MitigazioneTrasporti

L’Italia in ritardo sulla diffusione delle auto elettriche

In molti paesi europei la mobilità elettrica si sta diffondendo più velocemente che in Italia, a causa di scelte politiche più lungimiranti. Se si aggiunge l’insufficienza della promozione anche delle altre forme di mobilità sostenibile (trasporto pubblico, mobilità non motorizzata, ecc.) appare a rischio il raggiungimento degli obiettivi sulla riduzione delle emissioni di gas climalteranti già assunti dall’Italia in sede europea.   Rifornimento elettrico auto elettricaPartiamo dai dati. L'Italia nel 2021 ha emesso 417,5 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, di cui l’80% imputabili alla sola CO2, il 15% al metano e il resto ad altri gas serra. Pur in presenza di oltre un terzo del territorio a bosco (37%), gli assorbimenti forestali sono stati modesti, -27 Mt CO2eq, e di conseguenza le emissioni nette sono pari a 390 Mt CO2eq, ovvero 6,6 t CO2eq pro capite. Le emissioni dovute ai soli trasporti sono state pari a 102 milioni di tonnellate (il 24% del totale), due terzi delle quali sono da imputare alle autovetture, per lo più private. In effetti gli italiani possiedono e usano moltissime, troppe auto: con una popolazione inferiore ai 59 milioni di abitanti, e in calo di circa 180mila unità ogni anno, le auto immatricolate a fine 2022 erano ben 39,2 milioni, in sostanza una per ogni patentato. I motivi sono o dovrebbero essere piuttosto chiari: la cattiva qualità e palese insufficienza dei trasporti pubblici urbani e metropolitani, la grande dispersione dei residenti in una miriade di centri abitati per lo più medi e piccoli, cattive politiche urbanistiche che hanno portato alla costruzione di aree residenziali, lavorative e commerciali in zone dove il trasporto pubblico non arriva, o fornisce un servizio assolutamente insufficiente, talvolta persino con l’eliminazione o interruzione di ferrovie locali. (altro…)
Eventi estremiStatisticheTemperature

Attenzione alle temperature!

Una gran parte dell’Italia e diversi altri posti nel mondo stanno sperimentando, negli ultimi giorni, temperature molto alte. Per chi ha capito in cosa consiste il riscaldamento globale, non c’è niente di anomalo: un aumento delle temperature medie comporta anche un aumento della frequenza dei valori più estremi delle temperature. Al di là di chi non riesce ad arrendersi all’evidenza del dispiegarsi degli effetti della crisi climatica, neppure quando la vive sulla propria pelle, non c’è però molta chiarezza su cosa siano e come vengano misurati i dati di temperatura citati da quotidiani, televisioni e social media, comunicati da agenzie meteorologiche o da istituti scientifici. Proviamo a spiegarlo.   La temperatura dell’aria a livello del suolo Quando si parla della temperatura di un luogo si intende generalmente la temperatura dell’aria vicino alla superficie del suolo. I protocolli di misura stabiliscono di misurarla tra 1,25 e 2 metri dal suolo, con sensori classicamente montati in capannine di misura (i cosiddetti Stevenson Screen) dislocate in varie parti delle città e dei territori. Termometro ariaNegli ultimi anni si sono diffusi sensori elettronici più moderni (il più comune è la cosiddetta Pt100, resistenza al platino da 100 ohm), racchiusi in piccoli schermi ventilati naturalmente (v. foto), e connessi con un data logger trasmettitore, che si possono collocare direttamente all’esterno, senza bisogno di capannina. In entrambi i casi, il sensore (il termometro) deve essere posizionato in modo da essere sempre riparato dalla radiazione solare, per non rimanere surriscaldato da essa. Le modalità di schermatura rispondono a criteri rigidi dettati dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) (altro…)
AttribuzioneEventi estremiPrecipitazioniProtocollo di Kyoto

Alcune gravi limitazioni nello studio del World Weather Attribution sull’Emilia-Romagna

