Il 2014: in pratica l’anno più caldo dall’inizio delle misure
No, non siamo a caccia di record: ne faremmo volentieri a meno. Perché il clima non è il calcio o lo sport. È solo che c'era una certa attesa per vedere se il 2014 si sarebbe preso lo scettro di anno più caldo. Come è ormai consuetudine da diversi anni, ai primi di gennaio cogliamo l’occasione per fare il punto sull’anno appena trascorso, per quanto riguarda le temperature.
In attesa di avere i dati ufficiali di tutti i centri di ricerca che realizzano l’analisi delle temperature globali, pubblichiamo qui a fianco i dati della Japan Meteorological Agency, che mostrano come il 2014 sia stato l’anno più caldo, con un’anomalia di +0.27°C rispetto alla media del periodo 1981-2010, con una differenza di 0.05°C in più rispetto al 1998, che ora passa al secondo posto.
Elaborazioni più dettagliate sono possibili, e saranno illustrate in seguito, partendo dal database NOAA/NCEP/NCAR, che permette di avere a disposizione con solo due giorni di ritardo i dati grezzi rielaborati; Ad oggi sono disponibili i dati medi giornalieri fino al 31 dicembre 2014. (altro…) La sesta estinzione di massa
Elizabeth Kolbert, già autrice di Field Notes from a Catastrophe, si supera nel suo nuovo libro The sixth extinction (versione italiana: La Sesta Estinzione). Con una narrativa strepitosa, ci porta negli angoli più remoti del pianeta mostrando che la sesta estinzione di massa è in pieno svolgimento e che questa volta la causa non è naturale ma siamo noi.
Ve lo ricordate il soldato John Dumbar (Kevin Costner) nel film del 1990 “Balla coi lupi”? Quando gli chiesero perché diavolo volesse essere assegnato al più remoto avamposto dell’esercito nordista, rispose: “Voglio vedere la frontiera prima che scompaia”. E’ da un po’ di tempo che, di fronte all’avanzamento dei cambiamenti climatici e ambientali, ho le stesse sensazioni. E così, siccome di ghiacciai che stanno scomparendo ne ho visti abbastanza, il giugno scorso sono andato a vedere la barriera corallina prima che l’acidificazione degli oceani la cancelli completamente.
Fig. 1: La barriera corallina delle Isole Vergini, un patrimonio di biodiversità in forte recessione.
Riscaldamento globale: aumento significativo, pausa o altro?
Pubblichiamo la traduzione di un post di Stefan Rahmstorf pubblicato sul blog Realclimate, a cui facciamo gli auguri per il 10° compleanno.
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L’Organizzazione Meteorologica Mondiale ha appena annunciato che “l’anno 2014 che sta per finire sembra avviato ad essere il più caldo o uno dei più caldi della serie”; mi sembra dunque il caso di dare uno sguardo ai recenti cambiamenti della temperatura globale del pianeta. Farò uso dell’ottimo strumento di visualizzazione delle temperature e calcolo dei trend di Kevin Cowtan per presentare alcune figure. I dati sono quelli dell’Hadley Climate Research Unit (HadCRUT4), che possiede l’algoritmo più sofisticato per riempire gli intervalli di dati mancanti, specie nell’Artico, ricorrendo all’ausilio del satellite. Naturalmente, le medesime conclusioni possono essere tratte utilizzando altre banche dati. Cominciamo dall’analizzare l’intera serie dati, che ha inizio nel 1979 quando i dati satellitari sono diventati disponibili (e comunque poco dopo l’inizio del riscaldamento globale).

Fig. 1. Valori medi mensili (crocette blu), media mobile 12 mesi (linea rossa), trend lineare (linea blu centrale) e intervallo di incertezza (linee blu sottili laterali) della temperatura globale dal 1979 ad oggi. (altro…)
Il richiamo di Lima per l’azione sul clima

(altro…) A Lima una settimana cruciale
È iniziata lo scorso lunedì a Lima La XX sessione della Conferenza delle Parti (COP) della convenzione ONU sui cambiamenti climatici, un appuntamento cruciale per la definizione di un nuovo accordo sulla riduzione delle emissioni di gas climalteranti.
Il sito dell’UNFCCC, che quest’anno offre anche una nuova “Newsroom” ricca di contenuti con un efficiente webcast (qui l’archivio) che permette di seguire le sessioni delle riunioni plenarie, dei principali side event, delle conferenze stampa, permette anche da lontano di avere un’idea dello stato e del clima dei negoziati (si veda ad esempio questa conferenza stampa del Third World Network).
