Comunicare minacce e opportunità per il cambiamento climatico
Sono aperte fino al 15 ottobre le votazioni per il Premio “Best Climate Solution, che per il 2018 ha come argomento “Comunicare minacce e opportunità per il cambiamento climatico”.
Il premio, frutto di un’iniziativa del Centro Euromediterraneo per i cambiamenti climatici, sarà assegnato da una combinazione dei risultati delle votazioni online e della valutazione della giuria internazionale di esperti.
45 sono le proposte selezionate per la fase finale. Le linee guida per il voto sono qui
Le quattro proposte italiane che è possibile votare sono:
A qualcuno piace caldo, una conferenza-spettacolo in cui il racconto scientifico è affiancato da immagini, animazioni scientifiche, musica jazz e video (qui il sito originale)
Progetto Scuola, un progetto di Italian Climate Network si rivolge alle scuole secondarie di primo e secondo grado, allo scopo di proporre un programma incentrato sulla questione dei cambiamenti climatici (qui il sito originale)
Communication at UN Climate Talk, iniziativa dei giovani dell’Italian Climate Network di informazione live dai negoziati UNFCCC (qui l’esempio di quanto fatto alla COP23 di Bonn)
Climate Art Project, una serie di iniziative artistiche di grandi dimensioni che hanno avuto luogo in diverse città europee (qui il sito originale)
Le altre 41 proposte sono qui. Buon voto! Cosa aspettarsi dall’imminente Rapporto speciale dell’IPCC su 1,5 gradi di riscaldamento globale?
L’8 ottobre sarà pubblicato il Rapporto Speciale dell’IPCC sul “Riscaldamento globale di 1,5 °C”, il testo più importante dell'anno per quanto riguarda la scienza del clima e le azioni di riduzione delle emissioni di gas climalteranti. Facciamo il punto sulle principali questioni su cui il testo potrebbe fare luce.
Lunedì 8 ottobre 2018 sarà ufficialmente dato alle stampe e distribuito gratuitamente in Internet “Global Warming 1.5 °C”, un Rapporto speciale dell'IPCC
“sugli impatti del riscaldamento globale di 1,5 gradi sopra i livelli pre-industriali e i relativi percorsi delle emissioni di gas climalteranti, nel contesto di rafforzare la risposta globale alla minaccia del cambiamento climatico, dello sviluppo sostenibile e degli sforzi per sradicare la povertà”.
Prodotto dai più competenti scienziati che, nelle diverse discipline, si occupano di cambiamenti climatici in tutti i loro aspetti (mitigazione, adattamento, politiche economiche e sociali, ecc.), il Rapporto sintetizza la recente letteratura scientifica a beneficio dei decisori politici, economici e sociali.
Perché è tanto importante? In una battuta, perché quando il prossimo rapporto “ordinario” dell'IPCC vedrà la luce (nel 2023), è probabile che sarà già stato esaurito il “carbon budget” per mantenere le temperature medie globali al di sotto di 1,5 °C. Una delle questioni affrontate dal rapporto è infatti quante emissioni di gas serra è possibile aggiungere prima che questo accada, in quanti anni questo potrebbe accadere, e se e come potrebbe essere possibile evitarlo. (altro…)
Lunedì 8 ottobre 2018 sarà ufficialmente dato alle stampe e distribuito gratuitamente in Internet “Global Warming 1.5 °C”, un Rapporto speciale dell'IPCC
“sugli impatti del riscaldamento globale di 1,5 gradi sopra i livelli pre-industriali e i relativi percorsi delle emissioni di gas climalteranti, nel contesto di rafforzare la risposta globale alla minaccia del cambiamento climatico, dello sviluppo sostenibile e degli sforzi per sradicare la povertà”.
Prodotto dai più competenti scienziati che, nelle diverse discipline, si occupano di cambiamenti climatici in tutti i loro aspetti (mitigazione, adattamento, politiche economiche e sociali, ecc.), il Rapporto sintetizza la recente letteratura scientifica a beneficio dei decisori politici, economici e sociali.
