Dalle fotografie sui ghiacciai la conferma del clima che cambia
La situazione dei ghiacciai del pianeta, mostrata dai dati disponibili del World Glacier Monitoring non è affatto buona, anche in Himalaya, come discusso in un precedente post e mostrato dalle riviste scientifiche. Perciò ospitiamo volentieri il contributo dell'associazione Macromicro che racconta del prezioso lavoro di ricognizione fotografico-scientifica effettuato ripercorrendo le orme dei grandi fotografi esploratori italiani del secolo scorso. Un quadro dell’evoluzione dei ghiacciai montani del pianeta si può infatti avere confrontando foto antiche e moderne dei ghiacciai, come sarà discusso in un convegno il 15 ottobre a Roma presso la Società Geografica.
Un quadro della situazione si può avere anche dal confronto tra immagini storiche e moderne. Questo confronto mostra, spesso anche in maniera estremamente evidente, i cambiamenti occorsi ai ghiacciai, come nelle immagini qui sopra, che ritraggono il ghiacciaio Baltoro, che in questo caso ha subito una perdita di spessore di decine di metri.
Le osservazioni dello stato di fatto e di ciò che è già avvenuto sono il punto di partenza per effettuare valutazioni sull’evoluzione dei ghiacciai e sugli effetti dei cambiamenti climatici su di essi. (altro…)
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Un quadro della situazione si può avere anche dal confronto tra immagini storiche e moderne. Questo confronto mostra, spesso anche in maniera estremamente evidente, i cambiamenti occorsi ai ghiacciai, come nelle immagini qui sopra, che ritraggono il ghiacciaio Baltoro, che in questo caso ha subito una perdita di spessore di decine di metri.
Le osservazioni dello stato di fatto e di ciò che è già avvenuto sono il punto di partenza per effettuare valutazioni sull’evoluzione dei ghiacciai e sugli effetti dei cambiamenti climatici su di essi. (altro…) L’incredibile riscaldamento globale
Ad alcuni sembra incredibile che l'attività umana possa provocare il riscaldamento di un intero pianeta. Senza bisogno di addentrarsi nelle complicate teorie che spiegano il fenomeno, è possibile rendersi conto che non è poi così incredibile come sembra.
Veniamo al primo punto, davvero le attività umane emettono quantità significative di CO2? Il grosso delle emissioni è dovuto all'utilizzo dei combustibili fossili. Si è iniziato con il carbone nell'800 cui si sono aggiunti petrolio e gas naturale nel corso del '900. Oggi siamo a oltre 30 miliardi di tonnellate (Gt) di CO2 l'anno. Anche se il numero è grande, in fondo è equivalente ad un “cubetto” d'acqua di poco più di 2 chilometri di lato. Rispetto alle dimensioni della terra o anche dell'atmosfera sembra trascurabile. Per altri versi però la quantità è impressionante, come si vede dai “black ballon” del sito sul risparmio energetico del New South Walles (Australia): se volessimo stoccarla con dei palloncini, ne verrebbe fuori un numero veramente enorme.
Prendiamo allora questa CO2 emessa e misceliamola in atmosfera anno per anno ipotizzando che resti tutta lì per sempre. Sono oltre 1000 Gt da confrontare con la massa dell'atmosfera di 5 milioni di Gt, cioè la CO2 che emettiamo rappresenta più di 200 parti per milione, un'inezia direi.
Durante gli ultimi 800000 anni la CO2 si è sempre mantenuta fra 180 e 300 ppmv. La nostra “inezia” è quindi paragonabile a quanto naturalmente si è trovato in atmosfera in questo lungo periodo. Oggi, grazie a noi, siamo a 390 ppmv, un salto paragonabile a quello fra un'era glaciale e una interglaciale.
Qualche lettore avrà forse notato che le nostre emissioni sono maggiori dell'incremento di CO2 osservato in atmosfera. Abbiamo infatti emesso per 200 ppmv ma l'aumento di CO2 dall'epoca pre-industriale ad oggi è stato “solo” di circa 100 ppmv. Giusto, sarebbe potuta andare peggio. Siamo invece stati fortunati, circa la metà di quanto emesso ci è stato tolto di mezzo dagli oceani e dalla biosfera terrestre (Canadell et al. 2007). E non pensiate che l'oceano sia contento di fare questo servizio. La CO2 disciolta in acqua e' un acido e delle conseguenze abbiamo già parlato qualche tempo fa...
