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Il fuoco amico, una forma di inattivismo climatico: 1/ l’opposizione alle energie rinnovabili

Climalteranti ha sempre contrastato il negazionismo climatico, sia confutando le argomentazioni più fallaci sulle cause del riscaldamento globale in corso, sia contrastando chi vuole ritardare l’azione di mitigazione dei cambiamenti climatici. Negli ultimi tempi però sta emergendo, anche tra persone attivamente schierate a favore della tutela dell’ambiente, una tendenza verso sforzi inadeguati, in grado di indebolire la già insufficiente lotta alla crisi climatica; il che costituisce una minaccia probabilmente ancora più subdola, una forma di vero e proprio “inattivismo climatico”.

In più occasioni il comitato scientifico di Climalteranti ha avviato delle riflessioni interne circa la reale consistenza delle voci che negano il ruolo antropico dei cambiamenti climatici, anche per comprendere se fosse venuto meno il proprio ruolo o se fosse arrivato il momento di aggiustare la linea editoriale, ad esempio focalizzandosi maggiormente sulle azioni di mitigazione e adattamento. Ci sono stati effettivamente dei momenti in cui il negazionismo pareva sconfitto di fronte alla montagna di evidenze scientifiche, egregiamente sintetizzate (si fa per dire…) dai periodici Assessment reports dell’IPCC. E non vi è dubbio che, vista la conclamata urgenza di agire, la prospettiva di poter finalmente smettere di dedicare tempo e risorse intellettuali all’attività di debunking, di per sé improduttiva di contenuti scientifici innovativi o originali, pareva decisamente allettante.

La realtà dei fatti ci sta mostrando che il negazionismo che chiameremo “tradizionale” non è del tutto sparito; forse non lo potrà mai essere, ma rappresenta ormai una sorta di rumore di fondo, sempre più flebile, con il quale toccherà comunque convivere.

Ma venendo all’oggetto di questo post, vorremmo portare la riflessione verso le posizioni di alcuni esponenti del mondo ambientalista (o presunti tali) che si schierano apertamente contro buona parte di ciò che è la transizione energetica, con particolare riferimento agli impianti ad energia rinnovabile (fotovoltaica ed eolica) e ai veicoli elettrici. Con argomenti superficiali, semplicistici, se non a volte proprio sbagliati. Non si tratta di negazionismo climatico, ma della sua evoluzione ben definita da Michael Mann con “inattivismo climatico” (si veda qui e qui).

Senza la pretesa di voler essere esaustivi, ma nell’ottica di alimentare un dibattito auspicabilmente costruttivo, proviamo a sintetizzare di seguito i principali argomenti utilizzati contro uno dei pilastri della transizione energetica, lo sviluppo dell’energia solare ed eolica

L’energia fotovoltaica ed eolica sono   due tipologie di energia rinnovabile non solo fondamentali per l’abbandono dei combustibili fossili, ma anche fortemente complementari tra di loro in termini di profilo tipico di produzione giornaliera e annuale. Il loro rapido sviluppo costituisce una realtà ormai innegabile, con livelli di produzione e installazione che stanno sorprendendo persino gli stessi specialisti. Ad esempio la Cina da sola nel 2023 ha installato rinnovabili in misura doppia al resto del mondo messo assieme (qui i dati). In generale l’energia elettrica prodotta grazie al vento e al sole è passata dallo 0,2% del 2000 al 13,4% del 2023, consentendo alle rinnovabili di coprire il 30% del fabbisogno mondiale nel 2023.

Tra le posizioni fermamente contrarie all’eolico ricordiamo in particolare quella del Club Alpino Italiano, già evidenziata in un precedente post, dove era emerso un approccio pregiudizialmente contrario, non realmente legato a questioni e valutazioni di merito. Non vi è dubbio che la localizzazione degli impianti debba tenere in considerazione tutti gli impatti ambientali e paesaggistici, attività in carico alla Commissione VIA del Ministero dell’Ambiente, così come non vi è dubbio che non esista un’attività umana (e una forma di produzione di energia) a impatto zero. Tuttavia, qui si tratta di scegliere il minore dei mali, sempre nell’ottica di ridurre (e tendenzialmente annullare) l’utilizzo dei combustibili fossili e le conseguenti emissioni di gas serra.

Tra le argomentazioni più fallaci contro l’installazione di nuovi impianti rinnovabili vi è quella che si riassume nella frase “prima viene il risparmio energetico”. Fallace non perché non sia fondamentale il risparmio energetico (anzi, è la massima priorità strategica), ma perché le rinnovabili sono chiamate non solo a sostituire le fonti fossili per gli attuali consumi di energia elettrica, ma anche ad accollarsi il carico energetico di tutto ciò che attualmente funziona bruciando petrolio e gas; in particolare la mobilità, ma anche il riscaldamento degli edifici (con il passaggio da caldaie a gas a pompe di calore elettriche). Dunque, anche in un sistema che dovesse investire enormemente e con maggiori risultati nel risparmio energetico, è necessaria l’installazione di ulteriore potenza elettrica rinnovabile, come ben argomentato e quantificato ad esempio da Marco Giusti nel suo ultimo libro “L’urgenza di agire”, recensito qui.

Un’altra argomentazione utilizzata a sproposito è quella dell’ostilità ai grandi impianti, in favore delle sole installazioni di piccola scala, e in particolare non a terra ma solo sui tetti delle abitazioni e degli spazi già edificati. Si veda a tal proposito la recente discussione su Altreconomia dove l’autore si è spinto addirittura a mettere in dubbio la drammaticità della situazione attuale, affermando testualmente “quando la pretesa d’uso della natura avviene in nome di una qualche emergenza”. Ancora una volta la dimensione del problema climatico che siamo chiamati ad affrontare con estrema urgenza richiede la realizzazione di impianti a tutte le scale ed anche a terra, sia per questioni di energia erogabile che di potenza massima (si pensi alla necessità di alimentare un grande impianto industriale ad energia rinnovabile). Come spiegato bene qua, siamo comunque di fronte a frazioni minime del territorio da destinarsi agli impianti.

Di recente hanno generato sconcerto tra le organizzazioni ambientaliste più avvedute (e grande sostegno da parte dei numerosissimi comitati “contro”) anche le posizioni molto radicali di opposizione alle installazioni espresse dalla neopresidente sarda Todde che hanno portato all’emanazione di un “blocco delle installazioni” lungo ben 18 mesi, da utilizzarsi per stabilire quali siano le famose “aree idonee” citate nel decreto legislativo 199/2021 sulla promozione delle fonti rinnovabili.

In questo caso il tema è quello della “speculazione” e dell’assalto al territorio, temi agitati in modo virulento da una parte della stampa locale, guarda caso proprio quella più legata ai tradizionali piani di “gassificazione” dell’isola.

La vicenda sarda costituisce un problema anche a scala nazionale perché c’è il rischio che altre regioni seguano l’esempio di Todde, che ha prodotto un disegno di legge dal quale si evince la quasi totale inutilizzabilità del territorio sardo per le installazioni rinnovabili, con effetti retroattivi, il che ha naturalmente scatenato le reazioni delle associazioni di settore, e persino le perplessità del moderato ministro per l’ambiente Pichetto Fratin.

 

Testo di Mario Grosso e Vittorio Marletto

69 responses so far

69 Responses to “Il fuoco amico, una forma di inattivismo climatico: 1/ l’opposizione alle energie rinnovabili”

  1. Giacomo Milazzoon Ott 8th 2024 at 17:27

    La Scozia, 5,5 milioni di abitanti, vanta il record di produzione di energia da rinnovabili, soprattutto eolico: oltre il 100% del fabbisogno, in grado quindi di esportare.
    Beatrice, uno degli impianti eolici offshore più grandi al mondo, eroga poco meno di 600 MW con 84 turbine sparpagliate su qualcosa come 200 kmq. Un altro impianto simile è in arrivo.
    200 kmq: circa un quinto della superficie di Roma.
    600 MW, meno della potenza necessaria a soddisfare il fabbisogno energetico di una città di media grandezza. Sul sito (https://www.beatricewind.com/) dichiarano di erogare energia per coprire 450.000 abitazioni, a conti fatti siamo a 1,3 kW a casa…un po’ pochino a meno che gli scozzesi non usino mai aspirapolvere o asciugatrici. E comunque siamo sempre a pochissimi W/mq.
    La Scozia: un territorio pressoché disabitato con enormi potenzialità relative ad impianti eolici realizzati comunque in mare e nascosti alla vista dalle nebbie dei mari del nord.
    Ora riportiamo questi scenari in un territorio come il nostro.
    A me le pale eoliche piacciono, quando c’è vento il loro ronzare periodico è gradevole, ma…

  2. Paoloon Ott 8th 2024 at 18:40

    Segnalerei le obiezioni, ben più sensate, di Tom Murphy:

    https://dothemath.ucsd.edu/2024/08/mm-11-renewable-salvation/

  3. homoereticuson Ott 9th 2024 at 12:03

    la profezia di “The age of stupid” (docufilm del 2009) che si avvera.

    🙁

  4. Gianni Comorettoon Ott 9th 2024 at 17:14

    In generale vedo che le critiche sono:
    – le rinnovabili non danno abbastanza energia
    – le rinnovabili consumano troppe risorse.

    Quale sarebbe l’alternativa? E’ la domanda che pongo a chi si oppone.
    – quanta è l’energia minima che servirebbe? Oggi un italiano medio consuma circa 70 kWh al giorno, quasi tutti da fossili. Anche tenendo conto che una grossa fetta viene persa in calore di scarto, ne resta una quarantina di usi energetici finali. Quanto li possiamo ridurre? 24? 15? e N.B. NON si tratta SOLO dei consumi domestici, quelli è facile. Quanto possiamo efficientare? A che punto la gente scende in piazza con i forconi?
    – Come produciamo questa energia? Quante pale eoliche, quanti kmq di fotovoltaico servono? Vogliamo costruire anche centrali nucleari? Quanti reattori servirebbero? Quanti sono accettabili (da zero a 140)?
    – dove mettiamo questa roba? con che criteri scegliamo i siti eolici (TUTTI quelli che servono) e le aree a fotovoltaico (TUTTE quelle calcolate al punto precedente)?