Perché è tanto importante? In una battuta, perché quando il prossimo rapporto “ordinario” dell'IPCC vedrà la luce (nel 2023), è probabile che sarà già stato esaurito il “carbon budget” per mantenere le temperature medie globali al di sotto di 1,5 °C. Una delle questioni affrontate dal rapporto è infatti quante emissioni di gas serra è possibile aggiungere prima che questo accada, in quanti anni questo potrebbe accadere, e se e come potrebbe essere possibile evitarlo. (altro…) Le ondate di calore sono causate dal cambiamento climatico?
Pubblichiamo la traduzione del post “Are the heatwaves caused by climate change?” di Rasmus Benestad, pubblicato da Realclimate
In questi giorni ricevo molte domande a proposito della connessione fra le ondate di calore e i cambiamenti climatici. In particolare, mi viene chiesto dell’ondata di calore che ha colpito il nord Europa questa estate. Se vivete in Giappone, Corea del Sud, California, Spagna o Canada, potreste esservi posti la stessa domanda.
L’analogia delle gocce d’acqua
In ogni caso la domanda è imprecisa, e proverò a spiegarlo con un’analogia. Immaginiamo di stare passeggiando con un’amica e che, sentendo qualche goccia d’acqua, lei mi chieda se sta piovendo.
Finché si tratta di poche gocce d’acqua, potrebbe anche essere qualcos’altro. Le rispondo che dovremmo raccogliere qualche altra informazione per arrivare ad una risposta più sicura. Guardiamo il cielo. Ci sono nuvole scure sopra di noi? E cosa dicono le previsioni del tempo?
Se sopra le nostre teste ci fossero nuvoloni neri e le previsioni indicassero temporali, potremmo dire con una certa sicurezza che sta cominciando a piovere. Così come la pioggia comincia sempre con poche gocce, allo stesso modo i cambiamenti climatici si manifestano inizialmente con pochi eventi.
Analogamente all’osservazione della prima goccia d’acqua, non si può essere sicuri che un’ondata di calore sia un evento anomalo e isolato, oppure la manifestazione di un cambiamento climatico in corso. Bisogna analizzare informazioni aggiuntive.
Ci sono diverse informazioni da valutare quando ci si interroga sul collegamento fra eventi meteorologici e cambiamento climatico: (a) l’evidenza statistica, (b) i processi fisici che collegano i differenti aspetti considerati, e (c) gli “studi di attribuzione”. (altro…)
In questi giorni ricevo molte domande a proposito della connessione fra le ondate di calore e i cambiamenti climatici. In particolare, mi viene chiesto dell’ondata di calore che ha colpito il nord Europa questa estate. Se vivete in Giappone, Corea del Sud, California, Spagna o Canada, potreste esservi posti la stessa domanda.
L’analogia delle gocce d’acqua
In ogni caso la domanda è imprecisa, e proverò a spiegarlo con un’analogia. Immaginiamo di stare passeggiando con un’amica e che, sentendo qualche goccia d’acqua, lei mi chieda se sta piovendo.
Finché si tratta di poche gocce d’acqua, potrebbe anche essere qualcos’altro. Le rispondo che dovremmo raccogliere qualche altra informazione per arrivare ad una risposta più sicura. Guardiamo il cielo. Ci sono nuvole scure sopra di noi? E cosa dicono le previsioni del tempo?
Se sopra le nostre teste ci fossero nuvoloni neri e le previsioni indicassero temporali, potremmo dire con una certa sicurezza che sta cominciando a piovere. Così come la pioggia comincia sempre con poche gocce, allo stesso modo i cambiamenti climatici si manifestano inizialmente con pochi eventi.
Analogamente all’osservazione della prima goccia d’acqua, non si può essere sicuri che un’ondata di calore sia un evento anomalo e isolato, oppure la manifestazione di un cambiamento climatico in corso. Bisogna analizzare informazioni aggiuntive.
Ci sono diverse informazioni da valutare quando ci si interroga sul collegamento fra eventi meteorologici e cambiamento climatico: (a) l’evidenza statistica, (b) i processi fisici che collegano i differenti aspetti considerati, e (c) gli “studi di attribuzione”. (altro…) Il monte Ararat, i primi risultati della spedizione per i 150 anni del CAI
In un articolo recente sono stati pubblicati i risultati degli studi relativi all’evoluzione dei ghiacciai del monte Ararat. Tramite dati di campo raccolti per la spedizione dei 150 anni del CAI nel 2014, immagini satellitari e modellistica numerica, si è dimostrato come il recente cambiamento climatico stia riducendo rapidamente la coltre glaciale del celebre cono vulcanico, indicativo dell’evoluzione dei ghiacci del Caucaso.
