Notizie e approfondimenti sul clima che cambiaPosts RSS Comments RSS

Una voce dalla prima linea della nuova guerra del clima

È uscito nelle librerie l’edizione italiana del nuovo libro di Michael Mann “La nuova guerra del clima” (Edizioni Ambiente), un libro importante nel dibattito su come contrastare la crisi climatica e le forze che impediscono il cambiamento.

Se quella contro il cambiamento climatico può essere definita una guerra, Michael Mann è da un paio di decenni in prima linea. Lo era a fine anni ’90, quando da giovane ricercatore fu costretto a subire pesanti attacchi a causa dei risultati delle sue ricerche. Lo è oggi, da climatologo di fama mondiale, con un curriculum impressionante fatto di decine pubblicazioni scientifiche sulle riviste più prestigiose, ma anche una delle voci più incisive e ascoltate del dibattito internazionale sul clima.

Da questa posizione Mann fornisce un racconto utile per orientarsi in questi tempi in cui finalmente il cambiamento climatico è entrato nel dibattito pubblico, presente regolarmente sui giornali e nelle homepage dei portali informativi online. E non solo a causa dei disastri causati dal surriscaldamento globale.

Anche se la situazione degli Stati Uniti ha molti aspetti particolari, il libro di Mann è di grande importanza anche per noi italiani ed europei. Anche sui nostri mezzi di informazione e sui nostri social si possono incontrare le diversi tipologie di inattivisti del clima (splendido neologismo usato da Mann): chi diffonde disinformazione, chi inganna, chi cerca di dividere gli ambientalisti, chi vuole rallentare le azioni, chi sparge disperazione e rassegnazione.

Pensiamo ad esempio alle reazioni che ci sono state al pacchetto “Fit for 55” proposto nel luglio 2021 dalla Commissione europea. Un atto legislativo inevitabile, un passo necessario nel percorso per rispettare gli impegni dell’Accordo di Parigi, per raggiungere gli obiettivi della Legge europea sul clima approvata il precedente dicembre da Parlamento e Consiglio europeo. Eppure, quante voci hanno diffuso timori per i possibili costi per consumatori e aziende, con toni da tragedia. Quante altre hanno cercato di mettere in discussione l’utilità delle energie rinnovabili o della tassazione della CO2. Quante hanno cercato di personalizzare gli attacchi, quel “shooting the messenger” (sparare al messaggero) di cui parla Mann.

O pensiamo a quanto, anche da noi, ha preso piede la narrazione dell’inevitabilità della catastrofe climatica, della prossima inabitabilità della Terra, dell’estinzione dell’umanità all’orizzonte, o dell’inutilità delle contromisure. Sempre di più anche da noi sono le voci che esagerano una situazione già abbastanza grave, come recita il titolo del capitolo 8 del libro.

La nuova guerra del clima non è solo un racconto dettagliato dei tanti assalti alla scienza e alle politiche climatiche da parte del negazionismo al soldo delle lobby fossili, dei politici sul loro libro paga, dei legami di questi poteri con i media di Murdoch o con gli oscuri hacker russi, delle tecniche usate per diffondere la disinformazione. È anche una rassegna aggiornata delle diverse forme di negazionismo soft: che non mette più in discussione la realtà del riscaldamento globale e delle responsabilità umane, ma cerca argomenti e tecniche più efficaci per lo stesso obiettivo, impedire le riforme legislative che potrebbero ridurre i profitti del sistema energetico basato sui combustibili fossili. Ad esempio spostando l’attenzione sui comportamenti individuali, enfatizzandone l’importanza in un’azione di distrazione di massa. È un album degli attori in campo, riportati con nomi e cognomi, con i dettagli delle loro dichiarazioni o con i link ai loro tweet. Molti di questi nomi, i vari Bjorn Lomborg, Michael Shellenberger o Michael Moore hanno avuto notorietà anche in Italia.

Mann ha parole molto dure sui danni portati da alcuni interventi che molto hanno fatto discutere e riflettere, ad esempio i saggi “La terra inabitabile” di David Wallace-Wells o “E se smettessimo di fingere” di Jonathan Franzen. Mann mette in guardia dalla pericolosità di visioni eccessivamente cupe del nostro futuro, sente il pericolo che possano portare a paralisi e disperazione. Arriva a definirle “pornografia climatica” e ci esorta a leggere con freddezza i dati scientifici: seppur l’incertezza non è nostra amica, le migliori proiezioni non prevedono quegli scenari (si veda ad esempio il capitolo 4 del recente Sesto Rapporto IPCC-WG1). È ancora possibile incidere sulla traiettoria delle temperature del pianeta. Non è affatto inevitabile che le previsioni più fosche debbano avverarsi. Quello che gli esseri umani faranno nei prossimi anni e decenni conta, eccome.

