La strategia italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra
È passata – purtroppo – piuttosto inosservata la pubblicazione della “Strategia italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra”, ufficialmente inviata alla Commissione europea l’11 febbraio 2021. Dopo essere stata a lungo ferma nei corridoi dei 4 ministeri che l’hanno sottoscritta (Ambiente, Sviluppo economico, Politiche agricole, Trasporti), la pubblicazione ha coinciso con la fine del Governo Conte II, e per questo è stata ignorata dai mezzi di comunicazione.
Si tratta però di un documento importante, che delinea per la prima volta ufficialmente – pur se a livello di massima – uno scenario energetico italiano di decarbonizzazione, in cui i combustibili fossili giocano un ruolo del tutto marginale.
La definizione di una strategia al 2050 è una richiesta contenuta nella decisione di approvazione dell’Accordo di Parigi, nella COP21 del dicembre 2015. A livello europeo c’era stata nel 2018 la proposta della Commissione europea «Un pianeta pulito per tutti. Visione strategica europea a lungo termine per un’economia prospera, moderna, competitiva e climaticamente neutra», con la contemporanea richiesta chiesto agli Stati Membri di redigere Strategie nazionali.
La Strategia europea ha valutato diversi scenari, fra cui alcuni coerenti con l’obiettivo “emissioni nette zero di gas serra”, in cui – come si vede nel grafico qui sotto – alcuni settori come quello della produzione di energia, sono sostanzialmente ridotte a zero già nei prossimi 20 anni.
Traiettoria delle emissioni di gas serra europee in uno scenario a 1,5°C Fonte: Commissione europea
Anche nella strategia italiana per la neutralità climatica al 2050 lo scenario di decarbonizzazione delinea una drastica riduzione dei combustibili fossili, legato ad una consistente riduzione della domanda di energia (40% di riduzione dei consumi finali di energia!), una forte elettrificazione nei trasporti e nel riscaldamento degli edifici, e un aumento impressionante della produzione di energia rinnovabile: ad esempio la potenza di energia fotovoltaica installata nel 2050 dovrà essere 10-15 volte quella attuale (200-300 GW). Nelle 90 pagine della Strategia, nell’Allegato 2 (Dettagli sulle tecnologie di decarbonizzazione) sono riportati i numeri e le tecnologie alla base di questo cambiamento, che non è eccessivo definire una rivoluzione, da attuare in tempi rapidi (tre decenni). Sono mostrati alcuni scenari di utilizzo dell’energia elettrica rinnovabili prodotta nelle ore centrali del giorno in eccesso rispetto alla domanda di energia, ad esempio con la produzione di idrogeno.
Il confronto mostrato nella figura seguente mostra la grande differenza fra le emissioni italiane del 2018, le emissioni nel 2050 nello scenario “di riferimento” al 2050, ottenuto estendendo al 2050 le dinamiche energetico-ambientali previste dal PNIEC (Piano Nazionale Energia e Clima pubblicato a inizio 2020), e le emissioni nello scenario di decarbonizzazione della nuova Strategia.
Confronto fra le emissioni totali e gli assorbimenti di gas serra nei dati storici (2005 e 2018), nello scenario PNIEC proiettato al 2050 (Riferimento) e nello Scenario di decarbonizzazione al 2050 (Fonte: Strategia italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra, figura 1.3.2)
Il confronto fra il bilancio energetico del 2018 e quello delineato per il 2050, riportato nelle figure sottostanti, mostra la scomparsa dell’uso del carbone e del petrolio e il vistoso ridimensionamento nell’uso del gas naturale.
Bilancio energetico italiano nel 2018 (Fonte: Eurostat / Strategia italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra)
Previsione di bilancio energetico italiano nel 2050 secondo la Strategia italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra
Il rapporto può essere letto a questo link. Suggeriamo in particolare la lettura delle 7 pagine della Sintesi, o almeno le pagine delle “Considerazioni e conclusioni” finali, di cui riportiamo qui qualche estratto.
