Notizie e approfondimenti sul clima che cambiaPosts RSS Comments RSS

2 Aprile 2012

Ritorno al Medioevo?

Categorie: Bufale, Eventi estremi, Religione  -  Postato da: 

Il 31 marzo in prima pagina,La Repubblica ospitava l’articolo “Caldo record e fiumi a secco il nord prega per la pioggia“.
Nell’articolo, proseguito alle pagine 28 e 29 con il titolo “Preghiere, processioni e croci nei campi. Il nord riscopre gli antichi riti anti-siccità“, Jenner Meletti racconta come al termine di un mese caldo e siccitoso, come è stato il marzo 2012, si stanno riscoprendo antichi riti per scongiurare la siccità: processioni, croci con rametti di ontano, statue dei Santi messe con i piedi nell’acqua.
Un riquadro in evidenza, per lettori frettolosi, recita: “Il sindaco di Trebaseleghe: Dio fa piovere in risposta ai nostri atti, lo dice la Bibbia“; e un altro “A Firenze il Cardinale Betori scrive una lettera ai parroci: organizzate veglie”.
L’articolo finisce invitando a evitare, in caso di insuccesso, le reazioni scomposte di un tempo: in Sicilia, San Giuseppe gettato in un giardino bruciato dal caldo nel 1893, strappo delle ali d’oro a San Michele Arcangelo a Caltanisetta, denudamento e minacce d’impiccagione allo stesso santo a Licata.
“Almeno per ora, meglio preparare solo le croci bianche d’ontano.”

L’ondata di caldo del marzo scorso in pianura padana è stata davvero un “evento estremo”, come mostrano i primi dati, ancora provvisori, provenienti da alcuni osservatori storici; per esempio a Torino marzo 2012 è stato il secondo più caldo dal 1753, con una temperatura di  +13.5 °C (+4.4 °C rispetto al trentennio 1961-90, il più caldo mese di marzo è stato nel 1997); oppure a Modena dove dall’inizio delle osservazioni dell’Osservatorio Geofisico universitario, nel 1830, non si registrava un mese di marzo così caldo e nel contempo da altrettanto non si osservavano 12 mesi (aprile 2011-marzo 2012) così poco piovosi. Continua a leggere…


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25 Marzo 2012

Due conferenze di Gavin Schmidt

Categorie: Convegni  -  Postato da: 

Il famoso climatologo Gavin Schmidt del NASA Goddard Institute for Space Studies di New York terrà questa settimana due conferenze a Venezia, presso l’Università Ca’ Foscari, Aula 10B, Dipartimento di Economia, S. Giobbe, Cannaregio 873:

The use of paleorecords in constraining future climate projections
Martedì 27 marzo, ore 14.00 – 16.00

Communicating climate change issues
Giovedì 29 marzo, ore 14.00 – 16.00

Gavin Schmidt è una delle voci più conosciute del dibattito sul tema dei cambiamenti climatici.
Ha contribuito a sviluppare il ModelE GCM, il modello climatico accoppiato atmosfera-oceano del GISS, che viene correntemente utilizzato per la comprensione del clima presente e passato e per le proiezioni climatiche. Fra gli studi paleoclimatici troviamo il clima dell’Olocene, le condizioni del PETM e il cosiddetto 8.2 kyrs event. Sul periodo più recente, ha studiato gli effetti di varie forzanti, dagli aerosol al sole alla CO2. Ovviamente c’é molto altro come si vede dal numero impressionante di pubblicazioni sul tema della paleoclimatologia e della modellistica climatica.
Gavin è uno dei fondatori e uno dei principali autori di Realclimate (qui l’ultimo suo post del 20 marzo sull’aggiornamento dei dati di temperatura dell’Hadley Center). Fra i suoi saggi divulgativi, segnaliamo Climate Change: picturing the science, in collaborazione con il fotografo Joshua Wolfe, in cui testo e fotografie scattate in tutto il mondo si integrano per illustrare i mutamenti già in corso e il loro significato.