  5. Vittorio Marlettoon Ott 10th 2024 at 10:49

    Consiglio a tutti di leggere il recente testo di Marco Giusti L’urgenza di agire, recensito anche da Climalteranti.

  6. claudio della volpeon Ott 10th 2024 at 11:19

    Caro Gianni non si tratta di efficientare, ma di RIDURRE I CONSUMI e anche tanto; come sai certamente la società svizzera a 2000watt, che era finora una possibilità corrispondente a circa 50KWh al giorno a testa non basterebbe sarebbe troppo almeno per noi; dai conti che tu stesso stai facendo per ASPO per il progetto SCETUR che si trova in rete in Italia dovremmo accontentarci di 700-1000 TWh annui totali ossia al massimo circa 30KWh al giorno; in parte saremmo aiutati dalla minore dissipazione dell’elettrico ma ci servirebbero anche decine di GW di turbogas per bruciare il materiale di accumulo stagionale, turbogas che non abbiamo in suffciente quantità; allora non si tratta di costruire solo rinnovabili in quantità ma anche impianti di accumulo, impianti di trasporto e di elettrolisi e infine di trasformazione dell’idrogeno in metano o ammoniaca scelto come gas di accumulo; dunque non basta fare tante rinnovabili occorrerebbe fare una enorme trasfromazione della quale non si parla nel post e manco basterebbe se non accompagnato da cambi nel modo di consumare e gestire l’energia; tutto ciò come ci ricorda Murphy è solo UNO dei problemi da risolvere; gli altri 8 limiti individuati da Rockstrom rimarrebbero in piedi e almeno altri 5 rimarrebbero violati; conclusione non basta fare la transizione alle rinnovabili, ma occorrono altre scelte più forti e non di tipo tecnico ma sociale , economico e politico; gli autori del post con cui ho più volte polemizzato in Climalteranti descrivono una transizione in cui tutto rimane come prima eccetto le fonti energetiche o il motore delle auto private; ma non è così occorrono trasformazioni molto maggiori (a partire da cosa mangiamo e da COME consumiamo energia noolo da quanta) e quelle solo energetiche non basteranno; da sole rispondono alle esigenze del grande capitalismo mondiale non a quelle della popolazione mondiale nel suo complesso; risolvere tutto con FV ed eolico più auto elettrica PRIVATA è il sogno fallimentare dei vari Musk; ciò detto è chiaro che SI DEVONO sviluppare le rinnovabili ma non basta affatto e i dubbi su uno sviluppo delle rinnovabili trainato dal mercato ci sono tutti e rimangono a molti. Come ha detto qualcuno di climalteranti che spero intervenga mentre quella del clima è una scienza esatta quelle dell’adattamento e della mitigazione lo sono molto meno, dipendono dalle scelte politiche e sociali. Ho le mie idee sula transizione ecologica ma non la vedo come un fatto essenzialmente tecnico a partire dal fatto che considero una soluzione non l’accumulo locale di ogni paese ma una grande rete mondiale dell’energia come quella sognata da BUckminster Fuller già oltre 70 anni fa e la mobilità vorrei diventasse da merce privata un servizio sociale.

  7. Robertoon Ott 10th 2024 at 13:59

    Si potrebbe dire la stessa identica cosa e tacciare di “inattivismo climatico” quanti si focalizzano esclusivamente sull’aspetto tecnologico della transizione (i c.d. tecno-ottimisti) e così facendo (ossia continuando a perpetrare l’illusione che basta lasciar fare alla tecnologia) ci allontana dalla possibilità di ridurre le emissioni in concreto e da una vera rivoluzione ecologica. Dovremmo stare attenti a non mettere sullo stesso piano chi evidenzia i limiti delle rinnovabili perché sotto sotto è un negazionista climatico che vuole continuare a vivere nell’era dei combustibili fossili, e chi lo fa per dire che c’è un modello di crescita alla base che non è sostenibile e non può esserlo neanche con le rinnovabili.
    Quando si parla di far crescere le rinnovabili (che non dovremmo mai chiamare energia “pulita”, come viene fatto anche in certi articoli qui linkati, poiché l’unica energia pulita è quella che non si consuma), si dà per scontato che sostituiranno un’equivalente energetico non rinnovabile, ma questo automatismo non esiste. In un contesto che chiede sempre maggiori consumi (anche solo per ingordigia) le transizioni non riescono, o vengono quantomeno sostanzialmente rallentate. Un caso eclatante è quello del trasporto privato su gomma: il parco auto a livello globale si sta elettrificando, certo, ma l’aumento di veicoli in circolazione avviene a una rapidità tale da far comunque aumentare le loro emissioni di gas serra nel complesso. Qualcuno potrebbe obiettare che questo aumento è necessario per lo sviluppo di chi finalmente esce dalla povertà (o qualcosa del genere) e finalmente si può permettere un’auto privata. Ma guardando i dati nel dettaglio si scopre una realtà ben diversa: se si considerano solo i veicoli convenzionali (no SUV) le loro emissioni non stanno crescendo; ciò che fa crescere le emissioni è lo spostamento della composizione della flotta verso veicoli più pesanti e quindi meno efficienti, i SUV appunto. Quindi, in definitiva, se anche volessimo passare tutti all’elettrico ma al contempo volendo passare al SUV, staremmo vanificando buona parte degli sforzi per ridurre le emissioni. Anche questo è inattivismo climatico.

    (per qualche dato: https://www.iea.org/commentaries/growing-preference-for-suvs-challenges-emissions-reductions-in-passenger-car-market )

  8. Paoloon Ott 10th 2024 at 17:34

    È appena uscito il nuovo report sullo stato del clima:

    https://academic.oup.com/bioscience/advance-article/doi/10.1093/biosci/biae087/7808595

    […]In a world with finite resources, unlimited growth is a perilous illusion. We need bold, transformative change: drastically reducing overconsumption and waste, especially by the affluent, stabilizing and gradually reducing the human population through empowering education and rights for girls and women, reforming food production systems to support more plant-based eating, and adopting an ecological and post-growth economics framework that ensures social justice. […] We also need more immediate efforts to protect, restore, or rewild ecosystems.

    The surge in yearly climate disasters shows we are in a major crisis with worse to come if we continue with business as usual.

    Chiaramente se non si mette in discussione l’attuale paradigma falliremo miseramente.

  9. Gianni Comorettoon Ott 11th 2024 at 11:45

    @Claudio e Roberto.
    Al di là di differenze di vedute sull’aspetto sociale, il problema è che ANCHE in una visione in cui si affronta la riduzione dei consumi, le rinnovabili servono, e ne servono tante.
    ANCE riducendo i consumi a meno di 1 kW (24 kW al giorno a testa) dagli attuali 3 kWh, servirà una settantina di GW di eolico.

    Il post si indirizza a questo problema: per quanto si installino rinnovabili, ai ritmi attuali siamo lontanissimi da una sostituzione 1:1 dell’esistente fossile. Quindi non si può usare la necessità di una riduzione dei consumi, o gli aspetti sociali, per bloccare la costruzione di rinnovabili. Il discorso su tutto il resto rimane aperto, ma è molto più complesso: come portare ad una riduzione dei consumi in una società dove mio fratello perde il lavoro perché la gente tiene la lavatrice vecchia invece di cambiarla con l’ultimo modello uscito. Come spingi la gente a non comprare un SUV (o a rinunciare all’auto, come ho fatto io) dove ti tacciano di “finocchio” se non ami il rombo di un 2000 cc.

  10. Vittorio Marlettoon Ott 11th 2024 at 11:46

    L’attuale paradigma è gas petrolio e carbone a gogò, con immensi costi per tutti noi e immensi incassi da parte dei padroni energetici, da Descalzi a Putin. Il passaggio alle rinnovabili e ai motori elettrici è una rivoluzione ed è temutissimo dal “paradigma”. La rivoluzione consiste nel disporre in proprio dei mezzi di produzione energetica (pulita) con cui alimentare la propria mobilità elettrica, dal monopattino al furgone. Le città possono installare solare ed eolico e alimentare la mobilità pubblica elettrica senza comprare carburanti di oscura origine estera, e così via. Mettersi di traverso a questi cambiamenti costituisce un formidabile aiuto al “paradigma”. I sardi che protestano non contro il carbone e le raffinerie ma contro l’eolico e il solare sono graditissimi al paradigma così come l’opposizione strenua al “consumo di suolo” senza specificare se si tratta di una tangenziale o una centrale solare.

  11. marioon Ott 11th 2024 at 11:51

    Da alcuni dei commenti si direbbe che il post sia stato letto superficialmente e con un approccio preconcetto. Evidentemente sono stati toccati alcuni nervi scoperti di chi si ritrova descritto esattamente…
    Il fatto che si affronti un tema specifico non significa che lo si consideri come l’unico che rileva, mi sembra elementare la cosa. Nel post non si dice da nessuna parte che il problema climatico si risolve solo con le rinnovabili. Ad esempio sul risparmio energetico si afferma come sia “la massima priorità strategica”, ma in ogni caso insufficiente da solo a risolvere il problema energetico senza un’ulteriore iniezione di energia rinnovabile (che peraltro sta avvenendo un po’ in tutto il mondo, si veda il recentissimo rapporto della IEA, https://www.iea.org/reports/renewables-2024)
    Aggiungo che gli autori del post hanno chiarissime quali siano le priorità strategiche e quale la strada da imboccare. Anzi, la praticano in prima persona nelle azioni quotidiane e nella continua e frenetica attività di divulgazione svolta a tutti i livelli

  12. marioon Ott 11th 2024 at 12:00

    Aggiungo che dall’ultima relazione del MASE la situazione in Italia è questa:
    “La quota dei consumi energetici complessivi coperta da rinnovabili è stimata al 19,8%, in aumento di circa 0,7 punti percentuali rispetto al 2022; in continuità con gli anni precedenti, le fonti rinnovabili di energia nel 2023 hanno trovato ampia diffusione in tutti i settori di utilizzo: dall’elettrico, con le fonti solare ed eolica in progressiva crescita, al termico trainato principalmente dalla diffusione delle pompe di calore”
    VENTI PER CENTO, capite? Puoi fare tutto il risparmio che vuoi, stipare tutta la popolazione mondiale su mezzi pubblici, abbattere il capitalismo e chi più ne ha più ne metta, ma siamo ancora all’80% di fossili. Ci servono nuovi impianti rinnovabili come l’ossigeno…

  13. Daniloon Ott 11th 2024 at 12:29

    Buongiorno.
    Che il passaggio alle rinnovabili permetta un risparmio delle fossili è tutto da valutare anzi, al momento sembra proprio che non sia così. La Cina, che è ormai il maggiore produttore di pannelli solari al mondo, ha si aumentato la sua percentuale di produzione da rinnovabile ma allo stesso tempo ha aperto diverse centrali a carbone ed altre ha in previsione di aprirne.
    Inoltre c’è la questione delle materie prime come rame, litio, terre rare, … Anche qui la Cina la fa da sostanzialmente da padrone; ha annunciato che destinerà al mercato estero solo una parte delle terre rare ed altre materie prime e questo avrà come conseguenza naturale quella di una lievitazione dei prezzi che renderanno meno appetibili l’installazione di impianti di rinnovabili i cui costi, in ultima istanza, si andranno a scaricare sulle bollette elettriche dell’utente (come del resto sta già accadendo con gli incentivi alle rinnovabili).
    Con questo non voglio dire che sono contrario all’incremento delle rinnovabili ma qui siamo ancora nella fase di Follow the Money e se i money non bastano per arrivare a fine mese…. de che stamo a parlà?!?
    D’altra parte, nell’ultimo report IPCC, ha iniziato a fare capolino l’energia nucleare….

