La scienza del clima è un sforzo cooperativo
… e per questo è così entusiasmante, dice Gavin Schmidt in un’intervista in esclusiva a Climalteranti a Venezia il 29 marzo, in occasione della conferenza "Communicating climate change issues".
Il video della prima parte dell’intervista è disponibile qui, in seguito la traduzione a cura di Sylvie Coyaud.
Chissà se esiste uno scienziato del clima laureato in scienze del clima. Lei in che cosa si è laureato?
Ho studiato matematica a Oxford, il mio dottorato era in matematica applicata alla dinamica dei fluidi, vagamente associata agli oceani. Poi da post-doc, ho cominciato a interessarmi al clima.
Come mai?
Era dove c’erano le domande più interessanti. C’è un sacco di complessità nella scienza del clima. Con i problemi di matematica, ci si può arrangiare con le medie, postulare “poniamo una mucca sferica”…
Questa è fisica!
Vale anche in matematica. Ma davanti a problemi reali, se vuole trovare delle risposte rilevanti per il mondo reale, non basta presumere che tutte le complessità scompariranno. Deve affrontare le complessità, vuol dire che deve occuparsi di questioni vere, tener conto anche di piccoli dettagli, e questo vuol dire che non sarà facile trovare una risposta. Non potrà semplicemente scrivere equazioni e risolverle, che è quello che un matematico fa. Quando diventa uno scienziato del clima, o quando si occupa di qualcosa di più complesso, deve accettarne la complessità, usare metodi diversi, pensare in modo diverso. E’ più interessante, ed è anche più nell’interesse degli altri. (altro…)

Al Casinò del clima può uscire lo zero o il doppio zero
In seguito all’intervento di William Nordhaus pubblicato sul New York Review of Books (vedi il post “Perché sbagliano gli scettici del riscaldamento globale”), tre famosi “scettici”, Roger Cohen, William Happer e Richard Lindzen, hanno inviato una risposta, che è stata pubblicata assieme alla replica dello stesso Nordhaus, che contiene altri spunti interessanti su come demolire l’argomento che non conviene agire perché ci sono ancora alcune incertezze nella scienza del clima .
Pubblichiamo insieme a Effetto Cassandra la traduzione di entrambi gli scritti di Massimiliano Rupalti.
Risposta a William Nordhaus di Roger Cohen, William Happer e Richard Lindzen
Sulla New York Review of Books del 22 marzo 2012, William Nordhaus esprime un’opinione sul perché “sbagliano” gli scettici del riscaldamento globale in generale, e i sedici scienziati ed ingegneri che hanno scritto due editoriali sul Wall Street Journal (1) in particolare. Siamo tre di quei sedici scienziati e rispondiamo qui al Professor Nordhaus.
Il saggio del Professor Nordhaus contiene sei punti.
Il primo punto rigira il fatto ovvio che non c'è stato nessun riscaldamento statisticamente significativo per circa quindici anni, in un’affermazione che non abbiamo fatto, cioè che non c'è stato riscaldamento durante gli ultimi due secoli. Il Professor Nordhaus continua a confondere questo con il problema dell' attribuzione: per esempio, determinare di cosa ha causato il riscaldamento. L'attribuzione è una materia distinta. Mentre ci sarebbe molto da ridire sulle registrazioni delle temperature, è generalmente accettato il fatto che ci sia stato un aumento della temperatura media globale simile a quella mostrata nel primo grafico del Professor Nordhaus.
Il periodo precedente di due o tre secoli era molto più freddo ed è conosciuto come la Piccola Era Glaciale. Una registrazione più lunga avrebbe ovviamente mostrato periodi ancora precedenti come ugualmente caldi se non più caldi di quello presente.
L'osservazione che gli ultimi anni comprendono alcuni degli anni più caldi mai registrati non implica affatto un riscaldamento futuro, così come i massimi registrati dalla borsa non implicano un mercato
futuro in costante crescita. Il fatto che il riscaldamento sia molto rallentato implica, per lo meno, l’esistenza di altri processi attualmente in competizione con l'aumento costante di gas serra.
Il secondo punto riguarda la nostra osservazione sugli attuali modelli climatici che sembrano esagerare il riscaldamento dovuto alla CO2. Questo ha a che fare con problema cruciale della sensibilità climatica, l'aumento della temperatura causato da un raddoppio della CO2. Il Professor Nordhaus presenta due grafici del rapporto del 2007 dell'IPCC (2) che pretende di mostrare che, senza le emissioni antropogeniche, i modelli simulano con successo le temperature medie fino a circa il 1970 ma non riescono a farlo da lì in poi. Questa è la base della dichiarazione dell'IPCC secondo la quale è probabile che la maggior parte del riscaldamento degli scorsi 50 anni sia dovuto alle emissioni umane. Una procedura simile esige che il modello includa correttamente tutte le altre fonti di variabilità. Tuttavia, viene riconosciuto che il fallimento dei modelli nel prevedere lo iato nel riscaldamento durante gli scorsi 15 anni indica che tale condizione non sia stata soddisfatta. (3) Inoltre c'è il fatto imbarazzante che i modelli non riproducono il riscaldamento dal 1910 al 1940, che è quasi identico a quello dal 1970 al 2000, ma è avvenuto prima che le emissioni umane divenissero tali da essere considerate importanti. (altro…)

