Accade nel 2019: una petizione per negare la scienza del clima
Sembrerà incredibile, ma alcuni docenti ed ex docenti universitari hanno lanciato una delirante petizione sul clima in cui si negano decenni di scienza del clima e si riciclano i soliti vecchi argomenti del negazionismo climatico.
Mentre la comunità scientifica mondiale continua a sfornare pubblicazioni di grande spessore e importanza sul riscaldamento globale in corso e atteso per il futuro (per esempio qui e qui), alcuni docenti universitari italiani hanno scritto e stanno facendo girare una petizione in cui concludono che sarebbe unicamente la natura e non l’uomo a governare il clima. Ne abbiamo ricevuto una copia, e abbiamo verificato che, ovviamente, la petizione contiene molti errori e falsità, nonché molte delle tesi senza fondamento già proposte da Franco Battaglia e Nicola Scafetta, più volte confutate anche su Climalteranti.
Nello spirito di servizio che anima questo blog, rendiamo disponibile qui la petizione con l’analisi dei principali errori.
“l’anidride carbonica non è un agente inquinante”
Sbagliato: l’anidride carbonica, pur non essendo causa diretta di patologie come altri inquinanti (gli ossidi di zolfo e azoto, per esempio, e molti altri), può essere considerata comunque un inquinante perché, in concentrazioni eccessive, determina impatti ambientali diretti e indiretti: aumentando l’effetto serra naturale determina un aumento delle temperature, un’alterazione del ciclo idrologico, e quindi danni per la salute umana, l’agricoltura, la biodiversità, ecc; inoltre provoca l’acidificazione degli oceani (spiegazione estesa qui). La presenza di CO2 non è mai stata così alta negli ultimi milioni di anni e il suo aumento costante è legato essenzialmente all’uso dei combustibili fossili e alla deforestazione.
“basate sull’illusoria pretesa di governare il clima”:
Sbagliato: “governare il clima” è un concetto confuso e impreciso, un espediente retorico che sembra negare una conclamata evidenza scientifica, ossia il legame – questo sì inconfutabile – fra le emissioni antropiche di gas serra e il riscaldamento globale. L’unica “pretesa” di chi chiede di ridurre le emissioni è quella di evitare che i cambiamenti climatici portino ancora maggiori impatti sul pianeta, sugli umani e le altre specie viventi, alcuni dei quali potenzialmente irreversibili per i tempi dell’esperienza umana.
“Questa è la tesi del “riscaldamento globale antropico” promossa dall’Intergovernmental Panel on ClimateChange (IPCC) delle NazioneUnite.”
Sbagliato: l’IPCC non “promuove” la teoria del riscaldamento globale, ma si limita (si fa per dire…) ad analizzare e riassumere la letteratura scientifica mondiale, che conferma in decine di migliaia di pubblicazioni scientifiche (molte delle quali antecedenti l’istituzione dell’IPCC), l’influenza delle attività umane sul riscaldamento globale.
“Quella del riscaldamento globale causato dalla CO2 antropica è però solo una congettura non dimostrata, ma dedotta da alcuni modelli climatici che sono complessi programmi al computer chiamati General Circulation Models”.
Sbagliato: l’affermazione è clamorosa, soprattutto se si pensa che l’impatto dei gas serra, e dell’anidride carbonica in particolare, era già stato calcolato dallo scienziato svedese Svante Arrhenius in un suo articolo pubblicato nel 1896. Da allora i contributi teorici e le evidenze sperimentali si sono sommati. I modelli non simulano soltanto il riscaldamento globale causato dalla concentrazione atmosferica di CO2 e la sigla GCM (mutuata dalla meteorologia), sta anche per “Global Climate Models” o “Global Coupled Model”. I modelli attuali includono molte componenti del sistema climatico (oceani, terraferma, ghiacci, vegetazione ecc.) e per questo vengono chiamati “Climate System Models”, “Community Climate System Models” o “Earth System Models”. Inoltre, l’importanza fondamentale delle attività umane sul riscaldamento globale è mostrata da modelli diversi dai GCM, ed è anche comprovata dall’applicazione di modelli basati su approcci radicalmente differenti, si veda ad esempio qui o qui.
“la letteratura scientifica ha messo sempre più in evidenza l’esistenza di una variabilità climatica naturale che questi stessi modelli non sono in grado di riprodurre”
Sbagliato: seppur ci siano inevitabili incertezze nel descrivere la variabilità del sistema climatico, il contribuito delle forzanti naturali è irrisorio, come è riportato nel Sommario per i decisori politici del Quinto rapporto sul clima dell’UPCC (punto D3): “I gas serra hanno contribuito al riscaldamento superficiale globale medio in un range probabile di 0,5 °C – 1,3 °C nel periodo 1951-2010, con il contributo di altre forzanti antropogeniche, compreso l’effetto di raffreddamento degli aerosol, che è probabile ricada nell’intervallo da -0,6 °C a 0,1 °C. È probabile che il contributo da forzanti naturali sia compreso nell’intervallo da -0,1 °C a 0,1 °C e che quello della variabilità interna naturale sia probabilmente compreso anch’esso nell’intervallo da -0,1 °C a 0,1 °C. Considerati nel loro complesso, questi contributi stimati sono coerenti con il riscaldamento osservato, approssimativamente tra 0,6 °C e 0,7 °C durante questo periodo”.”.
“Tale variabilità naturale spiega una parte consistente del riscaldamento globale osservato nell’ultimo secolo”.
Sbagliato – congettura non dimostrata. La variabilità naturale non può spiegare il riscaldamento globale dell’ultimo secolo, ma solo l’entità del “rumore” che si sovrappone al “segnale” di riscaldamento dato dai gas serra.
“numerose osservazioni climatiche mostrano che i modelli di simulazione non riproducono la variabilità naturale osservata del clima e, in modo particolare, non ricostruiscono i periodi caldi degli ultimi 10.000 anni precedenti all’attuale, i quali si sono ripetuti ogni mille anni circa.”
Sbagliato – congettura non dimostrata: le ricostruzioni delle temperature degli ultimi 10.000 anni non mostrano affatto periodi caldi ripetuti ogni 1000 anni.
D’altra parte, i modelli di simulazione mostrano una variabilità molto simile a quella naturale, del resto riprodotta altrettanto bene da modelli a reti neurali solo quando sono alimentati dalle concentrazioni di gas serra effettive.
“Questi periodi includono il ben noto Periodo Caldo Medioevale, il Periodo Caldo Romano ed in genere ampi periodi caldi durante l’Ottimo dell’Olocene tra i 9000 e i 6000 anni fa. Questi periodi del passato sono stati anche più caldi del periodo presente”.
Sbagliato – congettura smentita: Il Periodo Caldo Medioevale e il Periodo Caldo Romano non sono stati affatto più caldi di oggi, come mostrato da molte ricostruzioni delle temperature, ed hanno riguardato solo alcune zone del globo. Mentre non si può escludere che in alcune zone per periodi limitati le temperature siano state elevate come oggi, nel complesso in nessuno di quei due periodi il pianeta fu più caldo di oggi.
“Molti studi hanno dimostrato che queste grandi oscillazioni climatiche del passato sono strettamente correlate ai cicli millenari dell’attività solare. Questi effetti non sono riprodotti dai modelli.”
Sbagliato – congettura smentita: i cicli millenari dell’attività solare non sono strettamente correlati all’andamento delle temperature degli ultimi 10.000 anni. Diversi studi hanno mostrato come il Sole non abbia avuto alcun influsso fondamentale sul riscaldamento globale. Sono disponibili molti studi recenti (si veda ad esempio qui), ma già nel giugno 2007 un corposo lavoro (Lockwood e Frohlich, 2007), che analizzò gli studi pubblicati e valutò le possibili influenze del Sole sul clima della Terra, concluse in modo chiaro:
“Il Sole ha avuto una chiara influenza sul clima nel periodo preindustriale e ha avuto un’influenza percepibile nella prima metà del XX secolo. Il rapido aumento delle temperature osservato dopo il 1985 non può essere attribuito alla variabilità solare, qualsiasi sia il meccanismo considerato e in qualsiasi modo si pensi che la variazione solare possa essere amplificata. Tutti i parametri del Sole che possono avere un’influenza sul clima negli ultimi 20 anni sono andati in una direzione opposta a quella richiesta per spiegare l’aumento osservato delle temperature medie.”
“Il riscaldamento osservato dal 1900 è in realtà iniziato nel 1700, cioè al minimo della Piccola Era Glaciale (corrispondente a quel minimo millenario di attività solare che gli astrofisici chiamano Minimo solare di Maunder), il periodo più freddo degli ultimi 10.000 anni.”
Sbagliato – congettura smentita: le ricostruzioni delle temperature degli ultimi secoli non mostrano l’inizio del riscaldamento nel 1700. Gli anni tra il 1700 e il 1800 mantengono temperature sostanzialmente senza tendenze, e con elevate variazioni interannuali.
“Da allora a oggi l’attività solare, seguendo il suo ciclo millenario, è aumentata riscaldando la superficie terrestre”
Sbagliato – congettura smentita: non esiste traccia di un ciclo millenario dell’attività solare, la quale cala dagli anni Settanta in corrispondenza con l’impennata del riscaldamento globale.
Va ricordato che i modelli che considerano le cause e gli effetti mostrano come dagli anni ’60 del secolo scorso vi sia un “disaccoppiamento causale” tra attività solare e temperature. Inoltre, se la causa dell’aumento della temperatura fosse l’aumento dell’attività solare si avrebbe anche un riscaldamento della stratosfera, che invece si sta raffreddando in modo coerente con l’aumentato effetto serra legato all’uso dei combustibili fossili e con il riscaldamento della troposfera.
“i modelli falliscono nel riprodurre le oscillazioni climatiche osservate con cicli di circa 60 anni. Queste sono state responsabili, ad esempio, di un periodo di riscaldamento (1850-1880) seguito da un periodo di raffreddamento (1880-1910), da un riscaldamento (1910-40), ancora da un raffreddamento (1940-70), e da un nuovo periodo di riscaldamento (1970-2000). E gli anni successivi (2000- 2019) hanno visto non l’aumento previsto dai modelli di circa 0.2°C per decennio, ma una sostanziale stabilità climatica che è stata sporadicamente interrotta dalle rapide oscillazioni naturali dell’oceano Pacifico equatoriale conosciute come l’El Nino Southern Oscillation, come quella che ha indotto il riscaldamento momentaneo tra il 2015 e2016.”
Sbagliato – congettura ridicola: questi fantomatici cicli di 60 anni non esistono nei dati.
Al contrario, i modelli ben descrivono la tendenza dell’aumento delle temperature, senza dover introdurre arbitrariamente “sporadiche interruzioni” e “riscaldamenti momentanei”. Definire poi “sostanziale stabilità climatica” il fatto che, nei primi diciannove anni del XXI secolo, diciotto di essi siano nella classifica dei diciannove anni più caldi… beh, ci vuole coraggio!
“riguardo i cicloni Atlantici tropicali abbattutisi sul Nord America, se si considerano i dati dal 1880, in essi appare una forte oscillazione di 60 anni, correlata con l’oscillazione termica dell’oceano Atlantico chiamata Atlantic Multidecadal Oscillation”
Sbagliato – congettura non dimostrata. È vero che esistono variazioni climatiche multi-decennali nel Nord Atlantico, ma autorevoli lavori sul tema mostrano una “crescente tendenza dell’attività degli uragani durante l’era industriale”, pur se “l’attività degli uragani contemporanea non ha superato l’intervallo di variabilità climatica naturale stimato durante l’ultimo millennio”.
“Tutte le evidenze suggeriscono che questi modelli sovrastimano il contributo antropico e sottostimano la variabilità climatica naturale, soprattutto quella indotta dal sole, dalla luna e dalle oscillazioni termiche oceaniche.”
Sbagliato – congettura non dimostrata: la variabilità climatica indotta dal sole e dalla luna non è sottostimata. Poi saremmo tutti quanti curiosi di conoscere quale sia la variabilità indotta dalla luna sull’andamento della temperatura globale
“…bisogna essere consapevoli che il metodo scientifico impone che siano i fatti, e non il numero di aderenti, che fanno di una congettura una teoria scientifica consolidata. Ci sono state anche petizioni sottoscritte da migliaia di scienziati che hanno espresso dissenso con la congettura del riscaldamento globale antropico. Tra queste si ricordano, quella promossa nel 2007 dal fisico F. Seitz, già presidente della National Academy of Science americana e quella promossa dal Nongovernmental International Panel on Climate Change (NIPCC) il cui rapporto del 2009 conclude che «La natura, non l’attività dell’Uomo, governa il clima».”
Falsità: Frederick Seitz ha fatto parte, come dimostrato da varie inchieste giornalistiche, di un gruppo di scienziati pagati profumatamente per difendere di volta in volta le posizioni della grande industria sugli argomenti più scabrosi; a partire dal tabacco per finire con il clima (si veda qui e qui). La principale petizione è quella lanciata nel 1998 dal chimico Arthur Robinson e figlio, dall’astrofisica Sallie Baliunas e dall’ingegnere Willie Soon, a nome di una piccola organizzazione dal nome Oregon Institute of Science and Medicine creata da Arthur Robinson. Oltre allo scetticismo sul riscaldamento globale, promuoveva la vendita di un kit per l’home-schooling rivolto ai “genitori preoccupati per la diffusione del socialismo nelle scuole” e vari libri su come sopravvivere alla guerra nucleare.
La scarsa credibilità di quella vecchia petizione è anche legata al fatto che dei 32.000 sottoscrittori solo 39 dichiarano di occuparsi di clima per motivi professionali, e fra gli altri erano presenti persone con un titolo di studio ma non esperte di clima, persone con lauree autocertificate, persone irreperibili o con nomi di defunti, personaggi di serie televisive o cartoni animati, soubrette, ecc. Inoltre Seitz, presidente del famigerato George Marshall Institute, aveva accompagnato l’invito a firmarla con un articolo degli autori della petizione, impaginato come quelli dei PNAS, la rivista della National Academy of Sciences che denunciò il falso in un comunicato stampa.
Il “rapporto NIPCC” del 2009 è oggi noto come una delle tante operazioni di disinformazione promosse dall’Heartland InstituteHeartland Institute, nonché per la quantità di errori e falsità contenute.
Conclusione
La recente “petizione sul riscaldamento globale antropogenico” è qualcosa che rasenta il ridicolo, e che come tale meriterebbe di rimanere confinata nell’oblio, spazzata via dai fatti e dalle evidenze scientifiche, come ampiamente dimostrato in questo post. Tuttavia, ci rendiamo conto di come il web sia sempre più un vettore di bufale e fake news, pertanto nello spirito che anima questo blog abbiamo ritenuto di dover intervenire ancora una volta, a supporto di chi cerca informazioni corrette.
Non possiamo a tal proposito non sottolineare come sei dei sette promotori della petizione (due geologi, due fisici, un economista e un geografo) non dispongano di pubblicazioni scientifiche nel campo della climatologia (come facilmente verificabile consultando banche dati scientifiche come Scopus o Web of Science), mentre il settimo è stato autore di tante pubblicazioni – su riviste minori – con teorie sempre diverse e in sostanza ignorate dalla comunità scientifica.
PS
Abbiamo verificato in seguito che la petizione è stata pubblicata online sul sito web dell’ASTRI (Associazione di Scienziati e Tecnologi per la Ricerca Italiana), con diverse modifiche non sostanziali rispetto al testo sopra riportato (es. modifiche delle date dei picchi dell’Atlantic Multidecadal Oscillation o dell’anno da cui sarebbe iniziata la diminuzione del numero dei cicloni…).
Testo di Stefano Caserini, Claudio Cassardo, Claudio della Volpe, Mario Grosso, Gabriele Messori, Elisa Palazzi, Sylvie Coyaud.
136 responses so far
beh.. direi una stroncatura coi controfiocchi.
Certo sono curioso di vedere i nomi di chi firma una petizione del genere, e mi immagino l’imbarazzo de colleghi.
Mi domando sempre come sia possibile che uno che firma una petizione che conclude “La natura, non l’attività dell’Uomo, governa il clima”, non si faccia la semplice domanda: ma è possibile che tutti i più grandi scienziati del settore si sbaglino e tutti i governi siano ammattiti?
E’ una domanda di buon senso.. che va al di là delle vostre argomentazioni scientifiche
PS
Grazie.
Chissa se Guido Guidi la firmerà o per paura di perdere la poltrona si asterrà ma promuoverà nel suo blogghetto negazionista.
Magari i fantomatici Robertok06, Lupicino e compagnia che usano pseudonomi per nascondersi quando accusano e diffamano apertamente i climatologi mondiali di corruzione, truffa, falsificazione dei dati etc… firmeranno usando i loro veri nomi o tireranno il sasso e nasconderanno la mano anche questa volta ?
