Climate-scope: osservare il cambiamento climatico con Google Earth
Un prodotto didattico sviluppato dal CNR-IBMET e disponibile sul web permette a tutti di guardare da vicino i dati dei cambiamenti climatici.
solco di quella che alcuni definiscono Citizen Science, nuovo modello in cui divulgazione, formazione e ricerca possono convivere, con pari dignità, in un stesso “ecosistema” informativo volto alla definizione di temi scientifici complessi. Il Climate-Scope è un prodotto sviluppato dal CNR IBIMET all’interno del progetto europeo RACES, Races Raising Awareness on Climate and Energy Savings, finanziato dal programma europeo LIFE+ e coordinato dal Comune di Firenze. (altro…)
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Si chiama Climate-scope ed è una piattaforma di condivisione di contenuti digitali basata sulla tecnologia di Google Earth plugin. E’ uno degli strumenti RIA (Rich Internet Application) per guardare da vicino la dinamica del fenomeno “climate change”, sia nelle anomalie globali che negli effetti locali, e secondo il paradigma collaborativo del Web 2.0, ha lo scopo di permettere a chiunque di aggiungere informazioni e dati raccolti. Ognuno ha cosi la possibilità di osservare e raccontare il cambiamento legato alle vicende climatiche che avvengono nel proprio territorio e arricchire la comprensione dei fenomeni ambientali complessi. Siamo nel
solco di quella che alcuni definiscono Citizen Science, nuovo modello in cui divulgazione, formazione e ricerca possono convivere, con pari dignità, in un stesso “ecosistema” informativo volto alla definizione di temi scientifici complessi. Il Climate-Scope è un prodotto sviluppato dal CNR IBIMET all’interno del progetto europeo RACES, Races Raising Awareness on Climate and Energy Savings, finanziato dal programma europeo LIFE+ e coordinato dal Comune di Firenze. (altro…) Verso i piani di adattamento climatico: lezioni da Fukushima
Cinque lezioni impartite a caro prezzo da Fukushima – perché ciò che è successo tenderà a ripetersi e tutto il mondo deve essere pronto.
Dopo il terremoto dell’11 marzo 2011, lo tsunami e le esplosioni alla centrale atomica di Fukushima, siamo nel mezzo di una crisi gravissima e non sappiamo come andrà a finire. Come dice il negoziatore UE per i cambiamenti climatici “We haven’t seen the end of what is going to happen in Fukushima…So certainly it is something that has an impact on climate negotiations”.
Rappresenterà la fine dell’energia atomica nel mondo o un ripensamento sulle sue caratteristiche di sicurezza? Segnerà una svolta in un paese cardine dell’ordine economico mondiale? Sarà causa di sconfitta elettorale dei partiti pro-atomici? O invece qualcuno lo considererà solo un incidente di percorso, che avrà dimostrato la grande efficienza e competenza degli operatori del settore e delle Agenzie per la sicurezza nucleare? (altro…)
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Dopo il terremoto dell’11 marzo 2011, lo tsunami e le esplosioni alla centrale atomica di Fukushima, siamo nel mezzo di una crisi gravissima e non sappiamo come andrà a finire. Come dice il negoziatore UE per i cambiamenti climatici “We haven’t seen the end of what is going to happen in Fukushima…So certainly it is something that has an impact on climate negotiations”.
Rappresenterà la fine dell’energia atomica nel mondo o un ripensamento sulle sue caratteristiche di sicurezza? Segnerà una svolta in un paese cardine dell’ordine economico mondiale? Sarà causa di sconfitta elettorale dei partiti pro-atomici? O invece qualcuno lo considererà solo un incidente di percorso, che avrà dimostrato la grande efficienza e competenza degli operatori del settore e delle Agenzie per la sicurezza nucleare? (altro…) L’esaurimento dei combustibili fossili e il clima… seconda parte
La produzione di petrolio e gas naturale ha ormai raggiunto o sta per raggiungere il suo picco e ciò potrebbe avere importanti conseguenze sull’ampiezza del riscaldamento globale futuro. In questa seconda parte del post sono presentate alcune proiezioni climatiche, svolte nell’ambito del Dottorato di Ricerca in Fisica all’Università di Trento, utili per valutare le conseguenze imposte dalle limitazioni geologiche alla futura disponibilità di energia di origine fossile e per stimare la probabilità che un suo esaurimento eviti un cambiamento climatico pericoloso.
