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Archive for Gennaio, 2020

I megaincendi dell’Australia: perché una leadership negazionista nuoce alla salute

Il manifestarsi sempre più frequente di “megaincendi”, associati a fenomeni meteorologici estremi (pirocumulonembi) e dagli impatti sempre più forti sulla popolazione (vittime e feriti, intossicazioni urbane da fumo e ceneri), evidenzia nuove sfide per l’adattamento ai cambiamenti climatici. Ma i negazionisti (al potere, nei media o tra cittadini che ci cascano) non sono attrezzati a capirle e a rispondere adeguatamente.

Quel che è successo  negli ultimi mesi in Australia, con incendi di gran lunga più estesi di quelli, già devastanti e recentissimi, di California, Amazzonia e Siberia, è di importanza capitale per capire il mondo che ci viene incontro.

In questo post esponiamo sinteticamente i fatti e mostriamo come una posizione negazionista, come quella che caratterizza il partito al potere in Australia, ostacola la concettualizzazione, l’adozione, il finanziamento e l’implementazione di politiche e misure di adattamento e mitigazione efficaci a fronteggiare gli eventi che ci propone la Terra – ormai, come diceva McKibben, modificata in “Terraa”. I decisori politici negazionisti non vedono il quadro generale, reagiscono troppo lentamente e con misure che non rispondono neppure all’emergenza immediata, non esercitano una leadership effettiva per il futuro imminente né affrontano le cause del problema, giocano allo scaricabarile e si limitano a sperare che “passi la nottata”. Continue Reading »

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Nuovi link sul clima

Come noto, il web è una miniera di dati e informazioni sul cambiamento climatico, in continua evoluzione. La pagina LINK di Climalteranti è stata aggiornata con le pagine nate di recente sul web, ed eliminando alcuni siti che sono scomparsi o che si sono trasformati in altri.

Pubblichiamo qui i dettagli dei nuovi link inseriti. Se volete segnalarci un sito utile, per favore scrivetelo nei commenti (controllate prima che il sito suggerito non sia già presente). Indicate anche la categoria proposta.

 

FONTI DI DATI

www.climatewatchdata.org Climate Watch. È una nuova piattaforma online di dati sul clima progettata per fornire a responsabili politici, ricercatori, media e altre parti interessate i dati sul clima, le visualizzazioni e le risorse necessarie per raccogliere informazioni sui progressi nazionali e globali sui cambiamenti climatici.

https://climate.copernicus.eu/ Copernicus climate change service, un portale che raccoglie una quantità pressoché sterminata di dati sul cambiamento climatico, con efficaci procedure per la loro estrazione gratuita. Continue Reading »

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La giostra del tempo senza tempo

Come da anni andiamo ripetendo anche su Climalteranti, i cambiamenti climatici sono già in atto e determinano notevoli impatti sugli ecosistemi terrestri e marini, sul rischio idrogeologico, la salute delle persone e degli animali, le attività produttive, la biodiversità delle specie vegetale e animale e tanto, tanto altro ancora. L’evidenza più eclatante di tale cambiamento è certamente il trend di crescita delle temperature, già osservato (circa un grado centigrado in cento anni), e destinato a persistere nei prossimi decenni, e ad accelerare ulteriormente, se non verranno drasticamente ridotte le emissioni di gas “serra”. Se così non dovesse accadere, gli impatti sopra citati si acuiranno e, come diretta conseguenza, le prossime generazioni si ritroveranno a vivere in un mondo molto meno ospitale di quello che ci hanno lasciato i nostri nonni e genitori.

Stante questa realtà, assolutamente incontrovertibile e sulla quale tutti gli scienziati del clima concordano, cosa potrebbe quindi dire un giovane della seconda metà di questo secolo, ad un giovane di adesso?  Il romanzo che ho scritto, (La giostra del tempo senza tempo, Bonomo editore) cerca di rispondere a questa domanda, attraverso il racconto di un dialogo, impossibile nella realtà ma non nella fiction, tra una coppia di giovani che vivono nel 2019 e una che vivrà nel 2080, e così facendo tenta di approfondire un po’ il tema della responsabilità inter-generazionale.

