John Tyndall e l’assorbimento del calore radiante
Mentre nel 1861 si costruiva l'Italia unita, John Tyndall "dettava la sua lezione" davanti alla Royal Society sull'assorbimento di "calore radiante" nei gas. Non che i due eventi abbiano una qualche relazione; ma così come l'Italia di oggi è frutto degli eventi passati, ciò che oggi è la scienza del clima è frutto anche di quel lavoro pionieristico di Tyndall.
Come è costume ancora oggi, Tyndall inizia riconoscendo il contributo di idee ed esperienze di chi l'ha preceduto. Fra questi non poteva certo mancare De Saussurre e le sue misure di radianza solare in quota, che lo portò a scoprire quanto fosse più intensa che al livello del mare.
Non poteva nemmeno mancare Fourier, che da considerazioni sulla propagazione del calore dedusse il ruolo dell'atmosfera e per questo è considerato da molti il "padre" dell'effetto serra. Molto meno noto, o del tutto sconosciuto, ai più è Macedonio Melloni, italiano fuggito all'estero per motivi politici (Enrico Fermi non è stato nè il primo nè l'unico, purtroppo) del quale Tyndall cita "l'ammirevole apparecchio termo-elettrico" e parla di lui come un "così ecellente sperimentatore".
. (altro…) Una previsione da cestinare
La rivista “Normale”, periodico semestrale dell’Associazione Normalisti, ha pubblicato di recente una “disfida” fra me e Nicola Scafetta sul tema dei cambiamenti climatici, che si può leggere qui (pagine 2-16).
Come in occasioni precedenti, la formula ha previsto due articoli iniziali e due reciproche repliche. I lettori possono quindi farsi un’idea di rispettivi argomenti; l’analisi degli argomenti utilizzati da Scafetta nella sua replica saranno oggetto di un prossimo post.
Voglio qui ritornare su quanto già scritto in quanto due errori redazionali hanno alterato le due ultime immagini della mia replica, che ripropongo in questo post.

La figura 3 corretta è questa a fianco, e rappresenta la ricostruzione delle temperature degli ultimi 2000 anni nella zona artica. Le temperature sono espresse in termini di variazioni rispetto al valore medio 1961-1990. La linea retta rappresenta la tendenza media fino al 1900. Fonte del grafico è il lavoro di Kaufman pubblicato su Science, che avevo pubblicato nel mio libro Guida alle leggende sul clima che cambia con il permesso degli autori. (altro…)
Gli ostacoli cognitivi ai cambiamenti climatici
In questo contesto si rende necessaria un'indagine che riesca a sbrogliare alcuni nodi del comportamento umano che rendono difficile la realizzazione del cambiamento che la questione climatica impone. In molti casi si è mostrato fallimentare il proposito di modificare il comportamento degli individui considerandoli dei meri ricettori di stimoli, tentando cioè di dirigerne le azioni attraverso meccanismi che ne riducono il processo decisionale a un modello stimolo-risposta - attraverso, ad esempio, l'uso di strumenti quali incentivi e sanzioni, come conferma una recente indagine dell'Eurobarometer. (altro…) Assegnato il premio “A qualcuno piace caldo” 2010
In seguito alla votazione effettuata dai membri del Comitato Scientifico di Climalteranti.it, il vincitore del premio “A qualcuno piace caldo” per l’anno 2010 è risultato essere il quotidiano “Il Corriere della Sera”.
Il premio che sarà inviato dal Comitato Scientifico al direttore de Il Corriere della Sera è una copia del libro “Guida alle leggende sul clima che cambia”.
PREMIO “A QUALCUNO PIACE CALDO” 2010
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"Per la pubblicazione di articoli contenenti gravi errori e imprecisioni sul tema dei cambiamenti climatici, con titoli e sottotitoli che ripropongono tesi fuorvianti, non provate o palesemente false, volte a screditare le scienze del clima. Dispiace che un quotidiano autorevole come il Corriere della Sera fatichi a mostrare ai propri lettori la mole di evidenze scientifiche già disponibili sul tema, sottolineando in modo sistematico, in particolare nei titoli, dubbi ed incertezze".