Diversi enti internazionali e compagnie petrolifere hanno proposto stime delle riserve accertate di combustibili fossili (BP, 2009; EIA, 2005-2009; USGS, 2000).
Si tratta di stime (riportata nella figura a fianco in termini di emissioni potenziali di CO2, assieme con le emissioni storiche cumulate fino alla fine del 2008) che considerano solo i quantitativi realmente accertati (ad eccezione di USGS che include anche parte delle risorse), perché se si considerano i quantitativi presunti le stime diventano assai variabili a seconda delle diverse fonti, a denotare una forte componente di soggettività e quindi inaffidabilità.
Non considerano altresì le risorse non convenzionali, quali sabbie e scisti bituminosi, greggio pesante ecc., già sfruttate o che molto probabilmente lo saranno in futuro. (altro…)
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Diversi enti internazionali e compagnie petrolifere hanno proposto stime delle riserve accertate di combustibili fossili (BP, 2009; EIA, 2005-2009; USGS, 2000).
Si tratta di stime (riportata nella figura a fianco in termini di emissioni potenziali di CO2, assieme con le emissioni storiche cumulate fino alla fine del 2008) che considerano solo i quantitativi realmente accertati (ad eccezione di USGS che include anche parte delle risorse), perché se si considerano i quantitativi presunti le stime diventano assai variabili a seconda delle diverse fonti, a denotare una forte componente di soggettività e quindi inaffidabilità.
Non considerano altresì le risorse non convenzionali, quali sabbie e scisti bituminosi, greggio pesante ecc., già sfruttate o che molto probabilmente lo saranno in futuro. (altro…) La teoria di Milanković non vacilla
Secondo un articolo del prof. Guido Visconti sul Corriere della Sera, la teoria di Milanković sarebbe messa in discussione dalla scoperta di uno sbilanciamento delle paleo-temperature antartiche verso caratteristiche invernali. Ma la teoria di Milanković rimane solida.
I fatti: questo nuovo studio propone l’esistenza di un artefatto nelle registrazioni degli isotopi stabili, degli indicatori della temperatura atmosferica locale, contenuti nelle carote di ghiaccio dell’Antartide (per una bella rassegna in italiano si può vedere qui). Questo perché in Antartide le precipitazioni nevose invernali sarebbero maggiori di quelle estive. E siccome è la neve in sé che registra la temperatura atmosferica, allora questi record di temperatura sarebbero sbilanciati verso caratteristiche invernali.
A questo punto gli autori prendono la curva temporale dell'insolazione dell'Antartide (su scala orbitale, 10 mila-100 mila anni) e la "adattano" secondo la regola della prevalenza delle precipitazioni invernali e... sorpresa! La curva dell'insolazione locale "adattata" segue quasi perfettamente la curva della temperatura atmosferica dell'Antartide. Ma non è finita. Questa curva, altro non è che... la curva dell'insolazione solare estiva sull'Artico (sì, Artico: emisfero Nord).
Ora non preoccupatevi se vi viene voglia di rinunciare a capire e dovete rileggere le righe sopra tre volte e magari non sono ancora chiare. A me questo studio ha fatto venire il mal di testa per una settimana. Perché? In primo luogo, le conclusioni cui si arriva possono essere opposte. Ovvero, l'insolazione estiva dell'Artico sarebbe in fase con le temperature (invernali?) registrate in Antartide. Tuttavia l'insolazione "adattata" dell’Antartide ricalcherebbe le temperature antartiche (basta leggere il titolo dello studio). Ma possono le temperature “invernali” locali dipendere in qualche modo dall’insolazione in Antartide quando qui, tanto per intenderci, è buio? E per tornare al prof. Visconti: cosa centra Milanković in tutto questo? (altro…)
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Già in una precedente occasione, il prof. Guido Visconti non si era dimostrato un grande estimatore della teoria dei cicli glaciali di Milanković (ne avevamo già parlato qui). Recentemente ha calcato la mano sul Corriere della Sera prendendo spunto da un nuovo studio tedesco di Laepple et al. intitolato: "Sincronismo delle temperature antartiche e dell’irraggiamento solare locale a scala temporale orbitale” comparso su Nature qualche settimana fa. Un articolo un bel po’ tecnico, apprezzato, oltre che dal prof. Visconti, solo da qualche altro raro buongustaio..
