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Un futuro carente d’acqua per il lago di Como

I grandi laghi della pianura padana hanno raggiunto in questi anni i livelli minimi storici, con potenziali carenze di acqua per l’irrigazione nel periodo estivo. Si riportano qui i risultati di uno studio recente sull’idrologia del bacino montano del fiume Adda, che alimenta il lago di Como, per il XXI secolo. Le proiezioni mostrano un aumento della portata in ingresso al lago in inverno, controbilanciata però da una diminuzione in estate, dovuta allo slittamento stagionale della dinamica nivale e alla riduzione della copertura glaciale. Tali variazioni richiederanno nuove strategie per la gestione del lago.

Il cambiamento climatico impatta sulla disponibilità di acqua nella pianura padana.

Gli effetti del cambiamento climatico sul ciclo idrologico dei bacini della pianura padana [1] sono già tangibili. Tali aree, soggette ad una moltitudine di fattori naturali e antropogenici [2] sono particolarmente sensibili. Nelle Alpi Europee, la temperatura è aumentata di circa +2 gradi dal 1880, con trend in notevole aumento dal 1970 [3]. La diminuzione delle nevicate invernali e la precoce fusione in primavera stanno causando uno spostamento stagionale del deflusso da disgelo, con conseguente variazione del ciclo idrologico di queste aree [4]. Il ritiro delle aree glaciali altresì influenza l’idrologia delle aree alpine. Studi recenti mostrano che i ghiacciai delle Alpi rischiano di perdere una massa pari a ca. 2 Gt all’anno [5] e che tenderanno a scomparire alle quote medio-alte nei prossimi decenni [6,7].

Il lago di Como, con il suo volume di 23.4 km3 è il terzo lago più grande d’Italia. La zona lacuale è  caratterizzata da un clima temperato, mentre il bacino contribuente ha un clima alpino, con inverni freddi e nevosi alle quote medio-alte. La regolazione del lago presso la diga di Olginate è necessaria per provvedere al fabbisogno lo stagionale irriguo a valle. Si accumula acqua in inverno, per rilasciarla in estate, limitando per quanto possibile il rischio di esondazione lungo le sponde del lago. L’aumento di temperatura recente sta provocando sempre maggiori eventi di siccità estiva e sta rendendo necessaria una maggiore disponibilità d’acqua in estate per l’irrigazione. Tale  condizione è in conflitto con gli interessi dei produttori di energia idroelettrica, che necessitano invece di un maggiore accumulo estivo d’acqua, per la successiva produzione energetica invernale.

Da quanto detto, emerge quindi la necessità di analizzare l’impatto del cambiamento climatico sul bacino del lago, per fornire uno strumento utile nella definizione della migliore strategia di adattamento per la futura regolazione. (altro…)

LibriRecensioneRischio

Le imprese e il rischio dei cambiamenti climatici

Quando si parla degli impatti dei cambiamenti climatici (aumento delle temperature, eventi meteorologici estremi ecc.) si pensa principalmente alle persone, ai sistemi naturali, alle specie animali alle infrastrutture, alle risorse idriche o alla sicurezza alimentare. Ma a subire le perdite sociali ed economiche sono anche le imprese. Il libro di Federica Gasbarro e Fabio Iraldo, Gestire il rischio da cambiamenti climatici - Approcci e strategie delle imprese, si sofferma sul ruolo degli attori privati, sia perché soggetti ai rischi del cambiamento climatico, sia in quanto chiamati in causa dall’Accordo di Parigi negli sforzi per ridurre le emissioni, condivisi tramite la piattaforma di azione degli attori non statali (Città, Regioni, aziende, investitori) per l’Azione sul Clima. Infatti, pressoché tutte le imprese sono direttamente o indirettamente responsabili delle emissioni di gas serra. In alcuni casi, il loro contributo può essere maggiore di quello degli Stati (Patenaude 2010). Di conseguenza esse devono giocare un ruolo fondamentale in termini di mitigazione. Quando cambiano i sistemi naturali da cui dipendono, ad esempio nel caso di eventi climatici e meteorologici, le imprese ne pagano le conseguenze a volte in termini di sopravvivenza. Pertanto, devono realizzare sia misure di mitigazione che di adattamento quali strategie complementari per affrontare i rischi dei cambiamenti climatici. (altro…)

ComunicazioneEventi estremiTipping point

Comunicare il futuro climatico: lenta evoluzione o bruschi cambiamenti?

