Notizie e approfondimenti sul clima che cambiaPosts RSS Comments RSS

Il 2021: sesto o settimo anno più caldo dal 1850

Le temperature medie globali dell’anno appena terminato, secondo quanto risulta dalle analisi preliminari sui dati della NOAA e di altri database climatici, collocano il 2021 al sesto-settimo posto nella speciale classifica degli anni più caldi, in cui il 2016 rimane al primo posto. L’anomalia registrata si assesta intorno ai quattro decimi di grado al di sopra della media del trentennio 1981-2010, pari circa a 1,0-1,1 °C in più rispetto al periodo 1880-1910. Anche per quanto riguarda l’Italia, la posizione in classifica è la stessa, ma l’anomalia è quasi doppia. I dati appaiono notevoli, se si considera che il 2021 è catalogabile come un anno caratterizzato da una fase La Niña del ciclo ENSO, notoriamente associata ad anomalie fresche.

 

Come ormai è tradizione, all’inizio del nuovo anno andiamo ad analizzare l’andamento dell’annata appena conclusasi dal punto di vista delle temperature medie globali, o meglio delle loro anomalie. Ricordiamo, in questa sede, che generalmente si preferisce visualizzare l’andamento delle anomalie di temperatura rispetto a un periodo prefissato, piuttosto che i valori assoluti delle temperature stesse, perché le anomalie risultano meno influenzate da altitudine e latitudine delle varie stazioni, e risultano così più facilmente mediabili tra loro.

Per analizzare i dati ci avvaliamo, oltre che del solito database NCEP della NOAA, da cui abbiamo estratto un rettangolo che comprende l’Italia, anche dei database GISST, HADCRU, JMA e Copernicus, in maniera da avere una visione più globale e non condizionata dal singolo database. Dal momento che non tutti i centri hanno già fornito i dati completi relativi al 2021, l’analisi per alcuni centri è stata limitata ai primi undici mesi del 2021 o è stato considerato il periodo tra dicembre 2020 e novembre 2021 (da valutazioni fatte negli anni scorsi, le differenze si sono rivelate dell’ordine di qualche centesimo di grado). Abbiamo inoltre deciso di riferire tutte le anomalie ancora al trentennio 1981-2010, usato ancora fino all’anno scorso, al fine di mantenere l’uniformità con i post degli anni passati.

Anno

NCEP

GISST

HADCRU

JMA

Copernicus

MEDIA

2000

-0.06

-0.03

0.00

0.00

-0.06

0.01

2001

0.13

0.12

0.15

0.13

0.10

0.18

2002

0.23

0.21

0.20

0.19

0.20

0.26

2003

0.22

0.20

0.21

0.20

0.19

0.25

2004

0.13

0.12

0.15

0.14

0.12

0.18

2005

0.35

0.26

0.25

0.25

0.29

0.34

2006

0.28

0.22

0.21

0.22

0.24

0.29

2007

0.29

0.25

0.20

0.19

0.23

0.29

2008

0.16

0.12

0.10

0.11

0.10

0.17

2009

0.27

0.24

0.21

0.22

0.23

0.29

2010

0.33

0.30

0.27

0.30

0.32

0.36

2011

0.19

0.19

0.13

0.14

0.18

0.22

2012

0.26

0.23

0.18

0.20

0.23

0.27

2013

0.30

0.26

0.22

0.26

0.26

0.31

2014

0.32

0.33

0.29

0.32

0.30

0.36

2015

0.46

0.48

0.47

0.49

0.45

0.51

2016

0.67

0.60

0.50

0.54

0.63

0.65

2017

0.51

0.50

0.38

0.45

0.54

0.53

2018

0.39

0.43

0.30

0.35

0.46

0.43

2019

0.56

0.56

0.44

0.50

0.59

0.58

2020

0.47

0.60

0.47

0.53

0.62

0.57

2021

0.37

0.43

0.35

0.41

0.47

0.45

 

Tabella 1 – Anomalie di temperatura media globale nel 2021 secondo cinque centri climatici e media dei valori. I valori sono espressi in °C e si riferiscono al trentennio 1981-2010.

 

Come si può notare dai valori in tabella, e nella Figura 1, le anomalie sono positive e si attestano intorno ai quattro decimi di grado, e permettono di posizionare il 2021 al sesto o settimo posto nella classifica degli anni più caldi, capeggiata dal 2016 per tutti i centri (e a pari merito con il 2020 per il GISS), più caldo di circa 1-2 decimi di grado rispetto al 2021. Anche se il record non è stato battuto, tuttavia, la lettura delle anomalie rende evidente un altro aspetto: negli ultimi dieci anni, dal 2012 al 2021, per ben otto o nove volte, a seconda dei dataset, si sono registrati gli anni più caldi a partire dal 1850. E, prima del 2015, non si erano registrate anomalie paragonabili a quella del 2021.