Monte Ararat, 39°.42’.10.53’’, 44°.17’.56.80’’ Foto di Daniele Bocchiola, Luglio 2014
(altro…)Plastica nei mari e riscaldamento globale: quali relazioni?
Un “Armageddon oceanica”, così è stato definito il problema della plastica nei mari da parte del responsabile UNEP nel corso del summit dello scorso dicembre a Nairobi. L’accumulo di plastica nei mari è forse la problematica ambientale che più velocemente si è fatta spazio sui media, tanto
da diventare realmente mainstream e iniziare a scuotere le coscienze. Con una semplice ricerca su internet si possono trovare migliaia di immagini di fauna marina intrappolata in manufatti plastici, oppure ripiena di frammenti di vario tipo rinvenuti negli organi interni. E pensare che solo poche decine di anni fa, nel 1955, la rivista americana Life celebrava l’alba di una nuova era, quella del “Throwaway living”. Un’era resa appunto possibile dagli oggetti in plastica monouso, così comodi ed economici e in grado di abbattere la fatica delle faccende domestiche, con tanto di foto illustrativa della famiglia felice.
I numeri di questa Armageddon sono piuttosto facili da recuperare da diverse fonti bibliografiche, tra cui citiamo in particolare questo bellissimo rapporto dell’UNEP, “Marine litter – Vital graphics”. Riportiamo qua i più essenziali per comprendere a livello macroscopico l’entità del problema, tratti dal rapporto della Marine Task Force dell’International Solid Waste Association (ISWA).
Si stima che tra 4,8 e 12,7 milioni di tonnellate di plastica di scarto siano state rilasciate nell'ambiente marino dalle popolazioni costiere nel 2010, e ulteriori 1,2 - 2,4 milioni di tonnellate dall'entroterra attraverso i fiumi. Per inquadrare questi numeri, circa 380 milioni di tonnellate di resine e fibre plastiche sono state prodotte globalmente nel 2015, di cui circa 275 sono diventati rifiuti. Si può dunque ipotizzare che all’incirca il 2% in peso della produzione totale di plastica totale venga sistematicamente rilasciata nell'ambiente. Naturalmente la situazione è molto differente tra le varie zone del pianeta, e anche qua si osservano grossi divari tra i paesi sviluppati, dove i servizi di raccolta e riciclo dei rifiuti plastici sono efficienti, e quelli in via di sviluppo, dove la raccolta è spesso inesistente, oppure lo smaltimento avviene in dumpsites incontrollati, se non direttamente, e deliberatamente, in fiumi e mari. (altro…)
da diventare realmente mainstream e iniziare a scuotere le coscienze. Con una semplice ricerca su internet si possono trovare migliaia di immagini di fauna marina intrappolata in manufatti plastici, oppure ripiena di frammenti di vario tipo rinvenuti negli organi interni. E pensare che solo poche decine di anni fa, nel 1955, la rivista americana Life celebrava l’alba di una nuova era, quella del “Throwaway living”. Un’era resa appunto possibile dagli oggetti in plastica monouso, così comodi ed economici e in grado di abbattere la fatica delle faccende domestiche, con tanto di foto illustrativa della famiglia felice.
I numeri di questa Armageddon sono piuttosto facili da recuperare da diverse fonti bibliografiche, tra cui citiamo in particolare questo bellissimo rapporto dell’UNEP, “Marine litter – Vital graphics”. Riportiamo qua i più essenziali per comprendere a livello macroscopico l’entità del problema, tratti dal rapporto della Marine Task Force dell’International Solid Waste Association (ISWA).
