Estrazione del biossido di carbonio dal sottosuolo: è una buona idea?
E' in corso in questo momento un acceso dibattito sull'opportunità di autorizzare delle perforazioni esplorative a Certaldo, in Toscana, per l'estrazione di anidride carbonica (CO2) per utilizzarla come gas tecnico per fare bibite gassate e cose del genere (1, 2). Vediamo allora di riassumere i termini della questione cercando di spiegare quali sono i problemi che l'estrazione potrebbe porre.
Per prima cosa, diciamo che il pianeta Terra degassa continuamente biossido di carbonio come risultato dell'attività vulcanica del sottosuolo. Se però da una parte degassa, è anche vero che dall'altra riassorbe per precipitazione e sequestro dei carbonati nei sedimenti marini fino ad alcune migliaia di metri di profondità. Questo meccanismo è fondamentale nel funzionamento dell'ecosfera, creando un equilibrio (più correttamente, “omeostasi”) nella concentrazione del CO2 che ha mantenuto la temperatura terrestre nei limiti compatibili con l'esistenza della vita nei passati miliardi di anni della storia del pianeta. (altro…) I nuovi termini del negoziato sul clima – Parte 1: “Loss and damage”
Lungi dall’essere un’eventualità incerta e remota, la lista dei danni causati dai cambiamenti climatici si allunga ogni anno. E decolla quindi il dibattito su chi li debba risarcire e come. Alla COP18 di Doha si è avuta una prima autonoma deliberazione su questo tema.
Dopo aver sinteticamente riassunto i principali risultati della Conferenza UNFCCC di Doha rispetto al Protocollo di Kyoto e agli impegni a lungo termine, è importante esplorare alcuni nuovi termini, che, pur se da tempo utilizzati dagli addetti ai lavori, stanno cominciando ad avere un impatto sui negoziati internazionali sul clima e sulle attività da porre in essere a livello statale.
In questo primo post si approfondiscono i termini di “loss and damage”, che proporrei di tradurre come “perdite e danni climatici”, richiamando, da un lato, il noto concetto di “danno ambientale” e, dall’altro, l’espressione di ambito assicurativo di “insured losses” per indicare le “perdite assicurate”, contrapposte alle “perdite non assicurate”. Ritengo infatti che il tema si svolga fondamentalmente in queste due aree semantiche: il diritto e l’economia delle assicurazioni.
Ma vediamo in parole semplici di che si tratta, prima di richiamare alcuni recenti documenti chiave ed infine presentare la decisione di Doha.
Immaginate che la vostra lavatrice scarichi l’acqua sporca direttamente nel salotto del vostro vicino. Come pensate che reagirà? Sicuramente sarà furioso e vi chiederà di cessare immediatamente quest’intrusione. Nel dibattito sul clima, questa richiesta viene catalogata sotto il titolo di “mitigazione”. Voi potreste cercare di convincerlo che lui si deve “adattare”, cioè deve togliere il tappeto, spostare i mobili migliori lontano dal vostro scarico, eccetera. Credete che gli piacerà? Sarebbe molto strano. Voi potreste proporgli di pagare (in parte o tutto) i costi dell’adattamento. Ma lui continuerà a storcere il naso e sostenere, giustamente, che l’adattamento ha dei limiti e comunque non è la cosa prioritaria. Piuttosto vi chiederà i danni.
E un giudice a cui si rivolgesse non avrebbe dubbi nel condannarvi a cessare immediatamente l’attività, a risarcire i danni (ai sensi dell’art. 2043 del Codice civile “Qualunque fatto doloso o colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno”), al ripristino delle condizioni iniziali del salotto e pure a pagare le spese legali di entrambi. Tra privati all’interno dello stesso Stato questa è la regola. Che lui si debba “adattare” alla vostra attività non rientra tipicamente tra le previsioni di legge. (altro…)
Dopo aver sinteticamente riassunto i principali risultati della Conferenza UNFCCC di Doha rispetto al Protocollo di Kyoto e agli impegni a lungo termine, è importante esplorare alcuni nuovi termini, che, pur se da tempo utilizzati dagli addetti ai lavori, stanno cominciando ad avere un impatto sui negoziati internazionali sul clima e sulle attività da porre in essere a livello statale.