 


Figura 1 – Anomalie di temperatura media globale nel 2021 secondo cinque centri climatici e media dei valori. I valori sono espressi in °C e si riferiscono al trentennio 1981-2010.

 

Considerazioni generali

 

Guardando gli andamenti dei valori, si possono notare delle lievi differenze nei vari anni tra i valori delle anomalie dei vari centri. Queste differenze non debbono stupire, in quanto ogni centro opera, tra le innumerevoli stazioni di misura presenti nel mondo, una sua selezione di quelle che considera più rappresentative per ottenere la media globale. Si può comunque osservare come la differenza sia dell’ordine, al massimo, di un decimo di grado, e come l’errore della media, non riportato, sia di alcuni centesimi di grado. In pratica, queste piccole differenze non inficiano le conclusioni derivanti dall’analisi su questi dati, che si possono riassumere in un singolo numero, e cioè il rateo di incremento medio delle temperature per decennio, quantificabile in circa 0,2 °C per decennio dalla fine degli anni ’70 del 1900.

Inoltre, la sequenza dei valori, smentisce chiaramente chi volesse concludere, sulla base di questa anomalia del 2021 considerata modesta (ma che modesta non è affatto), che il riscaldamento globale si stia fermando o stia rallentando.

Abbiamo ripetutamente citato l’influenza della fase di La Niña dell’oscillazione meridionale sul valore di temperatura del Pacifico tropicale orientale, in anomalia negativa. Forse vale la pena sottolineare ancora questo punto, per comprendere meglio di cosa si sta parlando. Quando c’è la fase La Niña, si amplificano i movimenti di risalita delle acque profonde e fresche lungo le coste sudamericane e le correnti superficiali dirette verso ovest lungo il Pacifico, con il risultato che le acque superficiali risultano più fresche, e siccome il Pacifico tropicale orientale ha una grande estensione superficiale, questa anomalia fredda ha un effetto anche sulla temperatura media globale, che può risultare più fresca di 2-3 decimi di grado. In presenza della fase opposta, cioè di El Niño, le correnti di risalita delle acque profonde e fresche lungo le coste sudamericane si attenuano, o addirittura si annullano, e le correnti superficiali si dirigono verso est o risultano deboli, con la conseguenza che le acque superficiali risultano più calde e producono un aumento della media globale di uno o due decimi di grado. Su questo argomento, suggeriamo di consultare i nostri articoli, qui e qui), e questa FAQ della NOAA. Però vorremmo qui sottolineare un punto: questo tipo di circolazione, dominata dal profilo di densità dell’acqua oceanica, ridistribuisce il calore tra gli strati superficiali e quelli più profondi del Pacifico tropicale. Quando le acque superficiali sono più calde, quelle più profonde sono più fresche, e viceversa. Quindi, le fasi di El Niño o La Niña non influenzano la temperatura dell’oceano Pacifico tropicale nel suo complesso, ma i suoi valori superficiali, che però sono quelli che entrano nel computo delle temperature medie globali, riferite alla superficie terrestre, e spiegano pertanto una buona parte della variabilità interannuale di questo dato.

Questa considerazione porta a concludere che, quando si guarda l’evoluzione degli andamenti delle temperature medie globali, o delle anomalie di temperatura, non bisogna fermarsi al dato del singolo anno, ma occorre analizzare il trend complessivo del segnale, guardando un andamento che abbraccia diversi anni, in quanto questo trend risulta scollegato dalle variabilità di breve termine che sono la conseguenza di oscillazioni che non hanno a che fare col clima.

Figura 2 – Anomalie di temperatura superficiale oceanica mediate sopra la regione NINO3 (coordinate 5°N–5°S e 150°W–90°W). Fonte: PSL.