La concreta possibilità di un cambiamento climatico causato dall’uomo fu già ipotizzata oltre un secolo fa (vedere qui). Da allora, la mole delle nostre conoscenze sul sistema climatico è aumentata esponenzialmente, ed ha confermato oltre ogni ragionevole dubbio che il nostro pianeta si sta riscaldando e che questo riscaldamento è causato in massima parte dalle attività umane. Contestualmente alla dimostrazione scientifica di questo fatto, ha assunto sempre maggiore importanza la comunicazione del cambiamento climatico al di fuori dei circoli scientifici, per far sì che sia gli attori politici che l’elettorato che li sceglie abbiano un quadro preciso dei possibili futuri climatici e delle loro conseguenze per il nostro pianeta.

La comunicazione del cambiamento climatico è stata analizzata in dettaglio in innumerevoli articoli scientifici e libri. Questi hanno analizzato sia i possibili approcci per una comunicazione efficace che le ragioni che portano una fetta della popolazione – ed una minima parte della comunità scientifica, spesso comprendente scienziati con esperienze in campi non legati al clima – a negare l’esistenza del riscaldamento globale, o la sua origine antropica (vedere per esempio qui, qui e qui). (altro…)

Accordo di ParigiclimalterantiRecordStatisticheTemperature

E anche il 2020 risulta tra gli anni più caldi

Le temperature medie globali dell'anno appena terminato, secondo quanto risulta dai dati grezzi della NCEP/NOAA, si collocano al quarto posto nella speciale classifica guidata dal 2016, superando ancora+1.2°C rispetto al trentennio 1881-1910. E in Italia? Anche da noi la musica è la stessa: quarto posto, ma con un’anomalia quasi doppia. Inoltre, con questo anno si conclude un altro trentennio, il 1991-2020, che quindi da oggi potrà costituire il riferimento più recente per le medie climatiche. Considerando le anomalie riferite ai valori iniziali del secolo scorso, il valore del 2020 supera ancora abbondantemente la soglia di +1°C. L’aspetto più preoccupante è che gran parte di questo aumento si è verificato a partire dal 1980.

 

È terminato un altro anno, e con esso anche un decennio e un trentennio. Come ormai è abitudine, vediamo come si è comportato a livello globale e nazionale dal punto di vista delle temperature. In effetti, dopo la primavera scorsa, c’era qualche aspettativa di un rallentamento del riscaldamento globale, grazie all’avvio di una fase relativamente intensa di La Niña (Fig. 1). Ricordiamo, infatti, che il rimescolamento tra le acque superficiali e quelle profonde nel Pacifico tropicale è molto rallentato durante gli episodi di El Niño e questo favorisce valori di anomalia di temperatura molto positivi su una vasta porzione di oceano, che si ripercuote sulla media globale (si vedano anche i nostri articoli al riguardo, qui e qui). Per avere un’idea di quanto possano influire le fasi del ciclo ENSO, è possibile consultare questa FAQ della NOAA dalla quale emerge che, in media, negli ultimi decenni, la differenza tra le anomalie medie globali in condizioni di El Niño e La Niña ammonta a circa 0,3 °C e risulta, pertanto, rilevante quando si vanno ad esaminare gli andamenti delle temperature.

Fig. 1 – andamento dell’indice ENSO (El Niño – Southern Oscillation) nel decennio 2011-2020. Fonte: weather.plus.

 

Per dare uno sguardo ai valori dell’anno appena terminato, ci siamo avvalsi del database della NCEP (National Centers for Environmental Prediction) della NOAA, che mette a disposizione quasi in tempo reale i dati archiviati in forma grezza nel proprio database. I lettori più attenti potranno notare, confrontando le tabelle da un anno all’altro, alcune piccole variazioni (di norma, dell’ordine di 0,01 o 0,02 °C, in più o in meno), e queste sono proprio dovute al fatto che, in seguito, i dati vengono validati ed eventualmente corretti.