I fatti: questo nuovo studio propone l’esistenza di un artefatto nelle registrazioni degli isotopi stabili, degli indicatori della temperatura atmosferica locale, contenuti nelle carote di ghiaccio dell’Antartide (per una bella rassegna in italiano si può vedere qui). Questo perché in Antartide le precipitazioni nevose invernali sarebbero maggiori di quelle estive. E siccome è la neve in sé che registra la temperatura atmosferica, allora questi record di temperatura sarebbero sbilanciati verso caratteristiche invernali.
A questo punto gli autori prendono la curva temporale dell'insolazione dell'Antartide (su scala orbitale, 10 mila-100 mila anni) e la "adattano" secondo la regola della prevalenza delle precipitazioni invernali e... sorpresa! La curva dell'insolazione locale "adattata" segue quasi perfettamente la curva della temperatura atmosferica dell'Antartide. Ma non è finita. Questa curva, altro non è che... la curva dell'insolazione solare estiva sull'Artico (sì, Artico: emisfero Nord).
Ora non preoccupatevi se vi viene voglia di rinunciare a capire e dovete rileggere le righe sopra tre volte e magari non sono ancora chiare. A me questo studio ha fatto venire il mal di testa per una settimana. Perché? In primo luogo, le conclusioni cui si arriva possono essere opposte. Ovvero, l'insolazione estiva dell'Artico sarebbe in fase con le temperature (invernali?) registrate in Antartide. Tuttavia l'insolazione "adattata" dell’Antartide ricalcherebbe le temperature antartiche (basta leggere il titolo dello studio). Ma possono le temperature “invernali” locali dipendere in qualche modo dall’insolazione in Antartide quando qui, tanto per intenderci, è buio? E per tornare al prof. Visconti: cosa centra Milanković in tutto questo? (altro…) L’esaurimento dei combustibili fossili ci salverà dal riscaldamento globale?
La produzione di petrolio e gas naturale ha ormai raggiunto o sta per raggiungere il suo picco e ciò potrebbe avere importanti conseguenze sull’ampiezza del riscaldamento globale futuro. In questa prima parte del post presentiamo lo stato dell’arte delle attuali proiezioni climatiche che tengono conto anche dell’esaurimento dei combustibili fossili.
Secondo il Quarto Rapporto dell’IPCC la superficie terrestre si è scaldata in media di circa 0,8 °C dal periodo preindustriale, principalmente in seguito all’immissione in atmosfera di gas serra derivanti in gran parte dall’utilizzo estensivo dei combustibili fossili. Le proiezioni climatiche attuali indicano che alla fine del secolo la concentrazione atmosferica del principale gas serra, la CO2, potrebbe sforare le 1000 ppm, e la temperatura globale raggiungere valori compresi tra +1,8 e oltre +4 °C rispetto alla media del periodo 1980-2000. Tuttavia, l’ampiezza di tali cambiamenti dipende fortemente dallo scenario di emissioni da cui le proiezioni vengono ottenute. (altro…)
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Secondo il Quarto Rapporto dell’IPCC la superficie terrestre si è scaldata in media di circa 0,8 °C dal periodo preindustriale, principalmente in seguito all’immissione in atmosfera di gas serra derivanti in gran parte dall’utilizzo estensivo dei combustibili fossili. Le proiezioni climatiche attuali indicano che alla fine del secolo la concentrazione atmosferica del principale gas serra, la CO2, potrebbe sforare le 1000 ppm, e la temperatura globale raggiungere valori compresi tra +1,8 e oltre +4 °C rispetto alla media del periodo 1980-2000. Tuttavia, l’ampiezza di tali cambiamenti dipende fortemente dallo scenario di emissioni da cui le proiezioni vengono ottenute. (altro…) L’ energia nucleare non è indispensabile
Dall’esame della letteratura scientifica che si occupa di mitigazione dei cambiamenti climatici, pubblicata prima dell’incidente alla centrale di Fukushima-I, emerge che l’energia nucleare non giocherà un ruolo decisivo e che è possibile farne a meno senza rinunciare a un’ambiziosa riduzione delle emissioni climalteranti.
La tragedia del terremoto e dello tsunami che ha colpito il nord del Giappone, e i conseguenti danni alla centrale nucleare di Fukushima-I hanno ravvivato il dibattito sull’uso dell’energia da fissione nucleare. Le conseguenze sono ancora da accertare ma l’incidente sembra destinato a frenare le prospettive di sviluppo di questa opzione tecnologica.