In questo primo post si approfondiscono i termini di “loss and damage”, che proporrei di tradurre come “perdite e danni climatici”, richiamando, da un lato, il noto concetto di “danno ambientale” e, dall’altro, l’espressione di ambito assicurativo di “insured losses” per indicare le “perdite assicurate”, contrapposte alle “perdite non assicurate”. Ritengo infatti che il tema si svolga fondamentalmente in queste due aree semantiche: il diritto e l’economia delle assicurazioni.
Ma vediamo in parole semplici di che si tratta, prima di richiamare alcuni recenti documenti chiave ed infine presentare la decisione di Doha.
Immaginate che la vostra lavatrice scarichi l’acqua sporca direttamente nel salotto del vostro vicino. Come pensate che reagirà? Sicuramente sarà furioso e vi chiederà di cessare immediatamente quest’intrusione. Nel dibattito sul clima, questa richiesta viene catalogata sotto il titolo di “mitigazione”. Voi potreste cercare di convincerlo che lui si deve “adattare”, cioè deve togliere il tappeto, spostare i mobili migliori lontano dal vostro scarico, eccetera. Credete che gli piacerà? Sarebbe molto strano. Voi potreste proporgli di pagare (in parte o tutto) i costi dell’adattamento. Ma lui continuerà a storcere il naso e sostenere, giustamente, che l’adattamento ha dei limiti e comunque non è la cosa prioritaria. Piuttosto vi chiederà i danni.
E un giudice a cui si rivolgesse non avrebbe dubbi nel condannarvi a cessare immediatamente l’attività, a risarcire i danni (ai sensi dell’art. 2043 del Codice civile “Qualunque fatto doloso o colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno”), al ripristino delle condizioni iniziali del salotto e pure a pagare le spese legali di entrambi. Tra privati all’interno dello stesso Stato questa è la regola. Che lui si debba “adattare” alla vostra attività non rientra tipicamente tra le previsioni di legge. (altro…) Temperature globali del 2012, ancora in zona medaglia
Il 2012 appena passato ci ha lasciato in eredità una ricca messe di situazioni meteorologiche interessanti ed estreme e il record della minore estensione mai vista di ghiacci marini artici. A livello di temperature, il 2012 globalmente è stato l’ennesimo anno caldo, più caldo anche della media del trentennio più recente di riferimento, ma ormai – ahimè - questa non è più una notizia…
È già passato un altro anno, ed eccoci quindi di nuovo qui a commentare quanto accaduto al 2012, dapprima a scala globale e poi in post successivi con uno zoom sull’Europa e sull’Italia. Al solito, mentre attendiamo i dati ufficiali che saranno diramati nei prossimi due-tre mesi dai siti istituzionali (CRU, GISS, NASA, ecc. – l’elenco dettagliato lo trovate sul post dell’anno scorso), il metodo più veloce è quello di ricorrere al database NOAA/NCEP (in particolare, ho usato questo sito). Ricordo che si tratta di dati elaborati e non grezzi: in particolare, vengono mediati su un grigliato di 2,5 gradi in longitudine e latitudine, il che equivale, alle nostre latitudini, ad un quadrato di circa 300 x 300 km2. È quindi impossibile fare considerazioni locali usando questa tipologia di dati.
fig. 1 - Anomalia di temperatura superficiale (in °C) nel 2012 rispetto al periodo di riferimento 1981-2010. Dati NOAA-NCEP.
(altro…)
fig. 1 - Anomalia di temperatura superficiale (in °C) nel 2012 rispetto al periodo di riferimento 1981-2010. Dati NOAA-NCEP.
(altro…) Imparare dalle catastrofi
Due libri a disposizione di chi vuole riflettere sul tema della catastrofe senza dar retta alle stupidaggini sulle presunte previsioni dei Maya
Da tempo mi è capitato di notare come nel campo dei cambiamenti climatici i toni si vanno via via facendo più preoccupati. Perfino dagli articoli scientifici, in cui il linguaggio è per sua natura freddo, razionale, asettico, traspare spesso come gli scienziati siano davvero preoccupati (vedi ad esempio qui, qui qui e qui).