Usando una metodologia rapida e semplificata, e inadatta al contesto, lo studio non ha rilevato una connessione statistica tra cambiamento climatico e le precipitazioni estreme cadute in una parte dell’Emilia-Romagna; ma non ha certo dimostrato che questo legame non esista.   Sta facendo molto discutere lo studio di 14 scienziati internazionali “Limited net role for climate change in heavy spring rainfall in Emilia-Romagna”, pubblicato sul sito del World Weather Attribution (WWA), un gruppo di ricerca che da anni studia il legame fra eventi meteorologici estremi ed il cambiamento climatico. Come si può evincere già dal titolo, lo studio non evidenza un legame significativo fra il cambiamento climatico globale e lo straordinario evento meteorologico che ha colpito l’Emilia-Romagna nel mese di maggio. Lo studio disponibile non è stato soggetto al processo di peer review (revisione dei pari) che viene effettuato prima della pubblicazione su una rivista scientifica, e solo il protocollo di valutazione probabilistica su cui si basa è stato pubblicato dopo revisione dei pari. Non è stato al momento pubblicato su alcuna rivista scientifica, è solo disponibile nel “repository” Spiral dell’Imperial College London. Pur non mettendo in discussione in alcun modo la competenza dei 14 autori e la qualità del valore del lavoro del WWA in generale, alcuni aspetti dello studio appaiono deboli, come mostriamo qui di seguito.   Scelta delle stazioni osservative Il lavoro confronta tre set di dati: (altro…)
Eventi estremiPrecipitazioni

Sì, c’è un legame fra riscaldamento globale ed eventi estremi

Secondo la comunità scientifica, già si vedono i segni dell’intensificazione delle precipitazioni in molte parti del mondo, e su scala globale le piogge forti diventeranno più frequenti e più intense che nel recente passato. La grande siccità dei primi mesi del 2023 e la successiva alluvione in Romagna ha portato alla ribalta dei media nazionali il legame fra il surriscaldamento globale e l’aumento della frequenza degli eventi estremi. Diverse trasmissioni televisive hanno, purtroppo, nuovamente dato ampi spazi all’antiscienza, in dibattiti popolati dai soliti opinionisti negazionisti spacciati per esperti (Franco Prodi e Alberto Prestininzi in prima fila). Ci siamo ormai stancati di commentare queste mortificanti parodie di giornalismo televisivo, o il diluvio di stupidaggini pubblicate su Il Foglio, Il Giornale, Libero e la Verità. Riteniamo più utile ricordare come la scienza del clima abbia studiato in modo approfondito il legame fra l’aumento delle temperature e l’aumento dell’intensità e durata di ondate di calore, siccità o precipitazioni intense, arrivando a conclusione chiare.   Un legame studiato da anni Rapporto Speciale pubblicato da IPCCPrima di tutto va detto che gli scienziati studiano questo legame da diversi decenni. Nel marzo del 2012 l’IPCC ha pubblicato il Rapporto Speciale  proprio sul tema degli eventi estremi (Managing the risks of extreme events and disasters to advance climate change adaptation), una sintesi di più di 500 pagine della conoscenza scientifica di allora, con centinaia di riferimenti bibliografici a lavori pubblicati nel decennio precedente. In questo rapporto già si sottolineava che la variabilità climatica naturale e i cambiamenti climatici di origine antropoegenica  possono influenzare la frequenza, l’intensità, l’estensione spaziale e la durata di alcuni eventi meteo-climatici estremi.  Il Quinto Rapporto di Valutazione sul clima (Assessment Report 5, AR5) del 2013-2014 e il Sesto Rapporto IPCC (AR6) sul clima hanno ulteriormente approfondito la conoscenza su questo tema. Nel Rapporto del primo gruppo di lavoro dell’AR6 è disponibile un intero capitolo, l’undicesimo, intitolato “Weather and Climate Extreme Events in a Changing Climate”: 254 pagine, 29 figure, quasi duemila riferimenti bibliografici. (altro…)
EmissioniObiettivi

