LibriMitigazioneRecensione

Come abbandonare i combustibili fossili

Nel panorama dei libri disponibili sul cambiamento climatico e la transizione energetica è arrivato finalmente un libro la cui lettura è fortemente consigliata a quanti – troppi, purtroppo – sostengono che fare a meno dei combustibili fossili non si può, costa troppo, è troppo complesso o ci vorranno secoli. “L’urgenza di agire. Perché e come abbandonare rapidamente le fonti fossili” (Luce edizioni), scritto da Marco Giusti, spiega come la transizione sia possibile, entrando nel merito delle decine e decine di passi di cui si compone il percorso della transizione. È una sorta di guida, quasi un manuale, in grado di scendere nel concreto tenendo comunque il riferimento allo scenario generale. In 350 pagine, il libro passa in rassegna gli strumenti a disposizione per fare a meno dei combustibili fossili, spiegandone i principi di funzionamento, i pro e i contro, i costi e le opportunità. Un racconto semplice ma non semplicistico, inevitabilmente accompagnato da tabelle e grafici. Inoltre, il libro mostra sia il contesto del sistema energetico attuale che la fattibilità di un piano per raggiungere emissioni nette zero nei prossimi decenni. Non è il racconto dei tanti scenari discussi nella letteratura scientifica, e riassunti dal terzo volume dei Rapporti IPCC. È un piano costruito dall’autore, ingegnere con 30 anni di esperienza nel settore energetico, passo dopo passo, sulla base dei dati disponibili e delle conoscenze maturate anche “sul campo”. Le scelte del piano di profonda decarbonizzazione proposto dall’autore sono ben argomentate; sicuramente non saranno interamente condivisibili (anche chi scrive non concorda al 100%), ma un pregio del libro è far capire il peso delle singole scelte sui numeri finali della transizione. Per cui, alla fine le differenze possono essere viste come minori. In effetti, anche dal confronto, proposto nel libro, fra lo scenario dell’autore e quelli proposti da vari centri studi internazionali (ad esempio gli scenari netzero by 2050 dell’IEA - Agenzia Internazionale dell’Energia), non appaiono in fondo grandi differenze. Questo perché oggi alcuni aspetti della transizione energetica sono ormai chiari: ad esempio il ruolo chiave di eolico e solare, dell’elettrificazione, dell’efficienza energetica e dello stoccaggio dell’energia. Il libro contiene tantissimi dati, conti, confronti. Entra nel merito di potenze, efficienze, superfici, litri di biocarburanti o perdite di trasmissione. Spiega cosa sono le pompe di calore, i vantaggi dell’auto elettrica rispetto a quella con biocarburanti, la bassa convenienza degli accumulatori domestici (un capitolo su cui quando incrocio l’autore intavolerò una discussione perché non mi ha convinto del tutto), come si possono bilanciare le reti con tanta potenza rinnovabile, come funzionano le Comunità Energetiche Rinnovabili... Insomma, ce n’è per tutti i gusti. Chi vuole partecipare alla transizione – che è già iniziata ma va tremendamente accelerata – e ha bisogno disaperne di più sul come fare, ora ha una buona fonte a disposizione per documentarsi. (altro…)
ImpattiOceaniTraduzioni

La circolazione oceanica dell’Atlantico e il sistema della Corrente del Golfo si stanno avvicinando ad un punto di non-ritorno