Una dozzina di titoli sul clima usciti nel 2010:
Se il conto dei cicloni non torna. Accuse agli scienziati dell'Onu
L’ONU accusa (e manda a casa) gli allarmisti dell’effetto serra
Le bugie e i trucchi sul clima. «Cacciate il Nobel Pachauri»
Le scomode (e dubbie) verità di Al Gore
Neo Dogmatici. Quando gli scienziati non ammettono errori
Oceani freddi. E il Medioevo morì di caldo
Meno vapore acqueo. La Terra si raffredda
Dati sul clima. L’ONU ordina una “revisione”
Il clima preistorico dal caldo al freddo. Ma l’uomo non c’entra
Al secondo e terzo posto si sono classificati Franco Battaglia e Adriano Mazzarella.
Guarda qui gli altri candidati.
PS
Quest’anno il minimo del ghiaccio marino artico è il secondo mai registrato.
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Ridurre i gas serra dal ciclo dei rifiuti
In attesa che una foresta artificiale o una mongolfiera gigante ci vengano in soccorso nel mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, conviene tornare con i piedi per terra e focalizzarci ancora una volta su quella che è la via maestra per affrontare seriamente il problema: la riduzione delle emissioni di gas serra.
In questo senso, una corretta ed avanzata gestione dei rifiuti può fornire un contributo tutt'altro che trascurabile, come ci illustra un recente rapporto pubblicato dall'European Environmental Agency (EEA) di Copenhagen, Agenzia il cui compito consiste nel fornire informazioni valide e indipendenti sull'ambiente. Il rapporto "Waste opportunities - Past and future climate benefits from better municipal waste management in Europe" affronta la tematica con l'approccio del "ciclo di vita", ben noto a coloro che si occupano specificamente della gestione dei rifiuti, in contrasto con l'approccio settoriale dell'IPCC. Per quest'ultimo la gestione dei rifiuti rappresenta unicamente una sorgente di emissioni di gas serra in atmosfera, con tipologie e quantitativi differenti a seconda della tecnologia di trattamento considerata (discarica, digestione anaerobica, incenerimento senza recupero energetico). Ad esempio le emissioni dalle discariche sono costituite essenzialmente dalla quota parte di metano contenuto all'interno della frazione di biogas non captato, quelle dall'incenerimento dalla CO2 di origine fossile emessa al camino, e così via. (altro…) Appuntamenti sul clima in settembre
In più il 24 settembre ci sarà la giornata di mobilitazione internazionale sul clima “Moving planet”, promossa da 350.org, con appuntamenti da quest’anno anche a Milano e Roma.
La rassegna di Trento è ricchissima, con Conferenze pubbliche, Aperitivi climatici, Convegni scientifici , Spettacoli, Workshop
tematici, escursioni sui ghiacci, giochi col clima e altri appuntamenti e eventi collaterali, persino una "Tombola dell'energia e del clima".
Del ricco programma, disponibili qui e qui come pdf, segnaliamo in seguito alcuni incontri che vedono coinvolti membri del Comitato Scientifico di Climalteranti, molti dei quali si troveranno giovedi' 8 settembre alle 20 presso la caratteristica Antica Birreria Pedavena.
(altro…) Calano le emissioni di gas serra; solo colpa della crisi?
Nell'ultima comunicazione all'UNFCCC sulle emissioni di gas serra in Italia, relativa al periodo dal 1990 al 2009, si registra per il secondo anno consecutivo una diminuzione delle emissioni nazionali totali dei sei gas serra. Nel 2009 le emissioni sono diminuite del 9,4% rispetto al 2008 e del 5,4% rispetto al 1990, anno base di riferimento per l'impegno nazionale di riduzione del 6,5% da raggiungere nel periodo 2008-2012. (altro…) Candidati Premio “A qualcuno piace caldo 2010”
Insieme alla pausa estiva arriva il momento di valutare i candidati all'ormai tradizionale Premio "A qualcuno piace caldo", assegnato "alla persona o all'organizzazione italiana che più si è distinta nel diffondere argomentazioni e notizie errate sulla fenomenologia dei cambiamenti climatici, sugli impatti e sui costi e benefici delle misure di mitigazione".
Il vincitore sarà scelto dal Comitato Scientifico (fra i candidati selezionati per l'anno 2010, in seguito elencati in ordine alfabetico).
La proclamazione avverrà il giorno in cui il ghiaccio marino artico raggiunge la sua estensione minima, circa a metà settembre.
Tutti i lettori sono inviati a usare lo spazio dei commenti per:
- segnalare altri possibili candidati
- dare indicazioni aggiuntive sui candidati già selezionati, relative all'anno 2010
- fornire indicazioni per il voto ai membri del Comitato Scientifico
- proporre una motivazione per il premio.
Buone vacanze a tutti.
