Il “gemello cattivo” del surriscaldamento globale
L’acidificazione degli oceani ha pesanti conseguenze sugli ecosistemi marini di tutto il pianeta. La causa di questo fenomeno è l’incremento delle concentrazioni di CO2 atmosferico. Ed è un impatto che ci sarebbe anche se il CO2 non surriscaldasse il pianeta.
Ce n’è un terzo, molto importante ma spesso dimenticato. Qualcuno lo chiama il “gemello cattivo” del surriscaldamento globale antropogenico: l’acidificazione delle acque marine conseguente alle emissioni di CO2 nell’atmosfera.
Si tratta di un tipo di impatto che non è legato all’effetto serra, ossia la cattura di energia solare da parte dei “gas-serra” presenti nell’atmosfera: alla base dell’acidificazione dell’acqua dei mari vi è invece una reazione nota a chiunque abbia un po’ di dimestichezza con la chimica. Poi l’unico responsabile è il biossido di carbonio; gli altri gas-serra (tra cui ad esempio il metano) non c’entrano. (altro…)
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A supporto della necessità di ridurre l’uso di combustibili fossili si citano spesso due argomenti molto validi, il surriscaldamento globale e la riduzione delle riserve dei combustibili fossili, petroliferi in particolare.
Ce n’è un terzo, molto importante ma spesso dimenticato. Qualcuno lo chiama il “gemello cattivo” del surriscaldamento globale antropogenico: l’acidificazione delle acque marine conseguente alle emissioni di CO2 nell’atmosfera.
Si tratta di un tipo di impatto che non è legato all’effetto serra, ossia la cattura di energia solare da parte dei “gas-serra” presenti nell’atmosfera: alla base dell’acidificazione dell’acqua dei mari vi è invece una reazione nota a chiunque abbia un po’ di dimestichezza con la chimica. Poi l’unico responsabile è il biossido di carbonio; gli altri gas-serra (tra cui ad esempio il metano) non c’entrano. (altro…) L’invenzione delle contrapposizioni scientifiche
Pur se non mancano punti da meglio chiarire sia sul tema dei cambiamenti climatici che sulla teoria dell’evoluzione, l’esistenza del disaccordo scientifico su questi temi è in larga parte il risultato di costruzione giornalistiche.
Nell’articolo del Prof. Panebianco di cui si è parlato nel post precedente c’è un altro aspetto trattato in modo insoddisfacente, la genericità con cui viene descritta l’esistenza del disaccordo scientifico.
Un primo aspetto che viene dimenticato, e sul tema dei cambiamenti climatici è una dimenticanza importante, è che l’esistenza di dati contraddittori e il disaccordo scientifico possono essere il risultato di una volontaria “creazione” dell’incertezza, al fine di prolungare il dibattito, impedendo decisioni indesiderate ad alcuni interessi particolari.
Inoltre, le contraddittorietà e i contrasti esistenti, secondo Panebianco, sul clima e sulla teoria dell’evoluzione, sono in larga parte creati dai mezzi di comunicazione, in cui abbondano giornalisti, redattori ed opinionisti che per propria impostazione ideologica o per compiacere gli editori riescono a costruire controversie anche laddove non esistono.
C’è davvero oggi un disaccordo nell’attribuzione alle attività umane del riscaldamento degli ultimi decenni? Esiste davvero un contrasto sulle spiegazioni scientifiche dell’origine dell’uomo? Le “teorie alternative” sulle responsabilità del sole, o del creazionismo, sono davvero un punto di dibattito importante fra gli esperti del settore?
Pur se ha suscitato clamore che il Vice Presidente del CNR abbia messo in discussione la validità della teoria dell’evoluzione, esiste una reale disputa scientifica sulla teoria dell’evoluzione? No di certo.
Pur se periodicamente sono pubblicati articoli che propongono nuove teorie per spiegare i cambiamenti climatici attuali, hanno quel minimo di solidità per diventare argomento di dibattito fra gli esperti del settore? Sembra proprio di no.