Su Climalteranti abbiamo pubblicato la traduzione di molti suoi post (l’ultimo qui). Si distinguono per la chiarezza nell’esposizione scientifica e la capacità di far capire la rilevanza dell’oggetto della discussione per il progredire della conoscenza sul tema dei cambiamenti climatici. Continua a leggere…


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17 Marzo 2012

Tutta l’acqua del mondo

Categorie: Acqua, Ghiacciai, Impatti  -  Postato da: 

Mentre fondono i ghiacciai del Cile, il  progetto Hydro-Aysén dell’ENEL mette in pericolo l’ambiente della Patagonia.

Chi crede che il cambiamento climatico non abbia alcun effetto sulla società può guardare il reportage di Camilla Martini, Tutta l’acqua del mondo, e ricredersi. Il Cile, con una popolazione in forte crescita, deve sfruttare in  maniera sempre più spinta il suo potenziale idroelettrico.
Le miniere di rame nel Nord del paese, spina dorsale dell’economia nazionale, richiedono infatti ingenti quantità di energia elettrica. Gran parte della popolazione vive a Santiago o nella regione metropolitana dove il progetto Alto-Maipo, teso alla costruzione di 2 impianti idroelettrici sul rio Maipo ha suscito molte proteste.
I ghiacciai del nord sono in fase di intenso ritiro (Rivera et al., 2002; Porter e Santana, 2003; Bown e Rivera, 2007; Rivera et al., 2009, Rosenblüth et al., 1997; Quintana and Aceituno, 2006), connesso alla dinamica climatica globale. E con loro per la regione metropolitana va scomparendo una riserva d’acqua  che sembrava inesauribile. Continua a leggere…


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12 Marzo 2012

Tanto rumore per il metano

Categorie: Artico e Antartico, Metano, Traduzioni  -  Postato da: 

Pubblichiamo la traduzione di un importante post di Realclimate che riguarda il metano, un potente gas serra che rispetto ad altri spaventosi elementi della storia del clima ha anche l’impressionante potere di terrorizzare la gente.

Di quale metano stiamo parlando?

Le principali riserve di metano si trovano nei sedimenti oceanici, congelate in depositi di idrato o clatrato (Archer, 2007). La quantità totale di metano contenuto negli idrati oceanici è piuttosto limitata ma potrebbe competere con quella di tutti gli altri combustibili fossili messi insieme. La maggior parte di questo metano è difficile da estrarre per produrre carburante, e soprattutto si trova così in profondità  nella colonna di sedimenti che ci vorrebbero migliaia di anni di riscaldamento antropogenico per raggiungerlo. L’Artico è un caso particolare perché  la colonna d’acqua è più fredda rispetto alla media globale, perciò l’ idrato può essere trovato ad una profondità marina di circa 200 metri. Continua a leggere…


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4 Marzo 2012

Limitare i cambiamenti climatici a breve termine e migliorare la qualità dell’aria

Categorie: Black Carbon, CO2, Emissioni, Impatti, Metano, Mitigazione  -  Postato da: 

Uno studio scientifico apparso a Gennaio sulla rivista scientifica Science spiega che un numero limitato di misure di riduzione delle emissioni di agenti inquinanti puo’ sostanzialmente mitigare il riscaldamento globale e allo stesso tempo produrre benefici significativi sulla salute umana e sulla produzione di cibo.

Temperature (variazioni rispetto al periodo pre-industriale) osservate fino al 2009 e simulate per gli anni successivi secondo vari scenari del futuro (Shindell et al, 2012)

 

Finora, grande attenzione e’ stata rivolta all’anidride carbonica (CO2) poiche’ di essa e’ la maggior parte delle emissioni dovute all’attivita’ dell’uomo che sono causa del riscaldamento climatico. La CO2 e altri gas serra hanno una lunga vita media nell’atmosfera (da qualche anno a centinaia d’anni), a causa di cio’ sono necessari impegni su scala internazionale per la diminuzione delle loro emissioni e poter cosi’ avere un effetto efficace sul clima, a scala globale e a lungo termine. Continua a leggere…


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26 Febbraio 2012

Il vertice di Durban e i media: notizie a confronto

Categorie: Blog, Giornali, Informazione, Negoziazioni  -  Postato da: 

Ospitiamo un’analisi, effettuata da alcuni studenti del Master di comunicazione della Scienza della SISSA di Trieste, di come i quattro principali quotidiani e la blogosfera hanno seguito la conferenza di Durban: poca attenzione, alcuni buoni articoli, molte lacune. È andata meglio sul web.