Nei convegni mi è capitato di sentire discorsi tesi, per non dire imbarazzati per la crudezza delle analisi che la scienza del clima può offrire sui pericoli che ci attendono nei prossimi decenni e secoli.
Ho iniziato a leggere un po’ di libri sull’argomento (alcuni davvero molto interessanti (ad esempio questo, questo e questo), e ho iniziato a discuterne con diverse persone, fra cui diversi amici di Climalteranti e in un paio di occasioni pubbliche con Luca Mercalli.
Le discussioni più accese e divertenti le ho avute con un caro amico, Enrico Euli dell’Università di Cagliari, e ad un certo punto abbiamo deciso di provare a scrivere varie cose che sembravano interessanti nelle nostre discussioni, a noi e a chi ci ha ascoltato in alcune occasioni. L’idea iniziale era un “Dizionario della catastrofe”, poi diventato Imparare dalle catastrofi pubblicato da Altraeconomia, in libreria da Gennaio 2013.
37 voci, ognuna di 3-4 pagine, che affrontano da diversi punti di vista il problema della catastrofe: dal Clima, Finanza, Guerra, Risorse, ma anche Cinema, Letteratura e Musica Pop. E con la postfazione di Luca Mercalli. (altro…)
Da tempo mi è capitato di notare come nel campo dei cambiamenti climatici i toni si vanno via via facendo più preoccupati. Perfino dagli articoli scientifici, in cui il linguaggio è per sua natura freddo, razionale, asettico, traspare spesso come gli scienziati siano davvero preoccupati (vedi ad esempio qui, qui qui e qui).
Nei convegni mi è capitato di sentire discorsi tesi, per non dire imbarazzati per la crudezza delle analisi che la scienza del clima può offrire sui pericoli che ci attendono nei prossimi decenni e secoli.
Ho iniziato a leggere un po’ di libri sull’argomento (alcuni davvero molto interessanti (ad esempio questo, questo e questo), e ho iniziato a discuterne con diverse persone, fra cui diversi amici di Climalteranti e in un paio di occasioni pubbliche con Luca Mercalli.
Le discussioni più accese e divertenti le ho avute con un caro amico, Enrico Euli dell’Università di Cagliari, e ad un certo punto abbiamo deciso di provare a scrivere varie cose che sembravano interessanti nelle nostre discussioni, a noi e a chi ci ha ascoltato in alcune occasioni. L’idea iniziale era un “Dizionario della catastrofe”, poi diventato Imparare dalle catastrofi pubblicato da Altraeconomia, in libreria da Gennaio 2013.
37 voci, ognuna di 3-4 pagine, che affrontano da diversi punti di vista il problema della catastrofe: dal Clima, Finanza, Guerra, Risorse, ma anche Cinema, Letteratura e Musica Pop. E con la postfazione di Luca Mercalli. (altro…) A Doha altri passi deboli e ambigui
Non è facile valutare l’esito della COP18, la Conferenza della Parti della Convenzione sul Clima che si è tenuta a Doha dal 27 novembre all’8 dicembre.
Non solo perché la negoziazione sul clima è ormai estremamente complessa, composta da molti tavoli negoziali su diversi piani, che hanno prodotto anche questa volta l’approvazione formale di più di 20 documenti (disponibili qui). Una visione d’insieme è sempre più difficile anche perché i segnali che arrivano sono contrastanti, ambigui.
Anche questa volta (come nelle precedenti, vedi qui qui e qui) non è stato un fallimento completo, e non è stato un successo, che non era neppure atteso (come abbiamo già scritto la COP18 sin dall’inizio era vista come una Conferenza di transizione). Una bottiglia piena ad un quarto, ha dichiarato il Ministro Corrado Clini. Il momento di passaggio fra il vecchio e il nuovo regime delle negoziazioni sul clima, secondo la Commissaria Europea alle politiche sul Clima Connie Hedegaard. Non è stata un’oasi nel deserto, secondo il Climate Action Network. Un altro accordo al ribasso, dunque. (altro…) Esaurimento dei combustibili fossili, riscaldamento globale e innalzamento del livello del mare
Gli autori di uno studio da poco pubblicato su Global and Planetary Change spiegano come il progressivo esaurimento dei combustibili fossili convenzionali non sarà in grado di limitare l’aumento del livello del mare che, alla fine di questo secolo, sarà più alto di almeno 80 cm rispetto al livello del 2000 e alla fine del ventiduesimo secolo sarà compreso tra 150 e 230 cm, con gravissimi impatti in molte aree del pianeta.