Questo non significa che, per i cambiamenti cimatici o la teoria dell’evoluzione, tutto sia già stato spiegato, o che ci sia l’unanimità ma piuttosto che il dibattito vero è altrove, su temi molto più complessi, meno “sexy”. (altro…)
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Nell’articolo del Prof. Panebianco di cui si è parlato nel post precedente c’è un altro aspetto trattato in modo insoddisfacente, la genericità con cui viene descritta l’esistenza del disaccordo scientifico.
Un primo aspetto che viene dimenticato, e sul tema dei cambiamenti climatici è una dimenticanza importante, è che l’esistenza di dati contraddittori e il disaccordo scientifico possono essere il risultato di una volontaria “creazione” dell’incertezza, al fine di prolungare il dibattito, impedendo decisioni indesiderate ad alcuni interessi particolari.
Inoltre, le contraddittorietà e i contrasti esistenti, secondo Panebianco, sul clima e sulla teoria dell’evoluzione, sono in larga parte creati dai mezzi di comunicazione, in cui abbondano giornalisti, redattori ed opinionisti che per propria impostazione ideologica o per compiacere gli editori riescono a costruire controversie anche laddove non esistono.
C’è davvero oggi un disaccordo nell’attribuzione alle attività umane del riscaldamento degli ultimi decenni? Esiste davvero un contrasto sulle spiegazioni scientifiche dell’origine dell’uomo? Le “teorie alternative” sulle responsabilità del sole, o del creazionismo, sono davvero un punto di dibattito importante fra gli esperti del settore?
Pur se ha suscitato clamore che il Vice Presidente del CNR abbia messo in discussione la validità della teoria dell’evoluzione, esiste una reale disputa scientifica sulla teoria dell’evoluzione? No di certo.
Pur se periodicamente sono pubblicati articoli che propongono nuove teorie per spiegare i cambiamenti climatici attuali, hanno quel minimo di solidità per diventare argomento di dibattito fra gli esperti del settore? Sembra proprio di no.
Questo non significa che, per i cambiamenti cimatici o la teoria dell’evoluzione, tutto sia già stato spiegato, o che ci sia l’unanimità ma piuttosto che il dibattito vero è altrove, su temi molto più complessi, meno “sexy”. (altro…) Alla ricerca dell’energia nascosta
Antonello Pasini ha scritto sul blog Il Kyoto fisso tre post di grande chiarezza e interesse.
Il tema è quello del bilancio energetico del pianeta Terra, un tema diventato oggetto di dibattito pubblico verso la fine del 2009, dopo che in una delle mail trafugate presso i server dell’Est Anglia uno dei più grandi esperti del settore, Kevin Trenberth, aveva scritto «Non possiamo spiegare l’assenza di riscaldamento in questo momento storico».
“L’assenza di riscaldamento” di cui si parlava nella mail era slang scientifico per indicare l’incapacità di descrivere la variabilità annuale del riscaldamento: il pianeta si scalda, ogni decennio è più caldo del precedente, ma come e perchè un anno o l’altro può essere più o meno caldo, non è ancora spiegato. Questa non è una novità, si sapeva da tempo, tanto che mentre scriveva quella frase lo scienziato allegava alla email l’ultimo suo articolo pubblicato su una rivista scientifica per discutere il tema (e questo non è certo il modo migliore per nascondere un problema, o per truccare i dati).
Un interesante problema scientifico venne montato ad arte per farlo sembrare una presunta prova della malafede degli scienziati e della macchinazione mondiale del riscaldamento globale, per la felicità di quanti erano e sono ancora convinti che il riscaldamento del pianeta non sia in corso o si sia interrotto tempo fa (l’ultimo esempio è qui).
Ne riparliamo perché la spiegazione di Antonello Pasini, divisa in tre parti, rimette le cose al loro posto e porta molti elementi di riflessione.