Introduzione

Giudizio sui suoi risultati a parte, il vertice di Durban resta un passaggio fondamentale per capire com’è affrontato il problema dei cambiamenti climatici. Altrettanto importante è capire in che modo i media e la blogosfera raccontano queste vicende – quale percezione restituiscono al pubblico: per fare questo abbiamo analizzato i principali quotidiani e alcuni blog, cercando di evidenziare i punti di vista prevalenti, l’attenzione dedicata o meno al vertice e in quali specifiche modalità.

La Repubblica

I primi articoli dedicati al vertice (“E sul clima arriva il tradimento Usa. La legge di Obama frenata dal Senato” – 29 novembre, p. 23) presentano due elementi di interesse: per quanto riguarda la riuscita del vertice le aspettative sono tendenzialmente negative. Secondo quanto riportato, diversi fra i Paesi coinvolti – Stati Uniti, Canada, Russia e Giappone in particolare – non sembrano intenzionati a voler sottoscrivere accordi vincolanti in grado di proseguire il cammino cominciato con il protocollo di Kyoto. Inoltre un’intervista con Corrado Clini che presenta sia il vertice di Durban che il neo-ministro per l’ambiente – in carica da poche settimane – e con lui le posizioni politiche del nuovo governo sui temi ambientali. Continua a leggere…


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21 Febbraio 2012

Sapere o Ignorare ?

Categorie: Bufale, Errori  -  Postato da: 

Una delle più antiche riviste di divulgazione scientifica ha pubblicato un articolo contenente numerosi errori e argomenti infondati sulla scienza del clima.

Un anno fa, sul numero del febbraio 2011 della rivista “Sapere” è stato pubblicato “Un futuro con ghiaccio e seltz” di Luigi Vigliotti (riportato in fondo al post). L’articolo conteneva numerosi errori e argomenti infondati, a partire dal sottotitolo “L’allarme “Global Warming” ha motivazioni in buona parte culturali e potrebbe distoglierci dall’eventualità, questa sì scientificamente certa, di una prossima glaciazione.

 

Espansione dei ghiacci artici (pag. 1)

L’autore cita una presunta espansione dei ghiacci artici negli ultimi anni, la cui responsabilità sarebbe stata attribuita da qualcuno al riscaldamento globale. Ma negli ultimi 30 anni, la diminuzione dei ghiacci artici è chiarissima e un’espansione occasionale o stagionale è spiegata semplicemente con ragioni meteorologiche. Il riscaldamento globale ha avuto e avrà come effetto quello di ridurre l’estensione del ghiaccio marino.

 

Catastrofiche previsioni di imminente calura tropicale (pag. 1)

La scienza del clima non fa previsioni a breve termine, e nella letteratura scientifica non ci sono articoli (anche datati) che prevedano una qualche ‘calura’ nel 2011. Ci sono invece, a partire dai rapporti IPCC, scenari che prevedono incrementi di temperatura  su un intervallo di tempo dell’ordine dei decenni e l’intensificazione di eventi estremi, come le ondate di calore. L’autore pare aver confuso proiezioni climatiche e previsioni meteorologiche.

 

I prossimi dieci anni saranno molto freddi e piovosi (pag. 1)

L’autore attribuisce l’affermazione a generici “scienziati” i quali, in molto altrettanto generico, attribuirebbero le cause al “dogma del Global Warming” (sic). Di nuovo, nella letteratura scientifica queste previsioni non esistono.

 

Immissione di vapore acqueo in atmosfera (pag. 1)

Le emissioni antropogeniche di vapore acqueo in atmosfera sono ascrivibili principalmente ai cicli di raffreddamento delle centrali nucleari e termoelettriche, ai cambiamenti nell’uso del suolo e all’irrigazione (Boucher et al., 2004). Rappresentano  rispettivamente circa un millesimo e un centesimo dell’evapotraspirazione naturale – che fornisce annualmente all’atmosfera oltre 500 mila km3 d’acqua sotto forma di vapore – e sono pertanto trascurabili. Inoltre, la presenza di vapore in atmosfera dipende dalla temperatura ed è quindi un feed-back del riscaldamento globale, non la causa. Continua a leggere…


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14 Febbraio 2012

Terremoti nell’Ohio provocati dall’ “Hydraulic fracking” ?

