2016, terzo – e straordinario – record consecutivo delle temperature
Iniziamo il nuovo anno proponendo come consuetudine l’analisi delle temperature medie globali dall’analisi dei dati grezzi e grigliati NCEP/NCAR relativi alle temperature all’anno appena terminato. Il 2016 straccia tutti i record e risulta per il terzo anno di fila l’anno più caldo dall’inizio delle misure. È un risultato ampiamente previsto da diversi mesi, e rappresenta un record straordinario favorito anche dall’intenso episodio di El Niño, che pur nella sua parabola discendente ha influenzato nettamente i valori termici della prima parte dell’anno. Il valore dell’anomalia complessiva è pari a +1,3°C rispetto al periodo 1880-1909, il più vicino al periodo pre-industriale.
Due anni fa, in questi giorni, l’analisi dei dati rivelava come, “finalmente”, il 2014 fosse risultato l’anno più caldo dall’inizio delle misure. Diciamo “finalmente” perché in questo modo si poneva una pietra sopra l’annosa ed insulsa querelle sulla presunta “fine” del riscaldamento globale. Un anno fa, tra lo sbigottimento generale dei non addetti ai lavori, il 2015 risultò per la seconda volta consecutiva l’anno più caldo. I climatologi, in realtà, erano preparati da mesi al secondo record consecutivo, in quanto avevano previsto il ruolo di feedback positivo del fenomeno El Niño, esploso in tutta la sua potenza nel corso dell’anno. Il record era parso ormai ineludibile già a fine autunno 2015, vista l’enorme anomalia termica positiva accumulata nei primi nove mesi dell’anno. Ma il valore numerico continuò a crescere fino al termine dell’anno, con anomalie rilevanti anche nei mesi invernali, e il computo complessivo, rapportato all’inizio del secolo, portò all’incredibile valore di circa +1 °C. Praticamente metà della soglia di 2°C considerata per tanti anni dalle politiche del clima e due terzi del valore massimo di 1,5°C introdotto dall’Accordo di Parigi.
Mese dopo mese, nonostante l’indice ENSO mostrasse il progressivo passaggio alla fase negativa (anche nota come fase della Niña), le temperature hanno continuato a far registrare ingenti anomalie positive, ed anche il rateo di aumento della concentrazione di CO2 ha mostrato un trend positivo molto alto. Già in febbraio 2015 appariva plausibile un terzo record consecutivo per la temperatura media globale della superficie del pianeta.
Un anno fa, dati NCEP/NCAR alla mano, nonostante tutto ci aveva stupito come l’anomalia delle temperature del 2015 fosse ben 0,14 °C oltre il valore del 2014 e come il suo valore assoluto (+0,46°C rispetto al periodo 1980-2010) superasse le due deviazioni standard del campione statistico (la media 1981-2010, pari a 0,00 ±0,21 °C).
L’anomalia delle temperature del 2016 è ancora superiore: 0,67 °C (rispetto al periodo 1981-2010 usato come riferimento da NCEP/NCAR), e lo scarto rispetto al valore (record) del 2014 risulta di 0,35 °C. Del resto, se rapportati alla variabilità del periodo 1981-2010, 0,67 °C corrispondono a oltre tre deviazioni standard. Detto in altre parole, in assenza di trend ci sarebbe solo lo 0.3% di probabilità che questa anomalia sia dovuta alla variabilità naturale. Il 2016 è sostanzialmente fuori statistica rispetto al trentennio 1981-2010. Il 2000, ultimo anno con anomalia negativa (-0,06 °C) rispetto alla media 1981-2010, in tale contesto appare veramente lontanissimo nel tempo, e sembra far parte di un’altra epoca.
Per mettere questi numeri nel contesto di lungo termine è utile riferire gli aumenti di temperature al periodo preindustriale, ossia al trentennio più remoto in cui si hanno dati globali di temperature da più fonti: il periodo 1800-1909. Essendo che secondo dati NOAA il 1981-2010 è stato già +0,66 °C più caldo rispetto al 1880-1909 (+0,65 °C secondo i dati MetOffice e +0,69 °C rispetto dai dati NASA-GISS), si ricava per il 2016 un’anomalia della temperatura globale rispetto al periodo pre-industriale pari a +1,3°C.
Tabella 1 – Anomalie di temperatura media globale ricavata dai dati “grigliati” NCEP/NCAR per gli ultimi undici anni.
Questa stima, seppure calcolata tramite i dati “grigliati” e grezzi NCEP/NCAR, è plausibile: lo avevamo mostrato un anno fa mediante il confronto con i valori “ufficiali” rilasciati successivamente dalle agenzie (per esempio, i dati NASA-GISS – il database è scaricabile qui, e MetOffice-HadCRUT4 – database scaricabile qui), ovviamente fatto salvo la necessità di convertirli preliminarmente ad un riferimento comune (i dati GISST sono riferiti al 1951-1980 e i dati HadCRUT4 al 1901-2000).
Pertanto se ne può concludere che la tendenza a lungo termine del riscaldamento globale persiste. Anno dopo anno, viene letteralmente demolito ogni discorso sulla presunta pausa del riscaldamento globale, pausa che in realtà non si è mai verificata, come è già stato più volte scritto. Anzi, i dati indicano un’improvvisa accelerazione del riscaldamento. Staremo a vedere nei prossimi anni se tale accelerazione sarà soltanto temporanea e legata alla fase del fenomeno ENSO, oppure se continuerà nel tempo. Insomma, per il momento vediamo confermato che viviamo su un pianeta sempre più caldo e, citando l’ultimo report IPCC, questo trentennio è il più caldo almeno rispetto ai precedenti 1400 anni.
Possiamo ora analizzare brevemente la distribuzione sul globo e nel tempo dell’anomalia termica 2016, per capire quali sono state le regioni che hanno sperimentato i valori massimi e quali quelli minimi, e quali i periodi. L’analisi delle anomalie medie mensili, sempre riferite al trentennio di riferimento 1981-2010, mostra come il mese più “caldo”, in termini di anomalia, sia risultato marzo (0,87 °C) e quelli più “freddi” febbraio e dicembre (+0,45 °C). Anche se tali valori differiscono di 0,4 °C, hanno tutti lo stesso segno. Il rallentamento del tasso di riscaldamento è evidente, guardando la curva, ed è compatibile con la transizione di fase di ENSO, ma è molto lento.