Un’allarmante distanza dagli obiettivi di riduzione di gas serra al 2030

Con le politiche approvate fino a fine 2021, si prevede per l’Italia al 2030 una riduzione delle emissioni pari a meno della metà di quanto richiesto a livello europeo.   È stato appena pubblicato il rapporto “Le emissioni di gas serra in Italia: obiettivi di riduzione e scenari emissivi”, da parte di ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Si tratta di un rapporto “ufficiale” sull’andamento delle emissioni italiane, in quanto gli autori sono in buona parte componenti del gruppo che annualmente realizza le stime delle emissioni di gas serra (e degli assorbimenti di CO2) per l’Italia, dati che sono poi comunicati a livello europeo e alla Convenzione delle Nazioni Unite sul clima (UNFCCC). Dopo le 7 pagine del capitolo 2 “Il contesto normativo internazionale ed europeo”, un riassunto molto utile sui principali risultati degli ultimi 30 anni di negoziato sul clima e politiche europee, le 28 pagine del capitolo 3 “L’inventario nazionale dei gas serra” presentano un quadro dettagliato e coerente delle emissioni italiane, il trend dal 1990 al 2021, e la suddivisione per i settori emissivi: nelle 8 tabelle e 29 figure sono mostrati anche gli andamenti dei fattori che determinano le emissioni, ad esempio le percorrenze veicolari o il numero di viaggi aerei.   La riduzione delle emissioni di gas serra in Italia La sostanza è che l’Italia ha ridotto le sue emissioni climalteranti annue, calcolate in termini di CO2 equivalente, senza considerare i cambiamenti di uso dei suoli (chiamati LULUCF - land use, land use change and forestry, include l’assorbimento di CO2 delle foreste ed altre emissioni dovute a tagli e incendi delle foreste), da 521 a 418 milioni di tonnellate nel periodo 1990-2021. Dopo aver rispettato gli impegni del primo periodo del Protocollo di Kyoto (dal 1990 al 2008-2012), seppur con l’acquisto di crediti del mercato del carbonio per circa un terzo del suo obiettivo di riduzione, l’Italia ha rispettato i suoi impegni europei per il periodo 2013-2020, superando di molto i propri obiettivi di riduzione. (altro…)
biocharRimozione CO2

La rimozione di CO2 atmosferica con il biochar

Un’opzione per rimuovere CO2 dall’atmosfera, che coinvolge ancora il suolo, è quella basata sulla produzione e il successivo spandimento sui terreni agricoli del biochar. Il termine “biochar” è un neologismo, in cui il prefisso “bio” è unito al termine “char”, una forma contratta della parola inglese “charcoal”, in italiano “carbone vegetale”. La scelta linguistica del “bio” è volta ad indicare un uso prettamente “agronomico”, rispetto ad altri usi tipici del passato.   La produzione del char: un processo antico Il biochar è un materiale carbonioso che si ottiene trasformando termo-chimicamente una qualsiasi biomassa organica, in assenza di ossigeno. Quando la temperatura supera i 200 °C e non c'è ossigeno per innescare la combustione, il materiale organico inizia a modificarsi liberando calore, un liquido denso detto “tar” e un gas infiammabile composto per lo più da monossido e biossido di  carbonio (CO e CO2), metano (CH4) e idrogeno (H) che prende il nome convenzionale di syngas. Il processo, noto come “pirolisi” porta alla completa gassificazione anche del tar e se non si eccedono i 600-700 °C non si producono quasi ceneri e la pirolisi giunge naturalmente a termine lasciando un residuo ad alto contenuto di C, infiammabile, leggero e poroso (densità fra 0.2 e 0.6 t/m3). Il carbone vegetale mantiene gran parte della struttura tridimensionale della biomassa originale, lasciando quasi inalterata la trama dei vasi legnosi e di altri elementi che davano sostegno e forma ai tessuti vegetali originali. (altro…)
AdattamentoComunicazioneMitigazioneScienza

