La COP25 di Madrid e l’art. 6 dell’accordo di Parigi
Si è aperta in questi giorni a Madrid la COP25, la venticinquesima Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro sul Clima delle Nazioni Unite (UNFCCC), sotto la presidenza cilena.
I numerosi tavoli negoziali paralleli riguarderanno principalmente altri punti tecnici relativi all’implementazione dell’Accordo di Parigi, dopo che nella precedente COP24 è stato approvato il “libro delle regole” (Katowice package).
Ricordiamo quanto scritto un anno fa sui 5 errori da evitare quando si racconta una COP (“è stato un nulla di fatto”, “i negoziati non servono, l’UNFCCC non combina nulla”, “nell’Accordo di Parigi e nel negoziato UNFCCC non ci sono impegni vincolanti”, “gli Stati Uniti si sono ritirati dall’Accordo di Parigi”, “i delegati si fanno una bella vacanza”), nonché i diversi modi per seguire da casa la COP25 (l’efficace servizio di webcast UNFCCC con cui si possono seguire tutte le plenarie del negoziato e molti altri eventi collaterali, i resoconti quotidiani dell’IISD, l’eco-blog del Climate Action Network e i bollettini giornalieri dell’Italian Climate Network).
L’art. 6 dell’accordo di Parigi: il capitolo mancante del “libro delle regole”
Uno dei temi più spinosi che sarà trattato nella COP madrilena sarà la definizione delle regole sui Meccanismi di mercato, previsti all’art. 6 dell’Accordo di Parigi. Questo articolo prevede la possibilità di ampie forme di collaborazione tra gli Stati che hanno ratificato l’Accordo e che sono interessati ad una implementazione congiunta dei rispettivi impegni nazionali volontari (NDC). In sostanza, con i meccanismi previsti dall’art. 6 si cerca di disciplinare la possibilità che uno degli Stati contabilizzi come proprie delle riduzione delle emissioni che avvengono sul territorio di un altro Stato; solo il primo Stato potrà utilizzare tali riduzioni nella propria contabilità nazionale, se ne ha finanziato la realizzazione. Sono previsti sia meccanismi di mercato (in cui c’è uno scambio di diversi tipi di certificati di riduzione delle emissioni) sia approcci non basati sul mercato del carbonio.
Come per i precedenti meccanismi flessibili previsti dal Protocollo di Kyoto (il Clean Development Mechanism – CDM, e il Joint Implementation – JI) lo scopo di questi meccanismi è di favorire la riduzione delle emissioni dove è economicamente più conveniente, e nello stesso favorire il trasferimento tecnologico fra diversi Paesi.
Rimandando per i dettagli al testo dell’art. 6 è riportato in Appendice a questo post, o a ottimi documenti esplicativi come “Negotiating cooperation under Article 6 of the Paris Agreement” dell’ European Capacity Building Initiative, riportiamo gli aspetti principali in discussione,
Il lavoro negoziale fino ad oggi svolto sull’Articolo 6 ha delineato tre tipologie di strumenti di cooperazione per la riduzione congiunta delle emissioni:
- ITMO (Internationally Transferred Mitigation Outcomes), crediti trasferiti a livello internazionale derivanti da approcci cooperativi bilaterali o multilaterali fra due o più Paesi. Si tratta di tipologie di crediti previsti dall’articolo 6.2.
- A6.4ER (emission reduction credits), derivanti da progetti (simili ai progetti CDM) svolti in un dato Paese, accreditati dall’UNFCCC, e quindi utilizzabili da altri Paesi, come previsto dall’articolo 6.4
- NMA (non-market based approaches), previsti dall’articolo 6.8, consistono in diverse forme di strumenti finanziari non basati sul mercato (che non comportano il trasferimento di crediti corrispondenti ad un dato risultato raggiunto da un paese all’altro), relativi sia alla mitigazione che all’adattamento, al trasferimento tecnologico al capacity-building
Uno dei nodi fondamentali da sciogliere riguarda i diversi tipi NDC esistenti e la possibilità di utilizzare tali meccanismi di mercato. Per gli NDC che prevedono, come target, una riduzione di emissioni, l’accesso ai meccanismi di mercato risulta abbastanza agevole: la metrica che verrà utilizzata sarà, come nei meccanismi di mercato del Protocollo di Kyoto, la tonnellata di CO2 e si possono prevedere strumenti che evitino il doppio conteggio di tali quantità.
Molto diverso risulta il discorso per quei paesi che non hanno nell’NDC un obiettivo quantificato in termini di riduzione di CO2, ma in termini di intensità energetica, superficie afforestata, uso delle fonti rinnovabili (come ad esempio la Cina e l’India). Ipotizzare l’accesso ai meccanismi di mercato di tali paesi non risulta semplice, soprattutto considerando le metriche diverse (kW di rinnovabili installate, ettari di superficie afforestata, ecc.), e la necessità di non contabilizzare due volte la stessa riduzione di emissione.
La COP25, e la CMA (conferenza delle parti firmatarie dell’Accordo di Parigi) dovranno decidere diversi aspetti operativi e complessi relativi a questi meccanismi: le procedure di approvazione e reporting, le modalità del trasferimento e di contabilizzazione ai fini del raggiungimento degli NDC dei singoli Paesi, le modalità di transizione dai vecchi meccanismi di mercato costruiti nell’ambito del protocollo di Kyoto (es. il CDM), i rapporti con eventuali meccanismi previsti da soggetti privati (esempio i crediti CORSIA – Carbon Offsetting and Reduction Scheme introdotti per l’Aviation internazionale), come evitare il doppio conteggio degli impegni da parte di più Stati, come garantire “l’addizionalità” delle riduzioni previste da questi meccanismi, il ruolo di eventuali crediti da progetti di rimozione di CO2 o di metano (CH4), quali istituzioni incaricare di sovrintendere all’attuazione dei diversi meccanismi, ecc.
Un compito certo non facile per i negoziatori.
Testo di Stefano Caserini e Marina Vitullo
Appendice: l’Articolo 6 dell’Accordo di Parigi
1. Le Parti riconoscono che alcune Parti scelgono volontariamente di cooperare nell’attuazione dei loro contributi determinati a livello nazionale per accrescere l’ambizione delle loro azioni di mitigazione e adattamento e promuovere lo sviluppo sostenibile e l’integrità ambientale.
2. Le Parti, quando si impegnano a livello volontario in approcci cooperativi i cui risultati di mitigazione sono trasferiti a livello internazionale ai fini del raggiungimento dei loro contributi determinati a livello nazionale, promuovono lo sviluppo sostenibile e assicurano l’integrità e la trasparenza ambientali, anche in materia di governance, e applicano un metodo di calcolo rigoroso per garantire, inter alia, che si eviti la doppia contabilizzazione, in linea con l’orientamento adottato dalla Conferenza delle Parti che agisce come riunione delle Parti all’Accordo di Parigi
3. L’utilizzo di risultati di mitigazione trasferiti a livello internazionale per raggiungere i contributi determinati a livello nazionale in conformità con il presente Accordo è volontario e autorizzato dalle Parti che vi partecipano.
4. È istituito un meccanismo per contribuire alla mitigazione delle emissioni di gas a effetto serra e promuovere lo sviluppo sostenibile, sotto l’autorità e la guida della Conferenza delle Parti che agisce come riunione delle Parti all’Accordo di Parigi, rivolto alle Parti, che possono scegliere di utilizzarlo. Esso è gestito da un organo designato dalla Conferenza delle Parti che agisce come riunione delle Parti all’Accordo di Parigi e che mira a:
- promuovere la mitigazione delle emissioni di gas a effetto serra, allo stesso tempo promuovendo lo sviluppo sostenibile;
- incentivare e facilitare la partecipazione, nella mitigazione delle emissioni di gas a effetto serra, di soggetti pubblici e privati autorizzati da una Parte;
- contribuire alla riduzione dei livelli di emissione nel Paese ospitante, il quale trae beneficio dalle attività di mitigazione risultanti in riduzioni di emissioni che possono anche essere usate da un’altra Parte per ottemperare al proprio contributo determinato a livello nazionale; e
- produrre una complessiva mitigazione delle emissioni globali.