A questo punto non credo si possa ancora pensare che il nostro contributo sia stato trascurabile, per quanto riguarda la quantità di CO2 in atmosfera siamo stati altrettanto bravi degli equilibri fisico-chimici naturali. (altro…)
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Ci sono due cose a prima vista incredibili sul riscaldamento globale. La prima è che noi piccoli uomini possiamo emettere quantità davvero significative di CO2; la seconda è che questo possa causare l'aumento di temperatura di un intero pianeta. La scienza, o meglio, la natura dovrebbe averci abituato a cose istintivamente incredibili. Pensate alla tettonica a placche, ai buchi neri, al Big Bang, all'evoluzione delle specie, alla stessa nascita della vita sulla terra. Sono tutte cose troppo distanti dalla nostra realtà sensoriale per poterle comprendere istintivamente. Abbiamo quindi bisogno di sfruttare le conoscenze accumulate in oltre duemila anni di storia delle scienze. Rispetto alle cose incredibili naturali, nel caso del riscaldamento globale si aggiunge l'aggravante che coinvolge azioni umane. Al già poco credibile fenomeno si aggiunge che l'uomo possa essere accostato alle grandi forze della natura. L’argomento della piccolezza delle azioni umane è spesso usato nel dibattito sul riscaldamento globale. E' forse un eccesso di presunzione quello di chi è preoccupato per l’impatto delle attività umane sul clima? Vediamo.. Le nostre emissioni
Veniamo al primo punto, davvero le attività umane emettono quantità significative di CO2? Il grosso delle emissioni è dovuto all'utilizzo dei combustibili fossili. Si è iniziato con il carbone nell'800 cui si sono aggiunti petrolio e gas naturale nel corso del '900. Oggi siamo a oltre 30 miliardi di tonnellate (Gt) di CO2 l'anno. Anche se il numero è grande, in fondo è equivalente ad un “cubetto” d'acqua di poco più di 2 chilometri di lato. Rispetto alle dimensioni della terra o anche dell'atmosfera sembra trascurabile. Per altri versi però la quantità è impressionante, come si vede dai “black ballon” del sito sul risparmio energetico del New South Walles (Australia): se volessimo stoccarla con dei palloncini, ne verrebbe fuori un numero veramente enorme.
Prendiamo allora questa CO2 emessa e misceliamola in atmosfera anno per anno ipotizzando che resti tutta lì per sempre. Sono oltre 1000 Gt da confrontare con la massa dell'atmosfera di 5 milioni di Gt, cioè la CO2 che emettiamo rappresenta più di 200 parti per milione, un'inezia direi.
Durante gli ultimi 800000 anni la CO2 si è sempre mantenuta fra 180 e 300 ppmv. La nostra “inezia” è quindi paragonabile a quanto naturalmente si è trovato in atmosfera in questo lungo periodo. Oggi, grazie a noi, siamo a 390 ppmv, un salto paragonabile a quello fra un'era glaciale e una interglaciale.
Qualche lettore avrà forse notato che le nostre emissioni sono maggiori dell'incremento di CO2 osservato in atmosfera. Abbiamo infatti emesso per 200 ppmv ma l'aumento di CO2 dall'epoca pre-industriale ad oggi è stato “solo” di circa 100 ppmv. Giusto, sarebbe potuta andare peggio. Siamo invece stati fortunati, circa la metà di quanto emesso ci è stato tolto di mezzo dagli oceani e dalla biosfera terrestre (Canadell et al. 2007). E non pensiate che l'oceano sia contento di fare questo servizio. La CO2 disciolta in acqua e' un acido e delle conseguenze abbiamo già parlato qualche tempo fa...
A questo punto non credo si possa ancora pensare che il nostro contributo sia stato trascurabile, per quanto riguarda la quantità di CO2 in atmosfera siamo stati altrettanto bravi degli equilibri fisico-chimici naturali. (altro…) Come funziona la disinformazione
Selezionando accuratamente il materiale, e solo una frase di un intero discorso, è possibile attribuire ad un valente climatologo una tesi contraria a quanto sostiene. E la diceria si diffonde facilmente sul web.