Pubblichiamo la traduzione del post scritto per Realclimate dell’oceanografo e climatologo Stefan Rahmstorf, “New study suggests the Atlantic overturning circulation AMOC “is on tipping course”. Il termine AMOC, Atlantic Meridional Overturning Circulation, in italiano capovolgimento meridionale della circolazione atlantica, è il termine scientifico per indicare l’intera circolazione oceanica che trasporta acqua e calore verso nord, e di cui una parte è la ben nota “Corrente del golfo”. Lo studio appena pubblicato, che si aggiunge ad altri usciti nei mesi scorsi, indica un rischio di gravissimo sconvolgimento del clima europeo come feedback del surriscaldamento indotto dalle attività umane.   Un nuovo lavoro è stato pubblicato oggi in Science Advances. Il suo titolo è esplicativo: “Segnali precoci osservabili e basati sulla fisica del sistema dicono che AMOC si avvia ad un punto di non-ritorno”. Lo studio fa seguito ad un altro scritto da colleghi danesi nello scorso luglio, che allo stesso modo indagava i segnali precoci di un punto di svolta dell’AMOC (ne abbiamo parlato qui) ma usando metodi e dati diversi. Il nuovo lavoro di van Westen et al. è un avanzamento importante nella conoscenza della stabilità dell’AMOC, e viene da quello che considero un centro leader negli studi di stabilità dell’AMOC, Utrecht, Paesi Bassi (alcuni dei loro contributi, sviluppati negli ultimi 20 anni, sono nella lista dei lavori di riferimento, con autori come Henk Dijkstra, René van Westen, Nanne Weber, Sybren Drijfhout ed altri.) L'articolo è il risultato di un importante sforzo computazionale, basato sull'esecuzione di un modello climatico all'avanguardia (il modello CESM con risoluzione orizzontale di 1° per la componente oceano/ghiaccio marino e 2° per la componente atmosfera/terra), per 4.400 anni di simulazione modellistica. Ci sono voluti 6 mesi per farlo funzionare sui 1.024 core della struttura di supercalcolo olandese, il più grande sistema nei Paesi Bassi in termini di calcolo ad alte prestazioni. Si tratta del primo tentativo sistematico di trovare il punto di non ritorno dell'AMOC in un modello climatico globale accoppiato oceano-atmosfera di buona risoluzione spaziale, utilizzando l'approccio di quasi-equilibrio che ho sperimentato nel 1995 con un modello con solo la componente oceanica, con  risoluzione relativamente bassa, data la limitata potenza di calcolo disponibile 30 anni fa. Se non avete familiarità con le questioni riguardanti il rischio di bruschi cambiamenti della circolazione oceanica, (altro…)
DeliriTemperature

Quando il negazionista climatico delira

Nei 15 anni di attività di Climalteranti abbiamo incontrato tante tesi infondate sul clima, tanti errori, esagerazioni, fraintendimenti sulla scienza del clima, oppure le cosiddette bufale. L’ultimo articolo pubblicato su La Verità da Franco Battaglia è invece classificabile nella categoria dei deliri. Ne parliamo perché segna la definitiva sconfitta del negazionismo climatico, ormai ridotto ad argomenti del tutto inconsistenti, palesemente assurdi. La tesi dell’articolo è che tutti i dati delle temperature globali usati dagli scienziati del clima non hanno alcun valore. Abbiamo chiesto un commento al Prof. Maurizio Maugeri, fisico dell’atmosfera e uno dei principali esperti delle serie storiche dei dati delle temperature italiane.   Tra le tante strampalate argomentazioni proposte dai negazionisti per affermare che non vi siano cambiamenti climatici in atto, quella proposta da Franco Battaglia in un articolo pubblicato sul quotidiano La Verità il 18 gennaio 2024, intitolato “Il mito temperatura media globale non ha nessun valore scientifico”, merita sicuramente una menzione. Essa riesce infatti a collocarsi in una posizione di assoluto rilievo nella graduatoria delle argomentazioni più assurde. L’idea di fondo dell’articolo è quella di affermare che il concetto di temperatura media planetaria dell’aria non abbia senso e che non abbia quindi senso parlare di un suo cambiamento. Come spesso accade per i negazionisti, anche in questo caso Franco Battaglia parte da premesse che possono avere una propria ragionevolezza. Egli afferma, infatti, che quando si opera una media tra diversi numeri occorre farlo in modo corretto e aggiunge che la media esprime solo parzialmente le caratteristiche di una serie di numeri che possono essere meglio descritte da un insieme più ampio di indicatori statistici. Ma è completamente assurdo che da queste premesse l’autore arrivi poi a dire che non abbia senso mediare le temperature, prima nel tempo, per arrivare dai valori istantanei a delle medie giornaliere, mensili e annuali, e poi nello spazio, per arrivare da valori locali a valori rappresentativi di aree più vaste che possono andare da singole aree geografiche a intere nazioni o continenti o anche all’intero Pianeta. Questa operazione va naturalmente fatta in modo critico e rigoroso, e occorre evitare errori in ogni passo della procedura, ma è quanto fanno da molti decenni i climatologi di tutto il mondo (e non solo sui dati delle temperature) per fornire informazioni di grande importanza per la scienza del clima. Un esempio riguarda la possibile non completezza delle serie di dati che si usano (altro…)
RecordStatisticheTemperature

Senza sorprese, nel 2023 nuovo record delle temperature globali. In Italia è il secondo anno più caldo