Figura 1 – Anomalia di temperatura superficiale mensile nel 2016 rispetto al periodo di riferimento 1981-2010 (per ottenere i valori rispetto al periodo 1880-1909, aggiungere 0,66). Fonte: NCEP/NCAR.
A livello di distribuzione spaziale, notiamo la vistosissima anomalia positiva sull’Artico, che si può definire quasi mostruosa nei suoi valori, soprattutto pensando che si tratta di una media annua, non mensile. Ma un po’ tutti i continenti hanno mostrato anomalie positive, talora vistose, incluse molte zone dell’Antartide, con l’eccezione dell’Argentina e di qualche zona in India ed Australia. Si nota anche la notevole anomalia positiva sul Pacifico centrale (effetto di El Niño).
Figura 2 – Anomalia di temperatura superficiale relativa al 2016 rispetto al periodo di riferimento 1981-2010. Fonte: NCEP/NCAR.
Lo zoom sull’Europa mostra valori positivi ovunque, compresi generalmente tra 0,5 e 1,5 °C. Se paragonata all’anomalia sull’Artico e sull’estremo nord europeo, il valore di 1 °C sembra quasi piccolo e trascurabile, ma occorre ricordare che stiamo parlando di temperatura media globale, e in tale contesto un valore di +1 °C è enorme, non piccolo.
Figura 3 – Anomalia di temperatura superficiale relativa al 2015 sull’Europa rispetto al periodo di riferimento 1981-2010. Fonte: NCEP/NCAR.
Giusto per fare un paragone, è come se stessimo parlando della febbre di una persona: 1°C rappresenta un’alterazione consistente della temperatura corporea; può succedere se si tiene per un certo tempo un braccio al sole che la temperatura media del braccio risulti temporaneamente superiore alla media anche di più di 1 °C; diverso e più preoccupante se è l’intero corpo più caldo, e non solo il braccio.
Se, come già detto, riferiamo i valori delle temperature europee del 2016 al periodo pre-industriale, i valori registrati sono stati almeno 1°C-2°C superiori al passato. Con la stessa analogia, potremmo dire che quando l’alterazione della temperatura corporea è di 2°C, generalmente si cerca di intervenire, in particolare di rimuovere la causa. Analogamente sarebbe consigliabile rimuovere urgentemente la causa del surriscaldamento globale.
Testo di Claudio Cassardo, con contributi di Stefano Caserini, Sylvie Coyaud, Simone Casadei e Riccardo Reitano
44 responses so far
Nel primo grafico il valore 2014 appare lievemente inferiore al 2010. Anche in tabella c’è un’anomalia lievemente più bassa. Mi risulta invece che il 2014 fosse all’epoca il nuovo record.
Le differenze fra le temperature medie globali 2014 e 2010 sono molto piccole, a seconda delle modalità di elaborazione delle medie il 2014 può essere primo o secondo. Per i dati NCEP/NCAR il 2010 era leggermente superiore, ma con una differenza inferiore all’errore nel calcolo del valore medio.
Le medie delle T calcolate da NASA-GISS e JMA il 2014 sono superiori a quelle 2010, per Metoffice sono uguali.
Riporto quanto scritto nel sommario del post dell’anno 2014, pubblicato a inizio gennaio 2015. https://www.climalteranti.it/2015/01/07/il-2014-in-pratica-l-anno-piu-caldo-dall-inizio-delle-misure/
Sono 4 i centri di ricerca che pubblicano una stima delle temperature globali del pianeta. In attesa dei dati Met-Office e NASA-GISS, in questo post presentiamo i dati delle temperature globali del 2014 elaborati dalla Japan Meteorological Agency – WMO Regional Climate Centers di Tokyo (JMA) e un’analisi delle temperature eseguita usando i dati scaricabili dal database della National Oceanic & Atmospheric Administration (NOAA/NCEP/NCAR). Il 2014 è stato un anno molto caldo. Nella classifica, esso si posiziona al primo posto per JMA e al secondo posto per NOAA (a soli 0,02 °C di distanza dal 2005). Statisticamente, visto che la differenza di soli 0,02 °C è sicuramente inferiore all’errore nel calcolo del valore medio, in pratica anche per NOAA il 2014 può essere posizionato al primo posto, ex-aequo con il 2005 ed il 2010.
Ciao, Stefano
[…] https://www.climalteranti.it/2017/01/06/2016-terzo-e-straordinario-record-consecutivo-delle-temperatu… […]
…. Battute a parte, forse varrebbe la pena di vedere se e quanto questi ultimi caldissimi anni, dal 2011 al 2016, contribuiscano a cambiare/aumentare i ‘warming rates’ mostrati in fig. 2 di questo famoso studio…
http://iopscience.iop.org/article/10.1088/1748-9326/6/4/044022/meta;jsessionid=F1DA7BA9A074B66D2FAFD647828BA7D8
… con il bloggaro Tamino come co-autore.
Continua a restare attorno a ~0.16 K/decade per la media globale o schizza in alto e bisogna preoccuparsi?
Ringraziando un anticipo i volontari, buon anno a tutti.
[…] una seconda notizia di carattere apparentemente opposto documentata da climalteranti.it: il 2016 straccia tutti i record e risulta per il terzo anno di fila l’anno più caldo dall’inizio delle misure. […]
@robertok06 E’ un conto che si può fare abbastanza facilmente, scaricandosi i dati (medie annue globali) dai vari centri (GISS, NOAA, JMA, …): tra alcune settimane saranno disponibili anche i valori per il 2016, per cui si potrebbe aggiornare lo studio che ha citato. Certamente c’è da attendersi che gli ultimi tre anni molto caldi possano provocare un’impennata dei warming rates (anche se 3 su 30 significa solo il 10% di influenza). Se è vero (e lo è) che il fenomeno ENSO ha contribuito al raggiungimento di questi valori record, è anche vero che comunque i valori sono rimasti alti anche ad evento concluso, e lo erano già prima del suo inizio. D’altra parte, il 2016 si è distinto anche per valori molto alti dei trend di crescita delle concentrazioni di CO2 a livello globale. Esiste un feedback positivo tra temperature e concentrazioni di CO2, e sicuramente anche questo fattore potrebbe aver esacerbato i valori delle anomalie. Quello che salta agli occhi ora sono i tre record consecutivi nei valori di anomalia, che rappresentano senza alcun dubbio un fatto straordinario (nel senso di fuori dall’ordinario). Sono tuttavia sempre un po’ restio a trarre delle conclusioni sui dati correnti, e preferisco aspettare che sia passato un certo tempo, in modo da evidenziare bene il segnale nei dati.
