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Il 2022: anno di caldo record in Italia, e il quarto – sesto più caldo nel mondo

Le temperature medie globali dell’anno appena terminato, secondo quanto risulta dalle analisi preliminari sui dati della NOAA/NCEP e di altri database climatici, collocano il 2022 al quarto-sesto posto nella speciale classifica degli anni più caldi, in cui il 2016 rimane saldamente primo. L’anomalia registrata si assesta intorno ai tre decimi di grado al di sopra della media del trentennio 1991-2020, pari circa a 1,2 °C in più rispetto al periodo preindustriale. Considerando che ci troviamo ancora nella fase La Niña del ciclo ENSO, notoriamente associata ad anomalie fresche nella temperatura media globale, questi valori sono di assoluto rilievo. Per quanto riguarda l’Italia, invece, l’anomalia registrata è stata spaventosa, raggiungendo il valore record della serie, pari a circa 1,3 °C rispetto al 1991-2020, o se vogliamo 2,2 °C rispetto al periodo preindustriale.

Capodanno è appena trascorso e, mantenendo la nostra tradizione, eccoci pronti a guardare a caldo come si è comportato l’anno appena concluso, almeno dal punto di vista termico, a scala mondiale e nazionale. Come di consueto, il riferimento è costituito dalle anomalie di temperatura estratte dal database NOAA/NCEP della NOAA, considerando sia tutto il globo terrestre che un rettangolo che comprende l’Italia. Ricordo anche che questo database fornisce i dati su punti griglia, con un grigliato di 2,5 gradi in longitudine e latitudine, valori che, alle nostre latitudini, grossolanamente corrispondono a un quadrato di lato 250 km. Questo database è prescelto in quanto i dati, grezzi, vengono resi disponibili in tempo quasi reale. Però farò comunque un confronto anche con i valori di alcuni database famosi (GISS, HadCRU, ERA5), anche se incompleti, considerando gli ultimi dodici mesi disponibili, in maniera da avere una visione non condizionata dal singolo database. Infine, ho deciso di usare un doppio riferimento per le anomalie: il trentennio più recente 1991-2020, che è ormai il riferimento di tanti studi del clima, e il periodo antecedente il 1900, in modo da valutare il riscaldamento rispetto a quello che normalmente è considerato il periodo preindustriale. In realtà la rivoluzione industriale è iniziata molto tempo prima rispetto al 1900, ma i suoi effetti in termini di emissioni antropogeniche di gas serra hanno iniziato a farsi sentire in modo considerevole solo nel ventesimo secolo.

La tabella 1 riassume i principali risultati a scala mondiale.

Tabella 1 – Anomalie di temperatura media globale nel 2022 secondo NOAA/NCEP e altri tre centri climatici. I valori sono espressi in °C. Le prime quattro colonne sono riferite al trentennio climatico più recente 1991-2020, le altre quattro al periodo preindustriale (anni prima del 1901), ovvero: per HadCRU, il periodo 1880-1900; per GISS, il periodo 1850-1900). Per i database NOAA/NCEP e ERA5, che non si estendono così tanto a ritroso nel tempo, l’anomalia preindustriale è stata ricalcolata usando la differenza climatica dei dati GISS. Infine, il valore del 2022 per HadCRU è stato calcolato sul periodo novembre 2021–ottobre 2022, e per GISS ed ERA5 sul periodo dicembre 2021–novembre 2022.