Dalla fine dell’ultima glaciazione, circa 15 mila anni fa, il livello medio globale degli oceani è cresciuto di circa 130 m fino a raggiungere quello che ha caratterizzato gli ultimi 7 mila anni, un periodo dal clima relativamente stabile (si veda ad esempio questo precedente post sulla ricostruzione del livello del mare negli ultimi 2000 anni). Tuttavia, a causa del recente aumento delle temperature indotto dalle attività umane, nel corso del ventesimo secolo il livello medio globale degli oceani è aumentato di circa 17 cm (si veda figura 1), con una certa variabilità geografica tra le diverse regioni del pianeta. Sulla base di scenari “business as usual” (ovvero quelli che assumono che le future emissioni di CO2 di origine fossile continueranno ad aumentare approssimativamente con lo stesso trend attuale), l’ultimo rapporto IPCC nel 2007 ha proposto una proiezione dell’innalzamento del livello del mare nel corso del ventunesimo secolo tra 18 e 59 cm, a seconda dello scenario emissivo considerato (figura 1). Tenendo conto dei rapidi cambiamenti dinamici nelle calotte polari e nei ghiacci continentali (vedi sotto), tale innalzamento potrebbe tuttavia salire fino a 80 cm (figura 1). Di conseguenza ci si aspetta che sarà uno dei più importanti effetti del riscaldamento globale antropogenico e che i suoi impatti sugli ecosistemi terrestri e la società umana saranno tra le sue conseguenze più significative e visibili.

Figura 1. L’aumento del livello medio globale del mare (rispetto al 1990) osservato dal 1880 al 2009 (Church & White, 2011) e le proiezioni per il ventunesimo secolo basate sul modello semi-empirico duale (Vermeer & Rahmstorf, 2009) confrontate con quelle ottenute con i modelli climatici dell’IPCC per il rapporto del 2007 (scenari SRES). Il quarto rapporto IPCC ha anche stimato un livello massimo che include il contributo proveniente dalla fusione delle calotte polari e dei ghiacci continentali. (altro…)
Tempi preoccupanti
Molte notizie degli ultimi giorni sono fonte di preoccupazione, in modo molto diverso.
Continuano ad uscire sul tema dei cambiamenti climatici studi importanti e preoccupanti, che meriterebbero ben altro spazio e attenzione dei media.
Turn Down the heat. Why a +4°C warmer world must be avoided, il rapporto commissionato dalla Banca Mondiale al Potsdam Institute for Climate Impact Research e di Climate Analytics, un documento che potrebbe servire alla revisione delle politiche della Banca; il fine è di cercare di evitare un mondo più caldo di4°C, che sarebbe un mondo con ondate di calore senza precedenti, siccità e inondazioni gravi, importante in molte regioni, con gravi ripercussioni sul sistema economica, sulla povertà, sugli ecosistemi e i servizi da loro forniti. Il Presidente della Banca, nella sua introduzione, scrive: “It is my hope that this report shocks us into action…. The World Bank Group will step up to the challenge” (“Spero che questo report ci spinga all’azione… la Banca Mondiale si accinge a far fronte alla sfida”).
The State of greenhouse gases based on observations up to 2011 del WMO, l’Organizzazione Meteorologica mondiale. Il rallentamento dell’economia globale non frena l’aumento dei tre principali gas serra, CO2, metano e N2O, che l’anno scorso rappresentavano nel complesso una forzante radiativa equivalente a 473 ppm di CO2 atmosferica, un aumento del 30% rispetto al 1990.
