CorrelazioniErroriSoleStatistiche

Meraviglie della climatologia olistica

A un'analisi scientifica, l'approccio olistico ai cambiamenti climatici rivela parecchie criticità concettuali e nelle elaborazioni statistiche. Senato della Repubblica Negli ultimi anni si è parlato del cosiddetto approccio olistico allo studio del clima. Per i suoi sostenitori, il clima è qualcosa di troppo complesso per poterlo analizzare secondo una serie di cause ed effetti fisicamente determinati; meglio allora cercare delle correlazioni tra i fenomeni più disparati, in modo da evidenziare quali di questi effettivamente abbiano un effetto sul clima. L'approccio non è distante da quanto normalmente si fa nella scienza del clima: la statistica è un potente alleato che ci aiuta a verificare e quantificare le nostre ipotesi. Ma è un alleato molto infido, che va trattato sempre con il dovuto rispetto, senza cercare di violentare i dati e avendo sempre sott'occhio i meccanismi fisici sottostanti. Un esempio classico di approccio sbagliato alla statistica delle correlazioni viene citato in un'intervista dal prof. Adriano Mazzarella, uno dei maggiori sostenitori dell'approccio olistico: se in una città aumentano sia i delitti che il numero delle chiese, i due dati risultano correlati, ma non posso certo concludere che la frequentazione della chiesa faccia commettere delitti. Un articolo del prof. Mazzarella che sfrutta l'approccio olistico, è "Solar forcing, of changes in atmospheric circulation, Earth's rotation and climate", in cui l'autore confronta l'andamento di alcune osservazioni, concludendo che esiste una relazione di causa-effetto tra l'andamento del vento solare, l'intensità dei venti, la rotazione terrestre e la temperatura dei mari. Sostanzialmente lo stesso articolo è stato ripubblicato nel 2009 con il significativo titolo "Sun-Climate Linkage Now Confirmed" sulla screditata rivista "Energy and Environment". Un suo riassunto in italiano è uscito su Climate Monitor, con commenti dell'autore. La prima perplessità è appunto fisica. Che l'andamento del vento solare possa, per qualche ragione sconosciuta, influenzare la meteorologia e quindi l'andamento globale dei venti ha una qualche plausibilità, anche se la fortissima correlazione evidenziata da Mazzarella non si ritrova in nessun altro lavoro. I venti sicuramente hanno un effetto sulla rotazione terrestre, a causa della conservazione del momento angolare, anche se finora abbiamo visto questo effetto solo rapportato a grosse oscillazioni come il Niño. Ma che una variazione di qualche millisecondo nella durata del giorno possa riscaldare o raffreddare i mari mi sembra al di là di ogni credibilità. Le perplessità aumentano se si vede come sono trattati i dati. Chiaramente se confronto direttamente le serie temporali di queste quantità non vedrò mai nulla, le oscillazioni a breve termine e le derive a lungo termine sono completamente differenti e mascherano qualsiasi possibile correlazione. Occorre quindi filtrare i dati, in modo da eliminare le componenti spurie. Viene quindi applicata una media mobile di 23 anni, e sottratto un fit lineare. Il problema è che le serie sono brevi, 100, 150 anni al massimo. Se medio i dati ogni 23 anni, avrò quindi 5-6 punti indipendenti per ogni serie. Sono quelli che in statistica si chiamano gradi di libertà: il numero di informazioni che posso estrarre dai dati. Se sottraggo la media e la tendenza a lungo periodo, elimino ulteriori 2 gradi di libertà. Mi ritrovo alla fine con dei dati a cui ho tolto praticamente tutto il contenuto di informazione che avevano all'inizio, sostituendolo con una informazione "standard". Se mi permetto qualche piccolo aggiustamento ulteriore, come la possibilità di allineare nel tempo le serie o di scegliere quelle che sono più simili tra di loro, mi ritroverò sicuramente delle correlazioni altissime, ma del tutto prive di senso. Ho quindi tentato di riprodurre i risultati di questo lavoro, per verificare con metodi statistici rigorosi quale fosse il reale livello di significatività dei risultati. I dataset sono pubblici, Mazzarella cita le fonti, e pubblica un grafico dei suoi dati di partenza, è quindi possibile elaborarli. Tuttavia quando confronto i grafici dell'articolo con i dati filtrati da me nello stesso modo i conti non tornano. Questa qui sotto è la correlazione tra l'indice geomagnetico AA (legato all'attività solare) e la differenza di pressione tra le latitudini di 35 e 55 gradi (IZI, legato alla distribuzione dei venti). A sinistra la figura tratta dall'articolo di Mazzarella, a destra la mia. Confronto