Franco Battaglia, già vincitore del premio nell'anno 2007, per il surreale "I ghiacciai non si sciolgono. Un'altra ecoballa che scoppia" del 22 gennaio 2010, nonché per l'articolo del 13 dicembre 2010, in cui, oltre alla solita raffica di insulti verso i partecipanti alle Conferenze sul clima, è riuscito a sbagliare in una sola frase 6 numeri su 7.
Pierluigi Battista, per "Urgente allarme cercasi" e "Le scomode (e dubbie) verità di Al Gore", articoli esemplari di un giornalista che si atteggia a chiacchieratore da bar sul tema del riscaldamento globale. Un messaggio tranquillizzante basato su tesi infondate, mancanza di informazioni basilari e confusione tra la realtà e le proprie aspirazioni.
Gabriele Beccaria, per due articoli pubblicati su "Tuttoscienze" de La Stampa nel maggio e giugno 2010, in cui rilancia l'allarme di un astronomo russo per un futuro raffreddamento globale e il calo delle temperature inventato da un geologo per una convention delle lobby negazioniste USA. Memorabile l'attacco del giornalista: "Dimenticate tutto quello che pensavate di sapere sui cambiamenti climatici. Il riscaldamento globale è già finito e adesso siamo prigionieri di una fase di raffreddamento planetario che ci farà battere i denti per un trentennio".
Rino Camilleri e Luigi Mariani, per l'articolo "Le Maldive affondano? Una bufala, ma la prova dell'inganno sparisce", secondo cui un albero tagliato sulla spiaggia delle Maldive dimostrerebbe che il mare non si sta alzando.
Il Corriere della Sera, che anche nel 2010 sembra avere come scelta redazionale il gettare fango sulla scienza del clima, con titoli e sottotitoli che ripropongono tesi fuorvianti, non provate o palesemente false.
Uberto Crescenti e Luigi Mariani, per l'articolo "Anidride carbonica e temperatura globale: prospettiva storica e nessi causali" uscito sull'Italian Journal of Engineering Geology and Environment del dicembre 2010. Come discusso in un precedente post l'opera non rispetta i criteri minimi per la pubblicazione su riviste scientifiche, in compenso allinea una serie impressionante di errori e fraintendimenti, sia nelle tre figure, che nel testo.
Guido Guidi, per un post su Climate Monitor in cui fra citazioni dell'Inquisizione e di Savonarola, accusa, dopo molti altri, il compianto climatologo Steve Schneider di aver sostenuto la necessità di spaventare la gente sui pericoli del clima, affermazione smentita dagli scritti e dalle dichiarazioni dello scienziato.
Il post selezionato non intende ovviamente sminuire l'impegno profuso da Guido Guidi nel diffondere di errori o travisamenti, oltre alle tesi di uno dei più attivi centri di disinformazione USA.
Adriano Mazzarella, sostenitore dell'approccio olistico ai cambiamenti climatici, che in un comunicato pubblicato sul sito dell'Università di Napoli ha sostenuto che la fusione della calotta artica sia dovuta ad un'attività vulcanica sottomarina. Il premio è proposto in condivisione con l'Università che ospita tuttora il comunicato-panzana nonostante la sua assenza di fondamento scientifico.
Angelo Panebianco, che sul Corriere della Sera affronta con lodevole qualunquismo la necessità, per la comunità scientifica, di rappresentare l'incertezza e di comunicarla adeguatamente ai decisori politici. Il giornalista ritiene inoltre i "ricercatori che si occupavano di cambiamenti climatici", colpevoli di "accertate falsificazioni dei dati" e "patente malafede", basandosi sui resoconti parziali e confusi dei quotidiani e ignorando con massima deontologia professionale tutte le evidenze contrarie a quanto da lui affermato.
Danilo Taino, per gli articoli "L'ONU accusa (e manda a casa) gli allarmisti dell'effetto serra", e "Le bugie e i trucchi sul clima. «Cacciate il Nobel Pachauri»". Fra la disinformazione da lui ripetuta sul Corriere della Sera, citiamo:"L' Intergovernmental Panel On Climate Change era da tempo sotto accusa per avere esagerato gli effetti dei gas serra"; "Una serie di ricercatori che hanno lavorato per l' Ipcc ammette ormai che alcuni risultati pubblicizzati dal Panel sono errati, se non manipolati"; "Molti si domandano perché il panel dell' Onu abbia evitato di dare risposte convincenti sul fatto che la temperatura della terra dal 2000 non è più salita o è salita di pochissimo". Segnaliamo anche la sua richiesta di dimissioni rivolta al Presidente dell'IPCC, dopo le accuse di "imbrogli" e "forzature" mosse da giornali britannici e successivamente ritrattate. Meraviglie della climatologia olistica
Negli ultimi anni si è parlato del cosiddetto approccio olistico allo studio del clima. Per i suoi sostenitori, il clima è qualcosa di troppo complesso per poterlo analizzare secondo una serie di cause ed effetti fisicamente determinati; meglio allora cercare delle correlazioni tra i fenomeni più disparati, in modo da evidenziare quali di questi effettivamente abbiano un effetto sul clima.
