi che c’erano negli anni ’50….infatti questi non servono solo a produrre energia ma anche carta e compensato, industrie in deciso declino in Italia da decenni.

  12. […] molte delle quali datate e già abbondantemente smantellate dalla comunità scientifica (es. https://www.climalteranti.it/2020/05/13/la-pericolosa-ricerca-di-purezza-e-perfezione/#comment-59846…,  https://www.newsweek.com/michael-moore-planet-humans-film-climate-change-1502554), […]

  13. claudio della volpeon Mag 15th 2020 at 09:10

    a proposito di contraddizioni e rinnovabili: https://www.internazionale.it/video/2020/05/12/litio-deserto-cile

  14. philip rogoskyon Mag 16th 2020 at 22:28

    Grazie di questa vostra opportunissima disamina, mancava un articolo dedicato in lingua italiana, e chi meglio di voi a fornirlo? Sempre puntuali, e con stile.

    Ciò detto, mi sorprende la sufficienza con cui liquidate in una battuta (e anzi sembrate addirittura quasi sposare, così en passant…) uno dei passaggio più nefasti di questo filmato di Gibbs(&Moore), qui:

    “il solito predicozzo sulla necessità di fare (gli altri) meno figli […] Certo, tutte cose condivisibili, ma […]”

    Beh, no. Il subdolo ricorso – così frequente anche in ambiti insospettabili – al irriflesso “alla fine è un problema di sovrappopolazione/crescita demografica” mi sorprende che non vi abbia fatto scattare più perizia, visto che è una deduzione ampiamente studiata e smentita. Risulta stranamente ingenuo, liquidarlo come mero “predicozzo”. Men che meno, poi, dovrebbe risultare in alcun modo “condivisibile”, visto ché è molto chiaro cosa, invece, sottintende e serba.

    Avete giustamente incluso, tra l’ottimo elenco di articoli di risposta, anche B Kahn, che identifica proprio questa deriva nel film. Di recente anche il citato G Monbiot ha snocciolato qualche dettaglio in più su questo insidioso “red herring” (qui https://twitter.com/georgemonbiot/status/1258364688435478528) ancora tanto diffuso.

    Nel tener ben nel mirino l’evidenza con cui tocca confrontarci, in quest’era di crisi climatica che abbiamo davanti, sarebbe bello che la vostra attenzione scientifica tenesse sempre d’occhio anche questi aspetti forse meno “clinici”, ma non per questo meno cruciali.

    Grazie cmq dell’importante lavoro che fate!

  15. homoereticuson Mag 17th 2020 at 08:31

    interessanti i tweets di Monbiot. Grazie per la segnalazione.

    A proposito di purezze e perfezioni ecologiste, aggiungo altra carne al fuoco:

    Going Nuclear on Climate Change?
    Foreign Affairs Asks the Experts

    https://www.foreignaffairs.com/ask-the-experts/going-nuclear-climate-change?utm_campaign=Carbon%20Brief%20Daily%20Briefing&utm_medium=email&utm_source=Revue%20newsletter

  16. Sylvie Coyaudon Mag 17th 2020 at 21:15

    Ciao Claudio (D.V.)
    Già, anche il litio è un problema di diritti umani. Con gli Obiettivi dello sviluppo sostenibile, gli stati si sono impegnati a difendere le vittime della loro estrazione, ma ci provano solo poche Ong.

    Philip Rogosky,

    anzi sembrate addirittura quasi sposare, così en passant…) uno dei passaggio più nefasti di questo filmato di Gibbs(&Moore)

    Spero proprio di no! La frase finale esplicita il sarcasmo di quel “Certo, sono tutte cose condivisibili” e sottolinea il pericolo del “predicozzo”. Lo fanno anche l’articolo di Emma Marris linkato nella frase precedente e quelli di Brian Kahn e di George Monbiot (che ne riprende il tema nei tweet che lei segnala) nelle recensioni.

    Il nesso tra sovrappopolazione/consumi/clima è stato trattato altre volte e lo sarà di nuovo. In breve: non è condivisibile alcun “controllo della popolazione”, invece le soluzioni della crisi climatica e ambientale devono rispettare il diritto delle donne a disporre liberamente del proprio corpo e quello dei poveri a non essere vittime del consumismo altrui.