Ai posteri l’ ardua sentenza…
@Antonio
Le più autorevoli menti che detenevono il sapere scientifico sostenevano, supportati da autorevoli testi, che la terra fosse piatta. Tutte tranne una.
La scienza a volte sbaglia. Quando la scienza va a braccetto con il potere allora sono dolori.
Ottimo articolo. Complimenti!
Mi sembra che avete presentato dati e misurazioni che non permettono obiezioni. Il negazionismo sull’attuale cambiamento climatico mi sembra ” folle” e privo di fondamento scientifico. Mi congratulo con voi che avevate già intrapreso una battaglia di verità contro ricercatori ben più conosciuti degli attuali. Antonio Paglionico geologo già professore presso l’Università di Bari
Piu’ che altro una petizione con affremazioni da parte di scienziati che non riporta le fonti, si commenta da sola.
Sono totalmente d’accordo con Giovanni Mazzitelli. Il punto non è quanto la comunità scientifica sia concorde, ma che questi non hanno uno straccio di studio a supporto delle loro tesi. Fine. Siamo fuori dal dibattito scientifico.
Questi vogliono proprio che si crei un muro contro muro, una gara tra allarmisti e negazionisti. E invece la realtà è che da un lato c’è una comunità scientifica che continua a fare progredire il sapere sulle tante questioni ancora aperte, dall’altro un manipolo di nulla.
(che in un’epoca in cui il terrapiattismo riscuote tutto questo successo non è cmq da sottovalutare, quindi grazie infinite per il lavoro che fate!)
Antonio:sono curioso di vedere i nomi di chi firma una petizione del genere
Jerry: Chissà se Guido Guidi la firmerà
Matteo Golini:un’epoca in cui il terrapiattismo riscuote tutto questo successo
il sito dell’ASTRI mi sembra il posto giusto per raccogliere firme prestigiose. Dei suoi 23 aderenti/fondatori, cinque sono scienziati, tutti fisici, e tre di loro credono nella fusione fredda che sta alla fisica nucleare come la terra piatta alla geologia.
saremmo tutti quanti curiosi di conoscere quale sia la variabilità indotta dalla luna sull’andamento della temperatura globale
Questa la so.
La forza mareale della Luna abbinata a quella del Sole oscilla, facendo salire e scendere la T. globale a cicli di 9,1 anni. Fonte: N. Scafetta, Journal of Atmospheric and Solar-Terrestrial Physics, 2012 – gratuito qui: arxiv.org/pdf/1201.1301.pdf
[…] Il post originale si trova qui. […]
Ci voleva. Assurdo che nel 2019 si debba leggere ancora un tale accumulo di rifiuti.
“Questa è la tesi del “riscaldamento globale antropico” promossa dall’Intergovernmental Panel on ClimateChange (IPCC) delle NazioneUnite.
“Quella del riscaldamento globale causato dalla CO2 antropica è però solo una congettura non dimostrata, (…)”.
Questo mantra, di tanto in tanto ritorna sempre. Un minimo di onestà intellettuale (che, evidentemente, a chi sparge rifiuti nella rete come in questo caso manca), andandosi a rivedere quello che termodinamica ed elettromagnetismo hanno prodotto ancora nel XIX secolo e nei primi decenni del XX, basterebbe ed avanzerebbe per stroncarlo sul nascere (come è stato fatto qui citando per es. Arrhenius o gli esperimenti con lo spettrofotometro da parte del grande John Tyndall esattamente 160 anni fa ). Oltre a questo, l’effetto riscaldante di un gas serra come la CO2 è anche osservabile in atmosfera mediante satelliti che ricevono nella banda corrispondente alla lunghezza d’onda dell’infrarosso. Ed è pure comprovato dal punto di vista paleo-geologico: le più antiche rocce sedimentarie trovate sulla Terra – nel Quebec, risalenti a 3,75 miliardi di anni fa e contenenti carbonati di ferro precipitati dagli oceani di quell’epoca remota – costituiscono la prova diretta che l’atmosfera terrestre era ricca di CO2 nelle prime fasi della sua storia, in un periodo geologico nel quale la radiazione solare era del 30% inferiore rispetto a quella odierna. Eppure la sua insufficiente energia fu comunque in grado di impedire all’acqua della Terra di congelare e quel necessario surplus di calore era fornito da un effetto serra rafforzato da una maggior concentrazione atmosferica di CO2.
“Molti studi hanno dimostrato che queste grandi oscillazioni climatiche del passato sono strettamente correlate ai cicli millenari dell’attività solare.
Le più recenti ricostruzioni dell’attività solare non solo smentiscono l’ipotesi di cicli millenari (se ci sono “periodicità” queste sono non stazionarie e intermittenti, Cameron and Schüssler 2017), ma smentiscono pure le possibili correlazioni con le oscillazioni climatiche. Oltre ai lavori citati, segnalo anche le recenti ricostruzioni di Steinhilber et al. 2012, di Muscheler et al. 2016 e di Wu et al. 2018 grazie alle quali viene ulteriormente confermata l’evidenza che l’attività solare dell’ultimo secolo sia tutt’altro che aumentata in modo importante, essendo simile oggi a quanto lo era un secolo fa. Mentre non si può ovviamente dire la stessa cosa delle temperature globali.
La petizione “rasenta” soltanto? No, SFONDA il ridicolo!
se esistesse (bisognerebbe inventarlo) un premio Nobel per la pazienza questo andrebbe attribuito al team di climalteranti … ma come fate?
Purtroppo ci sono ancora frotte di imbecilli che credono alle scie chimiche, alla Terra piatta e che il clima non cambia a causa dell’uomo. Ce ne saranno sempre, perchè essenzialmente la natura dell’uomo non è (solo) razionale, ma sprofonda anche nell’irrazionale.
Complimenti ed un ringraziamento al team di Climalteranti per la pazienza dimostrata a sbufalare la petizione.
A proposito della variabilità climatica su scala decennale o maggiore, vedasi l’ultimo post su Real Climate:
http://www.realclimate.org/index.php/archives/2019/06/unforced-variations-vs-forced-responses/
Al Presidente della Repubblica
Al Presidente del Senato
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Consiglio
PETIZIONE SUL RISCALDAMENTO GLOBALE ANTROPICO
I sottoscritti, cittadini e uomini di scienza, rivolgono un caloroso invito ai responsabili politici affinché siano adottate politiche di protezione dell’ambiente coerenti con le conoscenze scientifiche. In particolare, è urgente combattere l’inquinamento ove esso si presenti, secondo le indicazioni della scienza migliore. A tale proposito è deplorevole il ritardo con cui viene utilizzato il patrimonio di conoscenze messe a disposizione dal mondo della ricerca e destinate alla riduzione delle emissioni antropiche inquinanti diffusamente presenti nei sistemi ambientali sia continentali che marini.
Bisogna però essere consapevoli che l’anidride carbonica di per sé non è un agente inquinante. Al contrario essa è indispensabile per la vita sul nostro pianeta.
Negli ultimi decenni si è diffusa una tesi secondo la quale il riscaldamento della superficie terrestre di circa 0.9°C osservato a partire dal 1850 sarebbe anomalo e causato esclusivamente dalle attività antropiche, in particolare dalle immissioni in atmosfera di CO2 proveniente dall’utilizzo dei combustibili fossili. Questa è la tesi del riscaldamento globale antropico promossa dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazione Unite, le cui conseguenze sarebbero modificazioni ambientali così gravi da paventare enormi danni in un imminente futuro, a meno che drastiche e costose misure di mitigazione non vengano immediatamente adottate. A tale proposito, numerose nazioni del mondo hanno aderito a programmi di riduzione delle emissioni di anidride carbonica e sono pressate, anche da una martellante propaganda, ad adottare programmi sempre più esigenti dalla cui attuazione, che comporta pesanti oneri sulle economie dei singoli Stati aderenti, dipenderebbe il controllo del clima e, quindi, la “salvezza” del pianeta.
L’origine antropica del riscaldamento globale è però una congettura non dimostrata, dedotta solo da alcuni modelli climatici, cioè complessi programmi al computer, chiamati General Circulation Models. Al contrario, la letteratura scientifica ha messo sempre più in evidenza l’esistenza di una variabilità climatica naturale che i modelli non sono in grado di riprodurre. Tale variabilità naturale spiega una parte consistente del riscaldamento globale osservato dal 1850. La responsabilità antropica del cambiamento climatico osservato nell’ultimo secolo è quindi ingiustificatamente esagerata e le previsioni catastrofiche non sono realistiche.
Il clima è il sistema più complesso presente sul nostro pianeta, per cui occorre affrontarlo con metodi adeguati e coerenti al suo livello di complessità. I modelli di simulazione climatica non riproducono la variabilità naturale osservata del clima e, in modo particolare, non ricostruiscono i periodi caldi degli ultimi 10.000 anni. Questi si sono ripetuti ogni mille anni circa e includono il ben noto Periodo Caldo Medioevale, il Periodo Caldo Romano, ed in genere ampi periodi caldi durante l’Ottimo dell’Olocene. Questi periodi del passato sono stati anche più caldi del periodo presente, nonostante la concentrazione di CO2 fosse più bassa dell’attuale, mentre sono correlati ai cicli millenari dell’attività solare. Questi effetti non sono riprodotti dai modelli.
Va ricordato che il riscaldamento osservato dal 1900 ad oggi è in realtà iniziato nel 1700, cioè al minimo della Piccola Era Glaciale, il periodo più freddo degli ultimi 10.000 anni (corrispondente a quel minimo millenario di attività solare che gli astrofisici chiamano Minimo Solare di Maunder). Da allora a oggi l’attività solare, seguendo il suo ciclo millenario, è aumentata riscaldando la superficie terrestre. Inoltre, i modelli falliscono nel riprodurre le note oscillazioni climatiche di circa 60 anni. Queste sono state responsabili, ad esempio, di un periodo di riscaldamento (1850-1880) seguito da un periodo di raffreddamento (1880-1910), da un riscaldamento (1910-40), ancora da un raffreddamento (1940-70) e da un nuovo periodo di riscaldamento (1970-2000) simile a quello osservato 60 anni prima. Gli anni successivi (2000-2019) hanno visto non l’aumento previsto dai modelli di circa 0.2°C per decennio, ma una sostanziale stabilità climatica che è stata sporadicamente interrotta dalle rapide oscillazioni naturali dell’oceano Pacifico equatoriale, conosciute come l’El Nino Southern Oscillations, come quella che ha indotto il riscaldamento momentaneo tra il 2015 e il 2016.
Gli organi d’informazione affermano anche che gli eventi estremi, come ad esempio uragani e cicloni, sono aumentati in modo preoccupante. Viceversa, questi eventi, come molti sistemi climatici, sono modulati dal suddetto ciclo di 60 anni. Se ad esempio si considerano i dati ufficiali dal 1880 riguardo i cicloni atlantici tropicali abbattutisi sul Nord America, in essi appare una forte oscillazione di 60 anni, correlata con l’oscillazione termica dell’Oceano Atlantico chiamata Atlantic Multidecadal Oscillation. I picchi osservati per decade sono tra loro compatibili negli anni 1880-90, 1940-50 e 1995-2005. Dal 2005 al 2015 il numero dei cicloni è diminuito seguendo appunto il suddetto ciclo. Quindi, nel periodo 1880-2015, tra numero di cicloni (che oscilla) e CO2 (che aumenta monotonicamente) non vi è alcuna correlazione.
Il sistema climatico non è ancora sufficientemente compreso. Anche se è vero che la CO2 è un gas serra, secondo lo stesso IPCC la sensibilità climatica ad un suo aumento nell’atmosfera è ancora estremamente incerta. Si stima che un raddoppio della concentrazione di CO2 atmosferica, dai circa 300 ppm preindustriali a 600 ppm, possa innalzare la temperatura media del pianeta da un minimo di 1°C fino a un massimo di 5°C. Questa incertezza è enorme. In ogni caso, molti studi recenti basati su dati sperimentali stimano che la sensibilità climatica alla CO2 sia notevolmente più bassa di quella stimata dai modelli IPCC.
Allora, è scientificamente non realistico attribuire all’uomo la responsabilità del riscaldamento osservato dal secolo passato ad oggi. Le previsioni allarmistiche avanzate, pertanto, non sono credibili, essendo esse fondate su modelli i cui risultati sono in contraddizione coi dati sperimentali. Tutte le evidenze suggeriscono che questi modelli sovrastimano il contributo antropico e sottostimano la variabilità climatica naturale, soprattutto quella indotta dal sole, dalla luna, e dalle oscillazioni oceaniche.
Infine, gli organi d’informazione diffondono il messaggio secondo cui, in ordine alla causa antropica dell’attuale cambiamento climatico, vi sarebbe un quasi unanime consenso tra gli scienziati e che quindi il dibattito scientifico sarebbe chiuso. Tuttavia, innanzitutto bisogna essere consapevoli che il metodo scientifico impone che siano i fatti, e non il numero di aderenti, che fanno di una congettura una teoria scientifica consolidata.
In ogni caso, lo stesso preteso consenso non sussiste. Infatti, c’è una notevole variabilità di opinioni tra gli specialisti – climatologi, meteorologi, geologi, geofisici, astrofisici – molti dei quali riconoscono un contributo naturale importante al riscaldamento globale osservato dal periodo preindustriale ed anche dal dopoguerra ad oggi. Ci sono state anche petizioni sottoscritte da migliaia di scienziati che hanno espresso dissenso con la congettura del riscaldamento globale antropico. Tra queste si ricordano quella promossa nel 2007 dal fisico F. Seitz, già presidente della National Academy of Sciences americana, e quella promossa dal Non-governmental International Panel on Climate Change (NIPCC) il cui rapporto del 2009 conclude che «La natura, non l’attività dell’Uomo governa il clima».
In conclusione, posta la cruciale importanza che hanno i combustibili fossili per l’approvvigionamento energetico dell’umanità, suggeriamo che non si aderisca a politiche di riduzione acritica della immissione di anidride carbonica in atmosfera con l’illusoria pretesa di governare il clima.
Roma, 17 Giugno 2019
COMITATO PROMOTORE
1. Uberto Crescenti, Professore Emerito di Geologia Applicata, Università G. D’Annunzio, Chieti-Pescara, già Magnifico Rettore e Presidente della Società Geologica Italiana.
2. Giuliano Panza, Professore di Sismologia, Università di Trieste, Accademico dei Lincei e dell’Accademia Nazionale delle Scienze, detta dei XL, Premio Internazionale 2018 dell’American Geophysical Union.
3. Alberto Prestininzi, Professore di Geologia Applicata, Università La Sapienza, Roma, già Scientific Editor in Chief della rivista internazionale IJEGE e Direttore del Centro di Ricerca Previsione e Controllo Rischi Geologici.
4. Franco Prodi, Professore di Fisica dell’Atmosfera, Università di Ferrara.
5. Franco Battaglia, Professore di Chimica Fisica, Università di Modena; Movimento Galileo 2001.
6. Mario Giaccio, Professore di Tecnologia ed Economia delle Fonti di Energia, Università G. D’Annunzio, Chieti-Pescara, già Preside della Facoltà di Economia.
7. Enrico Miccadei, Professore di Geografia Fisica e Geomorfologia, Università G. D’Annunzio, Chieti-Pescara.
8. Nicola Scafetta, Professore di Fisica dell’Atmosfera e Oceanografia, Università Federico II, Napoli.
FIRMATARI
1. Antonino Zichichi, Professore Emerito di Fisica, Università di Bologna, Fondatore e Presidente del Centro di Cultura Scientifica Ettore Majorana di Erice.
2. Renato Angelo Ricci, Professore Emerito di Fisica, Università di Padova, già Presidente della Società Italiana di Fisica e della Società Europea di Fisica; Movimento Galileo 2001.
3. Aurelio Misiti, Professore di Ingegneria sanitaria-Ambientale, Università La Sapienza di Roma, già Preside della Facoltà di Ingegneria, già Presidente del Consiglio Superiore ai Lavori Pubblici.
4. Antonio Brambati, Professore di Sedimentologia, Università di Trieste, Responsabile Progetto Paleoclima-mare del PNRA, già Presidente Commissione Nazionale di Oceanografia.
5. Cesare Barbieri, Professore Emerito di Astronomia, Università di Padova.
6. Sergio Bartalucci, Fisico, Presidente Associazione Scienziati e Tecnolgi per la Ricerca Italiana.
7. Antonio Bianchini, Professore di Astronomia, Università di Padova.
8. Paolo Bonifazi, già Direttore Istituto di Fisica dello Spazio Interplanetario, Istituto Nazionale Astrofisica.
9. Francesca Bozzano, Professore di Geologia Applicata, Università Sapienza di Roma, Direttore del Centro di Ricerca CERI.