5. Le riduzioni di emissioni che risultano dal meccanismo di cui al paragrafo 4 del presente articolo non sono usate per dimostrare che la Parte ospitante ha conseguito il suo contributo determinato a livello nazionale, nel caso esse siano impiegate da un’altra Parte per dimostrare il conseguimento del proprio contributo determinato a livello nazionale.
6. La Conferenza delle Parti che agisce come riunione delle Parti all’Accordo di Parigi garantisce che una quota dei proventi delle attività di cui al meccanismo menzionato al paragrafo 4 del presente articolo, sia impiegata per coprire le spese amministrative e per aiutare le Parti che sono Paesi in sviluppo e che sono particolarmente vulnerabili agli effetti negativi dei cambiamenti climatici a sostenere i costi dell’adattamento.
7. La Conferenza delle Parti che agisce come riunione delle Parti all’Accordo di Parigi adotta le regole, le modalità e le procedure del meccanismo di cui al paragrafo 4 del presente articolo in occasione della sua prima sessione.
8. Le Parti riconoscono l’importanza degli approcci non di mercato, integrati, olistici ed equilibrati che siano messi a loro disposizione per assisterle nell’attuazione dei loro contributi determinati a livello nazionale, nell’ambito dello sviluppo sostenibile e dello sradicamento della povertà, in modo coordinato ed efficace, anche, inter alia, attraverso mitigazione, adattamento, finanza, trasferimento di tecnologia e rafforzamento delle capacità, ove opportuno. Tali approcci tendono a:
- promuovere l’ambizione di mitigazione e adattamento;
- aumentare la partecipazione del settore pubblico e di quello privato nell’attuazione dei contributi determinati a livello nazionale; e
- favorire opportunità di coordinamento tra gli strumenti e i meccanismi istituzionali pertinenti.
9. È definito un quadro generale per gli approcci non di mercato per lo sviluppo sostenibile al fine di promuovere gli approcci non di mercato di cui al paragrafo 8 del presente articolo.
85 responses so far
Grazie per l’ottima sintesi! La discussione su market & non-market mechanisms ha ormai molti anni. Vorrei segnalare una submission che su questi temi la Fondazione Lombardia per l’Ambiente fece, anche con una qualche mia partecipazione, all’UNFCCC nel 2011:
https://unfccc.int/resource/docs/2011/smsn/ngo/229.pdf
nella quale si evitava la reciproca inimicizia tra le due tipologie:
it is crucial to have an integrated approach that embraces all aspects of the
regional governance, in order to lead to a shift in lifestyles, mobility, production,
communication, settlements, by mixing both vertical (sectoral) targets and measures with cross-sectoral policies, including territorial cooperation and partnership agreements with several stakeholders.
This overarching approach should include consumption, production, waste, sourcing of raw materials, lifestyles and values. Moral arguments are as important as economical ones.
Climate policies should not be just defensive financial accounting but should nurture the
green economy, green jobs, appropriate skills in the workforce and should prevent climate change impacts.
Buona lettura 🙂
Non conosco le cifre nel dettaglio, ma ho sempre saputo che gli accordi vari mirano a ridurre le emissioni di anidride carbonica, non certo ad azzerarle.
A parte il fatto che tali accordi non vengono – com’è naturale attendersi – rispettati, ovvero le emissioni anno dopo anno aumentano, il ridurne l’incremento ha un senso?
Si finisce col dare ragione a Giuliano Ferrara che dice: perché sovvertire il nostro sistema di vita quando ormai l’anidride carbonica è già in eccesso?
Infatti, impostare tutto il discorso sulla speranza che riducendo gli incrementi l’aumento di temperatura sia meno grave non ha alcun senso.
Serve solo a guadagnare tempo, a rimandare i problemi a domani.
Come succede riguardo alla finanza. Nel 2008 si assiste a una delle più gravi crisi di ogni tempo e le reazioni sono: sì, in effetti qualcosa dobbiamo cambiare, dateci un po’ di tempo. E nulla è cambiato.
E così è per tutto.
Non si può avere la globalizzazione, l’orgasmo quotidiano per le tonnellate di mele e pere che dal Cile arrivano in Europa, le infrastrutture sempre più elefantiache, i sistemi produttivi sempre più delocalizzati e centralizzati, e pensare seriamente di ridurre le emissioni di CO2.
Mi scusi sig.Armando, ma non comprendo molto il suo ragionamento.
Perchè, se ho capito bene, allora sarebbe come dire che siccome è da vent’anni che fumo e ho già alcuni problemi di salute è inutile pensare di ridurre gradualmente le sigarette, oppure visto che mi alimento senza limiti e sono evidentemente sovrappeso è inutile che cominci a rivedere la mia dieta e inizi a dimagrire un pò.
Secondo la mia logica, questi e molti altri che si potrebbero ancora fare, sono gli esempi concreti e quotidiani, per evidenziare la fallacia del suo ragionamento e di tutti quelli che la pensano come lei, Ferrara compreso.
Mi scusi per la franchezza.
Esatto. Non avrebbe potuto trovare esempio migliore, confermando che il mio ragionamento è corretto.
Se io fumo e sto ingrassando, il medico non mi dice riduca le sigarette e cerchi di mangiare un po’ meno fino a che, fra uno o due anni, sarà obeso ma stabile.
Mi dice: smetta subito di fumare e cerchi di raggiungere il suo peso forma il più presto possibile, compatibilmente con le esigenze dell’organismo.
Altrimenti faccia come le pare.
Anche i primissimi modelli climatici, pur fatti senza supercalcolatori, erano piuttosto accurati sugli effetti dei gas serra sul clima, e il famoso lavoro di Hansen, “che esagerò il riscaldamento del 50%” secondo i negazionisti, sbagliò solo perchè non considerò il calo del rilascio in atmosfera dei CFC e del metano che sarebbe avvenuto dagli anni ’80 in poi
https://www.sciencealert.com/decades-old-climate-models-did-make-accurate-predictions
Armando,
[il medico] Mi dice: smetta subito di fumare e cerchi di raggiungere il suo peso forma il più presto possibile, compatibilmente con le esigenze dell’organismo
E’ proprio quello che i climatologi hanno ripetuto al paziente per quasi vent’anni. Siccome non voleva saperne, dal 1992 (vertice di Rio) hanno provato a spiegargli che il suo stato si è aggravato e che oltre a smettere di fumare, deve perdere peso più rapidamente.
Altrimenti faccia come le pare
Qui l’analogia non vale più. Se lei continuasse come prima rovinerebbe soltanto la propria salute, non quella della popolazione mondiale.
Pazza idea….per raffreddare la Terra eliminiamo il ghiaccio artico
Le cose climatiche devono stare diventando veramente preoccupanti, se agli scienziati cominciano a venire in mente idee così bizzarre. Questo è quello che viene da pensare dopo aver letto la proposta per raffreddare le Terra, avanzata da Julian Hunt, ricercatore alla IIASA. La sua idea è quella di fa scomparire del tutto la calotta artica, così che il mare intorno al Polo Nord, esposto all’aria nelle notti polari, si raffreddi molto meglio di quanto faccia ora, a causa della copertura isolante del ghiaccio. In questo modo l’Artico farebbe da radiatore al pianeta. Per far scomparire il ghiaccio Artico i ricercatori propongono di rendere quelle acque più salate, e quindi più dense, così che l’acqua calda della corrente del Golfo non si immerga sotto di esse, ma vi passi sopra, tenendole costantemente sopra lo zero, anche in inverno. Oltre al raffreddamento del pianeta, si otterrebbe anche di rendere l’Oceano Artico sempre navigabile. Per ottenere ciò propongono di bloccare alcuni grandi fiumi canadesi e siberiani, usando la loro acqua per irrigare terre a sud, rimescolare il mare polare superficiale e profondo con decine di migliaia di pompe, e impedendo ai ghiacciai della Groenlandia di scaricare troppi iceberg in mare, tramite muraglie sottomarine. Insomma, uno scherzetto di lavoro, dalle conseguenze sul meteo e sugli ecosistemi terrestri del tutto imprevedibile, ma certo non di poco conto, potenzialmente catastrofico…. se questa è la soluzione, forse è meglio tenerci il cambiamento climatico.