Queste posizioni così nette, e le critiche rivolte anche ad alcuni colleghi climatologi rendono questo lavoro di Michael Mann uno strumento utile per smontare due diffuse teorie complottistiche, speculari fra loro, che descrivono “gli scienziati” o “i climatologi” interessati a spaventare il mondo con un rischio inesistente (per ottenere fondi di ricerca) o al contrario a nascondere la reale gravità della situazione (per non disturbare i poteri forti). No, anche fra gli scienziati ci sono diverse posizioni; a volte le diversità sono sfumature, a volte disaccordi più importanti. Ma certo non c’è disaccordo sull’esistenza del problema, sulla gravità della situazione attuale o sulle responsabilità umane. C’è piuttosto sui possibili scenari futuri, su quanto potranno essere rapide e importanti le azioni tecnologiche o gli strumenti del mercato: su come meglio agire, su quali siano le soluzioni più efficaci e convenienti. Personalmente, giusto per fare un esempio, non condivido alcuni degli argomenti utilizzati da Mann per criticare la “cattura e stoccaggio” di CO2 o i sistemi per rimuovere CO2 dall’atmosfera. E questo è perfettamente normale, e salutare. È di questo dibattito abbiamo bisogno, che non dobbiamo temere.

Le nuove guerre del clima è stato terminato da Mann prima che Donald Trump perdesse le elezioni e Joe Biden diventasse il 46° presidente degli Stati Uniti. Il racconto delle sistematiche menzogne di Trump, della sua opera di smantellamento di decenni di politiche ambientali si può leggere ora con più serenità. Chi segue @MichaelEMann su twitter ha potuto assistere ad alcuni degli sviluppi del libro, l’apprezzamento di Mann per la decisa azione di Biden sul clima, quella sfilza di ordini esecutivi che hanno ribaltato la posizione degli Stati Uniti. Se già nel libro si coglievano segni di speranza sui mutamenti in atto negli Stati Uniti, anche nel Partito Repubblicano, quanto successo nell’ultimo anno porta inevitabilmente nuove munizioni a chi come Mann è convinto che quella del clima è una guerra che si può anche vincere.

 

 

Testo di Stefano Caserini

40 responses so far

40 Responses to “Una voce dalla prima linea della nuova guerra del clima”

  1. Roberto Guizzion Set 21st 2021 at 21:45

    Grazie Stefano
    Anche se forse non leggerò il libro,
    certo ne hai dato una presentazione
    molto utile dei temi fondamentali
    dei pericoli più importati
    della strategia adequata nella
    “guerra” del clima
    e delle speranze lecite
    per una prossima urgente “vittoria”

  2. Francescoon Set 23rd 2021 at 09:31

    Parla anche della causa persa contro il Dr. Tim Ball che lo ha accusato – nella sostanza – di essere un cialtrone che tarocca i dati?
    F.

  3. Paolo C.on Set 23rd 2021 at 10:26

    Tim Ball? Quello che nega l’effetto serra del CO2?

    https://en.wikipedia.org/wiki/Tim_Ball

  4. francescoon Set 23rd 2021 at 11:08

    …classico argomento “ad Hitlerum”.
    I fatti sono che Mann ha citato in giudizio per diffamazione Ball.
    Ball ha sfidato Mann a produrre i dati usati per realizzare il grafico. Mann non lo ha fatto e ha perso la causa.
    Ognuno ne tragga le dovute conseguenze.
    F.

  5. Paolo C.on Set 23rd 2021 at 14:15

    I dati sono pubblici da un pezzo:

    http://www.meteo.psu.edu/holocene/public_html/shared/research/MANNETAL98/

    Circa la causa giudiziaria:

    https://m.dailykos.com/stories/2019/8/28/1881956/-Tim-Ball-Pleads-For-Mercy-As-An-Irrelevant-Sick-Old-Man-Gets-It-Declares-Victory

  6. Francescoon Set 23rd 2021 at 14:48

    Ah, bé…

    “Now Mann (and his lawyers) have a month to decide if they’d like to appeal…”

    (Parlando da avvocato: sarebbe bellissimo poter giustificare di aver perso una causa non perché non ho dimostrato la mia tesi, ma perché l’avversario è vecchio e malato)

  7. Paolo C.on Set 23rd 2021 at 16:04

    È stato Ball, l’avversario, a chiederlo:

    https://twitter.com/MichaelEMann/status/1165678594422710273

    Ed era ora che la farsa finisse, visto che i dati erano pubblici da anni.

    E con questo, le auguro buona giornata.

  8. Francescoon Set 23rd 2021 at 16:49

    Ricambio, e la invito a leggere qualche controcanto sull’hockey stick, ad esempio su climatemonitor.
    Saluti
    F.