Fig. 5 di Mazzarella (2009) e grafico della stessa serie di dati processata nello stesso modo da me

I due grafici sono molto differenti. Nel primo i dati sono troppo "lisci": dopo la media su 23 anni, il rumore residuo dovrebbe essere ancora visibile. Evidentemente il filtraggio è stato molto più pesante di quanto dichiarato. Non torna neppure la scala temporale. Ho pensato che ci potesse essere stato un errore e le curve per IZI e Iaa fossero invertite, ma non funziona neanche così. Vediamo per esempio la differenza di pressione. Il grafico qui accanto mostra in rosso i dati di partenza, identici al grafico in fig. 2 di Mazzarella (la differenza tra la media annuale delle pressioni alle latitudini di 35 e 55 gradi, prese da CRU), e in verde i dati mediati su 23 anni. Non c'è praticamente alcun trend secolare, per cui la seconda curva (verde) è sostanzialmente quella blu del mio primo grafico e molto distante dalla curva puntinata IZI del grafico a sinistra. Lo stesso succede per tutte le altre quantità esaminate da Mazzarella, l'unica che corrisponde è la durata del giorno. Comunque anche così, con dati completamente differenti, ottengo anch'io una correlazione del 89% per un ritardo tra l'indice geomagnetico e la differenza di pressione pari a 10 anni. Quanto è significativo questo valore? Considerando i gradi di libertà disponibili c'è circa il 30% di probabilità di avere un risultato del genere per puro caso. Cioè se esamino 10 quantità arbitrarie (ad es. la media dei numeri del lotto nel periodo considerato, per 10 ruote differenti, in funzione dell'indice AA) ne trovo tre altrettanto robuste. Ma nell'articolo si trovano correlazioni simili o migliori (fino al 98%) per diverse quantità. Quindi c'è anche dell'altro. I processi che stiamo considerando sono casuali con uno spettro tipicamente "1/f". Il filtraggio effettuato tende ad estrarre da questi segnali la porzione di rumore con un periodo fisso, attorno ad 80 anni. Alla fine otterremo comunque curve grossomodo sinusoidali con lo stesso periodo, e riusciremo sempre, spostandole una rispetto all'altra, ad allinearli tra di loro ed ottenere un'ottima correlazione. Io ne ho trovata un'altra con una curva completamente differente, utilizzando i dati grezzi di pressione ad una qualsiasi latitudine, invece delle differenze di pressione usate da Mazzarella come indicatori dei venti. Una cosa curiosa è che nei dati veri le variazioni di durata del giorno precedono, e non seguono, l'indicatore dei venti zonali usato da Mazzarella. Sembrerebbe quindi che le variazioni della durata del giorno causino sia l'andamento dei venti che le variazioni dell'indice geomagnetico AA. Vuoi vedere che in realtà è il clima terrestre ad influenzare il Sole? Assurdo, ma se vogliamo portare l'approccio olistico alle sue estreme conseguenze... Almeno in questa sua incarnazione, l'approccio olistico non sembra funzionare come atteso. Aspettiamo fiduciosi che Mazzarella ci comunichi le sue procedure, altrimenti si rischia che qualcuno possa malignamente pensare che quell'approccio consista nel far passare a forza i dati in un filtro che dà loro sempre la stessa forma finale, e poi nell'osservare, meravigliati, quanto si somiglino dati relativi a quantità fisiche differenti. Testo di Gianni Comoretto
Impattilivello del mareOceaniPaleoclimatologiaProtocollo di Kyoto