Invitiamo a leggerla.
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Cambiamenti climatici: alla ricerca dell'energia nascosta Prima parte Seconda parte Terza parte.
L’errore esogeno del Prof. Panebianco
Il Prof. Angelo Panebianco in un articolo sul Corriere della Sera discute di scienza, politica, comunicazione e opinione pubblica; nonostante molti passaggi interessanti, l’articolo è un’altra dimostrazione del ritardo della cultura italiana nel capire, o anche solo nell’informarsi adeguatamente, sul tema dei cambiamenti climatici.
L’articolo “Neo Dogmatici. Quando gli scienziati non ammettono errori” del Prof. Angelo Panebianco, pubblicato dal Corriere della Sera del 7 giugno 2010, è sicuramente interessante e contiene numerosi passaggi del tutto condivisibili sul difficile rapporto fra scienza, opinione pubblica e decisori politici, nonché del ruolo ambiguo dei mezzi di informazione.
Panebianco va al cuore del problema sin dalle prime righe, ponendosi l‘obiettivo di dare un’interpretazione alla natura delle controversie scientifiche nel campo delle scienze fisiche e biologiche, e cita come esempi i casi dei “conflitti che si sono accesi intorno alla questione dei cambiamenti climatici”, le “dispute intorno alla teoria darwiniana” e il “recente clamore sulla cellula artificiale”.
L’autore definisce tre tipologie di critiche rivolte alla scienza: le critiche tradizionaliste (l’incomprensione della natura della scienza, dei caratteri che le sono propri), le critiche populiste (la scienza come attività elitaria) e le critiche legate agli errori commessi degli scienziati. (altro…)
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L’articolo “Neo Dogmatici. Quando gli scienziati non ammettono errori” del Prof. Angelo Panebianco, pubblicato dal Corriere della Sera del 7 giugno 2010, è sicuramente interessante e contiene numerosi passaggi del tutto condivisibili sul difficile rapporto fra scienza, opinione pubblica e decisori politici, nonché del ruolo ambiguo dei mezzi di informazione.
Panebianco va al cuore del problema sin dalle prime righe, ponendosi l‘obiettivo di dare un’interpretazione alla natura delle controversie scientifiche nel campo delle scienze fisiche e biologiche, e cita come esempi i casi dei “conflitti che si sono accesi intorno alla questione dei cambiamenti climatici”, le “dispute intorno alla teoria darwiniana” e il “recente clamore sulla cellula artificiale”.
L’autore definisce tre tipologie di critiche rivolte alla scienza: le critiche tradizionaliste (l’incomprensione della natura della scienza, dei caratteri che le sono propri), le critiche populiste (la scienza come attività elitaria) e le critiche legate agli errori commessi degli scienziati. (altro…) Chiuso il capitolo Copenhagen. Ora si guarda a Cancun
Ci sono voluti sei mesi per riuscire ad ammettere il fallimento della Conferenza di Copenhagen e per decidere di voltare pagina in direzione di un nuovo accordo sul clima. Alla fine però al Climate Talks di Bonn (31 maggio-11 giugno), primo vero incontro negoziale dell’UNFCCC dopo la COP15 di dicembre, sono stati tutti d’accordo a riconoscere che le modalità con cui è stata gestita la Conferenza e sviluppato l’Accordo di Copenhagen hanno messo in crisi il processo multilaterale e fatto vacillare il clima di fiducia tra i paesi che partecipano al processo dell’UNFCCC.
L’ammissione è arrivata anche dal cinese Qingtai Yu, il rappresentante della delegazione più attiva nella creazione del percorso parallelo che ha portato pochi capi di stato e di governo a sviluppare autonomamente un documento per poi cercare di imporlo alla plenaria.
