Convegni

È nata la Società Italiana per le Scienze del Clima

Climalteranti saluta con soddisfazione la costituzione della Società Italiana per le Scienze del Clima (SISC), un passo in avanti della comunità scientifica italiana per meglio collaborare e far conoscere il risultato dei propri lavori. Come si può leggere sul sito www.sisclima.it, la SISC si propone “come punto di incontro tra gli scienziati dei diversi settori disciplinari che utilizzano le informazioni climatiche per le proprie ricerche: dai climatologi ai fisici e chimici, dai geografi agli agronomi, dagli economisti agli scienziati politici, a tutti gli studiosi che si occupano di scienze legate al clima e alle loro applicazioni” e “vuole contribuire al progresso scientifico e all’innovazione delle scienze climatiche in Italia promuovendo la convergenza delle discipline e la multidisciplinarietà delle ricerche”. Uno dei primi appuntamenti della SISC sarà la Prima Conferenza Annuale che si svolgerà a Lecce il 23 e 24 settembre 2013, con il titolo “I cambiamenti climatici e le loro implicazioni sui servizi ecosistemici e la società”. Per due giorni esperti italiani provenienti dalle diverse discipline si confronteranno per analizzare gli avanzamenti conseguiti nelle scienze del clima, fare il punto della ricerca sulle implicazioni dei cambiamenti climatici sui servizi ecosistemici, così come sulle politiche climatiche e le conseguenti valutazioni economiche. Tutte le informazioni sulla Prima Conferenza Annuale SISC sono disponibili alla pagina web www.sisclima.it/conference20133. Per tutto quello che c’è da sapere sulla Società Italiana per le Scienze del Clima, invitiamo a visitare  il sito web ufficiale
Protocollo di Kyoto

La gestione dei rischi in un clima mutato – parte II – cosa si può fare.

Come possiamo affrontare le crescenti condizioni di rischio poste dai cambiamenti climatici? chiedevamo alla fine della prima parte.   Prima di rispondere, conviene descrivere l'attuale "catena" della responsabilità per la gestione di questi eventi, e chi sono i suoi protagonisti. La "catena"ha molti attori che usano strumenti diversi di monitoraggio, di previsione, di gestione delle allerte, di comunicazione dei rischi alle popolazioni. Ci sono i meteorologi, gli idrologi, i geologi, i "protettori civili", i comunicatori del rischio. In fondo ci sono poi gli amministratori (prefetti, sindaci...) e quindi i cittadini. Il tema è la mitigazione del rischio da alluvione, causata da eventi meteorologici avversi, soprattutto da quelli intensi e di breve durata. Per ridurre questi rischi è necessario operare in due diverse modalità strettamente interconnesse: una opera nel "tempo differito", l'altra nel "tempo reale". La prima attiene al mondo dei "pianificatori" territoriali: le Autorità dei Bacini (o Distretti) Fluviali, ad esempio, che per conto dello Stato e assieme alle Regioni devono ridefinire i "Piani di Assetto Idrogeologico" (PAI). Queste attività devono essere svolte in ottemperanza a precise norme dello Stato, ad esempio alla recente legge di recepimento (qui), della Direttiva 2007/60 sulle alluvioni dove si fa esplicito riferimento anche ai possibili impatti dei cambiamenti climatici. Si legge infatti che "…le alluvioni sono fenomeni naturali impossibili da prevenire. Tuttavia alcune attività umane (come la crescita degli insediamenti umani e l'incremento delle attività economiche nelle pianure alluvionali, nonché la riduzione della naturale capacità di ritenzione idrica del suolo a causa dei suoi vari usi) e i cambiamenti climatici contribuiscono ad aumentarne la probabilità di accadimento e ad aggravarne gli impatti negativi." (altro…)
Eventi estremi

