Notizie e approfondimenti sul clima che cambiaPosts RSS Comments RSS

11 Gennaio 2012

2011: un’altra conferma del caldo anomalo

Categorie: Dati, Meteorologia, Temperature  -  Postato da: 

Dopo il record del caldo sfiorato dal 2010, le prime statistiche mostrano che il 2011 ha fatto registrare “soltanto” una moderata anomalia positiva rispetto alle medie 1961-90. Ancora una volta, sono le zone polari che hanno dato il maggiore contributo. Spicca l’anomalia positiva relativa al mese di dicembre su gran parte dell’Europa.

 

 

Anomalia di temperatura superficiale (in °C) sull’Europa nel 2011 rispetto al periodo di riferimento 1961-1990. Grafico generato dalle informazioni NCEP/NOAA.

 

 

Eccoci di nuovo pronti a fare in anteprima una valutazione sulle anomalie termiche dell’anno appena trascorso, a scala globale e regionale. Le analisi ufficiali dei dati delle stazioni normalmente vengono pubblicate dopo qualche tempo, necessario per effettuare la validazione dei dati acquisiti ed escludere quindi la presenza di errori sfuggiti ai controlli preliminari.

Riporto qui in seguito una lista di alcuni siti web di centri di ricerca che calcolano valori di temperatura media globale:

 

  • NCEP/NOAA (NOAA National Centers for Environmental Prediction)
  • NASA GISS (NASA Goddard Institute for Space Studies)
  • NOAA NCDC (NOAA National Climate Data Center)
  • HadCRU (Hadley Centre/Climate Research Unit)
  • RSS (dati satellitari Remote Sensing Systems [compagnia privata supportata dalla NASA])
  • UAH (University of Alabama at Huntsville), dati della bassa troposfera)
  • BEST (Berkeley Earth Surface Temperature)
  • ECA (European Climate Assessment Dataset Network)
  • GHCN version 1, (CDIAC, Global Historical Climatology Network) Continua a leggere…

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9 Gennaio 2012

Da Pierluigi Battista ancora offese e invenzioni

Categorie: Disinformazione, Offese  -  Postato da: 

Uno dei principali editorialisti del Corriere della Sera ha scritto un altro articolo disinformato contenente gravi e generiche accuse alla comunità scientifica che si occupa di clima e cambiamenti climatici. Una risposta è arrivata da una lettera di protesta e richiesta di rettifica sottoscritta da quasi un centinaio di studiosi italiani, a cui Climalteranti aderisce.

Fra gli articoli peggiori scritti a commento dell’esito della conferenza di Durban, una menzione speciale merita l’articolo di Pierluigi Battista “Se l’apocalisse ecologica adesso può aspettare”, pubblicato il 12 dicembre sul Corriere della Sera, e richiamato in prima pagina del quotidiano di Via Solferino.
In precedenti articoli l’autore aveva già dato prova di un approccio disinformato e supponente al tema dei cambiamenti climatici, come raccontato  in un precedente post. Più che le ennesime imprecisioni e invenzioni (elencate in questo post da Sylvie Coyaud), l’articolo merita la segnalazione per due esempi di come un opinionista possa deformare la realtà per farla adattare alle proprie – precostituite – opinioni.

Il primo esempio è relativo alla sostanza dell’articolo, che realizza un testa coda logico basandosi su una sequenza di presupposti sbagliati. La tesi di Battista è che i motivi della “settimana inconcludente e verbosa di Durban” stiano nel disinteresse dei governi per il problema del clima, ora interessati più ad occuparsi dei problemi della crisi economica (“è come se la crisi dell’Occidente avesse messo la sordina agli allarmismi ambientalisti degli anni passati”). La conclusione, stupefacente, è che ….quindi non si tratta di una vera emergenza ambientale (“La delusione di Durban? Passerà. Come l’emergenza ambientale”).
In altre parole, Battista si inventa la realtà (il mondo in cui “l’ansia, l’urgenza, l’ipersensibilità ecologica si siano dissolte, non solo a Durban, ma nell’opinione pubblica mondiale, e occidentale in particolare”) per sostenere la sua opinione già ribadita in molti articoli, ossia che quello del clima è allarmismo che presto sgonfierà.

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5 Gennaio 2012

SINTESI DELLA CONFERENZA SUL CLIMA DI DURBAN

Categorie: COP, Negoziazioni  -  Postato da: 

Pubblichiamo un ampio stralcio dell’analisi dei risultati della conferenza sul cambiamento climatico di Durban realizzata dall’IISD (International Institute for Sustainable Development) e diffusa con l’Earth Negotiations Bulletin, un servizio aggiornato e autorevole di informazione sulle negoziazioni sull’ambiente e lo sviluppo sostenibile. Ringraziamo Roberto Guizzi per il lavoro di traduzione.

La Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici in Durban, Sud Africa, si è tenuta dal 28 Novembre al 11 Dicembre 2011. È consistita in una serie di eventi, inclusa la diciassettesima sessione della Conferenza delle Parti (COP 17), della Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UN Framework Convention on Climate Change – UNFCCC) , il settimo incontro della conferenza degli Aderenti al Protocollo di Kyoto (CMP 7). A supporto di queste due principali, si sono aggiunti altri quattro organismi negoziali: la ripresa della 14ª sessione dell’“Ad hoc Working Group on Long-term Cooperative Action” sotto l’egida della Convenzione (AWG-LCA); la ripresa della 16ª sessione dell’“Ad hoc Working Group on Further Commitments for Annex I Parties under the Kyoto Protocol (AWG-KP)”; e la 35ª sessione di altri due organismi: “Subsidiary Body for Implementation (SBI)” e “ Subsidiary Body for Scientific and Technological Advice (SBSTA). Continua a leggere…


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29 Dicembre 2011

Come smascherare il trend nascosto dalla variabilità climatica

Categorie: Statistiche, Temperature, Trend  -  Postato da: 

Il trend di aumento delle temperature del pianeta è in parte nascosto dalla variabilità climatica. Un recente studio mostra come “smascherare” il trend.

L’escursione della marea è lenta e, almeno in Mediterraneo, relativamente modesta. Se non si vuol riconoscerla mentre sale basta guardare il su e giù delle onde, molto più rapido e ampio, per qualche minuto e convincersi che ciò che conta sono proprio queste.
La temperatura del pianeta si comporta in modo analogo, ha oscillazioni relativamente ampie dovute alla variabilità naturale che mascherano l’andamento di lungo periodo. Quest’ultimo, per poter essere evidenziato, ha bisogno di serie temporali abbastanza lunghe in modo che il l’andamento – in crescita o in calo – superi la variabilità naturale. Questo modo di procedere è quello che abbiamo cercato di illustrare in un post precedente.
È però possibile fare di più se si conoscono almeno i principali fenomeni che causano la variabilità naturale; è quanto hanno fatto Foster e Rahmstorf in un lavoro pubblicato recentemente. Per distinguere il trend dal “rumore” nei dati di temperatura, i due ricercatori hanno considerato tre fattori:

  1. la variabilità solare espressa dalla irradianza totale o dal numero di macchie solari;
  2. i cicli ENSO espressi dall’indice MEI o dall’indice SOI;
  3. gli aerosol vulcanici nella stratosfera stimati da due diverse fonti.

 

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23 Dicembre 2011

L’importanza degli accordi di Durban

Categorie: COP, Negoziazioni  -  Postato da: 

Molti articoli sull’esito della conferenza di Durban pubblicati sui quotidiani italiani mostrano come numerosi giornalisti e opinionisti sappiano poco dei negoziati internazionali sul clima.
I negoziati sul clima hanno una storia e una scomoda complessità, da cui bisogna partire per comprendere l’importanza di quanto approvato dalla COP17 a Durban.
Un post un po’ più lungo del solito, per augurare al meglio un buon 2012.


Le opinioni sono, ovviamente, tutte legittime. Ma devono tener conto dei fatti, di quanto è successo. Possiamo pensarla diversamente sul futuro delle politiche climatiche o su quanto grave sia il ritardo della politica. Possiamo ritenere che un vertice del genere sia una sceneggiata che lascia intatti gli interessi fossili costituiti. Ma quanto si è deciso o non deciso a Durban dovrebbe essere un fatto condiviso.
Se un giornalista (Massimo Gaggi, Corriere della Sera del 11 dicembre) scrive che quello di Durban è stato più un megaconvegno sulle sfide che attendono il genere umano che un vero negoziato…, non esprime una legittima opinione, ma disinforma su quanto è successo per due settimane. Non essendo presente, probabilmente immagina una riunione in cui molti partecipanti, dopo aver fatto capire che non volevano mettersi d’accordo, se ne sono andati in giro o in safari, e qualcuno rimaneva a raccontarsi storie sul futuro del pianeta.
A Durban invece ci sono state trattative lunghe e complesse: chi vi ha assistito o partecipato e ha fatto notte per discutere, un po’ si arrabbia a leggere quelle affermazioni. Continua a leggere…


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19 Dicembre 2011

Le vere risposte alla crisi climatica arriveranno dal basso

Categorie: COP, Negoziazioni, Politiche  -  Postato da: 

Iniziamo un dibattito sul futuro delle politiche climatiche e delle negoziazioni sul clima, ospitando un parere fortemente critico sull’esito della COP17 di Durban, che pubblichiamo, pur non condividendone numerosi passaggi, per mostrare la diversità delle posizioni e degli argomenti in gioco.