L'approccio non è distante da quanto normalmente si fa nella scienza del clima: la statistica è un potente alleato che ci aiuta a verificare e quantificare le nostre ipotesi. Ma è un alleato molto infido, che va trattato sempre con il dovuto rispetto, senza cercare di violentare i dati e avendo sempre sott'occhio i meccanismi fisici sottostanti.
Un esempio classico di approccio sbagliato alla statistica delle correlazioni viene citato in un'intervista dal prof. Adriano Mazzarella, uno dei maggiori sostenitori dell'approccio olistico: se in una città aumentano sia i delitti che il numero delle chiese, i due dati risultano correlati, ma non posso certo concludere che la frequentazione della chiesa faccia commettere delitti.
Un articolo del prof. Mazzarella che sfrutta l'approccio olistico, è "Solar forcing, of changes in atmospheric circulation, Earth's rotation and climate", in cui l'autore confronta l'andamento di alcune osservazioni, concludendo che esiste una relazione di causa-effetto tra l'andamento del vento solare, l'intensità dei venti, la rotazione terrestre e la temperatura dei mari. Sostanzialmente lo stesso articolo è stato ripubblicato nel 2009 con il significativo titolo "Sun-Climate Linkage Now Confirmed" sulla screditata rivista "Energy and Environment". Un suo riassunto in italiano è uscito su Climate Monitor, con commenti dell'autore.
La prima perplessità è appunto fisica. Che l'andamento del vento solare possa, per qualche ragione sconosciuta, influenzare la meteorologia e quindi l'andamento globale dei venti ha una qualche plausibilità, anche se la fortissima correlazione evidenziata da Mazzarella non si ritrova in nessun altro lavoro. I venti sicuramente hanno un effetto sulla rotazione terrestre, a causa della conservazione del momento angolare, anche se finora abbiamo visto questo effetto solo rapportato a grosse oscillazioni come il Niño. Ma che una variazione di qualche millisecondo nella durata del giorno possa riscaldare o raffreddare i mari mi sembra al di là di ogni credibilità.
Le perplessità aumentano se si vede come sono trattati i dati. Chiaramente se confronto direttamente le serie temporali di queste quantità non vedrò mai nulla, le oscillazioni a breve termine e le derive a lungo termine sono completamente differenti e mascherano qualsiasi possibile correlazione. Occorre quindi filtrare i dati, in modo da eliminare le componenti spurie. Viene quindi applicata una media mobile di 23 anni, e sottratto un fit lineare. Il problema è che le serie sono brevi, 100, 150 anni al massimo. Se medio i dati ogni 23 anni, avrò quindi 5-6 punti indipendenti per ogni serie. Sono quelli che in statistica si chiamano gradi di libertà: il numero di informazioni che posso estrarre dai dati. Se sottraggo la media e la tendenza a lungo periodo, elimino ulteriori 2 gradi di libertà. Mi ritrovo alla fine con dei dati a cui ho tolto praticamente tutto il contenuto di informazione che avevano all'inizio, sostituendolo con una informazione "standard". Se mi permetto qualche piccolo aggiustamento ulteriore, come la possibilità di allineare nel tempo le serie o di scegliere quelle che sono più simili tra di loro, mi ritroverò sicuramente delle correlazioni altissime, ma del tutto prive di senso.
Ho quindi tentato di riprodurre i risultati di questo lavoro, per verificare con metodi statistici rigorosi quale fosse il reale livello di significatività dei risultati. I dataset sono pubblici, Mazzarella cita le fonti, e pubblica un grafico dei suoi dati di partenza, è quindi possibile elaborarli. Tuttavia quando confronto i grafici dell'articolo con i dati filtrati da me nello stesso modo i conti non tornano. Questa qui sotto è la correlazione tra l'indice geomagnetico AA (legato all'attività solare) e la differenza di pressione tra le latitudini di 35 e 55 gradi (IZI, legato alla distribuzione dei venti). A sinistra la figura tratta dall'articolo di Mazzarella, a destra la mia.