La gestione dei rischi in un clima mutato – parte I

Gli eventi meteorologici estremi e di breve durata sono sempre più oggetto di attenzione degli studiosi, anche per gli effetti devastanti delle alluvioni. In un pianeta più caldo le condizioni di rischio aumentano, ma la società italiana si sta preparando?   Catania, 21 febbraio 2013, violenti temporali causano inondazioni che allagano le strade e trascinano via motorini e auto. Per l’eccessiva pioggia, la città è stata sommersa da pochi centimetri d’acqua fino a una marea alta due metri. Scoppiano polemiche per allertamenti non dati o dati male (guarda qui). Cinque Terre, 25 Ottobre 2011; Genova, 4 Novembre 2011, terribili nubifragi con morti e distruzione (qui un’analisi completa dell’evento).  Contestazioni al sindaco, polemiche (vedi qui). Sono storie che si ripetono, e molto più frequentemente, sembra. Non è solo colpa di una Natura (vedi qui) che sta diventando più “matrigna”, anche se500 mm di pioggia caduta in pochissime ore (alluvione di Genova) non sono propriamente eventi normali. Urbanizzazione selvaggia e (ab)uso dei suoli sono fra le cause di questi drammi e danni. Il clima che sta cambiando  potrebbe peggiorare parecchio la situazione. Negli ultimi anni, l’Italia, è  stata sempre più spesso colpita da fenomeni temporaleschi di forte intensità, che hanno prodotto danni gravissimi e perdite di tante vite umane. Da qualche tempo, finalmente, si affronta il problema delle alluvioni, e soprattutto di quelle improvvise (o flash flood). La predicibilità di questi fenomeni è modesta. In realtà solo con qualche ora di preannuncio si può prevedere, nei casi fortunati, la loro esatta  localizzazione spazio temporale,, soprattutto se si tratta di fenomeni a piccolissima scala (100 Km2 ad esempio, o anche meno). Se questi “oggetti” si abbattono su un bacino idrografico molto piccolo (tipo qualche decina di Km2) e che può andare in piena in pochi minuti, si capisce che attivare in tempo la “macchina” della protezione civile al fine di  mitigare i danni alle persone e ai loro beni, è molto difficile. Perché si deve fare tutto  in pochi minuti., E invece magari serve qualche ora per attivare i tecnici, i volontari di protezione civile ecc.. E qualche ora può essere troppo, in certi casi. (altro…)
DisinformazioneTemperatureTrend

Un articolo con poche idee e tutte copiate

Chi nega che il pianeta si stia surriscaldando somiglia sempre di più a quei soldati giapponesi che continuavano a credersi in guerra decenni dopo la sua conclusione. È il caso di Piero Vietti, il giornalista che ha pubblicato sul Foglio dell’11 gennaio 2013 l’articolo “Fa sempre lo stesso caldo. Le temperature globali non aumentano più, nonostante i catastrofisti.” Vietti non è nuovo a queste tesi sul clima, da anni le rilancia sul quotidiano diretto da Giuliano Ferrara, nonché sul suo blog Cambi di stagione. L’articolo, segno dei tempi, mostra a quali acrobazie concettuali e salti logici sia costretto chi vuole tuttora far dubitare dell’influenza umana sul clima. All’inizio Vietti ironizza su alcune orche rimaste per un po’ intrappolate da uno strato di ghiaccio, e liberatesi da sole: la battuta “avevano dato troppo ascolto a chi sostiene che i ghiacci del nostro pianeta si stanno irrimediabilmente sciogliendo” è copiata da un TG5 di qualche anno fa (vedi qui).All’epoca aveva dato retta alle teorie secondo cui il pianeta si sta scaldando il comandante di una nave, finita anch’essa intrappolata nei ghiacci. (altro…)
Etica

Cambiamenti climatici, una questione morale

Pubblichiamo la traduzione del testo di Ezra Markowitz e Azim Shariff apparso su Climate Science and Policy   In un periodo caratterizzato da un andamento del clima sempre meno prevedibile e più denso di  rischi a livello globale, la questione morale circa le azioni da intraprendere per farvi fronte sta diventando sempre più seria. Da un punto di vista normativo il mutamento del clima è una questione etica per almeno tre ragioni. Per cominciare, il tributo più alto da pagare sarà a carico di coloro che meno avranno contribuito a creare questo problema, cioè a dire le generazioni future, i poveri in generale e le specie viventi ad eccezione di quella umana. In secondo luogo i cambiamenti climatici sono il risultato dell'appropriazione indebita da parte di un ristretto numero di persone di una risorsa comune limitata, ossia della capacità di assorbimento dei gas serra da parte dell'atmosfera. Da ultimo, anche se potremmo affrontare efficacemente tale problema sia in termini di mitigazione delle sue conseguenze più nefaste che di adattamento ai mutamenti che già oggi appaiono inevitabili, al momento non stiamo facendo nulla in proposito (per una trattazione filosofica completa dell'etica del clima si veda il recente testo “Climate Ethics”) [1]. (altro…)
PaleoclimatologiaTemperature