Come ultima nota di “folklore”, noto che spesso i nostri post sui record di temperature (medie globali) escono nei primi giorni di gennaio, quando spesso una parte abitata del mondo nell’emisfero nord è soggetta ad ondate di gelo. Nei due anni precedenti avevano fatto scalpore le notizie dagli USA orientali sotto la neve ed il gelo, mentre quest’anno è il sud Italia ad essere stato colpito. Ebbene, questa è una dimostrazione in più di come, da un lato, gli eventi meteorologici, come le ondate di freddo (che generalmente hanno durate limitate, tra una e due settimane), si differenzino dai segnali climatici. Dall’altro lato, dimostrano anche come, pur con un mondo globalmente e mediamente più caldo, gli eventi estremi trovino ancora spazio. Abbiamo parlato tante volte delle ondate di caldo più ricorrenti, ma il discorso è generale, ed anche gli eventi freddi, in alcune zone del mondo, potrebbero intensificarsi. Ne avevamo già parlato altre volte (per esempio, qui: https://www.climalteranti.it/2014/01/12/il-freddo-e-il-caldo-di-una-settimana-non-sono-il-clima-del-pianeta/). Se la Terra di fine secolo sarà più calda di 1-4 °C, non significa che non esisteranno più eventi come le ondate di gelo. Saranno forse più rare, ma potranno ancora accadere.
Grafici ineteressanti incui sono segnati i trend a breve termine (10 anni) ed i trend di tipo climatologico (a 30 anni, come definto dal WMO) sono quello postati da Stephen alla fine del suo commento l’ anno scorso
http://climafluttuante.blogspot.de/2015/06/spot-difference.html
E’ chiaro che i trend trentennali non cambieranno di molto con i nuovi dati, ma anche i dati precedenti erano inequivocabili: l’ unica pausa nel GW superficiale si è avuta tra gli anni ’50 ed i ’70 circa del secolo scorso.
@cassardo
La ringrazio per la risposta ed il commento.
“Certamente c’è da attendersi che gli ultimi tre anni molto caldi possano provocare un’impennata dei warming rates (anche se 3 su 30 significa solo il 10% di influenza).”
Quindi, tornando al mio commento dove ho linkato l’articolo di Foster e Rahmstorf, e tenendo conto del commento di alberto che cita/linka il web di steph, direi che NON ha molto senso parlare di record nei termini che non so se definire entusiastici o catastrofisti.
In effetti, guardando la prima figura di questo articolo, le anomalie di temperatura dal 2006 al 2016, direi che il titolo di questo blog sia quantomeno inaccurato: non si tratta; secondo me, di un TERZO anno consecutivo… perche’ il 2014 era, tenuto conto della forchetta d’errore, allo stesso livello del 2013, e inferiore al 2010… quindi al massimo si puo’ parlare di DUE anni consecutivi che, sicuramente, sono “molto” piu’ caldi degli anni immediatamente precedenti.
E sorge la domanda, a questo punto: siamo… siete… e’, LEI… sicuri/sicuro che questi DUE anni possano essere portati a esempio/conferma che qualcosa di eccezionale e/o al di fuori della norma stia avvenendo e, cosa ancora piu’ importante, possano dirci qualcosa di utile/interessante rispetto al futuro?
Grazie di una eventuale ulteriore risposta/commento.
“sarebbe consigliabile rimuovere urgentemente la causa del surriscaldamento globale”, ovvero: che fare? Ridurre le emissioni, ovviamente, ma non solo:
https://stopfontifossili.wordpress.com/2017/01/05/pianta-che-ti-passa/
@ceccarelli
Pianta-che-ti-passa?… improbabile che le cose migliorino, se si pianta per sostituire i fossili con questo metodo:
http://www.sciencemag.org/news/2017/01/wood-green-source-energy-scientists-are-divided
robertok06
“E sorge la domanda, a questo punto: siamo… siete… e’, LEI… sicuri/sicuro che questi DUE anni possano essere portati a esempio/conferma che qualcosa di eccezionale e/o al di fuori della norma stia avvenendo”
Strana domanda, la risposta è nel testo del post.
“possano dirci qualcosa di utile/interessante rispetto al futuro?”
Secondo me no, nessuna sorpresa. Purtroppo.
[…] è stato pubblicato sul sito Climalteranti.it con il titolo “2016, terzo – e straordinario – record consecutivo delle […]
Sempre molto interessanti sia gli articoli che le successive discussioni. Riguardo la perplessità sul 2014, mi pare che per quanto riguarda i dati GHCN di GISS-NASA, per esempio, sia ancora più evidente la sequenza crescente degli anni più caldi 2014-1015-2016, peraltro con il 2014 non ancora influenzato dagli effetti del Nino.
@robertok06: per la sua formazione è strano che si affidi così tanto ai discorsi rispetto che ai numeri.
Alle sue domande potrebbe trovare risposta facilmente, come già suggerito, andando a scaricarsi i dataset originali e calcolandosi le linearizzazioni su 30 anni (o 10 o 100 o come preferisce).
Se vuole risparmiare tempo può anche trovare in rete “calcolatori” già impostati. Ad esempio qua c’ è quello dell’ Università di York http://www.ysbl.york.ac.uk/~cowtan/applets/trend/trend.html
Se calcola i trend globali di lungo periodo arrivando da metà anni ‘70 (dopo la pausa del GW avvenuta nel dopoguerra) al 2013 (incluso) o considerando gli ultimi 3 anni record, vedrà che la differenza su dataset omogeni viaggia poco sopra o poco sotto il 5% del rateo di riscaldamento decennale (circa 1 centesimo di grado su 16-19 centesimi, valore circa il doppio dell’ incertezza ma superiore in genere della differenza tra un dataset e l’ altro).
Ovviamente potrebbe anche giocare cherrypiccando come fanno gli pseudonegazionisti per trovare conferme apparenti alle proprie idee fisse, ma se considera ad esempio medie mobili di 4-5 anni vedrà che l’ andamento secolare è chiarissimo . Si vede bene il GW di inizio secolo, la pausa avvenuta tra 70 e 40 anni fa circa e lo stabile (al di là delle fluttuazioni di breve periodo) innalzamento successivo.
La vera domanda che secondo me ci si dovrebbe porre è:
questi 7-8 centesimi di grado per decade registrati da quando esiste una rete di rilevamento delle T superficiali sufficientemente estesa (non molto più di 1 secolo) o il doppio registrato come trend negli ultimi 40 anni circa, come si raffrontano quantitativamente rispetto ai ratei massimi di riscaldamento globale ricostruiti al passaggio da un’ era glaciale ad una interglaciale?