Altre fonti fondamentali sono i report giornalieri e i video dell’IISD e il notiziario ECO del Climate Action Network, con il tradizionale resoconto del Premio Fossil of the Day dedicato a chi ostacola il negoziato; riferimenti utili anche le news degli inviati dell’Italian Climate Network o le cronache dell'Agenzia di Stampa Giovanile.
Da lunedi' 8 dicembre il negoziato entrerà nel vivo e si affronterà uno degli scogli principali del negoziato, la definizione nell’abito della “Durban Platform” degli impegni dei singoli paesi, pre-2020 e di lungo periodo, nonché il meccanismo per valutare la loro adeguatezza in base a principi di equità. Integrare il concetto di equità nell’accordo è senz’altro difficile; da una parte i paesi sottosviluppati o in via di sviluppo reclamano il diritto di fornire ai propri cittadini degli standard di vita più elevati; dall’altra gli attuali modelli di sviluppo economico spesso corrispondono a forti incrementi nelle emissioni inquinanti. È quindi necessario trovare un delicato equilibrio fra questi due aspetti. (altro…) Rischio climatico e adattamento: alcune proposte
Genova, Savona e provincia di Alessandria il 15 novembre 2014; Chiavari il 10 novembre 2014; Carrara il 5 novembre 2014; Maremma Grossetana e Orbetello il 14 ottobre 2014; Parma il 13 ottobre 2014: Genova il 9 ottobre 2014; Milano l’8 luglio 2014; Catania il 21 febbraio 2013; Cinque Terre il 25 Ottobre 2011; Genova il 4 Novembre 2011: sono solo alcuni esempi di eventi meteorologici estremi che hanno provocato inondazioni, allagamenti, morti, feriti, danni di ogni genere. Negli ultimi anni, l’Italia è stata pesantemente colpita da fenomeni meteo-climatici estremi di breve durata e forte intensità. L’impatto di questi eventi è enorme: decine di morti dal 2010 ad oggi e costi economici incalcolabili. Il tutto in un contesto in cui si iniziano a vedere delle modifiche nelle statistiche delle precipitazioni, seppur in modo non uniforme fra le diverse regioni.
Il rischio climatico, come ben spiegato dall’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change)nel secondo volume (Working Group II) del Quinto Rapporto di Valutazione è il prodotto complesso dell’interazione tra la vulnerabilità (quanto un sistema umano o naturale è suscettibile a subire impatti negativi dei cambiamenti climatici), l’esposizione (presenza di persone, ecosistemi, servizi, infrastrutture, attività socio-economiche e culturali, che possono essere esposti agli impatti negativi dei cambiamenti climatici) del territorio agli impatti climatici, e i pericoli provocati dal clima e dai cambiamenti climatici (eventi estremi e tendenza del clima). (altro…)
Gli imbrogli del prof. Pedrocchi
Sull’ultimo numero del Giornale dell’Ingegnere è andata in scena l’ennesima puntata della battaglia del prof. Ernesto Pedrocchi contro i dati e la scienza del clima (qui il testo).
Gli argomenti usati non sono nuovi, ma hanno avuto risalto sia per il titolo accattivante “CO2 e inquinanti, il grande imbroglio” in grande evidenza nella prima pagina del Giornale che ricevono le decine di migliaia di ingegneri iscritte all’Ordine, sia per il rilancio del blog Italians di Beppe Severgnini.
D’altronde, di questi tempi, chi non è interessato a capire i dettagli di un ennesimo imbroglio?
Come richiesto da molti, è con stanchezza e rassegnazione che mostriamo ancora una volta come non esista alcun imbroglio, che le tesi scientifiche del Prof. Pedrocchi sono dovute alla sua ignoranza della materia. D’altronde, il Prof. Pedrocchi è sì “Emerito” del Politecnico di Milano, ma si è sempre occupato di energia, e non ha alcuna competenza o pubblicazione nel settore della climatologia.
L’inizio dell’articolo è peraltro identico a quello pubblicato su Agi Notizie nel giugno del 2014: “Malgrado il continuo aumento della CO2 in atmosfera, la temperatura media globale (Tmg) della Terra da almeno una dozzina d’anni pianeta non cresce più, dopo aver un significativo aumento avvenuto dal 1980 al 2001”. (altro…) Una risposta a chi chiede di non agire contro il riscaldamento globale
Il recente editoriale di Stephen Koonin sul Wall Street Journal mostra quanto sia importante, in materia di scienza, distinguere i fondamenti scientifici e i dettagli numerici, sopratutto quando si tratta di valutare i rischi.