Perché sbagliano gli scettici del riscaldamento globale
Pubblichiamo l’articolo di William D. Nordhaus, uscito sulla New York Review of Books e tradotto da Massimiliano Rupalti per Effetto Cassandra. Una sintesi chiara e incisiva su come confutare le tesi più ricorrenti degli “scettici”.
In un prossimo post sarà pubblicata la risposta degli “scettici” e l’ulteriore replica di Nordhaus.
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Iceberg nella laguna di Jökulsárlón in Islanda, laguna che si sta costantemente allargando mentre il ghiacciaio Vatnajökull – il più grande d'Europa - si scioglie. Fotografia di Olaf Otto Becker.
La minaccia del cambiamento climatico è un problema sempre più importante per il pianeta. Poiché le sue implicazioni economiche avevano ricevuto poca attenzione, avevo scritto un libro non tecnico su come si poteva usare le regole del mercato per formulare interventi. Quando ho mostrato una prima bozza ai colleghi, hanno risposto che avevo lasciato fuori gli argomenti degli scettici sul cambiamento climatico e di conseguenza me ne sono occupato a lungo.
Una difficoltà che ho riscontrato esaminando le obiezioni degli scettici climatici è che sono sparpagliate in blog, conferenze e pamphlet. Poi sul Wall Street Journal del 27 gennaio 2012, ho visto un articolo di sedici scienziati, intitolato “Non c'è alcun bisogno di allarmarsi per il riscaldamento globale”. È utile: riassume in modo succinto molte delle solite critiche. Il messaggio di base è che il globo non si sta scaldando, che le voci dissidenti vengono soppresse e che rinviare di cinquant’anni le misure per rallentare il cambiamento climatico non avrà conseguenze serie sull'economia e sull'ambiente. (altro…)

Chi è il padre della teoria dell’effetto serra?
Fourier per primo ha intuito l'esistenza dell'effetto serra e il ruolo dell'atmosfera. Ma molto tempo dovette passare prima di poterne dare una descrizione corretta.
Chi è il padre della teoria dell'effetto serra? A questa domanda viene in genere risposto con Fourier o Arrhenius.
Non c'é alcun dubbio che il primo ad ipotizzare il ruolo dell'atmosfera nella determinazione della temperatura sulla Terra sia stato l'accademico francese. Le conoscenze dell'epoca erano però assai limitate tanto che Fourier dedusse le proprietà di assorbimento del “calore non-luminoso”, che oggi chiameremmo radiazione infrarossa, da considerazioni sulla propagazione del calore e per analogia con l'esperimento di De Saussurre. Anche se l'idea originale è certamente sua, Fourier in realtà non sviluppò alcuna teoria e, preciso per correttezza, non poteva farlo.
Dovette passare quasi mezzo secolo prima che si potesse comprendere la natura ondulatoria della luce e che si sviluppassero le tecniche e i materiali adatti ad analizzarli. Di queste nuove conoscenze si avvantaggiò Tyndall che per primo misurò l'assorbimento infrarosso in diversi gas, inclusi CO2 e vapor acqueo. Anche lui rimase però nel solco tracciato da Fourier di un effetto serra dovuto alla limitazione nella propagazione del calore da parte di una atmosfera parzialmente opaca ai raggi infrarossi. Sua è, ad esempio, la nota analogia della diga. (altro…)

Ritorno al Medioevo?