SN Applied Sciences DOI: 10.1007/s42452-019-1755-y
Ho più volte detto qui che spero ci sia una “Norimberga” per le corporation e scienziati che sapevano del cambiamento climatico e non hanno fatto nulla per cambiare rotta o avvisare l’opinione pubblica, e, anzi, hanno portato avanti campagne negazioniste, ritardando, forse in modo fatale, l’azione.
Ma i pochi che hanno commentato questa idea, hanno detto che esageravo.
Pare invece che la Commissione sui diritti umani delle Filippine cominci ad accarezzare l’idea di qualcosa di simile…
CLIMA, COMMISSIONE DICHIARA CHE ENI E ALTRE 46 AZIENDE POTREBBERO ESSERE INCOLPATE DI VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI CAUSATE DAI CAMBIAMENTI CLIMATICI
MADRID, 11.12.19 – La Commissione sui diritti umani delle Filippine (CHR), rappresentata dal Commissario Roberto Cadiz, ha annunciato nelle scorse ore durante la COP25 che 47 società – tra cui Eni, Shell, Italcementi, ExxonMobil, Chevron, BP, Repsol e Total – potrebbero essere considerate legalmente ed eticamente responsabili per violazioni dei diritti umani nei confronti degli abitanti delle Filippine colpiti dagli impatti dei cambiamenti climatici.
La Commissione inoltre ha segnalato che la condotta di alcune delle società sotto indagine potrebbe essere considerata ostruzionistica e responsabile di offuscamento intenzionale e negazionismo climatico, con possibili conseguenze legali.
Per la CHR le persone colpite dai cambiamenti climatici, i cui diritti umani siano stati drammaticamente danneggiati, dovrebbero avere accesso ad un risarcimento. Il che equivale a dire, in sintesi, che i grandi inquinatori e le altre società hanno la responsabilità di tutelare i diritti umani in caso di emergenza climatica.
Questa investigazione è la prima al mondo nel suo genere e la sua risoluzione dovrebbe diventare un precedente per future controversie climatiche, nelle Filippine e in altri Paesi. L’indagine è partita in seguito a una petizione presentata nel settembre 2015 da alcuni sopravvissuti a disastri climatici insieme a diversi esponenti della società civile, tra cui Greenpeace South Asia. Eventi estremi come il tifone Hayian/Yolanda che, nel novembre 2013, si è abbattuto proprio sulle Filippine, causando tra le 6 e le 10 mila vittime.
I firmatari della petizione avevano chiesto alla Commissione anche di sollecitare le aziende a presentare i propri piani d’azione per eliminare, contrastare e prevenire gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici.
«Plaudiamo alla dichiarazione della Commissione sui diritti umani delle Filippine», afferma Yeb Saño, Direttore Esecutivo di Greenpeace South East Asia. «Questo è un momento storico per le persone e per il Pianeta e una vittoria importante in fatto di giustizia climatica».
Per Greenpeace questo passo segna l’inizio della fine della morsa dell’industria dei combustibili fossili sul sistema decisionale. Per la prima volta, le grandi compagnie che inquinano vengono considerate responsabili per violazioni dei diritti umani conseguenza dei cambiamenti climatici.
In tutto il Pianeta è in crescita il numero di casi legali – già avviati o in fase di partenza – collegati a questioni climatiche. Grazie alla conclusione di questa indagine, molte più comunità saranno spinte ad agire contro quelle compagnie che ricavano grandi profitti a danno delle persone.
«Questa è una rivincita che ripaga gli sforzi delle comunità che sono in prima linea per chiedere giustizia climatica», continua Saño. «Chiediamo alle persone di tutto il mondo di supportare questa richiesta di giustizia e di fare pressione sui governi e le società responsabili, per accelerare il processo di transizione verso le fonti di energia rinnovabili e evitare gli effetti peggiori del cambiamento climatico», conclude.
https://heated.world/p/the-paris-agreement-is-on-the-verge
La tendenza è quella di sfuggire alle proprie responsabilità, ovviamente.
Uno strumento concettuale, su come attivisti, imprenditori e politici dovrebbero rispondere alle richieste dei movimenti dei giovani per il clima.
https://www.eurekalert.org/pub_releases/2019-12/ifas-rfr121119.php
* Dirth, E. (2019): The Futuring Tool: A Toolkit for Responding to the Demands of the Fridays for Future Movement (for Governments). – IASS Brochure.
DOI: http://doi.org/10.2312/iass.2019.049
* Dirth, E. (2019): The Futuring Tool: A Toolkit for Responding to the Demands of the Fridays for Future Movement. 2nd Edition (for NGOs and businesses). – IASS Brochure.
DOI: http://doi.org/10.2312/iass.2019.050
* Dirth, E. (2019): Processes for Just Future-Making: Recommendations for Responding to the Demands of the Fridays for Future Movement. – IASS Policy Brief, 2019, 9.
DOI: http://doi.org/10.2312/iass.2019.053
Pedrocchi colpisce ancora…
http://www.meteoweb.eu/2019/12/il-clima-globale-cambia-quanta-colpa-ha-luomo-lilluminante-volume-di-ernesto-pedrocchi-smaschera-falsita-e-allarmismi-dellagw/1358817/
Ebbi modo di interloquire con Pedrocchi al termine di un incontro organizzato dall’Icei una quindicina di anni fa. Solita roba, una relazione poverissima di dati, di analisi, di ragionamento, di tutto. E questo ci può stare, non tutti sono nati brillanti. Quello che mi fece cascare le braccia fu un lucido con una dichiarazione di Schneider secondo cui non vi era alcun dato che facesse pensare ad un innalzamento delle temperature. Non so quale fosse lo scopo di quella citazione, nell’auditorium saremmo stati in due ad aver letto il libro di Schneider, per cui che senso aveva riportarla? La data della dichiarazione era il 1975. Essendo uno scienziato, in presenza di nuovi dati, Schneider cambiò semplicemente idea.
La COP si sta prolungano molto oltre il termine.. siamo alle fasi finali.. le Parti sembrano ancroa molto lontane. E’ stata convocata una plenaria alle 16. Vediamo se viene rinviata ancora. In ogni caso, si segue qui https://unfccc-cop25.streamworld.de/live
Qui https://unfccc-cop25.streamworld.de/ondemand invece ci sono i video di tutte le plenarie precedenti di queta COP (e anche conferenze stampa e alcuni side event), compresa quella tesa di stamattina
https://www.repubblica.it/esteri/2019/12/14/news/madrid_cop25_fallimento_vertice_clima-243506842/?ref=RHPPLF-BH-I243507755-C8-P3-S1.8-T1
“col passare delle ore, nonostante le rassicurazioni della presidenza cilena, è stato sempre più chiaro che si era in bilico tra il semplice fallimento e il fallimento totale: troppo distanti le posizioni sui tre temi cruciali…”
Attendo con impazienza un vostro commento.
Le cose stanno andando davvero così?
grazie, e, e per quanto possibile, buona domenica a tutti
Comunicato Ansa: «Clima, fallisce la Cop25».
Ma vah…?! Chi l’avrebbe mai detto…
Anche Greta ha dichiarato il fallimento della Cop25, del resto se le idee partorite
sono del tipo “far scomparire del tutto la calotta artica, così che il mare intorno al Polo Nord, esposto all’aria nelle notti polari, si raffreddi molto meglio di quanto faccia ora…”
non cè molto da stupirsi…
Quanto ci è costata in termini economici e di emissioni di CO2 questa COP25 ??
Battaglia, un personaggio che si nutre di schadenfreude. Ma vah, chi l’avrebbe mai detto.
Il molesto Heartland Battaglia, è intelligente come un polacco del 1939, che avesse esultato per il fallimento del Patto di Monaco.
Lui pensa che questo sia una specie di match calcistico, dimostrando ancora una volta che Greta è più matura di lui.
Alsarago, abbiamo pensato allo stesso avvenimento, ma io non pensavo ai polacchi. C’è un aneddoto interessante sul fallimento di Monaco: Daladier rientrò in Francia pieno di vergogna e col timore di essere linciato. Accolto invece da una folla esultante mentre scendeva dall’aereo, si racconta che mormorò “Ah, les cons!”. L’aneddoto mi risulta di Sartre, per la traduzione, mi affido al vostro intuito (non chiederò l’aiuto di Madame Coyaud, noblesse oblige). Lascio al vostro intuito il rintracciare ogni ulteriore possibile analogia.