Chiuso il capitolo Copenhagen, bisogna adesso rimboccarsi le maniche per la costruzione di un nuovo accordo che si spera possa arrivare già a Cancun,nel prossimo dicembre, o piu’probabilmente in Sudafrica nel 2011. (altro…)
L’ammissione è arrivata anche dal cinese Qingtai Yu, il rappresentante della delegazione più attiva nella creazione del percorso parallelo che ha portato pochi capi di stato e di governo a sviluppare autonomamente un documento per poi cercare di imporlo alla plenaria.
Chiuso il capitolo Copenhagen, bisogna adesso rimboccarsi le maniche per la costruzione di un nuovo accordo che si spera possa arrivare già a Cancun,nel prossimo dicembre, o piu’probabilmente in Sudafrica nel 2011. (altro…) Che vi prende, gente?
Pubblichiamo la traduzione di un testo di Bill Maher pubblicato sul blog del Huffington Post
Un modo irriverente per presentare un tema serio di cui si è già parlato, la presunta esistenza di due tesi contrapposte sul riscaldamento globale, e i sondaggi che segnalano molte persone non convinte dell’esistenza del riscaldamento globale (in realtà la fondatezza di molti sondaggi è discutibile, come è spiegato in questo articolo).
I motivi per cui la gente non crede al riscaldamento globale fanno ancora più paura. Uno dei principali, stando ai sondaggi, è che l’inverno è stato molto freddo e nevoso. Come dire che il sole non c’è perché ieri sera è venuto buio. O che la mia macchina non c’è perché non trovo più le chiavi. Il problema è la nostra smania di voler sempre mettere sullo stesso piano i due lati della questione, tanto più se un lato ha molti soldi. Significa che dobbiamo sempre far finta che le verità siano due, e che il lato che non sa niente abbia qualcosa da dire. Da questo lato del dibattito: tutti gli scienziati del mondo; dall’altro il signor Testadirapa. (altro…)
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Nuova regola: Al Gore deve fare il sequel del suo film sul cambiamento climatico e intitolarlo “Una verità sconveniente 2: che c**** vi prende, gente?” Una manciata di sondaggi deprimenti rivelano che un sacco di gente comincia a credere che il riscaldamento globale è una truffa – e questa volta non siamo soltanto noi. Sono sempre accusato di odiare l’America e di darle della stupida, quindi questa sera prendo il tempo di odiare l’Inghilterra e di darle della stupida. Perché adesso gli inglesi non credono al riscaldamento globale neanche loro. Li pensavo più intelligenti, nel paese di Newton e di Darwin. E li lasciamo costruire le nostre piattaforme petrolifere esplosive!
I motivi per cui la gente non crede al riscaldamento globale fanno ancora più paura. Uno dei principali, stando ai sondaggi, è che l’inverno è stato molto freddo e nevoso. Come dire che il sole non c’è perché ieri sera è venuto buio. O che la mia macchina non c’è perché non trovo più le chiavi. Il problema è la nostra smania di voler sempre mettere sullo stesso piano i due lati della questione, tanto più se un lato ha molti soldi. Significa che dobbiamo sempre far finta che le verità siano due, e che il lato che non sa niente abbia qualcosa da dire. Da questo lato del dibattito: tutti gli scienziati del mondo; dall’altro il signor Testadirapa. (altro…) Temperatura e CO2 nel passato
L’analisi dei dati della paleoclimatologia fornisce molte importanti informazioni sui meccanismi di funzionamento del nostro clima. Una ulteriore conferma arriva da alcuni recenti e interessanti articoli scientifici.
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Uno dei grafici più famosi per i "climatologi amatoriali" come me è quello delle ricostruzioni della temperatura in Antartide e della concentrazione di CO2 degli ultimi 420 mila anni dalla carota di ghiaccio di Vostok. Mostra come queste due quantità siano variate in sincronia e come il nostro clima abbia "oscillato" fra due limiti relativamente ben definiti. Si può pensare di guardare un po’ meglio a questa correlazione. Prendiamo i dati della carota di ghiaccio di Dome C che copre un intervallo di 800 mila anni e facciamo il grafico della temperatura in funzione della concentrazione di CO2 (figura 1).