“Abbassare la temperatura”, come chiesto nel rapporto commissionato dalla Banca Mondiale non sarà facile. (altro…)
Turn Down the heat. Why a +4°C warmer world must be avoided, il rapporto commissionato dalla Banca Mondiale al Potsdam Institute for Climate Impact Research e di Climate Analytics, un documento che potrebbe servire alla revisione delle politiche della Banca; il fine è di cercare di evitare un mondo più caldo di4°C, che sarebbe un mondo con ondate di calore senza precedenti, siccità e inondazioni gravi, importante in molte regioni, con gravi ripercussioni sul sistema economica, sulla povertà, sugli ecosistemi e i servizi da loro forniti. Il Presidente della Banca, nella sua introduzione, scrive: “It is my hope that this report shocks us into action…. The World Bank Group will step up to the challenge” (“Spero che questo report ci spinga all’azione… la Banca Mondiale si accinge a far fronte alla sfida”).
The State of greenhouse gases based on observations up to 2011 del WMO, l’Organizzazione Meteorologica mondiale. Il rallentamento dell’economia globale non frena l’aumento dei tre principali gas serra, CO2, metano e N2O, che l’anno scorso rappresentavano nel complesso una forzante radiativa equivalente a 473 ppm di CO2 atmosferica, un aumento del 30% rispetto al 1990.
“Abbassare la temperatura”, come chiesto nel rapporto commissionato dalla Banca Mondiale non sarà facile. (altro…) Il cambiamento climatico e le torri d’acqua dell’Asia
L’impatto dei cambiamenti climatici sta radicalmente modificando la disponibilità di acqua nelle water towers, le torri d’acqua dell’Asia. Qual è lo stato della criosfera nell’Hindu-Kush Karakoram Himalaya, terzo polo del pianeta ?

Torri di Trango,Ghiacciaio del Baltoro, Pakistan. Foto Daniele Bocchiola 2011.
I grandi sistemi montuosi coprono il 25% della superficie dei continenti (Kapos et al., 2000) e solo il 26% della popolazione mondiale è insediata nelle regioni montane o ai piedi di catene montuose (Meybeck et al., 2001). Tuttavia, le risorse indirettamente provenienti dalle zone elevate offrono sostentamento ad oltre la metà degli abitanti del globo. Il 40% della popolazione della Terra, infatti, vive in bacini fluviali che traggono origine dalle varie catene montuose (Barnett et al., 2005). I sistemi montuosi dell’Asia centrale, Tibetan plateau (TB), Hindu Kush, Karakorum and Himalaya (HKKH), sono il terzo polo dell’umanità e 1.5 miliardi di persone dipendono dalle nevi e dai ghiacci di queste catene, le water towers dell’Asia, per l’approvvigionamento di acqua potabile, che scorrono lungo i fiumi più grandi dell’Asia, Indo, Gange, Brahmaputra, Fiume Azzurro (Yangtze), Fiume Giallo (Huang He) (Immerzeel et al., 2010; Kaser et al., 2010). (altro…)Come accelerare la mitigazione dei cambiamenti climatici
Esce su Amazon.it la seconda edizione di “Politiche economiche innovative per la mitigazione dei cambiamenti climatici”, aggiornata con le prime implementazioni all’estero ed in Italia. Un lavoro collettivo di oltre 30 scienziati, presentato da chi ne ha coordinato il lavoro.
Presentata inizialmente ad un side-event nel contesto del vertice di Copenhagen del 2009, questa raccolta di politiche economiche innovative per ridurre le emissioni si offre all’interesse dei policymaker di tutto il mondo. Il libro, oggi divenuto di 455 pagine, abbraccia in 33 incisivi e sintetici capitoli una larga varietà di politiche inconsuete, che mirano a modificare la struttura dei mercati, il comportamento d’impresa, le scelte dei consumatori, il modo con cui si prendono le decisioni. Tutto questo all’interno di un prospettiva di governance multi-livello, dal globale al locale, che contrasta l’elusione delle responsabilità e fornisce invece ruoli e strumenti attivabili a ciascun livello decisionale. Dopo aver raccolto l’elogio di Bill McKibben e di chi ha presieduto una sessione dei negoziati climatici globali (la COP9), il libro offre ad a decisori politici e cittadini impegnati informazioni e strumenti per agire per ridurre i consumi energetici e le emissioni di gas serra.