Al di là degli scarsi esiti della COP25, di cui a breve scriveremo, una cosa è certa: se Battaglia venisse a raccontare le sue tesi in questi consessi, verrebbe preso per matto. Anche chi ostacola impegni più decisi di riduzione delle emissioni, ormai dà per scontato e non sogna neppure di mettere in discussione la gravità della situazione (figuriamoci le responsabilità umane sulle variazioni climatiche).
Per non dire del mondo business: ascoltarsi ad esempio l’intervento nella plenaria finale del rappresentante delle Business-NGO, qui https://unfccc-cop25.streamworld.de/webcast/cop-cmp-cma-closing-plenary-blank-template-2 al minuto 3.47.40
@ Franco Battaglia
Ma c’è stata qualche COP che non è fallita secondo lei o falliscono proprio tutte?
@Stefano Cesarini e Co. Ci aggiornereste sui fallimenti dell’ultima COP? pur non condividendo la vostra visione del problema, sapere se c’e’ qualcosa di positivo da salvare fa sempre bene.
@antonio
Dunque, gli obiettivi oggigiorno sembra che siano emissioni -50% per il 2030 e zero per il 2050. Forse non sono aggiornato, forse non ho capito niente e SC troverà sicuramente un errore. Ma, never mind:
Io invece son pronto a dichiarare un successone di tutte le Cop quando le emissioni globali di CO2 saranno 1% minori di quelle del 1990. Anzi, di più, quando saranno uguali a quelle del 1990. Basta?
Scommetto che avrete da ridire anche su questo…
@nah su schadenfreude…
lei non ha capito nulla: per me è stata una buona notizia, oltre che, in realtà, nessuna notizia, visto che era prevedibile: avevo previsto 20 anni fa l’insuccesso di questa cop. previsione priva di merito: era come prevedere che, passata la notte, sarebbe sorto il sole.
Emissioni di CO2 pari zero in 30 anni significa che da domani bisognerebbe iniziarea costruire
centinaia ( forse migliaia , ma qualcuno ha mai fatto dei calcoli in merito ? ) di centrali nucleari
perché non credo che le rinnovabili con l’attuale grado di efficienza possano sostituire le fonti fossili.
Quindi con le attuali conoscenze o parliamo di nucleare oppure è un’utopia, detto questo la ricerca deve continuare a trovare fonti alternative e il più possibile pulite perché il fossile è una risorsa finita.
Khai, ci sono decine di studi in merito a come sostituire i fossili nel mondo con altre fonti di energia, con o senza nucleare
Questo è uno dei più famosi (e criticati, perchè la fa un po’ troppo facile…)
https://web.stanford.edu/group/efmh/jacobson/Articles/I/CountriesWWS.pdf
A mio parere il nucleare in effetti faciliterebbe la transizione, ma solo perchè piace tanto all’industria e alle grandi utilities, che gli farebbero ponti d’oro, ma probabilmente una transizione basata sul nucleare costerebbe di più, sarebbe osteggiata in gran parte del mondo, avrebbe tempi biblici e metterebbe una valanga di problemi sotto al tappeto, a cui dovrebbero pensare le prossime generazioni (again…).
Oltre al rischio di avere tante altre Fukushima o casi Iran/Corea del Nord, in giro per il pianeta.
Quindi, credo che ci dobbiamo rassegnare a contare solo sulle rinnovabili, che comportano una transizione più profonda e complicata del sistema, per la loro “diffusione sul territorio” e non programmabilità, ma anche molto più tecnologicamente più interessante e innovativa (pensa alle connessioni fra Rete digitale e Rete dell’energia fatta di milioni di produttori/consumatori), e molto più radicale quanto a “pulizia finale” del sistema (per dire, addio a tutte le tensioni e guerre per le risorse energetiche, che vediamo intorno a noi).
Heartland Battaglia: “Io invece son pronto a dichiarare un successone di tutte le Cop quando le emissioni globali di CO2 saranno 1% minori di quelle del 1990. ”
E’ come se un no-vax, che abbia appena finito la sua dura fatica giornaliera di riempire i social di fake news sulla pericolosità dei vaccini, dicesse “Sono pronto a dichiarare un successone l’eliminazione totale del morbillo dal pianeta. O com’è che non ci si riesce?”.
@alsarago58 quindi lei è anche esperto di vaccini oltre che di climatologia ?
e affronta gli stessi ( oltremodo direi vasti ) argomenti con lo stesso rigore scientifico ?
E bisogna sempre seguire in pensiero unico, il mondo non è o bianco o nero , non tutti i vaccini sono
uguali vanno ponderati i rischi, che sono comunque presenti, e benefici.
Trovo un errore madornale e che poco ha a che fare con la scienza il fatto di ridurre ogni argomento
trattato ad una dicotomia tra i buoni : salviamo il mondo che brucia e pro-vax e i cattivi negazionisti ( che parola orribile ) e quindi per forza no-vax.
Benetti, io non sono esperto di nulla, seguo le conclusioni della comunità scientifica, mi guardo intorno per vedere le conseguenze delle campagne dei “negazionisti” (mai parola fu più adatta a definirli…) e non credo alle assurde arrampicate sugli specchi e complottismi dei vari Battaglia e No-vax.
Se tu invece pensi che loro siano i “nuovi Galileo”, tanti auguri…
@alsarago58 visto che non sei esperto di nulla e queste quindi sono chiacchere da bar,
stai solo attento a non cadere nel tranello del pensiero unico, perchè oggi chi ha idee non conformi è un negazionista.
Esatto.
Oggi Keynes verrebbe considerato un sovranista.
Una delle menti più raffinate della storia verrebbe trattato come un paria.
@ Franco Battaglia “Dunque, gli obiettivi oggigiorno sembra che siano emissioni -50% per il 2030 e zero per il 2050. Forse non sono aggiornato, forse non ho capito niente e SC troverà sicuramente un errore”
Non serve scomodare Caserini, l’obiettivo è emessioni nette zero, non emissoni zero.
“Io invece son pronto a dichiarare un successone di tutte le Cop quando le emissioni globali di CO2 saranno 1% minori di quelle del 1990. Anzi, di più, quando saranno uguali a quelle del 1990. Basta? ”
Quindi se deviano dal business as usual e si riducono del 20% dei prossimi 10 anni dirà ancora che le COP non servono a nulla? E perchè mai? Tutti gli scienziati valutano l’effetto delle politiche, in tutti i settori, rispetto ad uno scenario di riferimento. Ha molto poco senso solo un obiettivo assoluto, per giudicare una politica ambientale
“avevo previsto 20 anni fa l’insuccesso di questa cop”…
questa mi sembra roba da Mago Otelma.
Ma aveva previsto il fallimento di tutte le COP, COP21 e COP24 comprese per dire?
Si Benatti, sono banalissimo: non essendo esperto su certi temi, mi fido di chi li ha studiati per anni, ha fatto ricerca su di loro, e pubblica le sue conclusioni su riviste serie. E perciò ne riporto e ne difendo le conclusioni
Capisco che tanta logica sia noiosa.
Molto più frizzanti e fantasiosi sono invece quelli “che non credono al pensiero unico”, che, tradotto, vuol dire che fanno shopping di idee sui social, e quando vedono un video di YouTube che confermi le loro fissazioni e sensazioni di pancia, lo eleggono a verità assoluta, e ciò che lo contraddice viene da allora etichettato come “macchinazioni delle multinazionali”.
Queste furbissime, informatissime persone, sono del resto in buona compagnia: vanno a braccetto di suprematisti, sovranisti, creazionisti, islamisti e tanti altri “isti”, che vedono la scienza moderna come il fumo negli occhi, e sono accomunati, guarda caso, dall’essere tutti assatanati contro la climatologia (e alcuni pure contro le vaccinazioni).
Mi ricordo per esempio l’intervento del famoso immunologo Matteo Salvini, che decretò, dall’alto della sua competenza, che 11 vaccini erano troppi, mentre la Lega è l’unico partito italiano che promuove interventi clima negazionisti, a cui non manca mai Heartland Battaglia, il mago Scafetta e il suo Grafico Magico, e Annibale Zichichi e i suoi elefanti.
Dicevano i nostri nonni, se vuoi capire una persona, guarda quelli con cui si accompagna.