L’anomalia del 2020, a scala globale, è risultata lievemente inferiore (–0,10 °C) a quella dell’anno scorso, caratterizzato per dieci mesi da valori ENSO positivi, e si è attestata a +0,46 °C (Tab. 1, terza colonna), al quarto posto nella speciale classifica degli anni più caldi, guidata dal 2016. (altro…)

grandineLibriMeteorologiaRecensione

Clima, meteorologia sinottica e temporali

È appena stata pubblicata la terza edizione, molto rinnovata e ampliata, del libro “Temporali e tornado”, che parte dal clima e dal cambiamento climatico, introduce alcune nozioni di meteorologia e fisica dell’atmosfera, utili per inquadrare il tema del libro, e approfondisce i fenomeni temporaleschi e i fenomeni più violenti ad essi talora associati. Un vero e proprio sostanzioso manuale divulgativo per chi, come John Tyndall, considera l’atmosfera come una fabbrica delle meraviglie.

 

Il panorama editoriale delle scienze dell’atmosfera per il pubblico si arricchisce di un nuovo volume dopo l'uscita della terza edizione del libro "Temporali e Tornado", a distanza di ben undici anni dalla precedente edizione e con l'ingresso nel team originario di due nuovi autori. Il libro è per ora acquistabile in prevendita (e anche scontato) nel sito della casa editrice Alpha Test al seguente link, e sarà disponibile nelle librerie a partire da gennaio.

Rispetto alle edizioni precedenti ci sono diverse novità, come si può vedere guardando l’indice riportato in fondo. Il capitolo introduttivo è dedicato interamente al clima, con una minuziosa descrizione del sistema climatico, e al suo cambiamento, con molti riferimenti ai rapporti IPCC, soprattutto per quanto riguarda quanto sta accadendo nel presente e le proiezioni per il futuro. Non mancano tuttavia le puntualizzazioni su alcuni argomenti cari ai “negazionisti climatici”, come gli elefanti di Annibale, il periodo caldo medioevale e la Groenlandia terra verde. Nella parte finale, invece, si parla della delicata interazione con i fenomeni a scala sinottica e i temporali, spiegando perché non è semplice trovare tendenze significative nell’evoluzione dei fenomeni estremi.

Nel resto del libro, ci sono nuovi capitoli sui fenomeni estremi, come la differenza tra “downburst” e tornado (fenomeni entrambi spesso forieri di danni anche gravi, ma di genesi totalmente diversa, anche se spesso confusi sui media), e sostanziose aggiunte sugli indici termodinamici e sulla loro non banale comprensione, sui nuovi prodotti derivati dal radar polarimetrico utili per valutare la presenza di un tornado, sulla tornadogenesi e sulle varie tipologie di “supercelle” per distinguerle più agevolmente dalle “multicelle”.

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FotografieLibriRecensione

Planet Book – Il mondo, l’emergenza climatica, le soluzioni

200 fotografie raccontate da 40 ragazzi impegnati a cambiare il futuro.

1. Un canguro che scappa davanti a una casa in fiamme nella cittadina di Lake Conjola, Australia, 2019 © Matthew Abbott / The New York Times

 

È ormai cosa evidente che la crisi climatica e la catastrofe ecologica in corso portino con sé una delle sfide comunicative più complesse e ambiziose del nostro tempo, con le relative frustrazioni da parte di scienziati, attivisti e professionisti della comunicazione scientifica alle prese con una scarsa percezione pubblica dei rischi annessi e con vari meccanismi di diniego. La difficoltà di cogliere le dimensioni e le implicazioni dell’emergenza, in parte dovuti alle peculiarità del cambiamento climatico come ‘oggetto cognitivo’ sfuggente, ideale per incontrare sistematica resistenza da parte dei nostri pregiudizi e pattern di decision-making più radicati (Climalteranti ne ha parlato qui), richiedono alla comunicazione scientifica di sperimentare nuove strategie e nuovi linguaggi integrati. Perché quel che è in gioco non può essere semplicemente perso nel processo di traduzione e interpretazione della realtà scientifica– un costoso lost in translation con cui dovranno fare i conti le generazioni di un futuro prossimo, e in maniera differenziale in base a contesti di disparità sociale.

2. Un gruppo di pinguini sottogola su un iceberg,Antartide, 2009 © Frans Lanting

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EmissioniimpegniRiduzioni

Il nuovo obiettivo climatico dell’Unione Europea è abbastanza ambizioso?

L’11 dicembre 2020, a un anno dall’adozione del Green Deal europeo, il Consiglio europeo (cioè i capi di Stato) ha approvatol’obiettivo UE vincolante di riduzione interna netta delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990”. Questo obiettivo innalza l’impegno dell’Unione Europea nella mitigazione ai cambiamenti climatici, e costituisce la base del secondo NDC che sarà comunicato a breve all’UNFCCC come previsto dall’Accordo di Parigi. I dettagli delle misure necessarie, inclusa l’allocazione dello sforzo tra i vari settori e paesi, saranno proposti nei prossimi mesi dalla Commissione europea.

