Notizie e approfondimenti sul clima che cambiaPosts RSS Comments RSS

29 Aprile 2010

Ma i ghiacciai dell’Himalaya continuano a ritirarsi

Categorie: Errori, Ghiacci, Giornali, IPCC, Titoli  -  Postato da: 

L’errore presente nel IV rapporto dell’IPCC, sulla velocità di fusione dei ghiacciai himalayani è servito per un attacco senza precedenti alla scienza del clima, e perfino per trarne incredibili motivi di ottimismo.

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Negli stessi giorni del presunto scandalo del “Climategate” l’opinione pubblica è stata bombardata dalla notizia che, nelle 2800 pagine del quarto rapporto di valutazione dell’IPCC, era presente un grave errore. L’errore tuttavia non era nel sommario per i decisori e neppure nel sommario tecnico, ma a pag. 492 del secondo volume, e consisteva nella citazione sbagliata dell’entità della possibile fusione dei ghiacciai Himalayani entro il 2035.

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22 Aprile 2010

Perché si è sgonfiato il Climategate /1 – Il trucco che non c’era

Categorie: Bufale, Climategate, Errori, Esagerazioni, Protocollo di Kyoto  -  Postato da: 

In questo primo post si mostra come la notizia diffusa in seguito allo scandalo “Climategate”, secondo cui i dati del clima erano stati “truccati”, fosse infondata.

Sono passati 5 mesi da quando, il 20 novembre 2009, scoppiò in tutto il mondo il “Climategate”.

Come si ricorderà, il furto dai server di un’università inglese di migliaia di email private, scambiate in un decennio da alcuni fra i più importanti scienziati del clima, suscitò un putiferio, fece gridare allo scandalo, chiamato in seguito con molta enfasi “Climategate”.

Già in quei giorni avevamo scritto che, sulla base di quanto si poteva leggere, era estremamente improbabile che ci fosse della sostanza scientifica in quella vicenda, e che la ritenevamo “un’altra delle polemiche senza vera sostanza, utili per illuderci ancora un po’ che possiamo non preoccuparci del riscaldamento globale“.

La maggior parte dei giornali e delle televisioni italiane, nonché molti blog che si occupano di clima, scrissero articoli molto diversi, dando per buone molte delle favole raccontate dalla grancassa negazionista italiana e straniera.

Con calma, esaminando le carte, si può ora dire che avevamo visto giusto, e avevano visto sbagliato quanti avevano anteposto ai fatti e alle risultanze scientifiche la propria volontà di non credere alla crisi climatica.

È ormai chiaro, come mostreremo in questo e in altro post, come le email avessero spiegazioni del tutto innocue, che non prevedevano l’alterazione dei dati della scienza del clima e ancor di più non mettevano in discussione l’onestà e la buona fede degli scienziati.

Cominciamo in questo post da uno dei casi più citati, la presunta falsificazione dei dati sul clima.

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13 Aprile 2010

Dove è nato il termine “Climalteranti”?

Categorie: Blog, Definizioni  -  Postato da: 

Il nome “climalterante” esiste già in alcuni dizionari online ma non in quelli più tradizionali, pur se è entrato nel linguaggio comune. Questo post spiega come è nato e chi l’ha inventato.

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L’origine del termine “climalteranti” è nell’ambito di una ricerca di venti anni fa.

Nel 1989-90 avevo coordinato uno studio sulle possibili strategie di riduzione delle emissioni di gas serra in Italia, commissionato dal Ministero dell’Ambiente, intitolato “Strategie di riduzione delle emissioni dei gas climalteranti in Italia”, studio volto anche ad analizzare con un approccio bottom-up il potenziale di riduzione al 2005.
Nelle premesse si spiegava come si concentrava l’attenzione, tra i gas ad effetto serra, su quelli influenzati direttamente dall’azione dell’uomo. In questo modo si eliminava il vapor acqueo, responsabile per circa due terzi dell’effetto serra naturale ma non condizionato “direttamente” dalle attività umane.
Da qui l’introduzione del termine di “gas climalteranti”, riferito ai soli gas serra la cui concentrazione in atmosfera era direttamente legata ad influenze antropiche.
La prima apparizione pubblica di questo termine appare nel libro “Ambiente Italia 1991” (Arnoldo Mondadori Ed.) in cui nel terzo capitolo “Le politiche per ridurre i gas serra in Italia” sono pubblicati ampi stralci della ricerca.
Il termine coniato per questa specifica ricerca ha avuto poi una certa fortuna in Italia, come dimostra anche il nome di questo blog.
Generalmente i due termini, gas serra e gas climalteranti, sono utilizzati in modo intercambiabile, ma può essere utile ricordarne la genesi e le distinzioni di significato dei due termini.

