Se anche il Club Alpino Italiano si schiera contro le rinnovabili
È incredibile constatare come ancora nel 2022 ci siano enormi sacche di resistenza allo sviluppo delle energie rinnovabili, che sono la via maestra (non l’unica, certo) per provare ad affrontare la crisi climatica, consentendo di ridurre l’utilizzo dei combustibili fossili. Fino a che sono limitate al chiacchiericcio dei social o ad articoli sulle ben note testate giornalistiche che negano i cambiamenti climatici, si può parlare di qualcosa di fisiologico, quantomeno in Italia, dove sembriamo essere ancora molto indietro nel dibattito pubblico sul riscaldamento globale; ma quando arrivano da enti autorevoli da cui non te lo aspetti, allora fanno un po’ più di impressione. Perché si tratta pur sempre di contesti molto rispettati, all’interno dei quali le opinioni hanno un peso sicuramente superiore nell’indirizzare l’opinione pubblica.
Tra questi ultimi dobbiamo purtroppo annoverare anche il CAI – Club Alpino Italiano, che in alcune ultime uscite sul proprio organo di stampa, Montagne360, ha fornito chiare e inequivocabili evidenze del proprio orientamento su questo tema. Partiamo dall’editoriale dello scorso febbraio 2022, a firma del Presidente uscente Vincenzo Torti, dal titolo “No all’eli-montagna: una sfida nella sfida”

