Il nuovo catasto dei ghiacciai Italiani: le superfici glaciali diminuite del 40% dagli anni ottanta ad oggi
È finalmente ultimato il nuovo Catasto dei ghiacciai italiani, realizzato dal gruppo di glaciologia dell’Università Statale di Milano, diretto dal Prof. Claudio Smiraglia nell’ambito di un progetto condotto in collaborazione con l'associazione EvK2CNR e con il patrocinio del Comitato Glaciologico Italiano, con il supporto di Sanpellegrino-Levissima. I dati sono stati raccolti tramite analisi di ortofoto ad alta risoluzione (2007-2011), grazie anche alla collaborazione di regioni e province. La preparazione del catasto è iniziata nel 2012 ed integra dati raccolti nel corso di un decennio (Diolaiuti et al., 2011; D’Agata et al., 2012; Diolaiuti et al., 2012a, 2012b).
Il confronto con i dati dei catasti precedenti del 1962 e 1984, pur tenendo conto della notevole differenza nelle metodologie di raccolta dati, fornisce risultati interessanti, soprattutto a livello di tendenza. (altro…) Assegnato il premio “A qualcuno piace caldo” 2013
PREMIO “A QUALCUNO PIACE CALDO” 2013
DANILO TAINO
Motivazione
Per la tenacia nel difendere sulle pagine del Corriere della Sera le ragioni dell’industria fossile, riciclando le tesi care alla lobby USA, minimizzando le preoccupazioni per i cambiamenti climatici futuri ed esagerando i costi della riduzione delle emissioni; il tutto con toni denigratori verso la comunità scientifica e ignorando i dati disponibili, cosa particolarmente imbarazzante per chi ha il ruolo di “statistical editor” di un quotidiano nazionale.
Per approfondimenti sulle affermazioni del 2013 che hanno permesso a Taino di conseguire il premio, si rimanda ai seguenti post già pubblicati: Lo strano caso del giornalista che non sa leggere La disinformazione sul clima di Danilo Taino Le 5 fasi del negazionismo climatico a cui si aggiungono (nel 2014) Altre invenzioni dal "fantasy editor" del Corriere (nel 2014) Non si scherza con la salute! (altro…)Il Climate Summit e la settimana per il clima di NY°C
Come raccontato in altri post, il negoziato che si svolge nell’ambito della Convenzione sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) è lungo e complesso, ma sembra arrivato ad un punto cruciale nel percorso per l’approvazione di un nuovo protocollo o strumento legale che favorisca un percorso di riduzione globale delle emissioni di gas serra. Il momento in cui, dopo molte negoziazioni e giochi delle parti, le carte devono essere scoperte.
A dicembre ci sarà la COP20 di Lima, in cui dovrebbero essere gettate le basi per l’accordo da definire nella sessione UNFCCC di Bonn e da siglare nella COP21 di Parigi nel dicembre del 2015. (altro…) Ma quanti errori, dott. Scafetta! – prima parte
Il notiziario dell’università di Padova, Il Bò, ha riferito di un seminario sul tema “I cambiamenti climatici, il contributo astronomico e il contributo antropico” con relatore Nicola Scafetta, docente della Duke University e uno dei due italiani che figura nell’elenco degli scienziati che si oppongono al consenso scientifico sul tema del riscaldamento globale (l’altro è Antonino Zichichi).
Incuriositi da alcune affermazioni poco sensate contenute nella breve sintesi di Monica Panetto, abbiamo ascoltato la conferenza disponibile su youtube.
La rilassatezza della pausa estiva ha permesso di arrivare alla fine delle due ore di intervento, in cui si possono ascoltare una quantità da record di imprecisioni, errori e falsità sul tema dei cambiamenti climatici; le affermazioni sono state trascritte e raggruppate per argomento.
Una prima parte, riguardante i gas serra e le temperature, i modelli climatici, l’IPCC, è riportata sotto in corsivo, seguita dai necessari commenti.