Anche nel caso del 2022, le anomalie rispetto al trentennio climatico più recente (parte sinistra della tabella e Figura 1) sono positive e si attestano intorno ai tre decimi di grado, il che posiziona il 2022 tra il quarto e il sesto posto nella classifica degli anni più caldi, capeggiata dalla coppia di anni 2016 e 2020. Scorrendo gli anni, si può notare che il 2015 aveva fatto registrare valori simili a quelli del 2022. E così, anche se il record non è stato battuto, abbiamo l’ennesimo anno che si posiziona nei primi posti della classifica. Per trovare anomalie negative per tutti i database, anche rispetto al trentennio più recente, occorre andare a ritroso nel tempo di ben 14 anni, nel lontano 2008 (il 2011 presenta un’anomalia media intorno a 0 °C). Ricordo quanto ormai ripetuto fino alla nausea più volte: qui si sottolinea la collocazione dell’annata appena trascorsa in una classifica che ordina gli anni in base alle loro anomalie termiche, ma quello che conta nel clima non sono i valori individuali delle anomalie dei singoli anni, che possono risentire anche a livello globale di alcuni fenomeni a grande scala, come la teleconnessione ENSO (El Niño – Southern Oscillation), ma il trend della curva, che si conferma ancora intorno ai due decimi di grado per decennio a partire dal 1980.

 

Figura 1 – Anomalie di temperatura media globale nel 2022 secondo NOAA/NCEP, HadCRU, GISS e ERA5, e media dei valori, tutti espressi in °C e riferiti al trentennio 1991-2020.

 

Considerazioni generali

Oltre a quanto già sottolineato l’anno scorso (vedi qui), commentando il resoconto del 2021, in particolare per quanto riguarda l’influenza delle fasi di El Niño e La Niña dell’oscillazione meridionale sul valore di temperatura del Pacifico tropicale orientale (si veda qui), si vuole sottolineare ancora la persistenza della fase di La Niña (la fase in blu nella Figura 2). Le condizioni prolungate di La Niña, iniziate a settembre 2020, con una breve e temporanea pausa solo nell’estate boreale del 2021, continuano tutt’ora nell’Oceano Pacifico equatoriale. Le previsioni stagionali lasciano intuire la continuazione delle attuali condizioni di La Niña anche nell’inverno boreale del 2022/2023, e con una buona probabilità si protrarranno fino a marzo o aprile 2023. Solo successivamente si dovrebbe avere una transizione a condizioni neutre, mentre al momento non sembra probabile una fase di El Niño. Notiamo che questa fase prolungata di La Niña non è da ritenersi eccezionalmente lunga: osservando i valori dell’indice in Fig. 2, infatti, si può notare come, nell’ultimo settantennio, ci siano stati altri casi di fasi prolungate di La Niña: ad esempio, si osservano i casi verificatisi a cavallo del 2000, del 1975 e del 1956. Nonostante il prolungarsi di questa fase negativa di ENSO, tuttavia, i valori termici del 2022 sono risultati maggiori di quelli del 2021 e del 2018, e notevolmente maggiori rispetto a quelli del 2011 – un altro anno caratterizzato da una fase di La Niña molto spiccata. E questo è proprio quello che ci si aspetta quando, ad un segnale che presenta una qualche sorta di ciclicità, sia pure irregolare, come quello dell’indice ENSO, che si riflette ovviamente sul valore dell’anomalia termica a scala globale, viene sovrapposto un trend di aumento dei valori termici stessi, dovuto all’aumento delle concentrazioni dei gas serra.

Figura 2 – Anomalie di temperatura superficiale oceanica mediate sopra le regioni del Pacifico equatoriale NINO3.4. Fonte: NOAA/NCEP.

Per concludere questa analisi sui valori medi annui di anomalia termica globale, nella parte destra della Tabella 1 ho voluto riportare anche le anomalie calcolate rispetto al periodo preindustriale, ovvero prima del 1900. In questo caso il valore numerico è utile perché esiste il riferimento dell’accordo di Parigi, ovvero le “famose” soglie da non superare (2 °C e 1,5 °C) se non si vuole che si inneschino impatti gravi su animali e piante (inclusi anche noi esseri umani). Anche in questo caso, pur considerando la solita variabilità interannuale nei dati, appare evidente che la soglia di 1 °C è già stata superata ormai stabilmente dal 2014, e ormai si viaggia verso la soglia di 1,5 °C, il limite inferiore del trattato di Parigi. Tale valore, proseguendo con questo trend (e non vi è alcun motivo per ritenere che il trend possa variare nel prossimo futuro), potrebbe essere raggiunto già tra una quindicina di anni, o forse anche prima, se si verificheranno condizioni particolari come quelle del 2016. E quindi ben prima della metà del secolo.