Senza entrare nel merito del dibattito sui pro e i contro dell’energia nucleare, in questo post si intende confutare una tesi sostenuta da diversi commentatori, secondo cui l’energia nucleare è indispensabile.
“Io rimango convinto che il mondo non può fare a meno del nucleare per sopravvivere,” ha dichiarato il senatore Umberto Veronesi. “Una fonte indispensabile,” ha dichiarato il giornalista Giuliano Ferrara. Secondo Pippo Ranci “il prezzo più elevato (della rinuncia al nucleare, ndr) sarebbe l’abbandono delle politiche per il clima… per uscire da una catastrofe improbabile andremmo a cercarne un’altra forse meno improbabile,
quella del riscaldamento globale”.
Su Repubblica del 19 marzo Veronesi è stato ancora più esplicito, arrivando a sostenere che sia “scientificamente vero” che “senza l'energia nucleare il nostro pianeta, con tutti i suoi abitanti, non sopravviverà" e che "la scelta dell'energia nucleare è dunque inevitabile...". (altro…)
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La tragedia del terremoto e dello tsunami che ha colpito il nord del Giappone, e i conseguenti danni alla centrale nucleare di Fukushima-I hanno ravvivato il dibattito sull’uso dell’energia da fissione nucleare. Le conseguenze sono ancora da accertare ma l’incidente sembra destinato a frenare le prospettive di sviluppo di questa opzione tecnologica.
Senza entrare nel merito del dibattito sui pro e i contro dell’energia nucleare, in questo post si intende confutare una tesi sostenuta da diversi commentatori, secondo cui l’energia nucleare è indispensabile.
“Io rimango convinto che il mondo non può fare a meno del nucleare per sopravvivere,” ha dichiarato il senatore Umberto Veronesi. “Una fonte indispensabile,” ha dichiarato il giornalista Giuliano Ferrara. Secondo Pippo Ranci “il prezzo più elevato (della rinuncia al nucleare, ndr) sarebbe l’abbandono delle politiche per il clima… per uscire da una catastrofe improbabile andremmo a cercarne un’altra forse meno improbabile,
quella del riscaldamento globale”.
Su Repubblica del 19 marzo Veronesi è stato ancora più esplicito, arrivando a sostenere che sia “scientificamente vero” che “senza l'energia nucleare il nostro pianeta, con tutti i suoi abitanti, non sopravviverà" e che "la scelta dell'energia nucleare è dunque inevitabile...". (altro…) Il problema della CO2 in sei passi facili
Il grande pubblico chiede sempre chiarimenti sui concetti base scritti in modo piano, i fondamenti che i siti negazionisti tentano sempre di negare. Riteniamo utile perciò tradurre questo post - scritto da Gavin Schmidt su RealClimate nel 2007, ma certo non invecchiato - sui concetti base della climatologia e del cambiamento climatico in corso.
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Spesso ci viene chiesto di spiegare in termini semplici perché l'aumento della CO2 costituisca un problema significativo, senza basarci sui modelli climatici. Noi siamo in generale felici di farlo. La spiegazione è costituita da un certo numero di passi; spesso tendono ad essere confusi e così cercheremo di tenerli separati. (altro…)Ad ognuno la sua “peer review”
Sull’ Italian Journal of Engineering Geology and Environment è stato pubblicato nel dicembre 2010 l’articolo “Anidride carbonica e temperatura globale: prospettiva storica e nessi causali” di Uberto Crescenti e Luigi Mariani.
Come segnalato dai lettori, l’articolo non rispetta i criteri delle pubblicazioni scientifiche. Analizziamo per ora gli errori e fraintendimenti presenti in tre figure, mentre invitiamo i lettori a fare altrettanto con il testo. Come si usa nelle revisioni, vanno indicati, il numero della pagina, la colonna, la riga e l’oggetto della revisione.
Le osservazioni dei lettori saranno valutate dai membri del Comitato Scientifico, e considerate ai fini di una lettera che sarà inviata alla redazione della rivista contenente le richiesta di rettifica.