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Il vertice di Durban, la 17° “Conference of Parties” (COP 17), è finita con un compromesso che – in vista delle dimensioni del problema – equivale a un fallimento. Le spinte alla politica del clima verranno nei prossimi anni dalle attività locali e nazionali con un ruolo importante di coordinamento ed incentivazione dell’Unione europea e verranno purtroppo dagli eventi meteorologici estremi e dai loro impatti sull’economia e sulle vite umane. Opportunità e catastrofi saranno le forze propulsive al posto di una politica climatica guidata da risultati scientifici e discorsi razionali.
Fra i risultati più importanti di Durban, il protocollo di Kyoto, di cui la prima fase termina nel 2012, rimane in vigore, però senza Canada, Russia, Giappone e Nuova Zelanda. Forse fino al 2017, forse fino al 2020. Si vedrà. I paesi che anche dopo il 2012 prenderanno impegni vincolanti per la riduzione di gas serra saranno l’Unione Europea, la Svizzera e la Norvegia, cioè il 15% delle emissioni globali, il resto del mondo farà come meglio crede. Continua a leggere…


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11 Dicembre 2011

Cos’è successo nella notte insonne di Durban?

Categorie: COP, Negoziazioni  -  Postato da: 

36 decisioni formali adottate sull’estensione di Kyoto, sulla roadmap per un accordo globale, sull’adattamento e sui finanziamenti per l’adattamento e la mitigazione nei paesi più poveri. È stato approvato un compromesso imperfetto, che integra anni di trattative. Un altro passo in avanti per l’azione globale contro i cambiamenti climatici         

I negoziati sui futuri impegni contro i cambiamenti climatici sono stati ancora una volta intensi e il loro finale estenuante.

A Durban, in Sudafrica, si è svolta la 17a (COP17) “Conference of the Parties to the UNFCCC” insieme alla 7a (CMP7) della “Conference of the Parties serving as the Meeting of the Parties to the Kyoto Protocol”. Terminata all’alba di domenica 11 dicembre, dopo 14 giorni di lavoro e quasi 20 ore di lavori senza interruzioni, la sessione ha superato il precedente record della COP13/CMP3 a Bali nel 2007, conclusa nel primo pomeriggio di sabato.
Come si può vedere nella cronaca dell’IISD, nella notte fra il 10 e l’11 dicembre c’è stata una trattativa frenetica e ininterrotta su due tavoli paralleli. La presidente della COP17 Maite Nkoana-Mashabane e la segretaria dell’UNFCCC Christiana Figueres hanno tenuto una conferenza stampa alle 5.30 del mattino. Quella della delegazione europea guidata dalla Commissaria al Clima Connie Hedegaard si è tenuta subito dopo, alle 6 del mattino. Come nella tradizione UNFCCC, le plenarie e le conferenze stampa si possono ascoltare nei webcast che sono disponibili a questa pagina.
Lo sforzo per raggiungere un consenso ai vari tavoli della COP17 e della COMP7 ha prodotto numerose decisioni formali approvate nell’ultimo giorno: trentasei rispetto alle venticinque approvate alla precedente sessione di Cancún nel 2010. Questi documenti sono tutti disponibili sulla home page UNFCCC del meeting, qui.
I risultati principali si possono leggere nel comunicato stampa del segretariato UNFCC, disponibile qui. Continua a leggere…


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6 Dicembre 2011

Cinque grafici per una cena

Categorie: Premio  -  Postato da: 

Nei giorni scorsi, una delegazione del Comitato Scientifico di Climalteranti.it ha consegnato a Ferruccio De Bortoli il premio “A Qualcuno Piace Caldo”, assegnato per il 2010 al “Corriere della Sera” di cui è direttore (le motivazioni sono qui).

L’incontro è stato molto cordiale, una cena in un ristorante in zona Brera a Milano, ed è stata un’occasione per parlare, fra le altre cose, della comunicazione del tema dei cambiamenti climatici, dell’ambiente e dell’energia. .

Ci ha fatto piacere non solo l’eleganza con cui il Direttore ha accettato il premio, riconoscendo le criticità negli articoli segnalati, ma anche il suo interesse in materia e la sua attenzione. Per la cortesia dimostrata, nonché per l’ottima cena, un ringraziamento a Ferruccio De Bortoli da tutto il gruppo di Climalteranti, che rimane sempre disponibile al confronto e al supporto per una migliore informazione sulla scienza del clima.