Ebbene, dopo una sacrosanta condanna senza appello (altro…)
Lettera aperta degli scienziati del clima alla politica italiana
Pubblichiamo la lettera aperta alla politica italiana disponibile sul sito della Società Italia per la Scienza del Clima, e invitiamo ad aderire
La scienza del clima ci mostra da tempo che l'Italia, inserita nel contesto di un hot-spot climatico come il Mediterraneo, risente più di altre zone del mondo dei recenti cambiamenti climatici di origine antropica e dei loro effetti, non solo sul territorio e gli ecosistemi, ma anche sull'uomo e sulla società, relativamente al suo benessere, alla sua sicurezza, alla sua salute e alle sue attività produttive.
Il riscaldamento eccessivo, le fortissime perturbazioni al ciclo dell'acqua e altri fenomeni meteo-climatici vanno ad impattare su territori fragili e creano danni a vari livelli, influenzando fortemente e negativamente anche le attività economiche e la vita sociale. Stime assodate mostrano come nel futuro l'avanzare del cambiamento climatico ridurrà in modo sensibile lo sviluppo economico e causerà danni rilevanti a città, imprese, produzioni agricole, infrastrutture.
Per un grado di riscaldamento globale in più rispetto al presente, ad esempio, si avranno mediamente su scala globale un aumento del 100% della frequenza di ondate di calore e tra il 30 e il 40% di aumento della frequenza di inondazioni e siccità, con una conseguente diminuzione del benessere e del prodotto interno lordo. Nel Mediterraneo e in Italia, poi, la situazione potrebbe essere anche più critica, in quanto, ad esempio, si hanno già chiare evidenze di aumenti di ondate di calore e siccità, di ritiro dei ghiacciai alpini, di aumento delle ondate di calore marine e, in parte, di aumento degli eventi estremi di precipitazione.
In questo contesto, ci appare urgente porre questo problema in cima all'agenda politica. E oggi, l'avvicinamento alle prossime elezioni diventa l'occasione per farlo concretamente. Chiediamo dunque con forza ai partiti politici di considerare la lotta alla crisi climatica come la base necessaria per ottenere uno sviluppo equo e sostenibile negli anni a venire; questo dato di realtà risulta oggi imprescindibile, se vogliono davvero proporre una loro visione futura della società con delle possibilità di successo. (altro…)
Un’irresponsabile e ostinata ciclomania
Sembrerà incredibile, ma proprio nelle settimane in cui l’Italia e l’Europa sono state colpite da lunghe e pesanti ondate di calore, che per l’ennesima volta hanno frantumato record storici e provocato migliaia di morti, sui giornali e in televisione hanno trovato spazio scienziati che negano l’influenza umana sul surriscaldamento globale.
Persone ben note ai lettori di Climalteranti hanno rimediato altre interviste proponendo le solite tesi strampalate, secondo le quali sarebbero i cicli di attività solare e delle maree, nonché delle congiunzioni dei pianeti, a causare l’aumento delle temperature globali sulla Terra. Oppure che fa caldo, ma è sempre successo e non è poi detto che il caldo faccia male. E davanti al dramma causato dal distacco di una parte del ghiacciaio della Marmolada, hanno affermato che i ghiacciai vanno e vengono e hanno definito “sciacalli dei ghiacci” (Il Giornale, in prima pagina) chi ha collegato alte temperature, fusione dei ghiacci e la valanga di ghiaccio sulla Marmolada).
Lasciando perdere giornalisti ed opinionisti, due persone con una passata o presente attività scientifica che più meritano di essere menzionate per le inesattezze dette o scritte sono Franco Prodi e Nicola Scafetta.
Di chi è la proprietà dei fotoni solari?
Come abbiamo già avuto modo più volte di scrivere, prima di andare in pensione quasi quindici anni fa, Franco Prodi ha studiato la microfisica delle nubi, ma non si è mai occupato nella sua carriera del clima globale e, in tale ambito, non è mai stato autore o co-autore di alcuna pubblicazione scientifica. Eppure, (altro…)
Non si scherza col clima! La tragedia del Grand Combin ed i rischi in ambiente montano
La recente tragedia del Grand Combin, dove 2 alpinisti sono morti in seguito al distacco improvviso di blocchi di ghiaccio, ci porta ad affrontare ancora il tema degli effetti del global warming sul territorio ed in particolare sugli ambienti di alta quota e criosferici, già affrontato in altre occasioni (p.es. qui).
Il Grand Combin ed il ghiacciaio di Corbassière visti da nord. Si osservano varie zone con seracchi pendenti. https://it.wikipedia.org/wiki/Grand_Combin
In area alpina come noto, il rialzo delle temperature è stato particolarmente severo, con un aumento registrato nel XX secolo di +1.4 C° vs +1.0 C° stimati per il resto del globo. Tale aumento ha notoriamente provocato un rapido ritiro dei ghiacciai ed è fonte di molteplici rischi in montagna, per gli abitanti dei luoghi e per i frequentatori della montagna. Oltre alle valanghe, che nell’ultima stagione hanno causato già 9 vittime in Italia, altri fenomeni sono altrettanto violenti, ma forse meno prevedibili. (altro…)
Usare di più le centrali a carbone in Italia aumenterà le emissioni europee di CO2?
L’esistenza del sistema di emission trading (in vigore dal 2015) sembra sconosciuto a molti sedicenti esperti di clima ed energia.
Negli ultimi mesi diversi commentatori hanno indicato l’aumento previsto dell’utilizzo delle centrali a carbone italiane, per compensare gli alti costi e le minori forniture del gas russo, come l’abbandono delle politiche europee sul clima, il tramonto dell’ambizione. Secondo Federico Rampini l’utilizzo del carbone segna “il rinvio dei piani per le energie sostenibili”, mentre per Ferruccio de Bortoli sarebbe nientemeno che l’interruzione della transizione energetica avviata a livello nazionale ed europeo.
Pur se non ci sono dubbi che le centrali a carbone siano la forma di produzione di energia più inquinante e climalterante, e quindi il loro utilizzo andrebbe al più presto ridotto per arrivare al più presto alla loro dismissione, è scorretto sostenere che utilizzare nel breve termine il carbone per far fronte alla scarsità del gas comporti un aumento delle emissioni di CO2 europee e lo smantellamento delle politiche sul tema. Simili conclusioni riflettono la mancanza di conoscenza o comprensione di uno dei capisaldi dell’azione europea contro il cambiamento climatico, il sistema scambio delle quote di emissione (Emission Trading System, ETS).
Cos’è il sistema europeo di emission trading
Entrato in vigore con la direttiva 87 del 2003, il sistema ETS ha creato un unico mercato delle quote di emissioni su scala comunitaria per i grandi emettitori (centrali termoelettriche, cementerie, acciaierie, vetrerie, raffinerie, ecc.)
La prima fase di implementazione (dal 2005 al 2007) è stata una fasa pilota, ma ha permesso di definire i livelli emissivi del 2005, usati in seguito come livello “di riferimento”.