Un esempio è il post “Ah, i bei tempi di Savonarola!” che ci è parso particolarmente degno di nota non tanto per gli errori che contiene, ma per gli insulti gratuiti e ingiustificati lanciati contro uno scienziato che è stato uno dei più grandi climatologi della storia: Stephen Schneider, recentemente scomparso.
Il post in questione è scritto da uno dei curatori del sito Climate Monitor, il Tenente Colonnello dell’Aeronautica Militare Guido Guidi. Lo spunto è l’articolo di Anderegg et al. pubblicato su PNAS, di cui uno dei quattro autori è stato Stephen Schneider. Il post accusa pesantemente Schneider di voler ristabilire l'inquisizione, mandando al rogo chi non la pensa come lui. Accusa infamante e decisamente fuori luogo, come si può vedere, per esempio, qui o qui, o dalle risposte date dallo stesso Schneider. (altro…)
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Spesso ci viene chiesto di rispondere alle affermazioni scettiche o negazioniste sui cambiamenti climatici che compaiono sul web, in particolare nei blog. Sono troppe, quindi non lo facciamo, tranne che in alcuni casi particolari: il tempo è troppo poco, scriviamo approfittando delle pause pranzo e durante le ore piccole. E già così fatichiamo a stare dietro alle innumerevoli corbellerie diffuse da carta stampata, radio e televisione. Il problema principale è che quanti distorgono la scienza e i fatti dei cambiamenti climatici sui blog sembrano spesso poco interessati a discutere, a confrontarsi, a valutare i pro e i contro delle diversi tesi; di solito si comportano da avvocati, cercando di mettere in cattiva luce le idee altrui, con qualsiasi argomento disponibile. E fra questi argomenti c’è l’offesa personale, per non dire la calunnia, la diffamazione basata su dicerie infondate..
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Un esempio è il post “Ah, i bei tempi di Savonarola!” che ci è parso particolarmente degno di nota non tanto per gli errori che contiene, ma per gli insulti gratuiti e ingiustificati lanciati contro uno scienziato che è stato uno dei più grandi climatologi della storia: Stephen Schneider, recentemente scomparso.
Il post in questione è scritto da uno dei curatori del sito Climate Monitor, il Tenente Colonnello dell’Aeronautica Militare Guido Guidi. Lo spunto è l’articolo di Anderegg et al. pubblicato su PNAS, di cui uno dei quattro autori è stato Stephen Schneider. Il post accusa pesantemente Schneider di voler ristabilire l'inquisizione, mandando al rogo chi non la pensa come lui. Accusa infamante e decisamente fuori luogo, come si può vedere, per esempio, qui o qui, o dalle risposte date dallo stesso Schneider. (altro…) Buon 35° compleanno, riscaldamento globale!
Pubblichiamo questa traduzione di post comparso su Realclimate, per ricordare uno degli articoli scientifici più lungimiranti della scienza del clima.
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Il riscaldamento globale è arrivato ai 35 anni. Non solo l'attuale evidente fase di riscaldamento globale dura da circa 35 anni, ma anche il termine "riscaldamento globale" vedrà il suo 35esimo anniversario la settimana prossima. L'8 Agosto 1975 Wally Broecker pubblicò sulla rivista Science l'articolo “Are we on the brink of a pronounced global warming?”. Questa sembra sia la prima volta in cui il termine "riscaldamento globale" è stato usato nella letteratura scientifica (almeno è il primo su oltre 10,000 articoli con questo termine di ricerca nel database ISI degli articoli scientifici). In questo articolo Broecker predisse correttamente che "l'attuale tendenza al raffreddamento lascerà il posto, entro circa un decennio, ad un significativo riscaldamento indotto dall'anidride carbonica", e che "entro i primi anni del prossimo secolo [l'anidride carbonica] avrà portato la temperatura media planetaria oltre i limiti raggiunti durante gli ultimi 1000 anni". Broecker predisse un riscaldamento globale complessivo per il 20esimo secolo causato dalla CO2 di 0.8 °C e si preoccupò per le conseguenze sull'agricoltura e sul livello del mare.