I periodi caldi del passato e il riscaldamento attuale

Durante l’inverno, quando fa freddo, si sente a volte chi sottolinea l’importanza dei grandi riscaldamenti planetari del passato. E’ bene quindi ricordare che l’evoluzione della storia della Terra è stata sì caratterizzata da fasi alterne più calde o più fredde delle attuali, ma con scale temporali diverse in cui di volta in volta sono stati predominanti differenti fattori.   È indubbio che nel passato ci sono stati molti casi in cui il clima del pianeta si è scaldato in modo importante. Uno dei più famosi  è l’episodio di forte e relativamente rapido riscaldamento avvenuto 55.5 Milioni di anni fa, chiamato PETM-Paleocene-Eocene Thermal Maximum (se ne è parlato recentemente su Le Scienze, Nature Geoscience e Nature): si ebbero grandi eruzioni in corrispondenza dell’apertura dell’Atlantico, i flussi magmatici arrostirono i calcari e bruciarono il carbonio superficiale, la temperatura si innalzò di2°C, gli oceani profondi si acidificarono, distruggendo i foraminiferi, e vennero destabilizzati i giacimenti di clatrati idrati sottostanti i fondali; il metano non ebbe il tempo di ossidarsi e la temperatura crebbe ancora essiccando e bruciando grandi foreste e torbiere  in tutto il globo. Alla fine si stima un aumento di8 °C, in dieci-quindicimila anni. In precedenza, dalla formazione della Terra e fino a 570 milioni di anni fa, per oltre 3 miliardi di anni il clima del Pianeta era stato regolato dai fattori geochimici che modellarono la superficie e l’atmosfera. Nel contempo l’evoluzione biologica passava lentamente dal regno dei primi organismi unicellulari anaerobici a quello dei microorganismi fotosintetici e a quelli in grado di respirare l’ossigeno prodotto, fino alla formazione degli eucarioti, capaci di entrambe le funzioni. A partire da 570 milioni di anni fa si innescò il ciclo biogeochimico del carbonio, che coinvolgeva microrganismi marini dotati di esoscheletro calcareo. La vittoria degli organismi fotosintetici portò ad arricchire l’atmosfera di ossigeno molecolare, estratto dalla CO2 ad opera della fotosintesi, quindi di ozono (a partire da 120 milioni di anni fa). Molti indizi e prove ci dicono che il clima era molto caldo, ma alternato a periodi di forte raffreddamento, favoriti forse dalla presenza di grandi concentrazioni di ceneri vulcaniche nell’atmosfera. (altro…)
AntartideTempesteTraduzioni

Il riscaldamento globale è arrivato anche in Antartide Occidentale

Pubblichiamo la traduzione di questo post di Eric Steig su Realclimate, su un tema in passato controverso della scienza del clima, il riscaldamento dell’Antartide Occidentale. Il post originale è intitolato “The heat is on”, un modo di dire spesso usato dall’Economist per parlare del problema. Per quanto riguarda la ricerca in Antartide, segnaliamo il blog SubGlacial Lake Whillans – Antarctica, tenuto in tempo reale da laggiù da Carlo Barbante, su cui torneremo in un prossimo post. . Chi segue regolarmente RealClimate conoscerà già la nostra pubblicazione nel 2009 su Nature, in cui si dimostrava che l'Antartide Occidentale – la parte di calotta polare antartica che al momento contribuisce maggiormente all'innalzamento del livello del mare, e ha un potenziale tale da provocare un innalzamento ancora maggiore in futuro (3 metri) – si sta riscaldando da circa 50 anni. La nostra ricerca era stata accolta con molto scetticismo, e non solo da parte dei “soliti sospetti”. Sembra che anche molti colleghi scienziati abbiano avuto qualche difficoltà a superare l'abituale convinzione (basata solo sulla mancanza di prove) che l'unica zona in Antartide a subire un aumento delle temperature fosse la Penisola Antartica. Per essere corretti, la nostra analisi era basata su un'interpolazione. Abbiamo usato le statistiche per supplire all'assenza dei dati, quindi in realtà non abbiamo provato nulla: abbiamo solo fatto un'analisi che puntava (con forza) in una particolare direzione. Abbiamo passato un paio d'anni in una specie di limbo: per almeno due anni abbiamo saputo con certezza che i nostri risultati erano fondamentalmente corretti, perchè c'è stato un buon numero di osservazioni che confermavano la nostra tesi: le temperature raccolte con perforazioni , in linea con i nostri risultati, e i dati delle stazioni meteorologiche vicino al centro dell'Antartide Occidentale, che noi non avevamo usato ma che Andy Monaghan ha presentato all'Ohio State University (ora NCAR). Ma la maggior parte di questo lavoro non era stato pubblicato fino a poco tempo fa, per questo non erano informazioni sostanzialmente utilizzabili. (altro…)
CO2EmissioniGeologia

