Come mai continuiamo ad osservare estremi freddi in un mondo sempre più caldo? Nonostante siano state avanzate teorie scientifiche sul perchè il riscaldamento globale potrebbe favorire estremi freddi alle medie latitudini, i dati climatici ci dicono che gli estremi freddi sono in diminuzione a livello globale. Alla luce delle attuali conoscenze in campo climatologico, dobbiamo dunque considerare i recenti estremi freddi, quali la tempesta invernale del Natale 2022 in Nord America, come episodi eccezionali in un clima in rapido riscaldamento.
Viviamo in un clima in rapido riscaldamento, oramai in media ben oltre un grado più caldo che nel periodo preindustriale a livello globale, e spesso svariati gradi più caldo a livello regionale, in particolar modo nella regione Artica. Sappiamo che questo riscaldamento sta portando ad ondate di calore sempre più intense, frequenti e prolungate, non ultima l’estate 2022 che è stata la più calda mai registrata in Europa. Al contempo continuiamo però ad osservare ondate di freddo particolarmente intense, l’esempio più recente essendo la tempesta invernale che ha portato temperature rigide e forti rovesci nevosi su gran parte del Nord America durante il periodo Natalizio del 2022. Tali episodi freddi sono nel passato stati strumentalizzati da negazionisti del cambiamento climatico, alla disperata ricerca di qualunque appiglio per negare l’evidenza, come discusso in questo post. La domanda di base rimane ciononostante legittima: come mai continuiamo ad osservare periodi estremamente freddi a fronte di un clima in rapido riscaldamento?
Fonte: Chris Light/Christopher Michel
Un primo aspetto importante da chiarire è che gli estremi freddi stanno diminuendo rapidamente a livello globale. Secondo l’ultimo rapporto dell’IPCC, “è virtualmente certo che Continue Reading »
Iniziamo il nuovo anno proponendo come consuetudine l’analisi delle temperature medie globali dall’analisi dei dati grezzi e grigliati NCEP/NCAR relativi alle temperature all’anno appena terminato. Il 2016 straccia tutti i record e risulta per il terzo anno di fila l’anno più caldo dall’inizio delle misure. È un risultato ampiamente previsto da diversi mesi, e rappresenta un record straordinario favorito anche dall’intenso episodio di El Niño, che pur nella sua parabola discendente ha influenzato nettamente i valori termici della prima parte dell’anno. Il valore dell’anomalia complessiva è pari a +1,3°C rispetto al periodo 1880-1909, il più vicino al periodo pre-industriale.
Due anni fa, in questi giorni, l’analisi dei dati rivelava come, “finalmente”, il 2014 fosse risultato l’anno più caldo dall’inizio delle misure. Diciamo “finalmente” perché in questo modo si poneva una pietra sopra l’annosa ed insulsa querelle sulla presunta “fine” del riscaldamento globale. Un anno fa, tra lo sbigottimento generale dei non addetti ai lavori, il 2015 risultò per la seconda volta consecutiva l’anno più caldo. I climatologi, in realtà, erano preparati da mesi al secondo record consecutivo, in quanto avevano previsto il ruolo di feedback positivo del fenomeno El Niño, esploso in tutta la sua potenza nel corso dell’anno. Il record era parso ormai ineludibile già a fine autunno 2015, vista l’enorme anomalia termica positiva accumulata nei primi nove mesi dell’anno. Ma il valore numerico continuò a crescere fino al termine dell’anno, con anomalie rilevanti anche nei mesi invernali, e il computo complessivo, rapportato all’inizio del secolo, portò all’incredibile valore di circa +1 °C. Praticamente metà della soglia di 2°C considerata per tanti anni dalle politiche del clima e due terzi del valore massimo di 1,5°C introdotto dall’Accordo di Parigi.Continue Reading »
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