 

L’andamento nel mondo

Figura 3 – Anomalie di temperatura superficiale per il 2022 rispetto al trentennio 1991-2020. Fonte dei dati: NOAA/NCEP. Credit: NOAA/ESRL Physical Sciences Laboratory, Boulder Colorado.

Guardando la distribuzione di questi tre decimi di grado sopra la media del trentennio più recente, si notano le anomalie positive maggiori sulle zone polari (oltre 6 °C sull’oceano artico, a nord del Canada: un’enormità, ma anche in Antartide si superano i 3 °C), su Europa e Africa nordoccidentale, e sul Pacifico settentrionale e meridionale. Anomalie positive inferiori si sono registrate sul Canada e su parte del nord Atlantico occidentale, e su una fascia di territorio che dall’Etiopia si protende fino ad aggirare la catena himalayana a nord, passando su Tibet e Qinghai. Le anomalie negative, invece, sono state più localizzate ed i minimi li ritroviamo a ovest della penisola antartica (sul Pacifico), in Africa centrale, tra Niger, Nigeria e Chad, sul Pacifico equatoriale (soprattutto nelle zone di El Niño – e proprio questa anomalia negativa è la prova della fase di La Niña in atto), sull’Australia centrale, e – meno – tra Canada e Stati Uniti centroccidentali.

 

Il caldo record in Italia

 

A livello europeo si osservano anomalie positive su praticamente tutta l’Europa, salvo una piccola porzione di Turchia, con valori superiori a 1,5 °C (rispetto al trentennio 1991-2020) sul Benelux e sul Mediterraneo occidentale, incluse una parte di Spagna, Algeria, Tunisia, e – più marginalmente – Francia e Italia (a parte la Sardegna, che invece è ben dentro l’isoterma 1,5 °C). La media complessiva risulta quindi molto positiva e abbastanza alta.

Per quanto riguarda la nostra nazione, il territorio si trova tra le isoterme 1 °C e 1,5 °C (quella di 1 °C passa sulla Puglia, mentre l’altra passa sulle coste tirreniche e liguri). Il valore medio complessivo dell’anomalia sull’Italia risulta molto superiore alla media globale e fa segnare il ragguardevole valore di 1,3 °C (sempre valutato rispetto alla media del trentennio più recente 1991-2020), che risulta il record assoluto della serie NOAA/NCEP per l’Italia e batte il precedente record, che apparteneva al 2019, di ben 0,6 °C, risultando superiore di quasi un grado al valore del 2021.

Come si può vedere in Tabella 2, dove sono riportati i valori degli ultimi 22 anni, l’anomalia termica sull’Italia risulta positiva per il nono anno consecutivo, rispetto al trentennio più recente, ed il 2022 è l’unico anno in cui l’anomalia ha superato il grado. Se, poi, usiamo come riferimento il periodo preindustriale, allora l’anomalia supera addirittura i due gradi, attestandosi sul valore di 2,2 °C. Se si pensa che, prima del 2000, i valori non avevano ancora superato stabilmente il grado di anomalia rispetto all’epoca preindustriale, si può ben capire come il surriscaldamento del territorio italiano stia procedendo in maniera davvero molto rapida.

Tabella 2 – Anomalie di temperatura media sul territorio italiano negli anni dal 2001 al 2022 secondo NOAA/NCEP. I valori sono espressi in °C. I valori della seconda colonna sono riferiti al trentennio climatico più recente 1991-2020, quelli della terza al periodo preindustriale, 1850-1900 (l’anomalia preindustriale è stata ricalcolata usando la differenza climatica dei dati GISS).