Fig. 5 di Mazzarella (2009) e grafico della stessa serie di dati processata nello stesso modo da me
I due grafici sono molto differenti. Nel primo i dati sono troppo "lisci": dopo la media su 23 anni, il rumore residuo dovrebbe essere ancora visibile. Evidentemente il filtraggio è stato molto più pesante di quanto dichiarato. Non torna neppure la scala temporale. Ho pensato che ci potesse essere stato un errore e le curve per IZI e Iaa fossero invertite, ma non funziona neanche così.
Vediamo per esempio la differenza di pressione. Il grafico qui accanto mostra in rosso i dati di partenza, identici al grafico in fig. 2 di Mazzarella (la differenza tra la media annuale delle pressioni alle latitudini di 35 e 55 gradi, prese da CRU), e in verde i dati mediati su 23 anni. Non c'è praticamente alcun trend secolare, per cui la seconda curva (verde) è sostanzialmente quella blu del mio primo grafico e molto distante dalla curva puntinata IZI del grafico a sinistra. Lo stesso succede per tutte le altre quantità esaminate da Mazzarella, l'unica che corrisponde è la durata del giorno.
Comunque anche così, con dati completamente differenti, ottengo anch'io una correlazione del 89% per un ritardo tra l'indice geomagnetico e la differenza di pressione pari a 10 anni. Quanto è significativo questo valore? Considerando i gradi di libertà disponibili c'è circa il 30% di probabilità di avere un risultato del genere per puro caso. Cioè se esamino 10 quantità arbitrarie (ad es. la media dei numeri del lotto nel periodo considerato, per 10 ruote differenti, in funzione dell'indice AA) ne trovo tre altrettanto robuste. Ma nell'articolo si trovano correlazioni simili o migliori (fino al 98%) per diverse quantità. Quindi c'è anche dell'altro. I processi che stiamo considerando sono casuali con uno spettro tipicamente "1/f". Il filtraggio effettuato tende ad estrarre da questi segnali la porzione di rumore con un periodo fisso, attorno ad 80 anni. Alla fine otterremo comunque curve grossomodo sinusoidali con lo stesso periodo, e riusciremo sempre, spostandole una rispetto all'altra, ad allinearli tra di loro ed ottenere un'ottima correlazione. Io ne ho trovata un'altra con una curva completamente differente, utilizzando i dati grezzi di pressione ad una qualsiasi latitudine, invece delle differenze di pressione usate da Mazzarella come indicatori dei venti.
Una cosa curiosa è che nei dati veri le variazioni di durata del giorno precedono, e non seguono, l'indicatore dei venti zonali usato da Mazzarella. Sembrerebbe quindi che le variazioni della durata del giorno causino sia l'andamento dei venti che le variazioni dell'indice geomagnetico AA. Vuoi vedere che in realtà è il clima terrestre ad influenzare il Sole? Assurdo, ma se vogliamo portare l'approccio olistico alle sue estreme conseguenze...
Almeno in questa sua incarnazione, l'approccio olistico non sembra funzionare come atteso. Aspettiamo fiduciosi che Mazzarella ci comunichi le sue procedure, altrimenti si rischia che qualcuno possa malignamente pensare che quell'approccio consista nel far passare a forza i dati in un filtro che dà loro sempre la stessa forma finale, e poi nell'osservare, meravigliati, quanto si somiglino dati relativi a quantità fisiche differenti.
Testo di Gianni Comoretto 2000 anni di livello del mare
ettagli di questo metodo sono piu' complessi da spiegare. Sebbene in media la crescita del sedimento vada a pari passo
con la salita del livello del mare, talvolta puo' salire piu' lentamente se il livello del mare si innalza molto velocemente, oppure piu' velocemente se il livello del mare si innalza piu' lentamente. Per cui bisogna misurare l'altezza della palude salina relativa al livello medio del mare ad ogni istante di tempo. Per determinarla, possiamo sfruttare il fatto che ogni livello e' caratterizzato da una particolare popolazione di organismi.
Figura 1: Foraminifera Trochammina inflata al microscopio.
Tale popolazione puo' essere analizzata studiando le piccole conchiglie di foraminifera che si trovano all'interno dei sedimenti. A questo scopo, le specie e il numero di foraminifera deve essere determinato per ogni centimetro di sedimento con analisi al microscopio. (altro…)
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