Temperature globali fino al Giugno 2010 secondo i dati GISS della NASA. La linea grigia è la media mobile sui 12 mesi, i punti rossi i valori medi annuali. La linea spessa rossa rappresenta un trend non lineare. Ovviamente Broecker non aveva questi dati a disposizione, nemmeno quelli fino al 1975, perchè la raccolta globale dei dati è stata realizzata non prima dei tardi anni '70 (Hansen et al. 1981). Si è dovuto basare su dati metereologici più limitati. (altro…)
Assegnato il premio A qualcuno piace caldo 2009
In seguito alla votazione effettuata dai membri del Comitato Scientifico di Climalteranti.it, il vincitore del premio “A qualcuno piace caldo” per l’anno 2009 è risultato essere il quotidiano “Il Giornale”.
Di seguito la motivazione. Il premio che sarà inviato dal Comitato Scientifico al direttore de Il Giornale è una copia del libro “Guida alle leggende sul clima che cambia”.
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Premio “A qualcuno piace caldo” 2009
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“Per l’opera costante e approfondita di disinformazione sul tema dei cambiamenti climatici, culminata con i due titoli a caratteri cubitali dell’8 gennaio e 23 dicembre 2009, in cui si è approfittato delle nevicate invernali per mettere in discussione il riscaldamento globale, per l’editoriale “La balla spaziale” (sarebbe quella del riscaldamento globale) dell’8 gennaio 2009, nonché per aver ospitato un numero impressionante di articoli poco sensati sul tema dei cambiamenti climatici, a firma di Antonio Zichichi, Franco Battaglia e Paolo Granzotto”..
Al secondo e terzo posto si sono classificati i Senatori Possa, Malan e Fluttero, al terzo Antonino Zichichi. Guarda qui gli altri candidati..
Claude Allègre vs i climatologi francesi: la bataille per i cambiamenti climatici
Da tempo, i climatologi francesi si scontrano con Claude Allègre, ex dirigente del gruppo di geochimica all’Institut de physique du globe, premio Crafoord nel 1986, e membro dell’Académie des Sciences, ministro per l’educazione, la ricerca e la tecnologia dal 1997 al 2000.
Nel settembre 2006 sul settimanale l’Express, Claude Allègre usa la pubblicazione di Sepulchre et al. su Science per negare l’esistenza dei cambiamenti climatici dovuti all’attività antropica. Secondo lui, i modelli numerici dimostrano che i ghiacci del Kilimangiaro sono controllati dall’attività tettonica (che si svolge su milioni di anni) la quale influenzerebbe la variabilità dei ghiacci degli ultimi 100 anni... Dagli studi che considerano l’insieme dei ghiacci tropicali («Tropical Glacier Retreat»), come è necessario fare, risulta che negli ultimi decenni essi mostrano un ritiro accelerato che potrebbe essere causato dal riscaldamento globale. A proposito del paper di Monaghan et al. (Science, 2006) Claude Allègre afferma inoltre : “eminenti glaciologi mostrano che il volume dei ghiacci antartici non è variato”. In realtà non parlano affatto di ghiacci ma dei tassi di precipitazione. I climatologi rispondono sullo stesso settimanale, e pubblicano una lettera aperta sul sito web dell’Institut Pierre Simon Laplace. (altro…)
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Nel settembre 2006 sul settimanale l’Express, Claude Allègre usa la pubblicazione di Sepulchre et al. su Science per negare l’esistenza dei cambiamenti climatici dovuti all’attività antropica. Secondo lui, i modelli numerici dimostrano che i ghiacci del Kilimangiaro sono controllati dall’attività tettonica (che si svolge su milioni di anni) la quale influenzerebbe la variabilità dei ghiacci degli ultimi 100 anni... Dagli studi che considerano l’insieme dei ghiacci tropicali («Tropical Glacier Retreat»), come è necessario fare, risulta che negli ultimi decenni essi mostrano un ritiro accelerato che potrebbe essere causato dal riscaldamento globale. A proposito del paper di Monaghan et al. (Science, 2006) Claude Allègre afferma inoltre : “eminenti glaciologi mostrano che il volume dei ghiacci antartici non è variato”. In realtà non parlano affatto di ghiacci ma dei tassi di precipitazione. I climatologi rispondono sullo stesso settimanale, e pubblicano una lettera aperta sul sito web dell’Institut Pierre Simon Laplace. (altro…) Le emissioni di metano dal permafrost artico e i pericoli per il futuro del clima
Emissioni di metano dal permafrost terrestre e dai bassi fondali delle coste artiche sono state osservate negli ultimi anni. L’ipotesi è che il riscaldamento globale provochi la decomposizione degli idrati di metano cristallini presenti a varie profondità. Ciò provocherebbe un feedback di accelerazione nel riscaldamento stesso. D’altra parte questi composti di inclusione giocano un ruolo strategico, come riserva energetica di gas naturale, molto più abbondante di tutte le fonti fossili accertate.