2000 anni di livello del mare

Pubblichiamo la traduzione di un interessante post di Realclimate sul tema dell'innalzamento del livello del mare, un tema di grande importanza su cui iniziano ad esserci alcuni dati chiari quanto preoccupanti. Un gruppo di colleghi e' riuscito a ricostruire il primo data base di livello del mare per gli ultimi 2000 anni. Secondo questa ricostruzione l'innalzamento del livello del mare sulla costa atlantica americana e' stato il piu' rapido degli ultimi due millenni. Ottenere buoni dati sul livello del mare e' abbastanza difficile. Da un lato, ricostruire il notevole innalzamento verificatosi alla fine dell'ultima era glaciale (di circa 120 metri) e' stato piuttosto semplice poiche' l'incertezza sui dati e' di pochi metri e anche l'incertezza su poche centinaia di anni e' relativamente poco importante. Tuttavia, ricostruire le sottili variazioni degli ultimi millenni richiede metodi piu' precisi. Andrew Kemp, Ben Horton e Jeff Donnelly hanno pero' sviluppato un metodo di ricostruzione preciso usando sedimenti  provenienti da paludi saline lungo le coste che vengono regolarmente allagate dalle maree. Gli strati di sedimenti che si accumulano in questo modo possono quindi venire esaminati e datati. L'altezza a cui si trovano e' gia' un indicatore di livello del mare in quanto dipende dalla loro eta'. Come viene ricostruito il livello del mare? I dFigura 1:Foraminifera Trochammina inflata al microscopioettagli di questo metodo sono piu' complessi da spiegare. Sebbene in media la crescita del sedimento vada a pari passo con la salita del livello del mare, talvolta puo' salire piu' lentamente se il livello del mare si innalza molto velocemente, oppure piu' velocemente se il livello del mare si innalza piu' lentamente. Per cui bisogna misurare l'altezza della palude salina relativa al livello medio del mare ad ogni istante di tempo. Per determinarla, possiamo sfruttare il fatto che ogni livello e' caratterizzato da una particolare popolazione di organismi. Figura 1: Foraminifera Trochammina inflata al microscopio. Tale popolazione puo' essere analizzata studiando le piccole conchiglie di foraminifera che si trovano all'interno dei sedimenti. A questo scopo, le specie e il numero di foraminifera deve essere determinato per ogni centimetro di sedimento con analisi al microscopio. (altro…)
Psicologia

Psicologia e cambiamenti climatici

Molti sono i legami fra la psicologia e il tema dei cambiamenti climatici, come mostra un recente numero speciale dell'"American Psychologist" .

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Chi si occupa della scienza del clima a volte si stupisce delle difficoltà che si incontrano nel far capire la realtà del problema, e la sua gravità: nonostante le complessità e le incertezze presenti, alcuni dati di base, alcune tendenze sono indiscutibili ( aumento dei gas climalteranti in atmosfera, aumento delle temperature, riduzione dei ghiacci, acidificazione degli oceani, ecc).

Invece, come sanno i lettori di questo blog, ancora oggi non mancano le voci che cercano di mettere in discussione questa realtà, raccontandoci che il clima è sempre cambiato, che la colpa di tutto è il sole o che stiamo andando vero l'era glaciale.

Sorge quindi spontanea la domanda: perché? Perché ancora oggi è diffusa la convinzione che questa dei cambiamenti climatici sia tutta una storiella messa in giro da scienziati infingardi o avidi di fondi di ricerca?

Parte della responsabilità potrebbe essere del mondo scientifico, che non ha saputo comunicare adeguatamente all'esterno, far capire i dati e le elaborazioni che portano a ritenere inequivocabile il riscaldamento del pianeta e "molto probabile" la responsabilità umana. Troppo spesso gli studiosi dimenticano che "i dati non parlano da soli".

Altri "perché" si potrebbero trovare dall'azione delle lobby della disinformazione; ma mentre in altri contesti, per esempio negli Stati Uniti, le pressioni delle lobby dell'industria petrolifera e del carbone sono pesanti e documentate, nel negazionismo italiano i conflitti di interesse sembrano essere stati un fattore poco rilevante. Hanno contato di più l'esibizionismo, il narcisismo, la ricerca di visibilità che può arrivare dal cantare fuori dal coro. Il problema climatico per altri è stato uno dei fronti di una battaglia ideologica, volta a difendere a tutti i costi l'attuale concezione dello sviluppo e della produzione, o una visione religiosa dell'uomo e della natura. (altro…)

ETSLULUCFMercato volontarioProtocollo di Kyoto

Mercato volontario e foreste …attenti al doppio conteggio

Pur se “pianta un albero e compensa le tue emissioni” è uno slogan di facile presa, gli assorbimeni di CO2 derivanti da interventi di afforestazione o di gestione forestale sono già conteggiate a livello nazionale.

