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Dove è nato il termine “Climalteranti”?

Il nome “climalterante” esiste già in alcuni dizionari online ma non in quelli più tradizionali, pur se è entrato nel linguaggio comune. Questo post spiega come è nato e chi l’ha inventato.

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L’origine del termine “climalteranti” è nell’ambito di una ricerca di venti anni fa. Nel 1989-90 avevo coordinato uno studio sulle possibili strategie di riduzione delle emissioni di gas serra in Italia, commissionato dal Ministero dell’Ambiente, intitolato "Strategie di riduzione delle emissioni dei gas climalteranti in Italia", studio volto anche ad analizzare con un approccio bottom-up il potenziale di riduzione al 2005. Nelle premesse si spiegava come si concentrava l’attenzione, tra i gas ad effetto serra, su quelli influenzati direttamente dall’azione dell’uomo. In questo modo si eliminava il vapor acqueo, responsabile per circa due terzi dell’effetto serra naturale ma non condizionato “direttamente” dalle attività umane. Da qui l’introduzione del termine di “gas climalteranti”, riferito ai soli gas serra la cui concentrazione in atmosfera era direttamente legata ad influenze antropiche. La prima apparizione pubblica di questo termine appare nel libro "Ambiente Italia 1991" (Arnoldo Mondadori Ed.) in cui nel terzo capitolo “Le politiche per ridurre i gas serra in Italia” sono pubblicati ampi stralci della ricerca. Il termine coniato per questa specifica ricerca ha avuto poi una certa fortuna in Italia, come dimostra anche il nome di questo blog. Generalmente i due termini, gas serra e gas climalteranti, sono utilizzati in modo intercambiabile, ma può essere utile ricordarne la genesi e le distinzioni di significato dei due termini.

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Gianni Silvestrini, Direttore scientifico del Kyoto Club e di QualEnergia, Presidente Exalto

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Testo di Gianni Silvestrini
Catastrofismo

Cos’è il catastrofismo?

Nel dibattito sui cambiamenti climatici si sente spesso usare il termine “catastrofista” a mo’ di insulto. Il tema della catastrofe, e del catastrofismo, ha, invece, una sua storia e una sua importanza, che in questo post è raccontata da Enrico Euli, Ricercatore all’Università di Cagliari.

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La gran parte degli studiosi non si darebbe da sé la denominazione di 'catastrofista'. Di solito, questa è data loro da altri studiosi che, pur riconoscendo la crisi ambientale, non ritengono che si sia giunti o si giungerà alla catastrofe; oppure da studiosi, giornalisti, politici 'negazionisti' che, non accettando le evidenze scientifiche, negano il rischio specifico ed in generale considerano gli scienziati e gli ecologisti dei 'profeti di sventura' senza fondamento (si veda ad esempio qui). Ma la parola 'catastrofe' ha una sua dignità ed una lunga storia. Originariamente deriva dal greco 'katà-strèpho' (rivolto, metto da sotto in su, stravolgo) e sorge nel teatro tragico a definire quel passaggio cruciale in cui l'intreccio si scioglie ed il dilemma giunge ad una sua soluzione, per quanto tragica. (altro…)
20-20-20AbbagliErroriMozioni

Una clausola che non esiste (repetita iuvant)

In Senato è stata presentata una mozione che chiede all’Italia di “dichiarare decaduto l'Accordo del 20-20-20” sulla base di una clausola che, però, non esiste.

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Nove Senatori della Repubblica Italiana hanno depositata una mozione sul tema delle politiche sui cambiamenti climatici. Come per la precedente mozione presentata e poi approvata nel marzo-aprile del 2009, anche questa mozione contiene una quantità record di errori e incongruenze, e costituisce un altro impressionante indicatore del ritardo di una parte del mondo politico italiano sulle questioni del clima e dell’energia. Tralasciando tutte le infondate affermazione iniziali sulla criticità dei contenuti scientifici dell’IPCC, della “moralità” dei suoi membri (!), nonché la richiesta di avvicendamento del “Presidente dell’IPCC dott. Pachauri e del commissario De Boer” (quest’ultimo aveva già annunciato le sue dimissioni una settimana prima della presentazione della mozione), si vuole in questo post richiamare l’attenzione sulla richiesta principale della mozione, quella di impegnare il Governo a “richiedere l'attivazione in sede di Unione europea” di una “clausola Berlusconi”, che permetterebbe “di dichiarare decaduto, in quanto non più utile, l'Accordo del 20-20-20”. (altro…)
IncertezzaModelli ClimaticiRecensione

Clima passato e futuro (seconda parte): i modelli regionali del clima e i dubbi del prof. Visconti

Leggendo il libro “Clima estremo” di Guido Visconti ci sono alcuni frasi ad effetto che dispiacciono, e un ripensamento sulla validità dei modelli regionali di cui non si capiscono le ragioni scientifiche.