Il Rapporto di Sintesi del Sesto Rapporto di valutazione dell’IPCC

È stato pubblicato la scorsa settimana il Rapporto di Sintesi del Sesto Rapporto IPCC. Si tratta del volume finale del sesto ciclo di valutazione, iniziato nel febbraio 2021 con il rapporto del Primo Gruppo di Valutazione (la scienza del clima), proseguito nel febbraio 2022 con il rapporto del Secondo Gruppo di lavoro (le conseguenze ambientali e socioeconomiche dei cambiamenti climatici) e quindi nell'aprile 2022 con il rapporto del Terzo Gruppo di lavoro (le strategie di mitigazione). Il rapporto di sintesi è quindi un distillato dei tre volumi. Un rapporto di 85 pagine, con un Sommario per i Decisori Politici di 36 pagine, che può essere considerato quindi la summa di quanto la comunità scientifica ritiene importante e meritevole di attenzione da parte dei decisori politici sul tema del cambiamento climatico e delle azioni per contrastarlo. Sia il Rapporto di Sintesi che il suo Sommario sono composti da 4 sezioni: Sezione 1: Introduzione Sezione 2: Stato attuale e tendenze Sezione 3: Futuri climatici e di sviluppo a lungo termine Sezione 4: Risposte a breve termine al clima che cambia. Le 18 figure del Rapporto e le 7 figure del Sommario (disponibili qui in alta risoluzione) costituiscono uno straordinario e accurato concentrato di informazioni. C’è davvero l’imbarazzo della scelta fra le tantissime informazioni presenti nel rapporto. Scegliamo qui quattro figure particolarmente riuscite. La prima deriva dal riquadro c della figura SPM1, che mostra i cambiamenti osservati (1900-2020) e previsti (2021-2100) nella temperatura superficiale globale (rispetto al 1850-1900), e mostra come il clima è già cambiato e cambierà nel corso della vita di tre generazioni rappresentative (nati nel 1950, 1980 e 2020). (altro…)
CDRSuolo

Le strategie per la rimozione della CO2: i suoli

Fra le strategie “convenzionali” di rimozione di CO2 dall’atmosfera (carbon dioxide removal, CDR), negli ultimi anni è molto aumentato l’interesse per l’assorbimento di carbonio tramite l’adozione di pratiche agricole conservative, con il conseguente stoccaggio permanente di carbonio nel suolo. I suoli, pur se soggetti a consistenti perdite di carbonio nel corso degli ultimi secoli a causa delle pratiche agricole, presentano un contenuto di carbonio pari a circa il doppio del contenuto attuale di carbonio dell’atmosfera, e circa il quadruplo di quello contenuto  nella vegetazione. Un incremento di appena qualche punto percentuale del contenuto medio di carbonio nei suoli mondiali potrebbe dunque determinare importanti assorbimenti di CO2 atmosferica. Secondo i dati presenti nel quinto capitolo del Primo volume del Sesto Rapporto IPCC (AR6-WG1, Fig. 5.12), il contenuto medio di carbonio nel periodo 2011-2019 dei diversi “serbatoi” non oceanici è stato: (altro…)
CDRforesteInventario emissionimodelli

Le strategie per la rimozione della CO2: le foreste

Come spiegato nel precedente post, il recente rapporto coordinato dall’Università di Oxford stima che la gran parte dell’attuale rimozione antropogenica di CO2 dall’atmosfera (carbon dioxide removal, CDR) – circa 2 miliardi di tonnellate (Gt) di CO2 all’anno – avviene nell’ambito delle CDR “convenzionali”, soprattutto grazie alle foreste gestite. Di altre CDR convenzionali, incluse quelle che mirano ad aumentare il tenore di carbonio nei suoli agricoli, e delle CDR ”innovative”, parleremo in successivi post. Le foreste, in realtà, assorbono molto più di 2 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno. Complessivamente, gli ecosistemi terrestri (fatti soprattutto da foreste, più un piccolo contributo di aree umide e praterie-pascoli) assorbono oltre 11 Gt CO2 all’anno, pari al 29% di tutte le emissioni di CO2 antropogenica, inclusi i combustibili fossili e la deforestazione (fonte: dati Global carbon budget 2022 – qui le slide). (altro…)
Accordo di ParigiCDRMitigazione

Rimozione della CO2 dall’atmosfera, dove siamo e dove stiamo andando?