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Accanto ai mercati ufficiali dei crediti di riduzione della CO2 (clean development mechanism e joint implementation del Protocollo di Kyoto, Emisision Trading in Europa), si è sviluppato un mercato di iniziative volontarie che si pone l’obiettivo di compensare o ridurre le emissioni di alcune attività. Decine di siti internet offrono la compensazione delle emissioni dovute a proprie attività (ad esempio gli spostamenti durante l’anno, i consumi di energia elettrica, la stampa della propria tesi di laurea o un matrimonio). Molte delle compensazioni sfruttano il potenziale di assorbimento di attività legate all’uso ed alla variazione di uso delle terre (Land-use, Land-use Change and Forestry - LULUCF), generalmente tramite progetti di forestazione. In parole povere, il messaggio che arriva è “pianta un albero e compensa le tue emissioni”.

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In questo post, e in altri che seguiranno in futuro, intendiamo mostrare come il mercato volontario ha numerosi problemi e punti critici. Iniziamo col discutere quando, e a che condizioni, sarebbe corretto conteggiare come compensazione un intervento nel settore LULUCF. (altro…)
EnergiaMitigazioneRinnovabili

L’ IPCC incorona le energie rinnovabili

Il rapporto speciale dell’Intergovernmental Panel on Climate Change dedicato alle rinnovabili segna una svolta nel consenso internazionale: da fenomeno di nicchia sono ormai passate ad essere considerate “la principale opzione low-carbon nella maggioranza degli scenari al 2050”.

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L’energia torna al centro del dibattito sulla mitigazione del cambiamento climatico. Mentre gli Accordi di Cancún, per molti versi positivi, evitavano di menzionare la parola “energia” (dedicando invece 51 occorrenze alla parola “foreste” ed i suoi composti), un nuovo rapporto dell’IPCC torna a sollecitare i governi a promuovere le energie rinnovabili come via maestra per la riduzione delle emissioni. Le energie rinnovabili sono molto importanti per la mitigazione dei cambiamenti climatici: senza le rinnovabili “il costo della mitigazione crescerebbe e basse concentrazioni di gas climalteranti in atmosfera non potrebbero essere raggiunte” (pag. 1160, capitolo 10).

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Figura 1 – Emissioni CO2 dalla produzione di energia da fonti rinnovabili e non rinnovabili (pag. 165) Le rinnovabili non hanno limiti tecnici globali: l’irradiamento solare e il vento non pongono limiti fisici alla copertura dell’intero fabbisogno energetico mondiale. I fattori infrastrutturali (trasporto, smart grid, connessioni con la mobilità elettrica), valoriali (percezione della pubblica opinione comune ed imprenditoriale) ed economici (costi, investimenti, remuneratività) possono essere gestiti con apposite politiche, col dialogo sociale, con l’esercizio di una leadership diffusa. (altro…)
PrecipitazioniTemperature

Il clima cambia anche in Italia

I rapporti di diverse ARPA, Regioni, e istituti locali fanno vedere in Italia, anche a scala regionale, i segnali del cambiamento climatico.

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Gli indicatori climatici dell’anno 2009”, il rapporto compilato dall’ISPRA con il contributo di ARPA regionali, Regioni, Province autonome e il Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare, mostra dei risultati di grande interesse riguardo l’evoluzione del clima in Italia. Come detto in un precedente post, il segnale termico di aumento su scala nazionale è incontrovertibile e mostra valori superiori al trend globale, in linea con l’individuazione dell’area mediterranea quale “hot spot” del cambiamento climatico. Per le precipitazioni, invece, il segnale di diminuzione è più incerto e variabile da area ad area. Al nord appare chiaro per le precipitazioni annuali, non così sembra al sud dove prevale la variabilità interannuale.