Risulta poi interessante andare a vedere, a scala mensile, l’andamento dei valori sul territorio italiano, riportati sia in Tabella 3 (sempre rispetto a entrambi i periodi climatici) che in Figura 6, dove si vede l’andamento territoriale. Ricordo qui che, nel dataset NOAA/NCEP, definisco “Italia” un rettangolo di punti griglia, che inevitabilmente includono al suo interno anche una porzione di mari prospicienti la terraferma, nonché di territorio straniero limitrofo. Nonostante questo, in passato i dati si sono dimostrati abbastanza in linea con gli andamenti calcolati a scala nazionale dalle stazioni sulla terraferma.

I valori medi ci dicono che, rispetto al trentennio più recente, soltanto due mesi (marzo e aprile) sono risultati sotto la media, uno (gennaio) in media, cinque (febbraio, maggio, agosto, settembre e novembre) con un’anomalia compresa tra 1 e 2 °C, e gli altri quattro (giugno, luglio, ottobre e dicembre) con anomalie superiori a 2 °C, con giugno che, con tutte le varie ondate di calore, ha sfiorato i 3 °C. Dividendo l’anno in quadrimestri, si nota anche come tutti e tre i quadrimestri siano risultati sopra la media, anche il primo, nonostante i due mesi con anomalia negative e il gennaio in media, per via del mese di febbraio molto caldo, che ha compensato gli altri valori.

Tabella 3 – Anomalie di temperatura media sul territorio italiano in tutti i mesi del 2022 secondo NOAA/NCEP. I valori sono espressi in °C. I valori della seconda colonna sono riferiti al trentennio climatico più recente 1991-2020, quelli della terza al periodo preindustriale (l’anomalia preindustriale è stata ricalcolata usando la differenza climatica dei dati GISS).

Usando, poi, il periodo preindustriale come riferimento, le anomalie assumono valori molto elevati, con giugno che si attesta a quasi 4 °C di anomalia e altri tre mesi ben sopra i 3 °C, mentre nessun mese mostra valori negativi.

 

Il commento a questi dati non può che essere una ripetizione di quanto già detto nei post precedenti che, da diversi anni, Climalteranti fa uscire periodicamente su questo blog. Tuttavia, siccome i latini dicevano che “repetita juvant”, si ribadiscono ancora i soliti concetti.

Il 2022 appena terminato conferma il trend di aumento delle temperature. Il 2022, a livello globale, è l’ennesimo anno caldo che, anche se non ha battuto il record di anno più caldo, si piazza nei primi posti della classifica. Se si allungasse la classifica includendo anche gli anni del 1900, si vedrebbe che, nei primi 23 posti di questa classifica, ci sono 22 dei 23 anni dal 2000 al 2022; l’intruso è il 1998, e si è già detto il motivo di questa intrusione: la fase forte di El Niño. Al di là dei singoli posizionamenti delle varie annate, è il trend di crescita che ci rivela il cambiamento climatico in corso, e questo trend continua.

Mi sento, pertanto, di confermare la previsione fatta l’anno scorso, riguardo al record dell’anomalia di temperatura globale: a meno di eventi imprevedibili  è quasi sicuro che entro il periodo 2031-33 cadrà il record del 2016, in occasione di una nuova fase forte di El Niño. Confermo anche che tale record cadrà alcuni anni prima, già entro il 2026, proprio per via del trend in continuo aumento, che quindi – essendo già trascorso un certo tempo dal 2016 – renderà possibile un record anche con una fase di El Niño non eccessivamente intensa.

A scala nazionale, l’anomalia termica registrata nel 2022 è stata altissima. Questo da un lato conferma il ruolo di hot-spot del Mediterraneo, molto suscettibile alle variazioni climatiche, con le possibili conseguenze citate in precedenza. Dall’altro lato, i valori raggiunti ci fanno capire che la strada per rispettare l’accordo di Parigi è molto ma molto dura.

Testo di Claudio Cassardo

17 responses so far

17 Responses to “Il 2022: anno di caldo record in Italia, e il quarto – sesto più caldo nel mondo”

  1. albertoon Gen 8th 2023 at 10:26

    Grazie per la chiarezza e la completezza dell’informazione relativa alla panoramica annuale come di consueto.