Le analisi preliminari dei dati della NOAA/NCEP e quelle parziali sugli altri database climatici permettono di affermare che il 2023 è risultato di nuovo l'anno più caldo da quando si misurano le temperature, con un'anomalia pari a poco meno di +1,5 °C rispetto al periodo preindustriale. Un aumento di quasi un decimo di grado rispetto al precedente record del 2016. Per quanto riguarda l'Italia, l'anomalia registrata è stata inferiore a quella dello scorso anno, che era però stata spaventosa (oltre +2,2 °C in più rispetto al periodo preindustriale) ma, con i suoi +2 °C risulta comunque il secondo valore della serie delle temperature annue disponibili.     Come è ormai tradizione, all’inizio del nuovo anno si tirano le somme sull'anno appena trascorso usando come riferimento abituale le anomalie di temperatura estratte dal database NOAA/NCEP della NOAA, che fornisce i dati su punti griglia equispaziati di 2,5° in longitudine e latitudine. Nel fare i calcoli, considererò sia tutto il globo terrestre che un rettangolo che comprende l'Italia e i mari prospicienti. Nelle tabelle farò un riferimento anche ai valori di alcuni database storici (GISS, HadCRU, ERA5), anche se incompleti, considerando gli ultimi dodici mesi disponibili. I numeri mostrati sulle tabelle sono le anomalie rispetto al periodo storico 1850-1900 (noto come periodo preindustriale), mentre le mappe mostrano le anomalie rispetto al trentennio più recente (1991-2020). Nella tabella 1, che riassume i principali risultati a scala mondiale, ho inserito soltanto gli anni a partire dal (altro…)
Protocollo di Kyoto

La COP28 di Dubai e il “transitioning away” dai combustibili fossili

La COP di Dubai ha visto l’approvazione di numerosi documenti, fra cui quello relativo al primo Global Stocktake. Oltre alla novità dell’introduzione in un documento ufficiale delle COP del riferimento all’abbandono dei combustibili fossili, non mancano i riferimenti alle valutazioni dell’IPCC e dell’IEA. Come e quando sarà possibile capire se è solo retorica o se è un passo importante nella lotta al riscaldamento globale?   La COP28 di Dubai, terminata il 13 dicembre 2023, ha visto l’approvazione di 34 decisioni su diversi temi “storici” del negoziato (adattamento, loss and damage), ma la decisione principale– che ha ritardato la conclusione dei lavori – è quella relativa al documento “Matters relating to the global stocktake under the Paris Agreement”. Si tratta del risultato della Global stocktake (bilancio globale) in cui, come abbiamo spiegato in un precedente post, si riconosce in modo chiaro l’insufficienza di quanto fatto finora a livello internazionale, degli impegni degli NDC (Nationally Determined Contribution), e del divario tra questi impegni e le politiche effettivamente messe in atto. Numerose sono le analisi ben fatte sui risultati della COP28, a cui rimandiamo per gli approfondimenti, ad esempio dell’IISD (29 pagine!) o di Carbon Brief (147.000 caratteri!) o dell’Italian Climate Network (in italiano).Da queste analisi emerge non solo la complessità del negoziato, ma quanto siano semplicistiche (e sbagliate) le conclusioni secondo cui alla COP28 (come nelle precedenti) non si sia combinato niente, non ci siano stati risultati concreti, non sia stato altro che un fallimento (l’ennesimo).   Nessuna COP salva il pianeta Come abbiamo già avuto modo di scrivere su Climalteranti, il negoziato sul clima è un processo lento, e, proprio per come è stato pensato e approvato l’Accordo di Parigi, non può essere una singola conferenza a risolvere la crisi climatica. Chi - ogni anno - si aspetta una COP che “salva il pianeta” non potrà che restare (altro…)
AssorbimentiforesteRimozione CO2

Perché è dannoso esagerare il ruolo delle foreste nella crisi climatica

Una delle soluzioni alla crisi climatica più frequentemente citate è l’aumento della superficie forestale – anzi, semplicemente “piantare alberi”. Una soluzione con molti benefici e apparentemente nessuna controindicazione, che piace a chiunque, e che instilla una visione positiva del futuro. Eppure, una riforestazione dall’efficacia climatica erroneamente amplificata potrebbe facilmente trasformarsi in inerzia o alibi nel ridurre le emissioni e uscire il prima possibile dalle fonti fossili.   La proposta di avvalersi del contributo potenziale al contenimento della CO2 in atmosfera di piantagioni massive di alberi non è nuova. Già alla fine degli anni ’70 del secolo scorso, Freeman J. Dyson propose un programma mondiale di piantagione di emergenza come risposta temporanea all'aumento dei livelli di anidride carbonica nell'atmosfera, in linea con un numero crescente di scienziati del clima dell'epoca. Dyson prevedeva che la piantagione massiva di alberi a rapido accrescimento potesse essere utilizzata come una "banca del carbonio" in modo da accompagnare la transizione energetica dai combustibili fossili alle energie rinnovabili.   Gli alberi inoltre svolgono un importante contributo all’adattamento, tramite la schermatura e l’ombreggiamento al suolo, l’effetto termoregolatore dell’evapotraspirazione, il contributo alla formazione delle nubi mediante il rilascio di composti organici volatili, la modifica dell’albedo superficiale e l’effetto “frenante “ di chiome e radici nei confronti del deflusso superficiale e dell’instabilità dei versanti.   Tuttavia, (altro…)
AssorbimentiforesteInventario emissioni