Koonin riconosce diversi fondamenti scientifici basilari: non nega che il clima stia cambiando, che le attività umane siano almeno in parte responsabili del problema, o che le scelte politiche non debbano tenerne conto. Ma l’affermazione riportata nel titolo dell’editoriale, che la conoscenza del clima è insufficiente perché si agisca per tutelarci dal rischio, è un giudizio di valore non basato sulla sostanza scientifica del saggio.
La locuzione nel titolo del saggio, Settled Science (scienza certa), è ripetuta anche altrove ed è spesso usata da giornalisti e ambientalisti, ma fino ad ora non l’avevamo mai vista usare da uno scienziato del clima. Sebbene sia inizialmente riferita a “discussioni di tipo politico o popolare”, più avanti Koonin obbietta che l’incertezza “non dovrebbe essere relegata in sommesse discussioni ai margini di eventi accademici”, come ad indicare che anche in ambito scientifico si consideri la scienza del clima certa e non si considerino adeguatamente le incertezze residue. Questa frase ci ha sorpreso, perché l’incertezza costituisce uno dei temi, se non il tema principale, delle ricerche sul cambiamento climatico, e tutti tengono conto dell’incertezza per delineare interventi sensati. Nel “Summary for Policymakers” dell’ultimo Rapporto dell’IPCC, “incertezza” o “incerto” appare 36 volte, e i grafici riguardanti le previsioni climatiche riportano con evidenza i margini di incertezza e le barre di errore. Difficile dire che l’incertezza sia tenuta nascosta. Il termine “scienza certa” è un depistaggio che non ha nulla a che vedere con la prassi e le pubblicazioni della scienza del clima. (altro…) Il nuovo anno record delle temperature globali
Il mese di settembre 2014, come i precedenti aprile, maggio, giugno e agosto, ha fatto registrare un nuovo record delle temperature globali: è stato il settembre più caldo da quando esistono le misurazioni di temperatura.
Questo record è stato accompagnato da un altro, ossia che l’ultimo periodo di 12 mesi (iniziare a gennaio è solo una convenzione, senza un senso fisico) è il più caldo mai registrato dal 1880.
Come scrive l’Agenzia statunitense per l’atmosfera e gli oceani (NOAA) “ Gli
ultimi 12 mesi, ottobre 2013-settembre 2014, sono stati il periodo di 12 mesi più caldo tra tutti i mesi da quando sono cominciate le registrazioni nel 1880, pari a +0,69 °C sopra la media del XX secolo. Questo record supera il precedente di +0,68 °C, registrato nei periodi settembre 1998-agosto 1999, agosto 2009-luglio 2010 e settembre 2013-agosto 2014”.
Per il nuovo record dell’anno gennaio-dicembre, occorre aspettare ancora poco.
L’anno 2014 sarà sicuramente nelle primissime posizioni anche se le temperature degli ultimi mesi saranno anche solo pari alla media dei 10 anni più caldi.
(altro…) Ghiacciai, vulcani e riscaldamento globale: quale relazione?
Una delle leggende che ancora persistono tra i negazionisti del riscaldamento globale vuole che la fusione dei ghiacci groenlandesi sia dovuta alla presenza al di sotto della calotta di presunti vulcani. Questo capita di sentire per esempio nel video della conferenza tenuta di recente da Nicola Scafetta presso il dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Padova (qui, tempo 2:11:30), cui è stato replicato sullo stesso giornale online dell’ateneo “il Bò”. Tale ipotesi, estesa da taluni addirittura a spiegazione del riscaldamento globale, è stata definita una “non-leggenda” da Ugo Bardi (qui), in quanto insostenibile non appena si passi a valutare la quantità del flusso di calore geotermico rilasciata dalla Terra.
In realtà la Groenlandia è costituita prevalentemente da rocce cristalline dello Scudo canadese, che sono tra le più antiche rocce della Terra (circa 3.8 miliardi di anni) e solo nel settore più orientale da depositi sedimentari triassici; ma anche se esistessero dei vulcani una semplice osservazione della realtà geologica di regioni artiche effettivamente dominate dal vulcanismo mostra che tramite il calore rilasciato l’attività vulcanica non è assolutamente in grado di minacciare l’estensione o lo spessore dei ghiacciai. (altro…)
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