  9. Stefano Caserinion Set 23rd 2021 at 17:39

    ancora con l’hochey stick?
    Ma è roba vecchia di 20 anni…

    Ci sono state decine di studi che hanno mostrato altre hockey stick.
    E vista la clamorosa hockey stick pubblicata nell’ultimo rapporto IPCC-AR6
    (figura di sinistra qui https://twitter.com/Caserinik/status/1429844106147139596)
    non sarebbe il caso di passare ad altro?

  10. Francescoon Set 24th 2021 at 09:55

    Ma ci sono anche molti lavori che dimostrano la loro comune fallacia metodologica: tipo gli studi di Travaglini.
    Temo sia un po’ come Lourdes: per chi non crede non c’è nessuna prova sufficiente, per chi crede non c’è nessuna prova necessaria.
    Sa una cosa? Anche prescindendo da chi ha ragione, il rischio è da un lato andare verso la catastrofe climatica con il pianeta che diventa tipo Venere, dall’altro bruciare centinaia di miliardi per inseguire un obiettivo inutile, anziché usarli per i problemi veri.
    Un caro saluto
    F.

  11. Maurizioon Set 24th 2021 at 11:26

    Buongiorno,
    Prendo atto che sotto il profilo comunicativo il blog è sempre al top, sia in esperienza che in innovazione.
    In esperienza: sono bastati 3 scambi per liquidare 2-3 obiezioni di un non allineato nel blog.
    In innovazione: si coglie una virata riguardante la nuova veste degli illuminati che aiuteranno, anche con tecniche di “nudging”, i più riottosi. L’anno di pandemia, in questo senso, ha insegnato molto sulle tecniche di comunicazione.
    Mi spiego meglio: il passaggio per me più significativo è “O pensiamo a quanto, anche da noi, ha preso piede la narrazione dell’inevitabilità della catastrofe climatica, della prossima inabitabilità della Terra, dell’estinzione dell’umanità all’orizzonte, o dell’inutilità delle contromisure”.
    Abbiamo assistito ad una metodica azione durata svariati anni tesa a convincere e ad inculcare a qualsiasi livello i concetti dell’imminienza, dell’irreversibilità, della gravità della situazione. Ottenuto l’effetto, oltre le aspettative, forse adesso si affaccia addirittura la problematica opposta? Allora meglio correre ai ripari, per evitare un effetto boomerang.
    Del resto, si rischierebbe di perdere di mordente, come ammesso dalla stessa narrazione più scafata, in materia di climalterantismo.
    Sono ancora una volta sconcertato e, per istinto, messo in guardia, dall’atteggiamento didattico-pedagogico di questa narrazione, che con la pandemia in corso ha in comune un aspetto: la smisurata fiducia, direi fede, nella tecnica e nei suoi nuovi sacerdoti. Quello che viviamo è la risposta più eloquente in termini di risultati di tale approccio.
    Auguri per i ns figli,
    Saluti
    Maurizio

  12. Francescoon Set 26th 2021 at 08:44

    “E vista la clamorosa hockey stick pubblicata nell’ultimo rapporto IPCC”

    …ma poi scusi: citare l’IPCC in merito all’hockey stick non è come chiedere all’oste se il vino è buono? Se mai si dimostrasse che le emissioni umane non ci azzeccano niente con il riscaldamento globale quei signori non si dovrebbero trovare un lavoro vero?
    F.

  13. Stefano Caserinion Set 27th 2021 at 08:43

    @Maurizio
    La sua analisi ha alcuni aspetti interessanti, che sarebbe lungo discutere; faccio solo notare che “l’imminenza, l’irreversibilità, e la gravità della situazione” sono cose diverse da “l’inevitabilità della catastrofe climatica, della prossima inabitabilità della Terra, dell’estinzione dell’umanità all’orizzonte, o dell’inutilità delle contromisure”.

    @Francesco
    @ Se mai si dimostrasse che le emissioni umane non ci azzeccano niente con il riscaldamento globale quei signori non si dovrebbero trovare un lavoro vero?

    No, l’IPCC continuerebbe a fare la review della letteratura esistente sulle nuove cause del riscaldamento globale pubblicate nella letteratura, e sugli articoli pubblicati che dovrebbero smentire almeno 4 decenni e decine di migliaia di articoli pubblicati sulle riviste più autorevoli.
    Ad ogni modo ritengo più probabile che l’IPCC si metta a studiare di UFO o rabdomanzia.

    @ Travaglini? Ha qualche link a pubblicazioni scientifiche sul tema?