Due conferenze di Gavin Schmidt
Il famoso climatologo Gavin Schmidt del NASA Goddard Institute for Space Studies di New York terrà questa settimana due conferenze a Venezia, presso l’Università Ca’ Foscari, Aula 10B, Dipartimento di Economia, S. Giobbe, Cannaregio 873:
The use of paleorecords in constraining future climate projections
Martedì 27 marzo, ore 14.00 - 16.00
Communicating climate change issues
Giovedì 29 marzo, ore 14.00 - 16.00
Gavin Schmidt è una delle voci più conosciute del dibattito sul tema dei cambiamenti climatici.
Ha contribuito a sviluppare il ModelE GCM, il modello climatico accoppiato atmosfera-oceano del GISS, che viene correntemente utilizzato per la comprensione del clima presente e passato e per le proiezioni climatiche. Fra gli studi paleoclimatici troviamo il clima dell'Olocene, le condizioni del PETM e il cosiddetto 8.2 kyrs event. Sul periodo più recente, ha studiato gli effetti di varie forzanti, dagli aerosol al sole alla CO2. Ovviamente c'é molto altro come si vede dal numero impressionante di pubblicazioni sul tema della paleoclimatologia e della modellistica climatica.
Gavin è uno dei fondatori e uno dei principali autori di Realclimate (qui l’ultimo suo post del 20 marzo sull’aggiornamento dei dati di temperatura dell’Hadley Center). Fra i suoi saggi divulgativi, segnaliamo Climate Change: picturing the science, in collaborazione con il fotografo Joshua Wolfe, in cui testo e fotografie scattate in tutto il mondo si integrano per illustrare i mutamenti già in corso e il loro significato.
Su Climalteranti abbiamo pubblicato la traduzione di molti suoi post (l’ultimo qui). Si distinguono per la chiarezza nell’esposizione scientifica e la capacità di far capire la rilevanza dell’oggetto della discussione per il progredire della conoscenza sul tema dei cambiamenti climatici. (altro…)

Tutta l’acqua del mondo
Mentre fondono i ghiacciai del Cile, il progetto Hydro-Aysén dell’ENEL mette in pericolo l’ambiente della Patagonia.
Chi crede che il cambiamento climatico non abbia alcun effetto sulla società può guardare il reportage di Camilla Martini, Tutta l’acqua del mondo, e ricredersi. Il Cile, con una popolazione in forte crescita, deve sfruttare in maniera sempre più spinta il suo potenziale idroelettrico.
Le miniere di rame nel Nord del paese, spina dorsale dell’economia nazionale, richiedono infatti ingenti quantità di energia elettrica. Gran parte della popolazione vive a Santiago o nella regione metropolitana dove il progetto Alto-Maipo, teso alla costruzione di 2 impianti idroelettrici sul rio Maipo ha suscito molte proteste.
I ghiacciai del nord sono in fase di intenso ritiro (Rivera et al., 2002; Porter e Santana, 2003; Bown e Rivera, 2007; Rivera et al., 2009, Rosenblüth et al., 1997; Quintana and Aceituno, 2006), connesso alla dinamica climatica globale. E con loro per la regione metropolitana va scomparendo una riserva d’acqua che sembrava inesauribile. (altro…)

Tanto rumore per il metano
Pubblichiamo la traduzione di un importante post di Realclimate che riguarda il metano, un potente gas serra che rispetto ad altri spaventosi elementi della storia del clima ha anche l’impressionante potere di terrorizzare la gente.
Di quale metano stiamo parlando?
Le principali riserve di metano si trovano nei sedimenti oceanici, congelate in depositi di idrato o clatrato (Archer, 2007). La quantità totale di metano contenuto negli idrati oceanici è piuttosto limitata ma potrebbe competere con quella di tutti gli altri combustibili fossili messi insieme. La maggior parte di questo metano è difficile da estrarre per produrre carburante, e soprattutto si trova così in profondità nella colonna di sedimenti che ci vorrebbero migliaia di anni di riscaldamento antropogenico per raggiungerlo. L'Artico è un caso particolare perché la colonna d'acqua è più fredda rispetto alla media globale, perciò l’ idrato può essere trovato ad una profondità marina di circa 200 metri. (altro…)