10. Marcello Buccolini, Professore di Geomorfologia, Università Università G. D’Annunzio, Chieti-Pescara.
11. Paolo Budetta, Professore di Geologia Applicata, Università di Napoli.
12. Monia Calista, Ricercatore di Geologia Applicata, Università G. D’Annunzio, Chieti-Pescara.
13. Giovanni Carboni, Professore di Fisica, Università Tor Vergata, Roma; Movimento Galileo 2001.
14. Franco Casali, Professore di Fisica, Università di Bologna e Accademia delle Scienze di Bologna.
15. Giuliano Ceradelli, Ingegnere e climatologo, ALDAI.
16. Domenico Corradini, Professore di Geologia Storica, Università di Modena.
17. Fulvio Crisciani, Professore di Fluidodinamica Geofisica, Università di Trieste e Istituto Scienze Marine, Cnr, Trieste.
18. Carlo Esposito, Professore di Telerilevamento, Università La Sapienza, Roma.
19. Mario Floris, Professore di Telerilevamento, Università di Padova.
20. Gianni Fochi, Chimico, Scuola Normale Superiore di Pisa; giornalista scientifico.
21. Mario Gaeta, Professore di Vulcanologia, Università La Sapienza, Roma.
22. Giuseppe Gambolati, Fellow della American Geophysica Union, Professore di Metodi Numerici, Università di Padova.
23. Rinaldo Genevois, Professore di Geologia Applicata, Università di Padova.
24. Carlo Lombardi, Professore di Impianti nucleari, Politecnico di Milano.
25. Luigi Marino, Geologo, Centro Ricerca Previsione e Controllo Rischi Geologici, Università La Sapienza, Roma.
26. Salvatore Martino, Professore di Microzonazione sismica, Università La Sapienza, Roma.
27. Paolo Mazzanti, Professore di Interferometria satellitare, Università La Sapienza, Roma.
28. Adriano Mazzarella, Professore di Meteorologia e Climatologia, Università di Napoli.
29. Carlo Merli, Professore di Tecnologie Ambientali, Università La Sapienza, Roma.
30. Alberto Mirandola, Professore di Energetica Applicata e Presidente Dottorato di Ricerca in Energetica, Università di Padova.
31. Renzo Mosetti, Professore di Oceanografia, Università di Trieste, già Direttore del Dipartimento di Oceanografia, Istituto OGS, Trieste.
32. Daniela Novembre, Ricercatore in Georisorse Minerarie e Applicazioni Mineralogiche-petrografiche, Università G. D’Annunzio, Chieti-Pescara.
33. Sergio Ortolani, Professore di Astronomia e Astrofisica, Università di Padova.
34. Antonio Pasculli, Ricercatore di Geologia Applicata, Università G. D’Annunzio, Chieti-Pescara.
35. Ernesto Pedrocchi, Professore Emerito di Energetica, Politecnico di Milano.
36. Tommaso Piacentini, Professore di Geografia Fisica e Geomorfologia, Università G. D’Annunzio, Chieti-Pescara.
37. Guido Possa, Ingegnere nucleare, già Vice Ministro Miur.
38. Mario Luigi Rainone, Professore di Geologia Applicata, Università di Chieti-Pescara.
39. Francesca Quercia, Geologo, Dirigente di ricerca, Ispra.
40. Giancarlo Ruocco, Professore di Struttura della Materia, Università La Sapienza, Roma.
41. Sergio Rusi, Professore di Idrogeologia, Università G. D’Annunzio, Chieti-Pescara.
42. Massimo Salleolini, Professore di Idrogeologia Applicata e Idrologia Ambientale, Università di Siena.
43. Emanuele Scalcione, Responsabile Servizio Agrometeorologico Regionale Alsia, Basilicata.
44. Nicola Sciarra, Professore di Geologia Applicata, Università G. D’Annunzio, Chieti-Pescara.
45. Leonello Serva, Geologo, Direttore Servizi Geologici d’Italia; Movimento Galileo 2001.
46. Luigi Stedile, Geologo, Centro Ricerca Revisione e Controllo Rischi Geologici, Università La Sapienza, Roma.
47. Giorgio Trenta, Fisico e Medico, Presidente Emerito dell’Associazione Italiana di Radioprotezione Medica; Movimento Galileo 2001.
48. Gianluca Valenzise, Dirigente di Ricerca, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Roma.
49. Corrado Venturini, Professore di Geologia Strutturale, Università di Bologna.
50. Franco Zavatti, Ricercatore di Astronomia, Univesità di Bologna.
51. Achille Balduzzi, Geologo, Agip-Eni.
52. Claudio Borri, Professore di Scienze delle Costruzioni, Università di Firenze, Coordinatore del Dottorato Internazionale in Ingegneria Civile.
53. Pino Cippitelli, Geologo Agip-Eni.
54. Franco Di Cesare, Dirigente, Agip-Eni.
55. Serena Doria, Ricercatore di Probabilità e Statistica Matematica, Università G. D’Annunzio, Chieti-Pescara.
56. Enzo Siviero, Professore di Ponti, Università di Venezia, Rettore dell’Università e- Campus.
57. Pietro Agostini, Ingegnere, Associazione Scienziati e Tecnolgi per la Ricerca Italiana.
58. Donato Barone, Ingegnere.
59. Roberto Bonucchi, Insegnante.
60. Gianfranco Brignoli, Geologo.
61. Alessandro Chiaudani, Ph.D. agronomo, Università G. D’Annunzio, Chieti-Pescara.
62. Antonio Clemente, Ricercatore di Urbanistica, Università G. D’Annunzio, Chieti-Pescara.
63. Luigi Fressoia, Architetto urbanista, Perugia.
64. Sabino Gallo, Ingegnere nucleare.
65. Daniela Giannessi, Primo Ricercatore, Ipcf-Cnr, Pisa.
66. Roberto Grassi, Ingegnere, Amministratore G&G, Roma.
67. Alberto Lagi, Ingegnere, Presidente di Società Ripristino Impianti Complessi Danneggiati.
68. Luciano Lepori, Ricercatore Ipcf-Cnr, Pisa.
69. Roberto Madrigali, Metereologo.
70. Ludovica Manusardi, Fisico nucleare e Giornalista scientifico, Ugis.
71. Maria Massullo, Tecnologa, Enea-Casaccia, Roma.
72. Enrico Matteoli, Primo Ricercatore, Ipcf-Cnr, Pisa.
73. Gabriella Mincione, Professore di Scienze e Tecniche di Medicina di Laboratorio, Università G. D’Annunzio, Chieti-Pescara.
74. Massimo Pallotta, Primo Tecnologo, Istituto Nazionale Fisica Nucleare.
75. Enzo Pennetta, Professore di Scienze naturali e divulgatore scientifico.
76. Franco Puglia, Ingegnere, Presidente CCC, Milano.
77. Nunzia Radatti, Chimico, Sogin.
78. Vincenzo Romanello, Ingegnere nucleare, Centro Ricerca, Rez, Repubblica Ceca.
79. Alberto Rota, Ingegnere, Ricercatore presso Cise e Enel.
80. Massimo Sepielli, Direttore di Ricerca, Enea, Roma.
81. Ugo Spezia, Ingegnere, Responsabile Sicurezza Industriale, Sogin; Movimento Galileo 2001.
82. Emilio Stefani, Professore di Patologia vegetale, Università di Modena.
83. Umberto Tirelli, Visiting Senior Scientist, Istituto Tumori d’Aviano; Movimento Galileo 2001.
Roberto Vacca, Ingegnere e scrittore scientifico.
geologi.. sismologi.. geografi.. ingegneri nucleari.. zichichi.. ma un climatologo con qualche pubblicazione scientifica seria non sono riusciti a trovarlo?
che pena…
@Antonio, hai colto nel segno. Una petizione sul clima firmata da persone esperte di tutt’altro. Siamo alle comiche finali, ormai, tra poco calerà il sipario anche su costoro
quando leggo questi interventi di Franco Battaglia mi ricordo sempre le seguenti cose:
a) Franco Battaglia non ha mai publicato lavori peer reviewed sul tema climatico, dunque non ha mai sottoposto al giudizio degli esperti di cui vuole definirsi pari le sue ipotesi neghiste, al massimo se le fa pubblicare da neghisti come lui dello Heartland institute che non ha autorità scientifica alcuna o se le fa commentare da ……..Berlusconi;
b) l’ultimo lavoro pubblicato almeno a stare alla sua pagina universitaria (http://personale.unimore.it/rubrica/pubblicazioni/fbattaglia) è del 2014, cioè non pubblica nulla da 5 anni; ma scrive tanto le sue personali opinioni sui quotidiani contro il GW antropogenico;
c) Franco Battaglia insegna chimica fisica a Modena, nel suo CV non mette fra le sue competenze il clima ma altri argomenti, ciononostante, nonostante non abbia per sua stessa ammissione compteenze sul tema vorrebbe consigliare le autorità politiche, ma se non si considera nemmeno lui stesso un esperto come farebbe a consigliarle? sulla base delle sue opinioni POLITICHE?
d) E infine un episodio interessante; dal 2000 al 2013 ha insegnato chimica ambientale; bene nei medesimi anni scriveva su La Chimica e l’industria la cosa seguente: le misure della concentrazione della CO2 atmosferica fatte dal 1811 in modalità chimica nelle atmosfere delle grandi città europee (valori che ovviamente andavano facilmente in luoghi dove si usava massicciamente carbone fino a 8-900ppm ed oltre) quei valori erano affidabili e pertanto non è vero che i valori attuali siano alti o più alti del passato; ora queste affermazioni sono cose che fanno rabbrividire tutti i chimici analitici del mondo, ma le ha scritte e difese a spada tratta ; per una disamina delle sue posizioni si veda: http://www.soc.chim.it/sites/default/files/chimind/pdf/2009_5_122_ca.pdf
ma come si fa a credere a quel che dice sul clima una persona del genere che non si considera un esperto e che viola un criterio base della chimica analitica, quello del campionamento? ma l’Università di Modena sa di essere rappresentata nel mondo da Franco Battaglia?
Roberto Madrigali: MetErEOlogo.
Che poi non lo sia, metEOrologo, pazienza. Tutto fa brodo.
[…] Mentre la comunità scientifica mondiale continua a sfornare pubblicazioni di grande spessore e importanza sul riscaldamento globale in corso e atteso per il futuro (per esempio qui e qui), alcuni docenti universitari italiani hanno scritto e stanno facendo girare una petizione in cui concludono che sarebbe unicamente la natura e non l’uomo a governare il clima.” SEGUE QUI […]
Sinceramente mi sono fermato alla prima osservazione, se non si sa neppure usare la logica e manco vi rendente conto del ragionamento circolare, cosa volete confutare?
Mi chiedo che effetto farebbe al Presidente della Repubblica leggere una petizione di un’ottantina di urologi e/o ginecologi che dissertano sulla relazione fra fumo e cancro ai polmoni e che inizia con “gli oncologi sbagliano, il tabacco e’ tanto una bella piantina.”
Cristian,
In piena ondata di calore, leggere una petizione di “scienziati”, secondo i quali il raffreddamento globale è iniziato 15 anni fa e l’era glaciale nel 2007 fa l’effetto del protossido d’azoto (secondo me).
@ Federico
Eddai, il testo è chiaro, non è così difficile da capire… fai uno sforze e il senso lo capisci
@Cristian
bella come metafora! Magari aggiungiamo che questi urologi sono piuttosto anziani, mi sembra che i firmatari della petizione sono per metà in pensione, gente che ormai è fuori dai giri e non legge un testo scientifico da 10 anni
a proposito di uno dei firmatari condannato per frode: https://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/2016/07/13/news/frode-fiscale-da-350-mila-euro-condannato-il-prof-gambolati-1.13812361, tutto fa brodo. Mi spiace per Gianni Fochi.
Anche questo è un grande e giovane scienziato
https://it.wikipedia.org/wiki/Aurelio_Misiti
Uomini di scienza ???
Chi sarebbero questi uomini di scienza in quella lista ?
ZERO.
Gente che di climatologia non conosce nemmeno l’ ABC della materia iniziando da Battaglia che dice strafalcioni allucinanti uno dietro l’ altro da far accapponare la pelle.
O Zichichi che non sa nemmeno spiccicare due parole d’ inglese e delira anche in italiano.
Roberto Madrigali metREOlogo , aparte che non è nemmeno meteorologo, è diplomato a stento in elettrotecnica senza mai aver frequentato 1 giorno di università.
Che curriculum ragazzi, da far venire la pelle d’ oca in questi giorni a 40 gradi all’ ombra (46 in Francia).
Nemmeno uno di quella sciagurata lista che abbia il benchè minimo concetto di clima. Zero assoluto.
Se chiediamo a 83 bambini random in una scuola materna ne capiscono di più di quei firmatari.
Ma sappiamo bene che le grandi compagnie petrolifere non pagano i bambini, quindi……
Comunque ragazzi dai facciamoci due risate.
Se questi sono i negazionisti siamo a cavallo e ci confermano che il consenso è del 100%.
NESSUN climatologo in quella sciagurata lista di negazionisti prezzolati. NESSUNO di loro che abbia la benchè minima conoscenza di base di fisica dell’ atmosfera, di climatologia, nulla di nulla.
Lo stesso livello di conoscenza che avremmo se andiamo in una maternità dove stanno nascendo 83 bambini.
Almeno loro non sono dannosi nè corrotti, beata innocenza.
Negazionisti siete voi, talebani del clima, che spaventate la gente per poter organizzare i lauti banchetti delle psico conferenze sul clima. Non avete ancora azzeccato mezza previsione, ormai non vi segue più nessuno!
@ Attilio
in effetti le previsioni sono state sbagliate.. fa un bel fresco… altro che record di caldo! E anche se guardo la tendenza.. altro che trend di riscaldamento… mai stato così freddo!!!
😉
Non avendo studiato nel dettaglio la questione, sul tema sono agnostico. Mi dà però fastidio questa feroce inquisizione politicamente corretta che si regge, tra l’altro, su un feroce (e filosoficamente sprovveduto) scientismo. Feroce e profondamente disonesto: chi osa mettere in dubbio i dogmi politically correct (in scienza, politica, economia, filosofia) è accusato di “terrapiattismo”, se poi si scopre che a sostenere tesi “eretiche” sono (come in questo caso) anche fisici ed ingegneri, anche l’ex presidente della Società Italiana di Fisica (il prof. Ricci che per definizione non può essere un nemico della scienza), anche un illustre climatologo (il prof. Prodi, e il cognome credo garantisca la sua non appartenenza all’odiato mondo populista), perfino un incallito scientista liberal quale il prof. Vacca beh, diventano terrapiattisti pure loro. E chi parla della fusione fredda come equivalente fisico del terrapiattismo è cortesemente invitato a sciacquarsi la bocca prima di parlare. Sono stato allievo di Giuliano Preparata, ho conosciuto Emilio del Giudice, avevano i loro difetti, uno era decisamente di destra, l’altro decisamente di sinistra (perchè una volta era la sinistra ad opporsi alla “tecnoscienza” al servizio del capitale) ed anche su quella tematica sono agnostico ma mi chiedo quanti di voi feroci scientisti politically correct abbiano letto una sola riga scritta da costoro, ammesso che siate in grado di farlo (perchè l’Italia abbonda di scientisti che la scienza non la fanno e non l’hanno mai fatta).
[…] L’iniziativa è stata promossa da Roberto Buizza, esperto in modellistica atmosferica e professore ordinario di fisica alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, in risposta a una petizione di stampo negazionista diffusa nel giugno 2019 da alcuni docenti universitari italiani, i cui clamorosi errori peraltro sono stati commentati sul blog Climalteranti. […]
Nel nostro libro “L’inganno dei fossili”, Ed. ARACNE, 2017, noi tutti e quattro gli autori chiaramente abbiamo affermato di considerare reale e consistente la componente antropica del cambiamento climatico o riscaldamento globale. Al minimo, uno di noi ha considerato e considera la componente antropica come la “forza” che innesca il processo di riscaldamento globale irreversesibile.
Nè gli amici e colleghi tutti fisici e, in particolare di ASTRI, ci hanno inviatato a sottoscrivere la lettera in esame, forse, poichè sapevano che eravamo e siamo contrari. In ogni caso, l’unico spiraglio di giustificazione alla condotta «ridicola» del Gruppo dei firmatari è volere pensare che, in buona fede, vogliano condizionare, in qualche forma, i vari gruppi decisionali politici, ambientalisti, ecologisti partitocratici, dogmatici ecc. Chi non si propone non ha alcuna possibilità di essere impiegato. Forse anche qualcuno come Roberto Buizza, precursore e propugnatore dell’analisi di revisione, la famosa rianalisi, sta prendendo un abbaglio o è soggetto ad una sua propria rianalisi. Dal punto di vista puramente personale, mi dispiace, solo, che purtroppo debbo condividere il giudizio di valore globale sulla componente antropica con qualche giornalista di dubbia professionalità.
Distinti saluti
Prof. Giuseppe GM Quartieri
(Presidente del Comitato Scientifico dei Circoli dell’Ambiente e della Cultura Rurale)
[…] di pubblicazioni scientifiche in riviste internazionali), in cui è stato messo in discussione con argomentazioni superficiali ed erronee il legame tra il riscaldamento globale dell’era post-industriale e le emissioni di gas serra di […]
Mi sembrano argomentazioni piuttosto povere.