1) Pagina 53, Figura 1
La figura 1 mostra la variazione di temperatura nel sito GISP2 in Groenlandia, come se fosse rappresentativa della temperatura globale, per negare la relazione fra CO2 e riscaldamento globale e sostenere che “le quattro grandi fasi calde oloceniche precedenti all’attuale (grande optimum postglaciale, optimum, miceneo, optimum romano e optimum medioevale, Fig. 1) siano avvenute con livelli di CO2 stazionari e inferiori del 35% a quelli odierni.” (altro…)
La figura 1 mostra la variazione di temperatura nel sito GISP2 in Groenlandia, come se fosse rappresentativa della temperatura globale, per negare la relazione fra CO2 e riscaldamento globale e sostenere che “le quattro grandi fasi calde oloceniche precedenti all’attuale (grande optimum postglaciale, optimum, miceneo, optimum romano e optimum medioevale, Fig. 1) siano avvenute con livelli di CO2 stazionari e inferiori del 35% a quelli odierni.” (altro…) I FEEDBACKS NEL SISTEMA CLIMATICO
Pubblichiamo la traduzione di questo importante testo di Chris Colose, pubblicato su Realclimate ove ha dato origine ad un vivace dibattito.
Il miglior modo per spiegare cosa siano i feedback e' immaginarli come dei processi che amplificano enormemente o riducono drasticamente una forzante iniziale. Per forzante si intende tipicamente una forza esterna persistente nel tempo. Se tale forza, generalmente radiativa (come per esempio l'aumento di CO2 nell'atmosfera) , e' abbastanza grande da provocare un cambiamento di temperatura che non puo' essere bilanciato dalla capacita' termica degli oceani di assorbire il calore in eccedente dall’atmosfera, allora si inizia a parlare di cambiamento climatico. Per cui, un cambiamento climatico puo' essere definito tale se il bilancio radiativo energetico del sistema Terra viene alterato. Per chiarire ulteriormente il concetto di feedback, immaginiamo la Terra come un sistema composto da molte variabili. Se una di queste variabili viene amplificata energeticamente e per un tempo abbastanza lungo si scatena una serie di processi che possono portare a due risultati: o la variabile iniziale viene ulteriormente amplificata (feedback positivo) o la variabile iniziale viene drasticamente ridotta (feedback negativo). Un esempio pratico per capire quanto abbiamo appena affermato e' pensare alla riduzione dell'estensione dei ghiacci in conseguenza all'aumento della temperatura globale (che consideriamo come la nostra variabile iniziale). La superficie dei ghacciai o degli iceberg e’ bianca, ossia riflette molta radiazione solare. Ma se ai ghiacci che fondono si sotituisce l'oceano che e' scuro, invece, la radiazione solare che prima era riflessa, viene ora assorbita. Questo provoca un'amplificazione della variabile iniziale, cioe' l'aumento della temperatura. (altro…)
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I processi di feedback nel sistema climatico sono di grande interesse tra gli esperti poiche’ non ne si capisce ancora l’esatto meccanismo e perche’ sono la fonte di maggior incertezza nelle previsioni sul clima. Difatti, i feedbacks agiscono molto spesso controintuitivamente a quanto ci si possa aspettare.
Il miglior modo per spiegare cosa siano i feedback e' immaginarli come dei processi che amplificano enormemente o riducono drasticamente una forzante iniziale. Per forzante si intende tipicamente una forza esterna persistente nel tempo. Se tale forza, generalmente radiativa (come per esempio l'aumento di CO2 nell'atmosfera) , e' abbastanza grande da provocare un cambiamento di temperatura che non puo' essere bilanciato dalla capacita' termica degli oceani di assorbire il calore in eccedente dall’atmosfera, allora si inizia a parlare di cambiamento climatico. Per cui, un cambiamento climatico puo' essere definito tale se il bilancio radiativo energetico del sistema Terra viene alterato. Per chiarire ulteriormente il concetto di feedback, immaginiamo la Terra come un sistema composto da molte variabili. Se una di queste variabili viene amplificata energeticamente e per un tempo abbastanza lungo si scatena una serie di processi che possono portare a due risultati: o la variabile iniziale viene ulteriormente amplificata (feedback positivo) o la variabile iniziale viene drasticamente ridotta (feedback negativo). Un esempio pratico per capire quanto abbiamo appena affermato e' pensare alla riduzione dell'estensione dei ghiacci in conseguenza all'aumento della temperatura globale (che consideriamo come la nostra variabile iniziale). La superficie dei ghacciai o degli iceberg e’ bianca, ossia riflette molta radiazione solare. Ma se ai ghiacci che fondono si sotituisce l'oceano che e' scuro, invece, la radiazione solare che prima era riflessa, viene ora assorbita. Questo provoca un'amplificazione della variabile iniziale, cioe' l'aumento della temperatura. (altro…) E intanto…’sto buco dell’ozono? (Parte seconda)
Nella prima parte di questo post si è preso spunto da una fiction televisiva in cui si faceva confusione tra i problemi del “buco dell’ozono” e del riscaldamento globale. Ora aggiungiamo alcuni dettagli.