Limitare i cambiamenti climatici a breve termine e migliorare la qualità dell’aria
Uno studio scientifico apparso a Gennaio sulla rivista scientifica Science spiega che un numero limitato di misure di riduzione delle emissioni di agenti inquinanti puo’ sostanzialmente mitigare il riscaldamento globale e allo stesso tempo produrre benefici significativi sulla salute umana e sulla produzione di cibo.
Il vertice di Durban e i media: notizie a confronto
Ospitiamo un’analisi, effettuata da alcuni studenti del Master di comunicazione della Scienza della SISSA di Trieste, di come i quattro principali quotidiani e la blogosfera hanno seguito la conferenza di Durban: poca attenzione, alcuni buoni articoli, molte lacune. È andata meglio sul web.
Introduzione
Giudizio sui suoi risultati a parte, il vertice di Durban resta un passaggio fondamentale per capire com’è affrontato il problema dei cambiamenti climatici. Altrettanto importante è capire in che modo i media e la blogosfera raccontano queste vicende – quale percezione restituiscono al pubblico: per fare questo abbiamo analizzato i principali quotidiani e alcuni blog, cercando di evidenziare i punti di vista prevalenti, l’attenzione dedicata o meno al vertice e in quali specifiche modalità.
La Repubblica
I primi articoli dedicati al vertice (“E sul clima arriva il tradimento Usa. La legge di Obama frenata dal Senato” – 29 novembre, p. 23) presentano due elementi di interesse: per quanto riguarda la riuscita del vertice le aspettative sono tendenzialmente negative. Secondo quanto riportato, diversi fra i Paesi coinvolti – Stati Uniti, Canada, Russia e Giappone in particolare – non sembrano intenzionati a voler sottoscrivere accordi vincolanti in grado di proseguire il cammino cominciato con il protocollo di Kyoto. Inoltre un'intervista con Corrado Clini che presenta sia il vertice di Durban che il neo-ministro per l'ambiente – in carica da poche settimane – e con lui le posizioni politiche del nuovo governo sui temi ambientali. (altro…)


2019: tanto per cambiare, ancora un anno sul podio
Come ogni anno, diamo uno sguardo alle temperature medie globali dell’anno appena terminato guardando i dati grezzi e “grigliati” NCEP/NCAR. Anche il 2019 non ha battuto il record del 2016, anno di forte fase positiva di El Niño, ma non vi è andato molto distante – questione di decimi – risultando al secondo posto (scalzando il 2017), e probabilmente si classificherà tra il secondo e il terzo posto negli elenchi dei vari database internazionali con cui siamo soliti confrontare i...

Le foreste ci salveranno?
Basta piantare alberi per affrontare la crisi climatica? Aumentare, mantenere e gestire sostenibilmente le foreste è necessario, ma non sufficiente. Pur se piantare nuovi alberi è molto utile, la drastica riduzione delle emissioni di CO2 legate ai combustibili fossili resta inevitabile. “Climate change? Basterebbe una foresta grande come gli Usa”. Cosi titolava il Corriere della Sera, proprio nei giorni del fallimento dellaconferenza ONU sul clima a Madrid. Attraverso un’intervista al Prof. Stefano Mancuso, noto divulgatore scientifico e molto popolare tra...

L’ambiguo insuccesso della COP25
La COP25 di Madrid è stata una delle Conferenze della Parti della Convenzione sul clima più tese e concitate degli ultimi anni, finita in grande ritardo e con l’adozione di numerosi documenti che, ancora una volta, hanno scontentato molti. Alle ore 13.55 di domenica 15 dicembre 2019 si è chiusa a Madrid la COP25, con l’adozione di numerose decisioni, disponibili sul sito UNFCCC, fra cui quelle sui punti più controversi, che qui commentiamo. I tre tavoli negoziali (la conferenza della...