Basta fare un po’ di ricerca di articoli peer reviewed sul tema per scoprire che per ogni affermazione sopra riportata (mi riferisco a quelle che iniziano con SBAGLIATO, o FALSITA’) ci sono lavori che vanno in un altra direzione.
Sul tema non c’è un consenso netto, persino sul reale effetto della CO2 c’è molta bibliografia contrastante, che mette perfino in crisi il concetto di effetto serra come molti di noi lo hanno studiato all’università.
Le affermazioni sul sole e sui cicli di attività su svariate scale temporali sono poi ridicole, è evidente che sono disponibili molti studi che portano a ricostruzioni abbastanza diverse e pertanto a conclusioni differenti sugli effetti in termini climatici.
Sminuire il valore del lavoro di scienziati e ricercatori perchè arrivano a conclusioni diverse dalle nostre, attribuendo epiteti negativi e faziosi è semplicemente stupido e fastidioso.
Non regge neanche la questione della “maggioranza” è arrivata ad una certa conclusione, perchè la scienza non si fa a maggioranza; finchè c’è una minoranza (per altro in questo caso nutrita) che arriva a conclusioni differenti bisogna sempre e comunque porsi la questione che la maggioranza potrebbe sbagliare, e rispettare i risultati degli altri.
Fare scienza e sposare una tesi (i una causa) sono 2 cose differenti.
Intanto dovremmo smetterla di usare termini come negazionismo complottismo e stupidate da Internet; non siamo di fronte all’antisemitismo alle stragi naziste e tutto il resto …. il riscaldamento climatico di origine antropica è un teoria non condivisa che da una minoranza di scienziati … fenomeni come l’inquinamento di spiagge mari e oceani li possiamo vedere tutti … salviamo il pianeta dall’ignoranza; questo è un appello urgente …. lasciamoci alle spalle l’ignoranza del medioevo ormai siamo entrati nel XXI secolo; il secolo dell’ignoranza totale!
Francesco Silvestro,
Sul tema non c’è un consenso netto, persino sul reale effetto della CO2
Per favore può indicarci articoli scientifici secondo i quali la CO2 non ha un reale effetto serra?
Le affermazioni sul sole e sui cicli di attività su svariate scale temporali sono poi ridicole, è evidente che sono disponibili molti studi che portano a ricostruzioni abbastanza diverse.
I cicli di Milankovic sono noti da quasi un secolo, infatti, ma ma come può vedere qui nessuno ricorre ogni mille anni.
Potrebbe indicarci studi che ricostruiscono cicli di 1000 anni dell’attività solare? E sopratutto dell’attività della Luna e del suo effetto termico sulla superficie terrestre?
Anche soltanto due o tre.
È uscito un nuovo studio che analizza le cantonate più comuni dei “contrarians” :
https://link.springer.com/article/10.1007/s00704-015-1597-5
Mi correggo, è uno studio del 2015, ma ancora valido.
Per eliminare ogni ragionevole dubbio, basterebbe passare a sperimentazioni.
D’altra parte, affermare che il modello teorico risale a oltre 120 anni fa, non è un rafforzativo della posizione di coloro che ritengono vera l’equivalenza CO2=riscaldamento globale, bensì il contrario.
Un modello teorico, benché condiviso dalla stragrande maggioranza degli scienziati, non è indice di alcunché.
Fare una sperimentazione non è così complicato. Le prime, tanto per fare stime di massima dell’influenza della CO2 sulla temperatura, si potrebbero realizzare in serre già esistenti.
Non è neanche un rafforzativo affermare che esistono molti studi che confermano l’esattezza del modello teorico.
Per dire: a nessuno verrebbe mai in mente di fare uno studio che dimostri che la gravità attrae gli oggetti verso il basso.
E’ un fatto dimostrato e provato e quindi è inutile investigare ulteriormente.
Si indaga quando non c’è nessuna prova. E, nel caso della CO2, non c’è nessuna prova.
Pretendere che una teoria sia accettata supinamente è antiscientifico.
E poi l’allusione che i cosiddetti “negazionisti” sono nel libro paga di qualcuno è davvero un colpo basso.
Potrebbe anche essere il contrario.
Inoltre, fra i firmatari c’è Luca Mercalli, favorevole alle biomasse come fonte energetica rinnovabile, che, oltretutto, non fa mistero di essere favorevole anche al biogas e al biometano tant’è che partecipa ai convegni organizzati dal CIB (comitato italiano biogas), e mi chiedo, visto che ci sono studi che dimostrano che distruggere le foreste è dannoso per il clima, che gli impianti a biogas e biomatono sono a energia a perdere e si sostengono solo grazie agli incentivi, perché lo fa?
E’ forse un esperto di energia?
La tendenza a chiedere referenze a chi la pensa diversamente, come se non fosse possibile ragionare logicamente senza aver mai pubblicato uno studio su una rivista scientifica (tra l’altro di molti argomenti teorici si pubblica tutto e il contrario di tutto), è già un atto di censura.
E perché tale regola non si applica per par condicio a tutti?
Perché Mercalli si può permettere di criticare chi parla di clima se non ha le competenze mentre lui può condizionare la massa con la sua presa di posizione sull’energia?
@giuseppina
>>Fare una sperimentazione non è così complicato
Infatti:
https://www.climalteranti.it/2013/07/15/riprodurre-leffetto-serra-in-un-laboratorio-di-fisica/
Vorrei ricordare inoltre che abbiamo i dati dei satelliti e le misurazioni al suolo che confermano l’effetto serra (senza voler scomodare Venere). Non c’è niente ormai di ipotetico, è tutto verificato.
@ Per eliminare ogni ragionevole dubbio, basterebbe passare a sperimentazioni.
ma va? davvero in 150 anni non ci aveva pensato nessuno?
Se fosse così questa Giuseppina è un genio e mi sa che si prende il prossimo il Nobel.
Oppure…
Paolo, quella non è una sperimentazione valida. Lo sanno anche coloro che sono sostenitori della correlazione CO2=riscaldamento globale.
Occorre una simulazione che rappresenti la complessità della Terra come ad esempio una serra con dentro piante, terriccio, acqua, microrganismi ecc.
Se in tubo 20X20X20 cm ci si aggiunge vapore acqueo, ad esempio, si avranno risultati di gran lunga superiori a quelli ottenuti con la CO2.
Se in quel un tubo si aggiunge fuliggine i risultati saranno ancora più evidenti.
@Antonio, perché senti la necessità di denigrarmi?
La tua facile, quanto inopportuna, ironia non dà nessun contributo fattivo alla conversazione.
I fatti sono che non c’è nessuna sperimentazione.
#Paolo riguardo a questa frase “Vorrei ricordare inoltre che abbiamo i dati dei satelliti e le misurazioni al suolo che confermano l’effetto serra” ti inviro a rileggere quanto ho scritto.
Non metto in discussione il riscaldamento bensì la correlazione CO2=riscaldamento globale.
Sono due cose diverse.
@giuseppina
>>riguardo a questa frase “Vorrei ricordare inoltre che abbiamo i dati dei satelliti e le misurazioni al suolo che confermano l’effetto serra” ti inviro a rileggere quanto ho scritto.
Non metto in discussione il riscaldamento bensì la correlazione CO2=riscaldamento globale.
Sono due cose diverse.
Non mi sono spiegato bene: intendevo che i satelliti ci consentano di misurare proprio l’energia infrarossa (calore) in eccesso trattenuta dai gas serra. Così come al suolo possiamo misurare il forcing radiativo alterato. E i gas serra sono proprio quelli emessi da noi con la combustione dei fossili, come hanno mostrato le analisi isotopiche.
Ti assicuro che i climatologi non sono sprovveduti, esiste tutta una serie di dati (non semplici ipotesi) che suffragano l’AGW.
@ Giuseppina
dai, era solo una battuta, è che gaccio fatica a stare serio a leggere certe cose. Perchè con un po’ di senso critico potresti chiederti perchè mai nessuno ha fatto l’esperiemento che tu dici, visto che ci sono stati migliaia di ricerche, di tesi, di dottorati sperimentali sul climate change. Tutti fessi?
Oppure, fammi capire che tipo di esperimento vorresti che si facesse, e che non è stato fatto, per suffragare il legame CO2-riscaldamento globale.
@Antonio, la domanda dovresti farla a chi sostiene che la correlazione CO2=riscaldamento globale è vera. Non a me.
Convieni che se ci fossero prove sperimentali, come ad esempio due serre identiche sufficientemente grandi con una varietà di vegetazione, acqua, ecc, scaldate dal sole, con diverse concentrazioni di CO2 e con dei termometri, sarebbe possibile mettere tutti d’accordo sui risultati? (il tutto fatto secondo il rigore scientifico, ovviamente. Ho semplificato per brevità).
La verità dei fatti accertati, solitamente, mette tutti d’accordo.
Spero tu convenga con me che non si può proporre come prova sperimentale una scatola 20X20X20 cm scaldata con una lampadina da 150 watt perché per le dimensioni così piccole l’aumento della temperatura potrebbe essere unicamente collegato alle collisioni fra particelle.
Inoltre, senza vegetazione la sperimentazione ha poco senso visto che c’è chi ha provato che più CO2 significa maggiore fotosintesi clorofilliana. Che si traduce, in buona sostanza, in una diminuzione sia della CO2 nell’ambiente, che viene stoccata dalle piante, sia diminuzione della temperature per due ragioni: la fotosintesi sottrae energia solare e il vapore prodotto dalle piante ha un effetto mitigante.
Ad ogni modo, non ho preferenze per nessuna ipotesi. E se ci sono prove sperimentali che mi sono sfuggite, ti chiedo di segnalarmele.
Prove sperimentali reali, non studi teorici.
Se non le trovi, benché tu sia convinto che ce ne siano a iosa, ti anticipo questa domanda: perché, secondo te, non le hanno mai fatte?
Confrontiamoci su questo.
@ Giuseppina
Ahh ahhh … scusa ma l’esperimento che proponi sarebbe una vera ciofeca!
E come la fai la serra? Col vetro? Col plexigas? Un revisore minimamente preparato ti massacrerebbe se tentassi di dire che assomiglia all’atmosfera del nostro pianeta. E pure Zichichi. Altro che rigore scientifico!!
La scienza è una cosa seria, si fa con esperimenti seri. Se hai una proposta seria la leggo volentieri; non semplificare, le cose complesse le capisco.
Se ci provi davvero a pensare l’esperimento inattaccabile scientificamente capisci da sola perchè nessuno l’ha mai fatto, senza che andiamo a tirar fuori cose che non esistono e a perdere tempo in chiacchere.
@antonio
Ho difficoltà a capire perché tendi a buttare tutto in ridicolo.
Non ho la pretesa di indicare un percorso certo per la verifica sperimentale di alcune supposizioni, ritengo solo che una sperimentazione in serre, nonostante la tua inopportuna ilarità, sia sicuramente più attendibile di un esperimento condotto in una scatola 20X20X20 cm con una lampadina da 150 watt.
Pur di sostenere che il global warming è causata dalla CO2 si fa ricorso a una sperimentazione fatta in una scatoletta e poi tu critichi quella da me proposta? Ma dai!!!
Questa è faziosità.
Inoltre, non è importante il materiale con cui sono realizzate le serre purché tutte (con più CO2 e meno CO2) siano uguali tra loro. Se le condizioni al contorno sono identiche si condizionano equamente i risultati.
In ogni caso, se tu ritieni che sia impossibile fare una sperimentazione allora avvalori la tesi di chi dice: non lavoriamo sulle incertezze ma sulle certezze.
Le certezze sono tante. La prima in assoluto è che eliminare le foreste è dannoso per l’ambiente.
Purtroppo molti sostenitore del global warming da CO2 sono a favore delle biomasse come fonte rinnovabile e avallano le politiche di distruzione delle foreste.
Che poi è curioso, se qualcuno non esperto di clima muove obiezioni logiche sul modello climatico viene accusato di parlare a vanvera, mentre se un esperto di clima, che ha sposato la teoria del global warming, parla di energia allora è tutto normale.
A me pare supponenza.
Cito ad esempio Mercalli, grande sostenitore del global warming da CO2, che, oltre a proporre la paglia come fonte energetica per la produzione di energia elettrica (evidentemente non conosce neanche il detto: fuoco di paglia), partecipa ai convegni come relatore in favore del biogas e biometano organizzati dall’oste (cioè il comitato italiano biogas). Non si limita quindi a essere favorevole (benché non sia un esperto di energia) ma fa addirittura propaganda.
Tutto questo è normale?
p.s.recentemente alcuni studi hanno dimostrato che l’inquinamento aereo incide sul global warming.
Sai che significa questo? Che il modello climatico fino ad oggi non ha preso in considerazione una variabile significativa.
Socrate diceva: prendete una verità assoluta, cercate delle eccezioni. Se ne trovate almeno una significa che quella verità non è più assoluta.
Ma i fanatici della CO2, nonostante negli anni siano state apportate numerose modifiche al modello (ogni volta per adattarlo alla realtà), continuano a vedere il modello come un totem da venerare.
Ricordo che non avevano preso in considerazione gli ossidi di azoto, poi non tornavano i conti e li hanno inclusi nel modello, lo stesso poi è stato fatto con il metano.
E poi la correzione dei dati di temperatura rilevati nelle città.
A breve dovranno inserire le variabili legate all’inquinamento in alta quota perché la fuliggine rilasciate dagli aerei, in aree che dovrebbero essere incontaminate, ha un potere climalterante molto elevato.
In realtà credere che esista un unico “untore” (la CO2) è comodo, ma è una rappresentazione semplicistica e fuorviante.
Ma gli slogan si sa, condizionano le menti e sono utilissimi per propagandare quel che si vuole.
Concludo ricordando lo studio pubblicato su Nature intorno al 2000 dove si dimostrava che gli alberi erano pericolosi perché emettevano metano.
Con questo studio si diede la stura al taglio di intere foreste per piantare palme da olio per produrre biocombustibili.
Non serve uno scienziato per capire che gli alberi NON sono pericolosi, ma tanto ci hanno abituati al concetto che se lo dice la scienza ci dobbiamo credere che all’epoca molti accettarono come verità un’assurdità.
@giuseppina
mi lasci dire che lei sembra in buona fede, ma che le sue idee e conoscenze mi sembrano un po’ confuse.
La invito ad approfondire il tema, serve un po’ di pazienza e di studio.
Lei scrive: “p.s.recentemente alcuni studi hanno dimostrato che l’inquinamento aereo incide sul global warming.
Sai che significa questo? Che il modello climatico fino ad oggi non ha preso in considerazione una variabile significativa.”
Ovviamente non è vero: nessuno ha mai ignorato l’inquinamento aereo! da una parte gli aerei producono parecchia CO2 bruciando cherosene, che si somma a tutte le altre emissioni. Dall’altra producono scie di condensazione che si comportano nei confronti della radiazione in modo simile ai cirri “naturali”
Legga, per esempio il sommario del 2013, ormai vecchio di sei anni, del rapporto IPCC
https://www.ipcc.ch/site/assets/uploads/2018/03/WGIAR5_SPM_brochure_en.pdf
alla pagina 12, figura SPM 5: “Small forcings due to contrails* (0.05 W m–2, including contrail induced cirrus)
* Contrails: le scie di condensazione degli aerei
Lei scrive;”Concludo ricordando lo studio pubblicato su Nature intorno al 2000 dove si dimostrava che gli alberi erano pericolosi perché emettevano metano.
Con questo studio si diede la stura al taglio di intere foreste per piantare palme da olio per produrre biocombustibili.”
Osservo che il taglio di foreste per piantare palme da olio è avvenuto ESCLUSIVAMENTE per ragioni economiche. Il consumo di olio di palma, che è essenzialmente impiegato per scopi alimentari e per produrre saponi e cosmetici, era in costante aumento.
Banale, ma è così.
E’ da lungo tempo ,poi, che ovunque si piantano alberi e si rinverdiscono con vegetazione arbustacea scarpate e pendici varie.
@ Giuseppina
Vabè, chiudo qui perchè mi sembra che ti mancano le basi, e ho finito i miei commenti.
Sei tu che contesti la validità degli esperimenti fatti per capire le basi della fisica dell’effetto serra, che sono una cosa diversa dal verificare l’esistenza dell’effetto serra sul pianeta con il modellini delle serre. A me vanno benissimo.
Concordo con chi mi precede, devi studiare, perchè se scrivi quelle cose sulla fuliggine degli aerei e gli ossidi di azoto degli aerei, vuol dire che non sai cosa c’è nei modelli, come sono fatti e testati. Non ho tempo di spiegarteli, ma trovi facilmente in rete dei buoni testi.
giuseppina
“Ricordo che non avevano preso in considerazione gli ossidi di azoto, poi non tornavano i conti e li hanno inclusi nel modello, lo stesso poi è stato fatto con il metano.”