Net-zero, carbon budget e foreste: guida per non perdersi tra gli alberi

Sempre più si sente parlare di net-zero, di carbon budget, e del contributo delle foreste: questo post aiuta a capire alcuni concetti basilari per le politiche sul clima   Secondo l’IPCC, per limitare l’aumento di temperatura globale a 1.5 oC, oppure ben al di sotto dei 2oC rispetto all’epoca preindustriale, occorre giungere a emissioni di CO2 antropogeniche nette pari a zero (net-zero CO2), con forti riduzioni delle emissioni degli altri gas serra. Anche lo stesso accordo di Parigi prevede che per raggiungere questi obiettivi di contenimento delle temperature globali si debba raggiungere un equilibrio tra le fonti di emissioni e l'assorbimento di gas a effetto serra di origine antropica, indicando nell’articolo 4 che questo dovrà avvenire nella seconda metà di questo secolo, “su una base di equità, e nel contesto dello sviluppo sostenibile e degli sforzi tesi a sradicare la povertà”. Il modo in cui questo equilibrio viene interpretato, raggiunto e mantenuto influenza il risultato, ossia l’aumento della temperatura globale. Alcune delle questioni da chiarire influenzano le scelte sulle politiche da intraprendere e la modalità della loro attuazione. Tra gli aspetti da interpretare vi è la modalità di stima dell’assorbimento di CO2 da parte delle foreste. Diverse interpretazioni, ad esempio tra i modelli globali e gli inventari nazionali di gas serra, possono influenzare alcune informazioni necessarie per le politiche climatiche, ad esempio quanto sia il “carbon budget” residuo, come sarà spiegato in seguito. Questo post (altro…)
Negoziazioni

Global Stocktake 2023: gli impegni climatici nazionali sono ancora insufficienti

Com’è noto l'Accordo di Parigi prevede di limitare l'aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2 °C, preferibilmente entro 1,5 °C. La principale autorità scientifica mondiale in materia di cambiamenti climatici, il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC), ha dichiarato nel suo ultimo rapporto che, per restare in linea con gli obiettivi di 1,5 °C, le emissioni globali di gas serra dovranno iniziare a diminuire tra il 2020 e il 2025 fino a dimezzarsi entro il 2030, e raggiungere le zero emissioni nette  intorno al 2050. Per i 2 °C, l’obiettivo di neutralità emissiva (emissioni nette di gas serra pari a zero) è invece situato intorno al 2070.   L’attuazione dell’accordo si basa sui cosiddetti NDC (Nationally Determined Contributions, contributi o impegni determinati a livello nazionale): dopo un primo round di impegni presi tra il  2015 e il 2016, il secondo round di NDC nel periodo 2020-2021 ha portato ad un rilancio degli obiettivi di riduzione delle emissioni. Questa è la prima conclusione del rapporto appena diffuso dal Segretariato della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), che ha passato in rassegna gli impegni climatici dei paesi contenuti negli NDC trasmessi dai paesi che nel complesso rappresentano il 95% del totale delle emissioni globali nel 2019. (altro…)
Protocollo di Kyoto