  2. ALESSANDRO SARAGOSAon Gen 9th 2023 at 09:07

    Mi chiedo se il 2022-2023 sarà ricordato in Italia ed Europa Occidentale come “l’anno senza inverno”, così come il 1816 fu l’anno senza estate (ma a causa dell’eruzione del Tambora…).
    In fondo l’inverno tocca il suo punto più freddo fra metà gennaio e metà marzo, a causa del precedente raffreddamento del terreno avvenuto nei due mesi precedenti….ma qui da novembre siamo a temperature di inizio primavera, con sciami di api che saccheggiano felici gli unici fiori disponibili (per ora…), quelli di nocciolo.

  3. Claudio Cassardoon Gen 9th 2023 at 12:19

    @Alessandro: certo è possibile, però al momento non siamo ancora a metà dell’inverno e c’è ancora tempo per un cambiamento di configurazione che ci porti aria fredda (anche se al momento i modelli non mostrano configurazioni simili nei prossimi 7-9 giorni). Non sarebbe comunque il primo (ho poca memoria per gli anni ma nel 1987 (o 88) e nel 2007 ci furono inverni caldi (nel nord Italia)). E occorre capire anche quali e quante regioni (europee? mediterranee?) saranno interessate. Anche nel 1816 non fece freddo in tutta l’Europa (per esempio, non lo fece al nord Italia).
    A me, al di là del singolo anno, preoccupa di più il trend.

  4. Francescoon Gen 12th 2023 at 11:56

    Nel caso sia considerato pertinente ed interessi:

    https://www.nicolaporro.it/effetto-serra-lerrore-degli-ecocatastrofisti/

  5. Antonioon Gen 13th 2023 at 08:28

    @ Francesco

    ah ah.. il Battaglia, ex prof zero tituli (ossia zero pubblicazioni scientifiche) che dice che tutti i fisici che hanno centinania di pubblicazioni si sbagliano.. spettacolare

  6. Francescoon Gen 13th 2023 at 09:32

    …quindi se Battaglia dice che 2+2=4 sbaglia?
    Sa indicare un solo errore nelle equazioni riportate nell’articolo?

  7. Noahon Gen 13th 2023 at 10:55

    Grazie per l’articolo, mi ha deliziato scoprire che all’alba del 2023 il nostro ha smentito uno dei suoi cavalli di Battaglia, arrivando a scoprire l’effetto serra naturale. Basta ridare un’occhiata ai suoi vecchi interventi, come quello sull’equiparare la CO2 in atmosfera a delle “candeline” in una stanza. Una volta la CO2 era ininfluente perché poca (bellissimo esempio di climatologia un tanto al kg, ancora seguito da Prestininzi, che evidentemente non è stato informato del nuovo trend). Adesso scopre l’ABC della climatologia, ossia che qualche centinaio di ppm di CO2 in atmosfera ci salvano dal mandare il pianeta sottozero. Un tale disinvolto cambio di rotta già dovrebbe mettere in guardia qualsiasi lettore avveduto. Su questo, poi arriva la giusta osservazione di Antonio: se penso di poter dimostrare l’infondatezza della fisica dell’AGW, pubblico uno studio scientifico, non un post per un blog. Vale il sempreverde consiglio di Maurizio Battista, il comico, su quelli che danno in TV i numeri vincenti del lotto: fosse vero, eri già ricco, non li venivi a dare proprio a me. Se hai argomenti seri, li sottoponi a colleghi preparati in materia, non agli utenti di un blog.
    Non è una questione di fisica, ma di buon senso.
    Per inciso, la contestazione della fisica dell’AGW non avviene per amor di formula, ma contestando, senza evidenze, i meccanismi di feedback. Mentre gli stessi sono ampiamente documentati da decenni di studio.
    Il nostro ha iniziato a studiare climatologia finalmente, ma si è fermato troppo presto.