Fig. 1: Temperatura e concentrazione di CO2 dai dati di Dome C (punti) e la retta di best fit (rosso). Per rendere le due serie coerenti in tempo ho interpolato i dati con una spline e ridotti ad uno passo comune di mille anni.
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Questo grafico mostra come il nostro sistema climatico si comporta naturalmente. La retta è il fit dei dati e in qualche modo rappresenta la correlazione fra le due quantità. Qualunque sia il processo che abbia innescato queste variazioni, possiamo dire che il sistema climatico si porta nel suo stato di quasi-equilibrio con intervalli di valori approssimativamente definiti di temperatura e concentrazione di CO2. (altro…)Al bar con Pierluigi Battista
L’articolo di Pierluigi Battista “Urgente allarme cercasi” è un caso esemplare di cosa si può scrivere sul tema del riscaldamento globale se non ci si documenta e si vuole a tutti i costi dare un messaggio tranquillizzante, a costo di confondere la realtà con le proprie aspirazioni.
L’articolo, pubblicato sull’inserto “Sette” del Corriere della Sera del 21 maggio 2010, contiene una serie di fraintendimenti da record anche per un opinionista che scrive su una rivista generalista. Parole in libertà, senza alcun minimo tentativo di verifica, di controllare l’aderenza alla realtà.
Lo stile è un classico del negazionismo climatico, esagerare i problemi per dire che sono falsi (ne abbiamo già parlato qui), mischiando il problema reale dei cambiamenti climatici a presunte catastrofi inventate o mai realmente annunciate, per denigrare in generale il lavoro del gli scienziati ("ma quante volte si sbagliano questi scienziati?") e le politiche ambientali. (altro…)
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L’articolo, pubblicato sull’inserto “Sette” del Corriere della Sera del 21 maggio 2010, contiene una serie di fraintendimenti da record anche per un opinionista che scrive su una rivista generalista. Parole in libertà, senza alcun minimo tentativo di verifica, di controllare l’aderenza alla realtà.
Lo stile è un classico del negazionismo climatico, esagerare i problemi per dire che sono falsi (ne abbiamo già parlato qui), mischiando il problema reale dei cambiamenti climatici a presunte catastrofi inventate o mai realmente annunciate, per denigrare in generale il lavoro del gli scienziati ("ma quante volte si sbagliano questi scienziati?") e le politiche ambientali. (altro…) Posti di lavoro nel settore dei cambiamenti climatici
Pur se c’è chi ritiene che il tema dei cambiamenti climatici sia a breve destinato a sparire per via della crisi economica e/o di una imminente era glaciale, numerose sono le offerte di lavoro nel settore, che riguardano sia la ricerca scientifica che l’implementazione delle necessarie politiche di mitigazione e adattamento.
Una prima fonte di informazione sono gli elenchi comunicati periodicamente all’interno della mailing list "Climate Change Info Mailing List" (per iscriversi: cliccare qui), un valido servizio di informazioni gestito dall’ International Institute for Sustainable Development Reporting Service. L'IISD fornisce molti altri utili servizi informativi sulle politiche e le negoziazioni sul clima.
Riportiamo in seguito l’elenco distribuito nell’ultima mail; per ogni proposta sono indicati:
Nome dell’Organizzazione e suo sito web, Posizione offerta e link ai dettagli, Luogo di lavoro, Deadline per la domanda, Persona di riferimento da contattare, Requisiti.
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Una prima fonte di informazione sono gli elenchi comunicati periodicamente all’interno della mailing list "Climate Change Info Mailing List" (per iscriversi: cliccare qui), un valido servizio di informazioni gestito dall’ International Institute for Sustainable Development Reporting Service. L'IISD fornisce molti altri utili servizi informativi sulle politiche e le negoziazioni sul clima.