Estrazione del biossido di carbonio dal sottosuolo: è una buona idea?

E' in corso in questo momento un acceso dibattito sull'opportunità di autorizzare delle perforazioni esplorative a Certaldo, in Toscana, per l'estrazione di anidride carbonica (CO2) per utilizzarla come gas tecnico per fare bibite gassate e cose del genere (1, 2). Vediamo allora di riassumere i termini della questione cercando di spiegare quali sono i problemi che l'estrazione potrebbe porre. Per prima cosa, diciamo che il pianeta Terra degassa continuamente biossido di carbonio come risultato dell'attività vulcanica del sottosuolo. Se però da una parte degassa, è anche vero che dall'altra riassorbe per precipitazione  e sequestro dei carbonati nei sedimenti marini fino ad alcune migliaia di metri di profondità. Questo meccanismo è fondamentale nel funzionamento dell'ecosfera, creando un equilibrio (più correttamente, “omeostasi”) nella concentrazione del CO2 che ha mantenuto la temperatura terrestre nei limiti compatibili con l'esistenza della vita nei passati miliardi di anni della storia del pianeta. (altro…)
AdattamentoCOPDefinizioniImpattiLoss and damageMetaforeNegoziazioniPerdite e danni climatici

I nuovi termini del negoziato sul clima – Parte 1: “Loss and damage”

Lungi dall’essere un’eventualità incerta e remota, la lista dei danni causati dai cambiamenti climatici si allunga ogni anno. E decolla quindi il dibattito su chi li debba risarcire e come. Alla COP18 di Doha si è avuta una prima autonoma deliberazione su questo tema.   Dopo aver sinteticamente riassunto i principali risultati della Conferenza UNFCCC di Doha rispetto al Protocollo di Kyoto e agli impegni a lungo termine, è importante esplorare alcuni nuovi termini, che, pur se da tempo utilizzati dagli addetti ai lavori, stanno cominciando ad avere un impatto sui negoziati internazionali sul clima e sulle attività da porre in essere a livello statale. In questo primo post si approfondiscono i termini di “loss and damage”, che proporrei di tradurre come “perdite e danni climatici”, richiamando, da un lato, il noto concetto di “danno ambientale” e, dall’altro, l’espressione di ambito assicurativo di “insured losses” per indicare le “perdite assicurate”, contrapposte alle “perdite non assicurate”.  Ritengo infatti che il tema si svolga fondamentalmente in queste due aree semantiche: il diritto e l’economia delle assicurazioni. Ma vediamo in parole semplici di che si tratta, prima di richiamare alcuni recenti documenti chiave ed infine presentare la decisione di Doha. Immaginate che la vostra lavatrice scarichi l’acqua sporca direttamente nel salotto del vostro vicino. Come pensate che reagirà? Sicuramente sarà furioso e vi chiederà di cessare immediatamente quest’intrusione. Nel dibattito sul clima, questa richiesta viene catalogata sotto il titolo di “mitigazione”. Voi potreste cercare di convincerlo che lui si deve “adattare”, cioè deve togliere il tappeto, spostare i mobili migliori lontano dal vostro scarico, eccetera. Credete che gli piacerà? Sarebbe molto strano. Voi potreste proporgli di pagare (in parte o tutto) i costi dell’adattamento. Ma lui continuerà a storcere il naso e sostenere, giustamente, che l’adattamento ha dei limiti e comunque non è la cosa prioritaria. Piuttosto vi chiederà i danni. E un giudice a cui si rivolgesse non avrebbe dubbi nel condannarvi a cessare immediatamente l’attività, a risarcire i danni (ai sensi dell’art. 2043 del Codice civile “Qualunque fatto doloso o colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno”), al ripristino delle condizioni iniziali del salotto e pure a pagare le spese legali di entrambi. Tra privati all’interno dello stesso Stato questa è la regola. Che lui si debba “adattare” alla vostra attività non rientra tipicamente tra le previsioni di legge. (altro…)
AnomalieArticoDatiGhiacciMeteorologiaRecordTemperature