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2 Dicembre 2011

FAQ – domande più frequenti (e risposte)

Categorie: Protocollo di Kyoto  -  Postato da: 

Climalteranti ha predisposto un nuovo servizio per quanti vogliono reperire informazioni per capire il dibattito sul tema dei cambiamenti climatici.
Nella pagina FAQ (Frequently Asked Question), sono reperibili le più frequenti domande degli scettici, seguite dalle risposte fornite dal mondo scientifico.
Le risposte sono state create dagli autori del sito Skeptical Science e tradotte in italiano da Luigi Ciattaglia. A queste sono state affiancate alcune risposte fornite dai post pubblicati su Climalteranti.it, altre saranno aggiunte man mano che i post saranno pubblicati.

Ringraziamo per l’aiuto Roberto Guizzi e Elena Bonapace, Affiliate Members del Climate Project Italia.

Le domande sono suddivise nelle seguenti categorie:

 

Buona lettura.


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26 Novembre 2011

L’incerto futuro del Protocollo di Kyoto

Categorie: COP, Negoziazioni  -  Postato da: 

Sta per iniziare la conferenza di Durban: la situazione delle negoziazioni per un secondo accordo sul clima si presenta molto diversa da quella – tutto sommato semplice – fondata su accordi vincolanti di riduzione delle emissioni.

Da quando nel 1997 è stato approvato il Protocollo di Kyoto, e ancor di più dopo la sua entrata in vigore nel febbraio del 2005, “Kyoto” è stata una parola che ha accompagnato numerose azioni di enti pubblici o individuali di riduzione delle emissioni; una parola inserita nel nome di organizzazioni e progetti, osservatori, master, sportelli per le aziende, dichiarazioni e impegni concreti. Insomma, una parola simbolo delle politiche sul clima.
Sempre più spesso si sente dire che il protocollo di Kyoto è morto, ha fallito, che è stato o va abbandonato. Quanto c’è di vero in queste affermazioni? E quali sarebbero le conseguenze per le politiche sul clima, per il futuro climatico del pianeta?
Per rispondere, occorre capire come funzionano le trattative, i tavoli negoziali e le forze in gioco. Questo sarà l’oggetto di questo e dei prossimi post. Continua a leggere…


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22 Novembre 2011

Riscaldamento globale e contenuto di calore degli oceani

Categorie: Modelli Climatici, Oceani, Riscaldamento  -  Postato da: 

Traduciamo un post di Gavin Schmidt, su Real Climate, che spiega perché il riscaldamento degli oceani è una buona misura dello squilibrio energetico del pianeta, e un utile complemento alle serie storiche delle temperature alla superficie.

Noi di Real Climate abbiamo trattato l’argomento diverse volte, per esempio nel 2005, 2008 e 2010 [Su Climalteranti avevamo segnalato qui tre post sul tema di Antonello Pasini, ndt]. Tuttavia, negli ultimi mesi sono usciti diversi nuovi articoli su questo legame, che forniscono alcune interessanti prospettive sull’argomento che di certo rimarrà di attualità ora che i modelli in CMIP5 cominciano ad essere analizzati.

L’articolo più recente è stato un nuovo studio, pubblicato dal NCAR a fine settembre, che esaminava cosa succede nei modelli climatici all’OHC, quando si verificano occasionali periodi di 10 anni senza trend nelle temperature superficiali globali [Meehl et al, 2011].

E’ noto – o almeno dovrebbe esserlo – che le simulazioni della fine del 20° secolo e dell’inizio del 21° non producono incrementi termici monotònici a scala temporale annuale o decennale. Continua a leggere…


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16 Novembre 2011

E intanto…’sto buco dell’ozono? (parte terza)

Categorie: Artico e Antartico, Ozono  -  Postato da: 

Nella primavera del 2011 si è formata una voragine nello strato dell’ozono stratosferico al di sopra dell’Artico, analogo a quella che stagionalmente da alcuni decenni appare sull’Antartide. La storia trentennale dell’ozono stratosferico porta quindi altri insegnamenti.

Figure 1a e 1b – La concentrazione colonnare dell’ozono sull’Artide e l’entità della sua diminuzione al 26 marzo 2011 (Fonte: Garcia, 2011).

