Senza sorprese, nel 2023 nuovo record delle temperature globali. In Italia è il secondo anno più caldo
Le analisi preliminari dei dati della NOAA/NCEP e quelle parziali sugli altri database climatici permettono di affermare che il 2023 è risultato di nuovo l’anno più caldo da quando si misurano le temperature, con un’anomalia pari a poco meno di +1,5 °C rispetto al periodo preindustriale. Un aumento di quasi un decimo di grado rispetto al precedente record del 2016. Per quanto riguarda l’Italia, l’anomalia registrata è stata inferiore a quella dello scorso anno, che era però stata spaventosa (oltre +2,2 °C in più rispetto al periodo preindustriale) ma, con i suoi +2 °C risulta comunque il secondo valore della serie delle temperature annue disponibili.
Come è ormai tradizione, all’inizio del nuovo anno si tirano le somme sull’anno appena trascorso usando come riferimento abituale le anomalie di temperatura estratte dal database NOAA/NCEP della NOAA, che fornisce i dati su punti griglia equispaziati di 2,5° in longitudine e latitudine. Nel fare i calcoli, considererò sia tutto il globo terrestre che un rettangolo che comprende l’Italia e i mari prospicienti. Nelle tabelle farò un riferimento anche ai valori di alcuni database storici (GISS, HadCRU, ERA5), anche se incompleti, considerando gli ultimi dodici mesi disponibili.
I numeri mostrati sulle tabelle sono le anomalie rispetto al periodo storico 1850-1900 (noto come periodo preindustriale), mentre le mappe mostrano le anomalie rispetto al trentennio più recente (1991-2020). Nella tabella 1, che riassume i principali risultati a scala mondiale, ho inserito soltanto gli anni a partire dal 2015 (i valori degli altri anni possono essere reperiti sui post degli anni precedenti: 2022, 2021, 2020, 2019, 2018, 2017, 2016, ecc.).
Tabella 1 – Anomalie di temperatura media globale (in °C) nel 2022 secondo NOAA/NCEP e altri tre centri climatici. I valori sono riferiti al periodo preindustriale (anni prima del 1901), ovvero: per HadCRU, il periodo 1880-1900; per GISS, il periodo 1850-1900). Per i database NOAA/NCEP e ERA5, che non si estendono così tanto a ritroso nel tempo, l’anomalia preindustriale è stata ricalcolata usando la differenza climatica dei dati GISS. Infine, il valore del 2023 per HadCRU è stato calcolato sul periodo novembre 2022–ottobre 2023, e per GISS ed ERA5 sul periodo dicembre 2022–novembre 2023. L’ultima colonna riporta il valore medio sui quattro database.
Da notare che il 2023 risulta di gran lunga l’anno più caldo secondo tutti i database, e che il database NOAA/NCEP è quello che sottostima maggiormente la differenza rispetto al precedente anno più caldo (0,7 °C rispetto a 1 o 1,1 °C secondo gli altri database, anche se incompleti).
Se volessimo riferire le anomalie rispetto al periodo climatico più recente, cioè il 1991-2020, troveremmo ancora un’anomalia positiva: l’ultima lievemente negativa fu registrata nel 2011, e dal 2001 soltanto in 4-6 occasioni si sono registrate anomalie negative, peraltro sempre superiori a -0,1 °C.