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Adottando uno sguardo “regionale”, si rafforzano le conclusioni sul campo termico e diminuiscono anche alcuni dubbi e incertezze sulle piogge. Senza nessuna pretesa di esaustività, riassumiamo alcuni risultati, accessibili sui siti web istituzionali. Nel capitolo del rapporto del 2009 intitolato Relazione dello stato dell’Ambiente Emilia Romagna, dall’analisi dei dati di 45 stazioni uniformemente distribuite sul territorio regionale, si evidenzia un chiaro trend climatico sul periodo 1961-2008 delle temperature massime e minime (medie annuali). Il contributo più importante alla crescita, sia nei valori minimi che massimi di temperatura, è dovuto in genere alla stagione estiva, anche se tale segnale di crescita è visibile in tutte le stagioni. L’andamento delle precipitazioni annue rilevate da una rete di circa 90 stazioni - uniformemente distribuite anch’esse sul territorio regionale - mostra una tendenza di diminuzione per il periodo 1961-2008, diminuzione dovuta soprattutto alla stagione invernale e meno alla stagione primaverile ed estiva. (altro…)
ErroriPrecipitazioniTemperature

Ancora errori da Franco Prodi sul clima

In un’intervista pubblicata da Repubblica del 20 maggio, il Prof. Franco Prodi ha affermato che “in questi 50 anni il clima in Italia è cambiato davvero poco", che il riscaldamento in Italia “è nella media internazionale” e che “non siamo in condizione di prevedere il cambiamento climatico futuro". I dati e la letteratura scientifica mostrano un quadro molto diverso.

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È già capitato su questo blog di raccontare le imprecisioni e gli errori in cui incorre Franco Prodi quando parla e scrive di cambiamenti climatici. Numeri sballati, fraintendimenti, che l’hanno fatto diventare il climatologo preferito da Giuliano Ferrara e da chi vuole negare la gravità della situazione climatica. L’intervista pubblicata su Repubblica di Venerdì 20 maggio si inserisce nel medesimo filone; un articolo che ha avuto lo spazio di un’intera pagina, con un affermazione in grande risalto nel titolo “Il nostro clima non è cambiato”. Il clima è cambiato, eccome Nell’articolo il Prof. Prodi sostiene infatti che “in questi 50 anni il clima in Italia è cambiato davvero poco” e che a proposito di surriscaldamento del pianeta “siamo nella media internazionale”. Come mostreremo anche nei prossimi post, le cose non stanno affatto così. I dati e la letteratura scientifica disponibili offrono il quadro opposto. Se si considera il periodo di riferimento del Quarto Rapporto IPCC, dal 1906 al 2005, le temperature in Italia sono aumentate di 1,3 °C, il 75 % in più dell’aumento della media globale (0.74°C). (altro…)
AdattamentoMitigazione

Le scelte per gli Stati Uniti

Un rapporto dell'Accademia delle Scienze statunitense ribadisce i pericoli dei cambiamenti climatici, la necessità di azioni immediate e indica le strade delle possibili soluzioni.

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L'Accademia Nazionale delle Scienze (NAS) americana nasce nel 1863 per volere del Presidente Lincoln. Lo scopo dichiarato era quello di avere il parere di esperti indipendenti per tutte le questioni scientifiche politicamente rilevanti, in modo da consentire ai decisori politici di fare le opportune scelte sulla base di informazioni attendibili. Nel loro sito campeggia in bella mostra la scritta “Dove la nazione si rivolge per un parere indipendente ed esperto”. In passato la NAS aveva già prodotto rapporti importanti per la scienza del clima, ad esempio sul tema delle temperature degli ultimi 2000 anni.

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Due anni fa il Congresso chiese alla NAS un rapporto sulla scienza dei cambiamenti climatici e su quali opzioni avessero gli Stati Uniti per mitigarne gli effetti e mettere in atto opportuni interventi di adattamento per quanto non fosse evitabile. Il risultato sono stati quattro volumi, pubblicati fra maggio e luglio 2010, più il rapporto finale pubblicato pochi giorni fa, collettivamente chiamati “America's Climate Choices”. Il primo volume, “Advancing the Science of Climate Change”, si occupa di fare il punto su quanto è noto sulla scienza del clima. Il secondo, “Limiting the Magnitude of Climate Change”, tratta le possibilità di limitare gli effetti Il terzo, “Adapting to the Impacts of Climate Change”, dei necessari adattamenti a quanto non si riuscirà ad evitare. Il quarto, “Informing the effective Response to Climate Change”, infine, si occupa di come gestire le informazioni dal livello federale a quello locale e dei rapporti fra scienza, agenzie governative e decisori politici. (altro…)
Didattica

Didattica sul clima, una miniera sul web

Sul web è disponibile molto materiale per parlare di cambiamenti climatici nelle scuole. In questo post viene presentato un primo elenco, senza alcuna pretesa di esaustività, invitando studenti e insegnanti a segnalare nei commenti altro materiale utile.