Beh, ricorda molto male.
La aiuto a ricordare meglio:
IPCC, FAR. WGI (1990!!!), pag. 45:
The climate of the Earth is affected by changes in radiative forcing due to several sources (known as radiative forcing agents) these include the concentrations of radiatively active (greenhouse) gases, solar radiation, aerosols and albedo In addition to their direct radiative effect on climate, many gases produce indirect effects on global radiative forcing. The major contributor to increases in radiative forcing due to increased concentrations of greenhouse gases since pre industrial times is carbon dioxide (CO2) (61%) with substantial contributions from methane (CH4) (17%) nitrous oxide (N2O) (4%) and chlorofluorocarbons (CFCs) (12%)
Forse è lei che non li aveva presi in considerazione, non certo la comunità scientifica di riferimento.
“se ci fossero prove sperimentali,”
Non le bastano le misure dei pirgeometri? O quelle dei satelliti che ricevono nella banda a λ = 15 µm?
[…] di pubblicazioni scientifiche in riviste internazionali), in cui è stato messo in discussione con argomentazioni superficiali ed erronee il legame tra il riscaldamento globale dell’era post-industriale e le emissioni di gas serra […]
[…] di pubblicazioni scientifiche in riviste internazionali), in cui è stato messo in discussione con argomentazioni superficiali ed erronee il legame tra il riscaldamento globale dell’era post-industriale e le emissioni di gas serra […]
# steph
Forse fra noi due c’è una differenza di età tale che per me il 1990 è l’altro ieri, per lei no.
Si figuri che ricordo come fatto recente la preoccupazione per l’imminente glaciazione, causata dall’uomo, teorizzata negli anni ’70. C’erano numerosi studi che la provavano.
A pensarci la glaciazione globale terrorizzava più del riscaldamento globale.
All’epoca c’era anche l’altra paura legata al picco del petrolio teorizzato da Hubbert.
Una prospettiva drammatica: freddo glaciale senza neanche benzina per spostarsi!!
p.s.
mi ha chiesto: non le bastano le misure dei pirgeometri? O quelle dei satelliti che ricevono nella banda a λ = 15 µm
risposta: no, non non mi bastano.
Pure negli anni ’70 c’erano misurazioni che provavano ciò che si voleva dimostrare. Il bias di conferma è un fenomeno noto. Per arrivare alla verità si deve negare ciò in cui si crede e partire da zero, senza convinzioni e senza preconcetti.
Ad ogni modo, l’uomo, anche senza glaciazione o riscaldamento globale, sta alterando in modo irreversibile il Pianeta con contaminazione di sostanze chimiche che non sono presenti in natura.
Di questi fatti oggettivi e inconfutabili (non esistono negazionisti su questi argomenti) dovremmo preoccuparci, non di teorie.
Anche perché se saniamo questi aspetti, automaticamente si produce meno CO2.
Invece, nel nome della CO2 e delle rinnovabili, si disboscano foreste per produrre pellet e biocombustibili: significa eliminare gli unici organismi viventi in grado di stoccarla naturalmente.
# steph
ho dimenticato di dire che in quegli anni, quando tutti eravamo impauriti dall’imminente glaciazione che impediva a noi giovani di allora di ragionare serenamente (la paura immobilizza), c’erano strani tipi, che oggi verrebbero etichettati come negazionisti, che dicevano che il problema non era la glaciazione bensì la plastica che all’epoca stava progressivamente sostituendo i materiali naturali.
Dicevano: se prima non si trova un sistema naturale per smaltirla, ne saremo sommersi, inquineremo il Pianeta. E paventavano scenari apocalittici: terra e mare pieni di plastiche.
Vox clamantis in deserto. Ovviamente.
Presi dalla teoria della glaciazione figuriamoci se potevamo interessarci di quel che affermavano quei pochi esaltati!
giuseppina
Forse fra noi due c’è una differenza di età tale che per me il 1990 è l’altro ieri, per lei no.
Sarebbe bello lo fosse; purtroppo ricordo anche io gli anni 80 e 70 come fossero ieri l’altro.
Tuttavia, questo nulla toglie al fatto che la sua asserzione Ricordo che non avevano preso in considerazione gli ossidi di azoto, poi non tornavano i conti e li hanno inclusi nel modello, lo stesso poi è stato fatto con il metano sia falsa.
E, di nuovo, lei ricorda male.
Provo di nuovo ad aiutarla, ma la avviso che la prossima volta se le sbufalerà da sola le sue perle.
● Anni 60: Thermal Equilibrium of the Atmosphere with a Given Distribution of Relative Humidity
● Anni 70: Carbon Dioxide and Climate
A Scientific Assessment
Di quale glaciazione imminente causata dall’uomo sta parlando?
risposta: no, non non mi bastano.
Constato che non le bastano le osservazioni. Mentre invece chiede prove sperimentali. Contenta lei. Ha una visione molto bizzarra del metodo scientifico. .
@Giuseppina
Il greenwashing si può fare con qualunque cosa, si disboscano e si piantano monocolture dedicate per le bioplastiche per sostituire quelle convenzionali, ad esempio. Comunque è tutta l’impalcatura concettuale del suo discorso che secondo me fa acqua. Se fosse un discorso del tipo: il riscaldamento globale in sé non è ‘il problema’ ecologico, ma una delle manifestazioni maggiori dell’insostenibilità dei trend di produzione, consumo e demografici della società umana, allora sarei d’accordo. Ma mettere un problema ecologico contro l’altro come fa lei, global warming vs rifiuti (oppure come fanno altri demografia vs consumi), favorisce solo chi vuole mantenere lo status quo.
Una società seriamente interessata alle emissioni di gas serra è anche una società dove è più facile approcciare alla gestione dei rifiuti, alla tutela della biodiversità, ecc. Il contrario invece lo vedo molto difficile.
PS: se la nuova glaciazione era una bufalata, le osservazioni di Hubbert invece mantengono la loro validità, se adeguatamente contestualizzate https://www.apocalottimismo.it/vero-errore-hubbert/
giuseppina,
forse non le conviene ricopiare qui le vecchie bufale su metodo scientifico, clima, inquinamento della plastica ignorato ecc. Sono smentite da decenni. E quelle della teoria, esperimenti con la CO2 che non esistono o non sarebbero validi e delle misure che “non bastano”, da secoli.
– Negli anni ’70 i media erano pieni di uccelli pelagici con lo stomaco infarcito plastica, era una delle prime campagne mondiali di Greenpeace
– L’ipotesi degli alberi con emissioni nette di metano è in attesa di conferma da 12 anni. Complimenti per la coerenza, si accontenta di un solo esperimento per il metano, ma per CO2 non gliene bastano centinaia.
Continuerei, ma è inutile. Come può constatare, non le crede nessuno.
—
Steph
la avviso che la prossima volta se le sbufalerà da sola le sue perle
Però la perla del consenso sull’era glaciale imminente che avrebbe terrorizzato lei insieme alla popolazione mondiale negli anni ’70 è esilarante. E meno antiquata perché risale soltanto a 10 anni.
Visto che non la sbufalavi tu, ci ho pensato io.
—
Igor Giussani
il suo discorso [inquinamento vs clima] favorisce solo chi vuole mantenere lo status quo.
anche se fosse lo scopo, dubito che qualcuno ci badi. giuseppina racconta troppe frottole sulla sua esperienza personale. Come mercante di dubbio è proprio negato.
# Sylvie Coyaud
Non si agiti troppo, stia tranquilla. Non capisco mai perché alcune persone debbano ricorrere alle offese personali per dimostrare di avere ragione.
Rammento che la petizione, che ha scatenato queste conversazioni, è stata firmata da molti docenti e studiosi accreditati, dunque non sarei la sola “pazza” a pensarla diversamente. Ma per lei, che evidentemente possiede il verbo, questo dettaglio poco interessa.
Tra l’altro le sue opinioni sono sorrette dalla maggioranza, dovrebbe stare quindi più rilassata. E’ in genere chi è in minoranza, come me, che sente il maggiore disagio psicologico perché le proprie opinioni vanno contro il pensiero dominante.
Ad ogni modo, il problema della CO2 è in via di risoluzione.
Come saprà è stato pubblicato su Nature lo studio “An inter-model assessment of the role of direct air capture in deep mitigation pathways”, che dimostra come le nuove tecnologie per rimuovere direttamente la CO2 dall’atmosfera «possano contribuire a contenere l’innalzamento della temperatura del pianeta e abbattere i costi richiesti dagli obiettivi internazionali sulle riduzioni di emissioni».
Quindi, come previsto nella COP24 e come voluto dalla massa e da lei, oltre a continuare a disboscare per produrre biocombustibili e pellet, si toglierà la CO2 dall’atmosfera, si stoccherà da qualche parte, e finalmente tornerà un po’ di fresco.
E magari con le sinapsi meno infuocate scema anche tanta acrimonia.
p.s. ha scritto: forse non le conviene ricopiare qui le vecchie bufale su metodo scientifico, clima, inquinamento della plastica ignorato ecc. Sono smentite da decenni.
Può essere più precisa?
Mi dice cosa è stato esattamente smentito?
La genericità della frase, oltre al fatto di fare affermazioni del tutto gratuite sulla mia persona (non mi conosce e dunque lei sta proiettando una sua immagine), rivelano che intende liquidarmi screditandomi.
Ho citato lo studio degli alberi che emettevano metano per dire che è stato funzionale ai biomassisti, non per dire che era attendibile.
Ironizza sul fatto che l’ipotesi degli alberi con emissioni nette di metano è in attesa di conferma da 12 anni e io ancora ci credo.
Io non ci ho mai creduto. E si capisce dal mio commento, se non si è prevenuti.
In ogni caso lo studio è stato già smentito, sempre da un altro studio pubblicato su Nature. Per me, in ogni caso, è ininfluente la smentita perché non derogo mai alla logica. Anche se ci sono miliardi di studi.
Ritengo, infatti, che se gli alberi fossero pericolosi ce ne saremmo accorti da tempo.
Ciò detto, questo suo commento: “Complimenti per la coerenza, si accontenta di un solo esperimento per il metano, ma per CO2 non gliene bastano centinaia”
è davvero fuori luogo ed emblematico del fatto che proprio non ha capito (o non ha voluto capire) cosa intendevo comunicare.
Sull’inquinamento della plastica, poi, davvero non capisco. Secondo lei negli anni passati il problema è stato tenuto in debito conto? E’ una sua opinione, non un fatto. Greenpeace che se ne occupava all’epoca avvalora la mia affermazione: pochi lanciavano l’allarme ma non sono stati ascoltati.
Sui metodi scientifici cito anche l’articolo del The Economist del 2013 dedicato agli errori della scienza. Condivido in pieno le riflessioni espresse nell’articolo. Lei no?
Abbiamo due modi diversi di interpretare i fatti ma, secondo lei, io racconto bufale mentre il suo punto di vista è la verità.
Sul clima quali sarebbero le bufale che avrei detto? Ritenere che il modello climatico, che attribuisce ogni male alla CO2, non sia attendibile non è una bufala, ma è non credere a una teoria. Una teoria, anche se anche fosse ritenuta vera dal 100% degli scienziati, è e resta una teoria, non un fatto. Il beneficio del dubbio è doveroso. La scienza si basa sul dubbio.
Ritenere che individuare un untore su cui focalizzare ogni nostra paura, trascurandone altre che ritengo ben più importanti, sia sbagliato non è una bufala ma un diverso modo di vedere i fatti.
Concludo dicendole che le domande poste sono del tutto retoriche, non sono interessata alle sue risposte perché non amo conversare con chi si pone su un piano di superiorità.
giuseppina,
dai suoi commenti ossessivi e insultanti sia per gli scienziati che scrivono qui che nell’ignorare le fonti che le vengono suggeriti perché possa informarsi, sembra lei a doversi dare una calmata.
Sul clima quali sarebbero le bufale che avrei detto?
Se clicca su questo link, trova alcune delle precedenti e le mie “precisazioni”.
Ora ne ha aggiunte talmente tante che ne parlerò sullo stesso blog quando avrà tempo. Non qui dove lei ha già superato i 5 commenti stabiliti dalla netiquette – clicchi sul banner in cima se non l’ha ancora letta – e non potrebbe rispondermi.
L’articolo dell’Economist non riguardava tutte le discipline scientifiche ma la unicamente le ricerche in medicina sulle quali scrivo la stessa cosa dal 2005. Si erano svegliati tardi, i colleghi dell’Economist.
giuseppina
perché le proprie opinioni vanno contro il pensiero dominante.
Pensiero dominante? Ci sono le evidenze schiaccianti che incombono, altro che pensiero dominante .
Sul clima quali sarebbero le bufale che avrei detto?
Abbiamo l’imbarazzo della scelta. Per es. che “non avevano preso in considerazione gli ossidi di azoto, poi non tornavano i conti e li hanno inclusi nel modello, lo stesso poi è stato fatto con il metano”.
Oppure “l’imminente glaciazione, causata dall’uomo, teorizzata negli anni ’70”.
E che nei 70 “tutti eravamo impauriti dall’imminente glaciazione che impediva a noi giovani di allora di ragionare serenamente” (<– magari a lei…).
Oppure ancora che le misurazioni provano ciò che si vuole dimostrare. Il che sarebbe come dire che lei avvalora l'idiozia del complotto globbale dei termometri, radiometri, pirgeometri etc etc etc … tutti manipolati, truccati e dopati ad hoc per poter "provare ciò che si vuol dimostrare".
Altri a richiesta.
Una teoria, anche se anche fosse ritenuta vera dal 100% degli scienziati, è e resta una teoria, non un fatto.
Certo, ma sono proprio i fatti (<– experience, observations, direbbe il buon Feynman) a renderla tale. Si ricordi: Now I’m going to discuss how we would look for a new law. In general, we look for a new law by the following process. First, we guess it (…) Then we compute the consequences of the guess, to see what, if this is right, if this law we guess is right, to see what it would imply and then we compare the computation results to nature or we say compare to experiment or experience, compare it directly with observations to see if it works. If it disagrees with experiment, it’s wrong.
Il debunking è un’attività davvero curiosa. Chi controlla i controllori?
Ripetiamo tutti assieme: l’Organizzazione Mondiale della Sanità non include la CO2 tra gli agenti inquinanti.
https://www.who.int/airpollution/ambient/pollutants/en/
Se superasse di molto l’attuale concentrazione nell’aria anche l’ossigeno sarebbe dannoso per la salute umana. Ma nessuno si sogna di definirlo “sostanza inquinante”.
Smettete di diffondere queste bufale in nome del clima, perché una bufala è sempre una bufala, qualsiasi sia il fine.
@mariutti
grazie per questa fondamentale rivelazione!
adesso siamo tutti più tranquilli,
e stiamo freschi.
Forse si è perso il testo che sta commentando.
Questa è il secondo paragrafo.
“l’anidride carbonica non è un agente inquinante”
Sbagliato: l’anidride carbonica, pur non essendo causa diretta di patologie come altri inquinanti (gli ossidi di zolfo e azoto, per esempio, e molti altri), può essere considerata comunque un inquinante perché, in concentrazioni eccessive, determina impatti ambientali diretti e indiretti: aumentando l’effetto serra naturale determina un aumento delle temperature, un’alterazione del ciclo idrologico, e quindi danni per la salute umana, l’agricoltura, la biodiversità, ecc; inoltre provoca l’acidificazione degli oceani (spiegazione estesa qui). La presenza di CO2 non è mai stata così alta negli ultimi milioni di anni e il suo aumento costante è legato essenzialmente all’uso dei combustibili fossili e alla deforestazione.
Tra l’altro, la fonte che viene messa all’affermazione “determina danni per la salute umana” è un breve comunicato che separa nettamente “l’inquinamento dell’aria” dalla “mitigazione del cambiamento climatico”.
Quindi smentisce l’asserzione che dovrebbe confermare.
@ Enrico Mariutti
Quello che mi sembra sta cercando di dirle Homoereticus è che la sua osservazione, come quella della petizione, non è affatto nuovail dibattito su questo tema è molto vecchio. Il testo del post spiega chiaramente che per “inquinante” non si intende solo qualcosa che danneggia direttamente la salute o gli ecosistemi (se, una volta immesso nell’ambiente, viene respirato o ingerito), ma il termine è corretto anche per una sostanza in grado di danneggiare in modo indiretto salute o ecosistemi, ad esempio perché aumenta il naturale effetto serra e quindi provoca una variazione dei parametri climatici che hanno conseguenze sulla salute; oppure perché aumenta l’acidità del mare con danni sugli ecosistemi marini.
Nel link messo nel post ci sono queste due affermazioni “The pace and extent of recent environmental change, in particular climate change, poses serious challenges to global health gains made over recent decades” e “Climate change is adversely affecting human health and health risks will increase over time”. Ma potremmo metterne diverse centinaia sul tema.