  8. Francescoon Gen 13th 2023 at 11:48

    Per quel che mi risulta non è vero che Battaglia abbia smentito niente: l’esempio della candelina era un calcolo – ovviamente spannometrico – per dire che l’aumento della CO2 osservato dall’epoca pre-industriale (da 300 a 400 ppmv) è equivalente a consumare una candelina di compleanno nel salotto di casa.
    Per quanto riguarda i feedback le segnalo che su Nature è uscito uno studio sui “trade winds” secondo il quale il riscaldamento intensifica il rimescolamento, ma l’effetto di dissipazione della nuvolosità per essiccamento è sovrastato dalla generazione dinamica delle nubi per cui la nuvolosità invece di diminuire aumenta, riflettendo più radiazione e dando luogo ad un feedback negativo ( https://www.nature.com/articles/s41586-022-05364-y).
    In ultimo: una volta si parlava dell’argomento Ad hitlerum, per indicare la fallacia consistente nel tentativo di squalificare un argomento solo perché sostenuto da qualcuno ritenuto impresentabile.
    Fino a quando non supererete questo handicap (chiamiamolo “Ad Battaglium”) confermerete implicitamente quanto appena sostenuto da Noah, ovvero che gli utenti di un blog come questo non meritano attenzione.
    Saluti
    F.

  9. Noahon Gen 13th 2023 at 12:46

    La risposta sul post di Battaglia è mia, non di Climalteranti, dopo un invito esplicito a parlarne. Trarne conclusioni “implicite” che riguardano l’intero blog è un giochetto retorico tanto arbitrario quanto sgradevole. Il post di Climalteranti in realtà parlava d’altro, quindi stiamo abusando della regola del non uscire fuori tema. Il blog fa comunque anche debunking, contestando gli argomenti, con le persone in quanto tali. Ecco perché vale la pena di leggerlo, oltre che contestarlo. Quanto meno, risulta più difficile farsi prendere per il naso da argomentazioni che ti aspetteresti oramai dimenticate, per tutte le volte che sono state smentite. Dopo qualche decina d’anni di debunking la sfida è trovarne di inedite. L’esame dell’affidabilità di una fonte è l’abc di qualsiasi ragionamento scientifico. E non solo quello. Noto infatti come sia stata glissato il fatto che, a buon senso, un argomento serio contro l’AGW non lo presenti in un blog. Sostenere che 300 ppm cambino il clima del pianeta e 100 in più siano ininfluenti non sono un chiarimento, sono una sfida al buon senso. Come il tentativo di attestare le tesi del prof con uno studio, a titolo di evidenza, che decisamente non è farina del sacco del nostro.
    In realtà, stando nel merito, il discorso di Battaglia è totalmente incongruo perché in una scala di qualche centinaia di migliaia di anni, l’attuale incremento di CO2 è così rapido ed elevato da risultare istantaneo, quindi neanche per sbaglio è paragonabile a quanto avvenuto in precedenza.

  10. Francescoon Gen 13th 2023 at 13:00

    “L’esame dell’affidabilità di una fonte è l’abc di qualsiasi ragionamento scientifico”

    No, l’abc della scienza è controllare i fatti, non le opinioni: è questo che lei/voi non capite.

    “Sostenere che 300 ppm cambino il clima del pianeta…” legga bene: non ha affatto scritto così.

  11. Noahon Gen 13th 2023 at 14:21

    “è ’effetto serra naturale, di cui 30 W∕m2 sono attribuiti alla presenza naturale della CO2. Questo effetto serra naturale fa sì che la Terra è più calda di 33 gradi: una Terra senza atmosfera sarebbe 33 gradi più fredda. ” Testuale. Ribadisco, progresso notevole visto i trascorsi. Quanto alla discussione sui fatti, ci aggiorniamo quando il nostro sostanzierà le sue obiezioni con uno studio scientifico invece di proporre opinioni su un blog, magari dimostrando che i cambiamenti attuali sono paragonabili a quelli passati. Temo che aspetterò a lungo. A proposito di fatti, se non c’è niente di più concreto di critiche generiche e citazioni di post totalmente inaffidabili, dovrò chiuderla qui.