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Gianni Silvestrini, Direttore scientifico del Kyoto Club e di QualEnergia, Presidente Exalto

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Testo di Gianni Silvestrini


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8 Aprile 2010

Cos’è il catastrofismo?

Categorie: Catastrofismo  -  Postato da: 

Nel dibattito sui cambiamenti climatici si sente spesso usare il termine “catastrofista” a mo’ di insulto. Il tema della catastrofe, e del catastrofismo, ha, invece, una sua storia e una sua importanza, che in questo post è raccontata da Enrico Euli, Ricercatore all’Università di Cagliari.

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La gran parte degli studiosi non si darebbe da sé la denominazione di ‘catastrofista’. Di solito, questa è data loro da altri studiosi che, pur riconoscendo la crisi ambientale, non ritengono che si sia giunti o si giungerà alla catastrofe; oppure da studiosi, giornalisti, politici ‘negazionisti’ che, non accettando le evidenze scientifiche, negano il rischio specifico ed in generale considerano gli scienziati e gli ecologisti dei ‘profeti di sventura’ senza fondamento (si veda ad esempio qui).
Ma la parola ‘catastrofe’ ha una sua dignità ed una lunga storia.
Originariamente deriva dal greco ‘katà-strèpho’ (rivolto, metto da sotto in su, stravolgo) e sorge nel teatro tragico a definire quel passaggio cruciale in cui l’intreccio si scioglie ed il dilemma giunge ad una sua soluzione, per quanto tragica. Continua a leggere…


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31 Marzo 2010

Una clausola che non esiste (repetita iuvant)

Categorie: 20-20-20, Abbagli, Errori, Mozioni  -  Postato da: 

In Senato è stata presentata una mozione che chiede all’Italia di “dichiarare decaduto l’Accordo del 20-20-20” sulla base di una clausola che, però, non esiste.

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Nove Senatori della Repubblica Italiana hanno depositata una mozione sul tema delle politiche sui cambiamenti climatici.
Come per la precedente mozione presentata e poi approvata nel marzo-aprile del 2009, anche questa mozione contiene una quantità record di errori e incongruenze, e costituisce un altro impressionante indicatore del ritardo di una parte del mondo politico italiano sulle questioni del clima e dell’energia.
Tralasciando tutte le infondate affermazione iniziali sulla criticità dei contenuti scientifici dell’IPCC, della “moralità” dei suoi membri (!), nonché la richiesta di avvicendamento del “Presidente dell’IPCC dott. Pachauri e del commissario De Boer” (quest’ultimo aveva già annunciato le sue dimissioni una settimana prima della presentazione della mozione), si vuole in questo post richiamare l’attenzione sulla richiesta principale della mozione, quella di impegnare il Governo a “richiedere l’attivazione in sede di Unione europea” di una “clausola Berlusconi”, che permetterebbe “di dichiarare decaduto, in quanto non più utile, l’Accordo del 20-20-20”. Continua a leggere…


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27 Marzo 2010

Clima passato e futuro (seconda parte): i modelli regionali del clima e i dubbi del prof. Visconti

Categorie: Incertezza, Modelli Climatici, Recensione  -  Postato da: 

Leggendo il libro “Clima estremo” di Guido Visconti ci sono alcuni frasi ad effetto che dispiacciono, e un ripensamento sulla validità dei modelli regionali di cui non si capiscono le ragioni scientifiche.