Invece di schierarsi con gli inquinatori (e considerare quindi la mitigazione come un costo, da minimizzare tramite obiettivi poco ambiziosi, da rimandare alle calende greche, da spostare sui paesi in via di sviluppo e di cui gravare settori economici fragili e poco capaci di fare lobbying), il libro assume il punto di vista delle imprese della green economy - e quello di chi ama il pianeta e gli esseri viventi – dimostrando come si possa fare della mitigazione un fattore propulsivo di innovazione, imprenditorialità, fatturato, occupazione, introiti fiscali, stabilità finanziaria, benessere e felicità individuale e collettiva.
I contributi di psicologi, sociologi, economisti e testimoni privilegiati si complementano l’un l’altro, offrendo un menù tutto da declinare per paese e per settore di emissioni, attraverso policy packages in cui inglobare questioni di interesse ulteriore. Ad esempio durante operazioni di rigenerazione urbana è possibile puntare a fare dei veri e propri nuovi ecoquartieri, dalle prestazioni ambientali eccellenti, sia sul piano degli edifici che degli spazi pubblici e della mobilità, ottenendo vantaggi di vivibilità e risparmi. (altro…)
Presentata inizialmente ad un side-event nel contesto del vertice di Copenhagen del 2009, questa raccolta di politiche economiche innovative per ridurre le emissioni si offre all’interesse dei policymaker di tutto il mondo. Il libro, oggi divenuto di 455 pagine, abbraccia in 33 incisivi e sintetici capitoli una larga varietà di politiche inconsuete, che mirano a modificare la struttura dei mercati, il comportamento d’impresa, le scelte dei consumatori, il modo con cui si prendono le decisioni. Tutto questo all’interno di un prospettiva di governance multi-livello, dal globale al locale, che contrasta l’elusione delle responsabilità e fornisce invece ruoli e strumenti attivabili a ciascun livello decisionale. Dopo aver raccolto l’elogio di Bill McKibben e di chi ha presieduto una sessione dei negoziati climatici globali (la COP9), il libro offre ad a decisori politici e cittadini impegnati informazioni e strumenti per agire per ridurre i consumi energetici e le emissioni di gas serra.
Invece di schierarsi con gli inquinatori (e considerare quindi la mitigazione come un costo, da minimizzare tramite obiettivi poco ambiziosi, da rimandare alle calende greche, da spostare sui paesi in via di sviluppo e di cui gravare settori economici fragili e poco capaci di fare lobbying), il libro assume il punto di vista delle imprese della green economy - e quello di chi ama il pianeta e gli esseri viventi – dimostrando come si possa fare della mitigazione un fattore propulsivo di innovazione, imprenditorialità, fatturato, occupazione, introiti fiscali, stabilità finanziaria, benessere e felicità individuale e collettiva.
I contributi di psicologi, sociologi, economisti e testimoni privilegiati si complementano l’un l’altro, offrendo un menù tutto da declinare per paese e per settore di emissioni, attraverso policy packages in cui inglobare questioni di interesse ulteriore. Ad esempio durante operazioni di rigenerazione urbana è possibile puntare a fare dei veri e propri nuovi ecoquartieri, dalle prestazioni ambientali eccellenti, sia sul piano degli edifici che degli spazi pubblici e della mobilità, ottenendo vantaggi di vivibilità e risparmi. (altro…) Una storia positiva?
Fra errori e imprecisioni, un breve articolo riesce a trovare una storia positiva in una “tragedia climatica di cui nessuno sembra curarsi”
Già in altri post (qui, qui e qui) abbiamo avuto modo di notare il ritardo della cultura italiana e degli “opinion leader” nel capire la portata della crisi climatica, la gravità della situazione nella sua prospettiva storica, le sue cause profonde, le implicazioni per le future generazioni. È frequente la sottovalutazione del problema, o all’opposto la sua spettacolarizzazione scandalistica, la citazione di dati sbagliati o imprecisi, l’incapacità di cogliere l’aspetto “sistemico” delle modifiche al clima e le loro conseguenze a lungo termine.