  17. ALESSANDRO SARAGOSAon Mag 18th 2020 at 09:18

    Nel caso del problema della sovrappopolazione, condivido i ragionamenti di Monbiot sull’attribuzione di responsabilità per la crisi climatica, e il rischio che alcuni vogliano scaricarla sulle popolazioni povere e in crescita, con la scusa della “sovrappopolazione”.
    Però, attenzione, che c’è anche un altro aspetto al problema: è vero che oggi i popoli che più crescono demograficamente, emettono quantità individualmente risibili di CO2 fossile.
    Ma è intenzione della comunità mondiale (i famosi Target dell’ONU) migliorare la condizione di queste popolazioni povere, fino a portarle a livelli decenti di vita.
    Questo auspicabile miglioramento nelle loro condizioni costerà molte risorse e molta energia, sia per la costruzione delle infrastrutture necessarie che per soddisfare i consumi di queste persone uscite dalla povertà.
    Quindi più di loro dovremo sollevare a questi livelli di vita decente, e più la sfida di raggiungere una sostenibilità planetaria sarà ardua. Per cui, introdurre forme di controllo delle nascite anche fra loro, certo non migliorerà la situazione attuale delle emissioni e del consumo di risorse, ma eviterà certamente di aumentarle ancora di più in futuro.
    In altre parole Monbiot considera i poveri, come se fossero condannati a restare sempre in quella “innocua” (per ambiente e clima) condizione…ma così, per fortuna, probabilmente non sarà.

  18. Paolo C.on Mag 18th 2020 at 16:55

    Se fossero semplicemente evitate le gravidanze indesiderate (decine di milioni ogni anno) il problema della sovrappopolazione sarebbe risolto. Ma questo comporta il “diritto delle donne a disporre liberamente del proprio corpo”, come ricordava Sylvie.

  19. macioon Mag 18th 2020 at 20:21

    La maggior parte delle donne che procreano molti figli non sono libere di disporre del proprio corpo, sono schiave di culture religiose, maschiliste in situazione di povertà assoluta e spesso anche obbligate fisicamente

  20. Sylvie Coyaudon Mag 18th 2020 at 18:31

    Alex,

    sono solo intenzioni, infatti, prima bisogna sfruttare le risorse, se così si aggrava la povertà, pazienza – l’esempio del litio fatto da Claudio è tipico.

    introdurre forme di controllo delle nascite

    Mi sembra che nei paesi dove il tasso di natalità è elevato le donne siano abbastanza maltrattate così – e i bambini pure, vista la mortalità infantile.

  21. philip rogoskyon Mag 18th 2020 at 23:46

    Sylvie C.

    grazie della precisazione.

    Come si vede anche dai commenti qui, fa tanta fatica ad affermarsi la semplice ed unica risposta a qualsiasi insinuazione su controllo delle nascite: favorire l’istruzione femminile e garantire loro i diritti, in primis sul corpo e sulla salute.

    __

    Alessandro S.

    credo che G Monbiot abbia più che presente il concetto di equity e di giustizia climatica… Per maggiore chiarezza (e meno “straw men”) sul futuro demografico che ci attende, è sempre simpatico quanto istruttivo il buon H Rosling: https://www.youtube.com/watch?v=FACK2knC08E .

  22. ALESSANDRO SARAGOSAon Mag 19th 2020 at 13:08

    Ovviamente con “controllo delle nascite” intendo che siano le donne a decidere se, quanti e con chi figli fare.
    Questo è il sistema migliore per far scendere le nascite a livelli sostenibili.

    E’ interessante però quanto ho letto in una ricerca di qualche mese fa: la distribuzione di anticoncezionali da parte della fondazione Gates in alcuni paesi africani, sta producendo risultati minori delle attese. La ragione è che lì le donne se hanno pochi figli non riescono ad essere accettate e rispettate, per cui, anche se hanno anticoncezionali moderni a disposizione, comunque sotto i 3-4-5 figli non intendono scendere.