Antica saggezza…
Scusi, ma lei non era quello che sosteneva che gli accordi commerciali riducono i prezzi fino a dieci volte?
Credo che neanche Otelma oserebbe spingersi fino a questo punto…
@alsarago58 se non è pensiero unico questo …. si tenga pure stretta la “sua” verità…
@ Giovanni
Ci stiamo lavorando, personalmente devo ancora leggere alcuni documenti; è finita ieri alle 14… è una settimana difficile..
Benatti, se ancora ti sfugge la differenza fra filosofia e scienza, non te la posso certo spiegare io….
@alsarago58 la vedo un pò in confusione quando dice “non essendo esperto su certi temi, mi fido di chi li ha studiati per anni” conferma che Lei non è uomo di scienza ( ma uomo di fede ) e come me cerca di capire come stanno le cose, solo che Lei ha la presunzione di “aver capito” e tutti quelli che non la pensano come Lei sono negazionisti, che persona democratica.
Benatti, questo non è un blog per dispute personali. Ripeto solo, studiati la differenza fra metodo scientifico e quello usato da altri campi del sapere umano basati su “opinioni”.
@alsarago58 anche lei dovrebbe approfondire l’argomento.
Saluti
Salve,
ad oggi mi sembra che tutti quei titoli di inconcludenza in merito a COP ritornino prepotentemente.
Vi segnalo il seguente link, farà molto riflettere:
https://www.globalresearch.ca/climate-money-trail/5690209
M.
Riflettere?
Sito cospirazionista, articolo senza alcun senso.
C’è poco da riflettere:
“Whatever one may believe about the … risks of global warming creating a global catastrophe of 1.5 to 2 degree Celsius average temperature rise in the next roughly 12 years …”
non è un bell’inizio; il fraseggio è confuso e fuorviante, mentre il concetto di base è sbagliato: il GW non “crea” la catastrofe, bensì è esso stesso la catastrofe!
Il resto del pippone non lo capisco, sarà anche vero, chi lo sa, solo che riguarda economia/finanza, e quindi non ha rilevanza nello studio di cause e di effetti del GW.
Verso la fine si affaccia il negazionismo, non quello preistorico che il GW non esiste, ma quello un po’ più avanzato che esiste ma è colpa del Sole:
“.. the sun and its energy have orders of magnitude more to do with [Climate] than mankind ever could …”
Vabbe’
“The fifth Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) report states with 95 percent confidence that humans are the main cause of the current global warming” [1]
Più sotto c’è un grafico anomalia termica / attività solare; correlazione: zero.
…
Ecco fatta la riflessione.
Saluti.
R
=========
1: https://skepticalscience.com/ipcc-human-caused-global-warming-attribution-confidence.htm
….
Il negazionismo è impermeabile ai dati scientifici.
Il fatto che il consenso fra i climatologi sia del 97% implica che c’è un 3% che la pensa diversamente.
Per un negazionista il 3% basta e avanza.
Anche un 1% sarebbe più che sufficiente.
L’articolo citato serve solo a fare casino, non ha un impianto logico, vuole solo suggerire subliminalmente che il problema del clima è una bufala perché dietro ci sono le istituzioni finanziarie che ci guadagnano. La tesi è solo suggerita, non espressa in modo esplicito, perché in questo caso il lettore reagirebbe con un: ok, e dove sono le prove? La tecnica consiste nell’inserire nel cervello del lettore due fatti slegati lasciando che sia il cervello a creare un nesso.
@Renato come fa ad essere certo che il sole non abbia influenza anche minima sul clima della terra ?
Come si spiegano periodi caldi e freddi nelle ere passate ?
Inoltre non è lecito aspettarsi che industria e finanza si stiano preparando per trarre il maggior profitto economico da quella che sarà la nuova età dell’ oro ovvero il green new deal ?
Chiedere a un negazionista di usare la logica, è come chiedere a un cane di ballare il cha cha cha…o forse ho sbagliato analogia….il cane ci può riuscire…
Se domani scoppiasse una epidemia, chiaro che chi produce i farmaci per combatterla ci guadagnerebbe. Ma questo non significa che l’epidemia non esista (ci sono i morti per strada…). o che sia stata creata dai perfidi industriali di Big Pharma (magari è partita da un omino che ha mangiato il pollo o il maiale sbagliato in Cina).
Ma, naturalmente, il cospirazionista, vede la cosa al contrario: esiste un problema? E allora ci deve essere il “Joker” di turno, il supercattivo che lo ha causato. Quindi via con il “cui prodest” e con il “follow the money” per trovare il colpevole, senza distinguere fra problemi causati veramente dal capo della Spectre, dall’intera umanità, dalla natura o dalla semplice sfiga…
A proposito del fatto che ci sarà chi, se sopravviveremo…, si arricchirà con il cambiamento climatico, mentre “ci salva”, mi sono ricordato di una notizia di qualche mese fa.
La grande industria del futuro? Scordatevi l’auto elettrica, sarà il riciclo della CO2
Ormai ben pochi sperano che si riuscirà a tagliare le emissioni di CO2 abbastanza rapidamente da restare sotto a 1,5°C, e sempre di più anche sotto ai 2°C. Se così sarà, per evitare una catastrofe climatica non resterà che rimuovere dall’aria la CO2 in eccesso, per una quantità fra 300 e 1000 miliardi di tonnellate. Secondo il chimico Emily Carter, della UCLA, questa impresa potrebbe formare una enorme industria in futuro, che svolgerà il compito con una decina di metodi diversi, dal piantare foreste, all’usare la CO2 per fare plastiche e combustibili, oppure semplicemente pomparla nel sottosuolo. Il costo medio di questo lavoro dovrebbe aggirarsi sui 100 $ a tonnellata, il che vorrà dire che in molti casi spetterà ai governi dare degli incentivi per portare avanti la “pulizia” dell’atmosfera. In alcuni casi, però, le cose potrebbero anche essere profittevoli di per sé: per esempio costruire alcune plastiche dalla CO2 potrebbe essere più economico che partendo da idrocarburi, così come usarla per realizzare carburante per aerei potrebbe essere competitivo con quelli convenzionali.
Nature, 2019; 575 (7781): 87 DOI: 10.1038/s41586-019-1681-6
La mia impressione (sì sono un po’ complottista pure io…) è che questa gigantesca industria della rimozione della CO2, sarà la nuova veste in cui appariranno in futuro le varie Exxon, Gazprom, Aramco, & C, e i relativi capitali e brevetti, chiusi in cassaforte in attesa del momento giusto per usarli…prima guadagnano dall’imbottire l’atmosfera di CO2 e poi dal ripulirla.
Basta con discussioni oziose. Le prove provate abbondano, i fatti parlano chiaro, ad esempio in Australia:
Tuesday’s average maximum 0f 40.9C was Australia’s hottest ever and follows the driest and second warmest spring on record
https://www.theguardian.com/world/2019/dec/18/australia-experiences-hottest-day-on-record-and-its-worst-ever-spring-bushfire-danger
https://www.smh.com.au/national/this-is-not-normal-what-s-different-about-the-nsw-mega-fires-20191110-p5395e.html
Former Fire and Rescue NSW commissioner (un po’ il Bertolaso dell’Australia) chiarisce che i cambiamenti climatici sono al cuore dei problemi senza precedenti che sta affrontando il paese (che, vi ricordo, è ricco, sviluppato, colto e con un 20% di abitazioni col PV ma anche tante troppe miniere di carbone)
https://www.theguardian.com/australia-news/2019/dec/17/hugely-disappointed-emergency-chiefs-to-hold-bushfire-summit-with-or-without-pm
Frustrated by government ‘denial’, Emergency Leaders for Climate Action ready to go it alone on bushfire crisis summit
https://www.theguardian.com/australia-news/2019/dec/18/too-hot-for-humans-first-nations-people-fear-becoming-australias-first-climate-refugees
Aboriginal people in Alice Springs say global heating threatens their survival
The town had 55 days above 40C in the year to July 2019
Central Australian outstations are running out of water
Poor quality housing in town camps cannot be cooled effectively
Indigenous leaders fear extreme heat will cause influx of internal refugees
Positive feedback e climate runaway STANNO SUCCEDENDO:
https://www.theguardian.com/environment/2019/dec/13/australias-bushfires-have-emitted-250m-tonnes-of-co2-almost-half-of-countrys-annual-emissions
Chi non ci crede, si attacchi per un’ora al tubo di scappamento di un SUV.