  14. Paoloon Ott 11th 2024 at 13:22

    Al netto di tutte le altre considerazioni, pare che qui in Italia ci pensi già la politica e la burocrazia a ostacolare le rinnovabili:

    https://www.open.online/2024/10/11/testo-unico-rinnovabili-cosa-prevede-critiche-aziende/

    Partite da lì.

  15. Aldoon Ott 11th 2024 at 16:38

    E’ ormai sufficientemente chiaro: c’è chi non si pone il problema del modello di sviluppo, e – non ponendoselo – non vede che questo è ecologicamente insostenibile, rinnovabili o meno.

    Ringrazio Paolo per la segnalazione di Tom Murphy, che non conoscevo, e che spiega benissimo la questione.

    Volendo andare oltre, ci si potrebbe interrogare anche sugli outcomes sociali di certi usi dell’energia, e sulla possibilità di vivere bene anche consumandone (direttamente e indirettamente) di meno.

  16. marioon Ott 11th 2024 at 19:16

    @Aldo Faccio la mia solita domanda: chi (e in che modo) è in grado di imporre un cambio del modello di sviluppo a 8 miliardi di persone? Astenersi perditempo 🙂

  17. marioon Ott 11th 2024 at 19:18

    Trincerarsi dietro posizioni come queste, per loro natura impraticabili, equivale sostanzialmente a buttarla in caciara, a lavarsi le mani del problema

  18. Alessandro Saragosaon Ott 11th 2024 at 20:10

    Discutevo anni fa con uno di Climalteranti, anche con toni accesi, sul tema se si deve installare intanto più rinnovabili possibili oppure aspettare il giorno luminoso in cui 8 mld di persone (o anche solo il paio “ricco”) faranno la rivoluzione e accetteranno di vivere con 2 kW a testa. Vedo che siamo ancora lì.
    Il benaltrismo continua a regnare sovrano nella testa di alcuni, anche se, come ricordato, non è che abbiamo già coperto il 100% dei consumi attuali con le rinnovabili, e ci stiamo apprestando a raddoppiarle, così, per puro consumismo siamo lontani anche solo all’arrivare a coprirne una ragionevole frazione.
    Proposta: potremmo rimandare i discorsi su quanto sarebbe bello se l’umanità diventasse brava, buona e meno avida, e attendere speranzosi che lo diventi, fino a che le rinnovabili non coprano , che so il 30-40-50% del totale dei consumi energetici mondiali, così, intanto, mentre creiamo l’uomo nuovo, proviamo a ridurre le emissioni prima che si passi il punto climatico di non ritorno (che nessuno sa bene dove sia, ma non è detto che sia tanto lontano)?
    In altre parole, proviamo, per una volta, a remare tutti dalla stessa parte, invece di dare una sostanziosa mano a chi non vuole nè rinnovabili, nè cambiamento nel sistema consumistico?
    E no, non è vero che le rinnovabili siano “inutili”: si cita sempre la Cina, che costruisce anche centrali a carbone (anche loro hanno le lobby invincibili, noi quella del gas, loro quella dell’antracite..:), ma ne usano in percentuale sempre meno: dal 2008 al 2023 la percentuale dei fossili nel sistema elettrico è scesa dall’80% al 66%, tantissimo, ma nel frattempo hanno anche quasi triplicato la produzione, perchè dovevano diventare la fabbrica del mondo. Ora l’aumento ulteriore di produzione elettrica immagino rallenterà e, visto che continuano a installare rinnovabili (e nucleare) come dannati, la percentuale da fossili scenderà più velocemente. Negli Usa e nella Ue, i consumi di energia sono in calo dal 2000, con una progressiva sostituzione dei fossili con le rinnovabili (negli Usa da 82/11 quad BTU a 66/16, nella UE da 50/13 PJ a 40/13. L’Italia, pur avendo migliorato è ancora indietro, 80% – 20%).
    Transizione troppo lenta? Certo, ma fare polemiche sulle rinnovabili non aiuta ad accelerarla.

    Sapete cosa succederà a dare, di fatto, una mano alla lobby dei combustibili fossili (terrorizzata da sole e vento non perchè sciupano il paesaggio, ma perchè funzionano…) ostacolando con i più nobili motivi la transizione alle rinnovabili? Che batteremo il consumismo e tutti cominceranno a vivere con 2 kW?
    No, che ci (ri)beccheremo nei prossimi anni una alluvione di chiacchiere sulla finta soluzione del nucleare modulare, di 4° generazione, al torio, autofertilizzante, con scappellamento a destra, “che risparmia il paesaggio”, e intanto continueremo per decenni a inzeppare l’atmosfera di CO2 fossile, fino a che i giacimenti in mano alle “sorelle” non saranno stati svuotati.
    Ma a quel punto il “paesaggio” sarà stato spazzato via da siccità, incendi forestali e alluvioni continue….

  19. Alessandro Saragosaon Ott 11th 2024 at 20:15

    PS: nella cattiva Cina che brucia tanto carbone, ormai il 51% delle nuove auto vendute è elettrico o ibrido. Mentre noi, che siamo furbissimi, mettiamo i dazi sulla loro importazione, perchè siamo incapaci di costruire utilitarie elettriche e rimpiangiamo tanto i bei giorni del diesel.

  20. Paoloon Ott 11th 2024 at 20:25

    Alessandro, ma come la smuovi l’attuale classe politica? Non mi pare che le manifestazioni servano (quando non rischiano anche di finire a manganellate).
    Quindi di che stiamo parlando?

  21. Alessandro Saragosaon Ott 12th 2024 at 00:07

    Se Alessandro sono io, non ho capito la domanda. Io non ho parlato di convincere la classe politica (loro contano poco: ormai ci pensa il mercato a convincere a installare le rinnovabili, visto che sono più economiche, e lo diventeranno sempre di più, di gas e nucleare, spesso anche con le batterie, e nessuno ci può chiudere i rubinetti di sole e vento. Incredibile che quelli di Confindustria delirino di nucleare, la fonte più cara in assoluto e la più lenta da installare, per ridurre il costo dell’energia!), ma di evitare di bastonarci fra noi con il vizio del “ben altro è il problema”.

    Prima ho fatto un errore: nella UE si è passati nel rapporto fossili/rinnovabili nei consumi energetici da 50/13 PJ a 40/16.

  22. stefanoon Ott 12th 2024 at 09:49

    Non c’è un intervento che non condivida..non so se essere preoccupato o sia solo diventato un po’ scemo.
    Ieri sentivo le lamentele del CEO di Stellantis..anche qui non capisco come una persona che si intende di mercato e amministrazione non abbia capito alcune cose che capirebbe chiunque: il settore automotive si è tirato la zappa sui piedi continuando, anzi traslando, il settore da endotermico a elettrico con la stessa formula.
    Mi spiego: hanno continuato a fare suv cambiando solo la motorizzazione e avendo bisogno di motori (e sopratutto pacchi batteria) enormi, non sono riusciti a stare sotto i 40-50k di listino. Bastava fare, all’inizio, delle ‘utilitarie’ da 15-18k e poi spezzettare il settore con i bellissimi suv che si compra la gente per fare 3km al giorno (c’è cmq chi se li può permettere..).
    C’è poi un problema ‘sociale’..come dice Comoretto, anch’io sono considerato un ‘finocchio’ perchè in città mi sposto a piedi, in bici o con un terrificante monopattino..d’altronde dalle mie parti stanno costruendo un nuovo ramo tranviario e fare un km la mattina in auto significa avere medie da bradipo. Senza pensare a quanta merda ci finisce nei polmoni..ma anche qui le persone credono che il diesel sia una specie di tisana e la benza da respirare un infuso di salvia.
    Convinto come Saragosa della fine che faremo, nel tentativo disperato di farcela potremmo partire dalle città: chiusure del traffico, elettrizzazione dei mezzi pubblici totale, piantumazione oscena in quantità di alberi per mitigare inquinamento e raffrescare in estate.

  23. Alessandro Saragosaon Ott 12th 2024 at 18:16

    I costi del solare in Germania , non esattamente il paese più soleggiato del mondo, dal Fraunhofer institute

    https://www.pv-magazine.com/2024/10/07/germany-has-solar-lcoe-ranging-from-e0-041-kwh-to-0-144-kwh/?utm_source=Global+%7C+Newsletter&utm_campaign=932641ddb9-dailynl_gl&utm_medium=email&utm_term=0_6916ce32b6-932641ddb9-160478039

    anche con le batterie, piccolo o grande che sia, è competitivo con tutte le altre fonti, tranne l’eolico…ma che altro si vuole? Di che si discute?

  24. Paoloon Ott 12th 2024 at 19:17

    Dillo ai nostri politici, che tirano fuori roba come l’inadeguato «Testo unico sulle rinnovabili».