L’accordo è arrivato dopo una lunga notte di difficili trattative con alcuni paesi dell’Est preoccupati per l’impatto sulle loro economie, e per rassicurarli nelle conclusioni si legge che “tutti gli Stati membri parteciperanno a tale sforzo, alla luce di considerazioni di equità e solidarietà, senza lasciare indietro nessuno”.

Questo obiettivo segue la proposta dalla Commissione europea di settembre e rappresenta un passaggio intermedio verso la neutralità climatica nel 2050. Inoltre, va inserito nel quadro dei negoziati con il Parlamento europeo, il quale ad ottobre aveva proposto di alzare l’obiettivo di riduzione al 2030 a -60%, escludendo il contributo delle foreste. (altro…)

LibriOceaniRecensione

Oceani – Una storia profonda

È uscito in questi giorni “Oceani - Una storia profonda” (Edizioni Ambiente), l’edizione italiana del libro del paleoceanografo Eelco J. Rohling. Un libro importante per chi vuole capire il ruolo fondamentale degli oceani nel plasmare il clima del nostro pianeta. Un libro per chi ama la scienza, e il mare.

 

Spesso quando parliamo di surriscaldamento globale e degli impatti dei cambiamenti climatici ci occupiamo di ondate di calore, precipitazioni intense, incendi, alluvioni. Ci occupiamo dell’atmosfera e del mondo fisico che più direttamente ci circonda. Questo è comprensibile, legittimo, inevitabile, perché tutti noi viviamo l’atmosfera, siamo campati per aria. In questo modo però ci perdiamo una parte importante del problema del cambiamento climatico, che ha a che fare con il mare, gli oceani che occupano circa il 70% della superficie del nostro pianeta, e sono uno dei fattori chiave nel determinarne il clima.

Gli oceani sono una parte fondamentale del ciclo del carbonio (assorbono circa il 30% delle emissioni di CO2 annue) e del bilancio energetico terrestre: pochi sanno che gli oceani hanno assorbito circa il 90% dell’energia che si è accumulata nel sistema energetico terrestre a causa dell’aumento dei gas serra antropici (si veda questa figura del AR5-WG1).

Grande attenzione c’è stata su quanto i livelli di CO2 attuali siano sicuramente maggiori di quelli degli ultimi 800.000 anni, e probabilmente degli ultimi 2-3 milioni di anni. Analogamente, molto si è discusso su quanto il riscaldamento attuale sia anomalo rispetto a quello dei secoli passati, e molti studi sono stati fatti per dimostrare quanto sia anomalo anche rispetto all’Olocene, l’era geologica che ha visto lo sviluppo della civiltà umana. Minore interesse c’è stato per le variazioni che hanno subito gli oceani, per capirne i motivi e metterle in prospettiva. Ad esempio, poco si discute degli impatti dell’acidificazione degli oceani, il “gemello cattivo del riscaldamento globale”, di quanto sia grave l’acidificazione già avvenuta e se sia possibile porvi rimedio.  

Un esempio: nel cap. 3.3.10 del Rapporto Speciale IPCC su 1,5°C di riscaldamento globale si scrive che «Il pH oceanico è diminuito di 0,1 unità dal periodo preindustriale, una variazione che non ha precedenti negli ultimi 65 milioni di anni (alta confidenza) o anche negli ultimi 300 milioni di anni di storia della Terra (media confidenza)». Ora, come è possibile che mentre circa 3 milioni di anni fa c’era in atmosfera più CO2 di oggi (si veda la fig. 5.2 IPCC AR5-WG1), per trovare un mare più acido di oggi bisogna risalire a più di 65 milioni di anni fa, e forse a 300 milioni di anni fa? (altro…)

LibriRecensione

Un utile libro di testo sul cambiamento climatico

Il libro “Cambiamento climatico, il punto di vista fisico tecnico” di Gianni Comini e Michele Libralato (SGE editoriali) è un agile libro di testo per chi vuole partire dai fondamenti fisici del problema climatico per capire le sue implicazioni.