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Da alcuni anni scienziati svedesi, come Orjan Gustafsson, avevano segnalato l’aumento della concentrazione del metano nell’aria sovrastante i suoli della Lapponia nonché l’emissione di bolle di metano dai bassi fondali delle coste artiche. Da alcuni anni inoltre Katey Walter (in alcuni lavori si firma come K.M.W. Anthony) e i suoi colleghi stanno lavorando sulla fusione del permafrost (il suolo gelato perenne) alaskano, canadese e siberiano: in questi casi la fusione del ghiaccio che permea gli strati superficiali del permafrost provoca la formazione di avvallamenti e depressioni nella pianura sovrastante, con la formazione di piccoli laghi e acquitrini. I sedimenti organici sul fondo di questi laghi fermentano per l’azione di microrganismi anaerobi, con la formazione di metano (K.M Walter, L.C. Smith, F.S. Chapin III, Phil. Trans. Royal Soc.). Più di recente (marzo 2010) l’allarme è stato lanciato da ricercatori russi e svedesi (Shakova e altri, fra cui Gustafsson) che hanno osservato nel mare di Laptev (Siberia centrale) e nel mare della Siberia Orientale, un cospicuo flusso di gas proveniente dai bassi fondali della piattaforma continentale. Ugo Bardi ne ha accennato nel suo blog e io ne ho parlato con Claudio Della Volpe e con Fabio Desicot in un’intervista radiofonica. In verità dal 2008 la temperatura dei fiumi siberiani d’estate supera di ben 4 C la temperatura media degli anni precedenti; si innesca quindi un circuito vizioso: più aumenta il Global Warming più si scaldano i fiumi e i mari costieri. Sarebbe questa la causa delle emissioni di metano dai bassi fondali della piattaforma continentale. Inoltre nel 2009 erano state viste via sonar e simulate fuoriuscire di colonne di bolle di gas dai sedimenti marini ai margini continentali delle isole Spitzbergen (G. Westbrook et al. Geophys. Res. Letters) e M. Reagan, G.J. Moridis Geophys. Res. Letters (riprese anche da Realclimate e tradotto in italiano da Climalteranti). (altro…)Tuttoscienze o tuttobufale?
Su Tuttoscienze due articoli di Gabriele Beccaria hanno annunciato l'imminenza dell'era glaciale, basandosi su tesi infondate di un astrofisico e un geologo, ad un convegno organizzato dalle lobby negazioniste statunitensi.
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Nei mesi di maggio e giugno 2010, due articoli di Gabriele Beccaria su "Tuttoscienze" de La Stampa hanno rilanciato l'allarme per un possibile futuro raffreddamento globale.
Non è la prima volta c
he La Stampa lancia l'allarme per una nuova era Glaciale. Parlarne dopo che una larga parte del pianeta è stata avvolta in un caldo torrido può sembrare ironico, ma va ricordato che tempo e clima sono due cose diverse: per lo stesso motivo per cui un singolo inverno freddo non significa l'era glaciale imminente, un'estate più calda della media di per se non è la prova del riscaldamento globale.
Tuttavia il riscaldamento globale è dimostrato da una tendenza statisticamente molto significativa, che indica che le temperature medie globali degli ultimi anni sono fra le più alte mai registrate, ed è probabile che il 2010 costituirà un nuovo record.
Gli articoli di Beccaria su Tuttoscienze sono invece inconsistenti per ragioni semplici, che hanno a che fare con la mancanza del controllo minimo della credibilità delle fonti che vengono citate, nonché della verifica delle clamorose tesi da questi proposte. A questo si aggiungono una serie di errori meramente giornalistici che danno l'idea della leggerezza con cui è trattata la materia. (altro…)
he La Stampa lancia l'allarme per una nuova era Glaciale. Parlarne dopo che una larga parte del pianeta è stata avvolta in un caldo torrido può sembrare ironico, ma va ricordato che tempo e clima sono due cose diverse: per lo stesso motivo per cui un singolo inverno freddo non significa l'era glaciale imminente, un'estate più calda della media di per se non è la prova del riscaldamento globale.