La danza dell’ozono
Questo gas si forma nella stratosfera (tra 15 e 50 km di altezza) per azione di raggi ultravioletti (UV) molto energetici, che spaccano le molecole biatomiche dell’ossigeno in due atomi separati, molto reattivi, che aggrediscono altre molecole di O2 trasformandole in O3 triatomico; quest’ultimo può essere scisso in O2 e O da altri raggi UV un po’ meno energetici. Si stabilisce un “equilibrio oscillante”, una danza, tra giorno e notte, con formazione prevalente di O3 di giorno e sua diminuzione di notte a causa di reazioni chimiche parassite. Queste reazioni operano anche di giorno, contribuendo a distruggere parzialmente l’ozono a qualsiasi latitudine.
La circolazione atmosferica in quota tende a uniformare la distribuzione dell’ ozono, tranne che nell'atmosfera al di sopra dell'Antartide, dove la circolazione rimane chiusa e c'è poco scambio con l'aria non antartica (Figura 1).
Il problema è importante perché l'ozono assorbe gran parte della radiazione ultravioletta più nociva per gli esseri viventi (tale radiazione altera o distrugge il DNA e provoca tumori della pelle), tanto è vero che la vita ha potuto svilupparsi al di fuori degli oceani soltanto dopo la trasformazione dell’atmosfera primitiva, da anossica ad ossigenata, promossa dall’attività delle alghe e delle piante foto sintetiche, e dalla conseguente formazione di uno strato di ozono. (altro…)
La circolazione atmosferica in quota tende a uniformare la distribuzione dell’ ozono, tranne che nell'atmosfera al di sopra dell'Antartide, dove la circolazione rimane chiusa e c'è poco scambio con l'aria non antartica (Figura 1).
Il problema è importante perché l'ozono assorbe gran parte della radiazione ultravioletta più nociva per gli esseri viventi (tale radiazione altera o distrugge il DNA e provoca tumori della pelle), tanto è vero che la vita ha potuto svilupparsi al di fuori degli oceani soltanto dopo la trasformazione dell’atmosfera primitiva, da anossica ad ossigenata, promossa dall’attività delle alghe e delle piante foto sintetiche, e dalla conseguente formazione di uno strato di ozono. (altro…)
La pericolosa ricerca di purezza e perfezione
Il documentario “Planet of the humans” di Jeff Gibbs, produttore esecutivo il noto regista Michael Moore, è una rozza e manipolatrice operazione di mistificazione complottistica sul tema della mitigazione del cambiamento climatico. Un esempio dell’ambientalismo parolaio che preferisce costruire con argomenti vecchi e superati la tesi del “tutto sbagliato… tutto da rifare”; senza proporre in alternativa niente di serio, se non le solite prediche. È ormai chiaro che sia arrivato il momento di darsi da fare per ridurre le emissioni...
Emergenza Coronavirus: un’occasione epocale per far cambiare direzione alle emissioni globali di gas climalteranti
Il rinvio della COP26, il Green Deal europeo e il crollo del prezzo del petrolio L’annuncio del rinvio della COP26 da parte della Presidenza UK, inevitabile data l’emergenza Coronavirus in corso, ha destato la preoccupazione che il riscaldamento globale venga considerato un problema che in questo momento l’umanità non si può permettere di affrontare. Pur se il 2020 avrebbe dovuto essere un anno cruciale per il negoziato globale sul clima, in quanto erano attesi i rilanci degli...
Lezioni climalteranti
Oltre alle 60 conferenze o lezioni disponibili sul web, segnalate in un precedente post (40 in italiano e 20 in inglese), Climalteranti ha avviato un progetto per rendere disponibile sul proprio canale Youtube alcune lezioni più specifiche inerenti la scienza del clima, le azioni di adattamento e mitigazione e le politiche sul clima, che saranno incluse in una playlist “Lezioni climalteranti”. L’obiettivo di queste lezioni, come spiegato nella breve Introduzione, è di fornire ai ragazzi e alle ragazze che sono...