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Il libro di Guido Visconti “Clima estremo”, dedica una larga trattazione agli strumenti di regionalizzazione del clima, che si attua con i modelli regionali (RCMs). Questo è comprensibile in quanto ben difficilmente gli estremi climatici sarebbero riproducibili con i modelli globali (GCMs) a causa della ancor loro modesta risoluzione orizzontale. In particolare, Visconti tratta il futuro climatico degli estremi in Europa (pag. 178). Si è già discusso degli scenari regionali in Europa in un altro post e si è mostrato anche come l’incertezza associata a tali scenari in tale area del Pianeta sia in realtà molto diminuita negli ultimi anni, soprattutto per quanto riguarda la temperatura, pur con le incertezze per altro evidenziate. Questo evidente progresso non viene menzionato nel libro di Visconti, dove invece si sottolinea l’idea che i RCMs hanno in ogni caso difficoltà  a riprodurre il clima a scala regionale, dal momento che sono guidati dai GCMs che hanno, secondo Visconti, una scarsa qualità. Per di più, anche in una discussione totalmente tecnica Visconti trova il modo di inserire un nuovo commento, tecnicamente discutibile e condito con una certa dose di arroganza, nel quale manifesta il suo giudizio negativo nei confronti di tanti scienziati che operano nel settore. (altro…)
IncertezzaModelli ClimaticiProiezioniRecensione

Clima passato e futuro: perché la Scienza avanza – prima parte

La Scienza è andata avanti sia nel processo di  conoscenza delle cause delle variazioni accadute in passato, sia nella capacità di simulare il clima futuro. Il Prof. Enrico Bellone, richiamando una frase  riportata in un recente libro del Prof. Guido Visconti, sostiene il contrario e secondo noi commette un errore. Partendo da un’attenta analisi del libro di Visconti si scopre che le cose non stanno proprio così: in particolare, soprattutto nella seconda parte si scoprono tante altre affermazioni discutibili, spesso contraddittorie e confuse. Qua e là traspare anche un certo livore personale dell’autore nei confronti degli utilizzatori dei modelli di simulazione del clima, che vengono reputati non come scienziati che svolgono il loro lavoro di ricerca con passione e coscienza, ma piuttosto come personaggi a caccia solo di fama e fondi di ricerca. Dispiace constatare  che per difendere delle tesi scientifiche si usino anche argomentazioni del genere: evidentemente  quando non si hanno forti contrapposizioni tecniche da addurre a difesa delle proprie tesi, anche le frasi “ad effetto” si ritiene possano aiutare.

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PRIMA PARTE: La Scienza è andata avanti, e non poco, nel comprendere il clima.

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Nel successivo commento alla lettera che un gruppo di scienziati italiani ha inviato alla rivista “Le Scienze” (vedi qui), il Prof. Bellone, per perorare le sue tesi, fa riferimento ad una frase che il Prof. Guido Visconti riporta nel suo libro “Clima Estremo” (anno 2005, editore Boroli, pag. 165 – vedi qui) che recita testualmente: “…la Scienza non è in grado di spiegare le variazioni climatiche che sono avvenute in passato: pertanto non si capisce come la stessa Scienza potrebbe essere in grado di prevedere quello che avverrà nel prossimo futuro. Malgrado ciò organismi internazionali come l’IPCC annunciano con cadenza regolare previsioni per i prossimi 50 o 100 anni. Questa apparente capacità previsionale è la stessa che ha dato notorietà e quindi assicurato fondi, ad un’intera classe scientifica negli ultimi 20 anni”. Questa frase stimola l’apertura di un dibattito interessante e che mi auguro possa approfondirsi anche con chi è “scettico” sulle responsabilità antropiche al riscaldamento globale; in questa prima parte si vorrebbe smontare il paradigma che nel settore delle scienze del clima e della previsione degli scenari futuri la comunità scientifica sia praticamente ancora all’anno zero o quasi, come si vuol far credere con affermazioni del genere. (altro…)
BufaleFontiOceani

Non conviene basarsi su un’unica fonte

Un albero tagliato sulla spiaggia delle Maldive dimostrerebbe che il mare non si sta alzando. In realtà è un’invenzione di un solo scienziato, con competenze alquanto dubbie. Ma c’è chi ci crede.