Riportiamo in seguito l’elenco distribuito nell’ultima mail; per ogni proposta sono indicati:
Nome dell’Organizzazione e suo sito web, Posizione offerta e link ai dettagli, Luogo di lavoro, Deadline per la domanda, Persona di riferimento da contattare, Requisiti.
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(altro…)Un ricordo di Volfango
L’amico e collega Volfango Rupolo è mancato il 5 aprile di quest’anno a Roma ad una età troppo giovane.
Volfango è stato un oceanografo fisico all’ENEA e lavorava nel gruppo diretto da Vincenzo Artale. Ha svolto importanti ricerche sulla dinamica lagrangiana marina, sulla turbolenza oceanica e sulla circolazione marina del Mar Mediterraneo.
Era uno scienziato “completo”, perché curioso di tanti altri campi del sapere: dipingeva, fotografava, a mio parere, con buoni risultati, anche se lui era troppo modesto per ammetterlo.
“Sono un dilettante in questo campo. Mi diverto a fotografare e a dipingere. Per quanto riguarda il disegno sono anche particolarmente poco dotato. Non riesco a rappresentare nemmeno nella maniera più rozza ciò che si vede. Comunque cerco di rappresentare immagini viste, o sognate”.
Lo ricordo come una persona onesta, buona e generosa, sempre disponibile. In particolare, amo ricordarlo quando, nel periodo in cui trascorrevo più tempo a Roma per ragioni professionali, era nostra abitudine incontrarci la sera a Piazza Trilussa (a tarda ora come fanno i romani …) per andare a cena insieme, discutendo e riflettendo fino alle due o tre di notte su tante cose. Volfango univa la curiosità di un bambino alla saggezza di un vecchio.
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Testo di Sergio Castellari
La pericolosa ricerca di purezza e perfezione
Il documentario “Planet of the humans” di Jeff Gibbs, produttore esecutivo il noto regista Michael Moore, è una rozza e manipolatrice operazione di mistificazione complottistica sul tema della mitigazione del cambiamento climatico. Un esempio dell’ambientalismo parolaio che preferisce costruire con argomenti vecchi e superati la tesi del “tutto sbagliato… tutto da rifare”; senza proporre in alternativa niente di serio, se non le solite prediche. È ormai chiaro che sia arrivato il momento di darsi da fare per ridurre le emissioni...
Emergenza Coronavirus: un’occasione epocale per far cambiare direzione alle emissioni globali di gas climalteranti
Il rinvio della COP26, il Green Deal europeo e il crollo del prezzo del petrolio L’annuncio del rinvio della COP26 da parte della Presidenza UK, inevitabile data l’emergenza Coronavirus in corso, ha destato la preoccupazione che il riscaldamento globale venga considerato un problema che in questo momento l’umanità non si può permettere di affrontare. Pur se il 2020 avrebbe dovuto essere un anno cruciale per il negoziato globale sul clima, in quanto erano attesi i rilanci degli...
Lezioni climalteranti
Oltre alle 60 conferenze o lezioni disponibili sul web, segnalate in un precedente post (40 in italiano e 20 in inglese), Climalteranti ha avviato un progetto per rendere disponibile sul proprio canale Youtube alcune lezioni più specifiche inerenti la scienza del clima, le azioni di adattamento e mitigazione e le politiche sul clima, che saranno incluse in una playlist “Lezioni climalteranti”. L’obiettivo di queste lezioni, come spiegato nella breve Introduzione, è di fornire ai ragazzi e alle ragazze che sono...
Il Museo delle Tecnologie dell’Antropocene
Il mese scorso, appena prima di questa emergenza sanitaria, ho visitato il “Museum of Anthropocene Technology” (MAT) a Laveno Mombello. È un piccolo museo creato da Frank Raes, che fino a poco tempo fa lavorava presso il Joint Research Centre della Commissione Europea a Ispra. Lì ha diretto le ricerche sull’inquinamento atmosferico e sui cambiamenti climatici. Da 10-15 anni Frank è attivo sulla comunicazione della crisi climatica e il MAT è il suo modo di continuare questo lavoro. Da tempo...