  14. Francescoon Set 27th 2021 at 09:35

    https://mpra.ub.uni-muenchen.de/35565/1/Climate_Change_and_Hockey_Stick.pdf

  15. Stefano Caserinion Set 27th 2021 at 10:00

    @ Francesco
    Intendevo un articolo scientifico, che sia stato sottoposto a peer review.
    Quello che ha linkato è un testo impaginato come un articolo scientifico, ma pubblicato su “Munich Personal RePEc Archive”, ossia è un archivio personale.
    Non è stato poi pubblicato su alcuna rivista scientifica, e questo non è un caso.
    Fra l’altro è vecchio di 10 anni.

  16. Francescoon Set 27th 2021 at 14:23

    In merito allo scopo dell’IPCC: se non sbaglio nel 1988 l’assemblea generale dell’ONU istituì l’IPCC “preoccupata che certe attività umane potrebbero cambiare il clima” (cfr. le premesse del documento).
    https://www.ipcc.ch/site/assets/uploads/2019/02/UNGA43-53.pdf

    Se si scoprisse che il clima cambia a causa dell’orbita di Giove, che farebbero i membri dell’IPCC? Dovrebbero dire: “tranqui, il clima cambia da solo come ha sempre fatto”?

    In merito alla metodologia di redazione dell’hockey stick: evito di linkare altro perché ci faccio probabilmente una brutta figura, ma non le risulta che ci siano state critiche radicali fin dall’inizio sulla ricostruzione delle temperature passate fatta da Mann e soci grazie a estrapolazioni basate su carotaggi di ghiaccio e anelli d’albero?

    Dieci anni sono tanti? Ma non mi ha detto che l’hockey stick è vecchio di 20?

    Conclusione: non so se sia un atteggiamento “complottista”, però mi consenta un paragone; Massimo Piattelli Palmarini (scienziato vero, non un quaqquaraqquà) ha osato scrivere un libro sugli errori dei neodarwinisti ed è stato ostracizzato dalla comunità scientifica internazionale: hanno proposto di non fargli pubblicare mai più niente su qualsiasi argomento.
    Non c’è un rischio analogo per quei (pochi) che negano validità all’hockey stick?
    Non dovrebbe essere una riflessione onesta da fare anche se si è “credenti” nel global warming?
    Chi te lo pubblica un lavoro che spiace a Greta?

  17. Stefano Caserinion Set 27th 2021 at 22:52

    @ non le risulta che ci siano state critiche radicali fin dall’inizio sulla ricostruzione delle temperature passate fatta da Mann e soci grazie a estrapolazioni basate su carotaggi di ghiaccio e anelli d’albero?

    Si, mi risulta, e queste critiche sono state confutate.
    E tanti altri studi hanno confermato l’hockesy stick negli utlimi 20 anni.

    Il caso è chiuso, mi creda; paragoni con altri casi non reggono.

  18. Francescoon Set 28th 2021 at 09:00

    Va bene, le credo (tipo Aristotele: ipse dixit).
    Ma almeno che l’IPCC sia nato con lo scopo specifico di dimostrare l’incidenza dell’azione umana sul clima, e quindi che se si dimostrasse il contrario non avrebbe più niente da fare mi dà ragione?

  19. Paolo C.on Set 28th 2021 at 11:07

    Veramente per molti anni è sembrato che fosse lì per minimizzare incidenza e impatto antropici sul clima…

  20. Stefano Cosmaroon Set 28th 2021 at 13:21

    Francesco, i ricercatori dell’IPCC lavorano GRATIS

    https://ipccitalia.cmcc.it/cose-lipcc/

    vengono rimborsate le spese di viaggio ai ricercatori dei paesi in via di sviluppo. L’IPCC non fa ricerca ma valuta la letteratura globale scientifica. I suoi ricercatori arrivano dai centri di ricerca e dalle università di tutto il mondo e vi fanno ritorno una volta approvati i vari rapporti. Non hanno niente da vendere e nessun interesse da difendere, se non quello teso alla comprensione e agli effetti del GW.

  21. Armandoon Set 29th 2021 at 13:02

    Non ho capito l’intervento di Maurizio.
    Certo, la questione della pandemia non ha aiutato e non aiuterà la lotta al riscaldamento globale.
    A mio avviso, il problema maggiore è che la transizione energetica ha un costo e questo costo non è socialmente accettabile, perché andrà a colpire quasi esclusivamente le fasce di popolazione già impoverite da decenni di politiche tese ad aumentare, e non a ridurre, i divari di reddito.
    Ovvio che i negazionisti troveranno un’autostrada comoda comoda per portare avanti la loro opera di disinformazione.
    È vero che la transizione potrebbe essere resa socialmente possibile con adeguati interventi dello stato, ma questo è esattamente quello che NON si vuole fare.
    Credo che nei prossimi mesi dovrete occuparvi meno di climatologia e più di economia politica. L’esito della battaglia passa derà sicuramente da lì.