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MATERIALE DIDATTICO

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Progetto “Consumi amici del clima” Un progetto congiunto WWF - Politecnico di Milano con il contribuito della Fondazione Cariplo, per sensibilizzare i ragazzi al problema dei cambiamenti climatici, stimolandoli ad adottare comportamenti e stili di vita "amici del clima", ovvero che producono meno emissioni di gas serra in atmosfera. Il progetto ha reso disponibile sul web materiale didattico molto interessante, a partire dalla presentazione in powerpoint introduttiva, gli esercizi per i 6 moduli o il glossario. Una descrizione sintetica delle attività e dei risultati è disponibile in questo articolo. (altro…)
AnnozeroBufaleDisinformazioneErroriEsagerazioniNucleareProtocollo di Kyoto

Un’altra occasione sprecata

In una trasmissione televisiva di prima serata si parla di energia nucleare e l’unico “esperto” invitato rimedia una pessima figura. Che sia stato invitato apposta?

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I lettori di Climalteranti conoscono già le corbellerie del Prof. Franco Battaglia, primatista di errori e pasdaran del negazionismo sui cambiamenti climatici. Ultimamente il professore si è dedicato alle strategie energetiche, nucleari soprattutto, in una decina di articoli pubblicati sul quotidiano “Il Giornale”. Invitato alla trasmissione televisiva Annozero del 28 aprile, ha ripetuto i suoi argomenti classici (“Il fotovoltaico ed eolico e solare sono una colossale frode”) e aggiunto affermazioni mozzafiato (“Cernobyl è una colossale mistificazione mediatica”), destando lo sconcerto degli interlocutori (“Ma è un film?” si domandava esterrefatto Angelo Bonelli. “Mi può dire il suo curriculum scientifico?” chiedeva perfido Antonio Di Pietro. “È un professore”, spiegava Maurizio Lupi) e lo scherno del pubblico televisivo, come si vede da una semplice ricerca sul web. (altro…)
RecordStatisticheTemperature

Perché il 2015 sarà (molto probabilmente) un altro anno con temperature record

Alcune quantità di interesse climatico hanno un andamento sufficientemente regolare, tale che ogni anno viene battuto il record. L’esempio più ovvio è la concentrazione di CO2 atmosferica che, almeno da quando sono iniziate le misure sistematiche a Mauna Loa, aumenta anno dopo anno. In alcuni mesi o anni si superano delle soglie che fanno notizia (ad esempio i 400 ppm come media globale, superata nel marzo 2015), ma ogni mese e anno è in realtà si stabilisce un nuovo record,...
GhiacciaiImpattiProiezioni

Notizie dall’Alpine Glaciology Meeting 2015

I ghiacciai continentali alpini ed extra-alpini sono sentinelle del clima che cambia. Glaciologi da tutta Europa si sono riuniti a Milano per l’Alpine Glaciology Meeting, per fare il punto sull’evoluzione e sul futuro del glacialismo. In questo post, un sunto di quanto emerso nel corso del meeting e della situazione della ricerca glaciale, con particolare attenzione agli effetti dei cambiamenti climatici.   Si è tenuto all’Università Statale di Milano, il 7 e 8 Maggio, l’Alpine Glaciology Meeting 2015, (AGM) riunione...
Eventi estremiImpattiPrecipitazioniSiccità

Come i cambiamenti climatici hanno influito sulla guerra in Siria

Un recente articolo scientifico ha mostrato in modo chiaro come le tendenze di aumento delle temperature e di diminuzione delle precipitazioni nella mezzaluna fertile, legate al riscaldamento globale antropogenico, hanno reso molto più probabile il verificarsi di siccità disastrose, come quella del 2007-2010; questa ha causato una migrazione di massa di contadini verso le città siriane, fattore che ha contribuito alla rivolta contro il regime di Bashar al-Assad, in seguito degenerata in una guerra civile. Ma è la conclusione dell’articolo...
Black CarbonDisinformazioneTecnologie

Riduzione delle emissioni di black carbon: funzionano i filtri antiparticolato?