La conoscenza scientifica sul tema climatico è come noto enorme, se si pensa che l’ultimo Rapporto di valutazione dell’IPCC (i tre volumi del prossimo rapporto sono attesi per aprile, giugno e ottobre 2021) è formato da più di 5000 pagine, senza contare gli allegati. Per cui è sicuramente un merito riuscire a toccare quasi tutti i principali aspetti scientifici in sole 150 pagine, riuscendo altresì ad entrare nei dettagli di alcuni aspetti di base del problema, ad esempio spiegando le equazioni alla base del bilancio energetico terrestre o del budget del carbonio.

Il libro è un utile testo adatto anche come supporto alla didattica, in quanto presenta le conoscenze di base con un linguaggio didattico e figure chiare (molte tratte dai rapporti IPCC e tradotte con cura), nonché una ricca bibliografia.

Il libro è benvenuto anche perché fra chi ha ostinatamente negato le acquisizioni della scienza del clima in passato, ci sono stati docenti di fisica tecnica e di fisica-chimica. Mentre, come scrivono gli autori, studiando i rapporti dell’IPCC “ci si rende conto che le basi fisiche dell’IPCC sono, per lo più, argomenti di trasmissione del calore, termodinamica applicata e modellistica termofluidodinamica”.

 

Riportiamo qui l’indice (altro…)

Eventi estremiImpattiUragani

Quando gli uragani devastanti non fanno notizia

Quando gli uragani toccano terra - in gergo tecnico si dice che fanno landfall - negli Stati Uniti assistiamo spesso a dirette TV con meteorologi e cacciatori di tempeste che ne fanno la cronaca dal vivo e a titoli in evidenza nei grandi quotidiani.

Non è così invece quando l’impatto riguarda paesi in via di sviluppo, ma anche quando l’uragano non colpisce direttamente un paese, ma ne agisce con la sua cosiddetta influenza indiretta (con piogge e vento indotte in zone lontane dalla traiettoria dell’occhio del ciclone).

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ComplottiPaleoclimatologiaTemperature

L’ossessione della mazza da hockey

La ricostruzione delle temperature globali degli ultimi secoli continua ad essere fonte di tesi inverosimili e complottistiche, mentre dal punto di vista scientifico l’evidenza sull’anomalia del riscaldamento degli ultimi decenni è sempre più solida.   Chi segue da un po’ di tempo il dibattito scientifico sul cambiamento climatico avrà sicuramente sentito parlare della cosiddetta “mazza da hockey”, il grafico che descrive la ricostruzione delle temperature nei secoli precedenti all’inizio della misurazione diretta con i termometri. Ne abbiamo parlato diverse volte...
GhiacciSpazio

L’epilogo dei ghiacci d’alta quota e la nuova ricerca del ghiaccio lunare

Il riscaldamento globale sta causando non solo la rapida scomparsa dei ghiacciai d’alta quota ma anche delle informazioni ambientali contenute. Per la glaciologia, ma anche per tutta la scienza e la tecnologia, si stanno per aprire nuove frontiere di studio e sfruttamento del ghiaccio nel sistema solare ed in primo luogo sulla Luna.   Figura 1: Immagine notturna del sito di estrazione di carote di ghiaccio d’alta quota (Ortles, 3859 m, Alpi Orientali) illuminato dalla Luna. (Foto: Jacopo Gabrieli; Progetto...
Attribuzione

Anche ENI contribuisce al riscaldamento globale

In alcuni passaggi delle memorie presentate della difesa di ENI in una causa legale, si nega il contributo al riscaldamento globale del principale produttore di combustibili fossili italiano, nonché forte emettitore diretto di gas serra. Al di là degli aspetti giuridici, ossia se sia giusto o no condannare ENI, giudizio che spetta ai giudici, intendiamo qui mostrare come quanto sostenuto non regge dal punto di vista scientifico, perché il legame fra emissioni e l’aumento delle temperature e gli impatti conseguenti...
ElezioniparlamentoPolitica

L’analisi degli impegni sul clima dei partiti italiani nelle elezioni europee

Numerosi componenti del Comitato Scientifico di Climalteranti hanno collaborato con l’Italian Climate Network (ICN) alla valutazione dell’impegno all’azione sul clima delle forze politiche italiane per le elezioni che si terranno l’8-9 giugno 2024. Questa valutazione si aggiunge a quella effettuata da Carbon Brief sugli impegni assunti nei manifesti dai principali gruppi del Parlamento europeo, descritta nel precedente post. Nella valutazione sono stati considerati i programmi resi pubblici dalle diverse forze politiche italiane, resi anonimi e inviati ai valutatori. I 10...
Protocollo di Kyoto