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Un motivo per cui il termine “scettico” non si addice a molti che contestano il consenso scientifico raggiunto sul riscaldamento globale, è che lo scetticismo è applicato a senso unico: viene usato per contestare la spiegazione più plausibile di un fenomeno, in  cui si riconosce la stragrande maggioranza della comunità scientifica internazionale, ma non la spiegazione alternativa. Per fare questo occorre basarsi su un’unica fonte scientifica, spesso debole, vecchia e screditata, evitando di confrontarsi con tutte le altre, ben più solide e autorevoli. Quando questo succede non si può certo più parlare di scetticismo, come sano atteggiamento che fa avanzare la scienza: è solo un’infantile testardaggine antiscientifica.

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È questo il caso di un’altra fra le strambe storie sui cambiamenti climatici che si possono ricostruire partendo da quanto pubblicato sui quotidiani. Su “Il Giornale” del 20 gennaio 2010 un titolo recita “Le Maldive affondano? Una bufala, ma la prova dell’inganno sparisce”.

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L’accusa, che merita un richiamo in prima pagina, è clamorosa: un albero delle Maldive, una prova che il livello dei mari non sta crescendo, è stata fatta sparire dagli ambientalisti, che hanno segato l’albero. La conclusione dell’articolo di Rino Camilleri è che “i cambiamenti di livello attesi per il 2100 variano da più 5 cm a circa 15 cm”. Sarebbe davvero molto bello se le cose stessero così. (altro…)
AbbagliDibattitoDisinformazioneErroriPolitiche

Diritto di dissentire, o di insinuare e offendere?

Su “Le Scienze” Enrico Bellone paragona le preoccupazioni per il riscaldamento globale alle “paure sollevate dagli untori o dalle donne possedute dal demonio”, e porta a supporto delle sue tesi tre “verità” prese da un sito internet. Gli rispondono 49 studiosi italiani, in una lettera in seguito riportata. La replica di Bellone è debole e confonde la libertà di opinione con la propaganda di insinuazioni offensive e senza fondamento.

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La pubblicazione, nel numero di febbraio 2010 de “Le Scienze”, di un articolo sul tema del cambiamenti climatici disinformato e pieno di palesi errori, facilmente documentabili come illustrato di seguito, costituisce un motivo di preoccupazione per quanti sperano in un dibattito sereno e di alto livello su questa grande questione. Pur se firmato dal Prof. Enrico Bellone, di cui non possiamo non riconoscere l’importante attività di divulgazione scientifica svolta in passato, l’articolo contiene toni inaccettabili e ignora completamente il lavoro rigoroso e appassionato di migliaia di studiosi in tutto il mondo – e centinaia anche qui in Italia  - documentato da innumerevoli pubblicazioni scientifiche sulle più prestigiose riviste internazionali sottoposte all’attento vaglio della comunità scientifica. Nel merito, le tre “verità sull’anidride carbonica” proposte dal prof. Bellone sono argomenti inconsistenti, e rispondono ai ricorrenti miti e alle leggende metropolitane continuamente proposte, come una catena di S.Antonio, su riviste generaliste e siti internet di nessuna credibilità scientifica. (altro…)
DibattitoDisinformazioneErroriGiornali

Tu quoque, Giorello

Anche l’autorevole Giulio Giorello ha pubblicato un articolo con molti errori passaggi confusi sul tema dei cambiamenti climatici.

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Dispiace proprio dover criticare Giulio Giorello, per l’articolo pubblicato sul Corriere della Sera  di domenica 21 febbraio intitolato “Mr. Clima: e va in crisi la fiducia della gente“. Giorello è una persona di grandissima preparazione intellettuale, tanto vasta è importante è la sua opera nel campo della filosofia della scienza, che chi scrive nutre nei suoi confronti tanta stima e una sorta di timore reverenziale.