Una delle emissioni climalteranti che più contribuiscono al riscaldamento globale, seppur poco conosciuta, è quella di black carbon, piccole particelle carboniose derivanti dalla combustione incompleta di combustibili fossili e biomasse. Sono anche particelle molto pericolose per la salute, per cui la riduzione delle emissioni di black carbon rappresenta una delle azioni cosiddette “win & win”, ossia utili per affrontare il tema del riscaldamento globale e dell’inquinamento atmosferico. Diversi inventari delle emissioni hanno indicato fra le sorgenti principali la combustione della...
COPNegoziazioni

Negoziati sul clima: arrivano i primi impegni in vista della COP21 di Parigi

Unione Europea, Stati Uniti, Russia, Norvegia, Svizzera e Messico sono riusciti a rispettare la prima scadenza del 31 marzo per presentare i propri obiettivi nazionali volontari. Ed è arrivata anche la submission da parte del primo paese africano: il Gabon.   Continua il percorso negoziale dei paesi verso la COP21 di Parigi, conferenza della Convenzione Quadro ONU sui cambiamenti climatici (UNFCCC) che il prossimo dicembre avrà il compito di approvare un secondo accordo globale per la riduzione delle emissioni di...
CatastrofismoComunicazioneGiornaligiornalistiTelevisioni

Quando il critico televisivo vuole essere rassicurato

Il commento di Aldo Grasso alla trasmissione “Scala Mercalli”, pubblicato sul Corriere della Sera del 16 marzo, non stupisce chi da tempo segue gli interventi sui cambiamenti climatici degli editorialisti tuttologi del quotidiano milanese, da Pierluigi Battista a Danilo Taino. “Frasi senza significato, argomentazioni contraddittorie, affermazioni senza fondamento, toni derisori: un trash logico, lessicale, morale”, il giudizio di Antonio Calafati su una parte consistente del giornalismo nostrano è ancora attuale, e ben si adatta al critico televisivo del Corriere. Non...
EmissioniTemperatureTrend

Il clima di mia figlia e il mio

Qualche giorno fa mia figlia mi ha chiesto se era vero che il 2014 è stato l’anno più caldo. Benché con il padre che si ritrova non è raro che senta parlare di cambiamenti climatici non mi aveva mai fatto una domanda specifica sui record di temperatura. Riflettendoci, mia figlia aveva solo 12 anni nel 2010, l’anno record precedente. Non è quindi strano che non ne avesse parlato e forse non ne era nemmeno a conoscenza. La domanda di mia...
InformazioneTelevisioni

Scala Mercalli, si parla di clima in televisione in prima serata

Dal 28 febbraio, inizia un programma in cui in prima serata sulla televisione italiana si parlerà anche di cambiamenti climatici. È un evento a suo modo storico, che segna – finalmente – anche per la televisione italiana la presa di coscienza dell’importanza di un tema a lungo snobbato. Il programma è “Scala Mercalli – I gradi della crisi ambientale e la via della sostenibilità”, ideato e condotto da Luca Mercalli, meteorologo e climatologo, presidente della Società Meteorologica Italiana, il volto...
AgricolturaConflittiImpatti

Cambiamento climatico e conflitti globali: c’è un nesso causale?

Studi recenti indicano che in fase di cambiamento climatico si verificano maggiori conflitti tra gli Stati, per la terra, l’uso delle risorse, per l’acqua dei grandi fiumi. C’è un nesso causale? Gli scienziati dibattono, ma se così fosse, l’umanità avrebbe un motivo in più per contrastare il riscaldamento globale.   Diversi articoli recenti su autorevoli organi di stampa e riviste internazionali (The Guardian, 2014; RTCC; 2014; HUFFPOST-GREEN, 2014; BBC News, 2013; Scientific American, 2009) e nazionali (LIMES, 2014; Repubblica, 2014)...
RecordTemperatureTrend

L’en plein dei record delle temperature

Con la pubblicazione dei dati del UK-MetOffice, sono disponibili i dati dei 5 più noti centri di ricerca che analizzano i dati delle temperature globali (gli altri sono NASA-GISS, NOAA-NCDC, JMA e Berkeley Earth). Secondo tutte queste fonti, il 2014 è stato l’anno più caldo da quando esistono misurazioni delle temperature dell’atmosfera che permettono di ricostruire la medie globale, ovvero da più di 130 anni. Come già scritto nella precedente analisi realizzata sulla base dei dati grezzi, il confronto dei...