Temperature globali del 2012, ancora in zona medaglia

Il 2012 appena passato ci ha lasciato in eredità una ricca messe di situazioni meteorologiche interessanti ed estreme e il record della minore estensione mai vista di ghiacci marini artici. A livello di temperature, il 2012 globalmente è stato l’ennesimo anno caldo, più caldo anche della media del trentennio più recente di riferimento, ma ormai – ahimè - questa non è più una notizia…   È già passato un altro anno, ed eccoci quindi di nuovo qui a commentare quanto accaduto al 2012, dapprima a scala globale e poi in post successivi con uno zoom sull’Europa e sull’Italia. Al solito, mentre attendiamo i dati ufficiali che saranno diramati nei prossimi due-tre mesi dai siti istituzionali (CRU, GISS, NASA, ecc. – l’elenco dettagliato lo trovate sul post dell’anno scorso), il metodo più veloce è quello di ricorrere al database NOAA/NCEP (in particolare, ho usato questo sito). Ricordo che si tratta di dati elaborati e non grezzi: in particolare, vengono mediati su un grigliato di 2,5 gradi in longitudine e latitudine, il che equivale, alle nostre latitudini, ad un quadrato di circa 300 x 300 km2. È quindi impossibile fare considerazioni locali usando questa tipologia di dati.   1980-2010 fig. 1 - Anomalia di temperatura superficiale (in °C) nel 2012 rispetto al periodo di riferimento 1981-2010. Dati NOAA-NCEP. (altro…)
Protocollo di KyotoRecordStatisticheTemperature

2019: tanto per cambiare, ancora un anno sul podio

Come ogni anno, diamo uno sguardo alle temperature medie globali dell’anno appena terminato guardando i dati grezzi e “grigliati” NCEP/NCAR. Anche il 2019 non ha battuto il record del 2016, anno di forte fase positiva di El Niño, ma non vi è andato molto distante – questione di decimi – risultando al secondo posto (scalzando il 2017), e probabilmente si classificherà tra il secondo e il terzo posto negli elenchi dei vari database internazionali con cui siamo soliti confrontare i...
AssorbimentiforesteRimozione CO2

Le foreste ci salveranno?

Basta piantare alberi per affrontare la crisi climatica? Aumentare, mantenere e gestire sostenibilmente le foreste è necessario, ma non sufficiente. Pur se piantare nuovi alberi è molto utile, la drastica riduzione delle emissioni di CO2 legate ai combustibili fossili resta inevitabile. “Climate change? Basterebbe una foresta grande come gli Usa”. Cosi titolava il Corriere della Sera, proprio nei giorni del fallimento dellaconferenza ONU sul clima a Madrid. Attraverso un’intervista al Prof. Stefano Mancuso, noto divulgatore scientifico e molto popolare tra...
Accordo di ParigiCOPNegoziazioni

L’ambiguo insuccesso della COP25

La COP25 di Madrid è stata una delle Conferenze della Parti della Convenzione sul clima più tese e concitate degli ultimi anni, finita in grande ritardo e con l’adozione di numerosi documenti che, ancora una volta, hanno scontentato molti. Alle ore 13.55 di domenica 15 dicembre 2019 si è chiusa a Madrid la COP25, con l’adozione di numerose decisioni, disponibili sul sito UNFCCC, fra cui quelle sui punti più controversi, che qui commentiamo. I tre tavoli negoziali (la conferenza della...
Accordo di ParigiCOPNegoziazioni