Categorie: Metano, Terremoti  -  Postato da: 

In Ohio la tecnica di estrazione del gas tramite acqua pressurizzata, già sotto accusa per gli impatti sulle acque superficiali, è stata associata all’aumento della frequenza di lievi terremoti nelle zone circostanti. Un gas fossile che se utilizzato aumenta ulteriormente la quantità di CO2 nell’atmosfera.

La pratica dell’”Hydraulic fracking” (frantumazione idraulica), cioè l’estrazione del gas naturale con acqua pressurizzata da strati profondi, è da tempo sotto accusa negli Stati Uniti per i conseguenti rischi di inquinamento delle falde acquifere, come raccontato su Scientific American. Il processo di estrazione è difficile perché i giacimenti sedimentari che ospitano il gas sono profondi, al di sotto delle falde e racchiusi tra strati di rocce argillose impermeabili, ed è  quindi indispensabile ricorrere a tecniche di trivellazione mediante pozzi, simili a quelli per l’estrazione del petrolio.

Source: A.Granberg: WSJ Research /Chesapeack Energy.

 

Il processo è illustrato nella figura a fianco. L’estrazione viene effettuata ricorrendo inizialmente ad un pozzo verticale, ma che nella parte finale sotterranea si sviluppa orizzontalmente; lo “spillamento” (tapping) del gas naturale avviene attraverso la tecnica dell’“hydraulic fracking” delle rocce scistose.
La perforazione viene condotta per 1-3 kme man mano il pozzo viene incamiciato con una tubazione di acciaio. Le pareti del pozzo sono consolidate e cementificate fino al di sotto del livello delle falde naturali, per evitare che il gas o i fluidi di trivellazione ed estrazione risalgano all’esterno della pipeline di acciaio o finiscano nella falda stessa inquinandola.
Una volta raggiunta la profondità del giacimento si fa compiere una svolta a gomito a 90° al pozzo di trivellazione e si prosegue ancora per alcune centinaia di metri continuando a incamiciarlo con la tubazione di acciaio. Quindi si inietta sotto forte pressione una sospensione di acqua e sabbia (per lo più silicea) contenente anche antiaggreganti, che servono a stabilizzarla, nonché battericidi e altri prodotti chimici (tra cui alcuni notoriamente cancerogeni, come il benzene). La parte terminale della camicia porta delle cariche che si fanno esplodere elettricamente, provocando sia dei fori nella tubazione che delle estese fratture, ramificate in tutte le direzioni, nelle fragili rocce circostanti. Le fratture e fenditure vengono mantenute pervie da grani di sabbia silicea opportunamente dimensionati. A volte, se la pressione di pompaggio è sufficientemente forte, bastano dei fori nella camicia di acciaio, senza bisogno di ricorrere a cariche esplosive. Continua a leggere…


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9 Febbraio 2012

Una firma fuori posto per il prof. Zichichi

Categorie: Bufale, Negazionisti  -  Postato da: 

Fra i 16 scienziati firmatari dell’articolo pubblicato il 27 gennaio 20012 dal Wall Streeet Journal
Non occorre farsi prendere dal panico sul problema del riscaldamento globale”, figura anche un italiano, il prof. Antonio Zichichi.