Il Museo delle Tecnologie dell’Antropocene
Il mese scorso, appena prima di questa emergenza sanitaria, ho visitato il “Museum of Anthropocene Technology” (MAT) a Laveno Mombello. È un piccolo museo creato da Frank Raes, che fino a poco tempo fa lavorava presso il Joint Research Centre della Commissione Europea a Ispra. Lì ha diretto le ricerche sull’inquinamento atmosferico e sui cambiamenti climatici. Da 10-15 anni Frank è attivo sulla comunicazione della crisi climatica e il MAT è il suo modo di continuare questo lavoro. Da tempo...
L’effetto del coronavirus nella lotta allo smog e al riscaldamento globale
In questi giorni in cui l’epidemia coronavirus ha fermato l’Italia ed è ormai diventata una pandemia globale, si è iniziato a discutere se la riduzione delle attività lavorative, la chiusura delle scuole e il forte calo dei trasporti, che dopo la Cina ormai riguarda tante nazioni del mondo, possa contribuire alla lotta allo smog e al cambiamento climatico, a causa della riduzione delle emissioni inquinanti e di gas serra. Nel caso della Cina, una dettagliata analisi di Carbon Brief ha...
Conferenze e lezioni sul clima sul web
In questi giorni di emergenza sanitaria Coronavirus (a proposito, facciamo tutti il possibile per limitare i contagi, ha la sua utilità, vedi figura a fianco), molti si stanno rivolgendo al web per trovare alternative alle lezioni sospese su scala nazionale. Inoltre, tutti i seminari e convegni sul tema del cambiamento climatico sono stati sospesi. Proponiamo qui un primo elenco di video disponibili sul web in cui si parla adeguatamente del cambiamento climatico, ricordando in generale la sezione link del nostro...
Il ritiro dei ghiacciai dell’Everest visto dal Laboratorio Piramide e l’importanza della ricerca in alta quota
Riportiamo i risultati più recenti delle campagne glacio-idrologiche condotte nell’Himalaya nepalese in collaborazione con l’Associazione EVK2CNR ed il Laboratorio Piramide (5050 m s.l.m.), che mostrano l’inequivocabile stato di sofferenza delle coltri glaciali anche a tali quote e la necessità di continuare a studiare, per proporre approcci affidabili all’adattamento. Il laboratorio Piramide ai piedi dell’Everest. Foto di Gabriele Confortola, Maggio 2014. I ghiacciai dell’Himalaya: una inestimabile riserva d’acqua È ormai chiaro come il cambiamento climatico...
Ciao Mauro, e grazie
Nei giorni scorsi ci ha lasciato improvvisamente quanto inaspettatamente Mauro Pomatti, a 44 anni mentre usciva di casa per andare al lavoro. Mauro è stato dal primo giorno la mente informatica di Climalteranti, il “sistemista” come si dice in gergo, ossia colui che ha gestito la connessione con il mondo esterno del blog, che ne ha curato gli aggiornamenti, la presenza online, i backup e l’ha difeso da attacchi di hacker (e ce ne sono stati!). Ha fatto tutto questo...
La doppia sfida CO2 / qualità dell’aria e l’inevitabile ascesa delle auto elettriche
I costruttori di autovetture e veicoli commerciali leggeri devono rispettare i limiti sulle emissioni inquinanti delle categorie Euro, resi più severi dalle nuove modalità di misura, e quelli sulle emissioni di CO2 allo scarico medie dalla flotta di veicoli immatricolati. La spinta regolatoria, seguita dal mercato e dalla sensibilità ambientale dei consumatori, è la leva che sta forzando in Europa l’avvio dell’elettrificazione del trasporto privato. Le principali difficoltà tecniche che incontrano i costruttori di autovetture e veicoli commerciali leggeri consistono...
La ricetta verde di Trump non esiste
Dopo tanti anni a disinformare sulla scienza del clima, ora l’Istituto Bruno Leoni vorrebbe convincerci che tutto si aggiusterà solo con l’innovazione tecnologica guidata dal libero mercato del quale fidarsi ciecamente, l’unico in grado di risolvere la crisi climatica. Una tesi priva di fondamento. L’articolo di Alberto Mingardi su La Stampa del 24 gennaio 2020 “La ricetta verde di Trump” è un esempio di quale siano oggi gli argomenti di chi vuole impedire le azioni contro il cambiamento climatico,...