 

In marzo e ottobre 2011, lo stato dell’ozono stratosferico è tornato al centro dell’attenzione della comunità scientifica e dei media: per alcuni mesi si è registrata una pericolosa sacca di bassa concentrazione di Ozono sull’Artide, che ha interessato in particolare la Groenlandia nord orientale e le coste atlantiche della Scandinavia, nonché, in misura minore, tutte le isole e le coste del Nord canadese e della Siberia, l’Islanda e il centro della Groenlandia stessa (Figure 1a e 1b). Continua a leggere…


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12 Novembre 2011

L’impatto combinato dei cambiamenti del clima e dell’uso del suolo

Categorie: Impatti, Precipitazioni, Statistiche  -  Postato da: 

L’effetto combinato del riscaldamento globale, foriero al contempo di desertificazione e di eventi climatici estremi, e della modifica dell’uso dei suoli nelle ultime decadi, ha portato ad una situazione di aumento del rischio alluvionale, che si esplicita nella crescente probabilità di occorrenza di eventi di notevole intensità. I recenti casi delle alluvioni in Liguria confermano che tale circostanza si verifica negli ambienti mediterranei, ma non solo, della penisola italiana.

 

Anche nell’area mediterranea, i cambiamenti climatici e i conseguenti processi di desertificazione possono avere importanti effetti di modifiche del ciclo dell’acqua. Numerosi studi apparsi nella letteratura scientifica, e la sintesi effettuata nei rapporti dell’IPCC, indicano tra le conseguenze più rilevanti del climate change:

a)      Diminuzione degli afflussi complessivi di precipitazione
b)      Inasprimento degli eventi estremi (i.e. piogge brevi più intensa e più   lunghi periodi di tempo asciutto)
c)      Crescita dell’evapotraspirazione e riduzione del contenuto d’acqua dei suoli.
d)     Diminuzione dei deflussi in alveo nelle stagione secca
e)      Piene più intense durante gli eventi temporaleschi
f)       Perdita di suolo vegetazione, maggiore incidenza e pericolosità degli eventi di incendi boschivi

Gli impatti dei cambiamenti climatici sono quindi legati a un’altra modifica profonda portata dalle attività umane, quella derivante dalla modifica dell’uso del suolo. Continua a leggere…


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7 Novembre 2011

Clima, tempeste e alluvioni

Categorie: Attribuzione, Impatti, Precipitazioni  -  Postato da: 

 

Le disastrose alluvioni a Genova e nel Levante ligure rendono legittima la domanda che riecheggia nei media: l’uomo sta interferendo con la forza della natura, aumentando la frequenza dei fenomeni di precipitazione intensa?
Non è una domanda nuova: negli Stati Uniti è stata aspramente dibattuta dopo i disastri causati da numerosi uragani (Irene, Katrina, Ike, Mitch, ecc.), come raccontato nel libro “Storm World” di Chris Mooney.
In Italia il tema è stato poco considerato, ma è colpa dei cambiamenti climatici quanto successo a Monterosso o a Genova? E in Pakistan, a Bangkok o in America centrale?

 

Molti commentatori e studiosi hanno risposto affermativamente, e il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha affermatoSono tributi molto dolorosi che paghiamo per quelli che, purtroppo, o sono cambiamenti o gravi turbamenti climatici”.

Altri la pensano diversamente: “non esistono correlazione con il riscaldamento globale generale”, le alluvioni ci sono sempre state, e i danni ora sono solo più gravi per il maggior numero di persone presenti sul pianeta e l’espansione delle città. In effetti, i libri di storia e i quotidiani degli scorsi decenni sono pieni di esempi di altre alluvioni, un lungo elenco di morte e distruzione portata dalla “natura matrigna”; e dalla recente cementificazione del territorio, senza dubbio imponente e per molti aspetti scriteriata.

Per prima cosa, la domanda “è colpa dei cambiamenti climatici quanto successo a Monterosso o Genova?” è mal posta: è impossibile dimostrare se e in che modo una singola tempesta o un uragano sia provocato dai cambiamenti climatici. Continua a leggere…


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3 Novembre 2011

Ecco perché il riscaldamento globale non si è fermato

Categorie: Abbagli, Statistiche, Temperature, Trend  -  Postato da: 

L’analisi dei dati mostra che non abbiamo motivo di ritenere che il riscaldamento globale si sia fermato o abbia rallentato; le affermazioni del contrario non trovano supporto nei dati.

 

Molto spesso si sente dire che la temperatura media globale ha smesso di aumentare dal 1998 o da qualche altra data (sempre successiva al 1998). Tralasciando il fatto che questo non è comunque l’unico indicatore di un pianeta che si sta scaldando, quando queste affermazioni vengono (a volte) da una fonte supposta autorevole  diventa necessario guardare i dati in dettaglio. Continua a leggere…


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