La seconda parte, relativa alla ciclomania e alla teoria astronomica proposta da Scafetta, sarà pubblicata in un prossimo post.
(altro…) Tre equazioni sul clima
Sono stato invitato a tenere una “lavagna in piazza” al Festivaletteratura di Mantova, Domenica 7 settembre alle ore 10.30 in Piazza Mantegna a Mantova: in mezz’ora, con l’ausilio di una lavagna, presenterò tre equazioni importanti per il tema dei cambiamenti climatici, spiegandone il significato e l’importanza per il clima attuale e futuro.
Quando ho accettato la proposta degli organizzatori, avevo pensato a queste tre:
(altro…) C’è ancora chi crede alla Groenlandia-terra-verde
La tesi negazionista è: poiché il vichingo Erik il Rosso ha dato quel nome ad un’isola oggi coperta dai ghiacci per l’84% della sua superficie, allora faceva molto più caldo di oggi e quindi non dovremmo preoccuparci del problema del riscaldamento globale.
È una tesi che si trova disseminata in tantissimi testi e commenti, perché è semplice da capire e accattivante. Ultimo a scriverla è stato Antonino Zichichi (vincitore del premio “A Qualcuno Piace Caldo” per il 2012), in un articolo pubblicato il 12 agosto su Il Giornale (premio AQPC 2009), intitolato “Ecco perché prendere il sole è un lavoro da scienziati”, un articolo contenente molte falsità, fra cui il passaggio:
“Il grande pubblico è convinto che la scienza della meteo-climatologia abbia capito tutto su passato, presente e futuro meteo-climatologico di questa navicella spaziale detta Terra, che gira attorno al Sole. Se così fosse la meteo-climatologia dovrebbe avere una matematica in grado di spiegare com'è nato l'enorme deserto del Sahara (che era una splendida distesa di verde) e come la Groenlandia («Terra verde» in inglese) sia diventata un'enorme distesa di ghiaccio…”
Sorvolando sulla sua ignoranza della matematica già documentata da altri, e promettendoci di ritornare su quella della meteorologia e del clima in un prossimo post, è facile smentire che la Groenlandia sia passata in soli 1000 anni da terra verde a un’enorme distesa di ghiaccio, come fatto ad esempio in questo ottimo post “Green greetings from GreenLand” su Mondi Sommersi.
(altro…)Climalteranti aderisce al Power Shift Italia
Si è costituito il mese scorso, dopo un incontro tenutosi al Progetto Manifattura di Rovereto, il Power Shift Italia, un coordinamento delle realtà italiane attive sul tema dei cambiamenti climatici. Il coordinamento intende essere il polo italiano della campagna internazionale Global Power Shift, finalizzata a creare pressione a livello internazionale per politiche decise contro i cambiamenti climatici.
I prossimi mesi saranno infatti molto importanti per le negoziazioni internazionali sui cambiamenti climatici. Il 23 settembre a NewYork si svolgerà il Climate Summit, promosso dal Segretario Generale dell’Onu; dall’1 al 12 dicembre a Lima si svolgerà la COP 20. Sono due tappe fondamentali per raggiungere un accordo legalmente vincolante sulle emissioni nel 2015 alla COP21 di Parigi , nel dicembre 2015. (altro…)
Bruciare più combustibili fossili per salvare milioni di vite ?
“Dovremmo oggi, in nome dei cambiamenti climatici, impedire al miliardo e duecento milione di individui che non ce l’hanno accedere all’elettricità e così salvare milioni di vite?”
Questa la domanda dello statistical editor del Corriere della Sera, Danilo Taino, in un articolo del 6 luglio 2014, intitolato “Sviluppo sostenibile, eterogenesi dei fini”.