 

E, per quanto riguarda l’oscillazione meridionale nel Pacifico, se allarghiamo lo sguardo a quanto è successo nell’ultimo quarantennio (Figura 2), guardando l’andamento dell’indice ENSO (El Niño Southern Oscillation), notiamo che ci sono stati tre grandi eventi di El Niño (nel 1983, 1998 e 2016) e quattro eventi di La Niña (1989, 1999-2001, 2008-2009 e 2011-2012), e spesso entrambe le fasi sono riconducibili ad annate che hanno mostrato anomalie termiche notevoli (positive per El Niño e negative per La Niña). Nel frattempo, a queste fluttuazioni si è sovrapposto il trend di aumento di circa 0,2 °C al decennio, col risultato che ad ogni anomalia calda notevole è stato associato un nuovo record assoluto, mentre ad ogni anomalia fredda anche notevole si sono semplicemente verificati degli anni meno caldi. Proprio l’analisi di questo indice ENSO mostra che spesso (ma non sempre) gli eventi di La Niña sono durati almeno due anni, con un picco negativo iniziale e poi una lenta risalita al valore nullo, e quindi si potrebbe supporre che anche questo evento stia lentamente volgendo al termine. D’altra parte, recentemente gli eventi forti di El Niño si sono verificati ogni 15-18 anni, e quindi è possibile che, entro il periodo 2031-33, si possa avere a che fare con un altro evento forte che sicuramente batterà inesorabilmente e nettamente il record del 2016. In realtà, è molto probabile che tale record cada molto prima, proprio per via del trend in continuo aumento. In definitiva, si può dire che è molto probabile che, entro i prossimi cinque anni, il record del 2016 cada, a meno che non succeda qualcosa di inatteso.

 

L’andamento nel mondo

 


Figura 3 – Anomalie di temperatura superficiale per il 2021 rispetto al trentennio 1981-2010. Fonte dei dati: NCEP. Credit: NOAA/ESRL Physical Sciences Laboratory, Boulder Colorado.

 


Figura 4 – Anomalie di temperatura superficiale per il 2021 rispetto al trentennio 1981-2010. Fonte dei dati:
ERA5. Credit: Copernicus Climate Change Service/ECMWF.

 

Pur con qualche piccola differenza tra le due mappe, che – come detto in precedenza – non inficiano le conclusioni generali, si può notare che le anomalie medie nei dodici mesi sono state sopra la media 1981-2010 sulla maggior parte delle aree terrestri e sulla maggior parte della superficie oceanica, con valori molto positivi tra USA e Canada fino alla Groenlandia, su gran parte dell’Africa centrale e settentrionale, sul Medio Oriente, dall’Afghanistan all’altopiano tibetano, e sull’estremo sud del Sud America e della penisola antartica. Si sono invece avute anomalie negative su parti della Siberia, dell’Alaska, su quasi tutta l’Australia e l’Antartide, sul Pacifico equatoriale orientale (come detto a causa della fase di La Niña dell’oscillazione meridionale, che – dopo aver raggiunto il picco alla fine del 2020, si è nuovamente intensificata negli ultimi mesi) e su qualche zona di Atlantico e Pacifico nei pressi dell’Antartide. Numericamente, l’anomalia media sui dodici mesi è risultata di 0,37 – 0,46 °C, quindi più calda rispetto alla media del trentennio di riferimento, anche se inferiore di 2-3 decimi di grado all’anno solare più caldo, che quindi rimane ancora il 2016.

 

Europa e Italia

 

   

Figura 5 – Anomalie di temperatura superficiale per il 2021 rispetto al trentennio 1981-2010 relativamente all’area europea. Fonte dei dati: NCEP (a sinistra) e ERA5 (a destra).

 

A livello europeo si osservano anomalie positive sul bacino del Mediterraneo, Scandinavia e Regno Unito, est Europa, e molto positiva a sudest, e valori lievemente negativi sull’Europa centrale, tra Spagna settentrionale, Francia, Svizzera e Germania meridionale, incluse le estreme Alpi nordoccidentali, con una media complessivamente positiva ma intorno a poco più di mezzo grado.

 

Figura 6 – Anomalie di temperatura superficiale per il 2021 rispetto al trentennio 1981-2010 relativamente all’area europea. Fonte dei dati: ISAC/CNR. Credit: gruppo del dr. M. Brunetti.

 

Sull’Italia notiamo anomalie positive quasi ovunque, fatta eccezione per l’arco alpino, dove sono risultate nulle o negative, soprattutto su quello nordoccidentale, con poco meno di un grado in meno rispetto al trentennio di riferimento. Le anomalie sono state maggiori soprattutto al sud (oltre 1 °C su Calabria e Basilicata), ma c’è stato oltre mezzo grado in più su gran parte del territorio, tanto che la media complessiva è stata intorno ai sei decimi di grado, valore che colloca l’anno al settimo posto in classifica.

 

Analisi stagionale su Europa e Italia

 

Figura 7 – Anomalie di temperatura superficiale per il 2021 rispetto al trentennio 1981-2010 relativamente all’area europea per le quattro stagioni, definite secondo lo standard meteoclimatico (l’inverno include il mese di dicembre 2020). Fonte dei dati: NCEP.