Come c’era da aspettarsi, la lettera  è l’ennesimo tentativo di spargere  disinformazione sul tema per contrastare le necessarie politiche di riduzione delle emissioni di gas serra. Come già fatto notare da altri blog (Oca sapiens, Mondi sommersi, Il Corsaro), gli argomenti utilizzati sono i soliti, i preferiti dalle lobby impegnate da anni su questo tema.
Ma cosa c’entra Zichichi con questi argomenti? Come già fatto notare su questo blog, non ha alcuna competenza sui temi della scienza dell’atmosfera e del cambiamento climatico, è famoso solo per le tesi surreali spesso sostenute, ultima delle quali la teoria dei batteri dormiglioni.
Anche sui temi della fisica ha inanellato castronerie da record (vedi qui e qui) ma sul clima, no, non c’entra proprio nulla.
Zichichi è Presidente nientemeno che della Federazione Mondiale degli Scienziati, che ha una sezione Climatologia il cui Chairman è Cristopher Essex, scienziato ampiamente screditato sul tema dei cambiamenti climatici.
Dal sito web non risultano nomi nella sezione dei “Members” e dei “Associate Panel Members”. Sotto le pompose frasi “Summary of the Emergency”, e “Priorities in dealing with the Emergency” compare da tempo la scritta “Being revised”.
Mentre per tutte le altre emergenze planetarie, dal terrorismo all’acqua, ci sono parecchi nomi di membri dei Panel e testi per capire di cosa si discute, sulla climatologia  non c’è un climatologo o un documento a disposizione, un po’ poco per una federazione fondata nel 1973!
Ben si adatta al caso Zichichi la risposta che Kevin Trenberth e altri 40 scienziati, tutti esperti di clima, hanno inviato al Wall Street Journal, di cui pubblichiamo qui la traduzione. Continua a leggere…


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4 Febbraio 2012

La grande sete

Categorie: Acqua, Recensione  -  Postato da: 

Tra cambiamenti globali e ragioni locali, la risorsa acqua è minacciata. Il libro La grande sete tratta un tema chiave per l’adattamento e per la sopravvivenza della specie umana.

È una lettura istruttiva il nuovo libro di Charles Fishman, La grande sete (The Big Thirst: The Secret Life and Turbulent Future of Water, 2011,  edito in Italia da Egea, € 28). Dopo Un pianeta senz’acqua di Fred Pearce (Il Saggiatore, 2006), un nuovo libro di scottante attualità ci mette di fronte alla crisi dell’acqua, al suo recente acuirsi ed ai suoi possibili sviluppi futuri. Il cambiamento climatico e lo spregiudicato utilizzo della risorsa idrica da parte dell’uomo sono i principali colpevoli.
L’autore, dopo un’introduzione generale sull’acqua, le sue proprietà, la sua distribuzione sul globo, si focalizza su casi di studio recenti, negli Stati Uniti, in Australia, in Asia.
Con linguaggio semplice e comprensibile, supportato da dati, cifre, interviste ed una vastissima bibliografia, Fishman ci guida nell’esplorazione del pianeta acqua, del suo uso e spreco, per scopi irrigui, industriali, civili.
La tesi di Fishman è chiara: l’acqua è un bene universale, di cui tutti siamo proprietari; tuttavia la società la spreca. L’acqua non è scarsa sul pianeta, ma la sua disomogenea distribuzione geografica, la diminuzione delle piogge in aree tropicali densamente popolate e le scelte politiche ed economiche portano ad enormi sperequazioni nella disponibilità idrica.
Nel deserto di Las Vegas, le autorità lottano contro lo spreco dell’acqua, per gli alberghi, le piscine, i giochi d’acqua, i campi da golf, mentre il lago Mead scende pericolosamente. Nel periodo 2000-2010 infatti le precipitazioni sul bacino del lago sono diminuite drasticamente, tanto da ridurre l’invaso a metà del suo volume.
In Australia è possibile morire di sete nel deserto dell’Outback se le scorte d’acqua sono insufficienti, mentre milioni di litri di acqua vengono utilizzati, per coltivare riso, ma anche per irrigare campi da golf. Ma l’ultima decade ha visto una siccità record (Big dry), tanto da svuotare tutti i serbatoi del Queensland, imponendo politiche di gestione dell’acqua più rispettose. Continua a leggere…


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30 Gennaio 2012

In inverno può fare molto freddo

Categorie: Anomalie, Meteorologia, Temperature  -  Postato da: 

Ancora un volta, è meglio ribadire che il freddo e la neve di questi e dei prossimi giorni non sono in alcun modo in contraddizione con il riscaldamento globale in corso. Anche in un mondo che si sta surriscaldando, d’inverno possono esserci giorni freddi.