La presidente di Arpa Lombardia e il clima del Mesozoico

Ha suscitato un po’ di clamore il caso della Presidente di Arpa Lombardia, Lucia Lo Palo, che in un’intervista su una web tv ha dichiaratoIo non credo che il cambiamento climatico sia frutto dell’uomo” perché “l’Italia è una regione che è hot spot, essendo un hot spot il cambiamento è in corso, ma è una cosa che è in corso da varie ere geologiche, noi attraversiamo il cambiamento climatico da molto tempo, da sempre, da quando la Terra esiste” (si ascolta dopo 8’15’’). Sono argomentazioni già sentite: la tesi secondo cui “il clima è sempre cambiato” è usata molto frequentemente da chi non può più negare che sia in corso un cambiamento. Tuttavia, mentre di solito si citano a sproposito il riscaldamento del medioevo, l’optimum del periodo romano o le presunte calde temperature di migliaia di anni fa, Annibale, la Groenlandia-terra-verde, spesso col supporto di grafici privi di fondamento scientifico, il riferimento alle ere geologiche è insolito. L’attuale era geologica, il Cenozoico, è iniziata 66 milioni di anni fa, quando non esistevano non solo gli umani ma neppure i mammiferi che conosciamo, e i continenti non avevano ancora raggiunto l’attuale posizione.   Quindi, (altro…)
NegazionistiVintage

La scienza del clima vintage – e sbagliata – di Franco Prodi

Fra chi nega in modo ostinato la responsabilità delle attività umane sulle variazioni climatiche e i pericoli legati alle variazioni future, il prof. Franco Prodi è quello considerato più autorevole dal punto di vista scientifico. Forse perché ex professore di fisica dell’atmosfera, ex direttore della  l'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima (ISAC) del CNR, Prodi è considerato un esperto del problema del cambiamento climatico. Come abbiamo già avuto modo di segnalare, in realtà Prodi scrive e afferma cose palesemente sbagliate sulla scienza del clima (si veda qui, qui e qui). Negli ultimi anni Prodi si è isolato dai colleghi e dalle istituzioni scientifiche per le quali ha lavorato (vedasi qui), e il suo discorso è ulteriormente peggiorato, diventando più sbagliato, confuso e spesso arrogante. Con tutta la simpatia che Prodi può suscitare per un pubblico non specialistico, per via del fare bonario e della parlata emiliana, le sue sono presentazioni di un dinosauro. Dal punto di vista scientifico è come se fosse stato ibernato negli ultimi 20-30 anni, e sia ora riemerso inconsapevole di cosa sia successo negli ultimi decenni di scienza del clima. Solo così si può spiegare che, nel 2023, Prodi mostri un andamento delle temperature globali che si ferma all’anno 2000 (23 anni fa!); e che citi un tasso di riscaldamento di 0.7°C per secolo, mentre il tasso di riscaldamento nell’ultimo secolo è del 50% superiore (1,1 °C/secolo) e il trend di riscaldamento degli ultimi 60 anni è del 260% superiore, 1,8°C/secolo. Per parlare del riscaldamento degli ultimi 1000 anni, Prodi utilizza (altro…)
Protocollo di KyotoRecordStatisticheTemperature

2019: tanto per cambiare, ancora un anno sul podio

Come ogni anno, diamo uno sguardo alle temperature medie globali dell’anno appena terminato guardando i dati grezzi e “grigliati” NCEP/NCAR. Anche il 2019 non ha battuto il record del 2016, anno di forte fase positiva di El Niño, ma non vi è andato molto distante – questione di decimi – risultando al secondo posto (scalzando il 2017), e probabilmente si classificherà tra il secondo e il terzo posto negli elenchi dei vari database internazionali con cui siamo soliti confrontare i...
AssorbimentiforesteRimozione CO2

Le foreste ci salveranno?

Basta piantare alberi per affrontare la crisi climatica? Aumentare, mantenere e gestire sostenibilmente le foreste è necessario, ma non sufficiente. Pur se piantare nuovi alberi è molto utile, la drastica riduzione delle emissioni di CO2 legate ai combustibili fossili resta inevitabile. “Climate change? Basterebbe una foresta grande come gli Usa”. Cosi titolava il Corriere della Sera, proprio nei giorni del fallimento dellaconferenza ONU sul clima a Madrid. Attraverso un’intervista al Prof. Stefano Mancuso, noto divulgatore scientifico e molto popolare tra...
Accordo di ParigiCOPNegoziazioni

L’ambiguo insuccesso della COP25

La COP25 di Madrid è stata una delle Conferenze della Parti della Convenzione sul clima più tese e concitate degli ultimi anni, finita in grande ritardo e con l’adozione di numerosi documenti che, ancora una volta, hanno scontentato molti. Alle ore 13.55 di domenica 15 dicembre 2019 si è chiusa a Madrid la COP25, con l’adozione di numerose decisioni, disponibili sul sito UNFCCC, fra cui quelle sui punti più controversi, che qui commentiamo. I tre tavoli negoziali (la conferenza della...
Accordo di ParigiCOPNegoziazioni