  12. stefano carnevalion Gen 13th 2023 at 18:42

    Ha perfettamente ragione Battaglia, limitatamente all’ultima frase: infatti il pianeta non andrà affatto a fuoco, visto che ne ha passate di peggio. Il fatto è che un paio di gradi in più rispetto ad oggi rendono difficile la vita dell’homo sapiens in una buona porzione di terra..per non parlare di 5 o 6 °C, in cui la vita umana è praticamente impossibile per come la conosciamo oggi con la nostra organizzazione (città, agricoltura, viveri, stoccaggi, acqua, energia ecc..ecc..).
    Parlare poi di inesistenza di feedback positivi è come dire che è sufficiente gridare alla slavina ‘vade retro’ per farla tornare in quota.

  13. […] in un clima in rapido riscaldamento, oramai in media ben oltre un grado più caldo che nel periodo preindustriale a livello globale, e spesso svariati gradi …, in particolar modo nella regione Artica. Sappiamo che questo riscaldamento sta portando ad ondate […]

  14. stephon Gen 24th 2023 at 19:01

    @Francesco
    Mi sono trattenuto dall’esigenza di intervenire a smontare per l’ennesima volta le scempiaggini di uno che scrive libercoli con 112 errori in 31 pagine e articoli con una media di un errore ogni 38 parole.
    Ma vedo che ci ha ben pensato la redazione del blog!

  15. francescoon Gen 25th 2023 at 09:58

    Gentile Steph,
    la ricerca della verità è notoriamente ardua. Uno dei motivi di questa difficoltà credo sia insito nella natura umana: la fatica di rimettere in discussione le certezze faticosamente acquisite.
    Tuttavia la scienza (credo) proceda proprio grazie a questo sforzo: persone che in buona fede, disinteressatamente, si chiedono se una determinata risposta ad un problema sia veramente esaustiva oppure no.
    In altri campi le cose sono diverse, ad esempio nelle fedi. Non parlo solo di fede religiosa, ma anche di quella calcistica. Se va sul “sito dei grifoni” vede che un tifoso genoano può commentare magari l’ultimo acquisto della squadra e concludere con “Doria m***a”: ovviamente l’insulto non c’entra nulla con l’ultimo portiere preso in prestito da un’altra squadra, ma lui non “cerca la verità”, ribadisce solo la sua fede nel Genoa e la correlativa “disistima” – chiamiamola così – per la Sampdoria.
    In quel contesto nessuno lo critica, perché lo scopo non è cercare la verità ma sostenere la propria squadra.
    Il rischio di cadere nella “tentazione del genoano”, se mi permette la metafora, è però presente anche in altri campi, tra i quali la scienza.
    Ora, partendo dal presupposto che nessuno guadagna o perde nulla a scrivere e a commentare su un blog (almeno io), mi domando perché debba esserci così tanto astio nei confronti di una critica ad un modello scientifico.
    Non pensa che sarebbe più utile e gradevole limitarsi a confutare gli argomenti anziché “colorare” le critiche con insulti personali? Non si rischia di squalificare la pretesa scientificità del blog se si usa anche solo un linguaggio “da stadio”?