Tuttavia il riscaldamento globale è dimostrato da una tendenza statisticamente molto significativa, che indica che le temperature medie globali degli ultimi anni sono fra le più alte mai registrate, ed è probabile che il 2010 costituirà un nuovo record.
Gli articoli di Beccaria su Tuttoscienze sono invece inconsistenti per ragioni semplici, che hanno a che fare con la mancanza del controllo minimo della credibilità delle fonti che vengono citate, nonché della verifica delle clamorose tesi da questi proposte. A questo si aggiungono una serie di errori meramente giornalistici che danno l'idea della leggerezza con cui è trattata la materia. (altro…) Candidati Premio “A qualcuno piace caldo 2009”
Come tutti gli anni, riparte il tradizionale premio “A qualcuno piace caldo”, assegnato “alla persona o all’organizzazione italiana che più si è distinta nel diffondere argomentazioni e notizie errate sulla fenomenologia dei cambiamenti climatici con l’intento di impedire, posticipare o rallentare le azioni di mitigazione contro i cambiamenti climatici”.
Da quest’anno il vincitore sarà scelto dal Comitato Scientifico fra i dieci candidati selezionati per l’anno 2009, in seguito elencati.
La proclamazione avverrà il giorno in cui il ghiaccio marino artico raggiunge la sua estensione minima, circa a metà settembre.
Tutti i lettori sono inviati a usare lo spazio dei commenti per:
- segnalare altri possibili candidati
- dare indicazioni aggiuntive sui candidati già selezionati, relative all’anno 2009
- fornire indicazioni per il voto ai membri del Comitato Scientifico
- proporre una motivazione per il premio.
Grazie e buone vacanze
(altro…)
(altro…) In ricordo di Steve Schneider
Il 19 luglio è scomparso Stephen Schneider, una persona che ha dato un contributo importantissimo allo studio dei cambiamenti climatici e alla divulgazione pubblica dei risultati della scienza del clima.
La biografia e il lavoro di Schneider possono essere letti sui molti siti in cui Steve viene commemorato (ad esempio su Realclimate c’è il bel ricordo di Ben Santer).
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Personalmente, ho avuto modo di apprezzare un’altra delle qualità di Schneider, le grandi capacità di comunicatore, di brillante oratore; gli interventi di Schneider sono sempre apparsi precisi, molto preparati, in grado di riflettere la vastità delle sue conoscenze sul tema. Nei corridoi dell’ultima COP15 a Copenhagen era possibile incrociare Steve che con passo svelto si spostava da uno dei tanti appuntamenti a cui partecipava, e in cui portava lucidità ma anche tanta intelligenza, energia, combattività. (altro…)
Quando i grafici inquietano
L’altro giorno un amico mi ha girato questo grafico sull’andamento della superficie nevosa della calotta di ghiaccio in Groenlandia soggetta a fusione, con la domanda: si sono starati gli strumenti di misurazione? La linea rossa, che mostra la percentuale di superficie di fusione nel 2019, sembra in effetti essere impazzita, fuori scala rispetto ai dati del range interquartile 1981-2010 (ossia dove sono compresi il 50% dei dati de periodo, grigio scuro) o del range interdecile (che comprende il 90% dei...
Accade nel 2019: una petizione per negare la scienza del clima
Sembrerà incredibile, ma alcuni docenti ed ex docenti universitari hanno lanciato una delirante petizione sul clima in cui si negano decenni di scienza del clima e si riciclano i soliti vecchi argomenti del negazionismo climatico. Mentre la comunità scientifica mondiale continua a sfornare pubblicazioni di grande spessore e importanza sul riscaldamento globale in corso e atteso per il futuro (per esempio qui e qui), alcuni docenti universitari italiani hanno scritto e stanno facendo girare una petizione in cui concludono che...
Conoscere le emissioni, per meglio impostare il cambiamento
“If you can’t measure something you can’t manage it”. Cioè, se non puoi misurare, non puoi gestire il radicale cambiamento necessario per fronteggiare la sfida climatica. Cosi’ Jian Lu, Director of Science dell’UNEP (United Nations Environment Programme), e Hoesung Lee, Chair dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), hanno introdotto i lavori della 49a plenaria IPCC a Kyoto, Giappone, dall’8 al 12 Maggio 2019 (nella foto). Il principale obiettivo era di far approvare dai rappresentanti dei governi di tutto il mondo un...