La COP25 di Madrid e l’art. 6 dell’accordo di Parigi

Si è aperta in questi giorni a Madrid la COP25, la venticinquesima Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro sul Clima delle Nazioni Unite (UNFCCC), sotto la presidenza cilena. I numerosi tavoli negoziali paralleli riguarderanno principalmente altri punti tecnici relativi all’implementazione dell’Accordo di Parigi, dopo che nella precedente COP24 è stato approvato il “libro delle regole” (Katowice package). Ricordiamo quanto scritto un anno fa sui 5 errori da evitare quando si racconta una COP (“è stato un nulla di fatto”, “i...
DisinformazioneLibri

Mercanti di dubbi

È uscita la versione italiana di “Merchants of doubt” di Naomi Oreskes ed Erik Conway. Un libro importante per capire le radici della disinformazione sul tema dei cambiamenti climatici Pubblicato per la prima volta nel 2010, Mercanti di dubbi è diventato subito uno dei testi di riferimento per chi si occupa di storia della scienza, della medicina e di climatologia, e resta ancora un passaggio ineludibile per capire i rapporti tra scienza, democrazia e informazione. Secondo Naomi Oreskes ed Erik...
AppelloTraduzioni

Appello degli scienziati del mondo sull’emergenza climatica

Pubblichiamo la traduzione dell’appello uscito su Bioscience, sottoscritto da più di 11.000 scienziati da 153 paesi (elenco qui). Una sintesi efficace delle tante solide conoscenze scientifiche sul tema del cambiamento climatico, riassunte in una serie di grafici che mostrano l’inequivocabile andamento degli effetti delle attività umane e delle risposte del sistema climatico. Gli scienziati hanno l’obbligo morale di avvertire chiaramente l’umanità di ogni minaccia catastrofica e di dire le cose come stanno. Sulla base di questo obbligo e degli indicatori...
BufaleCO2DisinformazioneErrori

L’esperto di energia che fa errori madornali sul cambiamento climatico

Da un autore di molti studi su questioni energetiche ed ambientali ci si aspetterebbe la conoscenza delle basi del ciclo del carbonio e dei cambiamenti climatici. E invece… Fra i tanti (troppi) che sui quotidiani e in televisione hanno scritto e detto errori e falsità sul tema dei cambiamenti climatici, uno dei casi più strani è quello di Davide Tabarelli, fondatore e Presidente di NE – Nomisma Energia, società di ricerca sull’energia e l’ambiente, membro dell’Advisory Board dell’ENI sulla transizione...
Climalteranti.it
Dibattito

Una risposta a Beppe Severgnini: non c’è la libertà di disinformare

Sulla rubrica “Italians” del Corriere della Sera, Beppe Severgnini ha sostenuto in risposta alla lettrice Sara Milanesi la necessità di pubblicare tutte le opinioni, anche quelle che negano la scienza del clima. Pubblichiamo la replica di Paolo Gabrielli, in cui si spiega come la libertà d’opinione non dovrebbe essere confusa con la libertà di disinformare.   Lettera di Sara Milanesi Caro Beppe, che vergogna che pubblichiate lettere disinformanti come “Global Warming: e l’alto Medioevo?” di mercoledì 16 ottobre senza neppure...
DisinformazioneErroriMitomaniaTelevisioni

Un delirio a Otto e mezzo: altri record per il Prof. Battaglia

Nella puntata di Otto e mezzo del 28 settembre, il presunto esperto Prof. Franco Battaglia è riuscito a proferire 24 fra falsità e dati sbagliati sul tema dei cambiamenti climatici nei suoi 11 interventi durati in tutto 10’33”. In media, un errore ogni 26 secondi. Ogni volta che prende la parola in media riesce a dire almeno due cose sbagliate. Abbiamo scritto una lettera alla conduttrice. È stata inoltre creata su Change.org una petizione “Cambiamenti climatici: nessuno spazio per posizioni...
Premio

Premio “A qualcuno piace caldo” 2018

Il raggiungimento dell’estensione minima dei ghiacci artici è tradizionalmente l’occasione per assegnare il Premio “A qualcuno piace caldo”, “alla persona o all’organizzazione italiana che più si è distinta nel diffondere argomentazioni e notizie errate sulla fenomenologia dei cambiamenti climatici, sugli impatti e sui costi e benefici delle misure di mitigazione”. Come per l’anno 2017, in cui il premio non è stato assegnato, per l’anno 2018 i membri del Comitato Scientifico di Climalteranti non hanno trovato negli interventi sui principali quotidiani...