  25. ArmandoBison Ott 13th 2024 at 05:50

    Qualche anno fa Vaclav Smil ha scritto un libro in cui in sostanza considera irrealistica la transizione energetica compiuta in qualche decennio a causa degli enormi problemi infrastrutturali che comporta.
    Non sono un tecnico e quindi non posso giudicare.
    Mi sembra però che l’intervento di Claudio Della Volpe vada in quella direzione.
    Parafrasandolo, si può dire che se la questione si può ridurre a un mero calcolo di costo al kW/h allora la transizione energetica è già un fatto compiuto, perché non si vede proprio, nella società attuale, che cosa possa opporsi ai meccanismi di mercato.
    Però poi basta prendere alcuni numeri (ad esempio il 5-6% di pil che ogni anno dovrebbe essere convogliato nel cambio di paradigma energetico) per vedere subito che i soli meccanismi di mercato sono impotenti a promuovere un cambiamento di questa portata.
    Detto in modo aforistico, la transizione energetica non è un problema ingegneristico ma sociale e politico.
    Da questo orecchio è ormai chiaro che i promotori di questo sito non ci sentono.
    Non a caso, i post (buona parte dei quali concentrati sul falso bersaglio del negazionismo climatico) si susseguono fra pochi, stanchi e rarefatti commenti.

  26. Alessandro Saragosaon Ott 13th 2024 at 13:25

    Armando bis, nessuno ha detto che la transizione sia un “pranzo di gala”.
    E’ probabilmente il programma più ambizioso e difficile che l’Umanità si sia mai posta, sia per le dimensioni immense, visto che tutta la nostra civiltà industriale è cresciuta e si è modellata intorno ai combustibili fossili, sia perchè è una rivoluzione energetica in salita, che porta dal comodo allo scomodo, al contrario di tutte le altre precedenti, sia perchè ci sono spaventosamente potenti lobby che remano contro e che cercano di convincerci che “non si può fare”.
    D’altra parte, se devo dare retta ai climatologi, se non la si fa siamo fottuti.
    E, probabilmente, fosse stata quella l’unica ragione lo saremmo sicuramente, in quanto non brilliamo molto come lungimiranza, e i pericolo possibili futuri li mettiamo al fondo della lista delle urgenze, per quanto catastrofici possano essere.

    A cambiare le cose ultimamente, a mio avviso, sono due fattori.
    1) contrariamente a quanto si diceva anche solo pochi anni fa, le rinnovabili, ora anche con gli accumuli, stanno diventando più profittevoli delle altre fonti energetiche. Energia Futura, nel 2022, mi pare, propose al governo di lasciargli installare 30 GW di solare senza incentivi, bastava solo gli dicessero dove farlo e come farlo, e non rompessero poi più le scatole con nuovi ostacoli. Naturalmente non se n’è fatto nulla.
    2) la guerra in Ucraina ci ha plasticamente fatto capire come non sia saggio lasciare le nostre forniture energetiche in mano a governi stranieri potenzialmente ostili. Meglio se l’energia ce la facciamo in casa. Quindi pure questo governo, che in teoria vede le rinnovabili e l’emergenza climatica come “deliri ideologici ambientalisti”, pur ponendo ostacoli (pro domo Eni) e pur vaneggiando di nucleare, tanto per dare un contentino alla base, sa che di rinnovabili se ne dovranno installare a decine di GW, non essendoci alternative.

    Ce la farà il mondo a farla in tempo questa transizione? Francamente ne dubito, per le cifre scoraggianti nella loro enormità, per la facilità con cui chi rema contro riesce a portare dalla sua parte una buona fetta dell’opinione pubblica, per le grottesche deviazioni nella strada da percorrere che sta proponendo la politica “per salvare l’economia”, come se con il clima si potesse trattare…, e infine perchè nello sfascio del vecchio ordine mondiale a pagare saranno pure gli accordi climatici (già si sentono i produttori di fossili, ringalluzziti, ammettere che non hanno intenzione di smettere di spacciare la loro droga energetica).

    Non credo, invece che a impedirlo sarà la scarsità di risorse minerarie: di allarmi di questo genere ne ho sentiti tanti in questi ultimi decenni (ricordate il “picco del petrolio”?) e ogni volta si è scoperto che appena aumentava la domanda, le risorse, magari un po’ più care, saltavano fuori, oppure si trovava il modo di sostituire quelle che mancavano. Tra l’altro con il FV siamo particolarmente fortunati: è fatto solo di silicio, vetro e alluminio, con un po’ di plastica, rame e argento (sostituibile). E si sta lavorando sulla perovskite, che è essenzialmente organica. L’eolico usa molto neodimio nei generatori, certo, ma si può anche tornare ai vecchi magneti permanenti di ferro, volendo. Quanto alle batterie, il cobalto è in via di sostituzione, mentre si lavora a modelli con elementi diversi dal litio: in Cina ci sono già auto con batterie al sodio e negli Usa sono già in funzione prototipi di accumulatori ferro-aria per la rete.

    No, se la transizione non sarà, sarà tutta colpa della nostra mancanza di lungimiranza e volontà. Per questo, chi è consapevole di cosa si rischia a non farla, dovrebbe evitare di aggiungere altri ostacoli alla sua strada.

  27. marioon Ott 15th 2024 at 09:48

    @ArmandoBis, premesso che i “pochi e stanchi” commenti sono già 26 in questo post, si direbbe che non stia seguendo con molta attenzione il blog. Il post appena precedente a questo affronta infatti anche il tema sociale e politico.

  28. Simone Casadeion Ott 15th 2024 at 11:03

    Non sono un tecnico del settore ma il buon senso mi suggerisce che si debba spingere al massimo per le rinnovabili diffuse di media-piccola taglia e per la valorizzazione del suolo già consumato e in parallelo integrare coi necessari grandi impianti minimizzandone l’impatto ambientale.
    Fatta questa banale premessa, che spero mi eviti l’etichetta di “inattivista”, passo a rischiare l’etichetta di comunista e in immediata successione quella di putiniano, con una semplice domanda: chi paga?
    Pensiamo davvero che in un’era di crescenti disuguaglianze inter e intra-nazionali (causate proprio dal Mercato) ci penserà il Mercato a massimizzare, nel poco tempo rimasto in compatibilità al target 2C, la diffusione delle rinnovabili ai livelli necessari, tra l’altro con in corso una guerra alle porte di casa (che sta schiantando economicamente la Germania, motore dell’economia UE) e un’altra – ancor più tragica per il numero di civili uccisi o mutilati (donne e bambini in primis) – in una delle zone più strategiche per gli equilibri energetici mondiali (potenzialmente anche per le rinnovabili)?
    Ci siamo fatti saltare il Nord Stream sotto il naso per cosa, per evitare che i carri del Puthitler in imminente fin di vita (fonte: giornalismo italico mainstream, e non solo…, di un paio di anni fa) arrivassero a Lisbona per poi pagare il GNL da Shale americano al triplo del prezzo del gas russo?
    Eppure dall’altra parte del mondo qualcuno ha attuato una strategia pubblica ventennale seria e operativa, senza nessun complotto o colpo di Stato indotto e senza sparare neanche un proiettile in nessuna parte del mondo, individuando dove fossero le materie prime critiche, portando a casa know-how, sviluppando un’industria forte a prevalente controllo pubblico.
    La nostra politica e la nostra società si affidano al Mercato (ponendo solo 2-3 macrotarget e limiti, vedasi phase-out dell’endotermico al 2035) e ai dazi per… per… cosa?
    Dunque non mi resta che ribaltare la domanda: come raggiungere gli obiettivi di diffusione delle rinnovabili con questo attuale modello di sviluppo (quanto meno quello occidentale) = il Mercato domina, la politica e l’interesse pubblico – subalterni – servono solo ad agevolarlo?
    Astenersi perditempo (con ironia e massima stima, mi raccomando)

  29. Simoneon Ott 15th 2024 at 14:01

    Vi suggerisco di tradurre tutte le vostre elucubrazioni in una sceneggiatura per una mini serie stile Netflix thriller/apocalittica. E’ tutto dannatamente coinvolgente e godibile visto dalla terra ferma della realtà.

  30. Alessandro Saragosaon Ott 15th 2024 at 14:17

    Come spesso accade gli “odiatori dell’Occidente” sono in un certo senso i suoi grandi ammiratori, attribuendogli una potenza che, ahimè, non ha più da tempo.

    Non è che nel mondo non si muova foglia che l’Occidente non voglia: i prodotti cinesi e indiani (presto vietnamiti, thailandesi e presto si spera di qualche paese africano) non vanno solo da noi, ma raggiungono anche i paesi poveri, che stanno compiendo una loro “transizione energetica”, non tanto per motivi climatici, quelli interessano notoriamente solo gli “ambiental chic” di Capalbio, ma perchè i combustibili fossili costano cari anche da loro, se li devono importare.