Giulio “come fa ad essere certo che il sole non abbia influenza anche minima sul clima della terra ?”
Oh my God….ma pensi che i climatologi non sappiano che a muovere il meteo e il clima terrestre è prima di tutto il Sole?
Quanta energia ci invii è abbastanza facile da misurare con precisione, e lo si fa ormai da decenni: le sue variazioni non sono in sincrono e non sono abbastanza intense da giustificare i cambiamenti climatici osservati da fine XIX secolo in poi.
E in assenza di variazioni significative nell’input (la radiazione solare), non resta che pensare a variazione nell’output (il calore che la Terra rimanda come infrarosso nello spazio), cioè l’unica spiegazione convincente a quanto stiamo osservando nel clima, è una variazione di composizione dell’atmosfera, che l’abbia resa in grado di trattenere più calore solare.
Non capisco la logica che usate, quindi l’articolo
https://www.globalresearch.ca/climate-money-trail/5690209
sono stupidaggini perchè il sito è negazionista, mentre :
https://skepticalscience.com/ipcc-human-caused-global-warming-attribution-confidence.htm
con l’articolo scritto da Dana Nuccitelli ( https://twitter.com/dana1981 ) è scienza allo stao puro e incontestabile.
Bho contenti voi….
Ho spiegato la ragione.
L’articolo è una stupidaggine perché non ha una tesi. Vuole istituire un nesso fra due fenomeni ma non lo dice perché non lo può dimostrare.
@alsarago58 ma quindi i periodi glaciali come vengono spiegati ?
Grazie.
Valentino: l’Australia (che, vi ricordo, è ricca, sviluppata, colta e con un 20% di abitazioni col PV ma anche tante troppe miniere di carbone)
E alle ultime elezioni, a soppesa, ha un governo di destra che ha smantellato gran parte dell’azione contro il cambiamento climatico.
Se non fosse per i poveri koala e coralli innocenti, verrebbe da dire “Ben gli sta”…
Non per fare polemica, Giulio, ma Internet non serve solo per comunicare sui blog: ci sono maree, valanghe di informazioni serie disponibili in rete.
https://www.ncdc.noaa.gov/abrupt-climate-change/Glacial-Interglacial%20Cycles
Le glaciazioni sembrano essere state causate da piccole variazioni, che avvengono seguendo cicli multimillenari, nell’orbita terrestre.
Sono bastate minuscole variazioni di irraggiamento sul polo nord, per innescare un maggiore accumulo di ghiaccio, che ha aumentato l’albedo terrestre, cambiato le correnti oceaniche e diminuito la concentrazione di CO2 in aria, il che ha prodotto ulteriore raffreddamento e così via.
15000 anni fa, la sequenza è avvenuta al contrario, ma con sorprendente velocità.
C’è stato anche un misterioso “passo indietro” nella deglaciazione, 13000 anni fa, lo Younger Dryas, che deve essere ancora spiegato (c’è chi ipotizza la caduta di una cometa…)
Ti prevengo, no, le variazione dell’orbita non c’entrano nulla con l’attuale cambiamento climatico: al contrario, fosse per quelle ci staremmo avviando verso una nuova era glaciale ( e quindi l’accumulo di CO2 in aria, ci potrebbe anche essere utile per evitarla, se non esageriamo).
Vedo molta confusione nelle risposte. Spesso si confonde il termine “negazionista” con la descrizione di un “cospirazionista”, e viceversa. Rimane però il punto, un po’ troppo diffuso da queste parti, che ogni idea contraria a chi gestisce questo sito di diffusione del main stream non debba nemmeno essere spiegata, anzi nemmeno presentata.
Vi faccio presente che i dati scientifici che spesso presentate a suffragio di alcune idee non hanno bisogno di crociati per difendersi, sono dati e numeri. Non possono essere scambiati per fede.
In merito al fatto che finanza speculativa possa aver organizzato/indirizzato i movimenti del green deal non è affatto da escludere e l’articolo cita nomi e riferimenti precisi in questo senso; tutto ciò non elimina il problema di fondo ma di certo ne da un’interpretazione che non si può, razionalmente, escludere a priori.
Il riscaldamento alla fine dei periodi glaciali tende a verificarsi più bruscamente dell’aumento dell’insolazione solare. Diversi feedback positivi sono responsabili di questo. Uno è il feedback sull’albedo di ghiaccio. Un secondo feedback riguarda la CO2 atmosferica. La misurazione diretta della CO2 passata intrappolata nelle bolle del nucleo di ghiaccio mostra che la quantità di CO2 atmosferica è diminuita durante i periodi glaciali (Kawamura et al. 2007; Siegenthaler et al. 2005; Bereiter et al. 2015), in parte perché l’oceano profondo immagazzinava più CO2 a causa di cambiamenti nella miscelazione dell’oceano o nell’attività biologica. Bassi livelli di CO2 hanno indebolito l’effetto serra dell’atmosfera e hanno contribuito a mantenere temperature più basse. Il riscaldamento alla fine dei periodi glaciali ha liberato CO2 dall’oceano, rafforzando l’effetto serra dell’atmosfera e contribuendo a un ulteriore riscaldamento.
@alsarago58
Il problema è che gli economisti miei colleghi spingono come unica soluzione l’incremento del prezzo della CO2 (es. tassa sulla benzina), il che politicamente è un boomerang (per rimanere in tema di Australia…). I politici “verdi” australiani tendono ad assumere questa posizione (e a perdere la battaglia della ultrasemplificazione mistificatoria, come nel caso del black out attribuito erroneamente alle rinnovabili). E quindi a perdere le elezioni.
Io ho espresso un’articolata lista di politiche innovative
http://www.economicswebinstitute.org/essays/innopolicymitigationcat.htm
che hanno una praticabilità politica molto migliore
https://books.google.ch/books?id=lvHWM1GwW8AC&pg=PR9&lpg=PR9&dq=piana+exploring+political+drivers+climate&source=bl&ots=NYl_w5qc_z&sig=ACfU3U06RKxkw0_Moc53uS5tyh7PfqI-vg&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwj__-vlh7_mAhVQ2aYKHa2QBggQ6AEwAXoECEYQAQ#v=onepage&q=piana%20exploring%20political%20drivers%20climate%20introduction&f=false
http://www.economicswebinstitute.org/images/emeraldaward-piana.pdf
Inoltre sono fortemente impegnato nella ricerca di modelli di business innovativi per la diffusione es. dei veicoli elettrici:
http://www.economicswebinstitute.org/essays/tesla-pickup.htm
Mi sembra quanto mai carente.
Come la guerra è una cosa troppo seria per farla fare ai militari, così la lotta al riscaldamento globale può essere condotta da tutti tranne gli economisti.
Maurizio “Vedo molta confusione nelle risposte. Spesso si confonde il termine “negazionista” con la descrizione di un “cospirazionista”, e viceversa. Rimane però il punto, un po’ troppo diffuso da queste parti, che ogni idea contraria a chi gestisce questo sito di diffusione del main stream non debba nemmeno essere spiegata, anzi nemmeno presentata.”
In realtà si sposano molto bene negazionisti e cospirazionisti, anche se i due insieme non coincidono perfettamente.
Un negazionista (in campo scientifico) è uno che nega pervicacemente cose dimostrate al di là di ogni ragionevole dubbio dalla scienza, per farlo nega il metodo scientifico e si basa soprattutto su “opinioni” che confermino la sua cornice di convinzioni.
Questa stessa negazione del metodo scientifico (che non è certo perfetto, ma è lo strumento di conoscenza migliore finora inventato dall’uomo, se siamo qui a parlare è grazie ad esso, non alle teorie di qualche filosofo o politico…), sta alla base di tante teorie cospirazioniste, che più che spiegare i fatti in modo logico, soddisfano i sentimenti di diffidenza e rabbia di chi le propone. La scienza ci dice che, a fronte di una pericolosità molto bassa, i vaccini prevengono epidemie e hanno cancellato malattie terribili…che noia….molto meglio immaginare che i cattivoni delle multinazionali farmaceutiche ci vogliano avvelenare con il mercurio e promuovere l’autismo….