Il ruolo di El Niño
Guardando gli andamenti dal 2001, si nota come negli ultimi sette anni si siano registrati valori sistematicamente superiori rispetto agli anni precedenti, anche negli anni caratterizzati dalla fase La Niña della teleconnessione ENSO. Senza volerci ripetere (si veda ad esempio quanto già scritto qui), ricordiamo che, in presenza della fase El Niño, il rimescolamento tra le acque superficiali e quelle più profonde nell’oceano Pacifico tropicale si attenua, per cui le prime risultano mediamente più calde di qualche grado, e questa anomalia influenza il valore della temperatura media globale, che diventa superiore alla norma di 0,1-0,3 °C. Al contrario, in presenza della fase La Niña, il rimescolamento è più efficace e la risalita di acque fresche lungo le coste sudamericane rinfresca la superficie del Pacifico tropicale di qualche grado, influenzando anche in questo caso la temperatura media globale nel modo opposto. Vorrei sottolineare che le due fasi della teleconnessione ENSO producono variazioni del valore della temperatura media superficiale globale della terra, ma – a livello di oceano Pacifico tropicale – la temperatura media complessiva non varia: si ripartisce solo in modo diverso tra gli strati superficiali e quelli profondi. Certo, avere il Pacifico tropicale più caldo o più freddo della media produce delle ripercussioni su molti territori che vi si affacciano, che a loro volta possono indurre ulteriori variazioni termiche più limitate in varie aree del mondo. Tuttavia, se non ci fosse un riscaldamento globale intenso in corso, l’analisi delle temperature medie globali ci farebbe vedere valori simili in tutte le fasi equivalenti di ENSO, con anomalie positive nella fase El Niño e negative nella fase La Niña; ma con record soltanto in occasione di fasi eccezionalmente intense, con numerosità simile in un senso e nell’altro. Invece, dal momento che il riscaldamento globale è in corso ed è molto intenso, assistiamo a record ripetuti sui valori massimi, talora anche quando le fasi di El Niño non sono neppure così intense (come è il caso di quest’anno), mentre i record negativi latitano ormai da oltre un secolo (i valori di anomalia minima delle serie se li disputano i lontani 1904 e 1917, con anomalie inferiori a 1 °C rispetto ai valori preindustriali).
Considerando che la fase El Niño è prevista durare ancora per alcuni mesi, probabilmente fino a metà anno, e che, nel passato, le anomalie termiche più evidenti si sono sempre manifestate verso il termine della fase, esiste una discreta possibilità che anche il 2024 possa risultare un anno ancora molto caldo. Se sarà un anno record o no dipenderà essenzialmente da quanto forte sarà la fase El Niño nel suo momento terminale, quanto durerà, e se sarà seguita da una fase neutra o da una fase La Niña.
Figura 1 – Anomalie di temperatura superficiale oceanica mediate sopra le regioni del Pacifico equatoriale NINO3.4. Fonte: NOAA/NCEP.
Resta comunque il fatto che, arrotondando a una cifra decimale, le temperature registrate sono vicine al valore delle temperature medie che l’Accordo di Parigi ha previsto come obiettivo per fine secolo, +1,5 °C. Se il trend continuerà (e al momento non c’è motivo per sperare che questo non succeda), entro qualche decennio è possibile che le anomalie medie globali risultino permanentemente superiori al valore di 1,5 °C, anche in presenza di fase La Niña. Sempre, naturalmente, che non salti fuori qualche sorpresa climatica (dovuta a qualche feedback legato al superamento di qualche tipping point presente nel sistema climatico), che porti ad un ulteriore innalzamento del trend di aumento termico.
L’andamento nel mondo
Figura 2 – Anomalie di temperatura superficiale per il 2023 rispetto al trentennio 1991-2020. Fonte dei dati: NOAA/NCEP. Credit: NOAA/ESRL Physical Sciences Laboratory, Boulder Colorado.
Guardando la distribuzione delle anomalie sul planisfero, i valori maggiori si trovano sulle zone polari, oltre il circolo polare artico (con picchi di oltre 5 °C!) e in Antartide (picchi di 3,5 °C!). Le aree continentali mostrano anomalie prevalentemente positive e talora superiori a 1 °C, con la sola eccezione dell’Asia nordorientale, della regione tra Tibet e India, di parte delle zone andine e di parte dell’Australia, dove vi sono alcune aree con anomalia termica negativa. Sul Pacifico tropicale si nota la lingua di anomalia calda protesa dalle coste sudamericane verso ovest, impronta inconfondibile della fase El Niño. Le anomalie sugli oceani sono mediamente inferiori e sono presenti, sia pure in minoranza, alcune aree ad anomalia negativa, di cui le più vistose in prossimità delle coste Antartiche.