Trova una buona sintesi del dibattito di 10-15 anni fa negli USA qui https://skepticalscience.com/co2-pollutant-advanced.htm
@giulio03 solo per segnalare che circa metà dell’olio di palma importato in europa finisce nei serbatoi dei mezzi diesel come biocarburante, in base alla direttiva 202020 che prevedeva tra le altre misure purtroppo anche un 10% di bio nel diesel… la cosa fortunatamente dovrebbe finire, come si racconta qui https://www.forbes.com/sites/davekeating/2019/03/14/eu-labels-biofuel-from-palm-oil-as-unsustainable-bans-subsidies/#657b3a349c9d
da non addetto ai lavori e quindi solo da spettatore, malgrado io mi occupi di energia del suo utilizzo, vorrei semplificare:
se è cosi importante il fenomeno e le decisioni che dovrebbero essere prese riguardo al pianeta terra sarebbe opportuno che tutto a partire dai software quindi i modelli matematici, i rilevamenti ecc dovrebbero essere a conoscenza di tutti fino al particolare per poter essere liberamente condivisi o meno
è intenzione dell’ IPCC questo?
Se ancora no sarebbe il momento di promuovere questo
[…] a confutare tesi e teorie che ormai sono visibili sotto gli occhi di tutti. E spingendo alcuni colleghi a dover smascherare quelle che di fatto, nel loro appello, vengono considerati da altri scienziati errori, informazioni […]
[…] Mi pare che oggi, rispetto a un tempo, i toni siano un pò diversi e i negazionisti climatici siano rimasti in pochi, una minoranza che ogni tanto tuttavia rispunta fuori cavalcando qualche onda del momento. Come ad esempio nel caso trattato in questo recente post. […]
Non smontate un bel niente, ritardati gretini, anzi, siete già stati abbondantemente smentiti e sputtanati in Rete. 😉
Già, Umberto, da gente che di climatologia non sa nemmeno l’ABC..
Ottime risposte! Brava.
Stefano Aragona
Ing. Ricercatore e Phd in Urbanistica,
Master in Economy & Policy Planning
Dip. Patrimonio, Architettura, Urbanistica
Università Mediterranea di Reggio Calabria
Se fossimo ai tempi di Galileo Galilei, tutti questi bravi e volonterosi lapidatori di legittime osservazioni scientifiche (fatte da un elenco impressionante di studiosi) avrebbero firmato per la sua condanna a morte. O avrebbero aggiunto il loro fuocherello al rogo che bruciò Giordano Bruno. Ma un dubbietto piccolo piccolo sui giganteschi interessi che muovono gli ambientalisti catastrofisti non ce l’abbiamo proprio? Un dubbietto sul fatto che l’uomo da solo non può essere responsabile di mutamenti climatici cosmici, non ce lo facciamo venire? Non vi turba un pochino l’unanimismo dittatoriale che i catastrofisti stanno imponendo su questo tema?
@ Andrea
Si, i dubbia li avevamo; poi abbiamo studiato e abbiamo capito che le spiegazioni fornite dalla scienza del clima sono solide. Il resto è inutile gomplottismo, già sentito, noioso.
Concordo al 100% con Stefano Spagocci, in particolare Della Volpe mi sembra più impegnato a denigrare gli avversari che a dimostrare le proprie tesi. Non ho mai sopportato una maggioranza che tenta di zittire la minoranza
@Mikki
“Le più autorevoli menti che detenevono il sapere scientifico sostenevano, supportati da autorevoli testi, che la terra fosse piatta. Tutte tranne una.”
Già. Peccato per lei (perché non ci fa una bella figura) che nessuno ha mai sostenuto né scritto in autorevoli testi che la terra fosse piatta. Questa della terra piatta è un’idea inventata di sana pianta non prima del 1830. Nessuno, prima di allora (e dall’epoca classica dell’Antica Grecia, perlomeno da Parmenide e Pitagora in poi), sentiva il bisogno di mettere in dubbio la sfericità del globo o di asserire, contro una *presunta* opinione precedente, che la Terra fosse tonda. Era implicito. Ed è solo in tempi recenti (meno di due secoli) che si inizia ad attribuire al Medioevo la strana credenza della terra piatta, costruendone, de facto, il mito. Da allora il mito si diffonde. E attecchisce ancora oggi, a quanto pare
Gli “scienziati” che avessero qualcosa da dire sul clima dovrebbero pubblicare articoli scientifici con dati, modelli, informazioni verificabili e non ridicoli appelli privi di qualunque documentazione delle proprie affermazioni.
Forse, tra i tanti paper che non hanno letto, c’è anche Powell, 2016, che analizza 54.195 articoli peer reviewed sul clima dei quali il 99,94% vanno in direzione opposta a quanto da loro affermato. E’ vero che anche una minoranza può aver ragione, ma deve provare le proprie idee con studi scientifici, non con affermazioni ideologiche.
Il punto è che se qualcuno si autodefinisce scienziato (ma di quale disciplina, poi?) dovrebbe conoscere il metodo scientifico. In questo modo pongono l’Italia e la sua comunità scientifica in un angolo a livello internazionale, senza alcuna vergogna.
https://journals.sagepub.com/doi/abs/10.1177/0270467617707079?journalCode=bsta&&fbclid=IwAR3xyYiqlF9M6J0RdKJ6pe1SYDVLwPW6BFgh5GKx7RRoAcNXbyTULSDf4Lg
[…] di Open, Valigablu – sì, anche il celebre discorso di Rubbia è pieno di bufale sul clima- Climalternati e […]
[…] scienziati che riportano, ritengo anche loro a ragione, ricerche credo di buon spessore (per es. https://www.climalteranti.it/2019/06/09/accade-nel-2019-una-petizione-per-negare-la-scienza-del-clim…) e che accusano gli avversare di essere al soldo di multinazionali […]
Non siete all’altezza dei 500 scienziati della petizione..
[…] some reactions to this petition, e.g. on Climatefeedback.org. It was also preceded by a similar Italian “pro-fake-news” petition (signed by more or less the same Italian contrarians as this version) that prompted a response from […]
Ognuno porta le sue teorie, supportate dai dati che gli fan comodo.
Non sono un scienziato come – forse – tutti voi. Personalmente, attendo pazientemente gli eventi futuri e vedremo cosa accadrà nei prossimi 10 anni. Qualsiasi cosa accada, qualcuno dovrà fare un “mea culpa”.
Infatti, spero che abbiate ragione voi, che affermate che la CO2 sia responsabile dell’aumento della temperatura terrestre, ma se questo non accadrà e, al contrario, la terra si raffredderà, provocando carestie e, quindi, morte, avrete sulla vostra coscienza il peso delle persone che non hanno provveduto a ricorrere ai ripari.
Personalmente, credo che il freddo uccida molto più del caldo.
Ai posteri l’ardua sentenza.
Ps: scopriremo anche se le Torri Gemelle sono cadute a causa degli aerei, così come la torre 7?
Marco, ti segnalo la testimonianza scritta del fisico Martin Hoffert all’ udienza tenutasi mercoledì scorso alla Camera statunitense. Hoffert, nel 1982, col team di scienziati della Exxon, aveva stimato correttamente la concentrazione di CO2 atmosferica (415 ppm) e l’aumento di 1 °C della temperatura che avrebbe prodotto nel 2019.
https://oversight.house.gov/sites/democrats.oversight.house.gov/files/MIH%20Written%20Testimony.pdf
L’intera udienza è visibile qui:
https://youtube.com/watch?v=bfHt4U0r8Qw
La discussione del grafico con la proiezione “sorprendentemente accurata” inizia all’incirca al minuto 2:01:30.
Possiamo dedurne che quando Big Oil ingaggiava scienziati competenti per fare scienza e NON per disinformare questi giungevano a conclusioni analoghe a quelle degli altri climatologi, riconoscevano cioè la realtà dell’effetto serra antropogenico. Sapevano a cosa stavamo andando incontro continuando a emettere CO2 nell’atmosfera. E riuscivano a fare proiezioni persino più precise dei loro colleghi.
Notizie del genere dovrebbero fare il giro dei media, invece passano stranamente sotto silenzio…
[…] [4] https://www.laverita.info/ [5] https://www.galileonet.it/emissioni-carbonio-uomo-vulcani/ [6] https://www.climalteranti.it/2019/06/09/accade-nel-2019-una-petizione-per-negare-la-scienza-del-clim… [7] https://www.veronanews.net/convegno-cambiamenti-climatici-e-conoscenza-scientifica/ [8] […]
[…] gettare lo sguardo ai qualche cartellone pubblicitario a bordo strada, leggere un quotidiano o navigare su internet per imbattersi in posizioni ambigue o a volte completamente opposte su alcuni fenomeni, fatti ed […]
Nel primo paragrafo di questo post si parla di me e del prof. Scafetta. Lasciamo perdere me che non sono climatologo. Ma il prof. Scafetta, fisico, è professore di climatologia all’università di Napoli. Le sue argomentazioni (che sono fatte proprie dai firmatari della Petizioni, in questo post criticata) sono meglio esposte nella conferenza del prof. Scafetta, che si può ascoltare al minuto 1:09:00 qui:
https://www.youtube.com/watch?v=0FehrpcR5Os
Sono gradite confutazioni delle affermazioni del prof. Scafetta. Ad esempio, il ciclo millenario della estensione dei ghiacciai alpini (articolo citato da Scafetta) è vero o falso? Etc. etc.
Attendo fiducioso.
ma è lo stesso Scafetta che qui segnalano come esempio da non seguire?
https://www.aps.org/units/fps/newsletters/200807/hafemeister.cfm
@SC: «Il link che ci interessa da Lei è ad un tabella con i rimborsi spese e/o contributi ricevuti da Heartland Institute.»
Mi scusi, Caserini, ma se lei ha codesto link o precise info in proposito, perché non le annuncia? E poi, perché è così importante ai fini del decidere se l’AGW è stato dimostrato (come dice lei) o no (come dico io)? Io non vendo né carbone, né gas, né petrolio. E’ lei, ad esser precisi, che (legittimamente) vende energia da Nfer.
Però avevo posto una domanda: il ciclo millenario dell’estensione dei ghiacciai alpini che il prof. Scafetta mostra nella sua relazione, è vero o no? Lo chiedo veramente. Non sono climatologo, ma se quel grafico è corretto, allora esso è una falsificazione dell’odierna preoccupazione sul ritiro dei ghiacciai alpini.
FB
il ciclo millenario dell’estensione dei ghiacciai alpini che il prof. Scafetta mostra nella sua relazione, è vero o no?
Piuttosto impreciso ( non sono cicli regolari ). E soprattutto irrilevante.
se quel grafico è corretto, allora esso è una falsificazione dell’odierna preoccupazione sul ritiro dei ghiacciai alpini.
E perché mai dovrebbe esserlo?
1) il fatto che i ghiacciai alpini nell’Olocene abbiano reagito e risposto a specifiche sollecitazioni climatiche non implica che oggi siano sempre le stesse ad agire. C’è una componente forzante decisiva che si è aggiunta e sovrapposta a quelle naturali.
2) I ghiacciai – soprattutto quelli più grandi – hanno una grande inerzia: i loro tempi di reazione sono lenti e oggi sono tutt’altro che in equilibrio con il clima attuale. Per es. i più grande ghiacciaio delle Alpi (l’Aletsch) ha un tempo di reazione di una ventina di anni e di adattamento all’equilibrio di 50-100 anni (Holzhauser et al. 2005). Perciò, la posizione odierna del fronte riflette le condizioni climatiche degli scorsi decenni. Guardare allo stato glaciale odierno deducendo che non ci si debba preoccupare poi tanto perché in fondo in passato erano stati anche meno estesi di oggi è un po’ come osservare un cubetto di ghiaccio tolto dal freezer e appoggiato sul tavolo di cucina e dedurre che la temperatura della cucina sia particolarmente bassa perché, in fondo, il cubetto di ghiaccio c’è ancora e lo prova…
Se i ghiacciai alpini fossero in equilibrio con il clima odierno, la loro estensione sarebbe nettamente più ridotta.
Interessante, in tal senso e fra gli altri (a richiesta), la review di Solomina et al. 2015. Vi si conclude:
“The role of orbital forcing in Holocene glacier variability is most evident in the magnitude of long-term glacier advances in the high and mid latitudes of the NH, where glaciers were generally small in the early to mid Holocene and were progressively more extensive in the second half of the Holocene (Neoglacial advances culminating in the LIA). (…) Perhaps of most significance, there is much evidence of unusual glacier behavior in the last century (and especially in the last few decades) in many regions compared to Holocene glacier changes. The recent exposure of organic material buried under the ice since the early to mid Holocene in some regions is unprecedented for at
least the last four to five millennia and in some areas (e.g. in the Canadian Arctic: Miller et al., 2013) possibly since the Last Interglacial. The retreat is occurring at very high rates, is almost universally global in scale and is acting during an interval of orbital
forcing favorable for glacier growth, rather than degradation. This highlights the remarkable consequences of anthropogenic forcing on glaciers worldwide.”
FB
Non sono climatologo…
…e neppure glaciologo. E nemmeno Scafetta lo è. E si vede.
steph
1) non sono cicli regolari
2) E perché mai dovrebbe esserlo?
1) scusi non è un orario ferroviario; neanche il suo battito cardiaco, se lo misura al decimo di secondo è regolare. Si vede chiaramente un ciclo millenario, suvvia. L’articolo originale dove vedere bene il grafico è questo: https://www.cambridge.org/core/journals/radiocarbon/article/tyrolean-iceman-and-his-glacial-environment-during-the-holocene/B4CBBBF4A23BDBE4EC5B305EA526E46A
2) curiosamente nell’abstract dell’articolo si legge: “there were several distinct periods with glaciers smaller than today” e dopo “since 1850 glaciers have been receding most likely amplified by human impact”. La seconda sembra una frase quasi obbligatoria da inserire per l’accettazione dell’articolo: in nessuna parte di esso si tratta dell’human impact dopo il 1850 e dirlo nell’abstract è fuori luogo. La prima frase, invece, come ho detto, falsifica la PREOCCUPAZIONE odierna. Perché? chiede lei. Perché la circostanza che si teme è GIA’ avvenuta e molto più intensa (il ritiro oggi, a far fede il lavoro, è ben inferiore al ritiro di 1000, 2000,… anni fa) e nulla di catastrofico è avvenuto. Tutti quelli che OGGI dicono “oddio il polo nord si sta sciogliendo e si scioglierà definitivamente in 7 anni” (Al Gore, per esempio), lo avrebbero detto anche 1000 anni fa, 2000 anni fa, etc.
Allora, la posizione che a me sembra corretta da assumere è: posto che ciò che si osserva oggi è GIA’ avvenuto, e anche in modo ben più accentuato, in passato, allora:
a) è ciò motivo di preoccupazione? per rispondere dovremmo rispondere alla domanda se in quel passato quando avvenne la stessa cosa, e anche più accentuata, si stava peggio o meglio. In particolare, si stava meglio nel 1700 o si sta meglio oggi?
b) anche se oggi ci fosse un contributo umano, è evidente che esso è rumore di fondo su quello naturale, visto che il suddetto ritiro, governato SOLO da cause naturali nel passato, fu allora più accentuato di oggi.
PS. Per queste considerazioni non bisogna essere climatologi o glaciologi, e i suoi commenti successivi, se li risparmi, sono solo inutile polemica (quando non maleducazione). Tanto più che nessuno qua sa se LEI è barbiere o cos’altro, visto che coraggiosamente non si qualifica. O lei mi dice che l’articolo citato (e ripreso da Scafetta) è sbagliato oppure, se è giusto, tutta la storia del “non abbiamo più tempo” crolla, visto che siamo ancora qua dopo 1000, 2000, etc anni.
Battaglia, a parte che usare i dati di un ghiacciaio, o dei ghiacciai di una piccola zona del mondo (la superficie delle Alpi è meno di un millesimo della superficie del pianeta) per trarre conclusioni sulle T globali ha davvero poco senso.
(se davvero trovasse cicli millenari su tutti i ghiacciai del mondo, o almeno sui principali, se ne potrebbe anche parlare).
Ma il Tyrolean Iceman è arrivato a noi perché è stato coperto dal ghiaccio per 5300 anni, che si sono ritirati ora. Quindi questi fantomatici cicli millenari in quella zona sicuramente non ci sono stati.
Ad ogni modo, su quale pubblicazioni si trovano i dati e i test statistici sui cicli millenari? Nell’articolo citato da lei non ci sono proprio! Anzi scrivono “the first half of the Holocene was warmer than the second half, with temperatures starting to decrease around the time of the Iceman some 5000 yr ago. One of the coldest periods during the Holocene, the so-called Little Ice Age (LIA), lasted from about AD 1300 to 1850.” Meno ciclo millenario di così
Quindi mi sembra solo un maldestro tentativo di cherry picking.. altro che confutazione dell’AGW!