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Il libro di Guido Visconti “Clima estremo”, dedica una larga trattazione agli strumenti di regionalizzazione del clima, che si attua con i modelli regionali (RCMs). Questo è comprensibile in quanto ben difficilmente gli estremi climatici sarebbero riproducibili con i modelli globali (GCMs) a causa della ancor loro modesta risoluzione orizzontale.
In particolare, Visconti tratta il futuro climatico degli estremi in Europa (pag. 178). Si è già discusso degli scenari regionali in Europa in un altro post e si è mostrato anche come l’incertezza associata a tali scenari in tale area del Pianeta sia in realtà molto diminuita negli ultimi anni, soprattutto per quanto riguarda la temperatura, pur con le incertezze per altro evidenziate. Questo evidente progresso non viene menzionato nel libro di Visconti, dove invece si sottolinea l’idea che i RCMs hanno in ogni caso difficoltà  a riprodurre il clima a scala regionale, dal momento che sono guidati dai GCMs che hanno, secondo Visconti, una scarsa qualità.

Per di più, anche in una discussione totalmente tecnica Visconti trova il modo di inserire un nuovo commento, tecnicamente discutibile e condito con una certa dose di arroganza, nel quale manifesta il suo giudizio negativo nei confronti di tanti scienziati che operano nel settore. Continua a leggere…


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20 Marzo 2010

Clima passato e futuro: perché la Scienza avanza – prima parte

Categorie: Incertezza, Modelli Climatici, Proiezioni, Recensione  -  Postato da: 

La Scienza è andata avanti sia nel processo di  conoscenza delle cause delle variazioni accadute in passato, sia nella capacità di simulare il clima futuro. Il Prof. Enrico Bellone, richiamando una frase  riportata in un recente libro del Prof. Guido Visconti, sostiene il contrario e secondo noi commette un errore. Partendo da un’attenta analisi del libro di Visconti si scopre che le cose non stanno proprio così: in particolare, soprattutto nella seconda parte si scoprono tante altre affermazioni discutibili, spesso contraddittorie e confuse. Qua e là traspare anche un certo livore personale dell’autore nei confronti degli utilizzatori dei modelli di simulazione del clima, che vengono reputati non come scienziati che svolgono il loro lavoro di ricerca con passione e coscienza, ma piuttosto come personaggi a caccia solo di fama e fondi di ricerca. Dispiace constatare  che per difendere delle tesi scientifiche si usino anche argomentazioni del genere: evidentemente  quando non si hanno forti contrapposizioni tecniche da addurre a difesa delle proprie tesi, anche le frasi “ad effetto” si ritiene possano aiutare.

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PRIMA PARTE: La Scienza è andata avanti, e non poco, nel comprendere il clima.

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Nel successivo commento alla lettera che un gruppo di scienziati italiani ha inviato alla rivista “Le Scienze” (vedi qui), il Prof. Bellone, per perorare le sue tesi, fa riferimento ad una frase che il Prof. Guido Visconti riporta nel suo libro “Clima Estremo” (anno 2005, editore Boroli, pag. 165 – vedi qui) che recita testualmente: “…la Scienza non è in grado di spiegare le variazioni climatiche che sono avvenute in passato: pertanto non si capisce come la stessa Scienza potrebbe essere in grado di prevedere quello che avverrà nel prossimo futuro. Malgrado ciò organismi internazionali come l’IPCC annunciano con cadenza regolare previsioni per i prossimi 50 o 100 anni. Questa apparente capacità previsionale è la stessa che ha dato notorietà e quindi assicurato fondi, ad un’intera classe scientifica negli ultimi 20 anni”.

Questa frase stimola l’apertura di un dibattito interessante e che mi auguro possa approfondirsi anche con chi è “scettico” sulle responsabilità antropiche al riscaldamento globale; in questa prima parte si vorrebbe smontare il paradigma che nel settore delle scienze del clima e della previsione degli scenari futuri la comunità scientifica sia praticamente ancora all’anno zero o quasi, come si vuol far credere con affermazioni del genere. Continua a leggere…


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13 Marzo 2010

Non conviene basarsi su un’unica fonte

Categorie: Bufale, Fonti, Oceani  -  Postato da: 

Un albero tagliato sulla spiaggia delle Maldive dimostrerebbe che il mare non si sta alzando. In realtà è un’invenzione di un solo scienziato, con competenze alquanto dubbie. Ma c’è chi ci crede.