    Peraltro, almeno ogni tanto, mi sembra che il metodo di critica rivolto agli articoli del Prof. Battaglia sia ingenuo.
    Mi spiego subito, anche visto che lei ha ricordato “le scempiaggini di uno che scrive libercoli con 112 errori in 31 pagine e articoli con una media di un errore ogni 38 parole” riferendosi evidentemente ad un vecchio post concernente un libretto di Battaglia di qualche anno fa.
    Se lei va a vedere nel concreto quelle critiche appura che funzionano così: Battaglia scrive: “Il pianeta vive da milioni d’anni in una sorta di perenne stato glaciale interrotto, ogni centomila anni, da diecimila anni di, detta in gergo, optimum climatici”.
    Il commentatore dice: sbagliato! I periodi interglaciali hanno durata molto diversa. Primo errore!
    Ora, se lei guarda il grafico e legge con attenzione, vede che in realtà non c’è nessun “errore”, perché Battaglia dava in quell’affermazione solo un ordine di grandezza. E’ un po’ come se uno dicesse che l’italiano medio è alto 1,70 metri e pesa 75 kili. Non ha senso dire: errore! il peso medio è 73,234753 kili e l’altezza 1,7396763 metri.
    Ricordo un bel libro di Austin che diceva (in sintesi): come si fa a giudicare la falsità di un’affermazione? La si confronta con i fatti. Ora, se io dico la Francia è esagonale, la frase è vera o è falsa? Beh, dipende dallo scopo: magari per un generale va bene e per un geografo no.
    Concludendo questa lunga tirata: secondo lei la “verità climatica” si raggiunge più facilmente se i “negazionisti” vanno solo sui blog che confermano le loro fedi – tipo climatemonitor – e i “credenti” vanno su climalteranti, perché altrimenti si finisce solo ad insultarsi, o se invece ci si rispetta e ci si scambiano opinioni?
    Se io commentassi un suo (di lei Steph) libro e usassi parole tipo “libercolo” e “scempiaggini”, non le dispiacerebbe?
    Un caro saluto
    F.

  16. stephon Gen 25th 2023 at 22:17

    @Francesco
    capisco il senso del suo commento. Posso anche essere d’accordo. E sono ben consapevole che sia più utile e gradevole limitarsi a confutare gli argomenti. Che, detto per inciso, è quello che questo blog fa da anni, per es. sia nella confutazione del libro scritto da Battaglia sia nell’ultimo post nel quale vengono confutate e smontate le sue più recenti narrazioni. Ed è quello che a suo tempo avevo fatto anche io nel mio blog in risposta ad un delirante articolo giornalistico che Battaglia si era fatto pubblicare su un quotidiano estero.
    Tuttavia – tralasciando il per me inutile esempio della fede religioso-calcistica (converrà che si può parlare di fede solo in ambito religioso, perché altrimenti si deve parlare di fiducia, e forse il tifo calcistico in effetti qualche elemento di religiosità lo ha) – ho come il sospetto che non ci intendiamo sul nucleo della questione.
    Lungo tutto il suo commento lei non fa che ripetere il concetto di verità associandolo alla scienza (“la ricerca della verità”, “lo scopo è cercare la verità”, “la verità climatica” …). In questo, io credo che lei dimostri di non capire che cosa sia la scienza. Non è il solo, è abbastanza comune – fa parte un po’ della percezione collettiva – il fatto che si consideri la scienza come una specie di immensa enciclopedia di conoscenze acquisite e soprattutto che queste conoscenze siano vere. Insomma: l’idea che quello che dica la scienza sia la verità, la cui ricerca è il suo scopo.
    Mi scusi se glielo ricordo forse un po’ pedantemente: la scienza *non* è un insieme di conoscenze bensì un metodo per indagare la natura, per porre domande e ottenere risposte e queste risposte *non* sono mai vere bensì provvisoriamente non false. Non è un gioco retorico di parole, come forse potrebbe pensare, ma una cosa profondamente differente. Quando gli scienziati ottengono delle risposte e si formano un modello della realtà che ci circonda, l’unica cosa che possono dire è se quel modello in quello specifico momento sia compatibile o meno con le cose che conoscono.
    Ovvio che si tratti di un quadro molto semplificato della scienza, ma penso che riesca ad evidenziare l’impossibilità di ottenere dalla scienza quello che molti invece – dandolo per scontato – si aspettano di avere: informazioni vere, sicure, accertate.
    Ecco: finché non ci intendiamo su che cosa sia e come lavori la scienza, credo che non si possa riuscire a dare nessuna risposta esaustiva ad un problema, nonostante lo sforzo di “buona fede”.
    Cordialità.

  17. […] partire dal 2015 (i valori degli altri anni possono essere reperiti sui post degli anni precedenti: 2022, 2021, 2020, 2019, 2018, 2017, 2016, […]

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