    Per cui si leggono notizie sorprendenti, come quella che in Nepal (83% veicoli acquistati sono elettrici) e in Etiopia (divieto da gennaio di importare mezzi non elettrici) vanno per la maggiore i BEV (cinesi e indiani, ovviamente, quelle che noi non vogliamo vedere neanche dipinte), perchè le auto costano più o meno come quelle con motore termico, ma l’elettricità, spesso idroelettrica, costa meno della benzina e se la autoproducono.

    https://en.wikipedia.org/wiki/Plug-in_electric_vehicles_in_Nepal#:~:text=Nepal%20leads%20with%20the%20newest,awareness%2C%20and%20cost%2Deffectiveness.

    https://www.linkedin.com/pulse/ethiopias-bold-move-why-only-electric-cars-can-imported-minton–s5ahf/

    Mentre l’elettrificazione in Africa e altrove, va avanti anche a colpi di sistemi solari stand alone (bastano poche centinaia di watt elettrici per cambiare la vita), perchè se aspettano che le reti in arrivo dalle grandi centrali elettriche raggiungano i villaggi più poveri e sperduti, fanno in tempo a morire di vecchiaia.

    https://www.iea.org/reports/africa-energy-outlook-2022/key-findings

    Meno male, insomma, che ci sono ora le rinnovabili a dare una speranza di miglioramento di vita di queste popolazioni…

    Sul resto, lasciamo perdere per non uscire dal tema.
    Faccio solo notare che, anche se qualcuno se n’è dimenticato, la Russia ha cominciato a far schizzare in alto i prezzi del gas già dal 2021, molto prima che saltassero i gasdotti, riducendo le forniture all’Europa con un sacco di scuse, mostrando così chiaramente quanto ci convenisse restare all’amo dell’ “economico” gas di Putin.
    Bisogna inoltre ricordare, credo la decimillesima volta, che il FV su piccola scala, per ovvi motivi, costa 10 volte più di quello su larga scala, quindi va benissimo per soddisfare i consumi di chi sta sotto al tetto, ma non è competitivo per soddisfare quelli dei grandi consumatori energetici che non possono autoprodurselo.
    E non è una questione di spazio, in Italia ci sono 3,5 milioni di ettari di terreni agricoli abbandonati perchè non più remunerativi: se anche si installassero i 130 GW di solare delle domande in attesa di autorizzazione (il doppio di quelli richiesti al 2030…) se ne occuperebbe solo 150mila ettari. Basterebbe indirizzare gli impianti in quella direzione…

    E visto che ci siamo, faccio anche notare che occupare con il FV terreni abbandonati perchè resi improduttivi dall’eccessivo sfruttamento, potrebbe essere un modo per fargli dare reddito per il contadino, mentre si compiono le lente pratiche agronomiche per ripristinarne la fertilità, così che alla fine della rivitalizzazione si levino i pannelli e ci si coltivi di nuovo. Insomma, il FV potrebbe essere anche un amico dell’agricoltura, se solo ci si levassero i paraocchi ideologici e si mettesse in moto il cervello…

  31. Simone Casadeion Ott 15th 2024 at 14:59

    Accidenti, non avevo preventivato l’etichetta “Odiatori dell’Occidente”…

    Ribadisco il massimo sostegno alle rinnovabili, tuttavia non ho ancora capito, stante anche il caro-energia e l’inflazione conseguente in UE grazie alle guerre fatte per interessi di altri (ma dai nostri media e giornalisti ottimamente propagandate e sostenute) chi paga il grande impianto fotovoltaico, chi mi paga il pannello fotovoltaico condominiale, chi l’adeguamento della rete elettrica per caricare il SUV elettrico made in UE e chi mi paga il SUV elettrico made in UE. Dato che le piccole BEV il Mercato ha deciso che non fossero da produrre e dato il “vade retro” alle cinesi…

    Ci penserà il Mercato, mentre noi paghiamo le armi?

    Intanto ho perso tempo e resto in attesa di risposta

  32. Alessandro Saragosaon Ott 16th 2024 at 13:21

    Non so a chi sia la domanda, ma personalmente non la capisco: chi mi paga il microonde? Chi mi paga l’auto a benzina? Chi mi paga l’aumento del costo del combustibile per l’azienda? Chi mi paga la cena con gli amici? Chi mi paga la nuova cravatta? Chi mi paga le vacanze in Marocco? Chi mi paga l’upgrade dei server per l’ufficio? Chi mi paga le lezioni di piano per il figlio? Chi mi paga l’acquisto del nuovo sex toy? Chi mi paga il corso di cucina coreana? Chi mi paga il biglietto del film? Chi mi paga l’iscrizione al partito rossobruno e la trasferta per manifestare contro il dannato Occidente?

    Paga l’allocazione volontaria di parte del reddito personale o aziendale per queste spese, se si ritengono utili, talvolta con aiuti statali per compierle, ritenendo che siano anche nell’interesse collettivo, talvolta supportati dal credito bancario, talvolta tagliando altre spese meno indispensabili.

    Non si capisce perchè le spese per la transizione energetica siano diverse dalle altre…. che siano ispirate dal diavolo o, peggio ancora, dal plutoturbocapitalismo verde occidentale, che notoriamente ha spinto l’ingenuo Putin a invadere l’Ucraina per vendere più pannelli (cinesi)?

  33. Simoneon Ott 16th 2024 at 16:16

    Se si ritengono utili, se piacciono, se ci convengono, se ne abbiamo voglia. Non è questo il cado

  34. Simone Casadeion Ott 16th 2024 at 18:53

    Normale non si capiscano certe domande, quando evidentemente non si fa fatica ad arrivare alla fine del mese, come succede invece ai 5-6 milioni di poveri in Italia + gli n milioni di lavoratori poveri, che devono far fronte a stipendi fermi e al rincaro di qualsiasi cosa derivante dalla crisi energetico-inflazionistica successiva alla guerra in Ucraina. Se si fosse negoziato nel marzo 2022 – o almeno tentato di farlo, anzichè seguire gli interessi anglosassoni – oltre a centinaia di migliaia di morti forse ora sarebbero disponibili sia più soldi per le famiglie che per lo Stato per portare avanti sia bottom-up che top-down la transizione. E in Medio Oriente, quali sono i reali interessi di una UE che vuole puntare tutto sulla transizione? Anche lì decine di migliaia di morti e milioni di profughi?
    Ma, ribadisco, la propaganda e l’inettitudine/subalternità rispettivamente di media e politici nostrani hanno fatto bene il loro lavoro fino a farci digerire l’esplosione del Nord Stream come la mossa diabolica di Puthitler e, fino a ieri (cioè fino alla mitragliata sulle telecamere UNIFIL), le superbombe (made in USA) che disintegrano Gaza, donne e bambini inclusi, lanciate dai piccioni viaggiatori.

    Eh, ma il Mercato ci salverà. Quale, quello delle armi? Next step Taiwan?

    Forse noi Europei dovremmo iniziare a seguire i nostri interessi e quindi a pianificare politiche attuative, non semplici incentivazioni al Mercato, di contrasto alle disuguaglianze e al riscaldamento globale antropogenico.

    Intanto, fresche fresche, interessanti riflessioni da qualche giornalista comunista e odiatore dell’occidente che prova ancora ad alzare lo sguardo
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/10/15/auto-elettrica-la-lezione-cinese-che-puo-valere-per-la-crisi-climatica-il-primato-globale-e-una-vittoria-della-pianificazione-sul-libero-mercato/7720609/

  35. claudio della volpeon Ott 16th 2024 at 19:23

    vedo che siamo rimasti ad un punto morto; è difficile che ci srenda conto che non si tratta di contrapporre una modifica puramente tecn ica ad una sociale;

  36. claudio della volpeon Ott 16th 2024 at 19:43

    scusate ma mi è saltato il messaggio; vedo che siamo rimasti ad un punto morto; è difficile che ci si renda conto che non si tratta di contrapporre una modifica puramente tecnica ad una sociale; quella sociale è già in corso; prima di tutto non c’è solo la questione climatica ma ci sono ben 9 limiti (di cui almeno 5 già sforati dall’umanità): clima, risorse, biodiversità, inquinamento alterazione dei cicli degli elementi etc etc; la soluzione di questi problemi non consiste nel fare più rinnovabili E BASTA; invece tale soluzione è propugnata dal grande capitalismo e di conseguenza da molti che considerano la politica una cosa ideologica e sporca; al contrario è ideologica e sporca la scelta di fare solo transizioni tecniche (che mascherano lo scontro fra il vecchio e il nuovo capitale fisso, il fossile e le rinnovabili) ; Saragosa chiede come si fa a fare una transizione epocale di 8 miliardi di persone; ne abbiamo vissuto un assaggio poco tempo col covid mondiale, letteralmente da un giorno all’altro; la cosa ripeto è già in atto;il capitalismo dominante quello occidentale basato sulla democrazia borghese, il mito ideologico della libertà (che è tale prima di tutto per il borghese che ha le risorse e si mette sul merdato lasciando la libertà di parlare (fin quando non si “esagera!”) si scontra con i fatti della vita quoridiana; la gran parte delle persone del mondo non ha le risorse per fare transizioni puramente tecnoecologiche; mangia male e a stento e non ha l’acqua potabile o l’elettricità in buona parte; le disuguaglianze crescono, negli ultimi decenni l’indice di GINI ha ripreso a crescere nei paesi ricchi; e questo ha reintrodotto la logica dello scontro sociale, ci avviciniamo ad una crisi senza confronti; e la soluzione bellica che è la classica soluzione proposta in passato dal capitalismo, ossia distruggi tutto e ricomincia è improponibile checchè ne dicano i teorici americani dell’attacco nucleare preventivo; dunque non mi farei il problema; la umanità DOVRA’ muoversi in fretta per evitare una brutta fine oppure ne pagherà il prezzo e sarà poi lanciata su una strada storica diversa che non oso immaginare (ma che risolverebbe il paradosso di Fermi, l’intelligenza dopo tutto non è…. tutto); il sogno di transizioni puramente tecnoecologiche è una boiata pazzesca mentre le trasnsizioni ecosociali sono desiderabili altamente e potrebbero meravigliare per la loro rapidità come ha già fatto il covid. chi pensa di essere vicino ad un salto di qualità legato alla IA troverà con molta probabilità che questo nuovo mito della silicon valley sarà surclassato da altre transizioni più profonde e improvvise.

  37. claudio della volpeon Ott 16th 2024 at 19:56

    PS dimenticavo di rispondere a Gianni che è ormai diventato il presidente di ASPO italia, (complimenti a lui); è chiaro che ci vorrà uno sviluppo enorme di tecnologie diverse ma queste non potranno venire dalla spontaneità del mercato, ma solo da un progetto cosciente e forte legato ad una rinnovata organizzazione sociale; programmare la propduzione e per esempio RIDURRE IL TEMO DI LAVORO; invece si fa il contrario e si producono cose inutili come le armi; fra l’altro come scrivevo la cosa più logica non è che ciascun paese accumuli energia pe conto proprio ma che si sfrutti la forma sferica della Terra per alimentare con la faccia al sole quella notturna e con quella estiva quella invernale; siamo obbligati a stare insieme come specie; il programma che stai scrivendo SCETUR, ha rivelato che cosa? che non basta fare accumuli ma che occorre cambiare modo di usare l’energia e la cosa più logica è farlo in modo razionale ed eliminando gli sprechi sociali come le armi, i consumi inutili, la produzione lineare di oggetti la crescita infinita e senza riciclo e così via, eliminando la durata limitata dei nostri prodotti destinati ad essere sostituiti per esigenze “di mercato” ancora una volta; il mercato è da abolire e la giornata lavorativa da ridurre (dopo tutto il lavoro è la principale sorgente di inquiinamento e una delle principali sorgenti di morti, dunque meno lavoro e abolizione della disparità (basta proibire di lasciare eredità ai figli oltre un certo valore);

  38. Paoloon Ott 16th 2024 at 20:51

    Scusa, Claudio, ma come convinci le varie parti in causa al disarmo (e tralascio l’auspicata ma improbabile transizione ecologica)? Proprio in un’epoca storica in cui la fiducia reciproca è ai minimi termini, e la diffidenza continua ad essere alimentata da chi la sfrutta per i propri fini.
    Tra l’altro gli esempi del passato ci mostrano che proprio i popoli che vivevano in maggiore armonia con gli ecosistemi sono stati spazzati via facilmente dai colonizzatori. È tragico, ma pare che il mondo vada ancora avanti così: chi è disarmato è alla mercé di chi è armato. Più facile ipotizzare che continuerà in questo modo fino al collasso, purtroppo.