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Un motivo per cui il termine “scettico” non si addice a molti che contestano il consenso scientifico raggiunto sul riscaldamento globale, è che lo scetticismo è applicato a senso unico: viene usato per contestare la spiegazione più plausibile di un fenomeno, in  cui si riconosce la stragrande maggioranza della comunità scientifica internazionale, ma non la spiegazione alternativa.
Per fare questo occorre basarsi su un’unica fonte scientifica, spesso debole, vecchia e screditata, evitando di confrontarsi con tutte le altre, ben più solide e autorevoli.
Quando questo succede non si può certo più parlare di scetticismo, come sano atteggiamento che fa avanzare la scienza: è solo un’infantile testardaggine antiscientifica.

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È questo il caso di un’altra fra le strambe storie sui cambiamenti climatici che si possono ricostruire partendo da quanto pubblicato sui quotidiani.
Su “Il Giornale” del 20 gennaio 2010 un titolo recita “Le Maldive affondano? Una bufala, ma la prova dell’inganno sparisce”.

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L’accusa, che merita un richiamo in prima pagina, è clamorosa: un albero delle Maldive, una prova che il livello dei mari non sta crescendo, è stata fatta sparire dagli ambientalisti, che hanno segato l’albero. La conclusione dell’articolo di Rino Camilleri è che “i cambiamenti di livello attesi per il 2100 variano da più 5 cm a circa 15 cm”. Sarebbe davvero molto bello se le cose stessero così. Continua a leggere…


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5 Marzo 2010

Diritto di dissentire, o di insinuare e offendere?

Categorie: Abbagli, Dibattito, Disinformazione, Errori, Politiche  -  Postato da: 

Su “Le Scienze” Enrico Bellone paragona le preoccupazioni per il riscaldamento globale alle “paure sollevate dagli untori o dalle donne possedute dal demonio”, e porta a supporto delle sue tesi tre “verità” prese da un sito internet. Gli rispondono 49 studiosi italiani, in una lettera in seguito riportata. La replica di Bellone è debole e confonde la libertà di opinione con la propaganda di insinuazioni offensive e senza fondamento.

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La pubblicazione, nel numero di febbraio 2010 de “Le Scienze”, di un articolo sul tema del cambiamenti climatici disinformato e pieno di palesi errori, facilmente documentabili come illustrato di seguito, costituisce un motivo di preoccupazione per quanti sperano in un dibattito sereno e di alto livello su questa grande questione.
Pur se firmato dal Prof. Enrico Bellone, di cui non possiamo non riconoscere l’importante attività di divulgazione scientifica svolta in passato, l’articolo contiene toni inaccettabili e ignora completamente il lavoro rigoroso e appassionato di migliaia di studiosi in tutto il mondo – e centinaia anche qui in Italia  – documentato da innumerevoli pubblicazioni scientifiche sulle più prestigiose riviste internazionali sottoposte all’attento vaglio della comunità scientifica.
Nel merito, le tre “verità sull’anidride carbonica” proposte dal prof. Bellone sono argomenti inconsistenti, e rispondono ai ricorrenti miti e alle leggende metropolitane continuamente proposte, come una catena di S.Antonio, su riviste generaliste e siti internet di nessuna credibilità scientifica. Continua a leggere…


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1 Marzo 2010

Tu quoque, Giorello

Categorie: Dibattito, Disinformazione, Errori, Giornali  -  Postato da: 

Anche l’autorevole Giulio Giorello ha pubblicato un articolo con molti errori passaggi confusi sul tema dei cambiamenti climatici.

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Dispiace proprio dover criticare Giulio Giorello, per l’articolo pubblicato sul Corriere della Sera  di domenica 21 febbraio intitolato “Mr. Clima: e va in crisi la fiducia della gente“. Giorello è una persona di grandissima preparazione intellettuale, tanto vasta è importante è la sua opera nel campo della filosofia della scienza, che chi scrive nutre nei suoi confronti tanta stima e una sorta di timore reverenziale.