Si stima che tra 4,8 e 12,7 milioni di tonnellate di plastica di scarto siano state rilasciate nell'ambiente marino dalle popolazioni costiere nel 2010, e ulteriori 1,2 - 2,4 milioni di tonnellate dall'entroterra attraverso i fiumi. Per inquadrare questi numeri, circa 380 milioni di tonnellate di resine e fibre plastiche sono state prodotte globalmente nel 2015, di cui circa 275 sono diventati rifiuti. Si può dunque ipotizzare che all’incirca il 2% in peso della produzione totale di plastica totale venga sistematicamente rilasciata nell'ambiente. Naturalmente la situazione è molto differente tra le varie zone del pianeta, e anche qua si osservano grossi divari tra i paesi sviluppati, dove i servizi di raccolta e riciclo dei rifiuti plastici sono efficienti, e quelli in via di sviluppo, dove la raccolta è spesso inesistente, oppure lo smaltimento avviene in dumpsites incontrollati, se non direttamente, e deliberatamente, in fiumi e mari. (altro…) Gli argomenti infondati di Ramella contro la mobilità sostenibile
Un mix di dati sbagliati, ipotesi inconsistenti e ragionamenti fallaci ha portato Francesco Ramella dell’Istituto Bruno Leoni ad una conclusione senza senso, pubblicata in grande evidenza su un quotidiano nazionale.
In un articolo apparso sul Fatto Quotidiano il 25 luglio 2018, l’esperto di trasporti Ing. Francesco Ramella arriva ad una conclusione sorprendente: “una mobilità più sostenibile è nemica dell’ambiente”. Ricordando un detto del grande Carl Sagan, “affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie”, siamo andati a vedere le “prove”, i dati e le elaborazioni degli stessi che portano Ramella ad una asserzione che appare davvero poco sensata.
L’articolo non riporta alcun riferimento a studi scientifici a supporto delle tesi espresse, quindi il fact-checking non può che limitarsi a quanto affermato nell’articolo stesso.
Secondo Ramella, le politiche di “riequilibrio modale”, che dovrebbero portare a “ridurre degli spostamenti in auto a favore di quelli che comportano un minore impatto ambientale” sono inefficaci, inefficienti e persino non eque. (altro…)
In un articolo apparso sul Fatto Quotidiano il 25 luglio 2018, l’esperto di trasporti Ing. Francesco Ramella arriva ad una conclusione sorprendente: “una mobilità più sostenibile è nemica dell’ambiente”. Ricordando un detto del grande Carl Sagan, “affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie”, siamo andati a vedere le “prove”, i dati e le elaborazioni degli stessi che portano Ramella ad una asserzione che appare davvero poco sensata.
L’articolo non riporta alcun riferimento a studi scientifici a supporto delle tesi espresse, quindi il fact-checking non può che limitarsi a quanto affermato nell’articolo stesso.
Secondo Ramella, le politiche di “riequilibrio modale”, che dovrebbero portare a “ridurre degli spostamenti in auto a favore di quelli che comportano un minore impatto ambientale” sono inefficaci, inefficienti e persino non eque. (altro…) L’incertezza non è nostra amica
Breve resoconto del tour di Michael Mann in Italia
La festa per il decennale di Climalteranti ha avuto un ospite d’eccezione, Michael Mann, che ha partecipato ad un dibattito con i membri del Comitato Scientifico aperto al pubblico. Michael è stato molto disponibile e cordiale, e la discussione è stata meno formale delle occasioni convenzionali quali seminari e convegni. Si è parlato tanto di clima, del futuro di Climalteranti (su cui torneremo in uno dei prossimi post), ma anche della situazione politica statunitense, Donald Trump, Scott Pruitt (fino a poco tempo fa a capo dell’Agenzia per la Protezione Ambientale Americana, ora sostituto), Jerry Brown (attuale governatore della California), di cucina italiana e di musica (ad esempio di questa canzone di Renato Carosone presente nel film Il Talento di Mr. Ripley).

Riscaldamento globale e migrazioni: quali relazioni?
Numerosi lavori mostrano le difficoltà nell’individuare e interpretare questo nesso; in questo post se ne mostrano alcune.