Un esempio recente è l’articolo di Loretta Napoleoni sul Venerdì di Repubblica del 12 ottobre, intitolato “In Groenlandia l’effetto serra è una manna”.
“Mentre uno stuolo di avvocati si contende lo sfruttamento del Circolo Polare Artico a nome delle cosiddette potenze “artiche”, è in Groenlandia che si intravedono i primi germogli dell’economia prodotta dal surriscaldamento della Terra. Negli ultimi 15 anni la temperatura in quest’isola nordica è salita di ben 4,5 gradi centigradi, troppo per l’industria ittica locale. Tanti, troppi pesci hanno preso la strada per il nord, tra cui i famosi gamberetti che davano da vivere ad intere comunità.”
L’aumento di temperatura i Groenlandia di 4,5 gradi in soli 15 anni è un dato sbalorditivo; è vero che la zona artica si è scaldata notevolmente e più velocemente del resto del pianeta per effetto del “amplificazione polare” del riscaldamento globale (qui i dettagli), ma un riscaldamento di 4,5 gradi in 15 anni è un dato sbagliato. (altro…)
Un esempio recente è l’articolo di Loretta Napoleoni sul Venerdì di Repubblica del 12 ottobre, intitolato “In Groenlandia l’effetto serra è una manna”.
“Mentre uno stuolo di avvocati si contende lo sfruttamento del Circolo Polare Artico a nome delle cosiddette potenze “artiche”, è in Groenlandia che si intravedono i primi germogli dell’economia prodotta dal surriscaldamento della Terra. Negli ultimi 15 anni la temperatura in quest’isola nordica è salita di ben 4,5 gradi centigradi, troppo per l’industria ittica locale. Tanti, troppi pesci hanno preso la strada per il nord, tra cui i famosi gamberetti che davano da vivere ad intere comunità.”
L’aumento di temperatura i Groenlandia di 4,5 gradi in soli 15 anni è un dato sbalorditivo; è vero che la zona artica si è scaldata notevolmente e più velocemente del resto del pianeta per effetto del “amplificazione polare” del riscaldamento globale (qui i dettagli), ma un riscaldamento di 4,5 gradi in 15 anni è un dato sbagliato. (altro…)
Una risposta a Beppe Severgnini: non c’è la libertà di disinformare
Sulla rubrica “Italians” del Corriere della Sera, Beppe Severgnini ha sostenuto in risposta alla lettrice Sara Milanesi la necessità di pubblicare tutte le opinioni, anche quelle che negano la scienza del clima. Pubblichiamo la replica di Paolo Gabrielli, in cui si spiega come la libertà d’opinione non dovrebbe essere confusa con la libertà di disinformare. Lettera di Sara Milanesi Caro Beppe, che vergogna che pubblichiate lettere disinformanti come “Global Warming: e l’alto Medioevo?” di mercoledì 16 ottobre senza neppure...
Un delirio a Otto e mezzo: altri record per il Prof. Battaglia
Nella puntata di Otto e mezzo del 28 settembre, il presunto esperto Prof. Franco Battaglia è riuscito a proferire 24 fra falsità e dati sbagliati sul tema dei cambiamenti climatici nei suoi 11 interventi durati in tutto 10’33”. In media, un errore ogni 26 secondi. Ogni volta che prende la parola in media riesce a dire almeno due cose sbagliate. Abbiamo scritto una lettera alla conduttrice. È stata inoltre creata su Change.org una petizione “Cambiamenti climatici: nessuno spazio per posizioni...
Premio “A qualcuno piace caldo” 2018
Il raggiungimento dell’estensione minima dei ghiacci artici è tradizionalmente l’occasione per assegnare il Premio “A qualcuno piace caldo”, “alla persona o all’organizzazione italiana che più si è distinta nel diffondere argomentazioni e notizie errate sulla fenomenologia dei cambiamenti climatici, sugli impatti e sui costi e benefici delle misure di mitigazione”. Come per l’anno 2017, in cui il premio non è stato assegnato, per l’anno 2018 i membri del Comitato Scientifico di Climalteranti non hanno trovato negli interventi sui principali quotidiani...