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Giorello è uno dei più autorevoli eredi e rappresentanti in Italia della scuola di Filosofia della Scienza che ha avuto in Geymonat il più famoso rappresentante. Con franchezza e sincerità però ci sentiamo di dire che per quanto ha scritto sul Corriere a proposito del problema dei cambiamenti climatici, Geymonat si starà  rivoltando nella tomba.
Nell’articolo citato, Giulio Giorello si avventura in considerazioni a dir poco discutibili sui cambiamenti climatici, i modelli e i dati, “l’esperimento umano” consistente nell’emissione di gas serra (da lui definito “ben poca cosa!” rispetto agli esperimenti che la natura fa col clima) e le “implicazioni politico-ideologiche” tratte volutamente da molti, secondo lui, dai dati stessi. Continua a leggere…


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24 Febbraio 2010

Il clima, il vento dell’opinione e il vento della storia

Categorie: Storia  -  Postato da: 

Il clima, il vento dell’opinione e il vento della storia
La scienza del clima ha quasi 200 anni, come mostra la raccolta dei principali articoli scientifici realizzata dal Prof. James R. Fleming. Questi articoli mostrano il crescente consenso e la convergenza delle opinioni scientifiche che indica l’importanza dei cambiamenti climatici attuali e le prevalenti responsabilità umane.

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L’esperimento di Tyndall (1861)

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Molto spesso si crede che la scienza del clima e dei cambiamenti climatici sia recente e che pertanto sia fondata su conoscenze imprecise e ancora da consolidare. È a causa di questa – errata – credenza che si sentono frequentemente annunciare dei presunti repentini stravolgimenti delle conoscenze acquisite o si attribuisce eccessiva importanza a singoli dati o articoli scientifici. Invece il dibattito scientifico sul tema dei cambiamenti climatici ha una storia importante quanto interessante. Ma purtroppo, i libri di studio di molti di quelli che dibattono non hanno alcuna traccia di questa storia, e quindi, da un punto di vista scolastico, abbiamo a che fare con degli “illetterati del clima” che seguono il vento delle opinioni più disparate. Continua a leggere…


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20 Febbraio 2010

Una storia semplice

Categorie: Artico e Antartico, Bufale, Errori, Ghiacci, Vulcani  -  Postato da: 

Il Prof. Adriano Mazzarella, in un comunicato pubblicato sul sito dell’Università di Napoli sostiene che la fusione della calotta artica sia dovuta ad un’ attività vulcanica sottomarina. Attribuisce tale scoperta ad una recente spedizione scientifica diretta dal dott. Robert Sohn della Woods Hole Oceanographic Institution.
Contattato da Ugo Bardi il dott. Sohn smentisce in modo categorico: l’energia dei vulcani è largamente inferiore a quella necessaria per fondere quei ghiacci, e in ogni caso i vulcani sono molto distanti dalla zona della fusione dei ghiacci. Continua a leggere…


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15 Febbraio 2010

Diffidare di chi usa il mattone della vita

Categorie: CO2, Emissioni, Errori, Fotosintesi, Imprecisioni  -  Postato da: 

È ovvio che la CO2 è un mattone della vita, ma nonostante questo può dare problemi al clima. Chi usa nel dibattito sul clima l’argomento del “mattone della vita”, spesso incorre in altri errori. Non fa eccezione una recente intervista al Colonnello Malaspina.

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Quando sento citare, nel dibattito sui cambiamenti climatici, l’argomento che “la CO2 è un mattone della vita”, è come se suonasse un campanello d’allarme: ho imparato che è probabile che seguiranno sorprese, altri argomenti molto deboli, spesso palesemente sbagliati.
Insomma, dovrebbe essere una cosa scontata che la CO2 è un mattone della vita, che la fotosintesi ci serve parecchio. Si studia alle scuole elementari, è così noto e incontestato che non ha senso ripeterlo. C’è anche il rischio di essere associati ad un famoso comico che usava la risposta “fotosintesi clorofilliana” come risposta jolly per tutte le occasioni.
In un dibattito sulla protezione dalle alluvioni o sugli annegamenti estivi, chi tirasse fuori l’argomento che “l’acqua è un mattone della vita”, verrebbe guardato con sconcerto.
Il fatto, ovvio, è che sia la CO2 che l’acqua sono sì mattoni della vita, ma possono dare altri problemi. Chiedetelo agli alluvionati o ai quasi annegati.
“You call it pollution, we call it life” è stato per tanto tempo uno slogan dell’Exxon Mobil e di altre lobby negazioniste statunitensi.
È quindi di un argomento retorico, un slogan utile quando non si hanno argomenti più solidi. Continua a leggere…


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9 Febbraio 2010

CHE FINE HA FATTO TUVALU?