Iniziamo con questo testo una serie di post su uno dei temi di grande interesse e di frontiera nella lotta al cambiamento climatico; un tema di cui ancora poco si conosce in Italia, nonostante una produzione scientifica rilevante e cresciuta in modo esponenziale negli ultimi anni.   Nelle scorse settimane varie testate e siti web (tra cui Bbc, Economist, Nature e Carbon Brief) hanno riportato i risultati di un rapporto coordinato dall’Università di Oxford, intitolato “State of Carbon Dioxide Removal (CDR)” e dedicato alle strategie di rimozione di CO2 dall'atmosfera. La CDR consiste nel catturare la CO2 dall'atmosfera e stoccarla in modo duraturo sul/nel suolo, nell'oceano, in formazioni geologiche o in prodotti. Il rapporto fornisce una definizione precisa di cosa sia e cosa non sia CDR, ad esempio distinguendo la CDR da altre tecniche che catturano e stoccano CO2, ma prendendola dai fumi di combustione dei combustibili fossili (CCS), e precisa l’importanza che la cattura sia seguita da uno stoccaggio duraturo. Basandosi anche su altri rapporti e rassegne già pubblicate in letteratura (ad esempio dal Sesto Rapporto IPCC – terzo gruppo di lavoro, o dalle National Academies of Sciences, Engineering & Medicine USA), nonché su più di duecento fra le migliaia di pubblicazioni ormai uscite sul tema (di particolare importanza questa review in tre parti pubblicata su Environmental Research Letters nel 2018 di Minx et al e Fuss et al, Nemet et al), il rapporto fornisce una panoramica chiara, autorevole e aggiornata sul tema CDR, utile per coloro che vogliono capire quale ruolo potrà giocare per il raggiungimento degli obiettivi climatici. Il rapporto dell’Università di Oxford è (altro…)
IncertezzaNegazionismo

Quando la scienza si piega alla politica: il negazionismo climatico nel rapporto del Dipartimento dell’Energia USA

Il 23 luglio 2025, il Dipartimento dell’Energia (DOE) degli Stati Uniti ha pubblicato un documento intitolato A Critical Review of Impacts of Greenhouse Gas Emissions on the U.S. Climate. Il rapporto si vorrebbe proporre come una revisione critica del consenso scientifico sui cambiamenti climatici, in aperto contrasto rispetto agli esiti consolidati del Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC (AR6), che rappresenta la sintesi più autorevole, completa e condivisa della letteratura scientifica sul clima. La pubblicazione del DOE è volta a sostenere...
Protocollo di Kyoto

Tira un gran brutto vento

L’Italia ha un grosso problema con l’energia eolica, ma non è quello di cui si parla di solito sui media e sui social: il problema principale dell’eolico italiano è che se ne installa troppo poco. I dati Terna dicono infatti che a maggio 2025 sono presenti in Italia solo circa 13 GW eolici, a fronte di quasi 40 GW di potenza fotovoltaica. Inoltre, il ritmo delle nuove installazioni è lentissimo rispetto alle esigenze della decarbonizzazione. Infatti, mentre tra dicembre 2023...
Recensione

Diluvio, un grande romanzo sulla crisi climatica

Nel suo fortunato saggio La grande cecità, lo scrittore Amitav Ghosh aveva osservato come la letteratura contemporanea avesse ignorato o quantomeno sottovalutato il tema del cambiamento climatico. Secondo lo scrittore indiano, “Il cambiamento climatico è troppo impensabile per la nostra cultura narrativa; la sua esclusione è una delle forme di “cecità” della nostra epoca.”. Secondo Gosh, pensare alla crisi climatica come qualcosa di eccezionale, improbabile e non realistico, porta scrittori e in generale gli intellettuali a relegarla nel genere della...
RecensioneStoriaTemperature

La storia del clima in Italia

È da poco uscito l’ultimo libro del climatologo Luca Mercalli, una cronistoria del clima nel nostro territorio nazionale, dalla preistoria ai giorni nostri. Un racconto che unisce la scienza del clima alla storia e alla cultura del nostro paese, frutto di decenni di ricerche, ricchissimo di storie, di rimandi alle fonti e di citazioni di lavori scientifici. Un lavoro prezioso e originale, raccomandato a chiunque voglia meglio capire cosa è stato il clima che abbiamo ormai così pesantemente alterato, ed...
Climalteranti.it
Appello