  22. Francescoon Set 30th 2021 at 17:39

    Il fatto che i membri dell’IPCC non siano pagati non mi sembra una garanzia di imparzialità quando l’ente è nato con lo specifico scopo di dimostrar el’incidenza umana sul clima.
    Limitiamoci ad analizzare i fatti: il Collegio degli Ingegneri di Padova ha fatto una serie di “dialoghi sul clima” che mi sembrano interessanti; invito a guardare il seguente video

    https://www.youtube.com/watch?v=k9jHCYIdDAo

  23. Maurizioon Set 30th 2021 at 22:27

    Ah beh, Francesco, un parterre di negazionisti di prima scelta!

  24. Antonioon Ott 1st 2021 at 07:25

    Francesco:
    – Nessuno dei relatori ha alcuna pubblicazione scientifica sul cambiamento climatico
    – Un relatore ha 93 anni (novantantre!)
    – La prima slide che vedo quando apro il link vedo che il relatore esperto di fisica delle particelle cita un rapporto IPCC sugli eventi estremi del 2012, basato quindi su dati di più di 10 anni fa
    Grazie, ma ne ho già abbastanza dei climatologi o virologi da bar, e ho di meglio da fare.

  25. Francescoon Ott 1st 2021 at 09:13

    Dai vostri commenti si deduce che:

    a) Se si è classificati “negazionisti” non si viene neanche ascoltati; quindi se l’IPCC dice che 2+2 fa 5, io – che non sono climatologo – non posso dire che è un errore;

    b) stessa cosa se non hai pubblicazioni in campo climatico: se un climatologo dice che 2+ 2 fa 5 devi stare zitto;

    c) se sei vecchio sei per ciò solo inattendibile;

    d) i dati di dieci anni fa sono irrilevanti e chi li cita è un “climatologo da bar”.

    Ma secondo voi anche gli ingegneri di Padova sono tutti al soldo delle multinazionali? Non è che è gente abituata a fare i calcoli veri e verificabili perché altrimenti i ponti vengono giù?

    Ma vi rendete conto dei pregiudizi imbarazzanti che avete?

  26. Paolo C.on Ott 1st 2021 at 09:53

    Immagino che gli ingegneri abbiano fatto i compiti a casa prima di iniziare a tenere conferenze. Conosceranno a menadito testi come questo:

    https://www.cambridge.org/highereducation/books/principles-of-planetary-climate/5B5EEF0534CB6F69FB2E395DD21D3476

    O sbaglio?

  27. Francescoon Ott 1st 2021 at 10:09

    Ma scusi, se in base alla narrativa dell’IPCC l’aumento delle temperature porta ad un aumento delle “bombe d’acqua” e l’analisi delle serie storiche dimostra che non c’è nessun aumento di bombe d’acqua, un ingegnere che sa di statistica lo può dire senza aver studiato climatologia oppure no?

  28. Antonioon Ott 1st 2021 at 11:29

    Uffa Federico, non faccia giochetti retorici ma ma cerchi di capire.
    Queste non sono addizioni, è scienza complessa; nell’ultimo rapporto IPCC di agosto si parla di eventi estremi, e se ne parlava nel SR1.5 del 2018 e nel AR5 del 2013.
    Se uno va a prendere uno del 2012, e si occupa di tutt’altro, permetta che usi meglio il mio tempo che ascoltarlo.
    Altrimenti poi devo ascoltare il mio parruchiere quando si improvvisa virologo e dice che tutti i virologi sbagliano

  29. Francescoon Ott 1st 2021 at 11:44

    Guardi che io cerco veramente di capire, non è retorica:
    al minuto 25 il relatore cita uno studio secondo il quale l’aumento di CO2 sarebbe responsabile del 70% dell’inverdimento del pianeta, che negli ultimi 33 anni sarebbe aumentato talmente da aver portato ad una nuova superficie verde corrispondente a due volte gli Stati Uniti.
    Allora, chi è più “testardo e irragionevole”: chi come Mercalli dice che continuare a immettere CO2 nell’atmosfera rischia di farci perdere l’appuntamento con la prossima era glaciale, o chi analizzando i numeri non è affatto preoccupato?
    Lei in che mondo preferirebbe vivere?

  30. Armandoon Ott 1st 2021 at 20:01

    Questa della superficie verde grande due volte gli Stati Uniti è veramente da spanciarsi dalle risate.
    Che l’aumento di CO2 sia un bene e non un male si diceva già trent’anni fa. Crea qualche problemino sì, ma vuoi mettere?, i raccolti diventano superabbondanti e finalmente cesserà la fame nel mondo.
    Bene, dopo trent’anni di questa fesseria c’è qualche dato a supporto o siamo livello di mio cuggino che ha visto una “superficie verde” grande centro trilioni di campi di calcio?