 

Mese 2021

Italia

Gennaio

0.42

Febbraio

1.78

Marzo

-0.17

Aprile

-0.75

Maggio

-0.55

Giugno

2.25

Luglio

1.34

Agosto

1.25

Settembre

1.97

Ottobre

-0.40

Novembre

0.53

Dicembre

0.39

 

Tabella 2 – Anomalie mensili di temperatura superficiale per il 2021 rispetto al trentennio 1981-2010 relativamente ad un’area rettangolare includente l’Italia. Fonte dei dati: NCEP.

 

Per quanto riguarda l’Italia, guardando in sequenza i dodici mesi (Tabella 2 e Figura 7), abbiamo avuto anomalie (rispetto al 1981-2010) distribuite in questo modo: gennaio leggermente caldo, ma con notevoli differenze interregionali (per esempio, nordovest sotto media); febbraio molto caldo (quindi, considerando anche il mese di dicembre 2020 molto caldo, un inverno complessivamente caldo); marzo fresco, soprattutto ad ovest; aprile freddo; maggio abbastanza freddo (quindi primavera complessivamente fredda); giugno estremamente caldo, un po’ ovunque (quarto giugno più caldo, oltre 2 °C sopra media); luglio molto caldo (ottavo luglio più caldo, poco meno di 1,5 °C sopra media); agosto molto caldo (nono agosto più caldo, oltre 1 °C sopra media, ma con forti differenze tra un nord Italia poco sopra la media e un sud Italia caldissimo), e quindi un’estate decisamente più calda della media; settembre molto caldo (settimo settembre più caldo, quasi 2 °C sopra la media); ottobre fresco e di quasi mezzo grado sotto media; novembre caldo, mezzo grado sopra media (e quindi, autunno caldo e di oltre mezzo grado sopra media); infine, dicembre ancora caldo.

Anche allargando lo sguardo a livello europeo, si nota l’anomalia negativa nella stagione primaverile su Europa centrale e parte del bacino del Mediterraneo, in contrasto con i valori termici sopra le medie sul nord Europa e sul nord Africa. Proprio la primavera risulta l’unica delle tre stagioni con media pressoché nulla sul complesso dell’area europea, in forte contrasto con le altre tre stagioni, nelle quali prevalgono nettamente le anomalie di segno positivo, specialmente per quanto riguarda l’estate, che è la stagione con l’anomalia maggiore e praticamente su tutte le nazioni. In autunno, invece, è presente un’anomalia nulla e talora leggermente negativa su una lingua di territori che sfiora l’arco alpino e si spinge dalla Turchia fin sulla penisola iberica, mentre il resto del continente, a nord e a sud, è in anomalia calda. Nonostante l’anomalia complessivamente positiva di questo autunno, nel computo delle stagioni autunnali dal 2000 in poi, l’autunno 2021 è stato meno caldo del solito, soprattutto molto meno di quello di un anno fa, che rimane il più caldo mai registrato. A riprova del fatto che la variabilità interannuale è notevole e, per trovare un segnale climatico, occorre uno sguardo che abbracci un trentennio.

 

E rispetto al periodo 1880-1910?

 

A compendio di queste considerazioni, riferendoci ai due database HadCRU e GISS, possiamo vedere le anomalie del 2021 rispetto al trentennio 1881-1910, il primo disponibile a scala globale e assimilabile ai valori dell’epoca preindustriale. Si ottiene una forchetta di valori compresa nell’intervallo 1,01-1,11 °C. E pertanto, una volta di più, pur nelle inevitabili approssimazioni collegate all’utilizzo di questi database, si consolida il superamento della soglia di +1 °C, avvenuto tra l’altro per il settimo anno consecutivo, rispetto ai primi dati medi globali disponibili, nonostante la fase di La Nina imperante nel 2021. E pertanto l’obbiettivo minimo (da non superare) di 1,5 °C degli accordi di Parigi si avvicina sempre di più.

 

Testo di Claudio Cassardo

2 responses so far

2 Responses to “Il 2021: sesto o settimo anno più caldo dal 1850”

  1. stephon Gen 17th 2022 at 18:13

    Sui trend in presenza (o in assenza) delle fasi opposte dell’ENSO, si veda questa eloquente animazione grafica:

    https://www.youtube.com/watch?v=G4bDQ79vldo

  2. Tabitaon Feb 2nd 2022 at 17:50

    Grazie per l’articolo.
    Ho trovato interessanti le informazioni contenute in questo link a proposito dei preoccupanti cambiamenti climatici
    https://www.jw.org/finder?wtlocale=I&docid=501100034&srcid=share

Leave a Reply

Translate