 

I giorni 30-31 gennaio e 1 febbraio sono chiamati “i giorni della merla” e sono considerati di solito i più freddi dell’anno; si tratta di una tradizione popolare molto forte specie nel centro nord, basata su una esperienza di generazioni; quest’anno questi giorni e i successivi saranno effettivamente caratterizzati da molto freddo su una grande parte dell’Italia e su quasi tutta l’Europa.
Grazie ai progressi della scienza del meteo le mappe previsionali attuali di diversi modelli previsionali (qui sono disponibili quelle aggiornate)  sono piuttosto concordi  nell’indicare nei primi giorni di febbraio una situazione retrograda della circolazione atmosferica, con flusso diretto di aria continentale artica siberiana molto secca e gelida, che percorrerà migliaia di km da nord-est verso sud-ovest sul territorio eurasiatico, partendo praticamente dalla Mongolia.
Se questa previsione dovesse risultare corretta, l’irruzione  di questa massa d’aria sul territorio italiano ed il suo scontro con quella calda e umida del Mediterraneo provocherà la formazioni di depressioni sul Mediterraneo con maltempo e nevicate soprattutto al centro-sud, fino in pianura, soprattutto sulle regioni adriatiche, in prossimità dei rilievi appenninici, e sul Lazio, le quali, viste le temperature molto rigide, potrebbero apportare accumuli di neve anche consistenti nelle città di pianura, con possibilità di gelate estese, creando notevoli disagi. Si registreranno temperature minime molto rigide, vicine ai record del dicembre 2009, forse sfiorando i valori di altre annate storiche come quella del 1991 o la meno nota ma pure intensa ondata di gelo del gennaio 1979. Per un aggiornamento in tempo reale sul tempo dei prossimi giorni, si consiglia comunque di informarsi presso i siti dei centri meteo più vicini, le ARPA, il servizio meteorologico nazionale o la SMI. Continua a leggere…


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25 Gennaio 2012

I rischi per l’acqua delle Alpi

Categorie: Acqua, Ghiacciai, Impatti  -  Postato da: 

L’impatto dei cambiamenti climatici sulla disponibilità della risorsa acqua è una minaccia per la regione alpina e richiede una nuova impostazione nella gestione dell’”oro blu”.

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L’Organizzazione Internazionale per la Protezione delle Alpi, CIPRA, ONG impegnata per lo sviluppo sostenibile delle Alpi ha presentato nel dicembre scorso una relazione (serie COMPACT) relativa all’impatto del cambiamento climatico sulla disponibilità di acqua nei territori Alpini. Proviamo a confrontarne qui le previsioni con quelle relative alle Alpi italiane.

Lo studio CIPRA riassume lo stato delle conoscenze scientifiche, l’indicazione misure politiche, strumenti ed esempi concreti di buone pratiche, con particolare attenzione alla gestione dei serbatoi idro-elettrici.  A proposito degli effetti del cambiamento climatico sulla risorsa idrica, il paragrafo 3.2 dello studio recita:
“Secondo i dati dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA, 2009a) e del Segretariato Permanente della Convenzione delle Alpi (2009), la regione alpina ha visto un aumento di temperatura di +2°C nel ventesimo secolo, più del doppio di quello dell’emisfero settentrionale e due volte la media europea. Un ulteriore aumento di 2.6°-3.9°C e atteso entro la fine del corrente secolo, nuovamente di molto superiore rispetto all’andamento previsto su scala continentale (EEA, 2009a). Unitamente a variazioni nell’andamento stagionale delle temperature, i modelli previsionali ipotizzano una diminuzione delle precipitazioni totali e un’accresciuta frequenza di eventi eccezionali (periodi di siccità, alluvioni, ecc.). Continua a leggere…


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21 Gennaio 2012

Neve chimica? No, è neve da nebbia

Categorie: Fenomenologia, Inquinamento, Neve  -  Postato da: 

La neve scarseggia o manca del tutto su molte zone di montagna, e l’inverno 2011/12  fin qui è stato mite ed avaro di precipitazioni al centro-nord. In compenso, secondo molti mass media in pianura padana sarebbe caduta la “neve chimica”, che invece è “neve da nebbia”, in alcuni punti accumulatasi sulla galaverna

 

In questi giorni, incredibile ma vero, fa “sensazione” il freddo a gennaio. Sui media, sulla stampa, nei discorsi tra la gente comune, al bar, in treno si commenta il freddo quasi come se fosse una novità avere temperature sotto lo zero a gennaio, come se inconsciamente ci fossimo già adattati al cambiamento climatico e a frequenti inverni miti. Non fa invece sensazione la mancanza di neve su molte zone delle Alpi e dell’Appennino, forse perché si pensa che la tecnologia possa sopperire ai limiti della natura, come la neve trasportata dall’elicottero in Trentino (video qui) o coi camion in centro a Milano per la bizzarra scelta di svolgere in città una gara di sci di fondo, e senza parlare, poi, dei cannoni che innevano regolarmente gli impianti sciistici in alta quota.