    PS. In una trasmissione televisiva Rubbia disse che il cambiamento climatico non sarebbe un problema. I campi resi non più coltivabili nelle zone temperate sarebbero stati sostituiti dai vasti territori siberiani. Certo, non l’ha neanche sfiorato l’idea di domandarsi se quei terreni sono in grado di sostenere un’agricoltura come la nostra… Ed è pur sempre un Premio Nobel. Risparmiateci gli ingegneri di Padova.

  31. stefano carnevalion Ott 3rd 2021 at 23:39

    @Francesco
    a quanto ho capito lei è un tecnico, un avvocato, quindi un tecnico del diritto: lei sa benissimo che solo una persona con le sue conoscenze può difendere qualcuno in giudizio, non certo un farmacista o un egittologo.
    Ovviamente un ingegnere non ne sa più di un climatologo e quest’ultimo, a sua volta, non saprebbe certo costruire un ponte.
    Non basta ritrovarsi in 10 attorno ad un tavolo e iniziare a confutare e discutere di un argomento complesso, studiato da gente che studia solo quello da anni o decenni, per ritrovarsi sul tavolo con tesi di un certo rilievo. Glielo dice uno che nel 2003, confortato da un fisico e due ingegneri, aveva elaborato un modello di previsione meteo stagionale: il quale cadde miseramente come un castello di carta dopo le prime simulazioni.
    La CO2 fa aumentare la temperatura. Punto, ma davvero..lo si è capito circa 200 anni fa.
    Il problema è che le fonti fossili, su cui tutt’oggi investiamo, la emettono a vagonate, oltre ad altri validi climalteranti.
    Non si tratta di avere una terra più verde, si tratta di averla con o senza la nostra presenza. Questo è il problema più importante, mai presentatosi davanti ai nostri occhi da 200mila anni, cioè da quando noi abitiamo questo piccolo pianeta blu.

  32. Francescoon Ott 4th 2021 at 09:25

    “La CO2 fa aumentare la temperatura. Punto, ma davvero..lo si è capito circa 200 anni fa”

    Si, ma lei sa che lo fa in modo “esponenziale”, nel senso che l’effetto serra indotto dalla CO2 diminuisce più il gas aumenta: ad un raddoppio della CO2 non corrisponde un raddoppio della temperatura. E poi ci sono mille retroazioni: ricordo i festeggiamente per l’accordo di Parigi con il cartellone che diceva “siamo riusciti a tenerci sotto i 2 gradi”, come se avessero trovato la manopolona del boiler planetario! Che queste affermazioni siano fesserie glielo può anche dire un avvocato o un ingegnere.

    Le ricordo inoltre che lo stesso Arrhenius vedeva favorevolmente l’introduzione di CO2 perché avrebbe evitato la prossima era glaciale. Ricorda la teoria della “palla di neve”? La terra sarebbe un pianeta tendenzialmente ghiacciato che ogni tanto esce per motivi misteriosi dal freddo e rende la vita possibile.

    Ha sentito che hanno datato il dente di leone trovato vicino a Cremona nel 2017? Centomila anni fa nella pianura padana c’erano i leoni: era una savana! Nell’Inghilterra meridionale c’erano gli ippopotami.
    Tutto ciò non le suggerisce qualcosa?
    Un caro saluto
    F.

  33. stefano carnevalion Ott 4th 2021 at 10:09

    secondo quanto dice è assolutamente inutile invertire il processo emettitivo in atmosfera, tanto comunque la temperatura continuerebbe a crescere: in realtà la manopola c’è perchè se smettiamo di emettere CO2 alla fine entrano in campo anche retroazioni di segno opposto. Tra cento anni si troverà qualche molecola emessa nel 1800 ma non quelle non emesse, ovviamente. Ecco perchè in realtà l’esaurimento del processo fisico di aumento termico troverebbe esaurimento, progressivo e nell’arco di vari secoli, ma comunque ci sarebbe. Se continuiamo ad emettere, quello che capiterà è di avere un sistema climatico totalmente fuori controllo e una volta innescato il meccanismo termodinamico non c’è modo di tornare indietro.
    Secondo lei l’Arrhenius si sarebbe immaginato una civiltà industriale di queste forme e dimensioni con otto miliardi di abitanti sul pianeta? ne dubito fortemente..
    Quando e se leoni e ippopotami torneranno in pianura padana sarà la testimonianza che ce ne siamo già andati da parecchio tempo, purtroppo.
    Un caro saluto.
    s.

