Proiezioniscommesse

Non scommettere sul clima contro il banco

Pubblichiamo la traduzione del post di Gavin Schmidt su Realclimate “Don’t climate bet against the house”, che contiene utili suggerimenti per chi non crede alla realtà del surriscaldamento globale, o  per chi ritiene che gli scienziati siano troppo ottimisti.

 

Qualche decennio fa (mi pare) quando era forse ancora possibile essere onestamente in disaccordo sull'attribuzione dei trend climatici odierni, James Annan scrisse qui un post che spiegava la teoria e la pratica delle “Scommesse climatiche”, al quale seguì una raffica di scommesse sul proseguimento del riscaldamento globale (un riassunto delle sue scommesse e dei suoi tentativi di organizzarne altre si trova qui).

Tra le prime, la più famosa è probabilmente quella di $100 tra Hugh Ellsaesser e Jim Hansen, nel 1989, sulla possibilità di un nuovo record di temperatura nei tre anni successivi. Il record si verificò l’anno dopo, nel 1990, ed Ellsaesser dovette pagare il dovuto nel gennaio del 1991 (Kerr, 1991).

Le scommesse più recenti sono state però più sostanziose.

William Connolley (uno dei primi collaboratori di Realclimate) era anche un avido scommettitore, e vinse spesso scommesse basate sulle più avventate previsioni del collasso del ghiaccio marino. Il conteggio delle sue vittorie (ottenuto grazie alla previsione dei trend lineari del ghiaccio marino estivo) rimaneva in contrasto con alcune estrapolazioni abbastanza fantasiose. Una scommessa vincente (contro nientemeno che Joe Romm, e insieme a James Annan e Brian Schmidt), riguardava il momento in cui l'Artico sarebbe rimasto essenzialmente “senza ghiaccio”; William scommise "non ancora", ossia contro le tesi di un collasso molto a brevissimo termine. Vinse, ma questa scommessa non è ancora stata pagata. (altro…)

LibriNegoziatoRecensione

I negoziati sul clima, un libro per capirne dinamiche e futuro

La crisi climatica in atto rende fondamentale la definizione di risposte ampie, rapide e incisive. Un simile obiettivo è raggiungibile esclusivamente attraverso una collaborazione globale, che dal 1995 si fonda sugli incontri annuali delle “Conferenze delle Parti” (COP) all’interno della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC).

 

Ho avuto modo di partecipare come delegato alla mia prima COP nel 2011 (a Durban, in Sud Africa) e sin dal primo giorno mi risultò chiara la carenza di notizie in Italia rispetto a quanto stesse avvenendo, nonostante il ruolo essenziale del processo nel definire in quale direzione si sarebbe mosso il mondo negli anni a venire. In seguito a tale esperienza, negli anni seguenti ho potuto partecipare a tutte le COP e a molti dei negoziati intermedi, dapprima come osservatore ed in seguito come membro del gruppo esperti di Italia e UE. L’ultimo di questi appuntamenti è stata la COP25 di Madrid, nel dicembre 2019, poco prima che il mondo fosse travolto dalla pandemia (e svoltasi presso la stessa “Fiera” che, nel giro di tre mesi, sarebbe stata riconvertita in un enorme ospedale per accogliere i contagiati dal Covid-19).

 

Negli ultimi anni, mentre gradualmente il tema dei negoziati multilaterali sul clima ha assunto un ruolo crescente a livello internazionale, suscitando un interesse sempre (altro…)

ComunicazioneErroriMitomania

Gli “uomini di scienza” che negano l’origine antropica del riscaldamento globale si occupano raramente di clima

Un’indagine bibliometrica recentemente pubblicata mostra come, nonostante l’assidua presenza mediatica, i promotori e firmatari delle petizioni che negano l’origine antropica del riscaldamento globale sono generalmente autori di un numero estremamente basso di pubblicazioni nel settore della climatologia; una produzione scientifica che nel complesso può essere considerata irrisoria rispetto all’enorme lavoro condotto dagli scienziati del clima negli ultimi 10 anni.