Non a caso il negazionismo supremo , il terrapiattismo, è infarcito di teorie cospirazioniste, fra cui la più fantasmagorica è quella che tutti i governi del mondo si dedicherebbero, non si sa bene perchè, a nascondere l’inesistenza dell’Antartide.
Quanto alle prove scientifiche, Maurizio, non è che ogni volta che diciamo “il presente cambiamento climatico ha origine antropiche”, dobbiamo ripercorrere tutta la storia della climatologia, per informare quelli che di queste cose non sanno nulla, ma ugualmente, dopo aver visto un video sui YouTube, intervengono a dire “non ci sono prove”.
Questi interventi non sono ricerche scientifiche che vanno chiusi con le referenze. Se sei curioso di scoprire perchè diciamo così prego, Internet trabocca di siti di agenzie serissime, dalla Nasa, al Noaa, all’Ipcc, all’europeo Copernicus, pronti a soddisfare la tua curiosità.
Dopo che ti sei fatto un minimo di idee su questo tema, vieni pure qui a dibattere, senza chiedere che ti si spieghino le basi.
Resta il fatto che i primi negazionisti sono e resteranno i mass media. Sono stati loro a mettere in circolo le fanfaluche sui vari dubbi, “eh, ma sono modelli…”, “la mappa non è il territorio”, ecc.
Oggi i media sono pro IPCC solo perché ci sono dei soldi da spendere da parte dei Governi e delle politiche da fare digerire alle popolazioni. I giornalisti vogliono svolgere il ruolo dell’intermediario. Sono in vendita al miglior offerente, come hanno sempre fatto.
Ecco fatto: 100% di consenso! Ma certamente verrà fuori qualcuno che vorrà il 110%!!
https://journals.sagepub.com/doi/10.1177/0270467619886266
ps: bastava anche il 97% a meno che tu non sia un azionista di big oil and coal.
Il 99% dei teologi credono in Dio, quindi gli atei hanno torto?
macio scrive:
“Il 99℅ dei teologi credono in Dio …”
Davvero? Interessante! Può fornire un riferimento a studi che dimostrano quanto afferma?
E … cosa misurano, di preciso, codesti teologi?
R
Il motivo del contendere non sono le misure ma le previsioni.
Allora, il negazionismo è nato assieme ai primi modelli climatici sul riscaldamento globale.
Mi ricordo un titolo dell’Unità che intervistava un climatologi, il cui concetto era che le affermazioni sul riscaldamento globale erano fatte a partire da modelli e non dal mondo reale.
Che scoperta…
Come se quasi tutto, oggi, non funzionasse a partire da modelli.
Le Banche Centrali operano a partire da che cosa se non da modelli? Chi è in grado di isolare il Mercato, impacchettarlo e recapitarmelo sotto casa in modo che io possa verificare se funziona come c’è scritto nei libri di testo?
Il punto è che, mentre non esiste al mondo un solo economista che ha il coraggio di dire: Draghi ha sbagliato ad alzare i tassi, avrebbe dovuto abbassarli perché si è basato su dei modelli (verrebbe portato via su un’ambulanza) pare che esistano dei climatologi, o sedicenti tali che affermano… affermano cosa?
Il punto è questo.
Anche l’uomo della strada ha il diritto di dire Draghi ha sbagliato ad alzare i tassi basandosi su dei modelli. Basta che presenti dei modelli alternativi che spieghino significativamente meglio a dati del mondo reale.
Se riesce a farlo, ha ragione lui. Draghi è costretto a seguirlo, magari di malavoglia, ma lo deve fare.
Ora, è da quell’intervista degli sciagurati dell’Unità che volevano farsi belli davanti all’industria, che aspetto un libro, un paper, ma anche un conato, di un climatologo, o sedicente tale, che abbia una TEORIA SCIENTIFICA ALTERNATIVA da proporre per contrastare quella oggi prevalente. Non pretendo che spieghi TUTTO, ma che almeno possa, se non camminare con le sue gambe, spiegare un certo numero di fenomeni, INDIPENDENTI FRA LORO, in modo accettabile.
Sto ancora aspettando.
macio su 19 Dicembre 2019 alle 12:35 scrive:
“Il motivo del contendere non sono le misure ma le previsioni”.
Ma davvero i teologi non misurano qualcosa? Ciò ha dell’incredibile!
Mentre salta di palo in frasca, può fornire un riferimento a studi che confermino la Sua affermazione che il 99% dei teologi credono in dio?
Se non può fornirlo, può spiegare perché ci ammorba con tale baggianata?
E … cosa prevederebbero dunque, codesti teologi?
Saluti.
R
[…] le regole per implementare l’articolo 6 dell’Accordo di Parigi sui meccanismi di scambio di emissioni. Questo servirebbe per agevolare la riduzione di emissioni […]
Buongiorno a tutti,
volevo seganlarvi questo approfondimento / confronto a mio avviso molto interessante :
https://www.youtube.com/watch?v=cxzdqq20Ads
Cordiali saluti,
Donatella
Sì, dibattito fantastico…di nuovo si “dibatte” di clima senza neanche un climatologo…
Povero Bardi, che è un chimico, solo contro tutti…
[OT]
A volte succede che la discussione diventi tanto interessante, che sarebbe un peccato interromperla solo perché qlcn ha già scritto i suoi cinque commenti,
o impedirne l’allargamento in base a Regola N° 5 (un solo link/commento), oppure non consentirne l’ approfondimento rendendo invalicabile il limite dei duemila caratteri.
Ma chi scrive una ventina di commenti in un post, chi ne scrive di cinquemila, seimila, sette mima caratteri, chi somministra cinque o sei link alla volta, che valore dà al tempo di chi legge?
[/OT]
…………….
Giulio su 18 Dicembre 2019 alle 09:29 scrive:
“@Renato come fa ad essere certo che il sole non abbia influenza anche minima sul clima della terra ?”
Ma, veramente, io sono convinto del contrario!
Secondo me, se il Sole non ci fosse, la Terra avrebbe temperatura costante poco sopra a tre kelvin …
Il fatto è che, la radiazione emessa dal Sole è circa costante -almeno secondo lei scienziatei che la misurano- mentre la temperatura media della Terra aumenta (siamo d’accordo che aumenta, sì?), e quindi tale aumento non dipende dalla variazione della radiazione solare -infatti, la radiazione solare è praticamente costante, e perciò non è essa che determina la variazione della temp. media del nostro pianeta.
Qui sopra ho linkato il grafico che confronta variaz. temp. media Terra con variaz. radiaz. Sole, che mostra come queste variazioni non siano correlate.
Ochei? Possiamo dare per acquisita questa nozione e procedere, o la dobbiamo rimuginare ancora a lungo?
Saluti.
R
@Renato riporto un esempio magari un po datato, ma la fonte dovrebbe essere affidabile :
https://astrobiology.nasa.gov/news/solar-influence-part-iii-climatological-effects/
dove trovo scritto : Il minimo di Maunder e la piccola era glaciale si distinguono come un esempio importante di come il cambiamento nell’attività solare può influenzare la temperatura globale.
Inoltre l’attività magnetica del sole potrebbe avere ripercussioni sulla formazione di nubi e quindi sull’ irraggiamento :
https://www.sciencedaily.com/releases/2016/08/160825113235.htm
Poi per carità magari lei è un’ esperto , ma io prima di procedere vorrei capire.
Saluti,
G
No no, Giulio,
no esperto, leggiucchio qua e là, p. es:
https://skepticalscience.com/A-detailed-look-at-the-Little-Ice-Age.html
https://www.climalteranti.it/category/piccola-era-glaciale/
https://www.bbc.com/news/science-environment-16797075
Variabilità/oscillazioni interne, retroazioni, vulcanismo, espansione agricoltura …
Finito mia quota commenti, alla prossima.
Magari nel frattempo qlcn espert per davvero prende questa Piccola Era Glaciale e la strapazza benebene.
Saluti.
R
Giulio,
la fonte è questo articolo: science.sciencemag.org/content/277/5334/1963.
Richard Willson stimava che nel 1996 il minimo di irraggiamento solare era aumentato di circa 0,036% rispetto a quello del 1986. Sembrava contraddire altre misure, poi anche le sonde ACRIM II e III hanno registrato un calo. Trova i dati qui: http://www.acrim.com/
La teoria di Svensmark padre e figlio, Enghoff e Shaviv (il suo secondo link) è stata smentita dalle osservazioni e dagli esperimenti CLOUD al CERN.