  34. stephon Ott 6th 2021 at 00:16

    @francesco
    Un paio di contributi scientifici un po’ più recenti (altri a richiesta) e affidabili rispetto alla narrazione di Travaglini sull’hockey stick linkata sopra:
    https://www.nature.com/articles/s41586-019-1401-2
    https://www.nature.com/articles/s41561-019-0400-0

    Quanto al contributo “esponenziale” della CO2: per essere più precisi, il suo contributo è logaritmico, vero. Ma questo fatto è assolutamente trascurabile se consideriamo la parte che ci interessa veramente: l’era moderna.
    https://static.skepticalscience.com/pics/logarithmic-co2-140-to-1120-x.png

    Dopo lo zoom, il logaritmo non è molto lontano da una linea retta.
    https://static.skepticalscience.com/pics/logarithmic-co2-280-to-600.png

    E le emissioni umane di CO2 stanno aumentando esponenzialmente; abbastanza velocemente che quando tracciamo la CO2 atmosferica con una scala logaritmica, essa curva ancora leggermente verso l’alto, anche negli ultimi 30 anni.
    https://static.skepticalscience.com/pics/1_co2-logarithmic-20th-century.png

  35. stephon Ott 8th 2021 at 17:46

    @francesco
    se in base alla narrativa dell’IPCC l’aumento delle temperature porta ad un aumento delle “bombe d’acqua”
    …più che in base alla “narrativa dell’IPCC” direi in primis in base alla fisica dell’atmosfera, ringraziando per primi Clapeyron e poi Clausius. Che poi, per dirla tutta, non si può proprio più sentir parlare di “bombe d’acqua”.

    …e l’analisi delle serie storiche dimostra che non c’è nessun aumento di bombe d’acqua
    Fermo restando quanto scritto sopra circa l’assurdità di tale termine d’avanspettacolo, l’analisi delle serie storiche comincia a dimostrare l’esatto contrario rispetto a quanto lei scrive.
    Alcuni studi per approfondire (altri a richiesta):
    https://www.nature.com/articles/nclimate3110
    https://agupubs.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/2015JD024634
    https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2212094719301720
    https://www.nature.com/articles/s41467-021-24262-x
    https://threadreaderapp.com/thread/1416791101940379649.html

  36. […] Per completare il suo quadro retorico De Bortoli conclude il suo editoriale del 3 ottobre invitando piuttosto a fare i conti con i propri comportamenti individuali quali responsabili della crisi climatica: sprechi alimentari, gestione dei rifiuti, mobilità, uso di internet…. a rivedere la propria carbon footprint. Ricorrendo così anche a un’altra delle categorie del climate delay, una delle classiche pratiche di deflection ben descritte da Michael Mann in “La nuova guerra del clima”.  […]

  37. stephon Nov 14th 2021 at 14:31

    Pochi scienziati come Michael Mann hanno il pregio di affermare pubblicamente i fatti con una tale chiarezza. Scienza, società e politica hanno bisogno di queste voci.

    https://twitter.com/i/status/1458613497906958339

  38. […] spunto da due testi pubblicati recentemente su climalteranti.it. Il primo è una recensione del nuovo libro di Michael Mann, La nuova guerra del clima, in cui il climatologo americano, oltre a mettere in guardia contro le […]