Buona settimana per il clima e buon #climatestrike
Dal 23 al 27 settembre si tiene a New York la Settimana per il clima 2019, un appuntamento di grande importanza per la mobilitazione mondiale contro il cambiamento climatico e per l’aumento degli impegni concreti di riduzione delle emissioni di gas serra. La fitta agenda di appuntamenti riguarda molti aspetti, come si vede dalle 11 categorie in cui sono stati suddivisi gli eventi: Youth & Climate Activism Energy Transition Industry Transition Clean Transport, Buildings and Infrastructure Food, Land and Nature...
Introdurre un prezzo minimo sulle emissioni climalteranti: una Iniziativa dei Cittadini Europei
Climalteranti invita ad aderire a un’iniziativa a scala europea per assegnare un costo maggiore alla CO2 scaricata in atmosfera L’Iniziativa dei Cittadini Europei “A price for carbon to fight climate change” è stata recentemente dichiarata ammissibile dalla Commissione Europea. A breve prenderà avvio la raccolta delle firme necessarie a sottoporre la proposta al Parlamento Europeo. Le firme devono raggiungere la quota di un milione in sette diversi Paesi europei. A quel punto, la proposta contenuta nell’Iniziativa dei Cittadini Europei...
Record di caldo e prime “mobilitazioni climatiche” sindacali in Italia
Durante un’estate rovente in gran parte dell’Europa, in Italia sono avvenuti i primi scioperi contro condizioni di lavoro insostenibili per via delle ondate di calore, rese più frequenti e intense dal riscaldamento globale. Simone Casadei, Sylvie Coyaud, Mario Grosso, Stefano Caserini, Federico Antognazza
Alcune letture per le vacanze
Traduzione in italiano del SPM dello Special Report IPCC su 1.5°C È stata pubblicata dalla Società Italiana per la scienza del clima la traduzione in italiano del Sommario per i decisori politici del Rapporto speciale dell’IPCC su 1,5°C di riscaldamento globale. Suggeriamo la lettura, è davvero molto ben fatto, si scarica direttamente qui. E per chi vuole approfondire, qui si trovano tutti i capitoli del Rapporto. Articoli scientifici Sul Nature e su Nature Geoscience, tre importanti studi di paleoclimatologia...
Piantare alberi può salvare il clima?
Pubblichiamo la traduzione del post di Stefan Rahmstorf su Realclimate, su un tema che ha fatto recentemente molto discutere Di recente i media si sono occupati di un nuovo studio pubblicato da ricercatori dell’ETH di Zurigo (Bastin et al. 2019). I ricercatori si sono chiesti quanto carbonio potremmo sequestrare piantando alberi in tutto il mondo laddove i terreni non sono già destinati all’agricoltura o alle città. Dall’aria le foglie degli alberi estraggono carbonio sotto forma di anidride carbonica –...
Quattro mozioni per agire contro i cambiamenti climatici
Il 5 giugno 2019 sono state discusse in Senato quattro mozioni sul tema dei cambiamenti climatici. Per chi ricorda i passi falsi dei senatori italiani su questo tema (nel 2009, nel 2010 e nel 2014) è sicuramente una buona notizia che tutte e quattro le mozioni presentate non contenevano alcun accenno a posizioni negazioniste. Al contrario, proponevano impegni chiari ad agire per contrastare il cambiamento climatico. Due di queste mozioni impegnavano anche a dichiarare “lo stato di emergenza climatica”. Sono...
Il riscaldamento globale è di origine antropica
Pubblichiamo la lettera aperta, iniziata da Roberto Buizza il 3 luglio 2019, e al 7 10 luglio * firmata da 205 300 persone di scienza e cultura, tra cui moltissimi esperti di fisica del sistema Terra e del clima, e supportata e firmata da SISC, la Società Italiana Scienze del Clima. Al Presidente della Repubblica Al Presidente del Senato Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Consiglio dei Ministri 7 luglio 2019 IL RISCALDAMENTO GLOBALE È DI...