@alberto
Preciso che per mia formazione sono fisico e mi occupo da sempre di acceleratori… nel tempo libero leggo quello che riesco di climatologia, energia, politiche collegate, e altro… quindi tutto sto tempo libero per scaricarmi i dataset originali e elaborarli non e’ che ce l’abbia.
Ti ringrazio del link al sito di York, interessante… vorrei solo farti notare che dicono che…
“(For definitions and equations see the methods section of Foster and Rahmstorf, 2011)”4
… cioe’ proprio l’articolo/studio che ho citato e linkato io qui sopra.
En passant direi i pare il cherry picking lo fai tu quando decidi in base a tuoi desideri i punti iniziali e finali entro il quale fittare i dati…
Ad ogni modo, ieri sera ho dato un’occhiata a due referenze dell’articolo di Foster e Rahmstorf, i due articoli di Lean e Rind ed ho scoperto quanto segue, se magari qualcuno qui vuole commentare saro’ tutto orecchi.
Li ho letti perche’ Foster e Rahmstorf dicono di aver seguito lo stesso metodo applicato in questi due studi:
1) L’articolo “How natural and anthropogenic influences alter global and regional
surface temperatures: 1889 to 2006”
… che dice…
“To distinguish between simultaneous natural and anthropogenic impacts on surface temperature, regionally as well as globally, we perform a robust multivariate analysis using the best available estimates of each together with the observed surface temperature record from 1889 to 2006.
The results enable us to compare, for the first time from observations, the geographical distributions of responses to individual influences consistent with their global impacts”
Si scopre che…
” Especially controversial is the contribution of solar activity to global surface temperatures, which warmed at a rate of 0.74 K in the century from 1905 to 2005″
… non parlano di intervalli temporali scelti apposta in corrispondenza di momenti in cui i dati di temperatura globale mostrano cambiamenti rapidi… poco dopo il 1900, 1945, 1975 (vado a occhio, le date esatte possono essere leggermente diverse). Come mai?
2) Il secondo articolo, stessi autori, e’ stato scritto un paio di anni dopo:
“How will Earth’s surface temperature change in future decades?”
… ovviamente e’ interessantissimo, perche’ finalmente parla di cambiamenti su scala di tempi “umana”, entro pochi anni… piuttosto che a fine secolo, come fatto di solito, quando nessuno dei partecipanti a questa discussione ne’ gli autori saranno vivi.
Vediamo come se la passa la previsione? La lettura e’ stata appassionante, devo ammetterlo:
“From 2009 to 2014, projected rises in anthropogenic influences and solar irradiance will increase global surface temperature 0.15 ± 0.03°C, at a rate 50% greater than predicted by IPCC.
But as a result of declining solar activity in the subsequent five years, average temperature in 2019 is only 0.03 ± 0.01°C warmer than in 2014.”
La temperatura globale e’ cambiata cosi’…
http://data.giss.nasa.gov/gistemp/graphs/
… quindi dal 2009 al 2014 la temperatura e’ aumentata di 0.11 gradi… e non e’ cosi’ male rispetto a 0.15 ± 0.03°C… ma la seconda conclusione e’ difficile da credere, visti i famosi “3 anni consecutivi di record di temperatura”, no?… hanno previsto che nei prossimi 3 anni la temperatura globale calera’ praticamente tanto quanto e’ salita in questi ultimi 3 anni… “global cooling”? 🙂
Scherzi e battute a parte… secondo voi ci azzeccheranno con questa previsione?… la temperatura nel 2017-2019 calera’ tanto quanto e’ salita dal 2014?
E se non lo fara’, cosa si puo’ concludere da previsioni basate su modelli come questo?
Lo chiedo perche’ i due autori, parte alta della seconda colonna della prima pagina, dicono che per le previsioni a corta durata il loro metodo e’ preferibile ai modelli “general circulation” a causa delle “many uncertainties” di questi ultimi, che portano a conclusioni diametralmente opposte a seconda del modello adottato (citano studi a supporto di questa affermazione)… e questo articolo del 2009 e’ stato citato da ben 113 altri articoli peer-reviewed… quindi credo si possa considerare autorevole, no?
Ringrazio in anticipo per eventuali risposte/chiarimenti/commenti.
R.
@roberto06: se voleva fornire un’ ennesima dimistrazione di verbositá inutile ci è riuscito. Se non capisce che considerare aumenti di temperatura su intervalli cosí esigui come 5 anni non ha alcun significato climatologico ma significa effettuare del Cherry picking anche se involontario vuol dire che le mancano i fondamentali di cosa sia il clima e cosa significhino reali raffreddamenti o riscaldamenti dello stesso
@alberto
ROTFL!… io farei cherry picking perche’ considererei intervalli cosi’ esigui come 5 anni (notare che non l’ho fatto io, ma degli specialisti del settore su pubblicazioni peer-reviewed citate centinaia di volte)… mentre il titolo di questo blog e’ “2016, terzo – e straordinario – record consecutivo delle temperature”… cioe’ 3 anni!
Pagliuzza vs trave anyone?
Vabbe’ dai… anche se mi hai fatto sprecare l’ultimo dei 5 messaggi permessi… fa nulla, quello che dovevo imparare l’ho imparato.
Grazie e alla prossima.
“Se, come già detto, riferiamo i valori delle temperature europee del 2016 al periodo pre-industriale, i valori registrati sono stati almeno 1°C-2°C superiori al passato. Con la stessa analogia, potremmo dire che quando l’alterazione della temperatura corporea è di 2°C, generalmente si cerca di intervenire, in particolare di rimuovere la causa. Analogamente sarebbe consigliabile rimuovere urgentemente la causa del surriscaldamento globale.”
E’ uscito da qualche settimana il World Energy Outlook della IEA, che prevede tre scenari energetici, ‘current policies, ‘new policies’ e ‘Scenario 450’. I primi due ipotizzano al 2040 emissioni addirittura maggiori di quelle attuali… lo ‘Scenario 450’, quello appunto pensato per contenere la concentrazione di CO2 entro 450 ppm, ha un fabbisogno che per il 58% deriva ancora da fossili e prevede obiettivi in termini di intensità energetica, decoupling pil/energia e pil/emissioni che penso farebbero imbarazzare anche i più convinti tecno-ottimisti… Direi che siamo ancora abbastanza lontani dal ‘rimuovere la causa’, su queste basi.