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Giorello è uno dei più autorevoli eredi e rappresentanti in Italia della scuola di Filosofia della Scienza che ha avuto in Geymonat il più famoso rappresentante. Con franchezza e sincerità però ci sentiamo di dire che per quanto ha scritto sul Corriere a proposito del problema dei cambiamenti climatici, Geymonat si starà  rivoltando nella tomba. Nell’articolo citato, Giulio Giorello si avventura in considerazioni a dir poco discutibili sui cambiamenti climatici, i modelli e i dati, “l’esperimento umano” consistente nell’emissione di gas serra (da lui definito “ben poca cosa!” rispetto agli esperimenti che la natura fa col clima) e le “implicazioni politico-ideologiche” tratte volutamente da molti, secondo lui, dai dati stessi. (altro…)
Storia

Il clima, il vento dell’opinione e il vento della storia

Il clima, il vento dell’opinione e il vento della storia La scienza del clima ha quasi 200 anni, come mostra la raccolta dei principali articoli scientifici realizzata dal Prof. James R. Fleming. Questi articoli mostrano il crescente consenso e la convergenza delle opinioni scientifiche che indica l’importanza dei cambiamenti climatici attuali e le prevalenti responsabilità umane.

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L'esperimento di Tyndall (1861)

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Molto spesso si crede che la scienza del clima e dei cambiamenti climatici sia recente e che pertanto sia fondata su conoscenze imprecise e ancora da consolidare. È a causa di questa – errata - credenza che si sentono frequentemente annunciare dei presunti repentini stravolgimenti delle conoscenze acquisite o si attribuisce eccessiva importanza a singoli dati o articoli scientifici. Invece il dibattito scientifico sul tema dei cambiamenti climatici ha una storia importante quanto interessante. Ma purtroppo, i libri di studio di molti di quelli che dibattono non hanno alcuna traccia di questa storia, e quindi, da un punto di vista scolastico, abbiamo a che fare con degli "illetterati del clima" che seguono il vento delle opinioni più disparate. (altro…)
Artico e AntarticoBufaleErroriGhiacciVulcani

Una storia semplice

Il Prof. Adriano Mazzarella, in un comunicato pubblicato sul sito dell’Università di Napoli sostiene che la fusione della calotta artica sia dovuta ad un’ attività vulcanica sottomarina. Attribuisce tale scoperta ad una recente spedizione scientifica diretta dal dott. Robert Sohn della Woods Hole Oceanographic Institution. Contattato da Ugo Bardi il dott. Sohn smentisce in modo categorico: l’energia dei vulcani è largamente inferiore a quella necessaria per fondere quei ghiacci, e in ogni caso i vulcani sono molto distanti dalla zona della fusione dei ghiacci. (altro…)
Protocollo di KyotoRecordStatisticheTemperature

2019: tanto per cambiare, ancora un anno sul podio

Come ogni anno, diamo uno sguardo alle temperature medie globali dell’anno appena terminato guardando i dati grezzi e “grigliati” NCEP/NCAR. Anche il 2019 non ha battuto il record del 2016, anno di forte fase positiva di El Niño, ma non vi è andato molto distante – questione di decimi – risultando al secondo posto (scalzando il 2017), e probabilmente si classificherà tra il secondo e il terzo posto negli elenchi dei vari database internazionali con cui siamo soliti confrontare i...
AssorbimentiforesteRimozione CO2

Le foreste ci salveranno?

Basta piantare alberi per affrontare la crisi climatica? Aumentare, mantenere e gestire sostenibilmente le foreste è necessario, ma non sufficiente. Pur se piantare nuovi alberi è molto utile, la drastica riduzione delle emissioni di CO2 legate ai combustibili fossili resta inevitabile. “Climate change? Basterebbe una foresta grande come gli Usa”. Cosi titolava il Corriere della Sera, proprio nei giorni del fallimento dellaconferenza ONU sul clima a Madrid. Attraverso un’intervista al Prof. Stefano Mancuso, noto divulgatore scientifico e molto popolare tra...
Accordo di ParigiCOPNegoziazioni

L’ambiguo insuccesso della COP25

La COP25 di Madrid è stata una delle Conferenze della Parti della Convenzione sul clima più tese e concitate degli ultimi anni, finita in grande ritardo e con l’adozione di numerosi documenti che, ancora una volta, hanno scontentato molti. Alle ore 13.55 di domenica 15 dicembre 2019 si è chiusa a Madrid la COP25, con l’adozione di numerose decisioni, disponibili sul sito UNFCCC, fra cui quelle sui punti più controversi, che qui commentiamo. I tre tavoli negoziali (la conferenza della...
Accordo di ParigiCOPNegoziazioni