La seconda fase di attuazione ha coinciso con il periodo quinquennale di impegno del Protocollo di Kyoto (dal 2008 al 2012), e consisteva in limiti (“cap”) nazionali, con piani nazionali che definivano obiettivi di riduzione per singolo impianto, sul totale complessivo delle emissioni dei 5 anni. Al termine della seconda fase, nel 2012, anche il settore aviazione è entrato a far parte del sistema di ETS europeo.
È dalla terza fase (2013-2020) che l’ETS è diventato uno dei cardini della politica europea di riduzione delle emissioni. A partire dal Pacchetto Clima-Energia approvato nel 2008 (chiamato spesso “20-20-20”) agli impianti soggetti all’ETS è stato posto un “cap” su scala europea: nel 2020 gli impianti dovevano emettere nel complesso il 21% di CO2 in meno rispetto al 2005. È da notare che la riduzione non doveva avvenire solo nel 2020: l’ammontare delle quote disponibili (il “cap”) si è ridotto progressivamente, per la precisione dell’1,74% ogni anno dal 2013 al 2020, rispetto alle quote medie 2008-12.
Accade nel 2022: il negazionismo climatico insegnato a scuola
Riceviamo segnalazioni costernate di un incontro sul tema del cambiamento climatico che si dovrebbe tenere al liceo A. Rosmini di Grosseto il 1° giugno del 2022, intitolato “Conoscenza e consapevolezza scientifica per le nuove generazioni”, i cui relatori sono tristemente noti ai frequentatori di Climalteranti per essersi distinti nella negazione del cambiamento climatico, sostenendo tesi più o meno strampalate dal punto di vista scientifico , con argomenti caratterizzati da una assoluta e ampiamente documentata faziosità.
Dal programma sembrerebbe addirittura che i relatori dovrebbero giudicare il rigore scientifico dei lavori svolti dai ragazzi.
Il rigore scientifico delle tesi sostenute dai relatori (qui alcune informazioni utili) sul tema del cambiamento climatico è variabile fra l’inesistente e il molto scarso.
Quasi tutti i relatori non sono autori di pubblicazioni scientifiche sul tema del cambiamento climatico, ma solo di libretti autoprodotti in cui hanno raccontato opinioni ampiamente sconfessate dai dati scientifici, dae pubblicazioni su riviste ad alto impatto e dai rapporti IPCC, e a tratti persino ridicole (ad esempio si veda “L’illusione dell’energia dal sole” di Franco Battaglia).
Solo uno dei relatori, Nicola Scafetta, risulta autore di pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali sul tema del cambiamento climatico, molte delle quali pubblicate su riviste di second’ordine, pesantemente criticate dagli esperti del settore per la quantità di errori presenti (si veda qui per l’ultima pesante stroncatura). Nessuna delle recenti tesi del prof. Scafetta è presa in considerazione dal Sesto rapporto di valutazione dell’IPCC.
Bello mondo, un podcast sfacciatamente dalla parte del pianeta
Con i suoi dodici episodi, Bello Mondo è un podcast originale Spotify prodotto da Chora Media che parla di clima, scritto e condotto da me e da Federico Taddia, giornalista, autore, scrittore e conduttore che si occupa da tanti anni di divulgazione scientifica su tematiche ambientali, nuove generazioni e storie virtuose.
Bello Mondo racconta come sta il Pianeta, grazie alla voce di chi ogni giorno fa qualcosa per studiarlo e capirlo, con passione e competenza. I nostri ospiti, uno per episodio, sono ricercatrici e ricercatori, eccellenze scientifiche impegnate nell’analizzare, comprendere e contrastare la crisi climatica.
Ma partiamo dall’inizio, perché “Bello Mondo”? Abbiamo scelto per il Podcast il titolo di una meravigliosa poesia di Mariangela Gualtieri che qui potete ascoltare recitata dall’autrice stessa. Ci è parso l’augurio più bello che potessimo fare al nostro pianeta (e a noi stessi) per affrontare gli anni cruciali che ci aspettano. Lo spirito del Podcast è questo: parlare con rigore dei tanti aspetti connessi alla scienza del clima avendo come riferimento la letteratura più recente e i rapporti dell’IPCC, ma mostrando anche il lato umano della scienza grazie alle storie professionali e di vita dei nostri ospiti che non si sono tirati indietro quando abbiamo chiesto loro di raccontare qualcosa di sé, aneddoti e curiosità. E il Podcast, per sua natura, amplifica proprio questo concetto di narrazione: contenuto e forma si fondono, l’elemento sonoro avvolge l’ascoltatore all’interno del flusso dell’informazione, dove si cerca di trasmettere – anzi, far vivere – nozioni ed emozioni, informazioni e sensazioni. Da qui anche il desiderio di utilizzare lo strumento del Podcast, per esplorare le potenzialità del mezzo nel campo della divulgazione scientifica. Curando sia i contenuti che le sonorità e la forma, per offrire un prodotto comunque piacevole all’ascolto.
L’obiettivo è quello di offrire al pubblico alcuni strumenti necessari per comprendere la crisi climatica e con essa le strategie individuali e collettive per contrastarla. Ma allo stesso tempo far appassionare le persone al pianeta, al nostro Bello Mondo, attraverso la conoscenza e le storie di scienza e di vita.
Problemi ed errori in un nuovo articolo di Scafetta
Pubblichiamo la traduzione del post di Gavin Schmidt su Realclimate, che contiene l’ennesima stroncatura di un articolo pubblicato dal prof. Nicola Scafetta
Pochi giorni fa sulla rivista Geophysical Research Letters (GRL) è comparso un nuovo articolo di Nicola Scafetta (Scafetta, 2022) che ha la pretesa di concludere che i modelli CMIP6 con sensibilità climatica [si veda la nota esplicativa 1 in fondo] media o alta (ECS superiore a 3ºC) non sono coerenti con i recenti cambiamenti osservati della temperatura. Poiché ci sono già stati numerosi articoli su questo argomento, in particolare Tokarska et al (2020), che non sono giunti a tale conclusione, vale la pena cercare di capire da dove proviene il risultato di Scafetta. Sfortunatamente, il risultato sembra emergere da un’errata valutazione di quanto contenuto nell'archivio CMIP6, da un test statistico inappropriato e dall’aver totalmente trascurato l’incertezza osservativa e la variabilità interna.
Insieme a John Kennedy e Gareth Jones del Met Office britannico, ho preparato una breve spiegazione di quello che riteniamo sia stato fatto di sbagliato. I punti principali sono tre:
- Non è stato tenuto conto dell’incertezza nei dati osservati.
- Non si sono considerate le singole simulazioni ma solo le medie di insieme (ensemble mean) dei modelli.
- È stato applicato un test statistico che garantisce l’esclusione di qualsiasi episodio particolare di variabilità interna se il segnale forzato è ben vincolato.
I primi due punti sono illustrati chiaramente da questa figura:
Variazione della temperatura dal 1980-1990 al 2011-2021 nella rianalisi ERA5 e nell’insieme dei CMIP6 in funzione della ECS (Equilibrium Climate Sensitivity, Sensitività del Clima all’Equilibrio) dei modelli.
Alla ricerca di motivi di speranza nel terzo volume del sesto rapporto IPCC