L’effetto del coronavirus nella lotta allo smog e al riscaldamento globale
In questi giorni in cui l’epidemia coronavirus ha fermato l’Italia ed è ormai diventata una pandemia globale, si è iniziato a discutere se la riduzione delle attività lavorative, la chiusura delle scuole e il forte calo dei trasporti, che dopo la Cina ormai riguarda tante nazioni del mondo, possa contribuire alla lotta allo smog e al cambiamento climatico, a causa della riduzione delle emissioni inquinanti e di gas serra. Nel caso della Cina, una dettagliata analisi di Carbon Brief ha...
Conferenze e lezioni sul clima sul web
In questi giorni di emergenza sanitaria Coronavirus (a proposito, facciamo tutti il possibile per limitare i contagi, ha la sua utilità, vedi figura a fianco), molti si stanno rivolgendo al web per trovare alternative alle lezioni sospese su scala nazionale. Inoltre, tutti i seminari e convegni sul tema del cambiamento climatico sono stati sospesi. Proponiamo qui un primo elenco di video disponibili sul web in cui si parla adeguatamente del cambiamento climatico, ricordando in generale la sezione link del nostro...
Il ritiro dei ghiacciai dell’Everest visto dal Laboratorio Piramide e l’importanza della ricerca in alta quota
Riportiamo i risultati più recenti delle campagne glacio-idrologiche condotte nell’Himalaya nepalese in collaborazione con l’Associazione EVK2CNR ed il Laboratorio Piramide (5050 m s.l.m.), che mostrano l’inequivocabile stato di sofferenza delle coltri glaciali anche a tali quote e la necessità di continuare a studiare, per proporre approcci affidabili all’adattamento. Il laboratorio Piramide ai piedi dell’Everest. Foto di Gabriele Confortola, Maggio 2014. I ghiacciai dell’Himalaya: una inestimabile riserva d’acqua È ormai chiaro come il cambiamento climatico...
Ciao Mauro, e grazie
Nei giorni scorsi ci ha lasciato improvvisamente quanto inaspettatamente Mauro Pomatti, a 44 anni mentre usciva di casa per andare al lavoro. Mauro è stato dal primo giorno la mente informatica di Climalteranti, il “sistemista” come si dice in gergo, ossia colui che ha gestito la connessione con il mondo esterno del blog, che ne ha curato gli aggiornamenti, la presenza online, i backup e l’ha difeso da attacchi di hacker (e ce ne sono stati!). Ha fatto tutto questo...
La doppia sfida CO2 / qualità dell’aria e l’inevitabile ascesa delle auto elettriche
I costruttori di autovetture e veicoli commerciali leggeri devono rispettare i limiti sulle emissioni inquinanti delle categorie Euro, resi più severi dalle nuove modalità di misura, e quelli sulle emissioni di CO2 allo scarico medie dalla flotta di veicoli immatricolati. La spinta regolatoria, seguita dal mercato e dalla sensibilità ambientale dei consumatori, è la leva che sta forzando in Europa l’avvio dell’elettrificazione del trasporto privato. Le principali difficoltà tecniche che incontrano i costruttori di autovetture e veicoli commerciali leggeri consistono...
La ricetta verde di Trump non esiste
Dopo tanti anni a disinformare sulla scienza del clima, ora l’Istituto Bruno Leoni vorrebbe convincerci che tutto si aggiusterà solo con l’innovazione tecnologica guidata dal libero mercato del quale fidarsi ciecamente, l’unico in grado di risolvere la crisi climatica. Una tesi priva di fondamento. L’articolo di Alberto Mingardi su La Stampa del 24 gennaio 2020 “La ricetta verde di Trump” è un esempio di quale siano oggi gli argomenti di chi vuole impedire le azioni contro il cambiamento climatico,...