La COP25 di Madrid e l’art. 6 dell’accordo di Parigi

Si è aperta in questi giorni a Madrid la COP25, la venticinquesima Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro sul Clima delle Nazioni Unite (UNFCCC), sotto la presidenza cilena. I numerosi tavoli negoziali paralleli riguarderanno principalmente altri punti tecnici relativi all’implementazione dell’Accordo di Parigi, dopo che nella precedente COP24 è stato approvato il “libro delle regole” (Katowice package). Ricordiamo quanto scritto un anno fa sui 5 errori da evitare quando si racconta una COP (“è stato un nulla di fatto”, “i...
DisinformazioneLibri

Mercanti di dubbi

È uscita la versione italiana di “Merchants of doubt” di Naomi Oreskes ed Erik Conway. Un libro importante per capire le radici della disinformazione sul tema dei cambiamenti climatici Pubblicato per la prima volta nel 2010, Mercanti di dubbi è diventato subito uno dei testi di riferimento per chi si occupa di storia della scienza, della medicina e di climatologia, e resta ancora un passaggio ineludibile per capire i rapporti tra scienza, democrazia e informazione. Secondo Naomi Oreskes ed Erik...
AppelloTraduzioni

Appello degli scienziati del mondo sull’emergenza climatica

Pubblichiamo la traduzione dell’appello uscito su Bioscience, sottoscritto da più di 11.000 scienziati da 153 paesi (elenco qui). Una sintesi efficace delle tante solide conoscenze scientifiche sul tema del cambiamento climatico, riassunte in una serie di grafici che mostrano l’inequivocabile andamento degli effetti delle attività umane e delle risposte del sistema climatico. Gli scienziati hanno l’obbligo morale di avvertire chiaramente l’umanità di ogni minaccia catastrofica e di dire le cose come stanno. Sulla base di questo obbligo e degli indicatori...
BufaleCO2DisinformazioneErrori

L’esperto di energia che fa errori madornali sul cambiamento climatico

Da un autore di molti studi su questioni energetiche ed ambientali ci si aspetterebbe la conoscenza delle basi del ciclo del carbonio e dei cambiamenti climatici. E invece… Fra i tanti (troppi) che sui quotidiani e in televisione hanno scritto e detto errori e falsità sul tema dei cambiamenti climatici, uno dei casi più strani è quello di Davide Tabarelli, fondatore e Presidente di NE – Nomisma Energia, società di ricerca sull’energia e l’ambiente, membro dell’Advisory Board dell’ENI sulla transizione...
Climalteranti.it
Dibattito

Una risposta a Beppe Severgnini: non c’è la libertà di disinformare

Sulla rubrica “Italians” del Corriere della Sera, Beppe Severgnini ha sostenuto in risposta alla lettrice Sara Milanesi la necessità di pubblicare tutte le opinioni, anche quelle che negano la scienza del clima. Pubblichiamo la replica di Paolo Gabrielli, in cui si spiega come la libertà d’opinione non dovrebbe essere confusa con la libertà di disinformare.   Lettera di Sara Milanesi Caro Beppe, che vergogna che pubblichiate lettere disinformanti come “Global Warming: e l’alto Medioevo?” di mercoledì 16 ottobre senza neppure...
DisinformazioneErroriMitomaniaTelevisioni

Un delirio a Otto e mezzo: altri record per il Prof. Battaglia

Nella puntata di Otto e mezzo del 28 settembre, il presunto esperto Prof. Franco Battaglia è riuscito a proferire 24 fra falsità e dati sbagliati sul tema dei cambiamenti climatici nei suoi 11 interventi durati in tutto 10’33”. In media, un errore ogni 26 secondi. Ogni volta che prende la parola in media riesce a dire almeno due cose sbagliate. Abbiamo scritto una lettera alla conduttrice. È stata inoltre creata su Change.org una petizione “Cambiamenti climatici: nessuno spazio per posizioni...
Premio

Premio “A qualcuno piace caldo” 2018

Il raggiungimento dell’estensione minima dei ghiacci artici è tradizionalmente l’occasione per assegnare il Premio “A qualcuno piace caldo”, “alla persona o all’organizzazione italiana che più si è distinta nel diffondere argomentazioni e notizie errate sulla fenomenologia dei cambiamenti climatici, sugli impatti e sui costi e benefici delle misure di mitigazione”. Come per l’anno 2017, in cui il premio non è stato assegnato, per l’anno 2018 i membri del Comitato Scientifico di Climalteranti non hanno trovato negli interventi sui principali quotidiani...