@robertoK06
Caro Roberto , non te la prendere,
sfortunatamente non è possibile discutere di dati climatici e della contraddittorietà di molti di essi. Dobbiamo prendere per data la verità che ci viene fornita. Noli me tangere
Gli intervalli sono sempre troppo piccoli (come in questo caso) o troppo grandi (come quando si evidenziano i periodi storici nei quali la T era maggiore all’attuale).
Comunque grazie per aver utilizzato il tuo tempo per leggere gli articoli e per aver dato un contributo costruttivo alla discussione.
@ robertok06
Mi sembra stia provando a sviare la discussione in diverse direzioni per di proposito difficile risponderle.
Il post si concentra sul fatto che il 2016 sia stato il terzo anno record consecutivo come temperature globali. Tre anni record di fila certamente fanno effetto, e non mi pare che il post provi a trarne mirabolanti consequenze scientifiche oltre che affermare che queste sfilze di record sono certamente il sintomo di un problema. Ben diverso sarebbe calcolare trend di riscaldamento basati solo su questi tre anni, cosa che non mi pare nessuno faccia. Non vedo nessuna trave.
Riguardo a Lean e Rind, se ho capito bene la sua domanda si chiede se e quanto sia affidabile il loro modello. Non avendo letto per intero l’articolo in questione posso solo dire che se si sono sbagliati sul periodo 2017-2019 vuol dire che hanno sovrastimato l’importanza della variabilità solare, il che vuol dire che la situazione è peggiore di quanto pensino i due autori. Se per lei questo vuol dire che il riscaldamento antropogenico è una grande bufala allarmistica fatico a capire la sua logica.
Chiedo scusa, ma il paragone con la febbre di una persona mi sembra un tantino ingenuo, semplicistico e fuorviante.
Un grado in più o in meno è una quantità notevole per un essere umano la cui temperatura interna, in condizioni normali, oscilla tra i +35° e i +38°.
In altre parole, la temperatura corporea umana si colloca entro un range di circa 3 gradi, per cui la variazione di un solo grado costituisce un’anomalia pari a circa il 30%, mentre la temperatura interna del nostro pianeta oscilla a seconda dei luoghi e/o delle stagioni entro un range di oltre 160°!!!… Infatti la temperatura più bassa finora registrata è stata di -93,2° in Antartide, mentre quella più alta è stata di +70,7° in Iran. Per cui la variazione di un grado della temperatura terrestre corrisponde in realtà ad un’anomalia pari ad appena lo 0,6% circa.
Ma anche non volendo estremizzare e ragionando in termini meno da record, le temperature terrestri variano tranquillamente tra i -45° e i +45°, pari ad un range di 90°, per cui la variazione di un grado equivale ad un’anomalia di poco più dell’1%.
Provo a spiegarmi meglio:
se un essere umano dovesse avere la febbre a 40 per una settimana di seguito, molto probabilmente morirà, mentre sul nostro pianeta ci sono tanti luoghi dove la temperatura non scende mai sotto i 40 gradi per settimane, ma non per questo il pianeta muore.
Quindi il paragone con la febbre umana, a mio avviso, non regge affatto e serve solo per fare sensazionalismo, generare disinformazione e creare inutile allarmismo.
Spero di arrivare per primo a risponderti perché io, avendo una formazione umanistica, a differenza dei climatologi sono in grado di apprezzare certi giochini intellettuali.
In pratica, il tuo ragionamento si può sintetizzare in questo sillogismo:
SE l’escusione termica nel corpo umano è di circa 3°C
SE l’escursione termica terrestre è di circa 90°C
ALLORA un anomalia di di 1°C è grave per un umano ma non per la Terra.
Prendendolo alla lettere, si direbbe che il modo migliore per tamponare gli effetti della febbre è quello di mettere i piedi nel freezer stringendo tra le mani una borsa dell’acqua calda bollente…
Ironie a parte (che avrei tranquillamente evitato se tu non avessi tirato in ballo ” fare sensazionalismo, generare disinformazione e creare inutile allarmismo”) forse il tuo ragionamento ha più senso se raffrontiamo l’anomalia termica con la temperatura media e non con l’escursione tra le diverse parti.
CORPO UMANO
Temperatura media: 37°C
Anomalia di 1°C = anomalia del 2,7%
TERRA
Temperatura media: 15° C (gli esperti mi correggeranno ma dovrebbe essere un valore simile)
Anomalia di 1°C= anomalia del 6,6%
Il tuo paragone con la febbre a 40°C (anomalia del 10% rispetto alla media) corrisponderebbe quindi a un pianeta a temperatura media 16,5°C circa, non so se Gaia morirebbe però personalmente eviterei di sperimentare le conseguenze per chi la abita di un simile aumenta di temperatura…
Gianluca,
sul nostro pianeta ci sono tanti luoghi dove la temperatura non scende mai sotto i 40 gradi per settimane
E’ sicuro?
Di notte la temperatura di solito cala – salvo durante l’estate polare, ma pare che nel mare Artico o sull’Antartide non raggiunga i 40 °C.
—
Gabriele M,
Lean & Rind 2009
Il loro scenario prevede un “Pinatubo-type volcanic eruption with peak impact in 2014”, e nel 2019 un “super ENSO” simile a quello del 1998:
According to our prediction… warming from 2009 to 2014 will exceed that due to anthropogenic influences alone but global temperatures will increase only slightly from 2014 to 2019, and some regions may even cool.
Finora la previsione è smentita. Per il paper precedentee i risultati (simili) di Foster & Rahmstorf, rif.
Skeptical Science
Igor Giussani
credo che tu abbia colto il punto essenziale, cioé che bisogna riferirsi alla temperatura media.
Il confronto che a mio avviso rende meglio l’impatto di pochi gradi sul pianeta lo abbiamo dall’ultimo massimo glaciale. Allora in media era di circa 5 gradi più freddo, ma come ben sappiamo era un mondo parecchio diverso. Quelli che sembrano solo pochi gradi possono fare una grande differenza.
Il mio era volutamente un sillogismo provocatorio per sottolineare quanto sia, secondo me, fuori luogo fare dei paragoni con la febbre umana.
Anche volendo ragionare in termini di temperatura media, quella umana, assunta a 37°, si pone tra un minimo di 35° ed un massimo di 39°, quindi si tratta di un range molto stretto; mentre la temperatura media terrestre, assunta a 15°, si pone tra minimi e massimi nettamente più distanti tra loro.