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19 Gennaio 2012

Il cigno nero del clima

Categorie: Eventi estremi, Recensione, Statistiche  -  Postato da: 

La storia è piena di eventi unici ed estremamente impattanti ritenuti imprevedibili a priori. Sono quelli che Nassim Nicholas Taleb, noto filosofo empirista ed operatore di borsa, definisce “cigni neri”. In questa categoria possono ricadere non solo gli eventi climatici estremi ma anche i drivers socio-economici del riscaldamento globale. 

Quando per la prima volta vediamo un cigno nero, la nostra certezza che tutti i cigni siano bianchi crolla all’improvviso e così, inaspettatamente, può cambiare anche la nostra visione del mondo. Per dirla con Nassim Nicholas Taleb, ideatore della teoria del cigno nero e autore di “Il cigno nero, come l’improbabile governa la nostra vita” (2007, New York, 3 milioni di copie vendute) un cigno nero è “un evento raro/inaspettato, con un impatto enorme, prevedibile solo retrospettivamente”, ovvero a fatto avvenuto. Di cigni neri è costellata la storia umana: dall’11 settembre al successo di Google, dalla scalata di Hitler al potere fino alla scoperta della penicillina. Insomma, un cigno nero è  un fatto né positivo né negativo, è solo un evento inaspettato che si verifica, cambiando il mondo intero, la nostra città o anche “solo” la nostra vita.

Secondo Taleb, nonostante i cigni neri avrebbero sempre guidato la storia, questi ci sorprendono ogni volta. La nostra sorpresa di fronte ad un cigno nero è spiegabile attraverso meccanismi di natura psicologica insiti nella natura umana per i quali tendiamo a focalizzarci solo su una minima parte (nota) della realtà mentre non consideriamo la parte preponderante (ignota). Dal punto di vista tecnico si tratta di una stima errata delle probabilità, basata quasi sempre sulla distribuzione gaussiana, la classica curva a campana. Secondo questo semplice modello, gli eventi più probabili risiedono nei pressi della media mentre le possibilità di verificarsi di tutti gli altri casi diminuiscono molto rapidamente. Tanto che nel giro di poche deviazioni standard cadiamo nel campo di quello che, da un punto di vista pratico, è…. “praticamente impossibile”. Continua a leggere…


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16 Gennaio 2012

AAA cercasi campagne di comunicazione sul cambiamento climatico

Categorie: Comunicazione  -  Postato da: 

Per rendere proficuo il lavoro di ricerca e di analisi svolto dalla comunità scientifica è fondamentale strutturare campagne di comunicazione di lungo periodo che mirino a informare e sensibilizzare l’opinione pubblica sul cambiamento climatico.

Perché Coca Cola non smette mai di fare pubblicità durante tutto l’arco dell’anno? E perché ogni campagna presenta un’impostazione sempre diversa, in cui si invita a vedere il prodotto da un punto di vista differente?

Le motivazioni sono molte, una delle principali, apparentemente banale ma non scontata, risiede nel fatto che in comunicazione la ripetizione di un messaggio rappresenta un elemento determinate per la riuscita e l’efficacia di un progetto.

L’opinione pubblica è infatti bersagliata da informazioni di ogni genere, da aziende, enti, organizzazioni, istituzioni che chiedono la sua attenzione utilizzando le forme più svariate, dalla televisione al web, dalla cartellonistica alle brochure di promozione, agli spam nelle caselle e-mail, etc.

E chi il messaggio lo deve diffondere deve affrontare un contesto veramente complesso, in cui la gara per colpire il bersaglio è quotidiana e il tentativo di escogitare strumenti e contenuti nuovi è costante. Continua a leggere…


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