In aggiunta, al termine della “storia di fantasy”, comunque fortemente ancorata a quanto la scienza del clima oggi propone e riassunta dai vari rapporti dell’IPCC, vengono approfonditi, in diverse schede tecniche curate da amici e colleghi esperti di settore, alcuni dei temi che gravitano attorno alla problematica della “crisi climatica” e che sono continuamente richiamati nella storia. Continue Reading »

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2019: tanto per cambiare, ancora un anno sul podio

Come ogni anno, diamo uno sguardo alle temperature medie globali dell’anno appena terminato guardando i dati grezzi e “grigliati” NCEP/NCAR. Anche il 2019 non ha battuto il record del 2016, anno di forte fase positiva di El Niño, ma non vi è andato molto distante – questione di decimi – risultando al secondo posto (scalzando il 2017), e probabilmente si classificherà tra il secondo e il terzo posto negli elenchi dei vari database internazionali con cui siamo soliti confrontare i valori. Il valore di anomalia, +0,57 °C rispetto al periodo 1981-2010, supera ancora +1 °C rispetto all’inizio del secolo. Inutile concludere che quanto ripetuto ormai da quasi un decennio a commento di questi post risulta sempre più attuale: il riscaldamento globale avanza, in modo inequivocabile.

E in Italia… un altro primo posto!

 

Per poter parlare di temperature servono dati, dettagliati e affidabili. Il nostro riferimento per i dati delle temperature è sempre il database NCEP/NCAR che, dopo l’indisponibilità dell’anno scorso dovuta allo “shut-down” negli USA, continua a mettere a disposizione il proprio database (da quest’anno, tuttavia, i dati sono forniti soltanto in formato Netcdf e non più in formato testo). I dati delle temperature sono in seguito espressi come differenza (anomalia) rispetto alla media del periodo 1981-2010. Da notare che questo periodo è stato più caldo di almeno 0.6 °C rispetto al periodo pre-industriale (1850-1900), per cui se si volessero confrontare i valori in seguito esposti con quelli considerati ai fini degli obiettivi delle politiche sul clima (es. “ben sotto i 2 °C”), bisognerebbe aggiungere tale valore.

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Le foreste ci salveranno?

Basta piantare alberi per affrontare la crisi climatica? Aumentare, mantenere e gestire sostenibilmente le foreste è necessario, ma non sufficiente. Pur se piantare nuovi alberi è molto utile, la drastica riduzione delle emissioni di CO2 legate ai combustibili fossili resta inevitabile.

Climate change? Basterebbe
una foresta grande come gli Usa”. Cosi titolava il Corriere della Sera, proprio nei giorni del fallimento dellaconferenza ONU sul clima a Madrid. Attraverso un’intervista al Prof. Stefano Mancuso, noto divulgatore scientifico e molto popolare tra chi ama le piante, l’articolo rilanciava uno studio dell’ETH di Zurigo uscito a luglio su Science. Secondo l’intervista, “basterebbero 900 milioni di ettari di nuove foreste per ridurre di due terzi l’attuale livello di gas serra. È la superficie degli Stati Uniti: sarebbe una soluzione praticabile e reale”.

Ma è davvero così? Se precedenti commenti hanno già parzialmente risposto (ad es. qui e qui), questo post vuole fornire un approfondimento più ampio sul ruolo delle foreste nella lotta ai cambiamenti climatici.

Perché le foreste sono importanti?

Oltre a contenere l’80% della biodiversità terrestre, a fornirci acqua e aria pulita, cibo e bellezza, le foreste svolgono un ruolo chiave nel contenere i cambiamenti climatici in atto. La figura 1 riassume l’origine delle emissioni antropiche di CO2 (a sinistra: 86% da combustibili fossili e 14% da deforestazione) e la destinazione finale di questa CO2 (a destra). Meno della metà resta in atmosfera, causandone il riscaldamento, mentre il restante viene assorbito da processi naturali: il 23% viene assorbita dagli oceani (che però si riscaldano e si acidificano, con enormi danni agli esseri viventi che li abitano, alle zone costiere e alla loro sicurezza alimentare), e quasi il 30% viene assorbita dalle foreste, che grazie alla fotosintesi accumulano carbonio nei tessuti vegetali (foglie, legno e radici) e nel suolo. Quindi, senza le foreste, la crisi climatica in atto avrebbe effetti ancora più intensi.

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