Perché ho tirato in ballo il sensazionalismo e l’allarmismo?… perché ritengo che la stragrande maggioranza della gente, che viene quotidianamente bombardata da notizie poste in questa maniera, venga giocoforza indotta a pensare che il pianeta abbia la febbre alta… e così come per un essere umano ciò sarebbe alla lunga incompatibile con la vita, lo stesso varrebbe anche per il nostro pianeta… un pianeta ammalato, morente o addirittura in fin di vita… ma siamo sicuri che sia davvero così?…
Io non discuto sul fatto che la temperatura media del pianeta si stia innalzando, bensì trovo molto da ridire sui paragoni sensazionalistici adoperati per divulgare questa informazione e nel voler a tutti i costi trovarci un che di catastrofico.
Per carità, è lecito porsi delle domande su cosa possa comportare l’aumento di 1 o 2 gradi per la salute del nostro pianeta, cercare di comprenderne le cause ed eventualmente tentare di porvi un rimedio, là dove fosse davvero necessario, ma francamente esporre la questione insistendo nell’utilizzo di certe “strategie comunicative” rischia alla fine di indisporre il pubblico anziché sensibilizzarlo.
@Gianluca
“Anche volendo ragionare in termini di temperatura media, quella umana, assunta a 37°, si pone tra un minimo di 35° ed un massimo di 39°, quindi si tratta di un range molto stretto; mentre la temperatura media terrestre, assunta a 15°, si pone tra minimi e massimi nettamente più distanti tra loro”
Sinceramente non ho capito il senso di questa considerazione. Stai dicendo che in un bioma polare una variazione di 1°C rispetto alla media non è nulla di che perché tanto nel Sahara è normale che ci siano temperature superiori ai 50°C?
“perché ritengo che la stragrande maggioranza della gente, che viene quotidianamente bombardata da notizie poste in questa maniera, venga giocoforza indotta a pensare che il pianeta abbia la febbre alta… e così come per un essere umano ciò sarebbe alla lunga incompatibile con la vita, lo stesso varrebbe anche per il nostro pianeta… un pianeta ammalato, morente o addirittura in fin di vita… ma siamo sicuri che sia davvero così?…”
Le strategie mediatiche sono una cosa soggettiva, quello che è meno opinabile è che il corrispettivo di una febbre a 40°C a livello planetario è una situazione ben diversa da quella che hai descritto tu e decisamente peggiore della già non facile situazione attuale.
Magari non incompatibile con la vita tutta ma con gran parte di essa sicuramente.
@Igor Giussani
“Sinceramente non ho capito il senso di questa considerazione. Stai dicendo che in un bioma polare una variazione di 1°C rispetto alla media non è nulla di che perché tanto nel Sahara è normale che ci siano temperature superiori ai 50°C?”
Ehm… non esattamente… ciò che sto tentando di esprimere è che se si parla di temperatura media del pianeta, non si può poi a piacimento estrapolare la situazione di un solo bioma… infatti il nocciolo della mia critica è il riscaldamento globale paragonato alla febbre umana, quindi se si vuole continuare ad insistere sul paragone, allora la temperatura del Sahara e quella del Polo andrebbero paragonate rispettivamente alla temperatura cardiaca e a quella periferica di un uomo, ma utilizzando però le giuste proporzioni… ed è da qui che viene fuori dunque che un grado in più per il sistema “Uomo” è molto, ma per il sistema “Terra” è davvero poco.
Insomma, con queste mie contorsioni mentali volevo solo sottolineare l’estrema forzatura del paragone utilizzato in questo articolo, che è poi lo stesso genere di forzatura utilizzata quotidianamente dai media, sotto svariate forme, in merito al global warming… e insistendo con questa “tattica” alla lunga la gente si infastidisce e non ci crede più.
@ Gianluca
@ ed è da qui che viene fuori dunque che un grado in più per il sistema “Uomo” è molto, ma per il sistema “Terra” è davvero poco.
Il punto di disaccordo è questo: una variazione di 1°C per il nostro pianeta è invece molto importante; non si sta ovviamente parlando della variazione della temperatura media di un giorno, ma di quella annua, e mantenuta per tanti anni
Numerosi lavori hanno mostrato i rischi legati all’incremento delle temperature di 1°C, la sintesi migliore è nel “buring embers diagram”, qui la versione dell’AR5 https://www.ipcc.ch/report/graphics/index.php?t=Assessment%20Reports&r=AR5%20-%20Synthesis%20Report&f=Topic%202 (box 2.4 fig1)
Trova la spiegazione del grafico a pag. 72-73 del Synthesis dell’AR5
https://www.ipcc.ch/pdf/assessment-report/ar5/syr/AR5_SYR_FINAL_All_Topics.pdf
o una sintesi qui https://en.wikipedia.org/wiki/Reasons_for_concern
È poi appena uscito un articolo sullo stesso tema
http://www.nature.com/nclimate/journal/v7/n1/full/nclimate3179.html
purtroppo non è ad accesso aperto
“Insomma, con queste mie contorsioni mentali volevo solo sottolineare l’estrema forzatura del paragone utilizzato in questo articolo, che è poi lo stesso genere di forzatura utilizzata quotidianamente dai media, sotto svariate forme, in merito al global warming… e insistendo con questa “tattica” alla lunga la gente si infastidisce e non ci crede più.”
Allora, il fatto per cui io mi sono accanito un po’ non dipende dal fatto che tu, legittimamente, condivida o meno le metafore per descrivere la salute del pianeta, che sono opinabili e soggettive: è che ti sei permesso qualcosina di più di ‘sottolineare una forzatura’, hai esplicitamente accusato di disinformazione e sensazionalismo sostenendo ciò con esempi del tutto fuorvianti, e qui sconfiniamo decisamente dal legittimo e dall’opinabile.
Dinsinformare è semmai diffondere dati fasulli di un presunto raffreddamento della Terra a partire dal 2000 (come fece Rubbia), oppure presentare positivamente fenomeni contingenti dell’aumento di concentrazione di CO2 come il greening o peggio ancora attribuire gli exploit di produzione agricola degli ultimi anni al cambiamento climatico.