L’eterogenesi dei fini consisterebbe nel fatto che volendo perseguire il nobile fine dello sviluppo sostenibile si creerebbe povertà energetica, che verrebbe invece alleviata se lo sviluppo fosse insostenibile e in particolare non si ponessero limiti all’uso dei combustibili fossili.
È questo un argomento non certo nuovo nel dibattito sul clima, proposto da anni da Bjorn Lomborg. È una tesi che sembra pratica, realistica, accattivante. La domanda posta da Taino ha la sua efficacia, e per come è posta sembra avere un’unica risposta: chi di noi se la sentirebbe di impedire a 1,2 miliardi di persone di non consumare l’elettricità che noi consumiamo? Chi non vorrebbe “salvare milioni di vite”? (altro…) Cambiamento climatico e sicurezza alimentare. 2) Il bacino dell’ Indrawati, Himalaya.
Nonostante la grande distanza e le differenza climatiche e topografiche, una potenziale evoluzione comune unisce Europa ed Asia, ed il cambiamento climatico potrebbe giocare un ruolo fondamentale.
Palazzoli et al. (2014;in review) hanno studiato l’impatto di potenziali cambiamenti climatici sull’agricoltura non irrigua nel bacino del fiume Indrawati, Nepal (Figura 1), utilizzando il modello SWAT. Il fiume ha origine nella fascia nevosa dell’Himalaya (a 5854 m slm) ed il territorio presenta una conformazione montuosa, con qualche zona pianeggiante in cui viene svolta l’attività agricola. Cereali come il riso, grano (frumento), il mais e il miglio sono le colture predominanti e l’economia agricola si base sulla vendita del raccolto (cash crop). Il riso è la coltura principale della regione, ma anche la coltivazione di frumento e mais è diffusa nel territorio. La complessa topografia del Nepal lo rende suscettibile agli effetti del cambiamento climatico, a fronte anche di una scarsa capacità di adattamento (Bhatt et al., 2013). Secondo studi recenti (WWF, 2012) il bacino dell’Indrawati si può considerare un’area povera in termini idrici, con rilevanti difficoltà di accesso all’acqua per via della topografia complessa e delle scarse politiche di supporto del governo. L’indice di povertà idrica, atto a misurare la possibilità di accesso all’acqua è valutato in quest’area pari a WPI = 52.5/100, mediamente povero. A titolo di esempio, secondo studi specifici condotti a livello nazionale su 147 paesi (Lawrence et al., 2002), valori estremi (massimo, minimo) dell’indice WPI sono stati valutati per la Finlandia (WPI = 77) ed Haiti (WPI = 35). L’Italia (WPI = 61) è classificata al 52° posto, mentre il Nepal (WPI = 54) è all’89° posto. (altro…) Le solite fasi del negazionismo climatico
Sul sito dell'AGI, agenzia di informazione di proprietà dell'ENI, dedicato ai problemi energetici è stato recentemente pubblicato un articolo sui cambiamenti climatici e le azioni di mitigazione. L'autore è un ingegnere nucleare ex docente di Energetica, ora emerito, del Politecnico di Milano, Ernesto Pedrocchi. Non è un sito di particolare rilevanza nel panorama dell'informazione sui cambiamenti climatici, ma è interessante l'impostazione dell'articolo.
La logica tipica del negazionismo climatico si svolge su più piani, come già mostrato in questo post. Si inizia negandone l'esistenza, poi che se esiste non è a causa della CO2, se dipende dalla CO2 è un bene e non è dovuto alle nostre emissioni, se proprio deve riscaldare è solo poco. E magari un po’ di riscaldamento fa bene, e comunque fare qualcosa costa troppo. Conclusione finale, non facciamo nulla e al massimo adattiamoci obtorto collo a questa sventura. Come corollario ci sono, prevedibilmente, l'IPCC, la disinformazione e la scienza corrotta,
Questa logica la ritroviamo ben in mostra nell'articolo e per questo è interessante vedere, sia pur schematicamente, cosa scrive. (altro…)
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