 

Nel giugno 2019, 91 persone autodefinitesi “uomini di scienza” (8 promotori e 83 sostenitori, fra cui 10 donne), hanno sottoscritto ed inviato una petizione contro l’origine antropica dei cambiamenti climatici al Presidente della Repubblica, della Camera e del Senato e al Consiglio dei ministri italiano. La petizione è stata resa pubblica nel maggio 2019 sul sito dell’Associazione di Scienziati e Tecnologi per la Ricerca Italiana (ASTRI). Nel testo viene negata sia l’origine antropica del cambiamento climatico sia la necessità di urgenti contromisure, e si invitano i politici a non aderire “a politiche di riduzione acritica della immissione di anidride carbonica in atmosfera con l’illusoria pretesa di governare il clima”. Tuttavia, i contenuti della petizione non sono di produzione interamente autoctona. Infatti, sono state riprese alcune tesi della “Petizione Oregon” lanciata in USA nel 1998 e nuovamente nel 2007, la prima a chiedere a un governo di ignorare le ricerche sul clima che aveva commissionato. Queste stesse tesi erano già state utilizzate da una precedente iniziativa statunitense, la Dichiarazione di Lipsia del novembre 1995.

Le stesse tesi – e gli stessi firmatari della petizione italiana – si ritrovano nella “Dichiarazione europea sul clima – Non c’è emergenza climatica” (in seguito diventata una “Dichiarazione Mondiale”), inviata nel settembre del 2019 al Segretario generale dell'ONU e alla Segretaria generale dell’UNFCCC, nonché ai governi europei. Mentre l’originale petizione italiana è stata sostanzialmente ignorata dai mezzi di informazione in Italia e all’estero, l’iniziativa europea è stata ripresa dai media locali e globali, inclusi ABC in Australia, The Washington Times negli Stati Uniti, The Times in Inghilterra, CBC in Canada ed altri. (altro…)

AcquaIdrologiaImpattimodelli

Un futuro carente d’acqua per il lago di Como

I grandi laghi della pianura padana hanno raggiunto in questi anni i livelli minimi storici, con potenziali carenze di acqua per l’irrigazione nel periodo estivo. Si riportano qui i risultati di uno studio recente sull’idrologia del bacino montano del fiume Adda, che alimenta il lago di Como, per il XXI secolo. Le proiezioni mostrano un aumento della portata in ingresso al lago in inverno, controbilanciata però da una diminuzione in estate, dovuta allo slittamento stagionale della dinamica nivale e alla riduzione della copertura glaciale. Tali variazioni richiederanno nuove strategie per la gestione del lago.

Il cambiamento climatico impatta sulla disponibilità di acqua nella pianura padana.

Gli effetti del cambiamento climatico sul ciclo idrologico dei bacini della pianura padana [1] sono già tangibili. Tali aree, soggette ad una moltitudine di fattori naturali e antropogenici [2] sono particolarmente sensibili. Nelle Alpi Europee, la temperatura è aumentata di circa +2 gradi dal 1880, con trend in notevole aumento dal 1970 [3]. La diminuzione delle nevicate invernali e la precoce fusione in primavera stanno causando uno spostamento stagionale del deflusso da disgelo, con conseguente variazione del ciclo idrologico di queste aree [4]. Il ritiro delle aree glaciali altresì influenza l’idrologia delle aree alpine. Studi recenti mostrano che i ghiacciai delle Alpi rischiano di perdere una massa pari a ca. 2 Gt all’anno [5] e che tenderanno a scomparire alle quote medio-alte nei prossimi decenni [6,7].

Il lago di Como, con il suo volume di 23.4 km3 è il terzo lago più grande d’Italia. La zona lacuale è  caratterizzata da un clima temperato, mentre il bacino contribuente ha un clima alpino, con inverni freddi e nevosi alle quote medio-alte. La regolazione del lago presso la diga di Olginate è necessaria per provvedere al fabbisogno lo stagionale irriguo a valle. Si accumula acqua in inverno, per rilasciarla in estate, limitando per quanto possibile il rischio di esondazione lungo le sponde del lago. L’aumento di temperatura recente sta provocando sempre maggiori eventi di siccità estiva e sta rendendo necessaria una maggiore disponibilità d’acqua in estate per l’irrigazione. Tale  condizione è in conflitto con gli interessi dei produttori di energia idroelettrica, che necessitano invece di un maggiore accumulo estivo d’acqua, per la successiva produzione energetica invernale.