Categorie: Giornali, Informazione, Statistiche  -  Postato da: 

A Copenhagen è andata male, a Copenhagen è andata bene, a Copenhagen è andata così così.
Mentre la comunità scientifica, il mondo della politica, delle lobby e delle organizzazioni non governative portano avanti il dibattito sul futuro del pianeta, emerge un dato di fatto: l’opinione pubblica dei cambiamenti climatici si è già dimenticata.
Si è dimenticata dell’orso polare, dei giorni in cui seguiva con curiosità e attesa le trattative del Summit mondiale e di quando si è indignata di fronte a quello che da molti è stato definito “il fallimento dei capi di stato”.
Perché?

I motivi sono diversi e meriterebbero un’analisi approfondita delle dinamiche sociali ma di certo una delle cause va ricondotta al fatto che da quel 19 dicembre, data di chiusura della COP 15, sono nate e morte migliaia di nuove notizie a cui appassionarsi.
L’opinione pubblica si è lasciata travolgere ancora una volta dal torrente in piena del mondo dell’informazione e passo dopo passo, partendo da Sodarno è arrivata ad Haiti, ben distante da quelle isole Tuvalu che per tanti giorni sono state motivo di commozione. Continua a leggere…


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5 Febbraio 2010

Quando su Kyoto si danno i numeri

Categorie: Emissioni, Giornali, Negoziazioni, Protocollo di Kyoto, Riduzioni  -  Postato da: 

A cinque anni dall’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto (16 febbraio 2005), non sembrano  in molti a volerlo festeggiare con affetto.  Anzi, si fa a gara a sparagli adosso. Che il Protocollo di Kyoto abbia fallito i propri obiettivi sembra ormai una realta’ che nessuno mette piu’ discussione. “Ecco perche’ Kyoto e’stato un fallimento:  bisognava tagliare le emissioni del 5%, sono cresciute del 41%” riportava a tutta pagina la Stampa del 7 Dicembre.  Neanche i giornalisti, ormai, si prendono la briga di controllare. Si tratta di una sorta di “verita’ da assuefazione”: siccome lo dicono tutti, allora sara’ vero.

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Allora, vediamo se e’ vero.

Iniziamo chiarendoci le idee su quali siano davvero gli obiettivi  del Protocollo di Kyoto. Molti si riferiscono all’obiettivo vincolante di riduzione delle emissioni di gas serra del  5%, da valutare come media del periodo 2008-2012 rispetto al 1990 (anno base). Ma chi aveva questi obiettivi? Qui la confusione regna  sovrana.  Evidentemente,  il giornalista della Stampa (e con lui molti altri) pensa che l’obiettivo di Kyoto fosse globale, cioe’che riguardasse tutti i Paesi.  Falso. L’obiettivo del 5% (precisamente del 5,2%) riguardava solo i 37 Paesi “Annex-1” (industrializzati) che hanno firmato l’accordo nel 1997. L’accordo sarebbe entrato in vigore se fosse stato poi ratificato da un numero di Paesi responsabili di almeno il 55% delle emissioni dei Paesi Annex-1.  Nonostante gli USA non lo abbiano ratificato, grazie alla ratifica di tutti gli altri Paesi (per ultimo la Russia), il Protocollo e’entrato in vigore nel 2005. Senza gli Usa, l’obiettivo di riduzione complessivo dei Paesi Annex-1 aderenti a Kyoto risulta di circa -4% rispetto al 1990 (vedasi qui per  la lista completa per paesi con obiettivi di riduzione).  Volendo raffrontate questi obiettivi  con l‘andamento reale delle emissioni, si ottiene il grafico qui sotto (dati per il peridodo 1990-2007 senza il settore LULUCF, Land Use Land Use Change and Forestry). Continua a leggere…


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