La nascita della coscienza ecologica negli anni ’70 indusse a coniare il termine di “rifugiato ambientale” e a indicare diverse cifre sulla numerosità delle loro fila, nell’ordine dei milioni già negli scritti di Jacobson (1988), Myers (1996) e Homer-Dixon (1994). Ma, come rilevò Black (2001), il problema è che dietro queste cifre a volte non vi è uno sforzo scientifico di dimostrare che le persone in oggetto abbiano migrato per motivi effettivamente connessi al riscaldamento globale. Ed è proprio questa la difficoltà di qualunque studio sulle sue conseguenze in rapporto alle migrazioni. In relazione ai rapporti tra riscaldamento globale, conflitti e migrazioni, difficoltà affini, nonché la necessità di approfondire la ricerca, sono state rilevate su questo blog, in un precedente post. Ancora oggi, data la sovraesposizione mediatica dei processi migratori verso l'Europa o gli USA, è fondamentale tornare con occhio critico sui metodi e le interpretazioni con cui gli scienziati li analizzano. (altro…)
La nascita della coscienza ecologica negli anni ’70 indusse a coniare il termine di “rifugiato ambientale” e a indicare diverse cifre sulla numerosità delle loro fila, nell’ordine dei milioni già negli scritti di Jacobson (1988), Myers (1996) e Homer-Dixon (1994). Ma, come rilevò Black (2001), il problema è che dietro queste cifre a volte non vi è uno sforzo scientifico di dimostrare che le persone in oggetto abbiano migrato per motivi effettivamente connessi al riscaldamento globale. Ed è proprio questa la difficoltà di qualunque studio sulle sue conseguenze in rapporto alle migrazioni. In relazione ai rapporti tra riscaldamento globale, conflitti e migrazioni, difficoltà affini, nonché la necessità di approfondire la ricerca, sono state rilevate su questo blog, in un precedente post. Ancora oggi, data la sovraesposizione mediatica dei processi migratori verso l'Europa o gli USA, è fondamentale tornare con occhio critico sui metodi e le interpretazioni con cui gli scienziati li analizzano. (altro…) Michael Mann in Italia
Michael Mann, uno dei più grandi climatologi e una delle figure più importanti del dibattito sul cambiamento climatico,
sarà presente in Italia per un ciclo di conferenza da venerdì 15 giugno a venerdì 22 giugno, in cui fra l’altro presenterà il suo libro “La terra brucia. Perché negare il cambiamento climatico minaccia il nostro pianeta”.
Venerdì 15 giugno dalle 10.35 alle 11.25 sarà ospite della trasmissione “Le Oche”, negli studi di Radio popolare in via Ollearo 5 a Milano, condotta da Sylvie Coyaud e Filippo Bettati.
Sabato 16 giugno alle 17.30 sarà alla festa di Radio popolare al Bar Lume nel parco dell’Ex OP Paolo Pini (via Ippocrate 45, Milano), con lui discuteranno Stefano Caserini (Politecnico di Milano), Damiano Di Simine (Legambiente), Sylvie Coyaud e Lorenza Ghidini (Radio Popolare).
Lunedì 18 giugno alle 9.30 Mann sarà al Politecnico di Milano, aula Rogers, per un incontro (in inglese) intitolato “The monumental challenge of climate change after the Paris Agreement”, preceduto da due interventi di Marino Gatto (Politecnico di Milano) e Paola Faggian (RSE-Ricerca sul Sistema Energetico). (altro…)
sarà presente in Italia per un ciclo di conferenza da venerdì 15 giugno a venerdì 22 giugno, in cui fra l’altro presenterà il suo libro “La terra brucia. Perché negare il cambiamento climatico minaccia il nostro pianeta”.
Venerdì 15 giugno dalle 10.35 alle 11.25 sarà ospite della trasmissione “Le Oche”, negli studi di Radio popolare in via Ollearo 5 a Milano, condotta da Sylvie Coyaud e Filippo Bettati.
Sabato 16 giugno alle 17.30 sarà alla festa di Radio popolare al Bar Lume nel parco dell’Ex OP Paolo Pini (via Ippocrate 45, Milano), con lui discuteranno Stefano Caserini (Politecnico di Milano), Damiano Di Simine (Legambiente), Sylvie Coyaud e Lorenza Ghidini (Radio Popolare).
