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L’ostinato ottimismo contro la crisi climatica

Nel panorama dei libri sul cambiamento climatico, il libro “Scegliere il futuro” di Christina Figueres e Tom Rivett-Carnac (Tlon edizioni, 2021) merita di essere letto per la sua carica di deliberato, ostinato – e verrebbe da dire disperato – ottimismo.

 

Christina Figueres è stata dal 2010 al 2016 segretaria generale dell’UNFCCC, ed è una delle principali artefici dell’Accordo di Parigi; Tom Rivett-Carnac è stato un suo collaboratore, nonché il suo stratega politico. Sono quindi persone che hanno che hanno seguito ad altissimo livello l’evolvere nell’ultimo decennio dell’azione globale contro i cambiamenti climatici. Assieme hanno fondato l’organizzazione Global Optimism (qui una serie di interessanti podcast).

Anche solo per questo la loro voce merita attenzione.

Il libro è un’analisi metodica di motivi per cui oggi ha senso impegnarsi per combattere il cambiamento climatico,  nonostante le conoscenze scientifiche sul clima, sugli impatti già in corso e quelli inevitabili per il futuro, nonché il ritardo delle riposte e l’inerzia delle decisioni politiche, forniscano tanti validi motivi per farsi prendere dallo sconforto.

Le proteste e la mobilitazione in corso a livello mondiale “che si stanno spingendo verso nuovi livelli di azione e consapevolezza”, la rapidità con cui le alternative ai combustibili fossili stanno diventando convenienti, “la rapida evoluzione economica che rende più attraenti le soluzioni ecologiche” e che “dà ai governi una precisa indicazione su cui riflettere per attuare i cambiamenti sistemici di cui abbiamo bisogno”, “l’effetto positivo dell’Accordo di Parigi”,il gran numero di impegni a emissioni nette zero, sono alcuni degli argomenti su cui si basa un messaggio chiaro: “siamo sulla buona strada, anche se solo all’inizio, per trasformare completamente il modo in cui produciamo e consumiamo energia, e ciò sta a sua volta causando profondi cambiamenti nei settori industriali, dei trasporti e agricoli”. 

Grazie al lavoro di ambientalisti e attivisti, “oggi finalmente il terreno è abbastanza ricco e forte da permettere un’esplosione esponenziale di attività che può spingere le soluzioni al ritmo di cui abbiamo bisogno”.

 

 

 

Il libro non nega la gravità della situazione in corso; anzi, riassume in modo brutale la rilevanza dei rischi che ci aspettano nel “mondo che stiamo creando”, non agendo in modo abbastanza deciso contro il surriscaldamento globale. Ma il libro è pervaso dalla necessità di spiegare l’importanza di “tenere un piede nell’indignazione e l’altro nell’ottimismo”, per poter scegliere il nostro futuro. 

E arriva a sottolineare quanto sia emozionante, eccitante, “sconcertante ed esaltante allo stesso tempo” la possibilità di vivere questo momento di profonda trasformazione economica, o perlomeno di scelta fra due possibili traiettorie.

A differenza di un altro libro che ha cercato di mettere in luce i benefici del “mondo che dobbiamo creare”, il libro di Figures e Rivett-Carnac non si basa molto sui fatti e i dati scientifici a supporto di questa tesi, ma è più volto all’analisi delle mentalità necessarie per ottenerlo. 

Le tre mentalità  (disperato ottimismo, abbondanza infinita e rigenerazione radicale) sono spiegate con tanti esempi, ma in modo non del tutto convincente. Sia perché sembrano sottovalutare gli ostacoli concreti presenti nella dura realtà di tante parti del mondo, sia perché sembrano basarsi su una forza spirituale in grado di far fare il salto per “rinnovare noi stessi ed aiutare gli altrui a raggiungere livelli di maggiore energia e comprensione”. Come per l’enciclica Laudato 

Si’, una più approfondita analisi sociologica dei perché dell’inerzia del cambiamento sarebbe stata utile.

La terza parte, con le dieci azioni per “fare ciò che è necessario” è un condensato davvero efficace degli spazi di mobilitazione oggi possibili, delle strategie da mettere in campo. Senza descriverle nel dettaglio, per non dire troppo del libro, e al di là di alcuni errori scusabili (l’enfasi sul potenziale della riforestazione basato sull’articolo di Bastin et al. qui discusso), merita un sicuro apprezzamento la chiarezza con cui sono esposte la prima azione “Lasciate andare il vecchio mondo” e l’ultima “Impegnatevi politicamente”.

Alla fine, emerge chiaramente il senso dell’atteggiamento di deciso ottimismo, della narrazione di speranza necessaria oggi per affrontare la crisi climatica, per rinforzare il desiderio di partecipazione e mobilitazione. Tanto da far pensare che forse è proprio di libri come “Scegliere il futuro” che oggi c’è più bisogno.

 

 

Testo di Stefano Caserini, con il contributo di Gabriele Messori

2 responses so far

2 Responses to “L’ostinato ottimismo contro la crisi climatica”

  1. I miei raccomandati – ocasapienson Apr 21st 2021 at 21:09

    […] Caserini fa parte dei lettori voraci. Da Climalteranti, con il contributo di Gabriele Messori, pubblica una bella recensione di “Scegliere il futuro”, […]

  2. Armandoon Apr 28th 2021 at 15:30

    Io appartengo alla schiera dei pessimisti.
    Per esempio, l’auto elettrica. Se ne parla bene perché serve alla Germania.
    Altrimenti sarebbe stata presentata come una cosa avveniristica ancora di là da venire.
    La tassa “ecologica” di Macron ha creato una rivolta, repressa con la violenza.
    Questo, cioè il ricorso istituzionale alla violenza, avrebbe dovuto preoccupare.
    Qualcuno avrebbe dovuto alzarsi in piedi e dire “not in my name”.
    E invece non è successo, anche perché la stampa ha censurato le notizie.
    Spero di essere smentito, ma stiamo per assistere al più grande greenwashing di tutti i tempi.

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