Chi chiede tagli drastici alle emissioni ha ragione
Lasciando perdere gli insulti degli ex-negazionisti, più interessante è ragionare su alcune critiche più articolate e ragionate rivolte a quanto Greta Thunberg sostiene nei suoi discorsi. È il caso del testo “Perché Greta Thunberg è una foglia di fico e l’ideologia ha la meglio sulla realtà” di Enrico Mariutti, ricercatore e analista in ambito economico ed energetico, pubblicato del blogEconopoly del Sole-24 Ore. L’articolo è ben scritto, con argomenti esposti in modo chiaro e con pacatezza; non mancano tuttavia gli...
Dal negazionismo al livore: e magari chiedere scusa?
Il negazionismo ha finito gli argomenti ed è passato agli insulti: gli stessi che fino a ieri negavano l’aumento delle temperature o le responsabilità umane, oggi gettano fango e livore su Greta Thunberg. Il grande aumento dell’interesse dei giovani e dei media per la questione climatica ha portato molti commentatori a discutere sulla giovane attivista svedese Greta Thunberg, che è riconosciuta come l’ispiratrice delle manifestazioni di “Fridays for future, Strike4 Climate e “Extinction Rebellion” avvenute in tutto il mondo, in...
Il fiume ed i laghi della pianura ai minimi storici
L’inverno secco del 2019 ha avuto come conseguenza l’abbassamento del livello del Fiume Po, documentato da diversi articoli e reportage. Altresì ai minimi storici è il livello dei grandi laghi della pianura padana, con potenziali carenze di acqua per l’irrigazione. Tali eventi di magra si ripetono da almeno tre lustri. Si riportano qui alcune statistiche e riflessioni sul possibile legame con le variazioni climatiche recenti. Figura 1. Po a Ponte della Becca. Da: Corriere della Sera. Viaggio del drone...
La scienza del clima non è un’opinione: dai dati emerge la realtà
L’analisi climatica è un campo dove la grande mole di dati può essere fuorviante, rendendo difficoltosa la comprensione dei fenomeni. Come dunque individuare le tendenze di fondo ed assicurarne la “robustezza”, o affidabilità? Qui presentiamo alcuni esempi su come viene affrontata questa complessa questione. “È una scienza inesatta” (una visione fallace della scienza del clima, che non si basa certo sulle opinioni di singoli scienziati). Quando si parla di scienza del clima, il discorso si concentra spesso sulle serie storiche...
Anche un premio Nobel può raccontare cose sbagliate sul clima
In una seduta del Senato nel 2014 il Premio Nobel Carlo Rubbia fece numerose affermazioni infondate o chiaramente sbagliate sui cambiamenti climatici, rilanciando tanti miti del negazionismo climatico già più volte confutati. Da tempo ci arrivano inviti a confutare quanto sostenuto sul tema dei cambiamenti climatici dal Senatore Carlo Rubbia il 26 novembre 2014, durante la seduta congiunta delle commissioni 3a (Affari esteri, emigrazione) e 13a (Territorio, ambiente, beni ambientali) del Senato della Repubblica e III (Affari esteri e comunitari)...
Buon #climatestrike
Il 15 marzo in tutto il mondo ci sarà una grande mobilitazione contro i cambiamenti climatici, fatta da tanti giovani che hanno raccolto l’appello lanciato dalla sedicenne svedese Greta Thunberg. Climalteranti con questo post invia un messaggio di appoggio a tutti i manifestanti. Care ragazze e cari ragazzi, Grazie della vostra iniziativa. Siamo un gruppo di studiosi che da più di 10 anni su questo blog cerca di far capire gli aspetti scientifici e strategici dell’evoluzione del clima, e le...
Quanto sono aumentate le temperature medie in Italia?
Numerosi giornali e altri mezzi di informazione hanno riportato la notizia del record nel 2018 delle temperature medie in Italia, derivanti dai dati raccolti ed elaborati dall’ISAC-CNR. In alcune notizie si può leggere che sono aumentate di 1,5° C rispetto ai livelli preindustriali, in altre 1,58° C sopra la media dell’ultimo trentennio. Il motivo di questa diversità dei valori forniti si spiega nella mancanza di attenzione verso un fattore importante che deve essere legato al valore numerico dell’aumento delle temperature, ossia il...