Il caldo italiano
Figura 3 – Anomalie di temperatura superficiale per il 2023 rispetto al trentennio 1991-2020 relativamente all’area europea. Fonte dei dati: NOAA/NCEP. Credit: NOAA/ESRL Physical Sciences Laboratory, Boulder Colorado.
A livello europeo si osservano anomalie positive su tutta l’Europa, salvo una piccola porzione della Svezia e Norvegia centrali, con valori maggiori nella zona del Mùar Nero.
Tenendo conto che i valori mostrati nella mappa (riferita al periodo 1991-2000) sono di circa 0,9° inferiori a quelli riferiti al periodo 1850-1900, si vede come l’Italia e gran parte del Mediterraneo mostrano valori di circa 1,9 °C rispetto al periodo preindustriale, e la media sul rettangolo italiano (che, ribadisco, include anche i mari prospicienti) è di circa 2 °C. La media complessiva risulta quindi molto positiva e abbastanza alta, più che a scala globale, confermando il ruolo di hot-spot del bacino Mediterraneo nel panorama climatico globale. Pur con i limiti di un grigliato a bassa risoluzione quale quello usato (2,5° in latitudine e longitudine), le due isole maggiori e il centronord italiano, inclusa la pianura padana ed escluse le aree alpine, risultano le più calde, con anomalie superiori a 2 °C. Il valore complessivo per l’Italia di 2 °C, pur se inferiore all’anomalia “monstre” di 2,24 °C di un anno fa (record assoluto della serie NOAA/NCEP per l’Italia), risulta in ogni caso la seconda anomalia più positiva della serie stessa, distanziando di ben 0,4 °C il 2019, che ora è il terzo anno più caldo in Italia.
Come si può vedere in Tabella 2, dove sono riportati i valori degli ultimi 9 anni, si può ben capire come il surriscaldamento del territorio italiano stia procedendo in maniera davvero molto rapida.
Tabella 2 – Anomalie di temperatura media sul territorio italiano negli anni dal 2001 al 2023 secondo NOAA/NCEP. I valori sono espressi in °C. I valori sono riferiti al periodo preindustriale, 1850-1900 (l’anomalia preindustriale è stata ricalcolata usando la differenza climatica dei dati GISS).
Risulta poi interessante andare a vedere, a scala mensile, l’andamento dei valori sul territorio italiano, riportati in Tabella 3 rispetto al periodo preindustriale. L’anomalia preindustriale è stata ricalcolata usando la differenza climatica dei dati GISS, aumentando di 0,9°C i dati relativi al periodo 1991-2020. Ricordo ancora che, nel dataset NOAA/NCEP, definisco “Italia” un rettangolo di punti griglia, che inevitabilmente includono al suo interno anche una porzione di mari prospicienti la terraferma, nonché di territorio straniero limitrofo. Nonostante questo, in passato i dati si sono dimostrati abbastanza in linea con gli andamenti calcolati a scala nazionale dalle stazioni sulla terraferma.
I valori medi ci dicono che in ben sei mesi cinque (gennaio, marzo, settembre, ottobre novembre e dicembre) si è superata l’anomalia di +2 °C rispetto al periodo pre-industriale, con due mesi (luglio e ottobre) con anomalia superiori a +3 °C.
Spicca inoltre l’incredibile valore di +3,76 °C rilevato in ottobre.
Tabella 3 – Anomalie di temperatura media sul territorio italiano in tutti i mesi del 2023 secondo NOAA/NCEP. I valori sono espressi in °C rispetto periodo preindustriale.