– – –
Renato,
Magari nel frattempo qlcn espert per davvero prende questa Piccola Era Glaciale e la strapazza benebene
L’hanno fatto Raphael Neukom in luglio: http://www.nature.com/articles/s41586-019-1401-2
Abstract: era locale e sparsa. C’è stata per pochi decenni nel Pacifico centro-orientale nel ‘400; in Europa nord-occidentale e il Nord America sud-orientale a fine ‘600; nel resto del mondo per alcuni anni nell’800.
Sylvie Coyaud, mi spiace ma devo contraddirla, la teoria di Svensmark NON è stata smentita dalle osservazioni dell’esperimento CLOUD, infatti da
https://it.wikipedia.org/wiki/CLOUD#Risultati_preliminari
trovo : Il risultato lascia aperta la possibilità di un’influenza dei raggi cosmici sull’andamento del clima, anche se è prematuro trarre conclusioni sulla significatività di questo influsso sul clima finché non saranno identificati ulteriori vapori implicati nella nucleazione, non sarà misurato l’aumento da loro indotto sugli ioni, non saranno confermati gli effetti finali sulle nuvole[12][13].
e da https://home.cern/science/experiments/cloud :
I raggi cosmici sono particelle cariche che bombardano l’atmosfera terrestre dallo spazio. Gli studi suggeriscono che possono influenzare la copertura nuvolosa attraverso la formazione di nuovi aerosol o influenzando direttamente le nuvole stesse. Le nuvole esercitano una forte influenza sul bilancio energetico della Terra; i cambiamenti solo del pochi per cento hanno un effetto importante sul clima. Tuttavia, nonostante la sua importanza per il clima, la formazione di aerosol è poco compresa. Misurare la microfisica sottostante in condizioni di laboratorio controllate è importante per una migliore comprensione dell’aerosol atmosferico ed è la chiave per svelare la possibile connessione tra i raggi cosmici e le nuvole.
In che senso quindi smentita ?
Grazie,
G
Scusi è sufficiente che i raggi cosmici varino in corrispondenza con i cambiamenti climatici e si può cominciare, vagamente, a parlare di abbozzo di teoria alternativa. Il punto è proprio questo: i negazionisti non hanno una teoria alternativa. Semplicemente dicono che non sanno, hanno dei dubbi, ecc. La scienza non funziona così: se c’è una teoria che spiega un ampio ventaglio di fatti, ed è stata corroborata innumerevoli volte nel corso degli anni, l’unico modo per mandarla in soffitta è proporre una nuova teoria che spiega PIÙ FATTI della precedente. Non c’è altro modo.
Il punto di vista di Bardi sul “dibattito” televisivo segnalato da Donatella poco sopra.
https://ugobardi.blogspot.com/2019/12/il-dibattito-sul-clima-inteso-come.html
Giulio,
a mio avviso, conviene sempre andare alla fonte, in questo caso leggere gli articoli del gruppo CLOUD:
1. Simulazione dell’effetto dei raggi cosmici ad alta energia in un’atmosfera dalla composizione semplificata
2. Implicazioni per le temperature globali prima della rivoluzione industriale
3. misure in montagna ed esperimenti chimici (alcuni autori non sono del gruppo CLOUD).
Provo a riassumere:
1. in assenza di acido solforico e altri inquinanti industriali, i raggi cosmici ionizzano i composti volatili organici rilasciati d’estate dalle foreste boreali. (Sono una frazione degli aerosol biogenici che sono una frazione di quelli organici che sono circa metà degli aerosol totali.) Alle alte latitudini, questi ioni accelerano di due volte la formazione delle nubi.
2. Potrebbero averla accelerata da “10 a 100 volte” prima dell’uso dei combustibili fossili e dell’inquinamento da acido solforico.
3. Dalle misure fatte in natura, e in laboratorio con il VOC più diffuso (alfa-pinene), risulta invece che
la nucleazione neutrale è oltre dieci volte più veloce di quella indotta dagli ioni…
Conclusione: sulle nuvole e sul bilancio radiativo, i raggi cosmici hanno un effetto minuscolo rispetto al riscaldamento dovuto alle nostre emissioni di gas serra.
Oltre a questi dati, altri fatti smentiscono la correlazione statistica di Svensmark et al.:
– le nubi riflettono la radiazione solare in entrata, quelle basse trattengono parte di quella in uscita, al netto *raffreddano* la temperatura globale di circa 5 °C;
– l’abbondanza dei raggi cosmici è inversamente proporzionale all’attività solare e quindi oscilla a cicli di circa 11 anni, ma la copertura nuvolosa aumenta
– la temperatura globale continua ad aumentare nonostante il calo dell’attività solare dagli anni ’60.
Se la correlazione fosse una causa, le temperature e la copertura nuvolosa aumenterebbero e calerebbero a cicli di 11 anni, non crede?
Ancora dall’Australia perché i fatti sono testardi e parlano chiaro:
a causa degli incendi senza precedenti:
an evacuation order was given for some 14,000 sq kms between Nowra in New South Wales and the border of Victoria. (un bell’esempio di inabilitabilità, tema che diventerà centrale nel dibattito su loss and damage)
https://www.theguardian.com/australia-news/2020/jan/04/australia-bushfires-week-of-anger-scott-morrison
foto (perché le immagini contano piu di mille parole):
https://www.theguardian.com/australia-news/gallery/2020/jan/06/a-weekend-of-bushfire-devastation-in-australia-in-pictures
i numeri (in ritardo su quello che sta accadendo)
https://edition.cnn.com/2020/01/06/us/australian-fires-by-the-numbers-trnd/index.html
About half a billion animals have been killed
https://sydney.edu.au/news-opinion/news/2020/01/03/a-statement-about-the-480-million-animals-killed-in-nsw-bushfire.html
Many of the affected animals are likely to have been killed directly by the fires, with others succumbing later due to the depletion of food and shelter resources and predation from introduced feral cats and red foxes.
The figure includes mammals, birds and reptiles and does not include insects, bats or frogs.
[…] Dopo aver spiegato le tante criticità di strumenti già utilizzati per ridurre le emissioni, gli incentivi (troppo costosi), la carbon tax (nessuno la vuole) o in generale le tasse ambientali (plastic tax, accise sui carburanti ecc…), la proposta nel capitolo intitolato “E se facessimo la rivoluzione” è in sostanza la scoperta dell’acqua calda: ridurre la CO2 dove costa meno, ossia nei paesi meno sviluppati come Cina e India. Chicco Testa sembra non sapere che quanto spaccia come qualcosa di rivoluzionario è un’idea vecchia di 25 anni, in quanto la flessibilità nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni era già presente nel Protocollo di Kyoto (nei meccanismi flessibili attuati con gli accordi di Marrakesh) ed è un grande e intricato tema in discussione nell’ambito dell’Accordo di Parigi (il mancato accordo sull’articolo 6 alla COP25 di Madrid). […]
[…] Completamento del “Libro delle Regole” dell’Accordo di Parigi, per quanto riguarda l’articolo 6 – i meccanismi di mercato. […]
[…] chiuso i battenti con un nulla di fatto. Lo scontro insanabile fra Stati, consumatosi specialmente attorno al nodo dell’articolo 6 degli Accordi di Parigi, aveva condotto all’auspicio di rimandare le discussioni all’anno […]
[…] sono state approvate le regole sul mercato globale della CO2 (art. 6 dell’Accordo di Parigi, si veda questo precedente post), che riconosce la possibilità per i Paesi di utilizzare il mercato del carbonio internazionale […]
[…] Climalteranti, Stefano Caserini spiega cosa aspettarsi e non aspettarsi dalla COP25 – e il masochista […]
[…] ci sono stati molti progressi sugli aspetti operativi del mercato del carbonio definito dall’Art. 6 dell’Accordo di Parigi, le procedure e gli strumenti necessari affinché lo scambio dei crediti di emissioni possa […]
[…] conclusione di un percorso di lungo termine, già analizzato nel resoconto della COP25, sono state definite le procedure di autorizzazione, reporting e review delle informazioni […]