Da quanto detto, emerge quindi la necessità di analizzare l’impatto del cambiamento climatico sul bacino del lago, per fornire uno strumento utile nella definizione della migliore strategia di adattamento per la futura regolazione. (altro…)

LibriRecensioneRischio

Le imprese e il rischio dei cambiamenti climatici

Quando si parla degli impatti dei cambiamenti climatici (aumento delle temperature, eventi meteorologici estremi ecc.) si pensa principalmente alle persone, ai sistemi naturali, alle specie animali alle infrastrutture, alle risorse idriche o alla sicurezza alimentare. Ma a subire le perdite sociali ed economiche sono anche le imprese. Il libro di Federica Gasbarro e Fabio Iraldo, Gestire il rischio da cambiamenti climatici - Approcci e strategie delle imprese, si sofferma sul ruolo degli attori privati, sia perché soggetti ai rischi del cambiamento climatico, sia in quanto chiamati in causa dall’Accordo di Parigi negli sforzi per ridurre le emissioni, condivisi tramite la piattaforma di azione degli attori non statali (Città, Regioni, aziende, investitori) per l’Azione sul Clima. Infatti, pressoché tutte le imprese sono direttamente o indirettamente responsabili delle emissioni di gas serra. In alcuni casi, il loro contributo può essere maggiore di quello degli Stati (Patenaude 2010). Di conseguenza esse devono giocare un ruolo fondamentale in termini di mitigazione. Quando cambiano i sistemi naturali da cui dipendono, ad esempio nel caso di eventi climatici e meteorologici, le imprese ne pagano le conseguenze a volte in termini di sopravvivenza. Pertanto, devono realizzare sia misure di mitigazione che di adattamento quali strategie complementari per affrontare i rischi dei cambiamenti climatici. (altro…)

ComunicazioneEventi estremiTipping point

Comunicare il futuro climatico: lenta evoluzione o bruschi cambiamenti?

La concreta possibilità di un cambiamento climatico causato dall’uomo fu già ipotizzata oltre un secolo fa (vedere qui). Da allora, la mole delle nostre conoscenze sul sistema climatico è aumentata esponenzialmente, ed ha confermato oltre ogni ragionevole dubbio che il nostro pianeta si sta riscaldando e che questo riscaldamento è causato in massima parte dalle attività umane. Contestualmente alla dimostrazione scientifica di questo fatto, ha assunto sempre maggiore importanza la comunicazione del cambiamento climatico al di fuori dei circoli scientifici, per far sì che sia gli attori politici che l’elettorato che li sceglie abbiano un quadro preciso dei possibili futuri climatici e delle loro conseguenze per il nostro pianeta.

La comunicazione del cambiamento climatico è stata analizzata in dettaglio in innumerevoli articoli scientifici e libri. Questi hanno analizzato sia i possibili approcci per una comunicazione efficace che le ragioni che portano una fetta della popolazione – ed una minima parte della comunità scientifica, spesso comprendente scienziati con esperienze in campi non legati al clima – a negare l’esistenza del riscaldamento globale, o la sua origine antropica (vedere per esempio qui, qui e qui). (altro…)

Accordo di ParigiclimalterantiRecordStatisticheTemperature

E anche il 2020 risulta tra gli anni più caldi

Le temperature medie globali dell'anno appena terminato, secondo quanto risulta dai dati grezzi della NCEP/NOAA, si collocano al quarto posto nella speciale classifica guidata dal 2016, superando ancora+1.2°C rispetto al trentennio 1881-1910. E in Italia? Anche da noi la musica è la stessa: quarto posto, ma con un’anomalia quasi doppia. Inoltre, con questo anno si conclude un altro trentennio, il 1991-2020, che quindi da oggi potrà costituire il riferimento più recente per le medie climatiche. Considerando le anomalie riferite ai valori iniziali del secolo scorso, il valore del 2020 supera ancora abbondantemente la soglia di +1°C. L’aspetto più preoccupante è che gran parte di questo aumento si è verificato a partire dal 1980.

 

È terminato un altro anno, e con esso anche un decennio e un trentennio. Come ormai è abitudine, vediamo come si è comportato a livello globale e nazionale dal punto di vista delle temperature. In effetti, dopo la primavera scorsa, c’era qualche aspettativa di un rallentamento del riscaldamento globale, grazie all’avvio di una fase relativamente intensa di La Niña (Fig. 1). Ricordiamo, infatti, che il rimescolamento tra le acque superficiali e quelle profonde nel Pacifico tropicale è molto rallentato durante gli episodi di El Niño e questo favorisce valori di anomalia di temperatura molto positivi su una vasta porzione di oceano, che si ripercuote sulla media globale (si vedano anche i nostri articoli al riguardo, qui e qui). Per avere un’idea di quanto possano influire le fasi del ciclo ENSO, è possibile consultare questa FAQ della NOAA dalla quale emerge che, in media, negli ultimi decenni, la differenza tra le anomalie medie globali in condizioni di El Niño e La Niña ammonta a circa 0,3 °C e risulta, pertanto, rilevante quando si vanno ad esaminare gli andamenti delle temperature.