Verso nuovi record
A compendio di questa breve analisi, che di anno in anno tende a diventare ripetitiva, in quanto spesso le situazioni si ripetono e le conclusioni tendono a diventare un copia/incolla delle precedenti, debbo ammettere di aver azzeccato la previsione fatta sia un anno fa, sia due anni fa. Riprendo qui di seguito, evidenziandola in grassetto, la frase dell’anno scorso: “Mi sento, pertanto, di confermare la previsione fatta l’anno scorso, riguardo al record dell’anomalia di temperatura globale: a meno di eventi imprevedibili è quasi sicuro che entro il periodo 2031-33 cadrà il record del 2016, in occasione di una nuova fase forte di El Niño. Confermo anche che tale record cadrà alcuni anni prima, già entro il 2026, proprio per via del trend in continuo aumento, che quindi – essendo già trascorso un certo tempo dal 2016 – renderà possibile un record anche con una fase di El Niño non eccessivamente intensa”.
Peccato che non abbia scommesso… ma va anche detto che, se fossi un centro di scommesse, avrei dato a pochissimo la mia scommessa, in quanto si trattava di un fatto estremamente probabile (extremely likely, come sarebbe riportato sui rapporti IPCC).
A questo punto, rilancio la scommessa. Ritengo molto probabile un nuovo record entro i prossimi dieci anni. E tutto questo contribuisce a farci capire che la strada per rispettare l’Accordo di Parigi è durissima, e non permette altri ritardi nelle azioni.
Testo di Claudio Cassardo
8 responses so far
Senza sorprese? Eppure a RealClimate sono sorpresi:
https://www.realclimate.org/index.php/archives/2024/01/annual-gmsat-predictions-and-enso/
“For the last few years (since at least 2016), I’ve shared predictions for the next annual global mean surface air temperature (GMSAT) anomaly based on the long term trend and the state of ENSO at the start of the year. Generally speaking, this has been quite skillful compared to persistence or just the long term trend alone – the eventual anomaly was consistently within the predicted bounds. Until 2023.”
@Paolo Gabrielli
ennesima dimostrazione della solidità del famoso corollario della legge di Murphy che recita: “se qualcosa può andar peggio, lo farà”.
Io interpreto il “senza sorprese” come semplicemente la conferma di un’ipotesi già evidente a ottobre/novembre (che ovviamente non poteva essere ufficializzata ancora).
Sarebbe stato questo sì sorprendente se il 2023 fosse stato “nella norma” (o poco più caldo) viste le temperature estive e, soprattutto, autunnali.
Direi che anche la rivolta degli agricoltori tedeschi è senza sorprese.
O no?
L’idea, come sempre, è far pagare i costi della transizione energetica a certe categorie risparmiandone altre.
Con gli agricoltori, poi, l’Europa ha un conto aperto ormai da più di vent’anni, cioè da quando – in particolare quelli francesi – si sono messi di traverso per fare fallire più di un negoziato della Wto.
Purtroppo il problema con gli agricoltori è che posseggono i trattori e possono quindi bloccare facilmente ponti e strade con i loro mezzi.
Sì voteranno leggi liberticide per impedirglielo?
La logica europea va in questa direzione.
Fino a quando la corda si spezzerà.
[…] Scopri di piu' […]
@ Paolo
In raltà la sorpresa per il post di RC è piu’ sull’entità del record, che non sul fatto che ci sia stato
Molto interessante anche l’analisi grafica delle temperature della BBC ed in particolare della anomala distribuzione dei valori di temperatura del 2023. Un vero enigma……
https://www.bbc.com/news/science-environment-67861954
Invece le sorprese non sono mancate.
Forecasts from ten climate prediction centres were indicating late in 2022 that there was only a very low probability that the annual temperature for 2023 would be as high as it was. 2023 is also unusual in that its record temperature is for a year in which the El Niño was building up rather than declining. Moreover, the El Niño in 2023 was weaker than in the build-up phases of the strong 1997/98 and 2015/16 events.
Tutto questo e molto altro in questo rapporto:
https://climate.copernicus.eu/global-climate-highlights-2023