Quanto al credere o non credere della gente o addirittura al suo presunto infastidirsi, ho paura che confondi gli accaniti dibattitti sui modelli climatici che avvengono su questo blog (cioé roba per pochi eletti e che per certi versi mi sembra una sorta di resa dei conto tra fisici e climatologici) dalla percezione del grande pubblico che esula dalle raffinatezze matematiche ed invece è basato su eventi macroscopici come la riduzione di calotte polari e ghiacciai (proprio in queste settimane si sta staccando un iceberg grande come la Liguria dal polo sud, i cui ghiacci resistenti erano il fiore all’occhiello di molti negazionisti), tutte cose che tra l’altro sono successe con 0.7-0.,8°C di variazione della temperatura media rispetto all’inizio dell’era industriale (alla faccia che 1°C sarebbe ‘molto poco per la Terra’). Di fronte a tali situazioni, si può sentire solo stanco e infastidito chi si aspettava che film come The day afer tomorrow fossero documentari scientifici.
@Stefano Caserini
Grazie per i link, proverò a rileggerli più approfonditamente.
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@Igor Giussani
“hai esplicitamente accusato di disinformazione e sensazionalismo”
Attenzione, non accuso nessuno di “fare disinformazione”, bensì sostengo che questo modo “sensazionalistico” di descrivere le notizie “genera disinformazione”, che è ben diverso.
Emblematico è proprio il tuo esempio dell’iceberg grande come la Liguria… sensazionalistico no?… il lettore comune che legge una notizia del genere è indotto quasi inevitabilmente ad atterrirsi e a far rimbalzare la notizia possibilmente enfatizzandola ancor di più fino ad arrivare magari a parlare di prossimo scioglimento totale dei Poli e di imminente fine del mondo.
Ma tutto ciò in realtà genera alla lunga un effetto contrario, quello dovuto al consolidarsi della convinzione che si tratti solo di eccessivo allarmismo e di puro terrorismo mediatico volto solo ad incrementare la tiratura giornalistica.
E infatti, se leggiamo attentamente gli articoli che annunciano il distacco di questo ghiacciolone gigante, il sospetto sorge spontaneo, poiché noteremo che si da sempre, sia nei titoli che nel corpo del testo, tantissima enfasi al fenomeno come possibile conseguenza del riscaldamento globale, per poi dedicare invece toni decisamente meno altisonanti e quasi sottaciuti quando si è costretti giocoforza a precisare “che non esistono comunque prove scientifiche dirette” che il fenomeno sia realmente legato al global warming.
Insomma, un pò come è avvenuto per le scritte sui pacchetti delle sigarette “il fumo uccide”, “hai già il cancro e non lo sai” e roba simile… dopo i primi momenti di sgomento iniziale, nessuno ci fa più caso e intanto il numero di fumatori continua a crescere.
@Gianluca.
Premesso che esistono e sono diffuse reazioni di massa isteriche a fronte degli allarmi dei media, capisco solo fino a un certo punto la tua posizione. Il distacco dell’iceberg è un fatto e il global warming è sicuramente coinvolto, se poi mi vieni a dire che la gente si aspetterà che il Polo sud si scioglierà in una settimana e se ciò non si verificherà ne rimarrà delusa e quindi penserà che siano tutto ciarlatanerie… si potrebbe applicare a qualsiasi cosa questo ragionamento. Adesso c’è l’allarme per i casi di meningite e si invita al vaccino, ma se la gente si attende la pandemia e invece i casi si conteranno sulle dita delle mani allora potrebbe pensare che è tutto un complotto di Big Pharma e ignorerà le vaccinazioni…
“Insomma, un pò come è avvenuto per le scritte sui pacchetti delle sigarette “il fumo uccide”, “hai già il cancro e non lo sai” e roba simile… dopo i primi momenti di sgomento iniziale, nessuno ci fa più caso e intanto il numero di fumatori continua a crescere”
Non è vero, è in calo da diversi anni in Italia, ultimamente si è solo un po’ rallentato il trend http://www.iss.it/pres/?lang=1&id=1650&tipo=1. Non certo per le ridicole scritte/foto sui pacchetti, ma perché altrove si fa un buon lavoro di dissuasione. Certo di fronte al GW è tutto più difficile perché l’argomento è estremamente complesso e perché la posta in gioco è più alta.
@Igor Giussani
“Il distacco dell’iceberg è un fatto e il global warming è sicuramente coinvolto”.
Il distacco dell’iceberg è un fatto… che il global warming sia in qualche modo coinvolto non ne esiste alcuna prova, come ammettono gli stessi scienziati.
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“… si potrebbe applicare a qualsiasi cosa questo ragionamento.”
Il paragone con la meningite non regge essenzialmente per 2 motivi:
1) il grado di “allarmismo” in questo caso è molto più pacato di quello usato per il global warming;
2) la campagna di vaccinazione è condotta decisamente in maniera molto più scientifica e convincente.
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“Non è vero, è in calo da diversi anni in Italia”
Uhmmm… non mi sembra affatto, tant’è che proprio la prima frase dell’articolo da te proposto è “NON CALA IN ITALIA IL NUMERO DI FUMATORI”, e più avanti aggiunge “il dato di quest’anno (2016) relativo ai fumatori si riporta sui valori registrati nel 2008”.
E visto che stiamo ragionando su scala globale, come per il global warming, dobbiamo continuare a farlo anche in questo caso, e le statistiche mondiali PURTROPPO sono davvero sconfortanti (http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=467&area=stiliVita&menu=fumo).
Su quest’ultimo punto ho voluto risponderti solo perché mi son sentito accusato di aver scritto il falso, ma poiché adesso rischiamo di andare troppo off-topic mi fermo qui, anche perché con questo commento ho esaurito i 5 a mia disposizione.
Grazie comunque per il dibattito.
Cordiali saluti
Segnalo qui il blog di Hansen: http://csas.ei.columbia.edu/2017/01/18/global-temperature-in-2016/ che descrive l’andamento delle temperature nel 2016 sulla base dei dati GISS. Hansen stima +1.26 °C rispetto al 1880-1920 (dati GISS). Noi avevamo stimato 1.33 °C rispetto al 1880-1909 (dati NCEP-NOAA). Visto il (debole ma esistente) riscaldamento nel periodo 1909-1920 (a vista, quantificabile in poco meno di 0.1 °C, sui dati GISS postati sul blog di Hansen stesso), i due valori sono perfettamente compatibili. E sono entrambi nettamente superiori a 1 °C. Al di là delle classifiche, che possono lasciare il tempo che trovano, è notevole e significativo il fatto che, se 2 °C rappresentano il “limite” (rispetto ai valori preindustriali) sul quale si basa l’accordo di Parigi, la prima metà di tale limite sia già stato ampiamente superato.