Fig. 1 – andamento dell’indice ENSO (El Niño – Southern Oscillation) nel decennio 2011-2020. Fonte: weather.plus.

 

Per dare uno sguardo ai valori dell’anno appena terminato, ci siamo avvalsi del database della NCEP (National Centers for Environmental Prediction) della NOAA, che mette a disposizione quasi in tempo reale i dati archiviati in forma grezza nel proprio database. I lettori più attenti potranno notare, confrontando le tabelle da un anno all’altro, alcune piccole variazioni (di norma, dell’ordine di 0,01 o 0,02 °C, in più o in meno), e queste sono proprio dovute al fatto che, in seguito, i dati vengono validati ed eventualmente corretti.

L’anomalia del 2020, a scala globale, è risultata lievemente inferiore (–0,10 °C) a quella dell’anno scorso, caratterizzato per dieci mesi da valori ENSO positivi, e si è attestata a +0,46 °C (Tab. 1, terza colonna), al quarto posto nella speciale classifica degli anni più caldi, guidata dal 2016. (altro…)

grandineLibriMeteorologiaRecensione

Clima, meteorologia sinottica e temporali

È appena stata pubblicata la terza edizione, molto rinnovata e ampliata, del libro “Temporali e tornado”, che parte dal clima e dal cambiamento climatico, introduce alcune nozioni di meteorologia e fisica dell’atmosfera, utili per inquadrare il tema del libro, e approfondisce i fenomeni temporaleschi e i fenomeni più violenti ad essi talora associati. Un vero e proprio sostanzioso manuale divulgativo per chi, come John Tyndall, considera l’atmosfera come una fabbrica delle meraviglie.

 

Il panorama editoriale delle scienze dell’atmosfera per il pubblico si arricchisce di un nuovo volume dopo l'uscita della terza edizione del libro "Temporali e Tornado", a distanza di ben undici anni dalla precedente edizione e con l'ingresso nel team originario di due nuovi autori. Il libro è per ora acquistabile in prevendita (e anche scontato) nel sito della casa editrice Alpha Test al seguente link, e sarà disponibile nelle librerie a partire da gennaio.

Rispetto alle edizioni precedenti ci sono diverse novità, come si può vedere guardando l’indice riportato in fondo. Il capitolo introduttivo è dedicato interamente al clima, con una minuziosa descrizione del sistema climatico, e al suo cambiamento, con molti riferimenti ai rapporti IPCC, soprattutto per quanto riguarda quanto sta accadendo nel presente e le proiezioni per il futuro. Non mancano tuttavia le puntualizzazioni su alcuni argomenti cari ai “negazionisti climatici”, come gli elefanti di Annibale, il periodo caldo medioevale e la Groenlandia terra verde. Nella parte finale, invece, si parla della delicata interazione con i fenomeni a scala sinottica e i temporali, spiegando perché non è semplice trovare tendenze significative nell’evoluzione dei fenomeni estremi.

Nel resto del libro, ci sono nuovi capitoli sui fenomeni estremi, come la differenza tra “downburst” e tornado (fenomeni entrambi spesso forieri di danni anche gravi, ma di genesi totalmente diversa, anche se spesso confusi sui media), e sostanziose aggiunte sugli indici termodinamici e sulla loro non banale comprensione, sui nuovi prodotti derivati dal radar polarimetrico utili per valutare la presenza di un tornado, sulla tornadogenesi e sulle varie tipologie di “supercelle” per distinguerle più agevolmente dalle “multicelle”.

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FotografieLibriRecensione

Planet Book – Il mondo, l’emergenza climatica, le soluzioni

200 fotografie raccontate da 40 ragazzi impegnati a cambiare il futuro.

1. Un canguro che scappa davanti a una casa in fiamme nella cittadina di Lake Conjola, Australia, 2019 © Matthew Abbott / The New York Times

 

È ormai cosa evidente che la crisi climatica e la catastrofe ecologica in corso portino con sé una delle sfide comunicative più complesse e ambiziose del nostro tempo, con le relative frustrazioni da parte di scienziati, attivisti e professionisti della comunicazione scientifica alle prese con una scarsa percezione pubblica dei rischi annessi e con vari meccanismi di diniego. La difficoltà di cogliere le dimensioni e le implicazioni dell’emergenza, in parte dovuti alle peculiarità del cambiamento climatico come ‘oggetto cognitivo’ sfuggente, ideale per incontrare sistematica resistenza da parte dei nostri pregiudizi e pattern di decision-making più radicati (Climalteranti ne ha parlato qui), richiedono alla comunicazione scientifica di sperimentare nuove strategie e nuovi linguaggi integrati. Perché quel che è in gioco non può essere semplicemente perso nel processo di traduzione e interpretazione della realtà scientifica– un costoso lost in translation con cui dovranno fare i conti le generazioni di un futuro prossimo, e in maniera differenziale in base a contesti di disparità sociale.