PS
Guardi Battaglia che Steph sui ghiacci ne sa di sicuro molto di Lei e Scafetta messi assieme, anche perché è svizzero e lì c’è un po’ di interesse per come stanno i ghiacci delle alpi, più che a Napoli o a Modena.
Se clicca sul nome Steph vede il suo blog Climaflttuante, un altro blog che leggo in modo regolare, molto ben fondato dal punto di vista scientifico, trova molti post che riguardano i ghiacci https://climafluttuante.blogspot.com/search/label/ghiacciai.
Visto che non ha molta familiarità col web faccia attenzione che non sono solo quelli della prima schermata che le appare, se clicca in basso su “atri post” ne trova tanti altri, fra cui questo che le suggerisco di leggere
https://climafluttuante.blogspot.com/2019/02/la-grande-ritirata-dei-ghiacciai.html
@ Franco Battaglia
@E poi, perché è così importante ai fini del decidere se l’AGW …
Non si preoccupi, quello che Lei dice non ha alcuna importanza ai fini del dibattito scientifico sul global warming.
Il punto è un altro. La domanda che Le è stata rivolta è del tutto normale: siccome propaganda molta disinformazione sul tema del cambiamento climatico, e ha collaborato e propagandato alcuni dei lavori dell’Heartland Institute come il rapporto N-IPCC, la domanda se la sua collaborazione con Heartland Institute sia stata gratuita ha un fondamento. Nel libro Mercanti di dubbi, di cui parla l’ultimo post, trova il racconto con nomi e cognomi dei casi di scienziati pagati per propagandare disinformazione, e dell’attività di Heartland Institute su questo.
Non è una domanda che riguarda aspetti personali, come potrebbe essere come Lei impiega i sui risparmi, ma la sua attività nel dibattito pubblico sul cambiamento climatico. Ha deciso di non rispondere; ne prendiamo atto, il suo rifiuto di essere trasparente su questo tema ha comunque un significato.
F. Battaglia,
grazie di citare un articolo scientifico che smentisce le affermazioni sue e di N. Scafetta.
Sono gradite confutazioni delle affermazioni del prof. Scafetta
Allora clicchi su “Scafetta” nell’elenco dei tag, in fondo alla colonna di destra. Lei ne avrà letto le pubblicazioni, presumo, quindi sa già che il modello pubblicato da Scafetta nel 2010 prevede un calo di 0,5°C della temperatura globale tra il 2000 e il 2030
Finora l’aumento è stato di 0,4 °C contrariamente a quanto scritto nella vostra petizione.
dovremmo rispondere alla domanda se in quel passato quando avvenne la stessa cosa, e anche più accentuata, si stava peggio o meglio.
E’ prematuro porla. Lei deve ancora dimostrare che “la stessa cosa” è avvenuta pubblicando i propri dati sulla temperatura media globale dalla comparsa di H. sapiens in poi.
Tanto più che nessuno qua sa se LEI [Steph] è barbiere o cos’altro, visto che coraggiosamente non si qualifica
Parli per sé per favore, qui siamo tanti a sapere chi è Steph.
@SC “Nel libro Mercanti di dubbi, di cui parla l’ultimo post, trova il racconto con nomi e cognomi dei casi di scienziati pagati…”
C’è il mio nome nell’elenco?
@Sylvie “qui siamo tanti a sapere chi è Steph”
Si vergogna tanto di sé stesso da mantenere l’anonimato?
FB
Si vede chiaramente un ciclo millenario, suvvia.
Molto a sforzo. E in ogni caso, dal grafico che ho postato (e che copre ben più degli ultimi 10 kyr) questi presunti cicli spariscono.
curiosamente nell’abstract dell’articolo si legge: “there were several distinct periods with glaciers smaller than today” e dopo “since 1850 glaciers have been receding most likely amplified by human impact”. La seconda sembra una frase quasi obbligatoria da inserire per l’accettazione dell’articolo: in nessuna parte di esso si tratta dell’human impact dopo il 1850 e dirlo nell’abstract è fuori luogo.
…mentre “invece” nella review che le ho citato si dice che “there is much evidence of unusual glacier behavior in the last century (and especially in the last few decades) in many regions compared to Holocene glacier changes. The recent exposure of organic material buried under the ice since the early to mid Holocene in some regions is unprecedented for at least the last four to five millennia and in some areas possibly since the Last Interglacial. The retreat is occurring at very high rates, is almost universally global in scale and is acting during an interval of orbital forcing favorable for glacier growth, rather than degradation. This highlights the remarkable consequences of anthropogenic forcing on glaciers worldwide.”
Probabilmente, saranno “fuori luogo” i resti di materiale organico rimasti intrappolati nel ghiaccio che oggi emergono ovunque a causa della fusione (non solo sui ghiacciai alpini) e che il carbonio 14 si ostina, sciaguratamente per lei, a rilevarne datazioni molto antiche (in certi casi, solo sulle Alpi, ben oltre i 6000 anni fa).
il ritiro oggi, a far fede il lavoro, è ben inferiore al ritiro di 1000, 2000,… anni fa
1)Ci spiega come avrebbero potuto conservarsi all’aria e al sole se, a far fede al lavoro come fa lei, il ritiro odierno fosse ben inferiore al ritiro di 1000, 2000,… anni fa?
2) Le ho già detto che i ghiacciai – soprattutto quelli più grandi – hanno una grande inerzia: i loro tempi di reazione sono lenti e oggi sono tutt’altro che in equilibrio con il clima attuale. Se lo fossero, la loro estensione sarebbe nettamente più ridotta.
Perché la circostanza che si teme è GIA’ avvenuta
Ma dai? Qui nessuno lo sapeva, in primis i glaciologi. Grazie dell’illuminazione.
si stava peggio o meglio. In particolare, si stava meglio nel 1700 o si sta meglio oggi?
Domanda irrilevante. Lei basa le sue premesse sulle conclusioni a cui vuole arrivare.
anche se oggi ci fosse un contributo umano, è evidente che esso è rumore di fondo su quello naturale, visto che il suddetto ritiro, governato SOLO da cause naturali nel passato, fu allora più accentuato di oggi.
1) Definire il passato. Quando, per quanto tempo?
2) Il contributo naturale, oggi, agirebbe *a favore* dell’espansione glaciale, quello antropico evidentemente no.
Terza volta che lo cito:
“The retreat is occurring at very high rates, is almost universally global in scale and is acting during an interval of orbital forcing favorable for glacier growth, rather than degradation. This highlights the remarkable consequences of anthropogenic forcing on glaciers worldwide.” (Solomina et al. 2015).
Per queste considerazioni non bisogna essere climatologi o glaciologi
Infatti lei confonde forzanti e non capisce come rispondono gli apparati glaciali alpini alle sollecitazioni climatiche, non avendo tenuto conto dei tempi di reazione e di adattamento all’equilibrio. Altrimenti non avrebbe risposto quello che ha scritto qui sopra. Grazie per la conferma.
Tanto più che nessuno qua sa se LEI è barbiere o cos’altro, visto che coraggiosamente non si qualifica.
Cosa sono io e quali siano le mie qualifiche sono aspetti assolutamente irrilevanti ai fini della questione che si sta dibattendo.
@steph
“Cosa sono io e quali siano le mie qualifiche sono aspetti assolutamente irrilevanti ai fini della questione che si sta dibattendo.”
Finalmente parole sensate!
Che però non valgono per me: non sono questo, non sono quello, non ho questo, non ho quello, sono pagato non si sa da chi, etc., etc….
per il resto non ho capito le sue obiezioni. per es. “definire il passato”… ma che significa? l’articolo citato considera un chiaro lasso di tempo antecedente a quando l’uomo avrebbe cominciato ad influenzare il clima. La domanda è: è vero o no che le estensioni dei ghiacciai alpini hanno seguito QUEL ciclo circa millenario riportato nell’articolo? Io vedo 10 cicli negli ultimi 10.000 anni… SI’ o NO? La riduzione dei ghiacciai alpini oggi temuta, è già avvenuta – e anche più accentuata – negli ultimi 10mila anni con periodo di 1000 anni circa, SI’ o NO? Detto diversamente: il grafico dell’articolo è giuso o sbagliato? SI’ o NO? Lasci perdere, per il momento, le interpretazioni… Può solo rispondermi SI’ o NO?
FB, dipende solo da lei. Può benissimo rimanere un utente qualsiasi del web che posta su argomenti scientifici, in modo alquanto inefficace per adesso, ma pazienza. Chiaramente, viene meno l’artificio retorico di chi cita il suo titolo accademico per dare autorevolezza ad articoli, petizioni o convegni.
FB: scusi può spiegare perchè parla di cicli millenari citando un articolo in cui questi cicli non (o NON secondo il suo stile) sono citati?
Nell’ abstract tra l’ altro si riporta che ” On average, the first half of the Holocene was warmer than the second half, with temperatures starting to decrease around the time of the Iceman some 5000 yr ago. One of the coldest periods during the Holocene, the so-called Little Ice Age (LIA), lasted from about AD 1300 to 1850. It is well known that since then the Alpine glaciers have been receding, most likely amplified by anthropogenic impact!”
E questo riassunto è del tutto in linea con quanto i paleoclimatologi hanno ricostruito riguardo al clima terrestre dalla fine dell’ ultimo minimo glaciale circa 20mila anni fa ad oggi. Per dirlo con le parole di un abstract rappresentativo di condizioni globali invece che locali come quelle alpine “The pattern of temperatures shows a rise as the world emerged from the last deglaciation, warm conditions until the middle of the Holocene, and a cooling trend over the next 5000 years that culminated around 200 years ago in the Little Ice Age”.
https://science.sciencemag.org/content/339/6124/1198.abstract
Ammesso pure che i cicli a cadenza millenaria da lei visti esistano nel caso particolare, a livello globale la scienza non ne ha trovato traccia.
Ciò che invece la comunità scientifica ha trovato ed indagato con grande impegno è l’ inversione di tendenza, rispetto ad un lento raffreddamento globale verso la prossima era glaciale, registrata dall’ inizio della rivoluzione industriale e diventata repentina (nel confronto con le velocità di riscaldamento riscontrate in passato dai minimi glaciali ai massimi interglaciali) più di un secolo fa.
@A. «può spiegare perché parla di cicli millenari citando un articolo in cui questi cicli non sono citati?» e «a livello globale la scienza non ne ha trovato traccia»
Si vedono chiaramente in una figura dell’articolo.
E:
Veramente sono molti glia articoli che attribuiscono valenza globale e non locale ai quei cicli. per es. https://www.pnas.org/content/111/34/E3501.
Inoltre, sarebbe strano che un fenomeno locale così esteso nel tempo non fosse il risultato di un fenomeno globale: significherebbe che localmente il clima può comportarsi in modo indipendente dal globale e allora ciò che accade globalmente avrebbe poco significato.
Quel che voglio dire (si veda l’articolo dell’Enigma Olocenico sopra detto) è che… science is far to be settled…
@FC: grazie, non c’ era bisogno che ribadisse ciò che lei “vede” nel grafico “locale”. La domanda era se gli autori dell’ articolo vedessero i presunti cicli millenari locali estrapolati da lei così superficialmente ad (immaginari) cicli globali. E linkare un altro articolo che conferma l’ andamento climatico degli ultimi diecimila anni noto e di conseguenza mancanza di tali supposti cicli negli ultimi diecimila anni non capisco a cosa le serva. Però capisco che la sua confusione tra andamenti climatici localizzati su una ristretta porzione della superficie terrestre ed andamenti globali probabilmente è voluta (o almeno questa è l’ interpretazione più benevola).
Secondo me, gli argomenti e link proposti da F.B., più che mettere in dubbio l’AGW, ripropongono interrogativi sull’affidibalità della sensibilità climatica implicita nei GCM.
In particolare l’ultimo link mi pare ponga in modo chiaro la questione se siano effettivamente noti tutti i feedback significativi per poterli implementare su un modello che riesca a fornire previsioni affidabili a lungo termine (entro un range ragionevolemente limitato).
In sintesi, posto che la CO2 emessa da attività umane, contribuisca (o anche sia causa unica) del GW, possiamo essere confidenti sulle proiezioni dei GCM?
P.S.: personalmente sono favorevole ad azioni di decarbonizzazione, riduzione CO2, ecc.
FB
Che però non valgono per me
Quando io dico che lei non sembra saperne molto di glaciologia è perché dimostra di non saperne molto leggendo quanto scrive.
per il resto non ho capito le sue obiezioni. per es. “definire il passato”… ma che significa?
Significa quello che ho detto. Lei è troppo vago e generico. Lo sanno anche i bambini di scuola media che sul clima (ergo: sui ghiacciai, con inerzia sui tempi di reazione) agiscono forzanti differenti, con differenti tempi di influenza. Quella orbitale l’ha considerata? Lo sa che esiste? Lo sa che oggi agisce in maniera opposta rispetto a quanto si sta osservando?
Può solo rispondermi SI’ o NO?
No, se lo vede lei…, no, presumo che sia giusto ma decisamente male interpretato. Soddisfatto delle risposte alle sue 4 domande?
F. Battaglia,
Sono gradite confutazioni delle affermazioni del prof. Scafetta.
tra quelle uscite su riviste scientifiche, gradirà anche quelle contenute nei materiali supplementari di Benestad et al., “Lessons from mistakes in climate science”, Theoretical and Applied Climatology, nov. 2016
sono molti gli articoli che attribuiscono valenza globale e non locale ai quei cicli [di un millennio] . per es.
L’articolo che lei cita come esempio parla di cicli annuali e stagionali.
significherebbe che localmente il clima può comportarsi in modo indipendente dal globale e allora ciò che accade globalmente avrebbe poco significato.
Lei confonde le temperature medie globali con l’insieme dei cambiamenti climatici. “L’amplificazione polare artica” si chiama così perché avviene nell’Artic, ma non nell’Antartico – altri esempi a richiesta.
science is far to be settled
Lo è per quanto riguarda l’effetto serra dei gas serra che lei nega, l’aumento della temperatura media globale dal 2000 che lei nega ecc.
Si vergogna tanto di sé stesso da mantenere l’anonimato?
Steph è anonimo così come altre persone che commentano qui con il proprio nome.
Che però non valgono per me
Valgono per tutti. Ha deciso lei di presentarsi con nome e cognome.
– – –
agrimensore g,
gli argomenti e link proposti da F.B., più che mettere in dubbio l’AGW
Battaglia mette in dubbio l’AGW e i link che propone smentiscono le sue affermazioni.
In sintesi, posto che la CO2 emessa da attività umane, contribuisca (o anche sia causa unica) del GW, possiamo essere confidenti sulle proiezioni dei GCM?
Lei lo dice da molti anni, la risposta non cambia.
Le incertezze non riguardano né il GW né l’AGW, ma alcune retroazioni e la loro velocità.
Il modello della Exxon (1982) non teneva alcun conto della sensibilità climatica. Stimava l’uso crescente di combustibili fossili e delle conseguenti emissioni di CO2, e ne risultava esattamente l’AGW misurato fino ad oggi.
@Sylvie Coyaud
Dal tono non sembra, ma si è resa conto che la sua risposta mi dà ragione su quanto ho scritto prima?
Lei scrive:
“Le incertezze non riguardano né il GW né l’AGW, ma alcune retroazioni e la loro velocità”
Certo, sono proprio d’accordo! La ringrazio per aver sintetizzato così bene.
Poi scrive:
“Il modello della Exxon (1982) non teneva alcun conto della sensibilità climatica (…) ne risultava esattamente l’AGW misurato fino ad oggi.”
Certo, infatti non metto in dubbio il modello della Exxon (che tra l’altro neanche conosco) ma il fatto che si sia raggiunta un’adeguata confidenza sulla sensibilità climatica implicita nei modelli. Quello che ha scritto lei è assai significativo: un modello del 1982 ha ottenuto risultati comparabili (se non migliori) rispetti ai più recenti GCM senza tener conto della sensibilità climatica.
E ancora:
“Lei lo dice da molti anni(…)”
Certo, proprio perchè è un tema che mi interessa molto che sono intervenuto, altrimento leggo con attenzione ma senza intervenire.
Grazie ancora per il supporto.
Sylvie, non so se in quel modello non tenessero conto della sensibilità climatica, di certo ne erano al corrente:
“Over the past several years a clear scientific consensus has emerged regarding the expected climatic effects of increased atmospheric CO2,” Cohen wrote to A.M. Natkin of Exxon Corporation’s Science and Technology Office in 1982. “The consensus is that a doubling of atmospheric CO2 from its pre-industrial revolution value would result in an average global temperature rise of (3.0 ± 1.5)°C.” (Equal to 5.4 ± 2.7°F).
“There is unanimous agreement in the scientific community that a temperature increase of this magnitude would bring about significant changes in the earth’s climate, including rainfall distribution and alterations in the biosphere.”