- A livello nazionale, si ritiene necessario che una trasformazione così importante e radicale come quella prospettata in questa Strategia debba permeare tutte le politiche pubbliche, in un percorso di ampia condivisione. Primi passi in tal senso sono stati effettuati con la trasformazione del CIPE, Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, in CIPESS, Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile e con l’avvio del Green Deal, di cui si è detto anche nell’ambito del
- È tuttavia auspicabile un cambio di atteggiamento da parte dei diversi livelli istituzionali, dei cittadini e delle imprese, in quanto troppo spesso il percorso verso la decarbonizzazione, già solo in vista degli obiettivi 2020, incontra molte resistenze. Queste resistenze, pur motivate dalla difesa di altri legittimi interessi, dovrebbero attenuarsi sulla base di una maggiore condivisione della necessità di procedere convintamente sulla strada della Inoltre, occorrerà che il concetto di “transizione giusta” sia continuamente e concretamente declinato in misure che distribuiscano in modo equo vantaggi e costi, senza lasciare indietro coloro che dalla transizione potranno essere spiazzati.
- Sul piano delle scelte strategiche, nell’orizzonte 2050, l’emergere del ruolo fondamentale di elettricità e idrogeno suggerisce di valutare la possibilità di progressiva riconversione delle infrastrutture gas per il trasporto e la distribuzione, dapprima di miscele gas-idrogeno e poi di idrogeno. Operativamente, ciò si traduce nella promozione di una cooperazione rafforzata tra i gestori dei sistemi di trasmissione dell’elettricità e di trasporto del gas, con pianificazioni congiunte, sperimentazioni e studio delle esigenze di adeguamento delle infrastrutture.
- La forza dell’Europa unita deve essere fatta valere per spingere la ricerca di soluzioni tecnologiche e operative che consentano di contemperare la notevole crescita delle fonti rinnovabili con le esigenze di tutela dell’ambiente e del paesaggi
- In definitiva, per chiudere completamente il gap emissivo e arrivare alla neutralità climatica sono necessarie scelte politiche a elevato impatto sociale/settoriale/territoriale, tecnologie ancora non pronte in parte perseguibili solo su base europea coordinata, nonché una condivisione a livello internazionale del processo di decarbonizzazione. Per tenere conto degli sviluppi su tutti questi fronti, ferme restando le tendenze di fondo individuate, la Strategia deve inevitabilmente essere uno strumento dinamico, aggiornato
Sarebbe il caso che, vista la loro rilevanza, le scelte e le azioni che sono delineate da questa strategia fossero oggetto di un grande dibattito, o almeno fossero spiegate all’opinione pubblica. Anche perché, oltre agli obiettivi al 2050, l’Unione Europea ha già adottato con il Green Deal europeo nuovi obiettivi al 2030 (almeno 55% di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990). E, come già detto, si tratta di un obiettivo ambizioso, che per essere raggiunto richiede di far partire da subito azioni incisive in molti settori (ad esempio trasporti, consumi energetici degli edifici, agricoltura), su cui le azioni sono state fino ad oggi troppo timide.
Testo di Stefano Caserini
5 responses so far
Credo vada sottolineato che un contributo importante e probabilmente decisivo all’attuazione delle azioni delineate nella Strategia di decarbonizzazione, potrà/dovrà giungere dall’utilizzo coerente delle risorse del PNRR, cioè dai fondi assegnati all’Italia in base al Next Generation EU. Quando il PNRR sarà pronto – anche su questo non guasterebbe un’ampia discussione – si potrà capire se la Strategia per la riduzione delle emissioni di gas serra sarà stata presa davvero in considerazione, oppure no.
@ Dario
Si, ne abbiamo parlato nel precedente post https://www.climalteranti.it/2020/12/14/il-nuovo-obiettivo-climatico-dellunione-europea-e-abbastanza-ambizioso/
I fondi attuali del Next Generation EU servono forse più per l’obiettivo al 2030, certo è necessario che siano un segnale di quel cambiamento di sistema richiesto dalla strategia.
Scusate, ma parlare di fondi per molti può essere fuorviante.
I fondi europei sono soldi nostri. Questo non va mai dimenticato.
Anche perché, e non sono il solo a pensarlo, la crisi in atto cancellerà tutti i buoni propositi di transizione ecologica.
Sono anni che non leggo più un articolo, un libro, sull’ecologia. Oggi la priorità è un’altra. Una società impoverita non è in grado di portare avanti progetti così ambiziosi.
@armando
“Anche perché, e non sono il solo a pensarlo, la crisi in atto cancellerà tutti i buoni propositi di transizione ecologica.”
tutti forse no, ma certo finora i fatti stanno dando ragione a lei e al suo pessimismo (mi riferisco al rimbalzo delle emissioni del 2% del dicembre 2020, ancora in piena pandemia, rispetto al dicembre 2019).
Perdonate, i questi giorni sono di pessimo umore.
[…] a leggere la Strategia italiana per ridurre le emissioni di gas serra, Stefano Caserini l’ha sintetizzata per noi dummies da […]