2. Un gruppo di pinguini sottogola su un iceberg,Antartide, 2009 © Frans Lanting

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EmissioniimpegniRiduzioni

Il nuovo obiettivo climatico dell’Unione Europea è abbastanza ambizioso?

L’11 dicembre 2020, a un anno dall’adozione del Green Deal europeo, il Consiglio europeo (cioè i capi di Stato) ha approvatol’obiettivo UE vincolante di riduzione interna netta delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990”. Questo obiettivo innalza l’impegno dell’Unione Europea nella mitigazione ai cambiamenti climatici, e costituisce la base del secondo NDC che sarà comunicato a breve all’UNFCCC come previsto dall’Accordo di Parigi. I dettagli delle misure necessarie, inclusa l’allocazione dello sforzo tra i vari settori e paesi, saranno proposti nei prossimi mesi dalla Commissione europea.

L’accordo è arrivato dopo una lunga notte di difficili trattative con alcuni paesi dell’Est preoccupati per l’impatto sulle loro economie, e per rassicurarli nelle conclusioni si legge che “tutti gli Stati membri parteciperanno a tale sforzo, alla luce di considerazioni di equità e solidarietà, senza lasciare indietro nessuno”.

Questo obiettivo segue la proposta dalla Commissione europea di settembre e rappresenta un passaggio intermedio verso la neutralità climatica nel 2050. Inoltre, va inserito nel quadro dei negoziati con il Parlamento europeo, il quale ad ottobre aveva proposto di alzare l’obiettivo di riduzione al 2030 a -60%, escludendo il contributo delle foreste. (altro…)

Come comunicare la crisi climatica ai disimpegnati
Comunicazione

Come comunicare la crisi climatica ai disimpegnati

Una guida realizzata nell’ambito del progetto europeo NoPlanetB fornisce utili suggerimenti su come sensibilizzare sul cambiamento chi oggi lo considera un tema secondario.   Diversi segnali suggeriscono come negli ultimi anni la scienza in generale sia stata messa sempre più in discussione, sia da parte dell’opinione pubblica che da alcuni settori politici e mediatici, sulla scia di una generale messa in discussione di alcuni valori ai quali eravamo abituati, fra cui inclusione, democrazia, un ruolo super partes delle istituzioni pubbliche....
Immaginre sulla Neutralità climatica 100%
EnergiaMitigazione

100% di elettricità rinnovabile è possibile

Un rapporto mostra in 40 punti come la decarbonizzazione del sistema elettrico solo con energia rinnovabile non solo sia possibile, ma può essere realizzata in diversi modi, caratterizzati da alcuni elementi comuni.   È stato recentemente presentato Il Rapporto “Elementi per un’Italia 100% rinnovabile”, promosso dalla Rete 100% Rinnovabili, preparato e sottoscritto da 25 docenti e ricercatori italiani, che mostra come sia possibile e conveniente decarbonizzare la produzione di elettricità utilizzando unicamente fonti energetiche rinnovabili. Il documento discute le leve...
Copertina di "Manuale di psicologia"
Psicologia

Il manuale di psicologia climatica: una guida per affrontare l’impatto psicologico della crisi climatica ed ecologica

Negli ultimi anni, la crisi climatica ed ecologica è passata da questione scientifica e politica ad una vera e propria emergenza di salute pubblica. L’aumento degli eventi estremi e delle loro conseguenze disastrose ha effetti su scala globale, con gravi ripercussioni sulla salute fisica (Filippini et al., 2024) e mentale (IPCC, 2022; Charlson et al., 2021: Cianconi et al. 2023).   Il Manuale Oltre all’aumento di disturbi psichiatrici come il disturbo post-traumatico da stress e la depressione maggiore dopo eventi...
Convegni