  39. Massimoon Set 8th 2023 at 20:50

    Mann ha ragione, ma come di fatto tutti non ha capito una cosa, esattamente come tutti voi: noi siamo geneticamente programmati a volere sempre di più come ogni altra forma di vita apparsa (istruzione antichissima che fa parte di curve evolutive stabili) e una mutazione auto estintiva c’ha dato la capacità cognitiva di scoprire alcune leggi della fisica con cui abbiamo estratto energia e in seguito combinato costruzione di macchine ed estrazione d’energia (macchina di Carnot) producendo lavoro di potenza e così via in sempre di più.
    La curva evolutiva stabile con la mutazione ad alto cognitivismo c’ha resi immensamente potenti rispetto a qualsiasi altra forma di vita che deve fare il suo sempre di più solo con la propria forza fisica, nel contempo ci ha resi specie autoestintiva che nell’autoestinguersi produce una estinzione di massa e così noi stiamo distruggendo il nostro ecosistema e con esso provocando una estinzione di massa di cui siamo parte prossima ventura alla fine dell’acqua potabile (tra 25 anni dati satellitari missione GRACE della NASA), in quanto è solo il 2% dell’acqua del pianeta e ne abbiamo compromesso il ciclo circolare.
    Per cui è evidentissimo che il nostro cognitivismo non è capace di uscire dalla programmazione genetica, tanto che pensa quanto desidera, cioè sempre di più e agisce e capisce solo in sempre di più.
    Infatti ogni decrescita è inaccettata, osteggiata, sbeffeggiata.
    La crisi idrica trova solutori demenziali che parlano di sempre di più in quanto visto che piove di meno dobbiamo eliminare le perdite di acqua dagli acquedotti, fare invasi di raccolta acqua piovane e scavare condotte sotterranee a vasi comunicanti senza evaporazione dimenticando che agendo aumentiamo ancora erosione ambientale, emissioni, forzanti radiative col risultato di accelerare ulteriormente l’arrivo del day zero e facendo opere per raccogliere polvere e ossa umane calcinate dalla radiazione solare dopo la grande sete e fame in pestilenza.
    Ecco come ragiona malissimo il cervello che siamo e lo fa innatamente e non sa cambiare modo in quanto è programmato a fare come ho descritto.
    Di fatto come ha capito anche Dietelmo Pievani la quasi totalità dei cervelli umani non gradisce sentirsi dire che siamo in crisi ecologica con estinzione di massa imminente e si usa ogni scemenza dialettica con mala coscienza per mettere in discussione la realtà oggettiva misura e visibile, quando metti l’oppositore dialettico con le spalle al muro con dati e metodo scientifico quello non si arrende proprio e ti rilancia con la speranza che tu non hai capito una fava e le cose sono a posto e non accadrà nulla di quanto dici.
    Per cui il cervello che siamo NON è in grado di cambiare il proprio comportamento con la cultura e la comprensione, ma necessita di una riprogrammazione genetica per cambiare modo di ragionare e di conseguenza agire.
    D’altronde questo è palesemente un comportamento di specie e servono anche zoologi che lo vedano e ci facciano sopra pubblicazioni di studi.
    Ecco la ragione per cui non riusciamo a fermarci dal continuare a competere e voler crescere senza fine, tanto che la prossima frontiera è lo spazio al di fuori del pianeta terra.
    Ho spiegato a Pievani queste cose e non ha confutato nulla (ho fornito anche fonti, ovviamente non sono uno che non conosce il metodo), il suo silenzio è stato assordante in quanto appare evidente che lo stato attuale della nostra crisi è dovuto alla potenza liberata proprio dalla macchina del successo accademico col metodo scientifico che da sempre è al servizio di stati (pro tecnologia più avanzata per dominio e conquista militare) e dei ricchi padroni delle grandi aziende (pro tecnologia più avanzata per dominio e conquista commerciale di popoli con la nostra comune indole al consumo del sempre di più e del meglio del meglio, l’eccellenza) per alimentare la macchina del successo trionfale e della dominazione (vizi antichi di uno scimmione dittatoriale assoluto di cui mai s’è liberato quando s’è liberato tanto degli alberi quanto della pelliccia cfr. Desmond Morris in La scimmia nuda).
    Intelligentemente ha compreso che la classe sociale a cui appartiene sarebbe finita sul banco degli imputati se fossero apparse chiare le catene di responsabilità in quanto in 8 miliardi su un pianeta presto con pochissima acqua potabile, di fatto già oggi siamo tutti morti al 90% come minimo nel futuro prossimo venturo e non per senilità con sue patologie, quindi i processi ai colpevoli ci saranno.
    Al che il più colpevoli non intendono nè farsi processare, tanto meno morire, che muoiano quella la invece.
    Come avevo già compreso i ricchi padroni dei mezzi di produzione, scienziati e pupazzi di questi, cioè i politici che fanno sempre quanto gli dicono i ricchi padroni dei mezzi di produzione, non hanno alcuna intenzione di farsi processare finendo tutti impiccati, ma pensano di scappare nello spazio per poi tornare a terra nel futuro post colonizzazione di luna e marte, dopo che quelli che li processerebbero saranno morti tutti al 99,999999% per sete, fame e malattie, oltre ai ftalati che li rendono sterili da decenni e non smetteranno di farlo, anzi incrementeranno la loro azione fino a condurci all’estinzione finale.
    Quindi per agire non ci si deve rivolgere a tali classi, ma bisogna auto attrezzarsi nei pochi anni che restano per fare in modo che si possa processarli quanto cambiarci il codice genetico altrimenti tutto questo sarà inutile.

  40. […] Ma venendo all’oggetto di questo post, vorremmo portare la riflessione verso le posizioni di alcuni esponenti del mondo ambientalista (o presunti tali) che si schierano apertamente contro buona parte di ciò che è la transizione energetica, con particolare riferimento agli impianti ad energia rinnovabile (fotovoltaica ed eolica) e ai veicoli elettrici. Con argomenti superficiali, semplicistici, se non a volte proprio sbagliati. Non si tratta di negazionismo climatico, ma della sua evoluzione ben definita da Michael Mann con “inattivismo climatico” (si veda qui e qui). […]

Leave a Reply


Translate