La COP25 di Madrid e l’art. 6 dell’accordo di Parigi

Si è aperta in questi giorni a Madrid la COP25, la venticinquesima Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro sul Clima delle Nazioni Unite (UNFCCC), sotto la presidenza cilena. I numerosi tavoli negoziali paralleli riguarderanno principalmente altri punti tecnici relativi all’implementazione dell’Accordo di Parigi, dopo che nella precedente COP24 è stato approvato il “libro delle regole” (Katowice package). Ricordiamo quanto scritto un anno fa sui 5 errori da evitare quando si racconta una COP (“è stato un nulla di fatto”, “i...
DisinformazioneLibri

Mercanti di dubbi

È uscita la versione italiana di “Merchants of doubt” di Naomi Oreskes ed Erik Conway. Un libro importante per capire le radici della disinformazione sul tema dei cambiamenti climatici Pubblicato per la prima volta nel 2010, Mercanti di dubbi è diventato subito uno dei testi di riferimento per chi si occupa di storia della scienza, della medicina e di climatologia, e resta ancora un passaggio ineludibile per capire i rapporti tra scienza, democrazia e informazione. Secondo Naomi Oreskes ed Erik...
AppelloTraduzioni

Appello degli scienziati del mondo sull’emergenza climatica

Pubblichiamo la traduzione dell’appello uscito su Bioscience, sottoscritto da più di 11.000 scienziati da 153 paesi (elenco qui). Una sintesi efficace delle tante solide conoscenze scientifiche sul tema del cambiamento climatico, riassunte in una serie di grafici che mostrano l’inequivocabile andamento degli effetti delle attività umane e delle risposte del sistema climatico. Gli scienziati hanno l’obbligo morale di avvertire chiaramente l’umanità di ogni minaccia catastrofica e di dire le cose come stanno. Sulla base di questo obbligo e degli indicatori...
BufaleCO2DisinformazioneErrori

L’esperto di energia che fa errori madornali sul cambiamento climatico

Da un autore di molti studi su questioni energetiche ed ambientali ci si aspetterebbe la conoscenza delle basi del ciclo del carbonio e dei cambiamenti climatici. E invece… Fra i tanti (troppi) che sui quotidiani e in televisione hanno scritto e detto errori e falsità sul tema dei cambiamenti climatici, uno dei casi più strani è quello di Davide Tabarelli, fondatore e Presidente di NE – Nomisma Energia, società di ricerca sull’energia e l’ambiente, membro dell’Advisory Board dell’ENI sulla transizione...
Climalteranti.it
Dibattito

Una risposta a Beppe Severgnini: non c’è la libertà di disinformare

Sulla rubrica “Italians” del Corriere della Sera, Beppe Severgnini ha sostenuto in risposta alla lettrice Sara Milanesi la necessità di pubblicare tutte le opinioni, anche quelle che negano la scienza del clima. Pubblichiamo la replica di Paolo Gabrielli, in cui si spiega come la libertà d’opinione non dovrebbe essere confusa con la libertà di disinformare.   Lettera di Sara Milanesi Caro Beppe, che vergogna che pubblichiate lettere disinformanti come “Global Warming: e l’alto Medioevo?” di mercoledì 16 ottobre senza neppure...
DisinformazioneErroriMitomaniaTelevisioni

Un delirio a Otto e mezzo: altri record per il Prof. Battaglia

Nella puntata di Otto e mezzo del 28 settembre, il presunto esperto Prof. Franco Battaglia è riuscito a proferire 24 fra falsità e dati sbagliati sul tema dei cambiamenti climatici nei suoi 11 interventi durati in tutto 10’33”. In media, un errore ogni 26 secondi. Ogni volta che prende la parola in media riesce a dire almeno due cose sbagliate. Abbiamo scritto una lettera alla conduttrice. È stata inoltre creata su Change.org una petizione “Cambiamenti climatici: nessuno spazio per posizioni...
Premio

Premio “A qualcuno piace caldo” 2018

Il raggiungimento dell’estensione minima dei ghiacci artici è tradizionalmente l’occasione per assegnare il Premio “A qualcuno piace caldo”, “alla persona o all’organizzazione italiana che più si è distinta nel diffondere argomentazioni e notizie errate sulla fenomenologia dei cambiamenti climatici, sugli impatti e sui costi e benefici delle misure di mitigazione”. Come per l’anno 2017, in cui il premio non è stato assegnato, per l’anno 2018 i membri del Comitato Scientifico di Climalteranti non hanno trovato negli interventi sui principali quotidiani...