Scenari climatici tra decarbonizzazione spinta e punti di non ritorno

Lo scorso 2 dicembre 2024 si è svolto presso il Politecnico di Milano l’evento “Scenari climatici tra decarbonizzazione spinta e punti di non ritorno”. L’evento è stato organizzato in collaborazione con climalteranti.it, dal cui comitato scientifico provengono numerosi dei relatori intervenuti. Nel seguito è riportata una sintesi di alcuni interventi. La registrazione dell’evento è disponibile qui, mentre le slide presentate dai relatori durante la conferenza sono scaricabili qui.   Segnali di ottimismo in tempi bui L’intervento iniziale di Mario Grosso...
Accordo di ParigiAcidificazioneRecordRicordiStatisticheTemperatureTipping point

Il clamoroso e preoccupante record delle temperature medie globali nel 2024

Le consuete analisi di inizio anno sui dati della NOAA/NCEP e, per confronto, su quelle relative ad altri tre database climatici, concordano sul fatto che, per il secondo anno consecutivo (ma come anche successo nel 2019 e nel 2020), l’anno appena trascorso è risultato il più caldo da quando si misurano le temperature. L’aumento di temperatura di +1,54 °C rispetto al periodo preindustriale è un dato molto preoccupante, ma ancora non implica il superamento del limite previsto dell’accordo di Parigi....
Auto elettricaTrasporti

L’auto termica green di Francesco Giavazzi non esiste

Fra gli autori delle panzane che inquinano il dibattito sulla transizione energetica, si è aggiunto lo storico editorialista del Corriere della Sera Francesco Giavazzi, che in un editoriale del 28 dicembre 2024 ha sostenuto una tesi facilmente confutabile, la presunta esistenza di auto a combustione interna in grado di emettere poche decine di grammi di CO2 per km, ossia l’80-90% in meno di quelle oggi circolanti. Il contesto è un articolo intitolato “Le scelte (utili) sui conti” in cui lo...
Auto elettrica al caricamento
Auto elettricainattivismoTrasporti

Il fuoco amico, una forma di inattivismo climatico: 2/ l’opposizione alle auto elettriche

Le emissioni di CO2 dai trasporti sono le uniche ad essere sostanzialmente aumentate in Europa nel periodo 1990-2022 (+26%). Il contributo del trasporto su strada è oggi pari al 70% delle emissioni da trasporto, e all’interno di quest’ultimo il peso delle automobili è pari al 60% (dettagli e infografiche disponibili qua). In Italia un quarto delle emissioni è dovuto ai trasporti, e le automobili italiane emettono circa 60 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno, una cifra pari alle emissioni...
COPfinanzaNegoziazioni

Finanziamenti e meccanismi di supporto all’azione climatica: alcuni risultati della COP29

Moltiplicati per tre gli impegni finanziari dei paesi sviluppati per favorire l’azione sul clima, menzionati le migliaia di miliardi a cui si dovrà arrivare, approvate le basi dei meccanismi di mercato e di trasferimento internazionali dei crediti, lanciato il miglioramento della nuova piattaforma per i meccanismi non di mercato: avanzamenti utili ed importanti. In attesa del rilancio degli impegni nazionali previsto nel 2025.   La COP29 che si è svolta a Baku dall’11 al 24 novembre è stata una COP...
Eventi estremiImpatti

Cerchiamo di metterci in tempo le mani

La catastrofica alluvione che ha colpito la zona di Valencia ha costretto molti mezzi di informazione ad occuparsi del legame fra riscaldamento globale e l’aumento dell’intensità degli eventi estremi di precipitazione. Come noto, si tratta di un legame da tempo messo in luce dai climatologi (si veda ad esempio il libro Tempeste di James Hansen, pubblicato nel 2008), evidenziato chiaramente nella letteratura scientifica, e ben riassunto dall’ultimo rapporto IPCC, come già discusso qui. In diverse trasmissioni televisive (ad esempio qui...
inattivismo

Il fuoco amico, una forma di inattivismo climatico: 1/ l’opposizione alle energie rinnovabili

Climalteranti ha sempre contrastato il negazionismo climatico, sia confutando le argomentazioni più fallaci sulle cause del riscaldamento globale in corso, sia contrastando chi vuole ritardare l’azione di mitigazione dei cambiamenti climatici. Negli ultimi tempi però sta emergendo, anche tra persone attivamente schierate a favore della tutela dell’ambiente, una tendenza verso sforzi inadeguati, in grado di indebolire la già insufficiente lotta alla crisi climatica; il che costituisce una minaccia probabilmente ancora più subdola, una forma di vero e proprio “inattivismo climatico”....