  23. philip rogoskyon Mag 19th 2020 at 16:11

    A riprova/dimostrazione, se ancora serve, delle insidie nell’affidarsi alle “belle intenzioni” del White Saviour Industrial Complex https://en.wikipedia.org/wiki/White_savior#%22White_Savior_Industrial_Complex%22

  24. Sylvie Coyaudon Mag 21st 2020 at 14:02

    Alex,

    non intendono scendere

    Forse era il rapporto di Family Planning 2020? Ci partecipa la fondazione Gates.
    I motivi variano dello “stalling” variano: in alcuni paesi, l’alternativa è essere ripudiate e morire di fame. In altri, le bufale sui bianchi che sterilizzerebbero le popolazioni con i vaccini e gli anticoncezionali – preservativi compresi. In altri ancora come Uganda o Zimbabwe, la criminalizzazione delle Ong.

    – – –

    Philip Rogosky,

    favorire l’istruzione femminile

    Una vera panacea! E’ anche il metodo più efficace per migliorare la salute della popolazione e – stando alla Banca Mondiale – il più redditizio per l’economia.

    Ci sono progetti sperimentali di Ong locali in India e in alcuni paesi africani per allungare l’educazione delle ragazze senza esporle a violenze. A proposito di White Saviour, la spesa maggiore sono i bagni per le ragazze e per ora la fondazione Gates è l’unica che li paga…

  25. Armandoon Mag 24th 2020 at 09:17

    Se Michael Moore è libero di sparare cazzate è perché il contesto culturale e soprattutto politico glielo consente. O mi sono perso qualcosa, oppure gli otto anni di Obama non sono stati caratterizzati da un fiorire di iniziative anti-gas serra poi interrotte dall’odiato Trump. Stiamo rischiando di andare incontro a una crisi economica molto pesante e questo senza alcuna ragione, visto che abbiamo tutta l’infrastruttura produttiva intatta. Se questo accadrà, la questione dei gas serra verrà semplicemente accantonata, come è successo tante volte in passato. Sia chiaro, il lavoro che fate è più che meritorio: mi sono scaricato il libro di Caserini e adesso me lo compro perché è troppo importante per non averlo nella propria libreria. Però l’avvio di una soluzione del problema in questione passa attraverso la partecipazione democratica e una maggiore uguaglianza fra i cittadini. L’Europa, e non da oggi, è incamminata risolutamente nella direzione opposta. E qui mi fermo, perché mi rendo conto che il discorso politico è troppo vasto e distoglierebbe dal taglio scientifico del sito. I gilet jaunes sono solo la punta dell’iceberg.

  26. Marioon Mag 27th 2020 at 22:15

    Intanto è stato rimosso da Youtube per un cavillo legale:
    https://it.mashable.com/ambiente/3341/perche-youtube-ha-rimosso-il-documentario-planet-of-the-humans-di-michael-moore

  27. philip rogoskyon Mag 28th 2020 at 10:20

    Non è un “cavillo legale”, che strano descriverlo come tale. È una contestazione da parte di un fotografo/videomaker per l’uso illecito del suo materiale che hanno fatto Gibbs&Moore. Un’obiezione per merito e per forma, e che il meccanismo di tutela di YT implementa per default, oscurando il loro film. (Per miglior contesto, ecco il lavoro da cui si sono appropriati di sequenze, senza averne ottenuto licenza: “Rare Earthenware” di Toby Smith https://vimeo.com/124621603)

  28. Marioon Mag 28th 2020 at 10:30

    Meglio!
    Mi ero riportato a citare quanto avevo letto sul sito linkato

  29. […] Nel pastone di Testa contro gli ambientalisti tutto fa brodo: sono citati l’Ambientalista scettico di Bjorn Lomborg senza accennare  ai tanti errori contenuti in questo libro (il capitolo riscaldamento globale oggi sarebbe da buttare nel cestino). Non manca la citazione benevola dell’ambientalista pentito (Michael Shellenberger) o del documentario prodotto da Michael Moore pieno di errori. […]

  30. […] o con i link ai loro tweet. Molti di questi nomi, i vari Bjorn Lomborg, Michael Shellenberger o Michael Moore hanno avuto notorietà anche in […]

  31. […] Climalteranti, Stefano Caserini et al. recensiscono “Planet of the Humans” senza citare la strana […]

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