Lunedì 18 giugno alle 9.30 Mann sarà al Politecnico di Milano, aula Rogers, per un incontro (in inglese) intitolato “The monumental challenge of climate change after the Paris Agreement”, preceduto da due interventi di Marino Gatto (Politecnico di Milano) e Paola Faggian (RSE-Ricerca sul Sistema Energetico). (altro…) Dieci anni climalteranti
Festeggiamenti ufficiali il 15 giugno presso il Caffè delle Arti di Lodi.
Dieci anni fa, il 9 giugno 2008, veniva pubblicato il primo post di Climalteranti, intitolato “L’ennesima bufala sul raffreddamento globale”. Ne sono seguiti tanti altri, circa 450, che hanno toccato quasi tutti i temi della scienza del clima, come si può leggere nell’imponente elenco di tutti i post pubblicati. Pur se la definizione delle categorie nei primi anni non è stata fatta in modo rigoroso, il grafico qui sotto mostra come le principali fra le 180 categorie utilizzate sono state “Temperature” (65 post), “Negoziazioni” (49) e “Errori” (43); 37 categorie sono state usate per più di 10 post. Sono state pubblicate 44 traduzioni dei più interessanti post di Realclimate e una decina di altri post ritenuti di grande interesse anche per l’Italia. Gli autori dei post sono stati circa 80, il 90% dei post è stato scritto dalla quarantina di membri del Comitato Scientifico che si sono succeduti negli anni. (altro…)
Dieci anni fa, il 9 giugno 2008, veniva pubblicato il primo post di Climalteranti, intitolato “L’ennesima bufala sul raffreddamento globale”. Ne sono seguiti tanti altri, circa 450, che hanno toccato quasi tutti i temi della scienza del clima, come si può leggere nell’imponente elenco di tutti i post pubblicati. Pur se la definizione delle categorie nei primi anni non è stata fatta in modo rigoroso, il grafico qui sotto mostra come le principali fra le 180 categorie utilizzate sono state “Temperature” (65 post), “Negoziazioni” (49) e “Errori” (43); 37 categorie sono state usate per più di 10 post. Sono state pubblicate 44 traduzioni dei più interessanti post di Realclimate e una decina di altri post ritenuti di grande interesse anche per l’Italia. Gli autori dei post sono stati circa 80, il 90% dei post è stato scritto dalla quarantina di membri del Comitato Scientifico che si sono succeduti negli anni. (altro…)
La pericolosa ricerca di purezza e perfezione
Il documentario “Planet of the humans” di Jeff Gibbs, produttore esecutivo il noto regista Michael Moore, è una rozza e manipolatrice operazione di mistificazione complottistica sul tema della mitigazione del cambiamento climatico. Un esempio dell’ambientalismo parolaio che preferisce costruire con argomenti vecchi e superati la tesi del “tutto sbagliato… tutto da rifare”; senza proporre in alternativa niente di serio, se non le solite prediche. È ormai chiaro che sia arrivato il momento di darsi da fare per ridurre le emissioni...
Emergenza Coronavirus: un’occasione epocale per far cambiare direzione alle emissioni globali di gas climalteranti
Il rinvio della COP26, il Green Deal europeo e il crollo del prezzo del petrolio L’annuncio del rinvio della COP26 da parte della Presidenza UK, inevitabile data l’emergenza Coronavirus in corso, ha destato la preoccupazione che il riscaldamento globale venga considerato un problema che in questo momento l’umanità non si può permettere di affrontare. Pur se il 2020 avrebbe dovuto essere un anno cruciale per il negoziato globale sul clima, in quanto erano attesi i rilanci degli...
Lezioni climalteranti
Oltre alle 60 conferenze o lezioni disponibili sul web, segnalate in un precedente post (40 in italiano e 20 in inglese), Climalteranti ha avviato un progetto per rendere disponibile sul proprio canale Youtube alcune lezioni più specifiche inerenti la scienza del clima, le azioni di adattamento e mitigazione e le politiche sul clima, che saranno incluse in una playlist “Lezioni climalteranti”. L’obiettivo di queste lezioni, come spiegato nella breve Introduzione, è di fornire ai ragazzi e alle ragazze che sono...