  39. claudio della volpeon Ott 16th 2024 at 21:49

    Paolo credo che queste cose debbano venire dall’interno dei paesi, dal loro profondo; faccio l’esempio qualcuno avrebbe immaginato che negli USA si potesse avere un fatto come l’assaltp al Parlamento? indice di scontro fortissimo, in ciascun paese gli scontri sociali prendono un andamento più forte e questo non può che condizionare le posizioni internazionali; ci sono poi delle situazioni che difficilmente possono cambiare, lo strapotere USA in campo militare per esempio è un fatto; ma io credo che lo scontro sociale interno in USA non potrà che condizionarli ed interagire con le posizioni internazionali, vedremo, in europa similmente si creano forti contrasti, sono questi meccanismi che contano non le scelte razionali, lo scontro sociale, non occorre convincere nessuno ma considerare queste forze socio politiche al lavoro, saranno sufficienti? speriamo non ho ricette sicure ma queste sono le cose importanti prima dell’efficienza elettrica

  40. eugenioon Ott 17th 2024 at 09:50

    Ci si potrebbe chiedere anche chi pagherà i danni sempre crescenti del GW in caso di mancata transizione…

  41. Alessandro Saragosaon Ott 17th 2024 at 22:51

    Il modo migliore per aiutare i poveri sui prezzi energetici è quello di lasciar installare senza aiuti e incentivi impianti a rinnovabili di grande taglia, che, buttando fuori il gas dal mix energetico, fanno abbassare il prezzo dell’energia per tutti: vedi Portogallo, Spagna, Danimarca, Olanda, ecc.
    Certo, uno si può anche mettere l’impianto sul tetto ma, notizia del giorno, tanti poveri stanno in condomini, quindi non hanno tetto, o non hanno comunque il capitale iniziale per acquistare un impianto (anche se in questi anni, e pure ora, di aiuti pubblici, e soluzioni per installare un impianto FV a costo zero o quasi, volendo, ce ne sono state a bizzeffe).
    Ma noi che siamo furbissimi e non ce la beviamo, invece, mettiamo ostacoli da destra e da sinistra all’installazione delle rinnovabili a terra, per i più nobili motivi: dal favorire i produttori di fossili al combattere il capitalismo.
    E poi piangiamo sul prezzo alto dell’energia, che certo sarebbe restato basso se avessimo messo in pratica la luminosa strategia degli attuali eredi rossobruni della lotta partigiana “Davanti al dittatore fascista una sola risposta: arrendiamoci!”

  42. ArmandoBison Ott 18th 2024 at 11:11

    Chiedo scusa per non aver risposto alle puntuali osservazioni di Alessandro Saragosa.
    Claudio Della Volpe ha fatto il lavoro per me, e lo ringrazio.
    Il punto, però, è che non vedo reali contrasti fra le due posizioni, almeno per quanto riguarda l’esito auspicato.
    A dividere è l’analisi fra ciò che realmente si può/si riesce a fare.
    Se le rinnovabili sono concorrenziali, anzi, sono più a buon mercato delle fonti fossili, ben vengano.
    Il problema però è che se sono necessari potenti investimenti infrastrutturali, beh, semplicemente la transizione energetica europea non avverrà, il patto di stabilità (e crescita, che detto dall’area economica con la più bassa performance fa solo ridere) è lì proprio per mantenere un quadro deflazionista, che è il modo scelto dalle élite per portare avanti la lotta di classe in quest’ultimo quarto di secolo.
    Se invece questi investimenti sono abbordabili con le attuali regole, beh, allora il mercato farà il suo lavoro, e Claudio Della Volpe e chi, come me, la pensa come lui, avrà semplicemente sbagliato.
    Poi, fatta la transizione energetica ci si renderà conto che vi sono molti altri limiti planetari che non sono stati minimamente affrontati.
    E quasi certamente ci ritroveremo in pieno novecento, con la guerra ormai diventata il più efficiente mezzo di risoluzione delle controversie fra i popoli.

  43. eugenioon Ott 18th 2024 at 14:13

    @ArmandoBis: quando mai è stato detto che la transizione energetica risolverà da sola tutti i problemi del mondo?

  44. Alessandro Saragosaon Ott 18th 2024 at 17:17

    Io sono basito: è come dire siccome gli antibiotici non curano il cancro, allora non li prendo per combattere le infezioni, così imparano a non essere una panacea!
    Boh, rinuncio a capire i benaltristi…

    Rinnovo però il mio appello: possiamo, please, mettere da parte i distinguo e le obiezioni anticonsumistiche, anticapitalistiche, pauperistiche, pseudopacifistiche e paesaggistiche, fino a che le rinnovabili non abbiano raggiunto, che so, il 60% della produzione energetica totale?
    Così intanto avremo fatto un passo avanti per contrastare la ragione sociale del sito di Climalteranti, il cambiamento climatico, il quale, fra l’altro, è concausa importante anche di molti degli altri malanni planetari, come la perdita di biodiversità o l’acidificazione dei mari.

  45. ArmandoBison Ott 18th 2024 at 21:32

    @eugenio

    Ma non si tratta di problemini da poco. Si tratta di crisi sistemiche, come lo è quella climatica.

    @Saragosa

    Se si ricorre a quel genere di etichette, inventate dalla stampa che fino a ieri era negazionista ma che oggi pompa la transizione energetica per tenere il più possibile alti i corsi azionari, andiamo male.

    Avete scelto di fidarvi di una compagnia di giro per cui le rinnovabili non sono altro che un sottoprodotto delle dinamiche finanziarie.

    Auguri.

  46. Alessandro Saragosaon Ott 19th 2024 at 13:29

    Armando Bis, mi raccomando, alla prossima malattia (spero il più tardi possibile) rifiutati di usare medicine, che sicuramente vengono da multinazionali del farmaco che lucrano sulle patologie per tenere alti i corsi azionari.

    Non possiamo attendere che la Repubblica Democratica di Corea, invece di bombe atomiche, inizi a produrre pannelli solari e ce li venga ad installare cantando L’Oriente è Rosso
    Come diceva Mao, noto filocapitalista “Non mi importa se il gatto è bianco o nero, basta che prenda i topi”

  47. eugenioon Ott 19th 2024 at 14:52

    @Armandobis: senza offesa, ma stai interpretando esattamente la situazione del topic, quella dell’inattivismo climatico, con anche qualche timida scivolata nel complottismo (“avete scelto di fidarvi di una compagnia di giro ecc ecc”)

  48. ArmandoBison Ott 19th 2024 at 18:13

    @Alessandro Saragosa

    Guarda che coincidenza.
    La malattia me l’hanno diagnosticata un paio di mesi fa.
    Non è mortale, ma invalidante.
    Coloro che ne sono affetti si lamentano che i farmaci usati oggi sono gli stessi impiegati negli anni ’50.
    Come potete immaginare, sono ben lungi dall’essere perfetti.
    Per conto mio, ho studiato la letteratura scientifica sull’argomento (parlo della medicina allopatica occidentale e non solo) e una via di uscita per evitare i farmaci sembra esserci.
    A livello di sostanze, ce n’è una che non è stata testata, ma la comunità dei malati la considera estremamente efficace e priva di controindicazioni.
    Non meriterebbe una ricerchina?
    Interessante è il costo, che dipende dalle dosi.
    Si va dai due agli otto centesimi di euro al giorno…

  49. ArmandoBison Ott 20th 2024 at 09:05

    @eugenio

    Credo proprio che viviamo su pianeti diversi.

    Nella mia versione del pianeta Terra, la gente, fino agli anni ’90, arrivava tranquillamente alla fine del mese.

    Dal 2000 in poi, dopo l’unione monetaria e le riforme neoliberali, non più.

    Le gente fatica sempre di più ad arrivare a fine mese.

    La resistenza alle nuove tasse o alle imposizioni di spesa per la transizione energetica, sempre nel mio pianeta Terra, viene da lì.

    È naturale che chi fa politica occupi questo spazio e lo sfrutti per andare, o restare, al potere.

    Sempre nel mio pianeta Terra c’è anche un certo Draghi che ha dichiarato a più riprese la necessità di fare nuovo debito comune per finanziare la guerra e la transizione energetica.

    Nessuno ha cercato di confutare il suo ragionamento. Semplicemente è passato sotto silenzio. (Della serie, ci hai fregato una volta col quantitative easing, adesso non ci freghi più.)

    Questo non è complottismo, è semplicemente leggere il giornale e fare due più due. (Sarà divertente leggere i futuri resoconti degli storici su questo periodo, quando discuteranno dei problemi dell’Europa senza mai nominare l’euro e gli enormi squilibri che ha creato…).

    Esiste l’esiste la politica, esiste l’economia.

    Per voi c’è solo l’ingegneria…

  50. Simone Casadeion Ott 20th 2024 at 16:43

    @ obiettivo raggiungere il prima possibile la quota di rinnovabili a copertura del 60% della produzione energetica totale.

    Tratto dall’articolo che ho linkato qualche commento fa, ma che evidentemente è stato comodo gettare subito nel dimenticatoio (o non leggerlo direttamente):

    C’è una lezione che si può trarre da questo fallimento (nota: l’Automotive UE vs Cina) e che potrebbe essere applicata al contrasto alla crisi climatica. Anche in questo caso la Ue ha scelto di affidarsi a meccanismi di mercato, adottando blande forme di penalizzazione/incentivazione. Fondamentalmente, così, si investe in rinnovabili e si disinveste dal fossile, solo se e quando conviene, ovvero quando i profitti non vengono intaccati di qua o sono garantiti di là.