[…]”In summary, the results of our research are in accord with the scientific consensus on the effect of increased atmospheric CO2 on climate”
https://insideclimatenews.org/news/18092015/exxon-confirmed-global-warming-consensus-in-1982-with-in-house-climate-models
agrimensore g e Paolo C.,
prova a spiegarmi meglio.
Nell’equazione ΔT = a ΔF “a” è la sensibilità climatica alla data x. ΔT è la differenza delle temperature tra il periodo base e quello più recente usato per la simulazione e ΔF la differenza del totale delle forzanti.
Con la forzante della sola CO2, nel modello Exxon “a” saltava fuori dal modello. Via via le forzanti inserite sono diventate molte, così la sensibilità climatica all’equilibrio – ESC – è diventata
a = 3,71w/m2 ± 0,4 [forzante della CO2] * ΔT/ΔF + ΔQ [calore negli oceani]
più altre diavolerie a scelta.
Si sono aggiunte anche miriadi di misure, osservazioni e ricostruzioni paleoclimatiche, ma continuano a vincolare la ESC tra 3 e 3,5 °C.
agrimensore g,
un modello del 1982 ha ottenuto risultati comparabili (se non migliori) rispetti ai più recenti GCM senza tener conto della sensibilità climatica.
Colpisce anche me. Sono sempre più complicati, eppure confermano tutti la teoria di Fourier sull’effetto serra, perfino quelli fatti all’incontrario, senza la ΔT della CO2. Non so se quelli semplici erano migliori. Per es. mancavano gli oceani che sono indispensabili per simulare le conseguenze pratiche di ΔT.
L’idea che l’intero sistema climatico abbia un punto di equilibrio radiativo mi sembra un po’ un’astrazione. Per le nostre società il problema non è 0,5 °C in più o in meno del previsto il giorno in cui la CO2 atm arriva a 540 ppm.
Mi intrometto solo per dire che, a mio avviso, credo che Sylvie abbia colto il punto fondamentale. Non scordiamoci mai, infatti, che stiamo parlando di osservazioni, misure, stime, simulazioni di un sistema (quello climatico) inequivocabilmente ipercomplesso, in cui anche la scienza, pur con tutti i suoi strumenti teorici e sperimentali sempre più raffinati, si trova spesso in difficoltà e, come sempre, per tentare di avvicinarsi ad una comprensione globale di questi sistemi, non può che costruire modelli, sempre più precisi e raffinati, ma pur sempre modelli, cioè rappresentazioni semplificate della realtà. Quindi, certamente che è bello discutere di grafici, misure e stime derivanti da molteplici osservazioni interdisciplinari, però non dimentichiamoci mai che comunque stiamo sempre parlando di ricostruzioni affette da margini di errore spesso anche consistente, si pensi per esempio alle ricostruzioni paleoclimatiche. E’ per questo che per esempio personalmente, nei miei studi di approfondimento sul clima, non mi sono mai appassionato di conoscere il valore esatto stimato della sensibilità climatica o di criticare un modello climatico soltanto perché aveva previsto un aumento di temperatura leggermente discrepante da quello osservato, come peraltro fanno i negazionisti, spesso ignari della loro fallacia epistemologica. Per cui credo che, se un modello del 1982 sia risultato più coerente con le osservazioni rispetto ad uno recente sia stato soltanto per un colpo di fortuna e che dare un’eccessiva importanza ad un precario valore di sensibilità climatica sia in realtà poco utile ai fini dei risultati concreti in campo climatologico.
Sylvie, non so se negli ultimi mesi c’è stata qualche novità, ma a inizio anno saltavano fuori stime dell’ECS più elevate:
https://www.carbonbrief.org/guest-post-why-results-from-the-next-generation-of-climate-models-matter
Potrebbe venir fuori che quella che credevamo fosse l’ECS sia in realtà TCR (transient climate response). E se parliamo dell’Earth System Sensitivity potremmo verosimilmente trovarci dalle parti dei 6 gradi per raddoppio di CO2.
Poi è ovvio che “per le nostre società il problema non è 0,5 °C in più o in meno del previsto il giorno in cui la CO2 atm arriva a 540 ppm”.
Paolo C.,
a inizio anno saltavano fuori stime dell’ECS più elevate
ups, avevo scritto ESC!
Nei modelli Earth Systems che ho visto, dipende anche da scenari politico-sociali – non solo dai concentration pathways.
Per dirla con Michael Mann “il passato non è una buona guida per il futuro”, da quando esistiamo non abbiamo mai prodotto cambiamenti così veloci su scala planetaria…
La penso come Fabio Vomiero, la stima dell’ECS e di quanto sia vincolata dal paleoclima è interessa solo i paleoclimatologi.
C’è chi la usa per dire fermi tutti, “science is not settled”, ma prima era lo hot spot tropicale, poi l’incertezza sulle nuvole, domani ne troveranno un’altra.
Be’, guarda, allora potremmo dire che le variabili “umane” in gioco sono tante, un collasso del sistema economico-finanziario, una guerra nucleare, per non parlare di quelle naturali, tipo mega-eruzioni o asteroidi. Ma sarebbe da irresponsabili non tener conto dei dati paleoclimatici. Chiedi ad Hansen cosa ne penserebbe…
@Paolo C.
Già adesso qualcuno parla di Pirocene.
https://theconversation.com/california-wildfires-signal-the-arrival-of-a-planetary-fire-age-125972
Figuriamoci cosa potrebbe succedere a + 2 °C o 3 °C. Temo che questo, quello dei megafuochi con le loro cascate di impatti, sia uno dei feedback che i modelli non possono (al momento, per lo meno), incorporare…
@diego
E purtroppo gli incendi hanno numerosi effetti collaterali che peggiorano le cose, tipo questo:
https://www.nature.com/articles/s41598-019-53284-1
https://groups.google.com/forum/#!topic/climate-science/UsYzGgCO5as
No Climate Emergency.
Leaders of the Clintel Group of world scientists and professionals will attend the UN Climate Change Conference (COP25) which starts in Madrid today (2 December) and runs for twelve long days. (The Climate Summit was shifted suddenly to Spain after Chile cancelled because of violent riots in Santiago.)
Clintel will present their “No Climate Emergency” petition at the Climate Reality Forum. This petition has already been presented to the UN Secretary General, the European Commission and the European Parliament.
Voting on a motion promoting a climate emergency declaration (in opposition to the Clintel statement), over one third of the members of the EU Parliament voted for “No Climate Emergency”. This shows there is a significant opposition to alarmism, even in the EU.
The Climate Summit is expected to attract up to 25,000 high-flying delegates and hangers-on from 197 member countries. Most will not arrive using bicycles, sailing boats or gliders – they will burn hydrocarbons. Desperate to spread their “Climate Emergency” alarmism, delegates will try to force high energy costs and rationing on us while they waste it conspicuously themselves.
Clintel says that computerised global temperature simulation models are unfit for the purpose of setting climate policies – they have consistently run hot for 20 years.
The real global climate has warm and cold cycles. Current global temperatures are about as warm as the Medieval Warm era (which was followed by the Little Ice Age).
There is no uniform global temperature at any place or any time, and no one knows what ideal temperature we should aim for – the Frigid Zone would probably like it warmer, the Torrid Zone would probably like it cooler.
We need to take heed of climate history and energy realities, both neglected in alarmist/UN propaganda. Too many UN “scientific” reports are tinkered with by officials before release, and are designed to alarm rather than inform.
For too long we have been forced to listen to biased academics (chasing research funds), energy speculators (chasing government subsidies and tax breaks), alarmist journalists (chasing sensations), noisy children (chasing days off school) and greenish politicians (chasing votes).
It’s time to stop the chasing.
We need a grown-up debate allowing all sides to present their science on “Man-made Global Warming”.
CLINTEL says “There is NO Climate Emergency”.
@Battaglia
Sono le solite baggianate messe in giro da mercanti di dubbi pagati per disinformare. Tutta roba già presa in considerazione, analizzata, e smontata pezzo per pezzo in più e più occasioni.
Qui un rapido sunto:
https://climatefeedback.org/evaluation/letter-signed-by-500-scientists-relies-on-inaccurate-claims-about-climate-science/
Nello specifico dell’ultimo appello: “they will burn hydrocarbons”. E poi si attaccano anche alle marmitte dei loro euro 0 e inspirano a pieni polmoni? Siete davvero dei geni…
Parliamo di cose serie:
https://www.carbonbrief.org/cmip6-the-next-generation-of-climate-models-explained
E, tanto per smentire la bufala che i modelli sono farlocchi, date un occhio alla figura sulle temperature 1850-2019 e i CMIP 5 e 6.
Propongo poi una scommessa: siccome i CMIP 6 sono in ritardo, e non tutti entreranno nell’AR 6, quanto scommettete che questa cosa verrà usata dai neghisti per evocare l’ennesimo gomblotto (diranno che l’IPCC nasconde i risultati, che manipola gli esiti…)
Un’altra diga al flusso di deiezione evacuato e messo in giro da mercanti di dubbi pagati per disinformare
http://www.realclimate.org/index.php/archives/2019/10/more-than-500-people-misunderstand-climate-change/
@Diego
Intrigante la tua scommessa. In effetti…
Nel merito del post: oltre all’esaustiva disanima effettuata, aggiungo qualche recente studio che non fa che corroborare le critiche che confutano le baggianate scritte nella petizione.
Settima affermazione
numerose osservazioni climatiche mostrano che i modelli di simulazione non riproducono la variabilità naturale osservata del clima e, in modo particolare, non ricostruiscono i periodi caldi degli ultimi 10.000 anni precedenti all’attuale
Falso. Non solo lo sanno fare, ma oggi si spingono pure fino all’ultimo massimo glaciale e oltre. Per es.:
• Fordham et al. 2017, PaleoView: a tool for generating continuous climate projections spanning the last 21 000 years at regional and global scales, doi.org/10.1111/ecog.03031
• Braconnot et al. 2012, Evaluation of climate models using palaeoclimatic data, doi: 10.1038 / nclimate1456
•The PMIP4 special issue 2017
Nona affermazione
Questi periodi del passato sono stati anche più caldi del periodo presente
Falso. Come mostrano ad es. i seguenti due studi pubblicati pochi mesi fa, il periodo più caldo degli ultimi 2000 anni è quello odierno; confermano inoltre che il PCM e la PEG furono fenomeni regionali e non globali:
• PAGES 2k Consortium 2019, Consistent multidecadal variability in global temperature reconstructions and simulations over the Common Era, doi:10.1038/s41561-019-0400-0
• Neukom et al. 2019, No evidence for globally coherent warm and cold periods over the preindustrial Common Era, doi:10.1038/s41586-019-1401-2
Decima affermazione:
Molti studi hanno dimostrato che queste grandi oscillazioni climatiche del passato sono strettamente correlate ai cicli millenari dell’attività solare. Questi effetti non sono riprodotti dai modelli
Falso. Non solo sono inclusi ma confutano questa presunta correlazione causale. Per es.:
• Schurer et al. 2014, Small influence of solar variability on climate over the past millennium, doi:10.1038/ngeo2040
Undicesima affermazione:
è in realtà iniziato nel 1700, cioè al minimo della Piccola Era Glaciale
No. Non c’è una coerenza spaziale che possa indicare un mimimo generale. Ad esempio le temperature minime nel Pacifico orientale si ebbero durante il 15° secolo, in Europa nord-occidentale e nel Nord-est del Nord America durante il 17° secolo ma nella maggior parte delle regioni rimanenti durante la metà del 19° secolo. Si veda il già citato Neukom et al. 2019
corrispondente a quel minimo millenario di attività solare che gli astrofisici chiamano Minimo solare di Maunder
recenti studi mostrano tutt’altra cosa. Per es.:
• Owens et al. 2017, The Maunder minimum and the Little Ice Age: an update from recent reconstructions and climate simulations, doi:10.1051/swsc/2017034
P. 7—> “But a credible argument for simple cause and effect is not possible for four reasons: (1) the LIA1 period (1440-1920) begins very abruptly around 50 years after the start of the Spörer minimum; (2) the LIA2 intensification period (1570-1750) begins in the period of relatively high solar activity between the Spörer and Maunder minima (MM); (3) the onset of MM appears to have no further effect on temperature (whereas persistent cooling would be an expected result of a prolonged minimum); and (4) the final mid-19th century intensification occurs during a period of relatively high solar activity.”
[…] à cette demande, par type Climatefeedback.org. Il a pareillement été passant par un disparate Pétition italienne "pro-fake news" (signé par alors ou moins les mêmes homologues italiens que cette type) qui ont demandé une […]
[…] di scienza” (8 promotori e 83 sostenitori, fra cui 10 donne), hanno sottoscritto ed inviato una petizione contro l’origine antropica dei cambiamenti climatici al Presidente della Repubblica, della Camera e del Senato e al Consiglio dei ministri italiano. La […]
[…] se i firmatari della Chieti-Pescara Petition sanno che FaceBook li considera […]
Salve,
Mi sbaglio ma Nicola Scafetta in particolare non sembra NEGAZIONISTA, ha sostenuto solamente che la percentuale da attribuire all’alterazione del CLIMA è imputabile al 50% a cause umane (immissione CO2 e deforestazione) e il 50% a fattori cosmologici.
Il solo riscaldamento globale può essere imputato alla CO2 e deforestazione, ma i Cambiamenti Climatici in corso sono da attribuire anche ad altri fattori, senz’altro cosmologici, la terra non è isolata…
Non conosciamo nulla dell’influenza delle emanazioni elettromagnetiche di corpi celesti che variano la loro velocità angolare.
Se il passaggio di una cometa come la Halley (1986), impedisce la formazione delle nuvole, e non ha piovuto perciò per 4 mesi, a causa della sua attrazione gravitazionale, immaginiamoci che cosa possono fare pianeti e stelle quando variano la loro velocità di rotazione, e si sa sia la terra che il sole hanno diminuito recentemente la loro velocità angolare.
per la Terra è stato aggiunto 1 secondo in più alle 24 ore…
@ Tarcisio
i fattori cosmologici non hanno effetto sul riscaldamento in tempi brevi come qualche secolo.
Quell’attribuzione del 50% a fattori comsologici, come le altre con cui si era attribuito ad altre cause solari/comsologiche/ecc percentuali simili del riscaldamento globale, non hanno fondamento.
Nella Figura 2 del sommario per i decisori politici dell’ultimo rapporto IPCC-WG1 (https://www.ipcc.ch/report/ar6/wg1/#SPM) trova un’analisi dettagliata del contributo dei diversi fattori al riscaldamento globale dal 1850 ad oggi.
Qui la versione della figura tradotta in italiano https://twitter.com/Caserinik/status/1430788068039172098
[…] della Chieti-Pescara Petition, l’instancabile “giuseppina” mi ha scritto un commento fiume, come i precedenti riassunti qui). Viene trattat* con la delicatezza riservata ad antiche […]
[…] riscaldamento globale. In un articolo del 2019 Minopoli, citando uno dei firmatari di una petizione negazionista (che asseriva, tra l’altro, che «quella del riscaldamento globale causato dalla […]
[…] riscaldamento globale. In un articolo del 2019 Minopoli, citando uno dei firmatari di una petizione negazionista (che asseriva, tra l’altro, che «quella del riscaldamento globale causato dalla […]
[…] si hanno dati certi” sul riscaldamento che se esiste si è fermato nel 2000, in compenso è certo […]
A tutti i denigratori della Petizione desidero solo comunicare che la nostra Petizione è stata tradotta in molte lingue e soprattutto quella in inglese è diventata éetizzione Mondiale sul Clima, che in poco tempo è stata sottoscritta da oltre 1.000 scienziati di tutto il mondo, dall’Australia alla Russia, alla Cina, agli Stati d’America, all’Inghilterra, ecc. Appare ridicolo chi ha affermato che la Petizione era basata su dati superficiali ed erronei. Mi auguro che potrà esserci un dibattito sul tema come da noi chiesto pubblicamente alcuni giorni fa.
Uberto Crescenti
@ Umberto Crescenti
La petizione è stata ignorata negli altri paesi cone lo è stata in Italia, per via della sua inconsistenza scientifica.
Il dibattito sui temi scientifici andrebbe fatto prima sulle riviste scientifiche, cosa che il 91 firmatari della petizione italiana – si guardano bene dal fare, Lei compreso.
https://www.climalteranti.it/2021/02/01/gli-uomini-di-scienza-che-negano-lorigine-antropica-del-riscaldamento-globale-si-occupano-raramente-di-clima/
Non vedo ragione di dicutere sulle cause dei cambiamenti climatici con chi sono anni (e in diversi casi decenni) che non pubblica un articolo scientifico su tema, o pubblica molto su temi relativi a sismologia, oncologia ecc.
Se invece vuole trovarsi per parlarne al bar per un caffè o un apertitivo sono disponibile.
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[…] in dibattiti popolati dai soliti opinionisti negazionisti spacciati per esperti (Franco Prodi e Alberto Prestininzi in prima fila). Ci siamo ormai stancati di commentare queste mortificanti parodie di giornalismo […]
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