Il Museo delle Tecnologie dell’Antropocene
Il mese scorso, appena prima di questa emergenza sanitaria, ho visitato il “Museum of Anthropocene Technology” (MAT) a Laveno Mombello. È un piccolo museo creato da Frank Raes, che fino a poco tempo fa lavorava presso il Joint Research Centre della Commissione Europea a Ispra. Lì ha diretto le ricerche sull’inquinamento atmosferico e sui cambiamenti climatici. Da 10-15 anni Frank è attivo sulla comunicazione della crisi climatica e il MAT è il suo modo di continuare questo lavoro. Da tempo...
L’effetto del coronavirus nella lotta allo smog e al riscaldamento globale
In questi giorni in cui l’epidemia coronavirus ha fermato l’Italia ed è ormai diventata una pandemia globale, si è iniziato a discutere se la riduzione delle attività lavorative, la chiusura delle scuole e il forte calo dei trasporti, che dopo la Cina ormai riguarda tante nazioni del mondo, possa contribuire alla lotta allo smog e al cambiamento climatico, a causa della riduzione delle emissioni inquinanti e di gas serra. Nel caso della Cina, una dettagliata analisi di Carbon Brief ha...
Conferenze e lezioni sul clima sul web
In questi giorni di emergenza sanitaria Coronavirus (a proposito, facciamo tutti il possibile per limitare i contagi, ha la sua utilità, vedi figura a fianco), molti si stanno rivolgendo al web per trovare alternative alle lezioni sospese su scala nazionale. Inoltre, tutti i seminari e convegni sul tema del cambiamento climatico sono stati sospesi. Proponiamo qui un primo elenco di video disponibili sul web in cui si parla adeguatamente del cambiamento climatico, ricordando in generale la sezione link del nostro...
Il ritiro dei ghiacciai dell’Everest visto dal Laboratorio Piramide e l’importanza della ricerca in alta quota
Riportiamo i risultati più recenti delle campagne glacio-idrologiche condotte nell’Himalaya nepalese in collaborazione con l’Associazione EVK2CNR ed il Laboratorio Piramide (5050 m s.l.m.), che mostrano l’inequivocabile stato di sofferenza delle coltri glaciali anche a tali quote e la necessità di continuare a studiare, per proporre approcci affidabili all’adattamento. Il laboratorio Piramide ai piedi dell’Everest. Foto di Gabriele Confortola, Maggio 2014. I ghiacciai dell’Himalaya: una inestimabile riserva d’acqua È ormai chiaro come il cambiamento climatico...
Ciao Mauro, e grazie
Nei giorni scorsi ci ha lasciato improvvisamente quanto inaspettatamente Mauro Pomatti, a 44 anni mentre usciva di casa per andare al lavoro. Mauro è stato dal primo giorno la mente informatica di Climalteranti, il “sistemista” come si dice in gergo, ossia colui che ha gestito la connessione con il mondo esterno del blog, che ne ha curato gli aggiornamenti, la presenza online, i backup e l’ha difeso da attacchi di hacker (e ce ne sono stati!). Ha fatto tutto questo...
La doppia sfida CO2 / qualità dell’aria e l’inevitabile ascesa delle auto elettriche
I costruttori di autovetture e veicoli commerciali leggeri devono rispettare i limiti sulle emissioni inquinanti delle categorie Euro, resi più severi dalle nuove modalità di misura, e quelli sulle emissioni di CO2 allo scarico medie dalla flotta di veicoli immatricolati. La spinta regolatoria, seguita dal mercato e dalla sensibilità ambientale dei consumatori, è la leva che sta forzando in Europa l’avvio dell’elettrificazione del trasporto privato. Le principali difficoltà tecniche che incontrano i costruttori di autovetture e veicoli commerciali leggeri consistono...
La ricetta verde di Trump non esiste
Dopo tanti anni a disinformare sulla scienza del clima, ora l’Istituto Bruno Leoni vorrebbe convincerci che tutto si aggiusterà solo con l’innovazione tecnologica guidata dal libero mercato del quale fidarsi ciecamente, l’unico in grado di risolvere la crisi climatica. Una tesi priva di fondamento. L’articolo di Alberto Mingardi su La Stampa del 24 gennaio 2020 “La ricetta verde di Trump” è un esempio di quale siano oggi gli argomenti di chi vuole impedire le azioni contro il cambiamento climatico,...