    Bisogna ricordare che, mentre le fonti fossili dispongono già di una gigantesca infrastrutturazione per l’estrazione, la lavorazione e la distribuzione (e quindi le aziende devono spendere relativamente poco per mettere sul mercato gas o petrolio), per sviluppare le rinnovabili servono investimenti massicci. Così appena gas e petrolio sono tornati a fruttare (e i propositi green della Ue si sono annacquati), le compagnie energetiche europee si sono precipitate a rivedere i loro piani industriali ridimensionando gli investimenti nelle rinnovabili. Morale della favola, senza un deciso intervento di pianificazione che consenta di andare oltre queste logiche, una specie di economia di guerra, è molto difficile produrre soluzioni di portata tale da essere commisurate all’entità della sfida climatica.

    Un climalterante mi ha opportunamente ricordato che su un vecchio libricino sgualcito esistono un paio di articoli interessanti:
    Art. 41
    L’iniziativa economica privata è libera.
    Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
    La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali
    Art. 43
    A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale.

    Dunque per cercare di autorispondere alla mia domanda (chi paga?), che ancora non ha avuto risposta, gli strumenti di pianificazione di politiche industriali e di parallelo ripianamento delle intollerabili disuguaglianze attuali volendo li abbiamo senza sfociare in dittature comuniste e ce li hanno forniti quegli inattivisti-benaltristi-rossobruni-odiatori dell’occidente dei nostri padri costituenti.

    Chi preferisce affidarsi a Black Rock o alle multinazionali USA dell’high tech per raggiungere il prima possibile il 60% citato sopra dovrebbe spiegare come, a quale prezzo e chi paga: lo Stato=tutti noi accollandoci le perdite per consentire megaprofitti alle multinazionali, svendendo asset strategici e tagliando servizi essenziali ai milioni di poveri in continua crescita, grazie alle sfrenate politiche neo-liberiste degli ultimi 30 anni?
    E magari dovrebbe spiegare anche come mai le “etichette” che leggiamo oggi nei commenti a questo post sono molto simili a quelle che usava qualcuno (un tal B.) una trentina di anni fa, quando è iniziato l’evidentemente efficacissimo lavaggio del cervello collettivo della Dittatura del Mercato. Possiamo andare oltre?

  51. Alessandro Saragosaon Ott 20th 2024 at 17:57

    Armando Bis: siamo fuori tema, ma ti faccio i miei migliori auguri, e ti do un consiglio, se vuoi: non ti fidare dell’aneddottica in medicina, perchè se era per quello avremmo ancora i salassi come cura per tutto, chissà infatti quanti milioni di persone hanno affermato nel corso dei secoli di sentirsi meglio o essere guariti dopo un salasso…comunque se gli integratori sono innocui, non influiscono sulle cure “capitaliste” e sono fatti non da industrie che inseguono il bieco profitto, ma da nonnine in bianche casette in mezzo al bosco, animate solo dal fare il bene dell’umanità, perchè no?

    Al Caro Leader: la cura sarebbero quindi le espropriazioni degli impianti a rinnovabili? (quelli a fossili, invece restano ai padroni…e del resto che le espropri a fare le centrali a gas? Per abbassare i prezzi dovresti espropriare pure i pozzi in Algeria e Azerbaijan, oltre che le navi da Usa e Qatar. Meglio limitarsi a solare ed eolico, giusto…o forse no, perchè il brillante piano prevedrà certo anche di andare in ginocchio dal criminale di guerra più vicino e implorarlo di ridarci gas e petrolio a basso costo, che la CO2 fascista non influisce sull’effetto sera)
    Ciò è puro genio, e di fronte a tale levatura intellettuale, che altro dire….forse solo che dopo il glorioso, e del tutto ingiustificato, esproprio proletario, nessuno verrebbe più a investire in Italia, tantomeno gli stessi italiani, fuggiti, come a Cuba o in Venezuela, a milioni nel paesi intorno. E noi resteremmo con il 15% di rinnovabili sull’energia for ever? Ma tanto, a quel punto che c e ne importa…di energia non ne avremmo più tanto bisogno: con le industrie fuggite altrove per evitare espropri, potremmo dirottarla tutta nelle case a costo zero, così che le persone dimentichino la fame ascoltando i discorsi chilometrici del Caro Leader in TV.

  52. homoereticuson Ott 20th 2024 at 18:48

    Un dibattito interessante e ricco di spunti, grazie.
    Un ‘like’ particolare agli interventi di Simone Casadei.

  53. eugenioon Ott 20th 2024 at 22:34

    @armandobis: guarda, saresti più apprezzato se ammettessi sinceramente che sei contrario alle rinnovabili, perché proprio del tutto ingenui non siamo eh.
    Invece sei venuto qui a fare ostruzionismo pensando di non essere riconosciuto.
    Saluti

  54. Simone Casadeion Ott 21st 2024 at 00:01

    Bene, dopo aver dimostrato che “pianificare politiche industriali” (in primis), eventualmente (sottolineato, no cherry picking, please) “espropriare” o “nazionalizzare” per il bene pubblico non sono azioni bolsceviche o nordcoreane ma contemplate nella nostra Costituzione, affrontiamo anche lo spauracchio che ci toglie il sonno da trent’anni: la temibile fuga dei capitali all’estero.

    E se i capitali, spaventati dalla pianificazione di politiche industriali, scappano, come fai?!? La prima risposta che mi verrebbe d’istinto è: “ecchissenefrega”, ma in tempo zero verrei accusato di vivere fuori dalla realtà. Eppure anche nell’ultimo trentennio – trionfo assoluto del neoliberismo – nostri vicini come Francia, Germania, UK, ne hanno fatte eccome di nazionalizzazioni o quanto meno i rispettivi Stati sono entrati negli azionariati di alcune tra le multinazionali più importanti dei settori energetici e dei trasporti, prendendone almeno il parziale controllo. Perchè l’italietta non può farlo? Perchè lo dice il Migliore premiato da Kissinger? Perchè abbiamo il superdebito? I soldi ci sono e sappiamo benissimo dove sono, basta avere la volontà politica di andarli a prendere per poi riutilizzarli per politiche win-win di diffusione delle rinnovabili e di riduzione delle disuguaglianze/contrasto alla povertà energetica. Basta solo incentivi al Mercato!

    Attenzione, la volontà politica per stanare la ricchezza da reinvestire nelle rinnovabili diffuse e in grandi impianti di rinnovabili a controllo pubblico o semi-pubblico deve essere certamente di livello nazionale, ma è importante che sia condivisa a livello europeo, e allora sarà un po’ più difficile che i capitali e gli investitori scappino. Come fare? Molto semplice: abbiamo rotto il ghiaccio col Next Generation EU, guardacaso quando dall’altra parte dell’Oceano c’era Trump. Poi ci siamo fatti infilare nel bel mezzo degli interessi USA vs Russia(Cina) con la guerra in Ucraina, con le conseguenze disastrose descritte nei primi miei commenti, che non sto qui a ripetere. Risultato finale: ora l’UE è semisgretolata, totalmente asservita agli USA e alla NATO e in preda a derive nazionaliste: molte di queste derive sono fide scudiere antlatiste (come la nostra), altre che potrebbero diventare davvero pericolose.
    Al contrario sarebbe auspicabile un’Unione Europea più Politica e meno Mercato, che tuttavia – apriamo gli occhi, per favore – va contro gli interessi sia di Washington che di Mosca e Pechino. Siamo, almeno, daccordo a remare il più possibile in questa direzione, o ora è pronta l’etichetta di anti-americanismo?

    P.S. Visto che si scrive di “levatura intellettuale” mi chiedo quanto gravi siano le responsabilità di tecnici estremamente preparati ed intelligenti che in tutti questi anni sono andati dietro la litania del “pubblico fa schifo, privato e mercato è bello” in relazione al disastro che stiamo vivendo ora, costretti a bussare alla porta col cappello in mano dei vari Elon Musk e Larry Fink = lo Stato che ammette la sua incapacità, alza bandiera bianca e delega alla grande finanza americana.

  55. Mauroon Ott 22nd 2024 at 00:29

    Io penso, che toccherà arrivare a coprire di fotovoltaico un sacco di terra per produrre il necessario, però prima perché non si finanzia installazione di pannelli su ogni comune palestra scuola…si incentiva chi vuole installare solare su capannoni e case private, mini eolici in zone ventose. Magari tutti i parcheggi assolati di vetture potrebbero diventare tutti ombreggiati per auto sottostanti e produrre nel frattempo energia elettrica.
    Poi da lì si vede quanta terra tocca sacrificare, perché comunque non si tratta solo di mettere rinnovabili ma anche recuperare biodiversità inquinamenti vari di mare aria e altre bombe ecologiche innescate nell’ ultimo secolo.

  56. ArmandoBison Ott 22nd 2024 at 06:02

    Ma leggete i giornali?
    L’articolo di fondo di Lucrezia Reichlin apparso ieri 20 ottobre sul Corriere è abbastanza chiaro: sulle rinnovabili non c’è proprio nulla sul tavolo.
    Non si capisce neanche chi e secondo quali modalità dovrebbe decidere.

  57. Alessandro Saragosaon Ott 22nd 2024 at 16:51

    Non sono particolarmente interessato alla fantapolitica rossobruna, che non mi pare di grande utilità per fermare il cambiamento climatico, tema di questo blog.
    Quindi vi saluto, invitando di nuovo (so già inutilmente, in certi casi particolarmente impermeabili alla realtà sul terreno) a remare tutti nella stessa direzione, almeno finchè le rinnovabili non abbiano raggiunto una consistente percentuale di copertura dei consumi energetici globale, dopo di che ci potremo scannare sui dettagli, perchè tutto ci serve meno che aiutare, di fatto, oil&gas a mantenere la sua egemonia.
    A sostegno dell’urgenza dell’evitare di darci martellate sulle palle da soli, ricordo che finora nel 2024, nonostante Lula, l’Amazzonia ha visto bruciare 420mila kmq di foresta, frutto sia di El Nino che dell’anomalo riscaldamento dell’Atlantico tropicale, che hanno prodotto una siccità mai vista da quelle parti.
    Quando ero giovane c’erano i manifesti del WWF che richiamavano l’attenzione sulla deforestazione amazzonica, dicendo “Quest’anno di siamo giocati l’Austria”, cioè una superficie di foresta pari a quella austriaca: quest’anno, mentre discutiamo della futura Repubblica Socialista Europea, ci siamo giocati la Svezia.
    E come sapete, le foreste tropicali si auto alimentano, producendo da sole il 70% delle loro piogge: più perdono pezzi, e meno piove, e meno piove, più perdono pezzi.
    Tirate voi le conclusioni, altro che le miserevoli questioni italiane….