Il momento delle scelte: un obiettivo di riduzione del -90 al 2040 per l’Unione europea

Nelle prossime settimane il Consiglio europeo dovrà raggiungere un accordo sull’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra europee nel 2040, da inserire nel terzo NDC che l’Unione europea dovrà comunicare in settembre all’UNFCCC. La precedente Commissione europea aveva nel febbraio 2024 proposto una riduzione del -90% (rispetto al 1990), sulla base di una “valutazione di impatto” (qui una valutazione dell’ European Parliamentary Research Service) e assumendo il valore inferiore dell’intervallo di riduzione raccomandato dall’ESABCC (European Scientific Advisory Board on...
Religione

Il clima come bene comune

Nel dibattito sul pontificato di Papa Francesco, recentemente scomparso, poco spazio ha ricevuto l’attivismo del Pontefice sulla questione climatica, che si è manifestato in numerosi atti. Innanzitutto la lettera enciclica Laudato Si’- sulla cura della casa comune pubblicata nel 2015, cui ha fatto seguito nel 2023 l’esortazione apostolica Laudate Deum – a tutte le persone di buona volontà sulla crisi climatica. Inoltre, col pontificato di Bergoglio, la Santa Sede è diventata parte dell’UNFCCC, ha ratificato l’Accordo di Parigi (presentando il...
Emissioni

L’Italia si sta allontanando dai suoi obiettivi sul clima

I dati dell’inventario nazionale delle emissioni di gas serra, da poco pubblicati da ISPRA, mostrano come per il terzo anno consecutivo l’Italia registri emissioni maggiori di quelle previste dagli impegni assunti in ambito europeo. Pur se anche nel 2023 le emissioni italiane di gas serra sono diminuite, la riduzione è ben al di sotto di quanto previsto dagli obiettivi approvati dall’Italia. Aumenta dunque la quantità di emissioni che sarà da recuperare entro il 2030, rendendo il raggiungimento dell’obiettivo sempre più...
Come comunicare la crisi climatica ai disimpegnati
Comunicazione

Come comunicare la crisi climatica ai disimpegnati

Una guida realizzata nell’ambito del progetto europeo NoPlanetB fornisce utili suggerimenti su come sensibilizzare sul cambiamento chi oggi lo considera un tema secondario.   Diversi segnali suggeriscono come negli ultimi anni la scienza in generale sia stata messa sempre più in discussione, sia da parte dell’opinione pubblica che da alcuni settori politici e mediatici, sulla scia di una generale messa in discussione di alcuni valori ai quali eravamo abituati, fra cui inclusione, democrazia, un ruolo super partes delle istituzioni pubbliche....
Immaginre sulla Neutralità climatica 100%
EnergiaMitigazione

100% di elettricità rinnovabile è possibile

Un rapporto mostra in 40 punti come la decarbonizzazione del sistema elettrico solo con energia rinnovabile non solo sia possibile, ma può essere realizzata in diversi modi, caratterizzati da alcuni elementi comuni.   È stato recentemente presentato Il Rapporto “Elementi per un’Italia 100% rinnovabile”, promosso dalla Rete 100% Rinnovabili, preparato e sottoscritto da 25 docenti e ricercatori italiani, che mostra come sia possibile e conveniente decarbonizzare la produzione di elettricità utilizzando unicamente fonti energetiche rinnovabili. Il documento discute le leve...
Copertina di "Manuale di psicologia"
Psicologia

Il manuale di psicologia climatica: una guida per affrontare l’impatto psicologico della crisi climatica ed ecologica

Negli ultimi anni, la crisi climatica ed ecologica è passata da questione scientifica e politica ad una vera e propria emergenza di salute pubblica. L’aumento degli eventi estremi e delle loro conseguenze disastrose ha effetti su scala globale, con gravi ripercussioni sulla salute fisica (Filippini et al., 2024) e mentale (IPCC, 2022; Charlson et al., 2021: Cianconi et al. 2023).   Il Manuale Oltre all’aumento di disturbi psichiatrici come il disturbo post-traumatico da stress e la depressione maggiore dopo eventi...