- Introduzione e contesto
- Sviluppi recenti e attuali tendenze
- Trasformazioni sistemiche per limitare il riscaldamento globale
- Legami tra mitigazione, adattamento e sviluppo sostenibile
- Rafforzare la risposta contro il cambiamento climatico
L’energia rinnovabile e la transizione possibile
Da più di un mese ormai è in corso l’invasione russa dell’Ucraina, con il suo portato di atrocità e vittime, sempre più spesso civili. Una guerra che è stata e continua a essere finanziata dai combustibili fossili, gas e petrolio in primis: secondo una ricerca pubblicata recentemente, solo dal 2014, cioè dall’annessione della Crimea, nove compagnie legate ai combustibili fossili hanno versato alla Russia quasi 16 miliardi di dollari tra tasse e canoni. Il 60% delle esportazioni russe è costituito da combustibili fossili (gas, petrolio e anche carbone), che generano un flusso di entrate imponente, quantificabile nell’ordine dei 250/300 miliardi di dollari all’anno. Soldi che arrivano in larga parte dai paesi europei, che quindi hanno finanziato e finanziano la corsa al riarmo e le operazioni militari. Se la Georgia importa dalla Russia solo il 6% del gas che consuma, Moldavia, Macedonia del Nord e Bosnia Erzegovina dipendono al 100%. Nel mezzo, paesi come la Germania, che supera di poco il 45%, e l’Italia, che è appena dietro a circa il 41%.
In questo contesto, acquista ancora più importanza Che cosa è l’energia rinnovabile oggi (Edizioni Ambiente, 19 euro), l’ultimo libro di Gianni Silvestrini. Silvestrini da oltre quarant’anni si occupa di rinnovabili ed efficienza energetica e nelle circa 200 pagine di questo libro ha condensato la sua esperienza e capacità di visione per raccontare le trasformazioni del settore energetico, in Italia e nel resto del mondo. E indicare un percorso per quella decarbonizzazione sempre più indispensabile, grazie al quale il nostro paese potrebbe liberarsi quasi completamente dalla dipendenza dai combustibili fossili. (altro…)

Scenari climatici tra decarbonizzazione spinta e punti di non ritorno

Il clamoroso e preoccupante record delle temperature medie globali nel 2024

L’auto termica green di Francesco Giavazzi non esiste

Il fuoco amico, una forma di inattivismo climatico: 2/ l’opposizione alle auto elettriche

Finanziamenti e meccanismi di supporto all’azione climatica: alcuni risultati della COP29

Cerchiamo di metterci in tempo le mani

Il fuoco amico, una forma di inattivismo climatico: 1/ l’opposizione alle energie rinnovabili

L’emergenza lenta del cambiamento climatico nel discorso pubblico e politico italiano

Come rendere utile un dibattito con chi nega la scienza del clima