  58. Paoloon Ott 22nd 2024 at 18:19

    Se a quanto pare non possiamo intervenire sulla situazione italiana non vedo come potremmo intervenire su quella brasiliana. Poi se qualcuno ha suggerimenti sensati li esponga pure.

  59. Alessandro Saragosaon Ott 22nd 2024 at 19:38

    Scusate, ho dimenticato una cosa importante: contrariamente a quello che sembrano pensare alcuni, il prezzo dell’elettricità in bolletta, non dipende dalle multinazionali sanguisughe che hanno l’impudenza di installare in Italia i loro impianti a rinnovabili. Se anche quegli impianti fossero statali non cambierebbe nulla.
    Il punto è il sistema di formazione del prezzo in Borsa elettrica, che, come probabilmente saprete, ma c’è chi pare non saperlo, si basa sul prezzo marginale, cioè tutte le fonti che entrano nel mix elettrico volto a soddisfare la domanda per quel giorno, alla fine ricevono una remunerazione pari a quella della fonte offerta al prezzo più alto entrata nel mix. Il sistema è stato ideato proprio per aiutare fonti innovative a riuscire a piazzare la loro elettricità sul mercato, ma oggi, paradossalmente, l’energia più cara è quella da gas, mentre la più economica è quella da rinnovabili.
    Con il prezzo marginale finisce così che paghiamo anche il solare e l’eolico, che dovrebbero andare sui 50 €/MWh per riprendere gli investimenti o che sono addirittura già ripagati dagli incentivi, 90-100-110 €/MWh, come l’energia da gas.
    L’effetto si vede bene guardando i grafici dei prezzi elettrici del GME: nelle ore in cui le rinnovabili riescono a far scendere la produzione a gas sotto i 5-6 GW, il prezzo del kWh crolla anche fino a zero (l’elettricità da gas in quel caso viene offerta a prezzi superscontati, per non rischiare di dover spegnere le centrali). In tutti gli altri casi, le economiche rinnovabili finiscono per costare quanto il gas, e buonanotte.
    Si parla da mesi, sia a livello europeo che nazionale, di scorporare le rinnovabili dal sistema o fissare un tetto massimo del loro costo, così che abbassino il prezzo medio dell’energia, ma per ora si continua ad usare il prezzo marginale, perchè, detto papale papale, fa fare un sacco di soldi a tutti, a spese nostre, ed è diventato una specie di vacca sacra.
    Invece di fantasticare sull’esproprio di turbine e pannelli, una battaglia molto più realistica sarebbe quella di pretendere che la si pianti con questo meccanismo suicida di formazione del prezzo elettrico, che, ovviamente, penalizza soprattutto chi, come l’Italia, si è affidata troppo al gas per la generazione elettrica.

    Paolo: alla lotta contro la deforestazione e gli incendi dolosi in Amazzonia, ci pensa il governo brasiliano, per quanto può (magari potremmo boicottare la carne ottenuta con mangimi prodotti su terreni amazzonici deforestati, ma è complicato). Noi dobbiamo fare la nostra parte, a livello europeo, portando avanti il prima possibile la transizione energetica, per cercare di fermare il cambiamento climatico, prima che l’Amazzonia imbocchi una strada irreversibile verso la savanizzazione. Ammesso di avere ancora tempo, perchè quello che è successo quest’anno qualche dubbio lo fa venire.

  60. Paoloon Ott 22nd 2024 at 20:31

    Alessandro, non mangio carne da trent’anni, e ho ridotto la mia impronta ecologica in molti altri modi, ma temo sia servito a poco se considero come vanno le cose.

  61. Climalterantion Ott 24th 2024 at 19:12

    Per quanto il dibattito nei commenti al post risulti interessante, si ricorda il rispetto della netiquette
    https://www.climalteranti.it/netiquette/
    in particolare dei punti:

    3. In ogni post ogni lettore non può mettere più di 5 commenti;

    4. Ogni commento non deve superare i 2000 caratteri;

    6. La forma dei commenti è improntata al rispetto degli interlocutori e dei lettori e se il commento è scorretto e/o ingiurioso sarà cancellato.

    Grazie

  62. Mauroon Ott 25th 2024 at 17:25

    @Paolo, resisti non sei solo ricorda un pezzo di una bella canzone “You say i’m a dreamer but i’m not the only One” A volte si fa la propria parte si fa la gocciolina nel mare e si spera che le gocce siano milioni poi si vedono in giro suv dimensioni imbarazzanti, sprechi alimentari, caloriferi a palla con finestra aperta e ci si deprime ma non bisogna farsi avvolgere dal menefreghismo diffuso e continuare a essere un esempio positivo.
    Io mi faccio dare del rompipalle spesso e volentieri su questioni ambientali ma ne sono felice perché fra simili c’è la possiamo raccontare e confortarci la sfida è fare capire almeno un pochino a chi pensa che siano tutte cazzate che non è così.

  63. marioon Ott 27th 2024 at 16:53

    A me sembra che, al solito, nei commenti si parta per la tangente e si discuta sui massimi sistemi.
    Il messaggio del post voleva essere molto più pragmatico e terra terra: abbiamo un disperato bisogno di installare tanta nuova potenza rinnovabile al più presto per uscire dai fossili e provare ad affrontare la crisi climatica, e il fatto che una parte del mondo ambientalista osteggi questa cosa è molto grave, e in ultima analisi fa il gioco dello status quo e del fossile.
    Poi ad abbattere il capitalismo e tutte quelle belle cose ci pensiamo, ma intanto mettiamo giù queste benedette rinnovabili!
    Sulla questione delle multinazionali brutte e cattive sulla speculazione della lobby green ecc. ecc. ricordo sommessamente che le rinnovabili vanno avanti ANCHE (non solo, certamente) con le installazioni private dei singoli cittadini e con le comunità energetiche. Tanto per dire…

  64. ArmandoBison Ott 27th 2024 at 21:10

    @mario e altri

    Credo che vi siano seri problemi di comprensione del testo.

    Nessuno ha parlato di abbattere il capitalismo o di multinazionali brutte e cattive.

    Ve lo siete inventato voi.

    Ad esempio, in uno degli interventi di Casadei si cita un articolo sull’auto elettrica molto interessante.

    Ai più sfuggono le implicazioni, ovvero la crisi delle bilance commerciali che renderà difficilissimo, se non impossibile, un reale passaggio all’auto elettrica.

    Certo, c’è chi è contento dell’emorragia di posti di lavoro nel settore, ad esempio l’ultra liberista Mingardi che ci delizia dalle colonne del Corriere della Sera.

    Ma guai a dire che non si è d’accordo. Si verrebbe accusati di voler abbattere il capitalismo…

  65. eugenioon Ott 28th 2024 at 11:23

    @ArmandoBis, Non so a chi tu ti riferisca in particolare, ma se tu avessi parlato di abbattere il capitalismo, personalmente ti avrei risposto con una pagina intera di cuoricini.
    Ma come è stato detto, dobbiamo essere pragmatici e fare il possibile per realizzare la transizione green all’interno di questo sistema, finchè c’è

  66. ArmandoBison Ott 28th 2024 at 12:31

    @ Eugenio

    E secondo me gli attuali vincoli europei impediscono di effettuare gli investimenti necessari.

    Pensare che il privato risolva il problema secondo me è un errore.

    Qualche mese fa in libreria mi è capitato fra le mani un saggio dove si magnificava la scienza economica per la sua capacità di risolvere tutti i problemi.

    Al riscaldamento globale venivano dedicate poche righe. Basta tassare i combustibili fossili e il privato farà il resto.

    Semplice e indolore.

    Io sono convinto che non sarà così.

  67. eugenioon Ott 29th 2024 at 09:13

    @ Armando Bis

    va beh, che c’entra, è dai tempi di Adam Smith se non prima che i liberali/liberisti scrivono quelle cose. Ma che fosse una concezione ingenua lo si è capito ben presto, e Marx lo ha messo su carta. Ma non andiamo ot:)

  68. ArmandoBison Nov 1st 2024 at 11:16

    @ Eugenio

    Ma, senza polemica, mi puoi spiegare come tu vedi questo “sistema, finché c’è”?

    Io non mi intendo di energie rinnovabili.

    Semplicemente, facendo ricerche in rete, vedo che la maggior parte dei think tank parla di investimenti annuali pari al 5% del PIL europeo.

    In parallelo, i giornali elevano ispirati peana al patto di stabilità (e crescita, definizione davvero surreale, visto che l’Europa è l’area con la minor crescita economica al mondo.)

    Come si possono conciliare le due cose?

    Ricordiamo che c’è anche una guerra da portare avanti, una guerra di cui ad oggi non si vede la fine.

    Mario Draghi, uno dei tanti Geni del Male in circolazione, mette in primo piano queste due emergenze, guerra e transizione energetica, per invocare il ricordo al debito comune.

    Come se non avesse parlato.

    Io davvero non capisco come si possa ignorare tutto questo e concentrarsi sulle chiacchiere di qualche professore un po’ svanito e un po’ invidioso perché non se lo fila nessuno.

    Ovviamente, quando ho parlato in questo stesso sito di investimenti, subito c’è chi è intervenuto agitando lo spettro dell’iperinflazione…

  69. eugenioon Nov 3rd 2024 at 20:40

    Ti ripeto, non andiamo OT.
    Non è proprio il caso che io ti esponga qui le mie idee politico-sociali-economiche.
    Qualcosa ho accennato, fattelo bastare, senza polemica

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