La COP25 di Madrid e l’art. 6 dell’accordo di Parigi
Si è aperta in questi giorni a Madrid la COP25, la venticinquesima Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro sul Clima delle Nazioni Unite (UNFCCC), sotto la presidenza cilena. I numerosi tavoli negoziali paralleli riguarderanno principalmente altri punti tecnici relativi all’implementazione dell’Accordo di Parigi, dopo che nella precedente COP24 è stato approvato il “libro delle regole” (Katowice package). Ricordiamo quanto scritto un anno fa sui 5 errori da evitare quando si racconta una COP (“è stato un nulla di fatto”, “i...

Mercanti di dubbi
È uscita la versione italiana di “Merchants of doubt” di Naomi Oreskes ed Erik Conway. Un libro importante per capire le radici della disinformazione sul tema dei cambiamenti climatici Pubblicato per la prima volta nel 2010, Mercanti di dubbi è diventato subito uno dei testi di riferimento per chi si occupa di storia della scienza, della medicina e di climatologia, e resta ancora un passaggio ineludibile per capire i rapporti tra scienza, democrazia e informazione. Secondo Naomi Oreskes ed Erik...

Appello degli scienziati del mondo sull’emergenza climatica
Pubblichiamo la traduzione dell’appello uscito su Bioscience, sottoscritto da più di 11.000 scienziati da 153 paesi (elenco qui). Una sintesi efficace delle tante solide conoscenze scientifiche sul tema del cambiamento climatico, riassunte in una serie di grafici che mostrano l’inequivocabile andamento degli effetti delle attività umane e delle risposte del sistema climatico. Gli scienziati hanno l’obbligo morale di avvertire chiaramente l’umanità di ogni minaccia catastrofica e di dire le cose come stanno. Sulla base di questo obbligo e degli indicatori...

L’esperto di energia che fa errori madornali sul cambiamento climatico
Da un autore di molti studi su questioni energetiche ed ambientali ci si aspetterebbe la conoscenza delle basi del ciclo del carbonio e dei cambiamenti climatici. E invece… Fra i tanti (troppi) che sui quotidiani e in televisione hanno scritto e detto errori e falsità sul tema dei cambiamenti climatici, uno dei casi più strani è quello di Davide Tabarelli, fondatore e Presidente di NE – Nomisma Energia, società di ricerca sull’energia e l’ambiente, membro dell’Advisory Board dell’ENI sulla transizione...

Una risposta a Beppe Severgnini: non c’è la libertà di disinformare
Sulla rubrica “Italians” del Corriere della Sera, Beppe Severgnini ha sostenuto in risposta alla lettrice Sara Milanesi la necessità di pubblicare tutte le opinioni, anche quelle che negano la scienza del clima. Pubblichiamo la replica di Paolo Gabrielli, in cui si spiega come la libertà d’opinione non dovrebbe essere confusa con la libertà di disinformare. Lettera di Sara Milanesi Caro Beppe, che vergogna che pubblichiate lettere disinformanti come “Global Warming: e l’alto Medioevo?” di mercoledì 16 ottobre senza neppure...

Un delirio a Otto e mezzo: altri record per il Prof. Battaglia
Nella puntata di Otto e mezzo del 28 settembre, il presunto esperto Prof. Franco Battaglia è riuscito a proferire 24 fra falsità e dati sbagliati sul tema dei cambiamenti climatici nei suoi 11 interventi durati in tutto 10’33”. In media, un errore ogni 26 secondi. Ogni volta che prende la parola in media riesce a dire almeno due cose sbagliate. Abbiamo scritto una lettera alla conduttrice. È stata inoltre creata su Change.org una petizione “Cambiamenti climatici: nessuno spazio per posizioni...

Premio “A qualcuno piace caldo” 2018
Il raggiungimento dell’estensione minima dei ghiacci artici è tradizionalmente l’occasione per assegnare il Premio “A qualcuno piace caldo”, “alla persona o all’organizzazione italiana che più si è distinta nel diffondere argomentazioni e notizie errate sulla fenomenologia dei cambiamenti climatici, sugli impatti e sui costi e benefici delle misure di mitigazione”. Come per l’anno 2017, in cui il premio non è stato assegnato, per l’anno 2018 i membri del Comitato Scientifico di Climalteranti non hanno trovato negli interventi sui principali quotidiani...