In merito al fatto se gli ultimi due anni (con anomalie di oltre 1 °C rispetto ai valori 1880-1909) possano essere considerati la dimostrazione di un cambiamento climatico irreversibile, la risposta è certamente no, semplicemente per il fatto che due anni non permettono di parlare di clima. Lo vedremo tra ventotto anni, se effettivamente sarà così o no. Tuttavia, è impossibile non accorgersi che il trend di riscaldamento (ovvero il rateo, cioè la derivata della curva delle anomalie delle temperature) abbia mostrato valori particolarmente alti nell’ultimo biennio (ma anche nell’ultimo triennio), senz’altro senza precedenti nel periodo in cui si sono effettuate misure (vedere la fig. 1 del blog di Hansen). Se è innegabile che l’evento significativo di ENSO in fase positiva (El Niño) abbia avuto un ruolo non trascurabile in questo riscaldamento, è anche vero che El Niño non è durato tre anni. Evidentemente il sistema climatico ha reagito con uno dei suoi feedback, incrementando la risposta del sistema stesso alla forzante (anche i trend di crescita della concentrazione della sola CO2 hanno fatto registrare valori molto alti nel 2015 e nel 2016: il 2015 a livello globale ha mostrato il trend massimo ed il 2016 il terzo massimo – dati NOAA https://www.esrl.noaa.gov/gmd/ccgg/trends/weekly.html). Se questo effetto durerà (anche con fase ENSO negativa – La Niña), a quanto ammonterà su tempi climaticamente rilevanti, e ancora se si sia in prossimità del tipping point, sono domande a cui è purtroppo impossibile dare una risposta oggi. Quello che si può dire è che, senza dubbio, gli andamenti sembrano puntare nella direzione di una crescita continua delle emissioni e, conseguentemente, di concentrazioni e temperature.
Concludo il mio intervento con un breve commento relativo all’analogia con la febbre. E’ chiaro che si tratta di una metafora, avente il solo scopo di far capire che, quando si parla di clima, variazioni anche piccole e prossime all’errore strumentale possono comunque avere conseguenze rilevanti sull’ecosistema. Nessuno pretende di paragonare effettivamente i sintomi del pianeta con un grado in più o in meno di temperatura ai sintomi di un essere umano con un grado di febbre in più o in meno. Tuttavia mi si consenta di fare un’importante considerazione: la Terra, negli ultimi cinquecento milioni di anni, è già sopravvissuta a variazioni climatiche molto rilevanti, probabilmente di diversi gradi. Vi sono peraltro state delle estinzioni di massa, stimate tra il 70 e il 95% delle specie viventi. Ma la vita è sopravvissuta. Nessuno qui dice che il pianeta morirà se la temperatura aumenterà di 1, 2 o 6 °C, ma di certo le specie che attualmente popolano la Terra potrebbero “incontrare dei problemi”. E, tra le specie che lo popolano, c’è quella umana. Non credo che ci estingueremo in ogni caso, ma molto probabilmente non tutti gli attuali sette miliardi e più che popolano il pianeta sopravviveranno. Ci sono libri abbastanza popolari come “The little ice age” di Carl Sagan che spiegano quali conseguenze ha comportato la variazione di temperatura sperimentata nella piccola età glaciale (negativa ma, in valore assoluto, meno rilevante di quella del XX secolo). Il libro “Sei gradi” di Mark Lynas, anche se scritto con uno stile troppo catastrofistico per i miei gusti, ricostruisce comunque il passato terrestre, sulla base dei dati oggi disponibili, descrivendo i momenti più recenti della storia climatica del nostro pianeta in cui si sono sperimentate temperature di +1, +2, +3, …, +6 °C. Sono letture utili a capire il rapporto dinamico tra clima ed ecosistema che popola il nostro pianeta.
“For the first time in recorded history, we have now had three consecutive record-warm years for both the globe and the Northern Hemisphere. The likelihood of this having happened in the absence of human-caused global warming is minimal… he effect of human activity on our climate is no longer subtle. It’s plain as day, as are the impacts — in the form of record floods, droughts, superstorms and wildfires — that it is having on us and our planet.” — Michael Mann, director of Earth System Science Center, Penn State University
in aggiunta a quanto scritto da Cassardo, ricordo ancora la raccomandabile, oltre che godibilissima lettura di “La sesta estinzione” della Kolbert, di cui qui si è ampiamente parlato.
Il capitolo forse più attinente al dibattito aperto da Gianluca è quello dove la giornalista racconta la sua esperienza al seguito di un team di naturalisti al lavoro nella foresta pluviale del sud America.
Un contributo del MetOffice.
In sintesi: un altro anno record per le ricostruzioni che inglobano l’Artico (quelle con il maggior grado di interpolazione e soprattutto nelle regioni polari, vale a dire GISTEMP , Berkeley Earth e Cowtan&Way ) mentre è solo di poco più caldo del 2015 nelle altre ricostruzioni ( HadCRUT4 e NOAAGlobalTemp ). Nel 2016 l’Artico ha superato il precedente massimo (2012) di ben 1°C.
[…] le cose in prospettiva. Il riscaldamento globale non si è fermato e continua imperterrito, con il 2016 che ha battuto il nuovo record di anno più caldo da quando si fanno le misure. Quindi, tutto è relativo. Tanto per fare un esempio, dalle mie parti, in Toscana, c’è ancora […]
[…] Altre affermazioni sono, invece, palesemente false: i vulcani che emettono più CO2 delle attività umane, l’aumento della temperatura della superficie terrestre dall’inizio del secolo scorso di soli 0,5 °C (invece è stato di 0,8°C). […]
[…] costi delle politiche sul clima, se siano eccessivi rispetto agli obiettivi e come ripartirli. Dopo l’impressionante record delle temperature globali del 2016, un titolo che metta in discussione l’esistenza del riscaldamento globale si trova a fatica anche […]
[…] delle politiche sul clima, se siano eccessivi rispetto agli obiettivi e come ripartirli. Dopo l’impressionante record delle temperature globali del 2016, un titolo che metta in discussione l’esistenza del riscaldamento globale si trova a fatica anche […]
[…] delle misure”, battendo il record di temperatura media globale dell’anno precedente (vedi qui, qui e qui). E, diciamolo, cominciava ormai a diventare un fatto noioso e […]
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[…] mondo. Ma evidentemente Chicco Testa non è stato informato del fatto che le temperature del 2015 e del 2016 hanno fatto registrare nuovi record, per cui l’argomento del “mancato riscaldamento” è di […]