ELEZIONI UE 2024: COSA DICONO I MANIFESTI SULL’ENERGIA E IL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Pubblichiamo la traduzione del post del blog Carbonbreif in cui viene effettuata una valutazione degli impegni assunti dai principali gruppi del Parlamento europeo nei manifesti elettorali delle imminenti elezioni europee.   Le elezioni per il Parlamento europeo si svolgeranno dal 6 al 9 giugno e daranno il via a un processo che stabilirà una nuova leadership dell’UE. Circa 360 milioni di cittadini dell’UE hanno diritto di voto. Sceglieranno tra i rappresentanti dei partiti nazionali, ognuno dei quali è affiliato a...
ImpattiOceaniRahmstorf

LA CIRCOLAZIONE ATLANTICA STA RAGGIUNGENDO UN PUNTO DI NON RITORNO?

Pubblichiamo la traduzione dell’articolo “Is the Atlantic Overturning Circulation Approaching a Tipping Point?” scritto dall’oceanografo e climatologo Stefan Rahmstorf sulla rivista Oceanography, un magistrale riassunto di come si è arrivati alla chiara comprensione dell’esistenza di un gravissimo rischio legato al superamento del punto di non ritorno che potrebbe portale al collasso della circolazione termoalina.     Riassunto La grande corrente marina AMOC (Atlantic Meridional Overturning Circulation, in italiano capovolgimento meridionale della circolazione atlantica, ndt) ha un impatto importante sul clima,...
Grafico da Koutsoyiannis et al. 2023
AbbagliStatistiche

Prima l’uovo o la gallina? Come prendere fischi per fiaschi nella correlazione tra CO2 e temperatura

Un recente articolo suggerisce che l’accumulo di CO2 in atmosfera sia causato dall’influenza della temperatura sui sistemi naturali, e non dai combustibili fossili. Ma è un clamoroso abbaglio, come confondere il freno con l’acceleratore.   Qualche mese fa è uscito un articolo scientifico intitolato “Su galline, uova, temperature e CO2: nessi causali nell’atmosfera terrestre” coordinato da Demetris Koutsoyiannis, professore di Idrologia all’Università di Atene. L’articolo, pubblicato dalla rivista Sci – MDPI (una rivista del tutto marginale nel settore della climatologia,...
ElezioniPolitica

La lettera aperta della comunità scientifica di clima e ambiente alle famiglie politiche europee

Climalteranti aderisce alla lettera aperta rivolta da alcune associazioni scientifiche europee alle forze politiche che – in tutti i  paesi europei – si presenteranno alle prossime elezioni, in vista di un incontro che si terrà il 3 maggio a Venezia   Nelle elezioni europee del maggio 2024 i cittadini decideranno il nostro futuro, scegliendo tra visioni – anche molto diverse tra loro – della società e del nostro stare insieme. Questo esercizio concreto dei valori di libertà e di democrazia...
LibriMitigazioneRecensione

Come abbandonare i combustibili fossili

Nel panorama dei libri disponibili sul cambiamento climatico e la transizione energetica è arrivato finalmente un libro la cui lettura è fortemente consigliata a quanti – troppi, purtroppo – sostengono che fare a meno dei combustibili fossili non si può, costa troppo, è troppo complesso o ci vorranno secoli. “L’urgenza di agire. Perché e come abbandonare rapidamente le fonti fossili” (Luce edizioni), scritto da Marco Giusti, spiega come la transizione sia possibile, entrando nel merito delle decine e decine di...
ImpattiOceaniTraduzioni

La circolazione oceanica dell’Atlantico e il sistema della Corrente del Golfo si stanno avvicinando ad un punto di non-ritorno

Pubblichiamo la traduzione del post scritto per Realclimate dell’oceanografo e climatologo Stefan Rahmstorf, “New study suggests the Atlantic overturning circulation AMOC “is on tipping course”. Il termine AMOC, Atlantic Meridional Overturning Circulation, in italiano capovolgimento meridionale della circolazione atlantica, è il termine scientifico per indicare l’intera circolazione oceanica che trasporta acqua e calore verso nord, e di cui una parte è la ben nota “Corrente del golfo”. Lo studio appena pubblicato, che si aggiunge ad altri usciti nei mesi scorsi,...